Omnibus - anno II - n.23 - 4 giugno 1938

BANDITI DELL'IRAQ, OHE TAGLIANO LE CONDUTTURE DEL PETROLIO, ARRESTATI DALLA POLIZIA ~ .\.L 192~, l'ann~ i~ cui Lenin m.orl, ~ ,I reg1me sovietico ha cambiato ,1 completame·ntc la primitiva fisionomia-; anche l'Internazionale è oggi mo• ribonda se non del tutto morta. Tuttavia, il corpo· di Lenin giace anc'>ra nella policroma tomba di granito innaizata nella Piana Roua. Finora undici milioni e mezzo di pelle• grini si sono prcllati sotto le arcate di quella tomba cd il loro numero è in con• tinuo aumento. Negli ultimi sci mesi, circa 1200 persone ogni due giorni hanno fatto la coda per ore cd ore, sotto la pioggia e sotto il sole, per dare un'occhiata al 1ot• tilc corpo mummificato di Lenin. La polizia regola in ogni particolare il transito di quuti pellegrini in 111odoche, non più di due per volta e per non più di quarantacinque secondi, poHano restare presso la bara ricopena di vetro. I visitatori sono stati convinti che un complotto terroristico li minaccia in per• manenza e perciò si a.noggcttano ad una perquisizione tanto intima che offenderebbe qualsiasi persona del mondo. Devono lasciare le valige all'ingrcuo e qualsiasi involto è esaminato attt'ntamente per paura c.he contt'nga una bomba. :Mediante tali precauzioni solo una volta si verificò un incidente e ciò avvenne dicci anni fa quando un operaio, còlto da improvviso furore, prese a mancllate il cadavt'rc. Prima di giungere alla tomba, si aura• versa un piccolo giardino tra file di guardie rosse immobili e prive di ogni t'spres- ~1one: si ha la scns:nionc che siano là da tempo ìmmt-morabilc e che mai verrà dato loro il cambio. Sopra l'ingresso c'è una sola parola: e Lenin •· Di fronte, nella parte interna, si scorge lo stemma dell'Unione so,.·ictica minutamente inciso in nero e grigio. Si scende in un solterraneo le cui pareti sono coperte da mam1i scuri cd illuminate da fiaccole rosse. Una guardia richiama l'attenzione su alcuni gradini. Si scende an• cora e si va ad urtare, qua,i d'improvviso, contro il corpo di Lenin. La testa sta leggcnnCnte sollevata su un cuscino, cd il corpo si allunga nella bara avvolto dalla bandiera, annerita dal tem• po, dei comunardi parigini d('I '70. La prima impressione che si ha del ca• davere è di fragilità e souiglien.a; la se• conda è dau dalla calma e forza della testa. [I dèspota rosso non sembra morto. Al massimo si direbbe moribondo. Come si fa rapidamente il giro intorno alla bara l'aitc~ionc è attratta dall'ele• gar,za della m1.no denra, diafana ma non raggrinzita o scolorita. Alla radice di un'un. ~hia spicca una macchia bluaJtra. Poiché i 1 t'dici evitarono di comporre il cadavere nella maniera usuale dei santi, la mano destra è adagiata sul pt'tto, mentre l'altra ~1;. I l . wi è distesa lungo il fianco. Sollecitati dalle guardie a circolare, si ha appena il tempo di 011ervare le labbra piene, sode, sensuali e le narici aperte di un uomo passionale (forse di saniue tartaro) cd il cranio calvo dalle forme ben pro• porzionatc. Peli corti e canuti si notano sulle tempie e dietro le orecchit'. D'improvviso ci si accorge che la pelle del viso e del cranio non è del tuito w:cca; nell'interno ci deve esser certo qualche cosa che la inumidisce lentissimamente. Guar• dando con insistenza, si ha anche il so• spetto che una piccola fonte di luce sia stata me"a dietro le carni. Nd 1932, durante il suo viaggio in Russia, Jkrnard