l ( ILSORCKIOELVIOLINO) ~ Jt~1J~!Jl.A~iJ!ì ~ • Firenze, giugno. ~~ I RE, amate la musica? » chiese ~ un ministro a Carlo X. « Non la temo>, rispo-.e il re. ' Carlo X non foceva il critico musicale (professione rhc consiste ncll':tnd:nc o;cmprc all'indietro ris.,lcndo la corrente, alla maniera del gambrro). La mw;ica è come il prof umo : va propinata col contagocce. Il profumo M:r\'Cmolto ~ è poco, e sc è drl più fino. Invece non si ha un'idea di quel rhc sia l'c,;.aurimcnto d'un critico vcr- ~ la fine d'ogni stagione musicale. A quc-~roandiamo pensando e ript:n- (.:rndo, proprio ora mentre scocca l'impt"'gno di far~• l'inventario, di tirare le ,ommc-, e noi si vorrebbe parlare d'ali ro, o magari tate re del tutto : sì, del tutto, in nome del ciC'lo. Parlcrc-1110dunque di scenari. che M>nfor'ie la ragione unica, ,;;e non la gill'itificazione, del Festival di Firenze. Dove vennero rappresent;ltt. nella ,corsa ~t·ttirnana, tre opere minu~colc: L'isola disabitaM, scritta da 1-(aydn su librl'ttO di Mcta'itasio; le vngini 5av1e 11 le vergini folli e l'Amf,parnaso, umori,tico ca1>olavoro salato e affumicato dl'i veneziano Orazio Vecchi, mu- !iicist.1del Cinquecento. Tre reliquie da tener sottovctro, tre cose fragili e secche esposte sulla scena del teatro alla Pergola con quell'amore della rarità, quello zrlo dcli' e onoranza :t e quella preoccupazione del valore che i~pirano gli oggetti an- <ichi, preziosi e inimitabili. Riconoscemmo nel tocco delic:ttis~imo di ql1esta eccezionale rappre~cntazionc la razza lugubre e ilare.degli antiquari italiani, Queste tre operette tratte dai più profondi archivi del Regno, interpret~tte con senno, registrate con prudenza, o rielaborate, dal musicologo professor Fernando Liuzzi, ottennero l'una dopo l'altra un 'iuccesso brillante, improvviso e felice, perché senza contrasti. Nel passato remoto ci -.i entra come ,;i entra in un labirinto oscuro, in una galleria dei miracoli, o catacomba che sia: lii entra col candelotto acceso tenuto alto nella sinistra, e una pistola carica. nell'altra mano, la destra. !\.rò quando 5j è in molti e..ploratori, anzi in mille, come il pubblico dell'altra ~ra, si può lasciare a casa il lume, l'arma da sparo, e portJrt_• invece in teatro il binocolo, e il vcnta~lio istoriato, come fecero le bclli,~ime e ,;piri• toç,c dame dcll'ari'ìtocrazia fiorentina intervenut(" allegramente. r Horno c'è un colore locale da e~un,a1ionc; mc-ntre la recita .nsume la 'ìUa funzion(· postuma. Sul p.1.lco, in un'atmotfera (.()ffocantf' surrC"alcche ti mozza il respiro, vi- \Ono gli o,;piti C'itatici. immersi in una luce. per co,ì dir(•, d('damatoria. In fondo 'ìC'mbrano spe~nc-rci gli echi ultimi di un'ora✓ionc funt:brc. La riba ha coi pcr,;on:1ggi par proprio una e Pemione :t- di mutilati del Tempo. Li vedi girar la te'ìta e ~granar gli occhi. lentissimamente, in me7.zo a una nube di cloroformio o di etere. Il color d'una ro-.a di porcellana accc-ndc-quelle gote dc-licate. I.a prima ad apparire ~ulla 'ìCena della Pergola è !"arcadica hola dùabitata, operina im;:i·nua <' tfnera. molto piana (' armonio,a. di ciud grncrc e c;cntim<"nto italiano eh(" c;aranno poi quelli di ).lozart. dove ,i distim,·ro \'CrJml"n• te 11· -.ii:;i1orcGiri <' Albanc,;c e il tenore fort. Oirigt,·a con g-randc avv("dutrna e autorità il mae~tro Fndinando Pr("\'i• tali. Co<-ìche l'opt·ra piacque e dive, ti molfr,,imo. Dall'idillio ,cttrfl·nl('-\C"Odi )..fc,tac;ta• ,io <' I l.1ydn, un h:1lzo retro,pcttivo di pare-echi ,ecoli ci piomb.i in pieno medio evo, nc-1clima a,<;Ortoe austero del dramma liturgico. ::u:dialbori del teatro cri ..t.iano. Le u.