~ •. §f.-_-_ ~~ .. -- .. ,~~-- ( PALCHETTI ROMANI ) l]JJ1~~® 1))1RUIIA là UINDICI giorni fa citavamo Comt a:a t•i garba a esempio d1 alta civiltà teatrale. Che cosa giustifica questa qualificazione? L'assenza dt quei mezzi grossolani e semplicisti coi quali gli autorì cercano comunemente d1 dare for.ta e movimento al dramma. In Come vi garba Shakespeare non afferra lo spettatore per 11petto, non gli urla nelle orecchie, non gli tira gomitate nello stomaco, non riCOr"realla forza: spara a parole, mira p1u all'on:cchio che all'occhio, affida ai soh mezzi verbali il còmpito di commuO\ ere, convincere, divertire. Il risultato è meno bÌcuro forse, meno completa la vittoria? Tutt'altro. L'incanto della parola opera più profondamente, più du.revolmcnte di qualunque mezzo brutale e macchinoso, a condizione beninteso che anche lo spettatore sia persona altamente civile. La sorte ha voluto prenderci in parola. Abbiamo detto che Come vi garba è una • conversazione sceneggiata•, e a distanza di appena due settimane ecco un'altra • conversazione sceneggiata• offrirsi a noi, e uscita questa dalla penna di Terence Rattigan, il quale, se non andiamo errati, t: connazionale dell'uomo di Stratford sull'Avon. l\la dove compera le sue penne Terence Rattigan e chi è il suo fornitore di conversazioni? A prova della brevità mentale del suo segretario, Apollinaire citava l'impossibilità che aveva costui di comporre frasi superiori alle cinque parole. Non siamo sicuri che questa forma di deficienza si chiami brach1lalia, ma è certo che anche i personaggi della commedia di Terence Rattigan sono affetti da una caratteriz.. zata incapacità di eloquio. Scuola di ptt"fnioname,ito ambisce al titolo di • conversazione sceneggiata •· t. giusto. E a quale altro titolo potrebbe ambire una commedia cosl sprovvista di movimento, o come dire paralitica? Solo che la conversazione di Scuola di pnftzionamenlo, se non fra sordomuti addirittura, si svolge fra balbuzienti. Se Rattigan, anziché Terenzio si chiamasse Prudenzio, avrebbe fatto seguire ai suoi personaggi, prima di esporli sulla scena, un corso di S?lfeggio, che, come tutti sanno, è 11 sistema migliore di rieducare i balbuzienti. Vero è che più che di balbuzie orale, qui si tratta di balbu2ie mentale; e, a guarire questo genere di balbuzie, ogni solfeggiare è vano. Per indicare quanto stretta è l'amicizia fra Celia e Rosalinda, Shakespeare dice che le due fanciulle sono inseparabili • come i cigni d1 Giunone•. Devoto al gusto del tempo, Terence Rattigan trae le proprie similitudini dal gergo profeHionale, e a uno studente fa dire che e lo aspetta il totalizzatore degli esami •· I· ,,orata, profumato, cosmeticato, il pubblico dell'Elisco rispondeva a queste squisitezze con enormi risate, e quando l'attore Guido ì'vlorisi, nei panni di Kit Neilan, qualificò •malloppo• un còmpito di scuola, tremarono i vetri sull'orlo delle gallerie e tinnirono sul soffitto i tubi del neon. Non s'accusi il nostro pubblico di lasciarsi sfuggire le finezze. Più che in sé, Scuola di ptr/tzionamtnto va giudicata negli effetti eccitantiss1mi che ha sortito sugli spettatori. Del resto, e a lode di questa commedia, alcuni quotidiani hanno scritto ch'essa è fatta • di nulla•. Verissimo. Ma come s1 giudica il nulla? Consultiamo il programma: e L'azione ha luogo nella stanza di soggiorno della \'illa Miramar, in un piccolo centro di vi!leggiarura sulla riviera francese•· Meno tre, tutti I personaggi sono inglesi e si chiamano Alan, Kit, Kenneth e cosi via. Portano su·taters, • giacche a vento•, e.oche-col punteggiati di piselli rossi; sono