Omnibus - anno II - n.25 - 18 giugno 1938

Bagna.ra, giugno. Jfial.l UOMINI più silenziosi del mondo lgJ sono i pastori. Dopo vengono i pescatori e i marinai. Gli uni e gli altri sono abituati a contare il tempo solo per stagioni e per giornate: non sanno parlare che del loro mestiere, e venti frasi, sempre le stesse, bastano per circostanze e avvenimenti che si ripetono sempre uguoli. Del resto, marinai e pescatori vengono da un ceppo comune. La gente più coraggio~a ed abile in mare si trova fra i ~opolt che sembrerebbero dover essere più attaccati alla terra, fra gole e montagne; si può star certi che quando un mon,ta• n.1ro prende il mare, farà grandi cose. Lo stesso quando avviene il contrario: rutto sta forse in quella calma che marinaì e montanari pongono in ogni cosa che fan. no e che li accomuna. Così, fra gente di terra e gente di mare si è sempre in pace, anche se senza evi. dente espansività. Da nessuna delle due parti si rifiuta l'aiuto dell'altra. Anzi, sern~ bra addirittura che la prima idea della tonnara sia venuta in mente a un pecoraio delle montagne calabresi. In principio, narurahnente, non era quel complicato si• sterna di barche e d'ancore che oggi si presenta: il pastore non aveva pcnsatQ a dei pesci guizzanti, ma alle sue pecore o capre che fossero. Dai prati verdi fra le radure dei castagni e degli abeti d'Aspro• monte, costui vedeva il mare azzurro e bianco intorno alla roccia, la fatica dei giorni senza vento e le barche che si affi. davano all'acqua per i loro traffici e com• merci, Al tramonto, poi, do, e!\ a ricondurre le sue bestie alle stalle. Era un lavQro complicato. Bisognava ritrovare tutti i upi del gregge che durante la giornata si ~ra sparso per le forre e le macchie di quei monti e riunirli verso 11chiuso: il pastore, . per necessità di cost-, aveva ideato una lunga rete che incanalava le pecore verso una porta e un recinto dal quale non potessero uscire. Poi, un pescatore vide la rete fra gli ulivi e la portò in mare: non so se il pecoraio della montagna divenisse pescatore di tonni. ~la certo, se lo divenne, fu un grande pescatore. Poiché la dote· principale per essere un buon pescatore, o meglio un buon capo• tonnara, non si potrà mai acquistare con gli anni e con l'esperienza. E: una dote me• tafi.sica: la , ista, l'udito, gli altri sensi o l'intelligenza non hanno niente a che ftre con essa. Come i grandi giocatori d'azzardo, i buoni pescatori si devono regolare a seconda del loro intuito. Un intuito che non è affatto fortuna, nel senso volgare della parola, ma che neppure mai giunge alla sicurezza di una scienza. Il capoton• nara è colui che comanda dove si debbano porre le reti: la sua bravura si rivela qui, all'inizio della pesca. Corre un grave :ri• scJ.iio, e insieme lo fa correre a molta gen- ·e; assume tutta la responsabilità della sua sc~lta. Se perde non sarà più l'uomo di prima. Il rischio che si affronta è grave, se si pensa che una volta messa in mare la rete non la si potrà né converrà più spostarla, e naturalmente la scelta sarà, fino all'ultimo momento, misteriosa e nascosta. Il capo comincerà a pensarci due mesi pri• ma che cominci la stagione. Cara da solo in barca lungo le coste, ripensa alle annate trascorse, e non parla: fino a un certo punto lo aiuterà il gioco delle correnti, il colore del mare e del ciclo, la presenza di certi pesci minuti in certe località; poi, si dovrà affidare definitivamente all'istin• to. Una notte, tutta la comitiva dei pc• scatori si imbarca, come per un'av\"entura, e ,i vani la rete. La speranza è che il tonno numeroso incappi nella insidia tesagli e che imponderabili elementi non lo sviino dal luogo scelto per la sua morte. Dalla riva. la tonnara appare come un gruppo misterioso di barche. Su d1 etse non si scorgono uomini né movimenti. Da use fino alla riva si allunga una rete a larghe maglie, sostenuta da un cordone di sugheri e mantenuta tesa e verticale dalle ancore che ogni cinquecento metri la fissano al fondale. li tonno, giunto davanti ad essa, non trova libero passaggio nella sua marcia verso il