•rgini 5avie r le verolfu folli ,,-ol~ono icratic;unc·ntr la lo- ;o parabol.1 di ca<;tità e di p<'cc-a10, de,unta dall'Ev:lll~<'lo di San ~f.ttteo. tontrappongono la luct fr<'dda <' immobile- drll'innoc<·n:ta alla \'amp;1 tur• bino,a cht romurna in una br<'\<' gioia ,;pirito e carne, e si tronca nel ln_1io df'lla ,olitudine morale. Frmminilitf, frag-ile e vinta. pa'ìsione rd umilia1ione .... peran:ta inutil<' di pndono, an,ia, ,gomrnto di-.pc-rato e ca,;ti~o: ceco una dt•n<.amateria dr.rmmatic-a c-ui l'acc(·nto rituale confc1i ..cr rito,unzr profonde. eterne. Più ,hc· la beatitudinr c-eJe<;t(d• rllr \·t•rgini .._a,·ie,o;e~ui~1moil dr,tino delle• folli con tem<'raria ,impati:1. Dai loro volli di crc-atun· t<•1ier1.<.•' cbnnate <.;j -.prigiona un fa,cino morhido e crr-- pu,rolarc. Fernando Liuni ha tratto le parole e le melodie dd dramma da un codic~· drl ,<'colo XI I comcrvato nella Biblioteca nazional<· di Pari~i, e lr- ha collo• C<lt<' con m<HH) c•,pf'rta ~opr.t un t<'lì· ,uw onh<:..,tr,1lcche lr a\'\ i\·a di ritmo ,. di colon--. Pi1"1 rhc ., un partito d'ardwoloc:o, il I.iu71i -.'f°· affid,110 ,ti ,uo i-.tinto di musicista. Ha intuito e distribuito movimenti, tpazi, timbri, adaui alla materia arcaica e alla sensibilità attuale. Ci sembra insomma che sia riuscito a render· vivo, palpitante un linguag~io melodico di età immemorabile, che serba, del re'ìto, i segni d'una modellazione pura e squisita. Co~ì rifiorito dalle radici millenarie, e ricreato in una c;ingolare am1onia mu~icalc e scenica, vaporosa e wlenne, il dramma liturgico ha ritrovato l'antichi ..~ima suggestione. l_;n sobrio, ma di~cutibile ~utto dc. corati\·o l'ha inquadrato. nella scena del Colacicchi e nei fi~urini della signorin:i. Dc ~fattelo;, in una figuraziollt" bi7,antina. Bene interpretata nella. varia r<.·gistrazioneorchec;tralc dal mae- ,tro Prcvitali, nelle pani di canto da Pieri~a Giri e Gabriella Gatti, <lai ~te. letti. dal Dadò e dal :\itasini, nell'azione mimica da ~ive5 Poli, ,otto la rc- ~ìa di Giorgio Venturini, la rievoca- :;-ionc di Fernando Liuzzi ha merit:tto le pili fe..1. oc;eaccoglienze. ln quanto all'Amfiparnaso, che co- <..tituiv.\ l'ultimo e il pili interessante 'ipett.:,colo della ~crata. dobbiamo dire che mai durante una prima I.:~ no- \lrn fania di criti('i c;cmhrò più attrnta. <;tupita e ~eria, mentre, drntro, dal ridt·re eravamo "c-onvolti addirittura. La realinazionc scenica di qu<"'lt'opcra di Or:l.7io Vecchi ci parve hcn riu~cita. opportuna, anzi necr.....,aria, Per noi fu la ri\ !'Iazione del mi,tcro più comi- <'/> <' binarro: un colpo 5traordinario, vibrato alla r:tdice dell'e-.~('re1 d'una comicità inaudita e senza e,empio. Oobhi;11no lodì infinit(• al Coro ,;ta• hilc del Comunale di Fin:-nze dirrtto dal nne,1ro )..foro~ini, alle scene di Gino Severini, al regi,ta. agli attori della pantomima (" a qu("i bravi e ,:tentili h,dl<'rini di Firenze che rallegr,tro• no con tanta grazia gli intrnnrui del coro. BRUNO BARILLI CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla. na.rrazlone 41 un ra.u.oq,u<lui, realmente accaduto a. cbl 1cr1ve. La narrazione non deve 1uperare le t.re colonne del giornale, e deve e11ere 1nvtat.& acr1t.t& ._ ma.ccblna, da una sola part.e del fogllo. 