sportivi e pigramente disinvolti; alternano il pano con lunghe scivolate da pattinatori; hanno facce da fanciulloni e si atteggiano a • magnifici animali•; formulano con frasi mozze sentimenti puerili e volgari; disprezzano l'amore come concetto metafisico e professano quel cinismo tra alh:gro e sornione che tutto sommato è il velo di una deficienza sessuale. Perché nascondere che molti spettatori vedevano in quei personaggi la forma reaJiuata delle loro più ardenti ambizioni? Rimarrebbero da giudicare le qualità interpretative della signorina Evi Maltagliati {perché poi quel plurale maschile di Eva?), ma, come abbiamo detto altre volte, quando un'attrice si presenta sulla scena in costume da bagno, e siede mascolinamente sui braccioli delle poltrone, e apre a ventaglio le dita dei piedi nudi come I neonati, e lascia brillare attraverso la fenditura della vestaglia due gambe da arcangelo, strani fenomeni avvengono in noi: una ruota di fuoco si mette a girare davanti ai nostri occhi, un bubbolo comincia a scampanellarci nella testa, e in mezzo a quel tramortimento una sola idea sopravvive: finisca la tortura e torni la calma sul mondo pacificato. Come giudicare d'arte in simili condizioni? Per quello che è degli interpreti maschi, abbiamo apprezzato Je qualità di misura, di signorilità, di garbata caricatura e per tutto dire di eleganza • novecento• di Sergio Tòfano e degli altri. Ma sarebbe ingiusto non aggiungere che, in altro campo, queste stesse qualità sono state portate alla perfezione dalla ditta Lenci. ALBERTO SAVINIO 'ROiU1 0llllTER0 DEGLI INGLESI A BJ.J' PAOLO - STATUA FUliEBRE DI l>EVBBEUX PLAllTAGENET 0001:BUBH, DEL SECONDO DRA00lfl S00ZZESI DEI "· c.,~ ER NO I provinciali i dischi han• ~- no in un certo senso il valore dei libri, ma maggiore, perché ci rappresentano la civiltà e il mondo proprio vivi e rumorosi: così ogni voi• t..1. che andiamo a Roma ne comperia• mo almeno uno, e dopo quindici gior• ni già raschia, tanto lo facciamo gira• re. Però non eravamo mai entrati da Alati: ci intimidiva quell'aspetto di « Tempio della Musica >, cd anche la leggenda, gigantesca qui in provincia, degli innumerevoli salottini 1 delle raffinatezze, del pubblico cosmoJX>lita, e ci pareva fosse necessario, per mantcnl'rci all'altezza dc11a situazione, domandare unicamente pczz.i rari, anti• chi corali russi, o i tacchetti della si• gnora Argentina, durante l'e.secuzionc di CoyescaJ. Un giorno, finalmente, ci sentimmo coraggiosissimi ed andammo proprio lì: quanta gente, che confusione; e la famiglia Alati, che ha l'aria della di• nastia e della tribù, con affabilità ge• neralc, e quasi diremmo prelatizia, in~ canala tutti nelle varie stanze, apren• do e chiudendo tante porte da cui scappano fuori mu~iche che del resto non arrivano mai a separarsi interamente, e pare proprio di mangiare l'arrosto che una cuoca ha messo per isbaglio nella crema, spruzzandolo JX)i di pepe di Caienna. Dopo averci fatto attraversare tre !>tanze, e precisamente quella dove si eseguiva il Piccolo chalet, il 0(uwbù} blu e Taime toutts les femmes, c'est ma folie, ci fecero finalmente sedere in una saletta dove già stava seduta una coppia, abbastanza giovane e squalli• da, e con quell'aspetto malinconico. trapiantato e superbo, che hanno i campagnoli quando ottengono un im• piego in città. Questi due dovevano essere abruzzesi, e chiedevano canzoni di,dettali, senza stancarsene mai : noi invece non oc,avamo proprio dire che ne eravamo stanchi, anche dopo averne sentito quaJtro, molto difficili da capire: solo ogni tanto si poteva supporre che c'era un marito