ANNO Il - N. 13 - ROMA 4 GIUGNO 1938-XVI .i_ LL'I~DOMA:-;I della commemora11'! zionc a Parigi dell'entrata in guerra Jell'ltalia un giornale del Fronte popolare, L'Oem.·re, pubblicava che durante la cerimonia il principe Ruffo aveva pronunziato questa frase di circostanza: • La Francia e l'Italia sono sempre in guerra in tempo di pace e sempre in pace in tempo d1 guerra•· Frase assolutamente inesistente perché da più di un anno il principe Ruffo - si veda la sua smentita dei giorni scorsi - non ha avuto occasione di recarsi a Parigi. Senonché il giornale radico-socialista ha creduto di fare dello spirito dando a quella frase, inventata di sana pianta, questa arguta interpretazione: • In tempo di guerra i francesi sono in pace con gfi italiani, perché volano in loro soccorso; e in tempo di pace gli italiani sono in guerra coi francesi, perché non perdonano loro di neri i aiutati•. Non illudiamoci: è questo il pensiero della quasi totalità dei francesi, che si dividono in due categorie: quelli che lo confessano apenamente e quelli che cercano di nasconderlo. La leggenda dell'astuzia e dell'ingratitudine italiane si formò negli ulumi dicci anni del Secondo Impel"O, e fu opera dei consuvatori francesi e del clern, i quali non sapevano dal"si pace che Napoleone Il{, raggil"ato da Cavour e dai suoi successon, avesse permesso la formazione di un gl"ande Stato pcl"icoloso per I 'avvenire della Francia. La 1"ealtàera molto diversa, pel"ché quegli italiani pretesi discepoli di Machiavelli erano tutti brave persone che, invece di dirigel"e l'imperarore do\'evano Stai" sempre in agguato per 'indovinne quel che la fantasia imperiale avrebbe loro consentito di fare. Nel r86o, all'ambasciatore inglese, Cavour dava l'impressione di non avere un piano d'azione ben definito. Né poteva essere altrimenti, perché i capi della politica italiana dovevano necessariamente presrnrsi a tutti i capricci del sovrano più fantasioso che sia ma, esistito. La guerra del '59 si spiega col carattere d 1 :-.:apoleone lll, che, non avendo potuto graziare Felice Orsini, divenuto l'eme d1 moda, volle farsene l'esecutore testamentario, secondo il g1ud1zio di Proudhon; e si spiega anche col timore che !'In: ghilterr-a, salito al potere Palme.rston, s1 atteggiasse a protettrice dell'haha. L'ingratitudine italiana si vi~e alrepoca di Tunisi. Se si presta fede ai ncord1 d1 Juliette Adam, figma d1 pnma grandezza nel Pantheon della democrazia francese, l'occupazione della Tuni~na av:ebbe. offerto l'mtera misur-a del mach1avelhsmo italiano, dell'assoluta mancanza di scrupoli degli uomini di go\"Cmo di quel tempo., Alla fine dell'aprile 1881, qualche giorno prima della nostr-a entrata in campagna, Rar-thélemy Saint-Hilaire manda a Cairoli un telegramma assicurando il presidente del Consiglio italiano che non do\'eva in alcun modo preoccupar-si di quanto succedeva a Tunisi. Questo telegramma, se Cairoli l'avesse letto il giorno in cui, in una seduta della Camera, venne accusato di imprevidenza, di 1mbecillità, quasi di tradimento, avrebbe significato la gueHa mevitabtle con la Francia. Ora questo telegramma egli l'aveva oc! portafoglio. Tuttavia tacque per riconoscenza del passato•. Questo machia'"ellismo non si smentì nel 1915, al momento dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa. Giova, in argomento, rico1"due un vecchio scritto di Sorel del febbraio 1919: • Se Sonnino avesse alteso quindici giorni prima d1 impe!