Omnibus - anno II - n.23 - 4 giugno 1938

~,~ UF.STO ACCADDE parecchi anni 'l'j~ .9 fa a :\1ontcrey County, California } i ~ centrale. g, •} Ca1ìon del Castillo è una vallata "' della regione di Santa Lucia adagiata ai piedi degli innumerevoli picchi d1 quelle montagne. In cima al cmìon s'erge un castello costruito in pietrn, munito di fo~.sati e di torri come certe fortéZ7.c che i crociati disseminavano nelle terré conquistate, Soltanto una visita sul posto può dimostrare che il castello non è che il risultato fontastico della lenta corrosione foua dnll'acqua in un terreno calcareo. Sotto il castello, quasi a livello del co,ìo11, sta una vecchia fattoria con una stalla sconquassata dalle intemperie e una tettoia per riparare il bestiame. La casa è vuota e disabirnrn; le porte nelle notti di vento sbattono sui cardini arrugginiti e stridono. Nessuno visita quel luogo; ogni tanto un gruppo di ragazzi attraversa lt: stanze vuote, spiando nei ripostigli e sfidando a gran voce I fantasmi a cui nessuno crede, Jim .Moore, il proprietario di quelle terre, non vuole che i curiosi penetrino nella vecchia fattoria. Arriva a cavallo dalla sua nuova casa costruita piuttosto distante sul pendio della vallata e scaccia gli intrnsi. Sopra la siepe ha messo un cartello: Vietato l'ingresso•, per tenere lontana la geme in cerca di emozioni. Parecchie volte Jim :\loore è stato tentato di bruciare quella desolata baracca, ma lo strano fascino di quelle porte sconnesse, di quelle finestre macabre come occhiaie \·uotc, lo trattiene. Distruggendo quella casa distruggerebbe un lontano episodio della sua vita. Ancora oggi, quando scende m città assieme alla moglie, che si è conservata bella e grassoccia, la gente si volta a guardarlo con timore e rispetto. Jim Moore era nato e cresciuto in quella \'ecchia casa. Conosceva 0$1:niasse di\·orat!l dai tarli dell'antica stalla, ogni mangiatoia sgangherata. A trent'anni si lasciò crescere la barba; vendette i maiali, deciso a non tenerne più; comprò un magnifico toro di Guemesey per migliorare la razza dei suoi armenti e sì recò ogni sabato a l'vlontcrey per ubriacarsi e per parlare con le ragazze del« Thrce Stars•. Dopo un anno, Jim :VIoore sposò Jelka Sepic, una ragazza slava, figlia di un contadino di Pine Cai\on. Jim non era molto fiero d'imparentarsi con quella famiglia forestiera composta d'innumcrevoli sorelle, fratelli e cugini; ffia la bellezza di Jclka lo aveva affascinato. La ragazza possedeva due grandi occhi, dolci come quelli di una colomba, un naso sottile e una bocca morbida. Ogni volta che vedeva la fanciulla, la dolcezza della sua pelle lo sorprendeva, Da una sera all'altra egli dimenticava quanto e come fosse bella. Jclka fu un'abilissima donna di casa; di .more uguale, tranquillo, gentile, tanto che Jim spesso ricordava con disgusto i consit,?li datigli da suo padre nel giorno delle nozze. Il vecchio, balbettante cd eccitato dalle libazioni, aveva dato una gomitata nelle costole del figlio e ammiccando maliziosamente, così che i suoi piccoli occhi oscuri sparivano sotto le grinze, aveva sussurrato: « Non lasciarti imbrogliare. Jelka è slava ... Non è come le nostre ragazze ... Se non si comporta come si deve, battila. Se si comporta troppo bene, battila. Io ho picchiato tua madre; mio padre ha battuto mia madre. l,;na ragazza slava! Non saresti un uomo se non le togliessi il diavolo di corpo a furia di bastonate!