·~ EL 1849, don Pasquale Altavilla, ·"' commediografo e attore nel periodo aureo del teatro San Carlino a Napoli, incomìnciò a stampare il auo teatro, dedicando l'intera opera al principe di Salerno, don Leopoldo, fratello del re Ferdinando 11, e facendo precedere ogni commedia da una breve presentazione. Della commedia intitolata La sposa co la maschera, ovvero Pangra.zio biscegliese mpazzuto pe Jfa sp1uà lo figlio co na dama co la capa de morte, l'autore scriveva: La dicerie di una dama milionuia con la testa di morte, non ai sa ancora da chi· e perché inventata, era, nel 1843, l'oggetto di tutti i discorsi dei napole1ani. Ella diceasi che abitasse la riviera di Chiaia, la quale più che mai in quei giorni era battuta da una folla di giovanotti nobili e plebei ansiosi di , 1eder la dama e di prendersi il milione. Si soggiungea che coprisse lo schifoso volto con una maschera bellissima; chi dico accompagnata da un vecchio che ignoravasi se padre le fosse o iio; altri soggiungea esser \'Cnuta cosi com'era al mondo perché la madre avea pianto lungamente sulla tomba del manto; diccansi infine mille altre cose in mille S<'nsi diversi a seconda della immaginazione di ciascuno. Questa diceria, cosi atta ad euer trattata per le scene del San Carlino, mi offrì l'argomento di questa commedia, la quale fu da mc tcritta nel breve spazio di tre giorni. Doveva trattarsi di una di quelle suggc•tioni di folla cui la fervida fantasia napoletana era facile, per gusto e temperamento, ad attaccarsi ed a compiacersi. Nessuno avrebl,e potuto giurare di aver mai vista la donna misteriosa, eppure tutti ne parlav:1no, cd ognuno. teneva a fiorire la leggenda aggiungendovi una sua notizia particolare e inedita. Si diceva in sostanza che questa «Testa di morto• fosse una signorina straniera ricchissima, venuta a Napoli per cercar marito, ma che il suo volto, rosv forse da una atroce malattia, avesse L sembianze di un teschio. La versione di un altro partito pretendeva invece ch'ella fosse assai bella, miracolosamente bella, ma che ragioni misteriose la obbligassero a tener sempre nascosto il volto, per cui aveva adottata una maschera macabra e ripugnante, sopra la quale ancora addensava dei fitti veli che talvolta, nell'aprirsi per una passeggera distrazione, avevano fatto scorgere l'orrida visione. Perché dunque nascondere un volto, che la natura le a\'eva elargito cosl avvenente, e tanto più se la ragione cht:: l'aveva condotta a Napoli era un desiderio di amore? Allora, altre congeuure per giustificare il porto della maschera, di cera o di velluto a seconda delle versioni: forse la misteriosa donna era una spia russa o inglese, forse si cela,·a così per sfuggire alle ricerche della polizia di qualche Stato contro cui aveva cospirato ... Prevalse la prima versione, quella della bruuezza sicura. Per contro era unanime l'opinione della sua enorme INTERNO PURITANO ricchezza; si diceva perfino di averla vista gettare monete a piene mani dalle sue finestre, ai poveri', e pareva veramente che su tutta la città dovesse abbattersi una benefica pioggia di oro. Forse avrebbe voluto chiudere gli occhi agli uomini, perché dimentichi del volto si lasciassero attirare dal denaro e uno almeno si decidesse a chiederla in sposa? Prima ancora della commedia di don Pasquale Altavilla, erano venute fuori mille canzonette, una delle quali incominciava: t v,nuta 'a /11orte a Napo/e ha purlato ,iu mìlion,, Capurà, siente 'a raggione, mo te dico co,ttme va. E un'altra, collegata a un'ascensione aeronautica avvenuta in quegli stessi giorni: t v,nuta 'o A'lorte o Nnpole s'ha piglioto 'o Mon,uon~; 'o francese dint'o pallone, quat1ro gro' chi vud vedl! Un:1 