Omnibus - anno II - n.25 - 18 giugno 1938

ANNO Il - N. 15 - ROMA 18 GIUGNO 1938-XVI L'.\NTIF ASCISMO universale, che va da Parigi a Londra, da Mosca a Washington, da Ginevra a Barcellona, è tornato al vecchio abusato moti\'O delle difficolt;}. finanziarie nelle quafi si troverebbe l'Italia all'indomani della sua conquista imperiale. Sono oramai sedici anni che queste difficoltà finanziarie dovrebbero fare giustizia del fascismo, liquidare una volta per sempre uomini e cose. Invece l'Italia va avanti con le sue esclusive forze, non domanda prc~titi, smentisce di vo• lcrnc domandare e si permette perfino di respingerne le premurose e subdole profTcrtc. Tutto ciò deve riuscire im,picgabìle, addirittura assurdo, a quanti wno abitu,ui a confondere il libro ma.stro col libro della storia. Si diceva che la ri- ..nva aurea era pclverizzata e venne il Gran Consiglio a ristabilire la vcritd. dichiarando la cifra di quattro miliJrdi. Si diceva ancora che la lira sar~bbc stata ulteriormente svalutata. Ma a questa voce non credevano nemmeno i suoi propal.J.tori. Se, infatti, i brnc informati erano proprio convinti di quanto andavano dicendo, perché non si affrettavano a vendere, anche allo scoperto, delle lire contro dollari o sterline? Nessuna traccia, invece, di un movimento di questo genere. Dall'ottobre scorso ad oggi la lira si è mantenuta fermi~sima al cambio. La svalut<tZione dell'ottobre '36 fu motivata dalle condizioni del mercato ~tero e non di quello interno. Infatti, dopo venti mc.,i il costo dcl!J vita è cresciuto appena della metà di quello che la lira fu svalutata al cambio. Contro una svalutazione del 41 per Cf'nto, sta un aumento dei prc1.zi dd 20 per <:ento. e Anche dopo il recente aumtnto dei prezzi la capacità di acqui!lto della lira si mantiene superiore a quella di dicci anni fa, subito dopo la. .stabilizza.tione, cd inferiore soltanto a quella che la lira ebbe dur.mtc gli anni della depres.sione economica seguita al 1929. La dimjnu.tione dei biglietti di banca in circolazione, rispetto al 1928, è stata anch'~sa poco inferiore alla diminuzione dei prezzi, e tale parallelismo di andamento è garanzia dell'equilibrio della situazione attuale>. Equilibrio convalidato dall'entità della circolazione, che al 20 marzo toccava i 16 miliardi e 190 milioni, contro un totale di partite da coprire di q miliardi e 819 milioni. li significato di queste cifre è fin troppo evidente. Nonostante che, nell'ottobre 136, la li4 ra. sia stata depreaata del 41 per cento rispetto all'oro, tuttavia la massa del circolante non è affatto cresciuta del 41 per cento rispetto al volume precedente, ma assai di meno; il che vuol dire che non solo non siamo entrati in nessuna fase di inflazione, ma, ca.so mai, in una fase di relativa ddlazione, se si riflette che non si va lont.:t.nidal vero stimando fra i 13 e i r 4 miliardi la: circolazione anteriore alla guerra etiopica. Un aumento del 1 7 per cento segnano le entrate dello Stato fra il febbraio di quest'anno e il fcbbraiò dell'anno scorso. È, quc~to, un dato fondamentale. che attesta l'cncnric.:i. ripresa della vita economica del Paese. Fra l'altro, es.soha con.sentito allo Stato di re-,tituirc, nel mar.to )Corso, ottoc<.-nto milioni alla Banca d'Italia. Tutto ciò autoriua a ritenere che il deficit ver- ~ l'Estero è destinato a diminui1c e la riM:rva d'oro a.d <4ument.ue. Uno sguardo ai dt:.·positia rispJ.nnio. Secondo le rilevazioni dcli' Ispettorato per la difesa del ri.sp.:1.nnioe per l'esercizio del crC'dito e della Direzione R"C· neralc delle Poste, il loro ammontare complc~ivo è pas,.1to da 75.867 milioni ,1lla fine del 116 a 7q.620 milioni al 31 dicembre '37. L'aumento di 3. 753 milioni compete per 1.568 milioni alle aziende di credito e per 2.185 milioni alle Ca ..-. c di ri~p,mnio po)tali. Questi i dati essenziali nei qu,1li :,i riJ.~-,umcl.:t.situazione cconomico-finanJ:iaria del!' ItaliJ. dopo la conquhtJ del· I' J mpcro. 11 problema immediato e permanente è quello di contenere i prc-ai. f recenti provvedimenti del Comiglio dei ministri mostrano chi,.uamente che il Regime non solo avverte la nccc:,sità di disciplinare i prcui, ma che è in 1)0)scsw dei mezzi idonei allo scopo: cioè, di un .sistema di controllo ben inquadrato in un ordinamento economico che investe la respomabilità di tutte le categorie, accompagnato da provvidcn7.C miranti ad attenuare ~li squilibri fra redditi e comumi. Ciò ('h<' prescrive la Carta dd Lavoro. * * * 12 PAGINE UNA LIRA SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE il . I . Il CIIINIc11· CIIILLI ne che era ormai pago della gloria raccolta nella guerra civile di dicci anni prima e che aspirava solo ad essere lasciato in pace nel suo piccolo Stato di San Luis. Avrebbe provveduto a irrigare i terreni, appena CO'itruito iJ canale, avrebbe fatto qualche bella pa:,M!ggiata in carrozza e si sarebbe fermato a discorrere coi campesfoos che lo rispettano con amore. Non dà loro un sala-rio, ma cibo, vestiti, un tetto cd il 50 per cento di quanto la tcrrJ produce. Eventualmente anche oel denaro in contanti 1 se ne ha abbastanza. -;~ .\RTENDO da San Luis Potosi ~ con una veloce automobile è • possibile raggiungere, in poco più di quattro ore, attraverso una folta piantagione di cactus, le scure e pietrose colline che circondano, Las Palomas. Lo Stato di San Luis Poto:,i è un pie• colo territorio rimasto capitalista in mezzo al ~Ics-.ico socializzato, cd è sotto il controllo del generale Saturnino Cedillo. tJfficialmcnte il governatore non è lui; ma praticamente nulla avviene senza il suo pcnneS,:,Q; tanto è vero che si dovette impiantare unà linea telefonica diretta tra il ranch del generale e gli uffici del governo centrale. Ora, siccome il gcncrJ.le è indiano cd intende che i suoi indiani con..c.rvino i propri costumi, molte leggi, fra cui quella antireligiosa, sono rim,1',te lettera mort.:t. a San Luis. '.'J'emmcno il presidente degli Stati fc. dcrali potè mai intcrvc-nire nelle faccc>ndedi quc)tJ. provinci~t : l'unica po· litica che gli restava era di aspettare e \ edere. PL"r sJ.lvarc le appa.rcn,..c, inviò 500 soldati fcdcr:l.li a Las Triba,;, la stazione più prossima al ra,tch del generale Ccdillo, ma d'altra parte di-,po,c che, in caw di difficoltà, questi uomini c;.alh,ero su un treno speciale e• ~i allontana~')(.:rO cJ.alla regione nel più breve tempo possibile. Seni.a tale prcc-au,ione, un m.1~sacro ~rehbc ,tato inevitabile, ~i.lcché il generale poteva mrttcrc in campo '20.000 armati da un giorno ali' altro. D<l qualche t<:mpo, Las Paloma., era circoud . u.a da grande mistero; non cr.:1.1>0..,.,ibilca\'Crc informa7ioni dirette: il g<•neralc Ced11lo evitava in ogni oCC'a,ione di dc,tarc rumore su di sé. Si S<.·ntivain giro aril. di ribellione: si dic<:va, per c-.<·mpio,che uno strano tipo d1 .:uncric.tno del Nord era piombato d1 nott<.•tcmpo a Las P,lloma~ con molto d<•na.ro; tutti ~apcvano che 1 negotiati ,ullc miniere erano stati ..o. ,pc,i; i proprit:tari parlavano con troppo ottimi-.mo cd erano convinti che rntro ~•i ml·,i il generale 'i.Ucbt>c divcntJto prc,idcntc della Fcdcr.ttionc lllf'""ic.tna. Per ottenere il permesso di recarci al ranch di Saturnino Cedillo ru ne• ccssario restare molte ore al ricevitore della linea telefonica diretta, e promettere, nella manieri.