•. e Non batterò mai Jclka! • aveva detto Jim. Il padre gli ave\'a dato un'altra gomitata: , Non essere idiota! Qualche \'Olta, vedi .. • ed era ruzzolato dietro il barile d_ibirra. Jim non aveva tardato ad accorgersi che Jelka non era come le ragazze americane. Era tranquilla; non parlava mai per prima; rispondeva coh brevi timide risposte alle domande che le \·enivano rivolte. Studiava il marito, così come imparava sentenze dalla bibbia. Qualche tempo dopo il loro matrimonio, J im non a\·eva più bisogno di esprimere i suoi desideri; Jelka capi\"a ogni suo gesto. Era una brava moglie, ma non una compagna. Taceva e i suoi grandi occhi seguivano intenti il marito; s'egli le sorrideva, ella risponde\•a con un breve e distante sorriso. Faceva la calza, cuciva per ore e ore, oppure sedeva tranquilla, fissandosi le mani. Durante i primi tempi della loro unione, J im le parlava della "ecchia fattoria t-degli avvenimenti che vi si erano svolti, ma ella sorrideva come un estraneo che desidera mostrarsi compiacente, senza interessarsi al racconto. • Lo stallone si è ferito con il ferro spinato•, egli le dicc,·a. E lei rispondeva: «Sì• con un'espressione senza interesse. 0en presto l'uomo si rese conto che non esistevano affinità fra loro. Se Jelka v1ve\·a una vita interiore, quella vita era cosl remota ch'egli non awebbe mai potuto raggiuns.terla; la barriera di quegli occhi mai ostili non avrebbe mai potuto essere rimossa. Di notte, quand'egli le accarezzava i lisci capelli neri e le morbide spalle, ella scemeva dolcemente. Soltanto a tratti quella donna lasciava trasparire uno'slancio di passione o di fierezza, ma guizzavano come lampi, lasciando di nuovo intatta la moglie, ligia al dovere e all'obbedienza. « Perché non mi parli mai?• egli le chic• deva. « i':on ti piace parlare con me?,. «Si•, lei rispondeva. l Che cosa desideri che ti dica?•. Parla\'a nella lingua del marito, ma pensa\'a in quella della sua razza. Trascorso un anno, Jim fu ripreso dal desiderio di parlare con altre donne. Cominciò a recarsi in città, riprese a bere e a ridere con le allegre ragazze del 11 Thrce Stars•. Là, egli godeva molte simpatie, lo amavano per la sua inesauribile allegria e per il ~uo fiero e bellissimo viso. • Dov'è vostra moglie?• cliiede,·ano i suoi amici. « A casa a badare alla stalla :t, egli rispondeva. Ed era uno scherzo che non mancava mai di fare effetto. Ogni sabato nel pomeriggio sellava il cavallo e prendeva con sé il fucile, poi chiedeva alla moglie: • :--:on ti dispiace restare sola?•. «No•. 11 Sarò di ritorno domani a mczzo8iorno. Vado troppo lontano per poter rientrare stanotte•· Egli intuiva che la moglie conosceva la mèta del suo viaggio, quantunque non protestasse mai, né lo disapprovasse. « Dovresti a,ere un bimbo•• egli aggiungc,·a. La faccia della donna s'illuminava. « Forse un giorno D10 mi farà la grazia! :t, Gli spiace\'a lasciarla sola. Se almeno si fosse recata a trovare le vicine! :\1a le. mancava il dono della comunicativa. Una volta al mese si recava a cavallo a casa sua, dove passava il pomeriggio in compngnia della madre e di quell'orda di fratelli e cugint che componevano la sua famiglia. Bel divertimento•, le diceva Jim. Continuerete a borbottare tutto il pomeriggio come stupide oche, nella vostra lunatica lingua; riderai con quell'idiota di tuo cugino ... Potessi almeno rimpronrarti qualcosa!