tradito, o una mucca truffata al vicino. J due e.i divertivano molto, ,i davano colpi sul ~inocchio o sulla <;palla, e rottoli• ncavano con sogghigni le battute più importanti, dkcndo : « Ma che bel tipo, ma che macchia! •· Poi ne domandavano un'altra, di cui non ricordava• no il titolo. Si trattava di uno scherzo: c'entrava anche un secchio d'acqua cd una serenata; una cosa da morir dal ridere, e l'avevano sentita in casa di un amico. Si strizzavano l'occhio. poi prendevano la loro aria boriosa e distante. Allora passammo nd salottino accanto, dove stava una signora bionda con moltis~imi ricciolini, un piccolo cappello a fiori, le ciglia false e l'aria stanca: quel che si dice una v.-impira in incognito, che si abbandona a piaceri rnu5icali e profondi. Fumava nervosamente, poi con indoler,za ac• a:nnava ad uno degli Alati i dischi che voleva sentire, mettendoci in cu• riosità perché, attraverso i gusti di u• na donna simiJe, si po!sono conoscere i gusti più raffinatj della nostra epoca, e magari, scegliendoli come lei, si può nascondere facilmente la nostra origine provinciale. Anche la sua voce era esotica e rauca, e languidamente monnorava: e Erav.amo sette sorelle... • o anche: e L'orologio dell'amore... > e e Tornerai ... >. Li ascoltava gravemente, chinando gli occhi e mor• dendo il bocchino della sigaretta, che lasciava pendere, in un'estasi di vera musici~ta. Sopraggiunse però un'altra signora, molto elegante anche lei, ma secondo lo stile, sportivo, anglicizzato e maschile, che da circa trent'anni viene adottato dalle dame quando desiderano prendere a.spetto nobilesco, e far. si chiamare contessa. Sedette, accese una sigaretta, e imperiosa ordinò J'e. sccuiione di AfaJ be: e: il famoso Kl•l. lcr ! >. Il giovine Alati, lanciando in• tomo le occhiate astute che nei quadri hanno sempre i nipoti dei cardinali, l'accontentò, e la signorina Greta Kcller si confuse con le signorine Lcsca• no. Si vedeva bcni~imo che la con• tessa disprezzava la vampira, scntcn• dosi infinitamente superiore: accompagnava il suo disco canticchiandone le parole in inglese, e inarcando le SO· pracciglia quando uno strilletto Lcscano risultava più forte. Un odio pro• fondo covava sotto l'apparente indifferenza della vampira. che subito chic• SC La signora della Quinta Strada, ma la contessa, ad esecuzione comincia• ta, gridò forte che le suonassero presto presto un Sophie Tucker, c altrimenti mi sento venir male! >. La lotta prometteva di prolungarsi, e noi, stringendo sempre in mano la nostra lista, scivolammo in una grande camera, tutta piena di ragazze con unghie leggermente sporche e vestiti un poco impolverati, che parlavano forte e tutte insieme. Chiedevano roba classica, e in edizioni di\'crsc: per ec,empio La fanciulla e la morie di Schubert, eseguito dal quartetto di Budapest, e dal quartetto Busch. e dal quartetto Calvet, poi commenta\ano tutto con estrema asprezza: c Manca il colore, l'arcata è debole, l'insieme non vale un accidenti >. Ogni tanto una si strappava di testa il berretto, o se lo rimetteva con una manacciata; si afferravano poi per il braccio, e si vedeva che, durante i loro discorsi, bollicine di saliva uscivano dalle bocche, per po~arsi qua e là. Appena entrava una persona estranea, queste di. 