Shaw, giunto nell'interno del mausoleo, a un certo punto osservò: e Tut• 10 ciò è realizzato ottimamente dal mio punto di vista; voglio dire dal punto di vista teatrale >. Dopo quattordici anni dalla morte del dittatore rosso, moltissimi sono spinti a vi• sitarlo da un ~ntimento che si potrebbe definire e: timorosa curiosità>. Tuttavia va i.otato che, in tempi tristi c?me gli attuali, aumenta il numero di coloro che si recano alla tomba. Ciò è dovuto, forse, al fatto che nell'immaginazione di molti Lenin rap• prcsent3 una luce nell'oscurità sempre più fitta che invade la Russia. Lenin mori il 12 gennaio del 1924 a Gorki, in una casa di campagna, cd il suo corpo venne subito trasportato a Mosca e messo nella sala delle Colonne Bianche nell'ex•Parlamento dei Nobili. Nonostante il fr<'ddo quanto mai intenso {25 gradi sono zero), conosciuto più tardi col nome di e: freddo di Lenin >, una folla enorme "enuta da tutti i rioni di Mosca e da tulle le regioni vicine si ammassava giorno e notte per vedere il morto. Nelle strade si accesero fuochi per qut-sta molti. tudine vestila malamente con logore pel• licce di pecora o con giacche di cuoio. Passarono .tre giorni cd ancora la processione dci visitatori si allungava per miglia, in attesa. Fu allora che uno dei capi del partito propose di cercare qualche mezzo per rendere scmipcrmanente questa gene• raie commozione. Una riunione convocata d'urgenza decise di mettere al lavoro i dottori Vorobicv e Sbarski, due specialisti ehe sapevano quanto c'era da sapere sui processi di mummificazione più antichi e più recenti. Una settimana passò prima che i due dot• tori potessero mettersi all'opera. Ciò com• plicava il loro compito. Ma non erano tra• scorsi sci mesi cd il corpo di U:nin tor• nava ad ent-re t'sposto al pubblico. Temporaneamente (u collocato in una tomba di legno alquanto simile all'attuale, ma più piccola e di lince più equilibrate. e Datt-ci mano libera >, dissero i dottori, •f'~uite le nostre islruzioni e noi vi ga• r.\ntiamo di preservare le parti visibili del corpo non solo per i tre mesi ehe ci avete chiesto, ma forse per cento anni >. Oggi il processo di mummificazione adoperato per conservare il cadavere di Lenin è diventato un segreto di Stato. Ma nei primi tempi era permesso parlame e di• scutcrne ovunque. Infatti, nella cerimonia d'inaugurazione, i due specialisti spiegarono ad un piccolo gruppo di dirigenti che il successo del loro metodo dipcnde"a dai seguenti c.odfidenti: primo, immettere una costante quantità di umidità steriliuata nell'interno del corpo mediante ona pompa elettrica ad una determinala pressione (se non erro, l'umidità è data da una soluzione di acqua, glice• rina e potassìo); secondo, avvolgere il ca• daverc nell'interno del sarcofago di vetro con una tt'mpcratura immutabile di 6o gra• di Farenheit. Uno spostamento di due gradi, in più o in meno, potrebbe rovinare tutto in pochi secondi. Facendo marciare a due a due un batta• glionc di soldati rossi nell'interno del sotterraneo, si accertò con precisione matematica il numero di persone che potevano esservi introdotte senza che si manìCestauc un pericoloso aumento di temperatura. In seguito a tali accertamenti, ai visitatori venne consentito di passare ad una determinata distanza dalla tomba per un'ora al giorno in estate e per un po' di più d'in. verno. Ora, nt-lla nuova tomba si sono fatte notc\·oli migliorie ed il tempo