•· Nulla poteva rimproverarle! La m·cdeva intenta a benedire il pane pnma d1 metterlo nel forno; o inginocchiarS1 ogni sera accanto al letto, prima di andare a dormire. Un caldissimo giorno di giugno, Jim ave\"a passata la mattina a tagliare l'erDOMENICA ELETTORALE AL MESSICO ba; rientrando in casa aveva trovato la moglie che stava mettendo in tavola la colazione. Dopo essersi lavato le mani e il viso, si era seduto a mangiare. , Sono stanco•, aveva detto, • ma credo che andrò lo stesso a :i.tonterev. Questa notte c'è la luna piena•· • Gli occhi dolci di Jelka a,·e\·ano sorriso. ~ Senti. ho un'idea•, egli aveva aggiunto. « Se tu volessi ,·enirc con me, potrei procurarmi un carretto!•. Ella aveva sorriso di nuovo e aveva scosso la testa. No. f negozi saranno chiusi. Preferisco rimanere qui•. Se è così, sellerò il cavallo. '.\fa pensaci ancora, sci sicura di non ,·olcr \'enirc? •. , Se si potesse arrivare presto, avrei da fare delle spese, ma partendo ora non saremo là prima delle dicci •. • Certo. In ogni modo con il ca\·allo sarò a Monterey verso le no\·c •. La bocca della donna sorrideva, ma gli occhi parevano ansiosi. Egli, forse perché stanco, aveva chiesto: e A che cosa stai pensando? •· • A che cosa sto pensando? Ricordo che appena sposau mi chiedevi questo ogni giorno•. • Ma di che cosa sei fatta tu?• egli a\'C\a insistito. • Perché non vuoi venire?•. • La gallina nera sta covando•. I...adonna si era alzata e guardando il calendario a\'C\'a detto:• Avrò la nidiata domani o forse lunedì •. Quando Jim ebbe finito di radersi e vestirsi, era quasi notte. Jelka nel frattempo a\'eva lavato i piatti e dopo s1 era seduta a cucire presso la finestra. « Come mai ti sci seduta lì questa sera?• le aveva chiesto. Cli occhi della donna si erano alzati lenti al di,opra delle sue mani. La luna ", aveva risposto serenamente. • I lai detto che avremo luna piena e desideravo \'ederla j • ).fa non potr::u vederla da quella parte!·. Ella a\'cva sorriso del suo lontano sornso. e Va bene. Salirò in camera, allora!•. Jim s1 era calcato il cappello nero in testa ed era uscno. Nell'attra\ersare la stalla vuota a\'eva lanciato due fischi acuti. I ,:avalli avevano smesso d1 brucare, si erano mossi, lenti, in direzione del richiamo e si erano fermati a \"enti passi di distanza. Jim si era avvicinato cauto allo stallone baio, gli aveva accarezzato i fianchi e lo aveva condono verso la stalla. Poi lo aveva sellato in fretta. Un alone di luce rossastra si disegnava sopra le creste delle 1. ontagnc che si alzavano còmro l"oriz7,onte. Nella cucina, Jclka lavora,·a ancora a maglia, Jim le si era avvicinato. •Buonanotte•, le avc,·a detto passandole una mano sui capelli, «sarò di ritorno domani•· Gli occhi velati della donna lo avevano seguito finché egli era scomparso dalla porta. J im aveva agganciato il fucile alla sella e, saltato a cavallo, sì era slanciato sulla strada. Alla sua destra, dietro l'ombra delle montagne, una grande luna rossa saliva rapidamente; la sua luce, unita 11gli ultimi bagliori del giorno, faceva risaltare il disegno degli alberi. Le querce scintillavano e sotto di esse l'erba era nera com.e velluto. L'enorme ombra di un cavallo dalle gambe lunghissime, con un uomo in groppa, galoppa,·a leggermente spostata a destra dinanzi a Jìm. Dalle fattorie vicine e lontane giungeva l'abbaiare dei cani e il canto dei galli illusi da quella luce che sembrava un'alba. Jim aizzò lo stallone. «Arn"erò tardi•, pensò rivedendo con il pensiero il • Thrcc Stars•. La luna era ormai alta nel ciclo. Percorso circa un miglio, Jim aveva udito un rumore di zoccoli che si avvicinava. Ad una s,·olta il cavallo appar\'c e si fermò vicino a lui. • Siete voi, Jim? •· • Sì. Salve, Georgc ~. « Stavo appunto venendo da voi. Vole\·o avvertirvi ... conoscete quell'altura al limitare delle mie terre?