(nne il suo paese in guerra, la Russia, probabilmente, si sarebbe mostrata più conciliante, mentre Mackensen le infliggeva sì rudi sconfitte m Galizia. Probabilmente la Francia e l'Inghilterra diedero ad intendere a Sonnino che la parte dell'Italia avrebbe potuto esse1"e aumentata in ragione dei sacrifici ch'essa avrebbe fatto per l'azione comune; ma oggi i gabinetti di Londra e di Puigi non sembrano disposti a tener conto dei sacrifici enon;ni sopportati dall'Italia, cui si domanda di rinunziare ad una cospicua parte dei v&ntaggi che il trattato di Londra le • accordava•· E fu proprio così. Al con~resso della pace la delegazione francese era letteralmente ossessionata d'll umore dell',mperialismo italiano, nonostante il mite atteggiamento dei nostri rapp1"esentant1. Pregiud1z10 assolutar#!,_Cnteinfondato, definisce il Sorel il cosiddetto imperialismo italiano, pregiudizio tipico di una bor 4 ghesia, come Ja francese, che si è trasformata in una e accozzaglia d, fannulloni, che paventa e vorrebbe asservire i popoli che la\·orano •. C'na simile borghesia non è, e\·identemente, qualificata a parlare d, gratitudine. Se si fa questione di riconoscenza, gli italiani sono pienamente in diritto di chiedere che s, tenga conto degh immensi vantaggi procurati alla Francia dalla loro neutralità nel HJ14. Ma l'opinione pubblica francese non vuole ammettere d1 dover essere grata all'Italia, perché questa aKirebbe sempre machiavellicamente e sarebbe una ingenuità mostrarsi nconoscerni verso poluici così scaltri"· Dopo diciannove anni queste parole del grande pensatore, dell'unico amico vero che l'Italia ebbe m Francia m <1uei giorni, sono ancora d, una attualità impressionante. 12 PAGINE UNA LIRA . ... ~, .. -- .. . . ~ ;j,f;t_ r~.,r_~ .... ,), GUERRA DI <.~~I :-.:A SERA del 1931, sulle triango. ~ lari pareti del.l'edificio del vec~hio :.r Neu rork Tw1n, dove app:uono 1n i...ir:'lttt-ri fiammrggianti le notizie' più importanti della giornata, si poteva '"edere circolare il se~uente annunzio: < Il presi• dente Hoover ha nominato oggi Edoardo Coni commissario d'emi~raziom:· a Ellis Isb.nd >. Tn questo modo la popolazione di New York apprcndr\a che un immigrato, che trent'anni prima era stato presentalo bam• bino alla s1retta porta attraverso la quale è filtrato il 35 % degli abitanti de~li Stati Vniti, era stato nominMo guardiano di cua. Edoardo Cor\ è uno dei fi~li ~i italiani che più si son fatti onore in Amenca, senza rinnegare l,1 patria d'oriqinc, ma recando ai suoi compatrioui l'appogi;io di un caore di1in1ereua10, di una mf'ntc lucida, di una abili1à politica non comune. Egli è emerso attraverso l'o~ra wciale compiuta con 13 ~ua I [aarlem House: un is1ituto di benefi• crnza fondato nel Cf'ntro del quanicre ita• liano più mi~l"o di New York. Ad Ellis lsland, dove vcnnr c:hiam.:atoda Hoovcr, portò riforme fondamentali