di visita è stato fissato a due ore nei mesi estivi cd a tre in quelli invernali. I dottori ammettono che, per l'intervallo intercorso tra la morte dì Lenin e la sua mummifkazionc, furono costretti a sacflfi. care una vaua regione del corpo. Si dice comunemente che al disotto del torace non rimane più nulla. Nel 1927, dovendosi procedere all'erez.ione dell'attuale mausoleo, il cadavere venne ri• mosso e trasportato in una camera allestita appositamente in una torre del Cremlino. Si fece circolare da un capo alraltro di Mosca la r.01ìzia che il cadavere non po. 1eva essere prt-servato più a lungo e che \Crtt'bbc. segretamente sostituito con un modello di cera. In seguito a ciò, i professori Vorobicv e Sbarski invitarono alcuni uomini eminènti ad csamìn:.rc il corpo cd a Ct'rtificarnc la pcdctta conservazione. Per non scuotere il senso di rispetto delle guardie ro.nc di servizio, Vorobicv le fece allontanare dal sotterraneo. Quindi, solle• \'ato il coperchio di vetro della bara, tirò un orecchio, le guance e le narici di Lenin, in modo da dimostrare che le carni non avevano affatto peHluto la loro naturale elasticità. A. T. CHOLERTON 11 11 t!rnir,~11: ~i\Ji~ 1 ~1 , ,Jtd c,.,,ia: i\ .?,J: tl\ll l\ JfJ :!ll1 '.\YJ~7Jll..llil~-!J8Yl-!J f .\ SIGNORINA Gi:1nina Repetto ave• & va cominciato a pigliare gusto a ,..ivcre in e i t t à, frequentando come e: cncrna > l'i.,tituto delle salesiane di Don Bosco. Una volta finiti gli studi, per restare a contatto con le sue amiche, avc\•a anzi pensato di iscriversi a .una scuola di taglio. Repctlo padre dapprima si oppose; era un agricoltore, ormai anziano, proprietario di una cascina con uf'la tenuta abbastan:r:a vasta, a\'aro e chiuso di ca• rattere come suo padre, che aveva riscat1ato il fondo dagli antichi proprietari an• dati in rovina. Spendere ancora per < la Giovanna> (lui la chiamava cosi) gli sembrava inutile, ma la moglie gli aveva fat• 10 notare che, alla fine, quello era un mestiere che la figlia imparava, e che, senza dare nell'occhio, avrebb<: potuto guadagna• re qualche soldo, lavorando pci conoscenti. Così Giannina aveva potuto riprendere la urada del capoluogo. Non più ,..incolata dall'orario delle suo. re, la signorina Repetto giungc;a in città con l'autobus della SlTA, facendo spesso il viaggio, specie nei giorni di mercato, pigiata fra i capifamiglia in abito scuro e i commercianti di bestiame, ma se la sta• gionc era bella adopcra\'a volentieri la bicicletta. Arrivata nel sobborgo, metteva fa macchina in un deposito, e, spolverate alla meglio le scarpe, raggiungeva a piedi il centro, per non far comprendere d'aver usato un mezzo di trasporto cosl e: dc. mocratico >. La scuola di taglio non le portava via molto tempo, e non la interessava affatto: aveva conservato invece l'amicizia di un paio di compagne di collegio, e le andava a trovare molto spesso, per uscire con loro a far spese, e per potere, nell'ora del pas• seggio, percorrere in compagnia distinta la strada principale. Nelle domeniche in cui riusciva ad essere in città andava con quc• Sic amiche al cinema, e persino ai tè dan• zanti del GUF: si guarda\'a allora con compiacenza negli specchi, concludtndo fra sé che, in fondo, fra lei e le signorine che uavano tutto l'anno in città non c'era nes• suna differenza, e questa piacevole convinzione le resta\'a anche quando, fra gli scossoni dell'autocorriera, tornava in paese. Naturalmente, nel fondo