\ più categorica, che non avremmo infonnato nessuno della no•Ma visit..1. Il primo contatto con i metodi di governo del grncralc avvenne prima ancora di arrivare ai confini del suo Stato, quando un,, pattuglia mobile, da dietro una siepe, ci intimò all'improvvi,;o di fermarci. Dopo averci osservati a lungo per sincerarsi della identità delle varie persone, ci indicarono una strada che si arrampicava alla sommità di una collina, restringendosi s<.-mprcpiù, in modo che dall'alto pochi fucili sarebbero bdstati a fermare un reggimento. Appena scendemmo dall'altro ,·crsante, C"iapparve una grande pianura con alcuni campi lavorati. In un quarto d'ora arrivammo ad un gruppo disordinato di edifici bianchi di calcina. Attorno ad una veranda, una piccola foll.l chiedeva del generale Cedillo. Gli uomini, con le rivoltelle al fianco, o~tcntavano i cinturoni carichi di car• tuccc e di lu~suosc dccor,.lZioni metalliche. Ndlo St,ltO di San Luis Poto\! non si è m.li -.cnt1to parlare di permesso per porto d'anne e chiunque al mercato può comprare fucili, pi'>tolc e rivolttlle c,1>0sti sui carrctti 1 accanto ai sacchi di patate cd ai cesti di pomodori. La piccola foll.1 di a1mati aspettava pa,dcntcmentc, m<..·nticle ore pa1;,avano : ogni tanto qu.1.lchc baruffa familian· solle,•ava nuvole di polvere nelle strade adiJ.ccnti. Torna'>, un ragauo cieco dalla nascitJ., andava in giro con gli onhi fissi e \cnza e-,prcs-,ionc, ta- )tando le facce e facendo di tanto in tanto dC'llo spii ito: « ;\.f'ha detto che l..t luce è andata via e io gli ho ri1;1>01ito: " E a mc che mc ne importa? ">. Col pa-,..,ar drl tempo, un sen-.o di pigriJ:ia e di \OnnolcnJ:a s'iminu.1v.l fra gli uomini che ancndeva.no intorno alla Hr.rnda: alcuni erano v('nuti per C'hiedt:rcden.:t.ro, ,1ltri p<'r avnc un po- \t0 o una promc~\..1 1 ma ..c.mbrava che tutti avessero dimenticato lo scopo della loro visita. Un vecchio aveva fatto la strada a piedi fin dallo Yucatan e ripeteva che era molto stanco e che non voleva p.ulare con nessuno. A un tratto tutti scattarono sull'attenti, come )e una band.1 avc:.se attaccato l'inno ,~azionale: sulle scale che ,ccndevano al cortile era apparso il generale. Era l'unico che non porta ..s.c anni cd il suo aspetto faceva pensare ad un qualsiJ.si proprietario terriero dal volto scuro di indiano. L'abito era abbastanza logoro e la camicia di un tessuto molto rnvido e SCl\l'.a cravatta; un vecchio cappello c;.dcato all'indietro lasciava scoperta una larga zona del cranio calvo, impcrl.'.l.todi sudore. Si è scritto '\U Ccdillo che sono sta• te alcune Potenze europee a montargli l.1 tc,;ta, ma bastrt vederlo una sola n,lta per accorgersi che ~no tutte chiaC"Chic1<e' ("he il \UO cervello è rima,;,to lontano dai problemi politici che agitano oggi il mondo. Quando uno della no:,tra comitiva lo ~ttoposc a un interroga.torio sul comunismo, sul c.lltoliccsi'tno e ~ul come si sarebbe regolato se fo)~ diventato presidente, il generale -,i ,;bottonò la c.1micia e cominciò ,1~ ,;trofina~i il petto madido di ,udore per lo sforw intcllcttu.1lc che do,c,•J. fare a seguire il cor-.o della convcrs<.1tiont·. Jncalnto dalle domand(•, sbuffava e guardava torvo come. un toro indignato, c;;ospl'ltando che lo !"iivolcs'>Cprendere in giro e mettere di propo,ito in im• b,trazzo prr poi ridere alle ,uc spalle. Ogni tanto, .1 b.1,..,i-.-,imavocf>, mormorava: e Dcmocracia, democrada >, ma si capiva bcnis\imo che il f.tm1aci- ,ta o il mac,tro locale lo avcv.rno consigliato di far ,civolarc qu<'-,l<tp,lrola quando parlava con gìornafoti di politica. La sala nell.1 qu.1lc ci ric:c,cttc era piena di orribili mobili e No,ccento >. In un angolo c'era una oleogr,tfij di Xapolconc e c!Jvanti al quadro si al• lung.wa h, pdlc di un ~dligatorc; ma è difficile dire \C il generale pcmas,c al Cbr~o con ,pirito d'(•mulJ.zione. In alcuni morm.:-nti si J\C\'J. l'impre:,:,ioFu appunto per questa faccenda del denaro in contanti che incominciarono i guai. l cam pesinos ,Ti ungevano dal gcncr.ll<..', cd il generale era costretto a mungere dallo Stato; poi capitò la siccità, e !.i trovò che il sistema idraulico era .mtiquato; il governatore non aveva denaro per rimediare, non sapeva che f.uci, e scoppiarono sommos.-.c contro il pre:,idc11tc. Neppure co..t.ui .lvCva dcna1·0 e si strinse nelle spalle. Allor<.ti campesi,ws si rivolsero di nuovo al generale cd il generale cercò di mungere altro denaro dallo Stato, ma le ca.,~ crJno vuote e dovette ricor1crc ai capit~tli!.ti e ..o. llecitarnc i favori ipotecandosi per l'avvenire. Le CO'-<' ittavano a que~to punto, cd ceco che gli capitavano giornali:,ti ..t.ra11ini_,l _metterlo in imbaraao pad.m• dogli d~ a~go~enti mai uditi prima. Era f.1c1lc tntuirc che se non ci fo~:,C )tJ.~-~d~ mezzo la qucsti~mc della ospitaltta, 11 gt·neralc non s1 sarebbe limitato .1 5buffJrc, a sudare cd a mor1nt)1".\rc: « Democracia, democracia >. Le ombre ddla sera, intanto, cab.• vano rn La~ Palomas. L'officina elettrica ,i mi,c J ronzare, alcune fioche l.1mpadc ~i ..tccescro nelle ~tradc cd il ~uono delle campane :,i allont,mò oltre le colline. l conlJ.dini incominciarono .1d av, iJ.rsi verso ca!la dai camini s'.d.1:òqualche sottile stri:,cia di fumo e lJ. 1>0lvcrc si acquietò. Ogni tanto, dav~1nti alla \'Cranda, si fermava un ca1rn, ne dhcendcvano uomini J.nnati che ,i mischiavano a quelli che non ancora avevano parl.:1.tocol gt.•1w1.1lce facevano un po' di chiasso. To~n.h, il ragaa:o cieco, continuava a ndcr(', tocc,1.v,lora un mento ora un,\ fondina, e diceva: « F. Ju~w; que.,to è J u• .m >. Se il generale non aveva tt:mpo per a-.coltarli, ebbene, i campesrnos avrebbero passata la. not-

t~ sotto la veranda, mangiato il ,ouo c,bo (non per niente due vitelli erano stati macellati rwi cinque giorni precedenti) e l'indomani avrebbero riprcw l'atte1:a. Era già tardi quando venne d.uo l'ordine di aprire le porte della fattoria e nella ìucc solare ~i vide un uo- •mo ilaltarc su un cavallo, afferrare a volo un moM:hetto e lanciarsi fuori a tutto galoppo. Vcr!lo le chu.