0Jnl narrar.ione pubbllcat.a, 1eeondo l'ordine di arrivo e d'aceeuaitone, verrà compenut.a. con Liro 600 (clnq,ueeent.o).• I d&tt.1lo1er1tt1non accet- \.&tl non 11 restlt.ut1cono. - Per la v&ll• dlt.ì. della 1pedliione, aerv1r1l del t.a· rllando aumpato qui •otto, tncollato 1ull& bu1ta. D A T A o L I A R s_r__ , CONCORSO PERMANENTE Alla Direzione di OMNIBUS PIAZZA DELLA PI LOTTA N. 3 ROMA ROKA . LA FONTANA DI VIA DEL BUFALO ft OPO CENA, mi trovo con alcuni U amici a un bar vicino a casa mia, l'unico del nO'-ìtro quartiere. Ci andiamo tutti un po' per comprare le sigarette e un po' per guardare la ra• gazza che sta al banco dei tabacchi. Le domandiamo il permesso di telefonare soltanto per poterle sorridere, ringraziandola per udire la sua voce. Poi, prendiamo l'autobus: ci sembra più chç giusto cercare di divertirci in qualche maniera, dopo esserci annoiati per una giornata, ognuno chiuso in una c;tanZ-aa 'ìtudiare. Ma non rimaniamo mai d'accordo su quello che dovrcm• mo fare, e la compagnia si divide in due. Una parte va quasi regolarmente al cinematografo e impiega le ore rc- 'ìtanti a girare per la città, e l'altra va a ballare. I ballerini si riconoscono appena mettono piede nel bar: hanno le scarpe lucide, i "estiti blu scuro e sobrie cravatte. Guardano il resto della comitiva con l'aria di superiorità dc-ll'uomo che ha :iempre la barba fatta,. Ormai, nelle sale da ballo che frequentano alla domenica, si sono formati un altro circolo d'amicizie e con noi non sono più in grande affiatamento: parlano di donne misteriose che solo loro cono-.cono, ma che 'ìembra debbano in• teressarc tutti, di indirizzi e di numeri di telefono. Raccontano anche che quando conoscono una nuova ragazza non dànno il loro vero nome, ma ur.o inventato, a 'ìCanso di non so quali pericoli. Prima di prendere l'autobus, telefonano ognùno due o tre volte, e la'iciano l'apparecchio con il viso lungo perché le raga1.zc che hanno invitato, tutte figliole di buona fomi~lia, la sera non possono uscire da s..-rlc. Così imprecano contro la città che non offre divertimenti e si ripromettono di godersi la vita a quarant'anni. P!'rché, in fondo, tutti i loro divertimenti con..,istono nell'andare a ballare. In ca,;a di amici o in un locale pubblico. Se vanno da qualche privato, dicono: e Andiamo a una festa ::t. Ho una discreta e'iperienza di quc5tc fr~te. ru genere, si dànno per l'onomastico o il compleanno della -;i~norina di ca~a e vi partecipano gli amki del fratello maggiore, i compagni di 'iCUO· la e due o tre ragazzi spaesati nella compagnia, che ,;c ne stanno <;0lie si• len1.io,i per tutto i'allegro pomerig~io, '-<'duti con le rmfni sulle .~inocchia. In una stanzetta vicina a quella dove si balla c'è la padrona. di ca'ìa che ogni poco 'ìi deve al1are per controllare gli invitati della fi~lia, pr<'onupata che tutto !ii s, olga ,econdo Jr regole d<•J. la buon..t. !'duc~\l.ione. Dal!,~ fim•c;trc d("Jle cac<' \'i(inc c;j aff,1Cciano delle pov<-rc ?'ag,11zc,ma~ari in \·c,taglia e 1[r11r xi v~Jll con i capelli di"ìfatti, che hanno l'aria di invidiare molto quello che sentono o ihtravcdono dal loro osservatorio. Cosi la festa procede bene; non mancan certo l'educazione e i modi gentili dei cavalieri, anche se poi, a quattr'occhi, si dicano cose piuttosto indecenti sulle ragazze. ~1a loro lo san• no bene e fanno finta di non accorgersene. Poi, a una cert'ora, i due invitati silenziosi '-ie ne vanno senza salutare ne-.'