dettate dal suo spirito di um.:anitàe dalla sua esperirnta di ('ffli"rante t" di amico di cmi• grati. Fra le altre cose che fece, e che interc,~ano piu11osio la vita ,o<:iale d'America, c-~li ebbe 1:t, buona idea. di rovistare negli archivi dc:lri!lituzione destinata a sorvt"gliarc l'entrata degli immigranti negli Stati Uniti, di interro~ar<' i vecchi ispettori, gli intrrprNi e i douori dc-I grande 11abilimento, e di scrivere un libro aneddotico, ricco di docum"nti _umani, . so~ra i casi che si preS<"ntarono m quasi C\11• qu:11nt'anni nc~li uffici, nelle corsif' e ncllt" ~aie di Ellis lsland. Asi.:aticirod c-umpci, anarchici e dittatori dell'America d<'I Sud, cantanti celebri, divorziate famo1:e,artisti di teatro, umili _dc: triti e grandi falliti d'Europa, imbroii;hom e truff.11ori internazionali, p.i1'ano nelle sue pai;;-inl'; e le loro mc-morit", te loro lotte per pene-trar<' ne'(li Stati Uniti sono nar• rate dal Coni in un bd libro che si int1- .tola. /,a the sltadow a/ Libai, (All'ombra della Lilxrtà). Il Coni eb~ anche il merito di vtnire in Italia n<'I 19~3, e di scrivrre prr il 11-'orld, fil:'iornal<a'vverso al •Fascismo, una ~erif' di corri,pondf'nze eh<' interpretavano, con ~piri10 di vt"r~à ,. di ,impatia, 11m~ vimrnto rinno"·atore dell'Italia Oggi 11 Cor1i occupa una carica importan1e ntll'amminiHra1ionc citt.1dina di New York, e rappresenta alla Con\'f•nzionr di Albany, dovt" si ,ta rifac4"ndo la costituzione dello Sta«o di New York, il partito repubblicano. Egli f con,idcrato <"omeun uomo politico d'avv(•nire. 0.1.l quinto capitolo dc-1 suo libro, t0· I I glia.mo un episodio caratteristico delle tra- '(edie della emigrazione clandestina. Sono ,icuro eh" la maggior parte dc• g!i americani si meraviglierà di scn• tìrc- che. durante un -.olo anno della crisi, diciouomila per<1.one provenienti da sponde straniere, ;;cartate alle no• ,tre porte da l"(''itrizioni di quota o per altre ragioni, cercarono di entrare dandcstinamente e furono arrestate e rc-,pintc. . La cifra <licio tornila è ,;olo una m11:ura di quantità. Sc-nza un esame dei casi specifici non 1:ipuò concepire l'inten1:ità, le al"dcnti speranze di succe,c;o, e le innumerevoli rngioni personali che incitarono le diciottomila pn1:one <'he non poterono ra~giungerc le ,;pondc americane. Circa cinquemila di que<;ti « invasori » si nascosero su navi, molte volte nutrendosi pcl" giorni e notti a pane e acqua. dentro a balle. a casse, _a cc• sté', a serbatoi d'acqua, cd altn na• sconcligli dd '{Cncrc. Altre volte 1: bande di malviventi internazionali. che wolgc-\"ano il contrabbando umano, erano pre,:;i dalla paura di C'-Scrc arre<.tati e catturati, e allol"a gettava• no l'emigrante ai pco;cccani. Quelli che non si nascondevano a bordo di navi, m(•toclo tra i più rischiosi CCl"Cavanodi entrare camuffati dcn• 1(0 a balle di firno del Canadà o a cas~c di merci mes,;icanc; arrivavano nascosti entro carri, automobili, vago• ni o dentro ~li ae,oplani di malvi\"cnti in~ernazionali. Cc-rti, è vero, ,_j facevano pa,;;,;arc come cittadini alle città di frontirra, e pa,;,;avano il confine tra le follr fr-.tive che tornavano da Cuba, dal ~ks,.ico