•. del mattino, alcuni afficiali in canozza fecero riaprire le porte e n·t:.1rono notÌzic gravi~,ime: il prc~idcnte aveva dimCil'>O il suo amico gencr.ilc, il comand,rntc milit,irc di San Luh., S.1turnino Cedi Ilo; numerose truppç federali stav,rno già invadendo lo Stato da più punti; CArdcnas aveva dichiarato che la M))uzionc :>;ircbhc iltata violenta e radicale. Come si potcv~t immaginare che il robu:>to cd a,tuto fattore indiano avrebbe sacrificato il suo nuovo im pianto idr.iulico per i campi, il raccolto di grano quasi maturo e che, alla sua età, avrebbe ripreso la guerriglia sui monti? Eppure ciò avvenne: appena gli uomini armati che attendevano ~otto la veranda udirono le notizie, incominciarono a gridare, cccitando5i l'un l'altro; e quando Cedillo, nell'imix·to della prima rabbia, si affacciò sulle scale e disse: « Ci libereremo da quel porco presidente! », ogni uomo aveva già tirato fuori le piiltolc cd era ormai troppo tardi ,,per farle riporre nelle sfarwM: fondine. GRAHAM GREENE ffl f4 OME è noto, nei paesi jn cui il di. li.o von.io è ammeno, lo si domanda e spesliO lo si ottiene per le più strane o futili ragioni .. Riuniamo qui sotto alcuni casi sorprendenti, raccolti da giornali o riviste americane. Nella rivista Time: e Sebbene attualmente non mi percuota :t, spiegò mi.stress Sarah Sandcrs, che ave\a citato a compa.' rirc in giudizio il marito, Edward Sand<"n, per sentire pronunziare in danno di lui il divori.io, e egli andava in giro per le ca~ mere pel'Cuolendo le porle col pugno e di- _eva: "Vorrei che questa porta foste voi"> .. Dalla stessa rivista; e William Wilson fece divorz.io da sua moglie perché com•i si era presi i suoi denti fabi e non g\ir-li rese finché non ebbe ottt'nuto due dollari >. Dalla rivista Newswuk: e Mrs John 8. Crane di Cambridge, nel Manachusctu, accusò il marito, un istruttore dcffunivcrsi1l di Haw3rd, di avcf tirato contro di lei una piccola pianta di cactus spinoso e ouenne senza contrasto il cLivorzio :t. Dal quotidiano Th~ New York /-luald Tribunt:: e I giudici della Corte dei divorzi di Parigi si trovarono di fronte a un caso nuovo, quando una donna persegui il marito per danni perché aveva 3Vuto sci figli>. Dalla rivista Timç: e Jl.frs Viola Bcck attestò che il marito la avc-v.i. fatta svenire, battendole sulla testa un piccolo pollo vivo, e che, avendo, dopo di ciò, constatato che il pollo era morto per l'urto, la aiutò a riprendere i sensi e le ordinò di cuocergli il pollo. Per tutto questo, la suddcua signora domandò il divorzio>. Da Hewsweek: e Ada Lconard, di profruione danzatrice nuda, intentò causa contro il marito per divorzio e il suo av. vocato spiegò le sue ragioni cosl: " Essa è risentila del fatto che suo marito non sia risentilo del fatto che essa faccia quella specie di lavoro. E: chiaro? '' >. Dalla rivis:a Newsweek: e Samud Hoffcnstein, poeta e scenografo di Jiollywood, ru dalla moglie perseguito in giudiz.io per di. \'orzio e fu condannato per averle dedicato i seguenti versi: •· Quando voi siete via, io non ho riposo, mi, sento wlo, - affli110, infelice, distrutto; - ma (e qui è il nodo, mia ca1a), - io mi sento all'istesso modo quando voi siete qui" >. t facile pn·\cdere che le prossimi.' dl·- .doni prcsidcnzi.1li negli Stati Unici susciteranno panioni d·una violenza senza prectdenti. Vincerà per la terza voha Franklin Rooseveh cd il New Dt:al oH·ero i suoi op· positori? In alcuni S1a1i i repubblicani K'mbiano già pre\ 1alere cd i giornali ripor1.1no la seguente preghi<-ra che l'ot1an1ennc parrO(o di una ciuadina della Pennsylvania ha composto per i suoi fedeli: e O Dio, Ti ringrazianio per i s:randi capi che hai dato al noslro pac~t·: per Washington, per Jdfl'rson, per Cle\·cland t'd a11chc per Rooseveh. '.\fa bada bene, o Signore: noi Ti ringraziamo per Teodoro Roosevelt e non per Franklin >. i'1) ,1, /1I ,r/ 1', • I AN'N0II· N, 25 • 18GIOONO1938-XVI MNIBUS SETTIMANALEDI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE lL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI Jalia • Impero:auo L. 42, 1eme1treL, 22 Eatero: auno L, 70, 1tmntre L, 36 0GJrI Jf'DMER0 DJrA LIRA NauosoriHI, disegni e fotogrs6e, auch .. non pnbbllcAtl, DOD 11 ruthulscooo, Dlredou: Ro1111 • Plana della Pllotta, 3 TelefonoN, 86,470 .lmmlabtruloaa: Milano• Piuu Carlo Erba, 6 TelefonoN, 24,808 • Permil L, 3. R llilauo, Parigl, Pubblielti: colonna, Bruohi 20.907 -HouoN 1/ 1,1 1/ :I IL GENERALE SA.TUBNillO 0EDILL0 NELLA BOA FATTORIA A sur LOIB l'OTOsi, 0ON LA SUA GUARDIA DEL CORPO A 1lalnn1 IL FRANCOBOLLO DEL TERZO 0ENTENABJO DELL'INVENZIONE DELLO 110HAKPAGHE", A dmn1 UN 0OLLEZIOBISTA DEL FJUN00B0LL0 SULLA RIVA DELLA SENNA I LPL!filW~ D0L!G3 J .\ GRANDE OFFENSIVA nemica del !Q 15 giugno 1918 si ispirava a due concetti di manovra; uno più vasto: schiacciare il semicerchio della nostra fronte dall'Astico al mare attaccando, da una parte, sull'altopiano di Asiago e sul Grappa, dall'altra, dal Piave; mèta di convergenza delle direttrici di auacco: Padova; uno più ristretto: attenagliare l'Vlll 0 Corpo d'Armata schiera10 nel settore Montello-Nervcsa-Ponte della Priula, stringendolo fra il XVI 0 e il XXI V° Corpo d'Armata e più precisamente fra la 33• e la 46l Divisione, partenti dalle Grave d1 Papadopoli, e la 17• che, occupato il Mon~ tcllo, doveva scendere verso sud; zona di convergenza delle branche di questa tenaglia: Arcade-Sprcsiano-Povegliano. Se il concetto generale del doppio attacco dai monti e dal Pia\C, può considerarsi non felice in quanto implica\'a il gra,c errore della dispersione delle for..:e, il più ristretto piano degli attacchi dalle Grave di Papadopoli e dal settore antistante al ::\lontcllo, con convcrg<.:nza su Spresiano e Arcade. era hen concepito, sia perché d possesso delle Grave facilirn,a al nemico il passa~gio del Pia\'e, e l'occupazione anche soltanto dell:t parte orientale del '.\lontcllo avrebbe dato al nemico una posi1.ione dominante e minacciosa per l'int1ero schieramento italì:mo sul Piave, sia perché i due attacchi, dopo pochi chilometri, avrebbero potuto congiungersi nella wna di Arcade-Spresiano-Po\'egliano determinando cosi l'accerchiamento dell'intero \'111° Corpo d'Armata italiano, quindi l'apertura di una ~rande falla nel nostro sclueramcnto nella zona dei nnn del tutto distrut11 ponti della Priula, con gravissima minaccia verso Treviso (retro, ie del Piave) e '.\lontèbclluna-Asolo (retrovie del Grappa) e conseguente posSib1lità d1 fusione delle forze nemiche attaccanti e dal ~lontello e dal basso Pia,e e dal Grappa. i\1a fin d:il 15 ~•u~no 1 due concetti animatori del grande attacco austriaco erano falliti. Il fuoco della 6• Armata, la reazione della 4J Armata, stroncavano subito l'attacco nemico nel settore montano, ma anche 11 più ristretto piano di annientare l'VIIl° Corpo d'Armata, nella pianura che si estende fra il Montello e le Grave, fu ~ventato dai nostri VI I 10 e XI° Corpo d'Annata, Più precisamente lo schieramento italiano dal Montello alle Grave era costituito: zona orientale del MontelloNervesa, 58• Divisione; settore Ponte della Priula, 48• Divisione; entrambe costitucn~ ti l'VIIJ° Corpo d'Armata della 8• Armata; Grave di Papadopoli, 3 1" Divisione dell'Xl° Corpo della 3A Armata. Su questo tratto di fronte, la notte del 15 giugno, fino alle ore 3, passò ahbastanza tranquilla; anche le nostre artiglierie a,·cvano ripetutamente ricevuto l'av\'ertimento di • massima \'igilanza •, ma soltanto la nostra •campagna• eseguiva i soliti tiri di disturbo• sugh •ovuli• corrispondenti ai punti sensibili dello schieramento austriaco. . \Ile ore 3, con perfetta sir:1ultancità, si scatenava il bombardamento nemico; immediata partiva la formidabile nsposta dell'arti~lieria italiana; fuoco, fuoco, fuoCoj rumore assordantè, 1flfìn1t1 scoppi, vampe abbaglianti e, quasi subito, densissimo fumo di gas \clenosi e lacrnnogen1; ~li artiglieri, coperti dalla maschera e da- ~li indumenti antiitas, formavano con 1 loro cannoni nel ritmo del fuoco accclclcrnto un unico strumento di mori(' .. All'alba la hella campagna veneta appari, ;1 unmcrsa l1l