CELLULOIDE '' HOLLYWOOD,SVEGLIATI!" U OLLY\VOOD è nei guai. Non sono i U soliti calunniatori a dirlo. L'uomo più ottimista, megalomane e spavaldo di Hollywood lo dice: Samuele Goldwyn. L'uomo più interessato a non arnmctterlo, lo ammette fra i denti: \Villia•m Hays, e molte sale di proiezione, per mancanza di materiale, riempiono il programma con ,·cechi film. Tr"inccrata dietro il pericolo reale o imma~inario della crisi, l'industria batte il passo e la produzione di film è la più lenta che si ricordi da una diccina d'anni a questa parte, dall'epoca cioè della grande crisi. La settimana scorsa una trentina di vecchi colossi sono stati rimessi in circolazione nelle sale di prima visione, fra i quali /I figlio dello sceicco con Valentino, All'oont 11ie11tedi n11oi.·o di Milestone, Il co11te di Mo11turisto, La tragedia dtl "Bormly ". L'altra mattina poi Hollywood svegliandosi trovò che l'aria così profumata e soddisfatta della città eta stata appestata da alcuni gatti morti. • Gatti morti• è un'espressione tipicamente americana per designare delle persone che non servono r,iù. della gente finita. A insinuare nottetempo i gatti morti sulla stampa locale, era stata 13 potentissima e Associazione dei proprietari di sale cinematografiche• e i gatti morti erano: Greta Garbo, ;\larlene Dietrich, :'vlac \\·est, Joan Crawford, Kay Francis, Katharine llepburn, Edward Amold, Fred .'\staire. • Hollywood, svegliati!• gridavano, attraverso le colonne dei giornali, gli esercenti dei cinematografi americani, • gli studi sono pieni di stelle, il cui richiamo sul pubblico è ormai trascurabile e che ricevono tremendi salari; la Garbo, per esempio, che non aiuta affatto i nostri affari in America, Kay Francis che rice,·e ancora migliaia di dollari per settimana e fa dei film di categoria B, la Crawford, che è ormai una peste per la cassetta, la Dietrich che è una peste ancora più grande •. Silenzio assoluto dei produttori. Ma la risposta è venuta da parte di alcuni fra i pii) famosi • gatti morti•· La Hepburn si è liberata nei giorni scorsi dal contratto della "R.K.0. • che aveva p0rtato il suo salario da 75 mila a 100 mila dollari per film e ora sta srudiando una mezza dozzina di offerte ancora più convenienti: "Essi dicono che io sono una '' ex ": se la cosa non mi facesse tanto ridere, io... •· Joan Crawford ha da poco firmato un nuo\·o contratto quinquennale con la • Metro• che comporta, dicono, la cifra complessiva di trenta milioni di lire: • Una peste per la cassetta ... • essa ha ghignato fra i denti alla lettura dell'articolo. ~ella puritana Boston, la scandalosa Yfae \Vesf stava facendo colazione a letto quando le portarono il giornale: "Ah, io sarei la manomorta del cinema! Perché allora, quando le cose vanno male si ripescano i miei vecchi film per far soldi? In questo momento, in cui gli introiti sono calati del 30 per cento, solo Bianca11et;ee i uue na,ri ha fatto incassi colossali e ne avrebbe fatto sicuramente il doppio se ci fossi stata io nella parte di Biancane,•e 11. L'UNIVERSITÀ NAZISTA Da quando il cinem2 tedesco ha perduto l'ottima posizione che. esso ha tenuto nella classifica mondiale fino all'av,•ento del sonoro, una supremazia di cui l'ultima eco furono le nupendc Ragazze i,r uniforme, i capi ufficiali e quelli dell'industria non hanno fatto che pensare al miglior modo di riacciuffare un primato cosi inopinatamente s,•anito. In questi ultimi cinque o sei mesi sono avvenuti due fatti importanti e significativi del nuovo indirizzo della politica cinematografica del Reich. Il primo è la centralizzazione dell'industria. f:: stato