'ìCussioni artistiche salivano ancora di tono; evjdcntcmente il pubblico le Ì· spirava, si sentivtlno ver-e sibille; cci anche la trascuratezza delle loro per• sone era in un certo modo calcolata : doveva accentuare la loro qualità, sublime e di eccezione, di allieve di Santa Cecilia. Finalmente una signori11.l Alati, con gli occhi bassi cd il sorriso angelico, ci tolse anche di lì per portarci in uno sgabu.zz.ino, isolato dai due che lo fian• cheggiavano per mezzo di pareti vetrate. Da destra veniva la Rapsodia it1 blu, ascoltata rcligio(amentc da un gruppo di giovani dai capelli lunghis• simi, che agitavan le dita, vuoi in aria, e vuoi nelle tasche dei pantalon.i larghi, spiegando l'azione con frasi adeguate: e: Ecco, ora arriva nella grnn• de città, è il momento dello (Confot • to, è la so!ita, è il ritorno alla terra; m.1 che Wagner, ma che Bach; Gcr shwin se li pappa tutti, è fantastico, è adorabile>, e così via. Invece a sinistra c'era un prete, tutto scrio e nero 1 che però ascoltava cosettine abbastanz.1 allegre. Intanto, era \'cnuta l'ora drlla chiusura. L'intera tribù Alati si affacciava educatamente agli usci. per indicare che era tardi, e noi con i nostri due dischi ci avviammo all'w,cit.1, ripa,'-in• do per tutte le stanze di prima. Le allieve di Santa Cecilia erano ancora lì. Evidentemente sazie di qu.1rtctti, a• vcvano la bocca disgustata e J>endentc di chi ha mangiato troppo. Dichiararono in coro che erano tutte porche• rie, e se ne andarono senza comprar niente. Una delle qualità di Alati è di <'c.srre l'Augusteo dei poveri. Anche la contessa e la vampira si preparavano a partire, contempera• ncamcntc, a ma. i vuote, guardando gli orologetti che segnavano probimo il momento dell'incontro con il loro com• mcndatorc personale. Gli abruzz~i ~ccndcvano la scal:i da\'anti a noi, contandosi la storia di quella ulc burla. che ormai sapevano a mentc, e quindi era inutile acqui~tarla. Mentre già ca1.wano le !aracinc.schc, capitò un signo. re anzi,tno, con la cravatta un poco -.torta, il lutto al braccio e gli occhiali: e Per favore>, ansimò, c per favore, mi diano presto quel disco, quel magnifico disco che ho già comprato altre volte: La risala>. IRENE BRIN CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perl& n&rrulone d1un fatto quataia■l, N&J.men~ acc&dut.o a chi acrtu. L& na.rranone non de•• auperue le t.NI colonne del r1on1&le,• dne HHN ln'f'l&t.a acrtt.t.a & m&cchlna, da una sola pa.rt.e del forllo. OcuJ, na.rr&s.lona pubbllc&t.a, secondo l'ordlne dl arrho e 4"a.ccenas1one, Terri. compenn\a con Llre ooo (cln• qu.ecent.o). • I dat.Uloacrtt.U non accet,.. '-I.I.Inon a1 reaUt.u.i■cono. •Perla -,a11. dli.i. della apedJ.sione, aervlnl del \a· rllando 11.&?np&tq,oui aot.t.o,lncoll&t.o 111.11b&u.a\a. D A T A OLIARSI COIICORSO PERIUIIEIITE Alla Direzione di o M N I B u s PIAZZA DELLA PILOTTA N. 3 ROMA ~~JF\a DEL VANTAGGIO I N MEZ.{O a pìaua Brtuite, 1ìd Porto Pinciana, appar-ue alcimi mesi fa una e boa > luminosa di metallo ad illuminare il ne,o asfalto della stradtJ. Poi ltJ luce Ji s.ptnJt, ,: la e boa> venne sOJIÌttiilada Ire semplià c4valle1ti dipin1i di bianco e di nero. Curiosi di co11ouere 14 Junr.ione di quttli a,ntsi, finimmo col domandart no• ti{ie. Ci diuero clte qudlo tra un punto molto importante per ìl traffico, ,: clte i tre e,2valletti u·tn4vano l'incroeio delle traitttorie partenti dai punti eslrtm1 dtlfo piat'4, Porta Pincian,2 I veramenl,: un lvo10 di difficile lransito: cosi 1uardammo con app,ensione il luo10 cont,asse1nato, come si 1u,2rda un punto doi.ie c'I pericolo di morie. Non erano trascorsi due tiorni clte ve• demmo scompnrire i Ire cav,2lletti: e 4/ loro posto ne ,2pparveroditci, questa i.iollamessi a ret1an1olo. Metà della piatta e,a ostruita, e non si comp,end,i.io s, ciò fosu per lai.iori stradali o pe, l'incolumilà dei pas• santi o ptr qtialcht misterioso esperimtnto. P,2uarono a,1cora,2lcuni tiorni; quando una