una bassa e densa nebbia d1 fumo e <li gas; non si vede,·a a pochi metri di distanza; soltanto, altissuno, lo stormo deKli aeroplani italiani che volavam> verso i drake11 e alla ricerca delle colonne d'attacco del nemico. Al mattmu, la 331 Divisione austriaca muo,·e,a all'attacco dalle Gnwe di Pnpadopoh; colpite, ancor prima di muo\'ersi, dal fuoco della nostra artiglieria, le fanterie nemiche riescono a penetrare soltanto per poche ccntmaia di metri nelle nostre lmee; ben presto I contrattacchi della nostra brigata \·cneto ricacciano a! di là del Pi:n e gli assaliton o 11 fanno prigionieri. L'attacco dalle Gra,·c di Papadopoli è stroncalo e respinto con t.anta energia che il nemico rinuncia subito alla manovra unpcrniata sulla azione del suo XVI° Corpo d'Armata. La sua 33• Divisione non tenta più di attaccare e la 4 6•. che era destinata ad alimentare l'attacco verso Villorba-Spresiano, è mandata sul basso Piave. La branca meridionale della tenaglia, che doveva stritolare l'VIIJ° Corpo d'Armata, è spezzata dcfìnit1vamcnte. Invece sul Monlcllo la nostra 58• Divisione, sorpresa dal bombardamento quando non era ancora terminato il cambio in prima linea delle sue brigate d1 fanteria, subisce l'attacco nemico. La massa avversaria prevale sulle forze della nostra difesa d1 prima linea, molto rade perché disposte secondo una larga applicazione del prinçipìo dello schieramento in profondità, e rapidamente rièsce ad occupare la parte orientale del Montello. La 17• Divisione austriaca, secondo il noto piano, comincia a scendere verso sud e riesce a spingersi fino a Ncrvesa e So\•illa, superando anche la linea ferroviaria fra quelle due località; i ponti della Priula sono gra\'Cmen1c minacciati, ma la nostru 481. Divisione difende con la hriij~l:l. Piacenza i ponti e con la brigata A<>uila riesce ad imbastire un fianco difensivo verso nord poco sotto la forrovia Ncnc!;.1-Sovilla cd a frenare l'offensiva nemica .. Cosi la nosrra resistenza, fino dal pruno giorno della battaglia, fru'itrava la pili importante manovra prevista dal piano austriaco t: quindi, com,en ando alla difesa italiana la r1\':i del Piave dai ponti della Priula a Candclù, impcd1\'a che i due itrandi a1tacchi nemici, partenti dal .Vlontello e dal bas,;o Pia,·c, potessero fondersi .. Il nemico muo,erà ripetutamenlt· all'a!;il.Jlto; per una se1timana le vicende della lotta sar,1nno più volte preoccupanti per noi, ma, fin dal 15 giugno, il nemico sarà COl.tretto a condurre due ba1tal{lie d1spcr,.1te perché prive di nesso e di reciproco appo~~io; una sul '.\lontcllo e una sul basso Pi:n c. Tutto l'esercito ttaliano partecipò alla dcfiniti\·a ba11.1glia del giugno 1918, ma soprattutto nelle terre dO\C in questi giorni il He ccl I reduci si incontrano per meglio ricordare la Vittoria, crollò l'ultima spcram:a dell\mpero austriaco. Quando alle tre d1 notte del 15 giugno 1918 divampò il bombardamento nemico, 1 l>Oldati , ider.o alzarsi da oriente come una grande alba. N. P. FILOSOFIA OEOOBLOV!OOA f7N UN ponderoso ,olume, edito qualche lJ Jnno (a dall'fs1ituto per l'Europa orientale (Lo Ceco1lovauh1a, con prefazione dd .senatore Amedeo Giannini), sono, fra l'altro, raccohi aforismi politico-filosofici di Masaryk e di lknes. e La prima csigenia dell'umani1à :t, scrive\·a Masaryk (che, come tutti sanno, fu dcuo e il filosofo dcll'umani1à >), e la prima norma della sociologia è di mettert' ciascuno in grado di colti"arsi >. O anche: e Io non attendo la s•lveua da ncHun partito, ma so che saremo invincibili se si tro ..c. rà in tutli i partiti e in lulte le claui un numero abbas1anza elevato di uomini degni di quc- .s10 nome e capaci di riAcuione, che, scnz.a accordo fra loro e senza visibile lt·gamc, compiano ognuno nella propria sfera un lavoro lcndentc allo stesso scopo :t. A quale scopo? L'aforismo non lo dice. Masaryl.. fu detto e il filosofo dcffumanità >, e sul• la. base di una filosofia come la sua fu cdifi<"ato uno S1ato come la Cecoslovacchia Come filosofo-poli1ico o politico filosofcg• g'.an1e, 8en<-s non è da meno dd suo venerando maestro: e La nostra poli tic.a es1era è, dal punto di vista l'lieo, idealistica ucl vero ~enso della pMola. Sua base. 1ano l'idea delrumanità, l'idea della libcr1à naz.ionale c l'idca ddla democrazia>. E anche: e Gli Stati si mantengono finché n·- stano fedeli ai principi su cui furono fondati •· Che co~, praticamente, significassero tutte quelh· .,_idee• e quei e principi > di Ben.__..spiega, con candida ingenuità, l'aul0l'e del c-1pitolo in cui questi detti memorabili di Bencs sono raccolti, ceno Jaroslav Havrda: e Tradotti nella politica pra1ica, questi principi significano anzitutto un intransigente mantenimento di tu11c le clausole dei trattati di pace>. Che fu il mal seme ... Nella prcf.u.iont', il senatore Amedeo Giannini confuta\ a le opinioni di coloro i qul\li vedevano nelle minoranze 1roppo foni incorporate nel nuovo S1ato un pericolo pc-r la pa.cr e per la steua Cecoslovacchia: e Secondo alcuni .... l'alta percentuale di po• polazione non cèca che entrò a far parte del nuovo Stato, non potendo tollerare un giogo straniero, ii sarvbbe tcnu1a in uno staio di continua agiuzionc, pericolo~ per la pace dell'Europa orit'nule, data l'irresistibile tendenu dei tedeschi e dei rutcni a unin:i a.i loro fra1el!i di razza e degli slovacchi a resw.re con gli ungheresi •· Il scna1ore Giannini definiva e troppo semplici > questi giudizi: e .. .i profeti di sventura ri. marranno delusi >, ·egli assicurava, e perché è stolto discono\Cerc che il govcnio cecoslovacco ..... ha dimo~1rato t,lnla prudl'nia, tanta fern1eu.ii, 1a1110coraggio nell'affrontare le dcbolenc na'Z.ionali e la crisi che ne deri\a, che tutto lascia prcvedert" che essa sarà auai più breve di quanto può apparire :a,, E: da rile\'are che allora la e crisi > (:~e:;':~~;:\.: 1 ni~~~~o e! ~:r1:i:~i1': f~:: stata debole, non sarebbe cominciata. Jnfine il scnatore Giannini dirùostra\ a che la conferenza della pace a,cva ottiman1entc fat10, aw:gnando alla Cccoslo\·acchìa popo· laz.ioni e territori tedeschi, unghcre~ì, rutcni e polacchi. I f.atti hanno dimostralo che e i profeti di S\t'ntura :t a\'C\ano ragione. POLIT!OA ESTERA DELLA 0, 8. fl • ERRORE fondanwntalt' della politica l.!:] cèca fu, forse, in qudl'aforismo di licncs Chl' abbiamo citato poc'anzi: e Gli Stati s1 niantcngono finChi re.stano feddi ai principi sui quali furono fondati >.. La Cecoslo\·acchia era nata fo11data su due principi: la fon.a francese e ringi11stizia di Vers.tilles; e , i 1imasc fedele. Quando la fo1u francc.se declinò, rima.se l'ingiustizia. Pa difendere l,1 quale, oggi, bisogm·rcbbc mobili1are l'Europa. I.a storia diplom,1tiCJ del dopoguerra è tutta domin.uJ dalla lotta. frJ lt• fon.e conscn:atrici ddlo stal11 quo cr<"ato dai trau:ni di paCf" e le fone r<",isioniste o distruttrici di esso E si pos~no diningucre tre J)('riodi. Qudlo dd!J ,1\S0\111aprepondcranz..1 delle forze CO!l\l:l'\'.il.trici,con la Fr.anc:a alla testa, d· 1 ~1.t fino alJ'aH cn10 del N.uismo (30 gennaio 1933). Qucilo d<"i tentativi di org:a11izz.uio11edella cosiddetta siturez.t.a collettivJ, che dura dal 1933 fino <11 colpo ~ dì Hilin in R1·nania: -, mario 1936 ..Quello ddl,1 prl'pond~·r,rnza delll' fone r('vi~ioniste: dal 7 rnan.o in poi. L.