o dal Canadà. Altri ,;i trave,;;tivano da preti o da monache. Poi c'erano quClli che ,;;guisciavano nella notte in potenti lancr o moto'-cafi, pc-r ,barcare su una sponda solitaria, in una laguna o in un braccio di mare non '\Orvegliato. . Lungo que~te rive sclva'{~e si face• vano SC'ntire le fucilate. Qualche volta rimanr,-,l ucciso lo stranirro, ma spesso un ispettore dcll'immi~razionc O un guarda roste·. Jd_n (';\S? accadde al mio tempo che m1 m0'ìtro qu.rntc sofferenze potevano patire degli \1omi~i nella ~pt-ra~ia ~i part<'ciparc al goduncnto d1 quei l>C~1, che a noi americani <;cmhr:rn naturali: SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE • la storia di Nicola Pra7..za e dei suoi compagni. La loro tragedia ha tali tratti drammatici, che riesce facile riunire gli avvenimenti in tal modo da formarne un tutto logico e commovente. Cominciò la notte del 10 luglio 1933. La scena è il porto tropicale di Balboa, nell'istmo di Panama, tra un grande strepito e agitazione. Il Califon,ia sta caricando, prima di partire per New York. Numero"i caricatori, cantando. ,;udando e bc,;temmiando, si affrettano ,;u e gil1 per la passerella in un'armo: nioca confmione, mentre le cno~m1 cataste di merci sulle scure banchmc diminuis<'ono, e la notte cala. Finalmente qua'ìi tutto il molo è sbarazzato. Mcn.anottc s'avvicina e i g-rottc<ichi nimori cominciano a cessare. Ora i caricatori scendono la pa,;- <;crella più lentamente, a~iugandosi le scure facce sporche con fazzoletti ancora più sporchi, mentre le schiene nude riflettono la luce della luna. A passi stanchi si dirigono verso le poche balle che restano, le casse e i nodosi sacchi di juta che contomano le banchine, e se li caricano sulle spalle con un'apatia che rivela la loro grande for, .a. . Alcune luci appaiono e scompaiono sulla grande nave. Poi le macchine cominciano a pulsare con un bas~o ronzio al primo calore delle caldaie che ~i preparano al lungo viaggio. Il loro rumore si mescola con quello delle campane di segnalazione, e i caricatori !ii affretta no con nuovo sforzo finale. Lontane da questa solita e.cena, ma non estranei a es,;a, tre figure silcn2io,c, immobili, si nascondono nell'ombra, dietro il molo. Aspettano il mari• naio che ha accettato di farli entrare rlandC'stinamcntc negli Stati Uniti. Essi si domandano se verrà, 'ìC li avrà traditi o no, mentre i minuti intrrminabili pas1:ano lentamente, at1• mC'ntando l'amietà della loro attesa. Se viene dan•ero, l"iusciranno a salire a bordo? Altrimenti, quali saranno le conseguenze? Si parlano sottovoce, e con tono che tradi,;ce cccita1.ione, tensione d'animo. Da tre anni a<;pettano l'occasione pn questa <;uprcma avventuJa. Ognuno di loro ha fatto terribili i.acrifici e s'è ri,trctto al 1nassimo per mcttcrr da palle anche un crntc,;imo e formare la somma che domandano i contrabbandieri. Non c'è da meravigliarsi che Satero Zattos mormo1i : « Se non ci prende, tanto peggio per lui, ci rivedrei:no . a Balboa! ». « Bi,;ogna aver fiducia 1n lui :., gli risponde Pietro Spiro sottovoce. Nicola Prazza sorride gravemente, ma non dice niente, poiché è un uomo tranquillo, piuttosto melanconico. E, alla