sud, e tenta di risalirla, andando a fimre dentro una •camera• di rete, sostenuta da una barca e fonnante un fondo di sacco. fn esso si apre una porta, lar• ga al massimo un paio d1 metri: i tonni nel loro tentativo di passare l'imboccano e rimangono chiusi nella • camera della morte•. t questa una vera trappola di grossiimma rete che verrà alzata al mo• mento opportuno fino a rendere possibile la cattura dei pesci che in essa si agitano. Per essi sono pronti I grossi arpioni. Tutto il sistema è sostenuto dal capra,ro. Il capra,t<> è una specie di grossa chiatta, completamente covertata e con un gran boccaporto ben 1nch1avardato. Volge la prua al mare; un alberetto dipinto a strisce oriu.ontah bianche e nere, come tutto ciò che dev'essere v1sib1le in mare, lan• terne di porti e semafori, sta sul ponte a portare il segnavento rosso e I fanali per la notte. Non è una barca che offra troppe distrazioni i ma se pur non naviga, non nstà un momento di saltare sull'onda, nonostante le otto o dieci ancore dalle rosse boe che la tengono fissa e il gran peso della rete che le si appoggia ad un fianc.o. Un'altra barca sta sopra la porta della rete, e da essa pendono sei lenze di corda sottile che i pesci, durante il loro muoversi nella camera, urteranno e faranno muovere, dando così agli uomini che le sorvegliano l'avviso della loro presenza nella tonnara. Inoltre, due grosse barche d'aiuto sono li pronte: esse, al momento della levata della rete, si porteranno ai due lati della •camera• non occupati dal coprano e dalla barca con le lenze, e aiuteranno a salpare la rete. A guardare il mare dal caprano sono ri• masto un'intera mattina, mentre il sole batteva e l'onda montava. Finalmente ho visto la mattanza. Si è abbastanza lontani dalla costa per non sentire altro che qualche lungo fischio del treno: altro pensiero non mi occupa che di vedere il tonno e di poter alzar la bandiera. Rossa, vorrà dire che si è levato il tonno; azzurra, pesce spada; bianca, che pesce minuto è incap• pato nella rete: in mare non si ha nessuna pietà per i pesci boccheggianti. E poi, potrò mettermi all'occhiello il garofano rosso da pescatore di tonno. I pesci, così lucenti e snelli, non scm• brano animali di gran fona; si muovono in acqua con una leggerezza ed una eleganza che, sulla terra, non ha paragone. Ma bisogna vederli furibondì per qualche ferita o per l'acqua che manca, per accorgersi della immensa vitalità che rinchiudono quei corpi compatti: m tonnara se ne ha l'esempio. ( pescatori vengono a terra durante la . notte, e lasciano a bordo soltanto qualche uomo di guardia. Poi, alla manina, quan• do il sole che spunta tardi da dietro le montagne di Pizzo non ha ancora dileguato tutte le ombre della notte, s'imbar~ cano su di un motopeschereccio e vanno in mare. Sono circa sessanta uomini che fumano la prima sigaretta acida della giornata. Simili a tutti i pescatori di tur.e le coste, non parlano che del loro mestiere, oppure stanno zitti cd attenti a 4ucllo che vedono intorno. Di ben desto, a terra, non c'è che il borgo dei pescatori e, forse, la guardia civica che sorveglia il castello di Murat: il paese sulla roccia dorme con le persiane chiuse e i camini senza fumo. Appena fuori dal frangente, si intravedono due altre tonnare: una, più vicina e sotto riva, ha già alzato una bandiera bianca, mentre verso la seconda, molto lontana e (luasi mvisibile, si affretta una lancia a motore carica d'uomini. Lascia sul mare ver• de una bella scia. Sulla tonnara troviamo le vedette inson• oolite, tutte ravvolte in teli d1 sacco. Si sono svegliate a sentire il battito soffocato del nostro motore cd ora scenderanno nella piccola cabina del peschereccio a dormire più comodamente. Allora, gli uomini si disp0ngono nelle barche ad aspettare; io preferisco andare sul caprano, ché poco comodi si deve stare negli scafi stretti. E non me ne sono pentito: le ore aono passate tranquille. Ogni tanto veniva qualcuno da terra, su di una barchetta, a trovare i pescatori e si fer. mava anche a discorrere con mc. Uno dei tanti che mi venne a trovare, mi