ì poli1ica ddla Ct•coi.lovacchia fu un ,--ifle~sodi quc~,r oi,.eillazioni d.-lla bilancia generali! delle forze in Eu,opa. PRIMO PERIODO, 1920-1933 li\\ \ TRE p.uti c'n.i, allora, da tenu-1e J.!,/ una minaccia ,Ilio slatu quo: dall.1 CC"rmania, dall'Un~heria, d.illa Russia. Contro ci;1\cuno di qu~':.ti tre pericoli, le potenze <"OnH,·a1t1 ici dispos1;ro un comphca,o sistema di difese. Contro la Gnmanin • Contro I.i Germania, telle\a il ('Jmpo anzitutto la F1.rnC'.J. la quale, .tllorn, non solo aveva. 1'('\erci10 più potente d'Eurnp.:i, ma, per efft-tto dell,1 dernilitariu.1zìon" della Renania, :h•e\·a ::incht· i1111an:tia ~é libera e ~gombra di ostatoli la , i;1 per at1accare e colpire J'.1vv('r• ~ario .11<"Uon.•. Ql1cs1;, fo1midabilc minaccia alla C<-rmani.1, ~ul f1;\I\C'o,ba:.t;i,a a par.ì• liutai-e qual\ias1 sua \Clleiià di :1,.ione vcr~o sud o , <"rso e~l Così la Cec-oslov,1cchi:1 e la Poloni.i. \'Ì\c,ano sirme all'ombra dl'lla ,p;td,l fr,H\et•Sf". \ r.1ffor1.1re questa. ~itua• :r:m1e i111er\'en1wro l1JC'co1do franco-polacco <h·l 192 1 t· l'accordo franco-cèc-o dd 1924. Ndl'ottobrc 192~ ,i giunn· .:il trattato di l.oc\,rno .. E~ con~i~tna di due pani. Prìma parte: tr.1t1a10 di mutua garanz:ia a cì11quc (l'lnghihl'rra e l'Italia garanliv:ino l.1 fro111icra occiden1,1lc} <" tratta1i di arhi1r; 110 tl·dl.'\.Co-bclga e tedesco-francese. Sl"· conda p.UIC;: tratlati di arbitr.tlo tcdt'S{'O• (~co <· tcdcsco-polacco ma in que~,.1. p,utr, l' l1)ghihl"r1a e I" Italia non intcnt·nncro lnttnc1lllt" solo la Franda. Con un prirno traltato la Francia e la Polonia, con un secondo la Fr;111cia e la Cecoslo".1cchia si pl'omiscro e immediato aiuto e assistcn,a > per il c.uo che la Germania .l\'<'S.SC' mancato agli impegni assunti in quello ste~so giorno o a,cs~e aggr<·dito Cosi I,\ Francia gara111iv,1 le frontiere cèca e polacca, e la Cecoslovacchia e la Polonia garantivano la frontiera francese . Contro l'Unzluria. - Per sbarrare la vi.i al revisionismo ungherese fu creata la Piccola lntes.a. Con tre tnltlati St"parati del 1920 e dtl 192 1 la Cecoslovacchia, la J:lo• r1Hrnia e la Jugoslavia si promisero e:unmedialo aiuto cd assistenza.> contro qualsia~i abgrusione ungheresc. Contro la Ru.JJia. • Infinf', per sbarrare la via alla Russia, si inttscro la Polonia <" la Romania prima con un accordo del 192 t, poi con un accordo più largo del 1926. In conclusione, nel sistema che ebbe vigore in quel primo pt"riodo, la C,·coslo,at"- chia contro la Germania non ..ave\a .lltrJ alleata chc la Funcia: il che, allora, bastava. La Piccola Intt'sa non giocava che contro l'Unght'ria e gli Absburgo. SEOONDOPERIODO, 1933-1936 ffi EL 1933 ,, è staio scriuo, , !'or.dine llJ europeo fondato sullJ asSQ)u1a pr<"• po1idcra11za della Francia (om1nciò rapid;,;mente a indebolirsi•· In realtà cominciò a indebolirsi prima del 1933. Nd 1930 furono ritirate le 1ruppc francesi dal Reno. Nd 1932 fu liquiJata la controversia delle rip:i.razioni. Ogni controllo della atti- \'ità militare tedesca fu abolilo. Il 30 gennaio 1933 lfitlc_r salì al pOtNe; e cominciò una nuova storia. Kdl'ouobre di quello stesso anno la Germania abbandonò Ginevra e cominciò ad attuare un programma di rapido riarmo. Fu allora che la diplomazia francese, nell'ansiosa ricerca di nuovi e più potenti alleati, conccpl l'idea di aurarrc nt·lla sua orl>ita la Runia. Dal tratta.lo di Rapallo in poi, t'" cioè dai 192"2, la Russia aveva collabora10 con la Germania. Ma ora il risoluto antibolsct·vi,mo dd rcgi1:1e naziua a\e\a mC"sso fine a ques1a più che deccn• nale coopcrazion<" e aveva reso rstrcmamente diffidenti i 80vcrnanti di Mosca. Ebi porS<"r0,perciò, la più benevola .111enzione ;,;gli in,i1i francesi e nel seucmbre 1934 l'Unio• ne so,·ietica f<-ce il suo ingresso a Ginevra .. Barthou sognava una rete \3$13 e complicata di paui, che a, rebbc do\·uto co• prire tulla la carta dell"Europa: un patto di sicurezza orientale, a cui a,·rcbbcro dovulo partecipare la Russia, la Germania, la Polonia, la Cecoslovacchia e gli S1a1i baltici; un pano mediterraneo fra tuui i paesi mediterrJnei; u_n patto centro-,curopeò, 'hc a\rebbe do,uto a.ssicurarc l'indipe111.~•n1a dell'Au$1ria. 01 tu11i questi progenì ben poeo fu realizzalo .. fu rcali:u.Ha l'lntt'sa. balcanica, nel 1934. E furono rcalizz.ati i palli coi Sòvicli. Il tra11a10 franco•SO\ÌCtico è del 'l n1ag• gio 1935.. Quello cèco-sovietico è di due .scttimanr dopo: 16 maggio 193~. La formula è la solita: e immediato aiuto e assistenza :t a termini degli ari. XV, capover• . so 7, e XVJ del Covenant; e cioè aiuto e assistenza sc•nta aspc1tarc 11..:.-d· cd!iorii, del Consiglio della Lega. Praticamente, vere e proprie alleanze difensive, idt·ntiche alle allcam:e del passato. Ma rimaneva ancora da concludere, perché il sistema Barthou fouc completo, una scrir innumerevole di trau:11i di mutua assinenu: tr.a la Francia, la Ju_go.sla,ia e la Romania; tra la Russia, la Jugoslavia c la Romania; tra la Cccoslo\acchia e !:i Romania ccc. L'edificio cominciò a crollare quando appena era comincialo. Il 26 gennaio 1934 l.t Polonia si accordava con la Germania: tutte le loro contro\'crsie territoriali erano SO• spcsr per dicci anni. La stampa franct·S<' è stata, poi, spesso ingiusta con la Polo-, i1i~, che ha, prt'ss'a poco, accusata di tt.l· dimento. La. \ erità è che la Polonia a nessun cos10 vuole e$scre ancor.i; una , olt::i il rampo di b.ittaglia fra la Germania e la Russia, e tullll, nella sua politica, è subordinato a questo scopo fondamentale .. Il patto franco-SO\ ietico conduceva t'satlamente a fo1r(' della Polonia il campo di ba11aglia ddla futura gueru orientai~• ; e la Polonia si av\icinò alla Germania ·t s<.'mplice, cd è strano che in Francia si continui a non capirlo. In ('ondusione, alla fini:-di questo secondo periodo, la CeCO)!Ovac-chiaan•, a per allcJte, di frontt .ill.t Germania la Frnncia e la Rus~ia. La Pictola Imesa ('ontinua\'a .1d a\'<"r<'una funzion<.' t'SC.lusivamentc anti-unghc·rcM." TERZO PERIODO, DOPO IL 1936 fjjrl l '"TTO. qm·sto COhh'lio.di speranze I 1>iÙ U I he cli allcanz,•) crollò il 7 mMzo 1936. Xon si esagl"rcrà mai l"imporunza di quell.t data ncll.t ~toria diplom.ttica dell'Europa F.s~a didsc due- èrl": quella dl'lla forza r quella della dclwl<":rz.i f1,1nceM". Tutto il sis1cma t·ra fondato su\l.a presun- :rione della for-La france,t": In fondo, \i era uno strano t•qui\Cx:o: la Francia si a11rnde,a for.t.a dal'e allea11%t·,e, iml"ce, era la sua fona che tenc\a in vila le alle.lnzc. Il 7 mano 1936, lliliL'1 frcr entrarr h• • 11uppc.· tcdt·sche in Renania: la Francia non J'tÌ e la Cran 8rc1ai.;:11ac::i11s1~·li impegni Risultò chiaro agli occhi del mondo che la F'r:tn<"iada ~ola 11011 si .1.enti\·a in grado di sfondare b frontina non fortificala. Subito Hith·r la fortificò. E allo1a diH'ntò c,·rto che nt' l'<"sl"rcito f1.1nccsc, ni il fr,ln('r-~c e ringlcM• insieme ,arl"bbcro mai riu,citi a pa~~1.rc. In que,I(· condizioni, quale aiuto o quali· as~:s1rn1~1i.i pott:Yano ancor., atkndcr<" I<' piccole nJ1.ioni dell"Euro1>a ('tntra!e e balc,111i('a? 11 1110\'imcnt<.>di dis,<illl7ionc dd si,11•111.:1 prrcipitò. All,t <"onrt•rcn,a drlla Piccola lnH•\,1 a Brai',la\a (29 agosto 1936) i 1rt· goHrni riprcsc10 b loro libt·rtà d".11iont• p,-r lr nUl(·ric che non fo,1cro di interesse comune". E,a J;t fint.·. l1\\ano la Fr"ncia offrì nel 110\'Cmhr<"la sua Jllran:ra politi<"a e miJ't.in· a Bdgrado e a Bucarest L'uno e \'alt10 go\·erno rifiutarono I.i. gemile 0 f. ferta Sucrcs,i\amcn1e, S1ojadino\ÌC si andò uril'nt.rndo , er~o \'Italia e Bucar:::st , eno V:i~.1,ia. Soprancnne la c1isi amtriaca 01 mai la Cecoslo, ac-chiJ c1a circond.1ta d.1 O';ni pi'n te da pa('$Ì o,tili, ~li quali t·SS.t a\'na po11a10 ,ia br.indelli di territorio 1· di popola.t.ionc: la Cennani.,, l'l"ngheri. 1, la Polonia ; ed era territorialmt·11tt· ~cpar,Ha d.dlr ~uc alleate: la Fr.1ncia e la Russia In questi' condizioni Ji3pc1·;11(-M è ape1ta, tn-- St'ttimane fa, la sua cri,i. q11elln c1i~ì ('~e e i profrti di §\entur,t > .l\'t'\'ano prr- , 15ta dal 1920. HICCIAllDETTO