f;ne, Satero Zattos e Pietro Spiro non hisbigliano più. Satero Zattos pensa al fi~liolo di otto anni, alla mo• glie Elcnd, lontani nel villaggio natìo di Tscmanta, in Grecia. Per lol"O, ha fatto il vcnditol"C di noccioline anwricanc a Balboa du~antc tre anni. Spera che in America avrà maggior fortuna, e che prC<;to farà abbastanza soldi per fare arri"are anche loro due. Il fratello di Elena, Michele, che vive nel Ma<1.1:achusc-tt<l;',aiuterà, e tutto andrà bene. Che importa rischiare la vita, quando la ricompenca è fortuna e felicità per tutti? Anche Pietro Spiro JX'n!!a. Ha dur figli, uno di ~ci anni, l'altro di novt·, e sono con la ,;ua cara Anthoula nella lontana Altxrnia. Lo sguardo nell'oscurità, s'immagina la felicità che pro• ,·crà quando arriverà dai suoi cugini a New Ha\'Cn. Forse là non dovrà stentare per me e ore su fornelli ar• denti e non dovrà lavare pentole gras- <;Ce puz:,olcnti. Forse lui e ,;uo cugino potranno avere un ri1:torantc- proprio, con qualchedun altro per fare la cu• cina. Ma accetterà qualunque lavoro, pur di poter fare venire poi Anthoula e i bambini a godere del suo buon suc.:- ces,o. .t molto rischioso quel che ,;t~l per fare. ma, secondo lui. vale la pena di sacrificar,i, pur cli arri\'are in Amc• rica. pur di tentare la. fortuna in America. Quanto a Nicola Prazza, non parla mai e m·~,;uno ~a che CO'ia pensi. Nrssuno sa se ha moglie, e ,;e ha parenti. Ora l'l.,!timo dei caricatori scende b. pas,erella del California, e le grida dell'equipaggio risuonano sui ponti appcn.1 illuminati della nave. Ad un tratto i tre uomini che attendono ncl1'0<;curità s'irrigidiscono t~ guardano attentamente davanti a loro. Si srnte un leggero fi<ichio, e il trio fa qu:i.lche p:'l.sso incontro a due ombrf' che s'avanzano. f.: il marinaio spagnolo Sebastiano Rivera, con un compagno, Pietro llrull". « Fate piano :.1 ammonisce Rivera. « Seguiteci e prc')tO ! >. I marinai li guidano i.u per la passerella, poi giù. per una ,;cala di forro in quello strano abis,;o che è la stiva. Attraverso strettoie, tra cataste di merci, 1:filano nella debole luce, fino a
o•NIBUS NEW YORK: PINE DI UNA GIORNATA ANTINAZISTA • DU(08TRANTI, DOPO L'ASSALTO ALLA SEDE NAZISTA, IN ATTESA DEL KEDJOO che arrivano in una i.tanza ancora più '-Cura, in:-opportabilmcnte calda e '-Offocante. Sebastiano Rivera ~i frm1a. « Aqui. 1 > borbotta in spagnolo, facendo segno verso la ciminiera, sopra le caldaie. Egli ha indicato una piccola botola quasi inaccessibile che conduce alla linea d'a.ssi, e per poterla aprire ,;ono ~tati levati un catenaccio e un dado. Sotto quella, separate solamente da sbarre di ferro, vi sono le caldaie-. « Ma moriremo! :. C(Clama Satcro Zattos. L ~ Non fate gli stupidi >, t::i.