ìuno. Una volta uno di questi poveracci, che era riuscilo a fuggirc ,;cnza. che nessuno se ne accorge,,;e, fu viqo passare nella c;trada da tutta la compagnia che ,i era affacciata alla fi. neqra e che lo (aiutava a gran voce. Dovette camminare per un buon tr:tt• to a testa bac;,;;a,facendo finta di essere un altro, mentre aveva una gran voglia di rispondere ai saluti con dei \·ers:tcci poco puliti. ~,fa i miei amici ballerini ormai disdegnano tutto questo. L'altra sera, addirittura, trovando~i ciascuno con un centinaio di lire in ta5ca, dcci~ero d'entrare in un locale notturno. Era la prima volta che compivano il gr.1.n p;1<.so: anima dì 1utti era un raga.r.1.0 calabre'ie, ancl:rnte di vita turbinma, \'enuto a Roma per certi esami. Anch'io rinunciai per una sera al solito cinematografo, cd ;,ndai con loro. La !-ala da ballo, appena entr<ni, non ci fece un grande effc-tto: 'ii vcdcv:1 pl'rsino un suonatore in maniche di camicia . .\fa poi ~coprimmo che cr:i.- vamo arrivati troppo pre,to. Difatti, a una cert'ora c;i :tprì una poiticina cd entrarono cinque o ,;;ei ragane. Un S(iovanotto 'ìi tol,c b giacca e indo'ì'ìÒ una palandr;.1na verde botti!?lia. 1r:t,fonna.ndo'ii in portiere. Anelò sulle scale a ricevere i sud-americani che, c;econdo noi, frequentavano simili posti. fnvccc dei e.ud-americani vennero dei giovanotti tristi in abiti sportivi e si mi~ero a ballar<'. Noi eravamo soddi- \fatti perché ,1vevamo spe'ìO c;oltanto sci lir<'. [o presi un caffè flag, altrimenti non avrei pili do1mito. Del resto, il caffè I lag è uguale all'altro e ne~suno può riconm:ccrlo. Poi. ci alzammo e invitammo a ballare Hrte ragan(" che erano lì pronte e che nnncro al nc,<;trotavolo. A 'ìembr:,,r(' dl.'i sud-americ:1.ni, ora er:mo i miei amici. Fumavano tenendo la ,iga.rrtta :tll'angolo della bocca e wcchiandola; ballavano e parlavano col tono di avvC'nturirri rotti a ben altre ~hc1ma({lic CO\mopolit<' che non quelle della .- Ragnatela». Però, mantC'nerc la con"er,azione con le donne non era co~a agevole : non ,i sapeva di rhc• parlare. And:tvamo avanti con una fra~(" pt•r uno, con una m.1gra ri- ~pmta dcllr r.1gane, e- ocrupavamo il tempo di ogni ballo e le p:tu::,cdel conversare a ~creare dic;peratamentc un'altra sciocca domanda. ~,fa poi, con grave scandalo degli amici, le ragazze si fecero esigenti e cominciarono a domandare dello champagne. Gli occhi del calabrese brillavano : mi free cenno di alza1mi e <li ,eguirlo in uno c;gabuzzino a mattonelle bianche. C'era odore di lisoformio e di cortile. Mi chiese se ci stavo an• ch'io a ordinare il de~iderato champag1u e, magari, una bottiglia di whisky. Io gli prec;tai cinquanta lire e gli di,;si di fare quc-llo che voleva. Quando tornammo nella sala ci accolsero gli occhi <.upplichevoli del terzo amico che era rima'ìto solo tutto quel tempo con le donne, in perfetto silenzio poiché non aveva trovato niente da dire. Così salutai la comitiva e girai un poco per la sala, ballando con varie r~1~anr. Erano tutte a'ì-1ai piacenti e ben diver;c dalle ,ignorine ,;orcllc dl'i miei compagni di scuola. Ce n'era una che <'ra l'intellett11alc del luogo: parl,1va cinque ling-ue, CO"Ì diceva, e si dava arie fatali. li ,;;uo ,·cstito nero era una tentazione anche per i suonatori dell'orche~tra che lo seguivano con gli occhi mentre davano fiato alle trombe. Feci anche amicizia con uno dei giovanotti tristi. Mi dis$C di es.'