Bagna.ra, giugno. Jfial.l UOMINI più silenziosi del mondo lgJ sono i pastori. Dopo vengono i pescatori e i marinai. Gli uni e gli altri sono abituati a contare il tempo solo per stagioni e per giornate: non sanno parlare che del loro mestiere, e venti frasi, sempre le stesse, bastano per circostanze e avvenimenti che si ripetono sempre uguoli. Del resto, marinai e pescatori vengono da un ceppo comune. La gente più coraggio~a ed abile in mare si trova fra i ~opolt che sembrerebbero dover essere più attaccati alla terra, fra gole e montagne; si può star certi che quando un mon,ta• n.1ro prende il mare, farà grandi cose. Lo stesso quando avviene il contrario: rutto sta forse in quella calma che marinaì e montanari pongono in ogni cosa che fan. no e che li accomuna. Così, fra gente di terra e gente di mare si è sempre in pace, anche se senza evi. dente espansività. Da nessuna delle due parti si rifiuta l'aiuto dell'altra. Anzi, sern~ bra addirittura che la prima idea della tonnara sia venuta in mente a un pecoraio delle montagne calabresi. In principio, narurahnente, non era quel complicato si• sterna di barche e d'ancore che oggi si presenta: il pastore non aveva pcnsatQ a dei pesci guizzanti, ma alle sue pecore o capre che fossero. Dai prati verdi fra le radure dei castagni e degli abeti d'Aspro• monte, costui vedeva il mare azzurro e bianco intorno alla roccia, la fatica dei giorni senza vento e le barche che si affi. davano all'acqua per i loro traffici e com• merci, Al tramonto, poi, do, e!\ a ricondurre le sue bestie alle stalle. Era un lavQro complicato. Bisognava ritrovare tutti i upi del gregge che durante la giornata si ~ra sparso per le forre e le macchie di quei monti e riunirli verso 11chiuso: il pastore, . per necessità di cost-, aveva ideato una lunga rete che incanalava le pecore verso una porta e un recinto dal quale non potessero uscire. Poi, un pescatore vide la rete fra gli ulivi e la portò in mare: non so se il pecoraio della montagna divenisse pescatore di tonni. ~la certo, se lo divenne, fu un grande pescatore. Poiché la dote· principale per essere un buon pescatore, o meglio un buon capo• tonnara, non si potrà mai acquistare con gli anni e con l'esperienza. E: una dote me• tafi.sica: la , ista, l'udito, gli altri sensi o l'intelligenza non hanno niente a che ftre con essa. Come i grandi giocatori d'azzardo, i buoni pescatori si devono regolare a seconda del loro intuito. Un intuito che non è affatto fortuna, nel senso volgare della parola, ma che neppure mai giunge alla sicurezza di una scienza. Il capoton• nara è colui che comanda dove si debbano porre le reti: la sua bravura si rivela qui, all'inizio della pesca. Corre un grave :ri• scJ.iio, e insieme lo fa correre a molta gen- ·e; assume tutta la responsabilità della sua sc~lta. Se perde non sarà più l'uomo di prima. Il rischio che si affronta è grave, se si pensa che una volta messa in mare la rete non la si potrà né converrà più spostarla, e naturalmente la scelta sarà, fino all'ultimo momento, misteriosa e nascosta. Il capo comincerà a pensarci due mesi pri• ma che cominci la stagione. Cara da solo in barca lungo le coste, ripensa alle annate trascorse, e non parla: fino a un certo punto lo aiuterà il gioco delle correnti, il colore del mare e del ciclo, la presenza di certi pesci minuti in certe località; poi, si dovrà affidare definitivamente all'istin• to. Una notte, tutta la comitiva dei pc• scatori si imbarca, come per un'av\"entura, e ,i vani la rete. La speranza è che il tonno numeroso incappi nella insidia tesagli e che imponderabili elementi non lo sviino dal luogo scelto per la sua morte. Dalla riva. la tonnara appare come un gruppo misterioso di barche. Su d1 etse non si scorgono uomini né movimenti. Da use fino alla riva si allunga una rete a larghe maglie, sostenuta da un cordone di sugheri e mantenuta tesa e verticale dalle ancore che ogni cinquecento metri la fissano al fondale. li tonno, giunto davanti ad essa, non trova libero passaggio nella sua marcia verso il sud, e tenta di risalirla, andando a fimre dentro una •camera• di rete, sostenuta da una barca e fonnante un fondo di sacco. fn esso si apre una porta, lar• ga al massimo un paio d1 metri: i tonni nel loro tentativo di passare l'imboccano e rimangono chiusi nella • camera della morte•. t questa una vera trappola di grossiimma rete che verrà alzata al mo• mento opportuno fino a rendere possibile la cattura dei pesci che in essa si agitano. Per essi sono pronti I grossi arpioni. Tutto il sistema è sostenuto dal capra,ro. Il capra,t<> è una specie di grossa chiatta, completamente covertata e con un gran boccaporto ben 1nch1avardato. Volge la prua al mare; un alberetto dipinto a strisce oriu.ontah bianche e nere, come tutto ciò che dev'essere v1sib1le in mare, lan• terne di porti e semafori, sta sul ponte a portare il segnavento rosso e I fanali per la notte. Non è una barca che offra troppe distrazioni i ma se pur non naviga, non nstà un momento di saltare sull'onda, nonostante le otto o dieci ancore dalle rosse boe che la tengono fissa e il gran peso della rete che le si appoggia ad un fianc.o. Un'altra barca sta sopra la porta della rete, e da essa pendono sei lenze di corda sottile che i pesci, durante il loro muoversi nella camera, urteranno e faranno muovere, dando così agli uomini che le sorvegliano l'avviso della loro presenza nella tonnara. Inoltre, due grosse barche d'aiuto sono li pronte: esse, al momento della levata della rete, si porteranno ai due lati della •camera• non occupati dal coprano e dalla barca con le lenze, e aiuteranno a salpare la rete. A guardare il mare dal caprano sono ri• masto un'intera mattina, mentre il sole batteva e l'onda montava. Finalmente ho visto la mattanza. Si è abbastanza lontani dalla costa per non sentire altro che qualche lungo fischio del treno: altro pensiero non mi occupa che di vedere il tonno e di poter alzar la bandiera. Rossa, vorrà dire che si è levato il tonno; azzurra, pesce spada; bianca, che pesce minuto è incap• pato nella rete: in mare non si