disst: che le pesche migliori si fanno al tramonto. Ma 11tempo passava, e tonno non se ne vedeva. Del resto, la rete non era vuota, Si vedevano nel verde gelido dell'acqua apparire e scomparire strane forme, come lampi di un colore latteo e lunare. Erano pesci che salivano alla superficie o si inabissavano, scomparendo a poco a poco e in silenzio, senza far avvertire le loro dimen• sioni e i loro corpi, cambiando forma ad ogni centimetro che guadagnavano verso il sacco della rete, allungandosi e restrm• gendosi come una goccia d1 materia più densa caduta nel liquido dell'acqua. Non riuscivo a rendermi conto della profondità come d1 una terza dimensione: soltanto vedevo un colore argenteo stringersi od allargarsi come su dt uno schermo piatto. E forse, non si trauna che di riflessi di luce smossi dalle code di neri ed invisibili pesci. Poi, d'un tratto, un pesce luna lar• go come un piano saltava fuori dall'acqua per un ammo, mostrando la pancia bianca e rituffandosi subito . .Non si vedeva più niente, come se soltanto l'acqua del mare giocasse fra i nodi di corda. Un calamaro di be"~simo color viola SI ap• poggia alle maglie della rete, e sale e scen• de. Ho combattuto con lui per afferrarlo almeno un'ora, poi l'ho preso; ma all'aria era soltanto uno 1traccetto insignificante di color grigio e l'ho ributtato m mare. Ed ecco che le lenze cominciano a muo• versi e i pescatori a gridare. Li avevo visti fino a un momento prima, do.ll'alto del capra1101 buttati uno sull'altro nello scafo nero della grande barca, a dormire. Ora, saltano in piedi e urlano • Toccaol•; la spia di corda si è mossa. Una ventina per parte, si buttano sulle barche d'aiuto. Anche la pace del capra1t0 è invasa: tutti urlano e sono pronti ad alzare la rete. Si vedono in acqua trascorrere delle lunghe ombre nere, come sfaldate dal movimento dell'onda e dai riflessi del sole. Le onde rompono anche qua fuori, con il mare tanto profondo, e la spuma arriva alle prue delle barche e fa saltare i sugheri. Sono pronti anche gli arpioni che servi• ranno ad issare il pesce a bordo, un un• cino di ferro attaccato ad un'asta. Comincia la levata. Tutti pensano che una retata può da sola pagare il prezzo di un'intera campagna di pesca, e non im• porta più se le due tonnare all'orizzonte hanno levato prima di noi la bandierina rossa, sventolante fra il grigio del mare e del cielo che verso settentrione incupisce. La rete vien sollevata a mano da tutti gli uomini delle barche; è un peso fortissimo, ché le sue maglie sono di spago grosso e r.i• torto. Cli uomini guardano dentro, alle ombre nere che si fanno più fitte e veloci a mano a mano che la rete viene is• sata, tentando di scoprire il pesce dt due o tre quintali. Con movimenti veloci la rete viene alzata e contemporaneamente rituffata in mare, mentre tutte le barche stringono verso il caprano, a formare una vera • camera della morte, con quattro I SANTI PATRONI DEL MARE pareti di legno formicolanti di uomini e un pavimento d1 rete che sempre più s'a). za. l pesci luna, abituati alle grandi profonduà, colorano l'acqua d1 verde e sai• tano fuori a due e a tre alla volta. Uno viene a sbattere contro 11ponte del ca. pra110 e ricade m acqua tramoruto, rima• nendo a galla. Ed ecco il primo tonno che si fà vedere. Probabilmente è il più grosso del gruppo incappato nella tor.naro., e vien fuon dal. l'acqua con la testa rincagnata e poi con la gran coda forcuta che batte il mare, riempiendolo di spruzzi. Cala a fondo CO• me un piombo, ma sbatte sulla rete che sempre si alza e nmbal:za per ana. Con• temporaneamente a lui si levano degli altri pesci minori e dei pesci luna. Il fondo della rete è ormai a pochi metri dalla su• pcrficie. Si vede in acqua un passaggio continuo di ombre silenziose ed allarmate che vanno e vengono come prigionieri m una cella. Gli uomini sono svegliali del tutto e urlano: ogni tanto una pinna scu• ra o un pesce luna viene ad avvisarci che la rete brulica di pesce vivo. Poi, la • ca• mera della morte• diviene simile ad una grande padella nella quale salti, fra gli schizzi