ìere impiegato alle impO'ite dirette. fntanto, al tavolo dei micì amici corrcv,tno fiumi di champagne. Pensavo con tri,tezza alle mie cinquanta lire. Ritornai da loro ver-.o le due di not• te. Avevo onn:li cono,ciuto tutti nel loc;ile e avevo le ta'ìchc piene di indirini di belle ragaz.ze. li barman_, in via amichevole, mi confidò quello che gli amici avrebbero dovuto pagare per il fc~tino domenicale. Quei disgraziati. abituati al ro::,0liodelle fr,te in famiglia, erano un po' alkgri : il calabrè'ie parlava in tedesco con un'ebrea vestita di rma, Er:i.no molto contenti della bella ~crata. ~1arccllo mi tirò in disparte e mi fece \"Celereuna chiave datagli dalla ragazn bionda che era con iui. Dl·I rr,to, in tutte quelle ore, non era ,;tato capace di ottenere che u:,e,i'ì- "e con lui: mi domandò se era il ca,;o di U'iare l:t maniera fo1te, come aveva visto f.\f(" da Clark Gable. Io lo scon- 'iigliai. Poi, come al ~olito, mc ne andai senza '(aiutare nec;'iuno. Sulla porta c'era ancora qualche giovanotto u..,cito prima di mc, "-hr ..i tratteneva a farsi in- \ idi.ur d.1i rari p:i.s,anti. La mattina dopo seppi da ).farccllo che la chiave donatagli dalla ragazza non aprivà. a(fatto la porta indicata. All'alba, qu<·l povero amico avc·va a- !-tpct1J.todue ore, e inutilmente-, che la 1.1gana torna<.~(' a rasa. MARCO CESARINI ( PALCHETRTOIMA)NI IA RITTI R' A NUBE si è sp:iccata e una fiammeg• &, giante spada è calata sul teatro. Il pri• mo colpo è tOCC3toa Orchidea di Sem Benelli, che è nata uccisa quando era già morta. 11 1econdo ha 1rafit10 / fig(i di Re• n:ita Mughini, morti da poveri lombrichi, come da poveri lombrichi erano viuut.i. E. già temevamo di non più 1rovare cadaveri, ma la spada vendicatrice si è fermata sul più bello, e noi siamo andMi a sentire La notte del 7 di Michele Dulud. Chi t Michele Dulud, e perché si con• tinua a mettere il nome dell'autore sotto il 1itolo delle commedie gialle, queste figlie di nessuno? Non ci si fraintenda. Noi non ci oppo• niamo a ci~ che di sorprendente, d1 1paventoso,. di r:iccapricciante dà la lcueratura gialla. Tutt'altro. Il romanticismo della pa.ura e dell'orrore ci aC":ucina, e in più occ:isioni lo abbiamo ma111festato, In man• canu. di godimenti più detti, vorremmo che Timor, il terrore, e Horror, l'orrore, regnassero sul palcoscenico e nelle budella de• gli spettatori; vorremmo che sangue piovesse dal lucernario sui crani politi dei commcndatori, e sui copricapi delle e loro signore :t; vorremmo che uno scricchiolio di scheletri accompagnasse il moto del sedile che si china per riceverci, e che un buono-cadaveri ci fosse consegnato al botteghino assieme col biglieuo. Ma dov'è la sorpresa, dov'è lo spavento, dov'è l'orrore in queste commediole a sfondo polizicaco, che i nostri capocomici cacdano .sempre più fitte sul palcoscenico, nel ioro instanCabile zelo di rinnovatori del teatro? Nelle commedie poliziesche come questa Notte del 7 (avvertiamo che il titolo è privo di significalo, e del tutto sprecato il valore mistico del numero 7), inutile dire che manca ogni traccia di drammaticità e di poesia, e che-il dia:,igo si riduce a un testo per sordomuti ; ma lo stesso romanticismo di-Ilo spavento manca, ossi:i la principale gius1ificazione della lettuatura gialla. In sost:inza, queste commediole poliziesche sono dci giochi di società, che nel collettivo hanno la medesima funzione che nell'individuale le parole incrociate: combat1ere la, noia, o per meglio dire la noia anglosassone. La noia anglos:issone differi~e dalle altre. t una noia in nnoki1tt, compauata e si• gnorile. Anche i modi di combatterla sono diversi. Il chiasso non ha effetto su lei n~ i ,hovimcnti smodati; solo un gi~o paziente riesce a vincerla, e fortemente sorretto dal ,ea.1oning, dal ragionamento. Nulla di strano U" fra tanti usi anglou.t• soni importati in Italia, ci sia anche la commedia poliziesca. Non riusciamo a a.