ha nessuna pietà per i pesci boccheggianti. E poi, potrò mettermi all'occhiello il garofano rosso da pescatore di tonno. I pesci, così lucenti e snelli, non scm• brano animali di gran fona; si muovono in acqua con una leggerezza ed una eleganza che, sulla terra, non ha paragone. Ma bisogna vederli furibondì per qualche ferita o per l'acqua che manca, per accorgersi della immensa vitalità che rinchiudono quei corpi compatti: m tonnara se ne ha l'esempio. ( pescatori vengono a terra durante la . notte, e lasciano a bordo soltanto qualche uomo di guardia. Poi, alla manina, quan• do il sole che spunta tardi da dietro le montagne di Pizzo non ha ancora dileguato tutte le ombre della notte, s'imbar~ cano su di un motopeschereccio e vanno in mare. Sono circa sessanta uomini che fumano la prima sigaretta acida della giornata. Simili a tutti i pescatori di tur.e le coste, non parlano che del loro mestiere, oppure stanno zitti cd attenti a 4ucllo che vedono intorno. Di ben desto, a terra, non c'è che il borgo dei pescatori e, forse, la guardia civica che sorveglia il castello di Murat: il paese sulla roccia dorme con le persiane chiuse e i camini senza fumo. Appena fuori dal frangente, si intravedono due altre tonnare: una, più vicina e sotto riva, ha già alzato una bandiera bianca, mentre verso la seconda, molto lontana e (luasi mvisibile, si affretta una lancia a motore carica d'uomini. Lascia sul mare ver• de una bella scia. Sulla tonnara troviamo le vedette inson• oolite, tutte ravvolte in teli d1 sacco. Si sono svegliate a sentire il battito soffocato del nostro motore cd ora scenderanno nella piccola cabina del peschereccio a dormire più comodamente. Allora, gli uomini si disp0ngono nelle barche ad aspettare; io preferisco andare sul caprano, ché poco comodi si deve stare negli scafi stretti. E non me ne sono pentito: le ore aono passate tranquille. Ogni tanto veniva qualcuno da terra, su di una barchetta, a trovare i pescatori e si fer. mava anche a discorrere con mc. Uno dei tanti che mi venne a trovare, mi disst: che le pesche migliori si fanno al tramonto. Ma 11tempo passava, e tonno non se ne vedeva. Del resto, la rete non era vuota, Si vedevano nel verde gelido dell'acqua apparire e scomparire strane forme, come lampi di un colore latteo e lunare. Erano pesci che salivano alla superficie o si inabissavano, scomparendo a poco a poco e in silenzio, senza far avvertire le loro dimen• sioni e i loro corpi, cambiando forma ad ogni centimetro che guadagnavano verso il sacco della rete, allungandosi e restrm• gendosi come una goccia d1 materia più densa caduta nel liquido dell'acqua. Non riuscivo a rendermi conto della profondità come d1 una terza dimensione: soltanto vedevo un colore argenteo stringersi od allargarsi come su dt uno schermo piatto. E forse, non si trauna che di riflessi di luce smossi dalle code di neri ed invisibili pesci. Poi, d'un tratto, un pesce luna lar• go come un piano saltava fuori dall'acqua per un ammo, mostrando la pancia bianca e rituffandosi subito . .Non si vedeva più niente, come se soltanto l'acqua del mare giocasse fra i nodi di corda. Un calamaro di be"~simo color viola SI ap• poggia alle maglie della rete, e sale e scen• de. Ho combattuto con lui per afferrarlo almeno un'ora, poi l'ho preso; ma all'aria era soltanto uno 1traccetto insignificante di color grigio e l'ho ributtato m mare. Ed ecco che le lenze cominciano a muo• versi e i pescatori a gridare. Li avevo visti fino a un momento prima, do.ll'alto del capra1101 buttati uno sull'altro nello scafo nero della grande barca, a dormire. Ora, saltano in piedi e urlano • Toccaol•; la spia di corda si è mossa. Una ventina per parte, si buttano sulle barche d'aiuto. Anche la pace del capra1t0 è invasa: tutti urlano e sono pronti ad alzare la rete. Si vedono in acqua trascorrere delle lunghe ombre nere, come sfaldate dal movimento dell'onda e dai riflessi del sole. Le onde rompono anche qua fuori, con il mare tanto profondo, e la spuma arriva alle prue delle barche e fa saltare i sugheri. Sono pronti anche gli arpioni che servi• ranno ad issare il pesce a bordo, un un• cino di ferro attaccato ad un'asta. Comincia la levata. Tutti pensano che una retata può da sola pagare il prezzo di un'intera campagna di pesca, e non im• porta più se le due tonnare all'orizzonte hanno levato prima di noi la bandierina rossa, sventolante fra il grigio del mare e del cielo che verso settentrione incupisce. La rete vien sollevata a mano da tutti gli uomini delle barche; è un peso fortissimo, ché le sue maglie sono di spago grosso e r.i• torto. Cli uomini guardano dentro, alle ombre nere che si fanno più fitte e veloci a mano a mano che la rete viene is• sata, tentando di scoprire il pesce dt due o tre quintali. Con movimenti veloci la rete viene alzata e contemporaneamente rituffata in mare, mentre tutte le barche stringono verso il caprano, a formare una vera • camera della morte, con quattro I SANTI PATRONI DEL MARE pareti di legno formicolanti di uomini e un pavimento d1 rete che sempre più s'a). za. l pesci luna, abituati alle grandi profonduà, colorano l'acqua d1 verde e sai• tano fuori a due e a tre alla volta. Uno viene a sbattere contro 11ponte del ca. pra110 e ricade m acqua tramoruto, rima• nendo a galla. Ed ecco il primo tonno che si fà vedere. Probabilmente è il più grosso del gruppo incappato nella tor.naro., e vien fuon dal. l'acqua con la testa rincagnata e poi con la gran coda forcuta che batte il mare, riempiendolo di spruzzi. Cala a fondo CO• me un piombo, ma sbatte sulla rete che sempre si alza e nmbal:za per ana. Con• temporaneamente a lui si levano degli altri pesci minori e dei pesci luna. Il fondo della rete è ormai a pochi metri dalla su• pcrficie. Si vede in acqua un passaggio continuo di ombre silenziose ed allarmate che vanno e vengono come prigionieri m una cella. Gli uomini sono svegliali del tutto e urlano: ogni tanto una pinna scu• ra o un pesce luna viene ad avvisarci che la rete brulica di pesce vivo. Poi, la • ca• mera della morte• diviene simile ad una grande padella nella quale salti, fra gli schizzi dell'olio bollente, la frittura an. cora guizzante. I pescatori sono eccitatis• simi, ma riescono ancora a contare, con occhio esperto, il numero dei tonni. Que• sti onnai vedono la morte vicina. E sai• tano per quanto possono, sbattendosi con• tro i bordi delle barche e 11 fondo della rete che non lascia loro più di un metro d'acqua. La tonnara è piena di spruzzi e di urla, mentre tutto SI muove e balla sull'onda breve e rompente, ad aumentare la confusione. Allora, la prima macchia di sangue tinge il mare. Un giovanotto in maglia color mattone ha arpionato un pesce proprio sopra alla coda e il sangue cola dalla ferita aperta. La gran mezz3luna nera della co• da sta stranamente immobile sul bordo della barca, mentre il tonno guizza col corpo e ficca la testa nell'onda che gli manca, come puntellandosi con le pinne alla barca e irrigidendo i suoi muscoli. li ~iovanotto è quasi trascinato in acqua: .. ' 1 arpioni vengono a dargli man forte: il primo tonno viene issato a bordo che ancora si divincola e sbatte