verso la fine dell'anno scorso che lo Stato nazista ha messo sotto il suo completo controllo 11 grande organismo produttivo della• Tobis •. Progettato sin dal dicembre del '36, questo passo, che segna una svolta radicale per l'avvenire dell'industria, fu ~nnur.ciato ufficialmente soltanto il primo di dicembre dell'anno scorso. Un breve comunicato informava di questa presa di possesso della grande società, ma taceva, per il momento, che la • Tobis • non solo era passata sotto il controllo, ma anche in completa proprietà dello Stato. Tuttavia era inevitabile che quelli che lavoravano nell'orbita della compagnia si accorgessero che il loro nuovo capo era ormai il dottor Giuseppe Goebbels. La • Tobis • è stata, per dicci anni, l'unica seria e spesso vittoriosa rivale della monumentale • Ufa • in Germania, e dai suoi studi di Johannistahl sono uscite alcune fra le più spregiudicate pellicole europee. Prendendo in mano un organismo di una tal tradizione e dotandolo di un capitale iniziale di circa 6o milioni di lire, lo Stato ha fatto dunque un buon affare, perché si è impadronito di uno strumento che può essere utilissimo in mano di uomini abili. Il primo atto dei nuovi padroni e, per essi, del dottor Goebbels ~ stato una perentoria richiesta agli stabilimenti di ·dare la maggiore preminenza, nella produzione dei film, agli anisti (regista, attore, sceneggiatore) sugli uomini di affari. Immediatamente la • Tobis • nominava un comitato artistico, chiamandovi a far parte, fra gli altri, Emi! Jannings e \Villy Forst, e anche nell'ambiente più conservatore dcli'• Ufa • veniva discussa e di Il a poco attuata una riforma del genere. Un altro passo verso la centraliz.zazione delle attività è stato l'assorbimento da parte dell'• Ufa • di due ditte finora indipendenti, la • Terra Film• e la • Froelich Film•, quest'ultima proprietaria degli studi di Tempelhof, i meglio equipaggiati in Germania per la produzione a colori. Il secondo fatto storico, nella storia del cinema tedesco, è stato la creazione della • Deutsche Film Akademie •, l'università cinematografica del terzo Reich. Ai primi di marzo il dottor Goebbels metteva la prima pietra dell'edificio che sorge in località amena a mezz'ora da Berlino e per la fine di questo mese si spera che l'università possa già funzionare al completo. L'istituzione è una tipica espressione del credo politico della nuova Germania; essa offre tutte le garanzie perch~ il personale artistico e tecnico destinato a rimpiazzare i quadri attuali della produzione cinematografica, abbia ben radicati nell'animo e nel cervello i nuovi ideali. li programma d'insegnamento non lascia alcun dubbio in proposito: lezioni sulla Weltanschauung, vale a dire sulla grande trasformazione politica e spiri• rituale compiutasi dopo il 30 gennaio '33; sul nazismo come ispiratore della nuova arte cinematografica tedesca; sull'influenze delle moderne ricerche intorno alla razza nello sviluppo dell'arte cinematografica; sullo sviluppo e la portata dell'amministrazione nazista, sia civile che militare. t-:aturalmcnte ci sono anche le lezioni tecniche, ma l'educazione politica degli allievi ha il primo posto. La facoltà è divisa in tre principali sezioni: arte, tecnica e commercio del film, con numerose sottosezioni, comprendenti tutti gli studi teoretici e pratici del vasto campo, dalla recitazione alla confezione dei trucchi e delle miniature, dalla sceneggiatura alla vendita dei film, dall'ingegneria per le costruzioni alla chi. mica per lo sviluppo e stampa; insomma trentatrè campi di attività sono offerti ai futuri