volta, il principe di Lequile Gioacchino Saluzzo, avendola incontruta durante una passeggiata a cavallo, la inseguì al galoppo per scoprirne l'arcano, ma a un tratto la signora dalla testa di morto, indignata di una tale insistenza, giunta a Posillipo si volse a lui, sollevando il velo e mostrandogli un viso cosi mostruoso ch'egli dallo spavento dovette fermarsi un istante per riprendersi. Tuttovia, non volendo darsi per vinto, il principe riprese ad inseguirla, e premio a tanto coraggio, a tanta perseveranza, e sopra tutto a tanta curiosità, fu di vederla ancora una volta dì faccia, ma con un viso giovane e bellissimo. Chi diceva che abitasse alla Riviera di Chiaia, chi a Posillipo; fatto sta che questa donna leggendaria rimaneva assai poco chiusa in casa, il che le avrebbe del resto impedito di scegliersi uno sposo. Usciva dunque in carrozza oppure a cavallo, e al suo passare la folla l'accoglieva con il grido di: • La Morte! la Morte!•. Spesso la sua carrozza si univa alle altre della fomos3 passeggiata della Riviera, e, come facevano le altre eleganti signore dell'epoca, anche la • Testa di morto• si fermava davanti ai caffè a prendere il gelato. E una sera infine, al teatro San Carlo, nel momento in cui lo spettacolo stava per cominciare, un palco di seconda fila si apri e • la signora della Morte• apparve, vestita come una regina, adorna di magnifici gioielli, con un ricchissimo mantello di pelliccia gettato negligentemente sulle spalle, mostrando il teschio, attraverso 11 velo che le copriva il cnpo, mentre, già immerso nell'oscurità, il pubblico rabbrividiva di terrore. Alla fine dell'atto ella era scomparsa. Allucinazione collettiva? E se no, quale era la verità? Non si seppe mai, perché, se leggenda fu, chi sa mai quando e dove ebbe origine. Qua e là era apparta u·n po' dappertutto. Nelle sue memorie, mezzo secolo prima, Casanova aveva parlato di un caso assai simile, e aveva anzi descritto minutamente questa dama dal corpo bellissimo e dall'orrendo volto. Più tardi la leggenda doveva djlagare anche a Firenz.e. Un altro che ebbe a che fare con la • Testa di morto• fu il celebre tenore Mario. In un salotto aristocratico di Pietroburgo, la padrona di casa lo pregò a un certo momento di seguirla in una stanza appartata, dove una sua amica, desiderosa di rimanere estranea al ricevimento, voleva conoscerlo. Egli si aspettava di trovare una bella ammiratrice e già pregustava l'avventura, ma il suo entusiasmo cadde per cedere il posto all'orrore, quando si accorse ch'ella aveva un teschio al posto del volto. Ma era soltanto il principio di lunghe persecuzioni, per lui: la donna si era innamorata e non gli diede più tregua: gli apparve dove meno se l'aspettava, sul piroscafo che lo portava in America, in tutti i teatri americani dove era scritturato, poi di ritorno a Parigi, quando vi si cantò l'opera italiana. Esasperato, la sera stessa dell'inaugurazione della stagione, in quella ciuà, a,,endo di dietro il sipario visto già installata in un palchetto di proscenio la sua macabra innamorata, il tenore fece chiamare il direttore del teatro e gli dichiarò che non avrebbe cantato finché la signora fosse stata presente. Lo accontentarono, la signora dalla testa di morto scomparve dal palco e la rappresentazione incominciò. Ma non appena ~'lario incominciò a cantare, una pioggia di rose cadde sulla scena, dal loggione dove la sua ammiratrice si era nascosta. Cacciata da un posto, ecco compariva in un altro, come una vera e propria ossessione. Fu tale l'impressione, che il tenore cadde svenuto, e si dovette interrompere lo spettacolo. Finalmente, qualche giorno dopo uno sconosciuto venne a chiedere a Mario di