dell'olio bollente, la frittura an. cora guizzante. I pescatori sono eccitatis• simi, ma riescono ancora a contare, con occhio esperto, il numero dei tonni. Que• sti onnai vedono la morte vicina. E sai• tano per quanto possono, sbattendosi con• tro i bordi delle barche e 11 fondo della rete che non lascia loro più di un metro d'acqua. La tonnara è piena di spruzzi e di urla, mentre tutto SI muove e balla sull'onda breve e rompente, ad aumentare la confusione. Allora, la prima macchia di sangue tinge il mare. Un giovanotto in maglia color mattone ha arpionato un pesce proprio sopra alla coda e il sangue cola dalla ferita aperta. La gran mezz3luna nera della co• da sta stranamente immobile sul bordo della barca, mentre il tonno guizza col corpo e ficca la testa nell'onda che gli manca, come puntellandosi con le pinne alla barca e irrigidendo i suoi muscoli. li ~iovanotto è quasi trascinato in acqua: .. ' 1 arpioni vengono a dargli man forte: il primo tonno viene issato a bordo che ancora si divincola e sbatte la coda, tutto pieno di ferite e sanguinantt-. La pelle lucida odora d'alghe. Non è molto grosso, ma ha bagnato da capo a piedi gli uomini che l'hanno catturato. Anche i pesci luna vengono agganciati uno per uno; per il pesce più piccolo si usano delle reticelle che lo colgono a mezz'aria, come farfalle. Adesso è la volta del grosso tonno di due metri. I:: un bestione d'argento, pieno di forza, con gli occhieui maligni che hanno veduto molti mari. Ha terminato il suo viaggio oceanico: tre arpioni lo hanno afferrato e lo tengono fermo contro il bordo del caprario. Si dibatte con tutta la sua energia e tenta ancora di fuggire, mentre il sangue gli scorre dalle ferite e la coda cerca gli uomini che lo uccidono. t: una lunga lotta. Altri arpioni gli si conficcano nelle carni sotto al muso, mentre ancora si di• vincola e salta. Poi si calma, come fos&e stanchissimo, e viene issato sul ponte. Lui morto, sembra che nella •camera• non ci sia altro pesce. Ora, verrà squamato, spremuto, lessato e messo in iscatola. Dentro la latta con l'etichetta rossa, neppure si sentirà il suo odore di mare. Ma gli uomini sono allegri intorno al suo corpo. Cli aprono la bocca e lo palpano. Poi il capotonnara riunisce la preda e chiama il peschereccio che de\·e condurla a terra. Sul pagliolo delle barche, insieme all'ac. qua salata del mare, c'è un dito d, sangue scuro. Il pesce tonno, aperto per tutta la sua lunghezza, mostra gli interiori rose, e complicati: sembra un mostro non d1 que• sta terra. Non gh si riconosce né il cuore né 11 fegato: anche il sangue e l'acqua sembra che fluiscano non dalle vene ta• gliatc, ma che colino direttamente dalle labbra della ferita. Anche dal paese si sono accorti della levata, e si vede uno sciame di barche che viene verso di no, a gran colpi d1 remo, e che compare e ~compare dietro ai dorsi dell'onde. Sull'alberetto biaoco e nero, finalmente, il vento di mare può far bat• terc la bandiera. MARCO CESARINI i~• ::,::;, ,_ BEVEVANO ILC GNA U I CHELE trascorre l'estate, con m.l sua madre, in una stazione cli• matica sulle colline. Tutti gli ospiti della pensione, grandi e piccoli, dormono sempre nelle prime ore del pomeriggio. ~1ichcle invece, che a quell'ora non riposa mai, s'annoia, tutto solo. Anche oggi, per passare il tempo 1 scende in giardino, ove tutto è silenzio. Va lentamente lungo la palizzata che divide il giardino da quello dei vicini, guarda curioso, tra palo e palo. Di là c'è soltanto un signore gr~, che ronfa, abbandonato nella seggiola a sdraio. Le sue rnani 1 pendenti, tOC· cano l'erba. Il signore ha le mani pe• lose, un anello al dito, con una bella pietra; deve essere molto ricco. Ha anche un grosso paio di baffi, molto rassomiglianti ai rami più bassi degli abeti, a quei rami che, a volte, posano in terra 1 tanto sono pesanti. Gli abeti più belli sono sulla collina dove c'è una villa grandissima; l'abitano molti signori che, come questo, trascorrono il loro tempo in seggiole a sdraio. Miche. le non c'è stato mai, li ha visti però dalla collina di fronte; una volta ha pregato sua madre di accompagnz.rvc• lo : ma essa non lo ha contentato. In casa nessuno si sveglierà fino alle quattro. Il piccolo pensa di andar su ora, per la scorciatoia che ha visto frcqucnrnre dal garrone del fornaio, da quello del macellaio e dal portalettere. Forse i signori sulla collina non dor• mono; s.