•· I Si•. Ebbene, nel pomeriggio ho tro\'ato i resti di un fuoco da campo assieme alla testa e ai piedi di un vitello. La pelle della bestia era sul fuoco mezzo bruciata. I lo visto che portava il \'Ostro marchio•· «Perbacco~. disse Jirn, "quando credete possano aver acceso quel fuoco?~. • :V1ah 1 La cenere era ancora tiepida; probabilmente la notte ,corsa. Sentite, Jim, ora debbo correre in cmà e non posso accompat:(nar\·i, ma ho pensato d'avver• 1in·i perché possiate perlus1rarc la campagna Jim aveva chiesto, c.--almo«: Avete un'idea di quanti uomini possano essere?•. «No•. « Sta bene. Sarll meglio che vada a vedere. :i.ti recavo in città, ma se ci sono ladri nei dintorni, è meglio non perdere tempo. Taglierò la str.ida passando nella vostra proprietà, se non vi spiace•. • Al contrario. A\'cte un fucile?•. e Certamente •· • Ah, benissimo. :\li spiace non poter venire con voi. Buona notte!• e 11 '"icino si allontanò nella direzione da cui era venuto. Jim era rimasto incerto per qualche minuto, fissando la sua ombra, poi avc\'a caricato il fucile e lo a\'eva fissato innanzi a sé sopra la sella. Voltato il cavallo a sinistra, attraversando il bosco di q~erce, era passato in un altro sentiero. Dopo mezz'ora era gi~ sull'altura e a\'C\'a trovato i resti della bestia rubata. Li ave\'a esaminati attentamente, poi era risalito a cavallo. Un \'Cnto caldo sccnde,·a dalle montagne e la luna, perduto l'intenso riAesso rosso, era diventata gialla. Jim rimase fermo a lungo, 1endendo l'orecchio. ma non intese rumore di \'OCi, né di zoccoli di cavalli. Verso le undici decise dì rincasare. Fece il giro del castl'llo di sabbia, nell'ombra, e sbucò improv\"isamente in piena luce. In basso si distinguevano chiaramente la sua casa e la \·ecchia stalla; i vetri delle finestre scintillavano sotto il riAcsso della luce lunare. Arrivato alla siepe, Jim aveva udito, proveniente dalla stalla, un rumore di zoccoli sull'impiantito. Ave\'a tirato le redini per fermare il cavallo e alzando il fucile era sceso di sella dirigendosi verso quel rumore. Nell'oscurità, entrando nella stalla, aveva udito il macinio dei denti di un animale che masticava il fieno. Aveva ascoltato attentamente e alla fine aveva acceso un fiammifero. Un cavallo sellato era attaccato alla mangiatoia; al suo entrare la bestia aveva smesso di masticare e aveva voltato la testa \'crso la luce. Jim aveva spento il fiammifero cd era uscito. Era andato a sedersi sul bordo dell'abbeveratoio ed aveva guardato nell'acqua. I suoi pensieri erano cosi lenti ch'egli a\'eva cominciato a tradurli in parole e a mormorarli sottovoce: • Devo guardare dalla finestra? No. La mia testa proietterebbe un'ombra nella stanza•· Ave,a fissato il fucile che teneva frà le mani, e aveva veduto che in certi punti la vernice era scomparsa e lasciava \·edere il metallo lucente. Ad un tratto s'era alzato e s'era diretto alla casa. Poi era entrato allungando cautamente un piede dopo l'altro, toccando leggermente terra. I suoi tre cani erano apparsi stiracchiandosi; lo avevano annusato, avevano agitato la coda e poi erano ritornati a sdraiarsi. La cucina era buia, ma J im conosceva la strada e il posto d'ogni mobile. L'aveva attraversata silenziosamente; udiva sol• tanto il proprio respiro, il fruscio dei calzoni e il ticchettio dell'orologio che teneva in tasca. La porrn della camera da letto era aperta e una macchia di luce era sull'impiantito della cucina. Arrivato finalmente sulla soglia, Jim aveva spiato dentro. La luna rischiarava il letto bianco. Jclka giaceva supina, con un braccio morbido alzato a coprire la fronte e gli occhi. Ma la faccia