accompagnarlo presso una morente che gli chiedeva il conforto supremo della sua presenza prima di abbandonare la vita: era ancora la • Testa di morto• che lo chiamava a sé, ma per l'ultima ,-olta, poiché realmente essa era sul punto di morire. Si trattò sempre della siessa persona? La risposla è ancora da venire. La grande verità volle fermarla più tardi, nel 1880, Francesco Mastriani, nel romanzo /.,a sig,iora della morte che usciva in appendice nel giornale Roma, ma era naturale che anche lui dovesse perdersi nell'immaginoso e nello straordinario, a causa del suo stesso temperamento e degli scarsi elementi reali di cui poteva disporre. La vena di Pasquale Altavilla era 1nfi. nitamente più bonaria e meno caotica, la fantasia non lo soccorreva eccessivamente, e per questo era costretto a servirsi fin dell'ultimo ritornello in voga per metter su nuove intricate favole, coi soliti personaggi, il Pancrazio e soprattutto Pulcinella. Si apriva per esempio a Toledo il Caffè d'Europa in cu1 rr-.,ns1eur Revang aveva profuso dorature, stucchi, marmi, lampadari e specchi, e il nostro don Pasquale annunciava, sempre al San Carlino, /..,'aperturt,de lo ,aft d'Europa; •'inaugurava il primo tronco ferroviario fra :-=apol1 e Castellammare d1 Stabia? Ecco Na j11ta a Castiellammare pe la strada de fierro. In via Nardones si apre la prima boulangeru francese, e subito nel teatrino popolare si dà La folla pe lo pptme fran• gese. Così per la • Testa di morto•, egli non stabili, come fece dopo Mastriani, favolosi intrecci, ma combinò una commediola in cui Andreuccio, figlio di Pancrazio, ricco negoziante di salumi, vuol sposare la bella Rosina, popolana senza un quattrino, mentre suo padre, avido dei mihon1 delfo •Testa d, morto•, vorrebbe fargli sposare questa. Allora la bella Rosina si mette la maschera macabra, e camuffata da signora, finge di scegliere per marito Andreuccio, poi, solo quando il contratto è stipulato, scopre 11suo vero volto. La commedia è ricca di comicità, specie quando si vedono sfilare, nella casa dove Rosina finge di essere la signora misteriosa, tutti i pretendenti alla sua mano: • Questo•, dia esclama 1n dialetto, • nce mancava a !\"apule pe Jfa ollumà la capa de tarllt git,ve,re sfarulate! •. Fra altro, la sorella di Pulcinella, Menìchella, racconta che suo fratello ha infine fatto il colpo per davvero: • ...s't spusato co chtlla signora: doppo sp11sou chella s'ha levato lo maschera e a isso ll't afferrato no discem:o (svenimento); poi s't rec;unuto, se nc't fatto capace, s't' bcstuto chino de brilla11te, t partuto nzitme co la signora, e mmo sta a Nghirterra, e t addet.·entato 110 Maliardo (milord) J,igrtst! •· In breve tempo lo stesso soggetto andava su tutti i palcoscenici napoletani sotto forma di drammi, di parodie e d1 riduzioni. Era rappresentato al Sebeto, al Circo Oltmpico, mentre alla Fenice se ne era fatta una specie di operetta su libretto del G iaramicca musicato da vari autori. Erano. in quell'epoca, nella compagnia del teatro San Carlino: il Tavassi, che impersonava sempre la parte del biscegliese; Salvatore Petito, famoso Pulcmella che dopo trent'anni di teatro doveva affidare l'eredità della maschera a suo figlio Antonio, non meno famoso; la caratterista Serafina .tampa, che aveva sostituito degnamente, talvolta superandola, la celebre Colli; il Dc Lillis, per le parti di amoroso e primo attore; le tre sorelle ~egri, la Frabboni nelle vesti di sen•etta, poi il Tremori, il Lisgara, Raffaele Santelia, che faceva il guappo sulla scena e a casa scriveva anche lui delle commedie, e infine, certamente il pili bravo di tutti questi attori, che pure sono anco!"a ricordati nelle glorie del vecchio