\r?t facile a,taccare discorso con loro. . La scorciatoia ad un certo punto incontra una :-.trùcla, tutta copc'rta d'aghi di abeti, ',(.'11✓.a alcuna traccia di passi; pare un bel tappeto. Michele t1 percorre, abbandonando il sentiero. Poco dopo incontra una panchina, sente delle voci, il bosco ~i rischi;;\ra. Vede sopra uno piazzo largo, riparati da tende, un po' distanti gli uni dagli altri, in seggiole a sdraio 1 molti signori . Michelt! non ardi-.t·e pro~guirc. Li osse1·va1 parlan~ poco tra di loro. Qual• cuno legge, qualche altro guc.1rda fisso innanzi a sé. Hanno tutti delle giacche· del medesimo colore azrnrro; calzoni bianchi o crema, -.carpe.:bianche o san• dali. Uno tossisce e porta alle labbra una bottiglia. Ciò incu1iosiscc il picc(). lo. Anche gli altri tengono alla cintu• ra una bottiglia, che pan· d'~lluminio. Forse quelle bottiglie contengono del vino o qualche liquore per fermare la tosse. 11 signore più vicino, un biondo, ma• gro, s'è a.-corto di Michele e lo fissa. Michele abbassa la testa in <wgno di saluto. L'altro gli fa cenno di avvici• narsi. Il piccolo ,;·avvicina e chiede: e Ha dormito bene? •· li signtirc biondo sorride stancamente : e Tu da che parte ~i capitato?». :Michele :ipicga dettagliatamente, nominando lOSC e persone come i,e l'altro le co~ox:cssc. Poi domanda a sua volta : « Cosa fate voialtri quassù? ». e Ci riposiamo >, dice il signore. « Sict<" così stanchi? » e Sì, siamo molto st.1m·hi >. « Quando ti piglia la tOm•1 bevi il Ji. quore? > dice Michele d'improvviso, indicando la bottiglia. Al signore brillano gli oahi. ).lichele sorride pensando che l'altro voglia sorridere. Invece quello dice in tonv scrio: e Sì, quando mi prcnd1.· la tos<.e bevo del cognac». « li cognac è molto forte», t~~·na il piccolo, e io non ne be,·o mai :i, e 1:. natur-ale >, dice il signni-,-, « i bambini e i cani che ne ben-," 10 ri• man-ebbero piccoli per tulla la vit.1 ». ).{ichcle vorrcbbi:: una !>pieg.11ione più particolareggiata di qm·,t.1 f.1n t·n• da del restar piccoli. Ma il signon· voi• ta di,;;corso. Si di\'ertc a i11t1.'nog,lrlo ~u argomenti comuni. ).1iclwk, rontcnto di chiacchierare, dà la ,tur.l a tutt.i la propri.i scienza. t difficile 111( ttcrlo in imbaraao. Altri ~ignori in giacca azzurra tirano più vicino le loro poltrone. Ogni t;mto tossiscoru, 1•. 1x·r far cessare la tosse, bevono u1: po' di CO· gnac, ma lo fanno \'Oltand1N dall'altra parte. Il cognac pare d.u k,w alla testa yerché qualcuno è molto rn,,..,, dopo di a\'cr tossito e bevuto. :Vlichclc è imbattibile in .uit1netica. Legge correntemente un lihro che un :;ignorc gli ha pòrto; lcg~,· lx·ni~imo, tenendo conto dei punti, ddlc virgole, degli a capo, pur compn nth:ndo assai poco di quanto legge. Ad un certo momento ,rnte dire che sono le quattro in punto. Si !-,pa,cnta, si congeda in fretta, pwnn·ttendo di ritornare pre~to, con 'Hl,\ madre; allora potrà stare dii più coi ~iµnm i, magari fino a sera, a dìscorrcre di ogni co:;a. Poi corre giù pel sentiero. A ca-.a trova la madre pt·n,i<'ro'>a. Lo ha cercato in villa, in giardino e per istrada. Egli racconta, pieno d'entusia• ,mo, la bella visita che h.1 fatto ai si• gnori sulla collina. Quando arriva al particolare d~lla 1?ottig~ia del cognac, la !11~1mmast adira, s1 spaventa 1 gli pro1b1~cc as,olutamentr di ritornare tra q~egli infelici, tutti malati; pc·rché il p1ccolo -.e ne persuada lo a-.sicura che non bevono affatto alcun liquore, ma sputano nelle bottiglie. Michele, caparbio, batte il piede a terra gridando che non è vero; e si prende rnbito una schiaffo. Allora ei,cr piangendo dalla ~tanta, non <.en1.1dichiarare ancora un,, volta tra le lacrime che i signori bcn·vano il cognac. ENRICO l\lOROVICH

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