capi del cinema germanico. L'edificio contiene non soltanto sale da studio, di lettura, laboratori, sale di proiezione e biblioteche, ma anche piccoli alloggi per un centinaio di studenti, con annesse palestre e luoghi di ricreazione sportiva. Il costo completo degli studi (quattro anni) si aggira intorno alle ventimila lire. L'Accademia sorge in prossimità degli studi dcli'• Ufa •, il che offre agli studenti le migliori possibilità per gli esperimenti pratici e ai capi dell'• Ufa • il mezzo di tastare il polso alle nuove generazioni, di sentire quel che vogliono e come sentono, di avvicinarsi agli stati d'animo e alle reazioni della nuova gioventù e di ricavare da un'esperienza cosi diretta e preziosa, e dentro il proprio territorio, il materiale psicologico, sentimentale, intellettuale, per la produzione di domani: cosi ha dichiarato uno dei capi stessi dell'" Ufa ". DANTON Una mattina della scorsa estate Max Reinhardt, che allora si trovava in America, recandosi a visitare un amico che abitava una villa nei dintorni di Cedar Rapids, nello Stato di Jowa, fu colpito dalla fisionomia di un pittore che, seduto J.ul ciglio della strada, stava mettendo sulla tela la circostante veduta. Reinhardt aveva certamente conosciuto quell'uomo, ma dove? Scava per chiederglielo quando improvvisamente ricordò. Quell'uomo era una copia impressionante di Danton. Da tempo il regista tedesco andava accarez• zando l'idea di un film sul famoso tribuno e questo incontro lo decise. Dave Crosby era il nome del pittore. Egli accettò, se pure senza eccessivo trasporto, la proposta di Reinhardt, e insieme partirono per Hollywood. Ma l'entusiasmo del regista non fu condiviso dai produttori, tanto più che egli chiedeva non me• no di venti milioni per mettersi all'opera: • Noi non meniamo in dubbio che costui rassomigli a Danton come una goccia d'acqua a un'altra; se lo dite voi sarà così. Ma venti milioni su uno sconosciuto sono una puntata troppo grossa 11• Di lì a poco Reinhardr tornava in Europa e Crosby alla sua pittura. Ma l'altro giorno egli è stato richiamato a Hollywood da J-lunt Strombcrg, un produttore associato della • Metro• che sta facendo iWaria Antonietta dalla biografia di Zweig, con Norma Shcarer. Egli a,·eva sentito parlare di Crosby e della sua rassomiglianza con Danton, e, qu3ndo lo vide, rimase di stucco. Oanton fu subito scritrunuo, senza nemmeno il sacramentale prt)vino. Evidentemente Croshy si era stu!iato a fondo il personaggio, cd evidentemente non manca di spirito; quando gli fu presentata Maria Antonietta, cioè Norma Shearer, e fu da lei invitato a un tè, egli oppose un dignitoso rifiuto: • Chiedo scusa, signora, ma corre voce che io mi sia venduto alla monarchia; non accreditiamo questa calunnia!•. A. O. ( NlJOl/1 FILH ) P•n•uA l,7, \J FILM come questo, l'avessuno Q visto al tempo degli studi ginnasiali, sarebbe stato di valido aiuto alla nostra ,nemoria e alla nostra immaginazione: purtroppo, per le guerre del Settecento, così complicate, continue e mutevoli, abbiamo avuto sempre poca inclinazione. L'età dell'assolutismo in Europa fu tanto piena di eventi guerreschi, in tutti i Paesi e su tutti i fronti, che rammentarli oggi è impresa quasi disperata. I sovrani nascevano con le menti avventurose; sognavano espansioni territoriali, sbocchi sul mare, eredità d'imperi, egemonie crudeli e oppressive. Da Luigi XIV a Pietro il Grande, da Carlo X11 a Federico di Prussia, da Maria T ...resa a Vittorio Amedeo 11, non si -pensò ad altro, in quei tempi, che a litigare, macchin:1re, invadersi i territori a vicenda, firmar trattati