teatro napoletano, lo stesso Pasquale Altavilla, cui era riservata la parte del • sen•o sciocco•. Con lui la commedia popolare napoletana subi l'uhimo crollo e scese ancora di qualche gradino. Maì del resto egli si era curato dì fare cosa d'arte che resistesse al tempo: forse non avrebbe potuto affrontare un simile compito. I suoi successi li dovette alla facilità della vena, all'allegria ch'egli profuse a piene mani in ogni suo lavoro, e al rumore sopra tutto che dominava ogni scena, un fracasso comico che obbligava tutti i suoi personaggi ad acrobatismi incessanti. Lo soccorreva inoltre una grande pratica del teatro, e quella furberia necessaria per annodare gli intrecci più impensati e provocare le migliori sorprese. Sul principio della sua carriera, a queste qualità secondarie SI univa un certo spirito tutto suo personale, un innegabile senso di osservazione; poi, nella preoccupazione di dare se:mprc del nuovo, di produrre molto, di accontentare il bisogno di ridere del pubblico, questi meriti scomparvero, non \lennero più a galla, e la commedia d'attualità sì sen·ì di canovacci infantili, fece scempio d1 ogni elementare buon senso, lasciando la riuscita del lavoro tutta affidala alla bravura degli attori. Nei giorni in cui al San Carlino si stava dando La fi,ie del mo11do, era venuto a Napoli Mare ì\Ionnier, il quale riconobbe in Pasquale Altavilla un l\tolière rediviYO, andò a sentire la commedia, e ne parlò poi nel suo libro sull'Italia dandone un sunto minuzioso. Quest'attenzione, quest'elogio, fu una delle poche gioie di don Pasquale che, parlando del Monnier, lo chian,a\'a • il mio forestiero•. i\ilentre tutta una generazione di napoletani aveva riso per suo merito, nella vita privata egli era stato infelice e misero oltre il possibile: la famiglia numerosa lo aveva costretto, per sovvenire ai suoi bisogni, ad un lavoro senza respiro, e nonostante ciò egli aveva ancora allevata una trovatella, abbandonata una sera d'inverno sulla soglia di casa sua. Lo confortavano i successi del teatro, dovuti al suo lavoro quotidiano, e quando fu costretto ad abbandonare il San Carlino invecchiò per il dolore. Eppure era quello stesso teatro nel quale, una sera del 1863. aveva rischiato la morte, quando la folla ecci1ata da un malinteso spirito patriottico era giunta al punto di percuoterlo, perché si era saputo che, recitando a Roma davanti alla corte borbonica in esilio, egli aveva spiegato a Pulcinella che labertà derivava dal latino libcrtas, cioè • libere tasse ... •. Non mori sulla scena, ma nel 1872 in seguito a una caduta per le scale di casa. L'ADDETTO ALLE SCHEDE Per le Signore II vero segreto per consenrare il corpc, sano e la carnagione fresca e giovanile consiste in una accurata toilene intima con irrigazioni giornaliere di lysoform ,•, deodorante rinfrescante, che distrugge ogni sorta di fermentazioni le quali, riassorbite, intossicano il sangue. lo ··Qu~ .adii .. la belliu1ma Poi>-- di ritorno ~:1\· _Accadia :~: ie1u1l• ae:I corteo da. duecel'lto aoiroali che for• oiva.oo il laHe per il ,uo bnno. . Il latte ba. c:,oatt̰ buUo io tutte e et* a m•t\loera ftuco e f: Il lysoform Primo si vende dovunque in flaconi da I oo e 250 grammi e in lattine da un chilo netto. I recipienti debbono sempre portare ben chiari i nomi di lysoform e Brioschi. .i10 e ,I corpo. Un upooe prepa .. rato al vcr~ _latte di m..acca e ,1 Ancnti alle imitazioni. ~ AchilleBrioschle C. -Milano - t L'EDITORE DI QUESTE NOVITÀ CHE...OGGITROVERETE DA TUTTI I LIBRAI UNVIOLINO23, DONNE IL DIAVOLO LAVITAARDE!ffllDI IIICCOLO PAGAllllll d, llluo S&lnne■cht ll'l/fc..d1.t1U~ ('1r1ulo d, I ,~.11.11 riHilt" dt Oon C.,n.. nm ,. d1 C•••nuH, nM>rJt" \,•o. r1,1n,· ~ ,1 1u.:-~nl11•-<•111• gr■odt" r,bal1• drl n1ondo. dall"' uldt" 11■gint" ddlc -.