la coda, tutto pieno di ferite e sanguinantt-. La pelle lucida odora d'alghe. Non è molto grosso, ma ha bagnato da capo a piedi gli uomini che l'hanno catturato. Anche i pesci luna vengono agganciati uno per uno; per il pesce più piccolo si usano delle reticelle che lo colgono a mezz'aria, come farfalle. Adesso è la volta del grosso tonno di due metri. I:: un bestione d'argento, pieno di forza, con gli occhieui maligni che hanno veduto molti mari. Ha terminato il suo viaggio oceanico: tre arpioni lo hanno afferrato e lo tengono fermo contro il bordo del caprario. Si dibatte con tutta la sua energia e tenta ancora di fuggire, mentre il sangue gli scorre dalle ferite e la coda cerca gli uomini che lo uccidono. t: una lunga lotta. Altri arpioni gli si conficcano nelle carni sotto al muso, mentre ancora si di• vincola e salta. Poi si calma, come fos&e stanchissimo, e viene issato sul ponte. Lui morto, sembra che nella •camera• non ci sia altro pesce. Ora, verrà squamato, spremuto, lessato e messo in iscatola. Dentro la latta con l'etichetta rossa, neppure si sentirà il suo odore di mare. Ma gli uomini sono allegri intorno al suo corpo. Cli aprono la bocca e lo palpano. Poi il capotonnara riunisce la preda e chiama il peschereccio che de\·e condurla a terra. Sul pagliolo delle barche, insieme all'ac. qua salata del mare, c'è un dito d, sangue scuro. Il pesce tonno, aperto per tutta la sua lunghezza, mostra gli interiori rose, e complicati: sembra un mostro non d1 que• sta terra. Non gh si riconosce né il cuore né 11 fegato: anche il sangue e l'acqua sembra che fluiscano non dalle vene ta• gliatc, ma che colino direttamente dalle labbra della ferita. Anche dal paese si sono accorti della levata, e si vede uno sciame di barche che viene verso di no, a gran colpi d1 remo, e che compare e ~compare dietro ai dorsi dell'onde. Sull'alberetto biaoco e nero, finalmente, il vento di mare può far bat• terc la bandiera. MARCO CESARINI i~• ::,::;, ,_ BEVEVANO ILC GNA U I CHELE trascorre l'estate, con m.l sua madre, in una stazione cli• matica sulle colline. Tutti gli ospiti della pensione, grandi e piccoli, dormono sempre nelle prime ore del pomeriggio. ~1ichcle invece, che a quell'ora non riposa mai, s'annoia, tutto solo. Anche oggi, per passare il tempo 1 scende in giardino, ove tutto è silenzio. Va lentamente lungo la palizzata che divide il giardino da quello dei vicini, guarda curioso, tra palo e palo. Di là c'è soltanto un signore gr~, che ronfa, abbandonato nella seggiola a sdraio. Le sue rnani 1 pendenti, tOC· cano l'erba. Il signore ha le mani pe• lose, un anello al dito, con una bella pietra; deve essere molto ricco. Ha anche un grosso paio di baffi, molto rassomiglianti ai rami più bassi degli abeti, a quei rami che, a volte, posano in terra 1 tanto sono pesanti. Gli abeti più belli sono sulla collina dove c'è una villa grandissima; l'abitano molti signori che, come questo, trascorrono il loro tempo in seggiole a sdraio. Miche. le non c'è stato mai, li ha visti però dalla collina di fronte; una volta ha pregato sua madre di accompagnz.rvc• lo : ma essa non lo ha contentato. In casa nessuno si sveglierà fino alle quattro. Il piccolo pensa di andar su ora, per la scorciatoia che ha visto frcqucnrnre dal garrone del fornaio, da quello del macellaio e dal portalettere. Forse i signori sulla collina non dor• mono; s.\r?t facile a,taccare discorso con loro. . La scorciatoia ad un certo punto incontra una :-.trùcla, tutta copc'rta d'aghi di abeti, ',(.'11✓.a alcuna traccia di passi; pare un bel tappeto. Michele t1 percorre, abbandonando il sentiero. Poco dopo incontra una panchina, sente delle voci, il bosco ~i rischi;;\ra. Vede sopra uno piazzo largo, riparati da tende, un po' distanti gli uni dagli altri, in seggiole a sdraio 1 molti signori . Michelt! non ardi-.t·e pro~guirc. Li osse1·va1 parlan~ poco tra di loro. Qual• cuno legge, qualche altro guc.1rda fisso innanzi a sé. Hanno tutti delle giacche· del medesimo colore azrnrro; calzoni bianchi o crema, -.carpe.:bianche o san• dali. Uno tossisce e porta alle labbra una bottiglia. Ciò incu1iosiscc il picc(). lo. Anche gli altri tengono alla cintu• ra una bottiglia, che pan· d'~lluminio. Forse quelle bottiglie contengono del vino o qualche liquore per fermare la tosse. 11 signore più vicino, un biondo, ma• gro, s'è a.-corto di Michele e lo fissa. Michele abbassa la testa in <wgno di saluto. L'altro gli fa cenno di avvici• narsi. Il piccolo ,;·avvicina e chiede: e Ha dormito bene? •· li signtirc biondo sorride stancamente : e Tu da che parte ~i capitato?». :Michele :ipicga dettagliatamente, nominando lOSC e persone come i,e l'altro le co~ox:cssc. Poi domanda a sua volta : « Cosa fate voialtri quassù? ». e Ci riposiamo >, dice il signore. « Sict<" così stanchi? » e Sì, siamo molto st.1m·hi >. « Quando ti piglia la tOm•1 bevi il Ji. quore? > dice Michele d'improvviso, indicando la bottiglia. Al signore brillano gli oahi. ).lichele sorride pensando che l'altro voglia sorridere. Invece quello dice in tonv scrio: e Sì, quando mi prcnd1.· la tos<.e bevo del cognac». « li cognac è molto forte», t~~·na il piccolo, e io non ne be,·o mai :i, e 1:. natur-ale >, dice il signni-,-, « i bambini e i cani che ne ben-," 10 ri• man-ebbero piccoli per tulla la vit.1 ». ).{ichcle vorrcbbi:: una !>pieg.11ione più particolareggiata di qm·,t.1 f.1n t·n• da del restar piccoli. Ma il signon· voi• ta di,;;corso. Si di\'ertc a i11t1.'nog,lrlo ~u argomenti comuni. ).1iclwk, rontcnto di chiacchierare, dà la ,tur.l a tutt.i la propri.i scienza. t difficile 111( ttcrlo in imbaraao. Altri ~ignori in giacca azzurra tirano più vicino le loro poltrone. Ogni t;mto tossiscoru, 1•. 1x·r far cessare la tosse, bevono u1: po' di CO· gnac, ma lo fanno \'Oltand1N dall'altra parte. Il cognac pare d.u k,w alla testa yerché qualcuno è molto rn,,..,, dopo di a\'cr tossito e bevuto. :Vlichclc è imbattibile in .uit1netica. Legge correntemente un lihro che un :;ignorc gli ha pòrto; lcg~,· lx·ni~imo, tenendo conto dei punti, ddlc virgole, degli a capo, pur compn nth:ndo assai poco di quanto legge. Ad un certo momento ,rnte dire che sono le quattro in punto. Si !-,pa,cnta, si congeda in fretta, pwnn·ttendo di ritornare pre~to, con 'Hl,\ madre; allora potrà stare dii più coi ~iµnm i, magari fino a sera, a dìscorrcre di ogni co:;a. Poi corre giù pel sentiero. A ca-.a trova la madre pt·n,i<'ro'>a. Lo ha cercato in villa, in giardino e per istrada. Egli racconta, pieno d'entusia• ,mo, la bella visita che h.1 fatto ai si• gnori sulla collina. Quando arriva al particolare d~lla 1?ottig~ia del cognac, la !11~1mmast adira, s1 spaventa 1 gli pro1b1~cc as,olutamentr di ritornare tra q~egli infelici, tutti malati; pc·rché il p1ccolo -.e ne persuada lo a-.sicura che non bevono affatto alcun liquore, ma sputano nelle bottiglie. Michele, caparbio, batte il piede a terra gridando che non è vero; e si prende rnbito una schiaffo. Allora ei,cr piangendo dalla ~tanta, non <.en1.1dichiarare ancora un,, volta tra le lacrime che i signori bcn·vano il cognac. ENRICO l\lOROVICH

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