m,2ttina ci 4vvedemmo che anclt, i c,2val• lttti erano definitivamentt seomp,2,si. Ora, sull',2sfalto scuro, ,2ppariutJ un disco bian• co, dipinto ad olio. M,2 una m,21tinastilla p1aU,a di Porta Pincfona doveva arrfrarc un signo,t che, solo alt'aspttto, mostrava d1 c,2pitarvi non per diporto, ma con l'an·a di ehi comanda t dispone. Lo uiuivano afruni aiutanti. La comp,21nia sostò: ci furono spostamenti: si capiva subito che ci sì a1111icinavaaun',poc,2 nuoia nella storia della p1au.a. Non passò molto, infatti, che apparllt una piccola e tor.da aiuola: la ornavano gi,2dioli e vetrini colorati. Quella /ti la prim,2 aiuola, Poi fu soslituit,2 da una s,cond,2, irandissima , tonda: poi da una ttrt4, simile a un isololto, che resiste ancora. Noi non vo1liamo euue dei critici, ma solo de1li storici. SI SALE in lrom ,,2bbio10mentc citea• mentt, com, u1u,ndo implacobÙ1istinti, e forse ili umani c,2ratteri si ri11ef,2no nudi nel compimento di questo alto, più che nel m,2nziart e n,I bere. La gtntt o la• vola è mtno selva1gia. Ma, tr4lasciando la deurhione del costume dei cittadini in tram o in autobus, si 11tdanogli sfonci stra• ni di citi ne discende La scena è u4ria: lt c,2re veccltie vetture della circolare o delle lin,- secondari,, eh, non !tanno an• co,a tli sportelli automatici, sono come una specola. Gio11anotti si slanciano 1iù dallo piattaforma ptr sfida: bah.ano a tcrr,2 lievi, simili a pali,: di tomma, continu,2ndo nello sltJncio con qualche p,2ssetto brioso t 10• gliardo. Ptrcorrendo ogni giorno un4 linea ucondaria, tJbbiamo /inilo col stgui,e lt ,s,rcitaiioni d'uno di qutsti eroi dtlla pfot. ta/orma tranui,2,ia. Di slalur,2 mtdia, d1 eo,po leggermentt pingue, vtJte giacche a due pelli cltt 1Ii auvol1ono il fo,tt torace. Un torace da atl1t,2 4 passeggio, semprt erto, tonfio. Il suo Jtuardo I J1curo, , non ,fiora neuuno, pur se segr,tamente sta al• tento agli occhi di tutti. Quel 1iov,2ne lta lutto l',2ria di citi vuol, formarsi un,2 pia· lta. Cori, quando la JU4 fermata s'auvicina, è con ticurt({.a clt, lo vediamo sportttsi dal prtdellino, fino all'ultimo sfoncio. Giunto a terrtJ, eccolo continu,2r, bald4ntoJo la sua st,ada, quasi immo1in,2ue di u,dere ai fine• slrini della vtltur,2 cltt s'allonttJna cittadini meravi1liat1. Ma ci uor,-ebbero altre prodeue, alrri s,2lti mortoli p,r vincere la piiri(ia dei t1ia11iatori. MASSIMINO ( ILSORCNIOELVIOLINO wl~~ìJ(S[a[! ESTa'1E U F.TRONOMIZZATO il movimento; !ri! fissata col cronometro alla mano la durata dei e tempi > o degli e atti>, a ~couda che si tratti di un'opera o di una sinfonia ; $!abilito il grado di intensi• tà ,onora d'ogni passaggio e momento, analizzata, definita chiarissimamente la traccia 1cmatica; sincronizzati alla sillaba \IO<:ia, ccenti, gesti e respiro, si direbbe che per la musica, oggi, la bilancia delle en• trate e delle uscite abbia raggiunto il pareggio; un pareggio sostenuto e incrolJa. bile, sotto l'amminis1raz.ione d'un qualun• que direttore d' orchcSlra che s.ia fermo, scrupolow e fedele, né più né meno, come dc\ e essere un vero amministratore. A una buona esecuzione non occorre niente di più: essendo ormai ogni partitu• ra d'orchestra più esatta, chiara, csauricn• 1e di un libro mastro, o di un conto cor• rcnte, tenuto giorno per giorno in regola accurata. Si direbbe dunque che nella tecnica del teatro lirico, e in quella della musica istru• mentale, non c'è rimasto più nulla da €a.re né da aggiungere; se non fosse ahresl vero che è il tono che fa la musica. Cosl ca~t1g:no costretto, condannato a una perfezione immutabile, il teatro lirico d'oggi non