e spartirsi la Polonia. Tra i grandi Stati che cercavano d'ingrandirsi, il piccolo Piemonte poteva apparire come i vas:i di coccio tra i vasi di ferro. E invece non si lascib schiacciare: combattè a denti serrati, inarcando la schiena e chiudendo gli occhi senza fiatare ai colpi di gomito che sottomano gli venivano dati. Di queste guerre il film Pietro Micca ci racconta alcuni momenti, e precisamente l'assedio di Torino del 1706, da parte dei francesi, che,• secondo un'opinione molto autorevole, segnerebbe l'inizio del nostro Risorgimento. Purtroppo, siccome la storia è spesso ingiusta coi suoi personaggi, di quel fulgido periodo i più ricordano soltanto il gesto fragoroso di Pietro Micca, e non lo. prudente strategia e il valore guerriero del principe Eugenio, che difese Torino e cacciò gli invasori. I! forse in omaggio a questa irrimediabile ingiustizia che gli autori del film hanno dato quel titolo all'opera, mentre poi la vicenda narra la storia di tanti altri personaggi e scarsamente quella dell'umile minatore. errore, dato che questo ha sen•ito a offrirci dell'epoca e dei costumi immagini precise; e d'altra parte, se il film aveuc soltanto descrmo la breve storia di Pietro Micca, siccome l'unica azione che gli si conosce, e che conta, è quelfo d'a\·cr acceso una miccia e fatto così saltare le gallerie sotterranee che potevano aprire l'accesso alle truppe nemiche, e siccome quel gesto, su per giù, dura quanto l'atto d'accendere una sigaretta, l'intero film sarebbe durato meno della pubblicità animata del Tessilsacco. Lo sbaglio degli autori, invece, consiste nell'aver accumulato trbppi personaggi e troppi episodi, da far perdere la testa al povero spettatore. Si muove sulla scena c.,,ualche decina di protagonisti, di cui appena si conoscono i nomi, e che hanno quasi tutti misteriose storie familiari, amori contrastati, sinistri passati. Ed è un correre precipitoso da uno all'altro; è un dare spiegazioni continue della ragione d'esistere di questo o di quel personaggio, che forse, artisticamente, era meglio non fosse mai nato. Mentre i veri protagonisti non sono costoro, ma i soldati, i cavalli, i cannoni e i moschetti che, di tanto in tanto, per fortuna, entrano in azione. Quando il fumo delle polveri invade lo schermo si trae un sospiro di sollievo. Quaranta bocche di bronzo lanciano palle infuocate, le micce s'accendono fischiando, i cavalieri corrono pei campi, e le divise militari e le grandi parrucche dei comandtl.nti s'agitano al vento. !:; uno '3pettacolo pirico ed equestre pieno di movimento, che ricorda le illustrazioni popolari, il Visconte di Bragtlom,t e magari le confuse battaglie di Stendhal e di Tolstoi. Ogni cosa perde allora l'enfasi professorale delle ricostruzioni storiche e dà il senso abbastanza esatto di quei tempi lontani e quasi ignoti. E cosi, quando la scena non si fe,ma , ad abbracciare due o tre personaggi, ma si allarga sopra. una moltitudine di soldati, o di cortigiani, si dimenticano le inutili querele dei protagonisti e la ignobile recitazione degli attori. Perché gli ambienti e i costumi sono disegnati con grande amore, e con un estro insolito nei nostri film: il che dimostra quanto servano a queste imprese lo studio e la immaginazione. Sotto questo aspetto, anzi, Pietro Micca, che per altri versi è opera mancata, piena di disordine e di noia, appare come un esempio raro del L'a.vcr arricchito la trama d'episodi, am- nostro cinema, bienti e personaggi non è staro certo un MARIO PANNUNZIO ALBUV DI FAlHOLIA1 LAURA NUOCI (Pot, Omulbu)
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