dell'uomo accanto era nascosta. Jim aveva spiato trattenendo il respiro. Ad un tratto, Jclka sussultò nel sonno e l'uomo volse la testa sospirando, li cugino di Jclka ! Lo stupido cd impacciato cugino! J im si ritrasse, attraversò la cucina ed uscì d, casa. Giunto nel cortile, si si.:Jè di nuovo sul bon:io dell'abbeveratoio. La luna bianca come gesso nuotava in quell'acqua tra la paglia e i fili d·crba lasciati dai cavalli. Jim seguiva con gli occhi la nube dei moscerini che s'agitavano su e giù pazzamente. Un singhiozzo breve e secco lo aveva scosso ed egli s'era chiesto perché siryghiozzassc, ora che i suoi pensieri erravano sulle cime delle montagne: gli pareva d1 risentite il desolato sibilare del vento. Poi aveva riveduto sua madre nell'atto di sollevare una tinozza per raccogliere il sangue che usciva dalla gola del maiale ucciso da suo padre. Sua madre sosteneva il recipiente con le braccia tese, tenendosi il più lontano possibile perché il liquido non le sprizzasse sulle vesti. Jirn aveva immerso le mani nell'acqua, rompendo la luna in tante strisce lucenti; s'era bagnato la fronte con le dita umide, poi s'era alzato; aveva' auravcrsato la cucina in punta di piedi, ma non così cautamente come la prima volta, e s'era arrestato di nuovo sulla soglia della camera da letto. Jelka aveva rimosso il braccio e aveva aperti a metà gli occhi, poi li aveva spalancati, enormi, lìquidi. Jim l'aveva fissata con una faccia priva d'espressione. Una goccia era scesa lungo il naso di Jelka e si era arrestata sopra un labbro. Jim aveva alzato il cane del fucile. Quello scatto secco e metallico era risuonato per tutta la casa. L'uomo del letto aveva sussultato nel sonno. Le mani di Jim avevano tremato, poi egli aveva portato il fucile alla spalla e lo aveva tenuto fermo. ~cl mirare, aveva veduto il piccolo quadrato bianco tra la fronte e i capelli. Il rombo del fucile aveva squarci:ito l'aria. Jim, ancorn intento alla mira con lo sguardo fisso sulla canna del fucile, a\·eva veduto il letto sobbalzare. Sulla fronte dell'uomo s1 era formato un buco nero, senza sangue. Un ~orgoglio era uscito dalla gola del cugino; una mano era balzata di sotto le lenzuola, come un enorme ragno bianco; si era alzata per un attimo.,aveva sussul• rato ed era ricaduta immota. li naso di Jelka cola,a; i suoi occhi, dalla faccia del marito, erano scesi alla bocca del fucile. S, lamenta,·a pianamente, come un cucciolo che ha freddo. Preso da panico, Jim era fuggito, ed era andato di nuovo ,·erso l':ibbcveratoio. Sentiva in bocca e in gola un gusto salato e il suo cuore batte\·a sino a fargli male. S'era tolto il c.--appclloe a\·e,·a immerso la tesla nell'acqua, poi abbassandosi aveva vomttalo. In casa, Jclka sì muoveva, continuando a lamentarsi come un cucciolo. Jim, stanco e stordito, si era alzato. Lo stallone era accorso al suo richiamo cd egli automaticamente era montato in sella, e si era lanciato giù per la vallata verso la strada. I cani continua\'ano ad abbaiare inquieti. All'alba, un carrozzone tirato da due cavalli era en1rato nel cortile, mettendo in fuga le galline. Lo sceriffo e il pretore erano seduti danmti. Jim Moore, reclinato sopra la sua sella, giaceva nell'interno e lo stallone seguiva il carro. Lo sceriffo a\'Cva frenato cd era sceso assieme ai suoi uomini. Jim chiese: « Devo entrare in casa?•. 11 pretore sporse le labbra, pensieroso. • No. Meglio no•· Poi disse: « ~li occuperò io di tutto•. Jim si trascinò verso l'acqua. • Volete far fare pulizia?