presenta c.hc un lato ,ariabile, libe10 è sperimentale agli spiriti rinnovatori dd nostro tempo: quello della meua in SC'('n:\ Questo lato facoh.ati,·o ha un raggio di aziont" as~ai ampio, un raggio d'azione a~ sai vago che consente l'imprevisto, il mi• racolo, la .sovrapposizione e l'arbitrio sen~ za liini1i, purché sia in qualche modo geniale. Ed etro da qu('Sto lato ancor libero scap• par ruori come il vento gli artisti più interc~~anti dell'Europa moderna: Diaghilcv, Avollinairc, Strawinski, Pic.auo, Dc Chi• rico, ccc. Adesso, ,alta per voha il problema della messa in scena si pr('senta sempre da capo, mentre qut"I ddla musica è fissato da leggi innessibi!i. E, per il palcoscenico non sai più a chi ricorrtre: a) pit1ore o all'archeologo, :ill'architet10 ufficiale o al tappcu.icre della Real Casa, al fiorista o a un botanico addirittura, quando si tratti di dare una rappresentazione all'aperto, ia montagna, o in ri\la al mare, o magari in un famoso giardino pieno di piante rare e di aiuole che e si prega di non calpestare>: di una rappresentazione per tsempio come qutlla recente e in1egralc della Volrltiri,2 nd giardino di Soboli. L'impulso più profondo e dure\•ole al rinnovamento delle messe i:i scena l'ha dato Sergio Diaghilcv, in un momento di luce e di genio uracrdinario, nel quale si fa. ccva tulio per le bctle arti, tutto per lo spirito: in.somma, nell'immediato dopo• guerra. La compagnia dei ballet1i rnui andò, attraverso tuua l'Europa, da Rom:, a Ma-- drid, da Parigi a Londra, portando anche agli americani questa vibrazione d'un vecchio continente pazzo di vita e d'intel• ligenza. Spettacoli qut'sti dì Oiaghilcv che le ,i. \ istt' fìabtscht' di Broadway non potevano superare, né SOstituire, né inventare, né imitare, né riprendere, perché manca ali' America quel pouo di vita e di rnor-tc, e di incommensurabile cultura che è l'Euro-- pa intera da Parigi a Roma, a Firenze e a Vtnt"z.ia, con il Mediterraneo pieno zeppo di storia e di cose che sono d'una utilità artistìca, d'un \lalore sociale e ci\lilt, unici al mondo. A questo proposito trovai stupefa<"ente l'idea di mettere in scena la Sinfonia fan• t,2stica di Euore Berlioz, Fu a Firenze l'at. tr'anno: la prima voha, crediamo, che un !..,,oro simile si faceva radicalmente sulla music.a di una intera sinfonia. Un altro caso ugualmente spcttacolo$0 fu quello, sempre a Firenze, dei Purit,2ni musi in scena da Giorgio Dc Chirico: lutto bianco, tutto chiaro, tutto luce: una nube di cavallette; la musica di Bellini sotto un'eruzione di forfora. Concezione e spettacolo ellenico. Poiché Cra la faccia ingessata di De Chirico e l'an. tico mondo greco c'è un rapporto vi\lo e costante che corre sull'asse di tremila e più anni. E del resto Dc Chirico è nato a Velo, dirci che è nato in un sarcofago aperto di una città morta, laggiù. E intorpo fra le macerìe c'era un lettino di ft'rro, un trabiccolo col catino, e un pezi.o di p~ rete coperto di carta da camera mobiliata. Sul fondo c'era l'Olimpo con le sue nevi eterne, e il ,nare azzurro e calmo. Scriviamo questa colonnetta per annun• ciare finalmente la prouima stagione csti• va e teatrale che avrà luogo ben presto alle Terme di Caracalla, e apriamo le porte ai pronostici su queste musicali c. notti ro• mane > alla cui messa in scena provvede principalmente il Padre Ete.rno (in penona ?). BRUNO BARILLI LEO LONGANESI , Direttore rupoosabllc klZ7.ùl.l A C.:. 't.n. Pt• l'Ari~ dt,ll■ ~••"'P• \iii_,,,. N:ll'R0l>t,:ZIOSI E<;~(,UI l'E COS \IA1 t-.RIALl:, l-'O10<.,IUl'l(;O • Hè:RRA',;IA •·
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