di tutto questo, c'era uno scopo, onesto e lecito: la signo• rina Rcpetto cercava marito. Persino le sue amiche e le loro madri trovavano che aveva ragione. e: t una ragazza tanto brava, buona e, infine, anche abbastanza bellina. E poi qualcosa di suo cc l'ha >, dicevano. e Purtroppo però oggi gli uomini non sanno più dove si deve cercare>. E il fatto ehe Giannina non trovaue da sposarsi, era interpretato da tutte come un segno infallibile della difficoltà dei tempi. Giannina non era molto impaziente, tanto più.che ,,edeva ben pochi matrimoni nel cerchio delle sue conoscenze: e non aveva nemmeno pretese eccessive. Non le sarebbe spiaciuto un uf• ficiale, ma il suo sogno era un laureato: era convintissima che la laurea fosse strct· 1amentc lcg.ita alla distin7ionc, alla rispet• tabilità e al decoro, e tra una laurea e un diploma intuiva una specie di abisso, non tanto di ,apcrc, quanto di possibilità sociali. Mt-dici, ingegneri e avvocati le sem• bravano uniti in una confraternita nella quale le mogli, in pelliccia e in abito da sera, avevano parte euenziale: il auo so• gno era di poter trascorrere la vita al fianco di uno di questi uomini in occhiali e abito scuro, in una casa dai pavimenti lucidissimi. l primi approcci, però, er.ano stati tut• t'altro che felici: ai giovanotti la signorina Repctlo metteva paura, faceva subito pensare a un matrimonio a breve scadcn:r:a, a una casa, a una suocera, a un'esistenza patriarcale e tranquilla. Comprendevano che quella ragazza non era adatta per una e av. ventura > come quella ch'cssi cercavano nelle sale da ballo. Per gli stcni motivi, a Giannina non erano mancate due proposte da parte di uomini anziani ; ma lei non inlcndcva sacrificarsi eosl. Alla fine sua madre, stanca di quelle manovre disordinate, pensò di intervenire con i suoi sis1cmi al• l'antica: e: mise in meno > una lontana pa• rente di città, dicendo se conosceva qualche bravo giovane che volesse prendersi la Giovanna. La parente, dopo qualche tcm• po, mandò a dire che, da una sua amica che affittava stanze ammobiliate, aveva saputo che c'era un ingegnere del munici. pio, che pareva avesse delle buone intcn• zioni; se volevano conoscerlo, senza impe• gni, si capisce, ci si poteva incontrare. Giannina giunse in città, una domenica pomeriggio, con la madre e col padre, e non era di buon umore: un matrimonio combinato la umiliava. Contrariamente alle sue prevenzioni, però, vide che il pretendente non era né brutto né volgare: anU, parlava molto bene, sapeva esser disinvoJ. to anche davanti a Repetto padre, tacitur• no e immuronito, e alla madre, guardinga e diffidente: era l'unico che desse un po' di animazione alla imbaranata assemblea riunita nel salot10. Peccato però che non fosse ingegnere, ma geometra, e che la sua famiglia stesse cosi lontano, in Sicilia o giù di Il. Ad ogni modo, Giannina tornò a casa di ottìmo umort', com•inta che anche un matrimonio di quel gent're poteva avere dei lati buoni. li geometra le se.risse, e mandò una sca• tola di dolci: tutte cose che denotavano buon gusto, e Giannina era quasi felice. Il padre però diffidava, tanto più che non si era parbto ancora <lella cosa più importantt', dei soldi: st'gucndo la tattica che prediligeva pei grossi acquisti di bestiame, Repctto non volle compromettersi, e incaricò di trattare il figlio della parente, un giovanotto che lavorava da sarto. Saltò fuori cosi che il gt'ometra aveva