• disse voltandosi. Gli uomini entrarono in casa. Dopo pochi minuti uscirono, portando a braccia il corpo irrigidito. Lo avevano ricoperto con un panno, e lo deposero, con un tonfo, nel carrozzone. Devo entrare· con voi, adesso?• chiese Jim avvicinandosi. t Dov'è vostra moglie?• fece lo sceriffo. • Non so•, rispose l'altro stancamente. «Si sarà nascosta in qualche posto•. , Siete sicuro di non aver ucciso anche lei?•. • Si. >J'on l'ho toccata. La tro\·erò e la condurrò da voi nel pomeriggio, se non volete ch'io ritorni con voi, subito,., « Abbiamo la vostra confessione•, disse il pretore, ~ e perbacco, gli occhi ci ser• vono. Naturalmente è stato emesso un mandato di cattura contro di \·Oi, ma non verrà messo in esecuzione. Le nostre leggi ci permettono di giudicare a seconda del caso ... Vi raccomando, piuttosto, di non essere troppo severo con \'Ostra moglie, signor Moorc •. • Sì, vi prometto che non le farò del male•. Ritto in mezzo al cortile, egli aveva seguito con lo sguardo il carrozzone che si allontanava; incerto e riluttante batteva i piedi nella polvere. Un caldo sole di giugno si rifletteva sui vetri delle finestre. Poi era entrato lentamente in casa e aveva preso un grosso staffile. Aveva attraversato il cortile ed era entrato nella stalla. ì\•lentrc saliva la scala a pioli, che portava nel paè:liaio, aveva udito il piagnucolio del cucciolo impaurito che ricominciava. Quando Jim era uscito dalla stalla, portava la moglie sulle spalle. Art;,estandosi accanto all'abbeveratoio l'aveva deposta delicatamente in terra. I capelli della donna erano coperti di fili di paglia e le sue spalle erano striate da segni rossastri. Jim aveva bagnato un panno sotto il robinetto dell'acqua e aveva cominciato a lavarle il viso e le spalle, poi le aveva ricomposto i capelli. Gli occhi stanchi della donna seguivano ogni suo movimento. • Mi hai fatto male. Tanto male!• disse la donna. Egli annui:· • Sì, tanto male quanto ho potuto!•. JI sole infuocava il terreno e i tafani cercavano posarsi su quelle spalle ferite. Le labbra gonfie di Jelka tentarono di sorridere. « Hai mangiato nulla ancora?• chiese al marito. •No!• rispose. • Non ho preso neppure una tazza di caffè!•. • Allora andrò a prepararti delle uova :t, mormorò la donna sollevandosi penosa• mente. « Verrò ad aiutarti•. «No, farò da sola I suoi occhi neri sembravano accarezzarlo con lo sguardo, poi si era voltata ed era entrata in casa zoppicando. Jim a\"e\·a aspettato vicino all'abbeveratoio e aveva veduto il fumo innalzarsi dal comignolo e salire verso il cielo. Dopo poco Jelka aveva chiamato. « Vieni, Jim, La colazione è pronta!•. Lo attendevano, in un piatto, quattro uova con prosciutto. « Il caffè sarà pronto tra pochi minuti •, disse la donna. « E tu non mangi?•. «No, non subito. Ho male di gola •. Mentre mangiava, egli aveva :tlzato gli occhi per guardarla. Si era pettinata i bei capdli e messa una camicetta pulita e bianca. «Nel pomeri$1:gio scenderemo in città. Ordinerò del legname•, egli disse. • Voglio costruirmi un'altra casa, laggiù, nella vallnta •· Gli occhi di Jelka si posarono istintiva• mente sulla porta chiusa della camera da letto, poi tornarono rapidi a fissarsi sulla faccia dell'uomo. 11 Sì ~. mormorò. «Sarà una bella cosa!• e dopo una pausa chiese: • Mi batterai ancora per ... per quel che è successo?•. « No, non più per. .. per quello che è successo!•. I grandi, liquidi occhi sorrisero. La donna si sedè accanto a J im ed egli allungò una mano per accarc,;zare quella gola e quei capelli neri. .JOHN STEINBECJ< (Trad. di Lea Scl,iat·i).

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