('r1U11r("•1.1ir1l11ah•ta. ('USI c•ro ■I gr■udt 1>ubbl1cu. <"ht"ot h■ 1Dlt"tl)IT• !■ lo \Il• C' lt",:gt"ndt1 111 1nodo uro•n1•,11110, OtlJIDlliC t l\\tnCCntt". C.sta U 11N ARRIVNOELL'ULTIMNOATTE sa1.. i.:'c~i,",;u'i l'n nuo•o ~<"nllOrt' ll■h■no rw<l■to da CORUACCIO. 811,or;nc>rrbbe au•rt, :::•~l~e.~~J.1!.':,:'. 11 1,\n(~'::.~:~~" i~:~~:. • ~t!:/~:,:~~ l Éd~;::th:"i~~:t~orl/: muhih1a;uon(' Jt"Dtcrak ddlr pcr,,or,i;- 1ntt-Uijl:t"Dl1 C.sta U Uri LACRISIDELLAMEDICINA"' BHllDo Leonardl BAGATTELLEPER UNMASSACRO ~~a 0 ct-~•."~ ~1".':,~h~t~:~.~~~':1~ 0 ~~!~13-.■nc~•;•~: t;;I;~~~rìcllii~tcib~ •oln~ ocharlo, <" 0f' una ro,.. rhc nt"'>,uoo potrà 111a1nrrarr;h: il gu,io C.11.aU H.n ANDREA CBENIBR dillarlolll&uucchelll (" "•' • rande pot·t■. rna 1111:bt- ..ol,do ,~n,.atort" puill1eo. pnlt"m1,ta \I01, "'"· •-d••!Orf' dt"II■ llr•nn1■ t" 11•nd1c■1ort' d1 dolori e d'1nr;1u~ln1r O~u, uori• :i )t:rupolo•a111t"nt<' li0<umtnl■t•. C.1ta U 11N IL .M.BDI0-ODAVANTIAL DOLORE E DAVANTAI LLAMORTE "'Paul Votrenel t p,èt i rutdici t"... 1>!:r 111111 1 loro d1t-nll. E: 11 libro dtll'trot unu 1-lori• Uno dt"i ,uett,,1 hbrui più 1ntt"ni.1 ddl'•nnata. 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Cotta 11 11n ORO,CANNONDI,EMOCRAZIE d, Paolo Zappa Ma,...r d1 uo1n1ni "' •1&langhr d1 111,hard, n('lla forn11« dnoratritt dt:11'.al/.a b•n<'a, dt"1 mar.a1111 d1 1annon1 ln1ngh1 • -.('&nd•I, • oro. pt'troho. 9rm1 c.. ta u HN LACOSCIENZDAI ZENO Rom'"" d, Italo Smo E_d,z1onf' dt:!ini111a ddl'1111port<'ntr ('<òj>Ola,orn. degno d1 <'"-M'rt' atto,tato a lvl•to1 e Oo,!l)Jf\O•k1 Jift \ ■ntlA e mlcn~tti. e l)('t 11\f'Wr■bilt, ana1011111tld t"1,1orcumano. Corta 11 11N PIAZZA KALABARI ,1,Ferldosslna Mu,1du.• J uni1n,. e d·orinonu. IJ11llt dok1 p1■n(' d l,ngbt"na 111r11m1 o"'r~- ~ioun1i d1 8road"•'· CHta t lln I CORVI COLLANA UNIVERSALE MODERNA CINQUE LIRE OGNI VOLUME S7 TITOLI PUBBLICATI ■ EDIZIONI SEMPRE INTEGRALI IL MARTIRIODELL'OBESO Ronuuizo d1 llt ,n1 IJ~ll.\l'D .• Il hbro d1f' ... irh uor,uni mai;n rr('(ll•r1,mo umor1,11ro. La tragcdta dcl panr,ont 1 (l'r.,,nfo Con(o1ut). TERRA PROMESSA Rom•,un d1 l'Al'I BOt;RG_t. r.. l'n gra11dt problrm11 \Imano t' ,oc,alt, 1 lii;h • e i d1r,11i dr, figli. PELLEGRINAGGI FRANCESCANI di GIO\ A, ,1 JOEHGI'. ,:,,t.:-. • lnt..1n1r1 d •- n,m<'. l'■c,au:1 ~1Hr1tuali e nalur■li ntl 1111~llro regno t nella <loke l('rrll del Po,·trt'llo d' A,,,1•1. Lna ru('r■, ir;l1a. S E N L T À Romau,o d1 n AIO S\ t, \'O .• S1111'.'1a111n1cntt n>alt,111. :,.arà t011tcm11oranoo d1 lullt, le t'!>Od1(', - Il npola,oro d, ~,c,o. IL FANCIULLOINCATENATO Romanzo d1 fllA ,ço1:-i .\IALIUAC. - At11t1g<" \tllt' ,ubl11n1 d1 trntrtttfi, 11arrnndo un amott' rht rono•C"t' 1• HrhJml'" dt•lla p■~•1ont, ma an• d,r 111"t°rt111ta J1·1 ix·rdon1 ~,len1io~i. NÈ ANGELO NÈ BESTIA Romanto d1 A,nnt MAl'llOIS .• 1.antr ,1tt' ,u un l)IN'Olo fiumt". l'na <'ltlft d, l)ro,inc1■. ::~~~·r>,~.·.~~·c'o::·~·n~('~l~~~,.~)('J~opnr~rl'· Libro L u C u L L o d1 \ITIORIO EMA,ut.Lt 8RA\t,lìA. 11 Con~lt' rom1no, • I ·uomo, • Il Pa1na10. - li gh,oUonc C"t'lthrf' J)('r il suo \Olutluoi-o fu10. MACHECOSAÈQUEST'AMORE I Rom■nio d1 ACllll I E CA\tPA'IILE .. D«i1110; t'dwont (100- M11th■10) dtl <'1'1t"bre rom■n.to 11monst1ro rhe d1NJr 1mmt'd1ata fam• 1nlrrn11.ion ■le al ,uo ■ulorr. UNA VITA Rom■rno d, !TAi.O S\t-.\'O • ~tu11('fact'ote r,cll■ Mia modtrn,t,I,. l)t"r 1ntr0SJ)('zione , J)O• ltrou1 narrah,·a. RIVOLGETEVI AL VOSTRO LIBRAIO ABITUALE OPPURE (CHIEDENDO ANCHE OATALOGBI, PROSPETTI, LISTINI} IN MILANO, VIA LUSARD-1 'I, A _CORBACCIO EDITORE
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