delle pretese cc• ccssivc. e Caspita, quello ha denti buoni >, disSt"ro i Rt-petto, e fecero delle controproposte, prima quasi accettate, poi respinte. Una sera di domenica, mentre pioveva a dirotto, il sarto arrivò in paese con la risposta definitiva: padre e madre gli andarono incontro ali., corriera, ma Giannina preft'rl r~stare a casa, ed era alla finestra quando quelli tornarono. Dall'aspetto scontento e taciturno dei tre, comprese quale era la conclu~ione delle trattative, e se ne immelanconl. Pensò di non scendere nemmer,o a Ct'na, ma non pianse; anzi, riAct• tendo, si accorse d'essere quasi soddisfatta dell'insuccesso dei suoi. e Però qui non mi ci voglio vedere •• concluse. e: Bisogna che ottenga subito di poter fare, l't'statc pros• \Ìma, una crociera con le mie amiche>. MASSIMO ALBERINI LA. ~,itATKLLI PILLA 41 C.• VKNKltlA Tumminelli e C. EDITORI IL 10 GI'UGNO 1938 sarà measo in vendita in tutta Italia il primo numerodi quindicinaleil!U.Btratdoi divul• gazione storica. 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Paolo IJalbis segretario, Jopo ner preso in considcruionc numerose e pregevoli opere apparse recentemente, ha deciJo unanim.- Jj auegnare il premio alla 4,Storin di A biaaini11" di Luea dei Sahelli. opera che più delle ahre risponde alle eondi:r.10ni richieste dallo Statuto del Premio. l quattro volumi che la compongono co111i1ui11condoi,fatti, un'esposizione vuta e al tempo ,teuo sobria delln storia dell'Etiopia dall'etl fa.raonica ■ ino alla conquieta i1aliana, condona con larga informazione e ottim"' ~en■ibilità storica. ,\d cu.a la Commis.sione ricono!-Ce ohre tullo il merito di portare in conta110 di cerchie 1>iù\IIMe della cuh\lra italiana i risultati delle indagini migliori 11011s:itoria etiopica e di costituire quindi un notevole apporw alla furma:r.ione di quèlla ,a•la co~ienu ,.tonca che è il preiiuppo~to della eoacienra imperiale''. LUCA DEI SABELLI STORDI IAABISSINIA VOLUME Onlle origini nJlo fine del regno dì Zenru J akob . . . . . . . . . . . . . . Lii e J 5 VOLUME Il Onl regno di Beedn Mnrynm agli ul. lirni Snlomonidi. . . . . Lire 20 VOLUME lii Dalla cud111n dei Salomonidi nl Trut• lato di 1u:1ce dcll'ltulin con ì\tenclich Lire 25 VOLUME IV Onl regno di Menclich do1~0 Adun al. In proclumuzionc dell'Impero i1aliuno Lire 20 YOLUMI IN 16• /)I COMPI.F.SSll'F. 1600 PAGII\E A ftre pubblicazioni di carattere coloniale i11dispensabili per fa co11osce11zo<i<~ll'lmpcro: FrQnce.,coLtmmi • LE1-l'EHE E OIAIU D'AFRICA 1895-96. Toselli, G11llia110D, abormida, Arimondi, Prato, Solaro, Prr111in11.rVi.olume in 16°, con 6 i.n•ole f.1. e coperta a Ire colori. Seconda edizione. L. l 5. luchir,o Dal Verm~ • LA GUF.:HRA ANCLO.OOEBA. 1."ITAUA NELLA LOTTA CONTHO l OEH VISCI • A cur11di R. Truffi. Volume in 169 eon una caria fuori testo e coperta a tre colori, Lire 12. f.~doa,do Scarfoglio • ABISSINIA (1888.1896) . Studi di Tartarin. durante la prima campagna d.Africe. Due volumi in 16(1 gnndc di eompleuive 750 pagine. Cia~eun volume, Lire 15. Riccardo Tn,ffi • PltECUHSOnI DELL'IMPERO AFJUCANO . Lettere inedite di S.A.R. Tomma.so di Savoia Duca di Ccno,·a, V. Bòt1cgo, A. Cecchi, C. Citerni, C. Nerat.7.ini, F. Martini. A. S111limbeni, L. Dal Verme, ecc.Volume in 16°grande,con coperla stampala a 2colori.L.15. S. A. EDIZIONI ROMA VIA XXIV MAGGIO 43 (PALAZZO llOSPIGL1OS1) llOMA 111 ..::

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