- pire tuttavia perché qucno gioco di società. sia e1ulato dalla sua sede naturale - ove la sua presenza è giustificata e dal divertimento di partecipai personalmente al. la e scoprrta del colpevole>, e dai baci furtivi, dai pizzicotti, dalle acchiappate con cui giovanotti e signorine colmano le inttr ruzioni di luce cosi frequenti nelle commedie poli1.icsche - e sia passata alla condi~ zionc di spettacolo tt:atr-ale, reci1a10 da attori di mestiere e a\Coha10 con attenzione da un pubblico che ha pagato il biglietto, più di quanto sia abituato a pa1,Jarlo per gli altri spcuacoli... Vuol dire che la società. è ridotta proprio male. In compenso si capisce la crescente simpa1ia dci nostri capocomici per le commedie poliziesche, e in particolar modo di RUggero Ruggeri, il quale sempre ha sfoggiato sulla sccr'la l'elc_'Jantc langoorr di una noia signorile, compaua1a, e per tutto dire < anglosassone >. I vantaggi sono molti. Eliminate anzitutto le spese di scenari e costumi. Eliminato lo Sh1dio della parte, che nellc commedie polizie5che è cosi scarna di parole e così ovvia, chc a recitarl:i basta un:i rapida lei• tura e l'amicizia del suggeritore. Eliminale le prove ed climinata soprattullo 13. fatica della recitazione. Perch~ nella commedia poli2-iesca l'attore cammina o sta fermo, pal'\a o su. zitto, ma non ,ec1tn. Nella Notte de( 7 la situazione nOn è divena che in tutte le altre commedie poliziesche che ci è toccato vedere in questi tempi cosl ardenti per il tcairo. E a questo punto qualche le1torc imprepar:ito aspetterà che i:;:li narriamo la trama cella commedia. ~fa la trama delle commedie poli7iesche non si narrn: è stata narrata una volta pcr sempre, quando la prima commedia poli1iesea salì sulla SCt'na e contaminò l'aria dcl boccascena. Per Ruggero Ruiggeri, protago1usta nella parte del polizio1to Starkclcy, il primo atto se n(" andò in digcstione, e i succenivi in ripc1u1i toccamenti della cartilagine nasale, col quale gesto, come tutti sanno, si strona lo sbadiglio in sul nasccre. La signora Culi portava con alterigi:i il nome Ro~ario, ma nel programma ques!'O nome era segnalo Ro1aria, il che gli toglie il carattt"rc spagnolo e gh conferisce un carattt're da teatro dei burattini. Della signorina Marchiò ci è piaciuta la capigliatura da .A.ntmea, la bocca amaialllt'nle 1,Jr<'Cea soprattutto la bocca vcrtic:ile • del suo :ibito, che quando questa ~entile attrice ci mostr:i.va l:i schiena, si :ipri\a e si chiudt'va come per emettere oracoli misteriosi. Molto ammirato l'apparecchio di udioscopìa fornito dal Palazzo della Luce, che con $Quisita attcnzione aveva mandato il suo moddlo da salotto, bianco come una sposa. ALBERTO SAVINIO LEO LONCANESI • Direttore responsabile Rl7/.0I.I .\ l: . .\,1. pu l'Art~ dt11a Su,,,,,,, \lli1n., RIPRlllH,710'\I 1-:'iE<,l,llF. COS \l.\lT.IU\l.h 1-'0'IOC;R \FICO • }'l:RR \",'JA -.
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