~liacorto "KJvcra. « Vi ci abituerete presto> Prima che fini'ioCadi parlare si <;ente la nave che oscilla leggermente e le macchine accdcrano il loro movimento. Ha levato l'àncora e i tre clandestini si guardano l'un l'altro con un silenzio pieno di terrore. Ma Nicola Prazn1 alza le sp;tlk rassegnato, c. ~trisciando colla te<-ta all'ingil1, pa,,.a per la botola. E: seguito da Satcro Zatto:. e d.i Pietro Spiro. Arrivati in questo inferno in miniatura, sentono la porta chiudcr,i con un colpo. &ntono Rivera e Ileulc dw rimettono il catc·naccio e il dado. I tre anni di a~pcuativ,1 '-On finiti. Sono in viaggio per l'America. Avevano convenuto, al pri11cipio, ~· quando avevano dato il dcn.,ro, che &:ba,;tiano Rivera ;l\'rcbhc fornito loro da mangiar(• e da hcrc dur,mtc il viaggio. ~antcrrà quanto ha promesso? :'ron pù('-ono far altro che aijX'ltarc. Dopo tre ore <'gli porta <li tn\ mezzo <:0fTocati,un pezzo di pane duro e una l:urn d'acqua Corag-gio,;amcntt' -.offrono la tortur.\ dello spazio ri,trctto, durnntc la lunga notte e dur.in1c tutto un ,:!iorno, fino a quando Rivera torna con dell'altro pane e dcll'a,qu,1P Sono qua~i ,crnprc restati silcmio ... i. p(·r corM•rvare 11forzc, che sentono wanirt'. Uno, due, tr<': i giorni ~rnhrano eterni. L:-i mattina del quarto giorno. mentre ~ricola Prazz.1 ,ta diC"t'ndo chr tutto l perduto. Rivt'ra arriva di ·1110- \'0 col pane e l'acqua. Con un enorme sforzo. Nicola Pran.l '!i .1ppo~gia ,u un gomito e cerca di l>t'"re, ma ri<"adc all'indietro prima di potn prendei<.• l:t latta d."lllc mani di S,1tero Zatto,. « Bc\'i, compagno». in"i"t<' Satcro Z.1uo-.. aiutandolo a riah•ar-.i e mNtrndogli la lana tra lr lahhra. « t, troppo tardi ora per arrendt•r,i ». « Pro\·o, ma non c'è-nirnte d;1 forc •· dice ~icola Pr;lzza, dopo aver ingoiato un ,;_or,o df'lla tiepida acqun. « È mezzogiorno ~. clic<' Pietro Spiro. « Qui."1;.tache <;_(•nti.1mèo la ,ir<'na • « Spero che la '-Cntirrmo ;1 ?'\('\\ York >, ri.;;ponde 7'-'içol.\ Pr.,u.t. Tutti e tre tacciono di nuovo. Pa-.- ,ano lungh<' ore. Sono on.· di \OfTcrr,wc indrl>('ri\'ibili. Il nai.condiglio dei tre comincia :i puzzar<' in modo di,gmto• ,o. :\'irola Prana re1,pira :iffanno-.:1m<'ntc, come ~e fo..,._c- profondamtnt,._• ,lddonncntato. Durante il f<''-to clrlb qu;nta nott:·. Pictro Spiro e Sat<·ro Zatt~ pregano. Per tutti e due è un incuho durant(' il quale comb~1ttono per non p<-rdcrc i ({'n..,i. e .,j agg-rappano kttcralmcnte ;1lla viw. GiJ. Xicol.1 ~r.1n,1 dC'li1,1. 11 c.1lorc delle cald,,i<' (ak a ond.uc· tri·- ffi('ndc; d.i tanto hanno finito \'acqu,1. • e S<.·ha~ti:rno Ri,·rra non ,1 è più LHto \'(•dcre da qu,, .. j \'1•ntiqu,1ttro on:. Tun'.1 un tratto '-('IHOno un ,ihilo. un rantolo. Sat<•ro Z,1tl0'- ,1 c:h1n.1 ,u Nicol.t PrMlil, "lC'nÒ(' l.1 111.~no1wll'o ..rurit,\. SC'ntC'l.1 lin~ua c:,onfi,t d1 Pr,1n.1 dlC' ~porg<·tra le- l.1hhr.1 di lui e: Nicola ! » irida. « Nicola ! •· Ma il rantolo è finito, e Nicola Praz7.a rlon può ri'!pondcrc. Con la sua morte svaniscono i sogni '!ulla vita che avrebbe fatto ìn America. Pietro Spiro e Satero Zattos mormorano preghiere. Sopra di loro fo,chià la ,ircna di mezzogiorno. Ora non resta lo. ro che una via: arrcndcNi. Scba.;_tiano Rivera non è più tornato, e pcn- ,;ano che forse non ha intenzione di tornare. Chi si arrampicherà su per it fumaiolo, unica via d'uscita della loro prigione? Si offre di farlo Pietro Spiro. F.cco il rapporto ufficiale della conclmionc: Da 1-1. Manning Ufficiale in c.11podel California Al capitano T. H. Lyon, Direttore del porto di New York Oggetto: Scoperta di Pie1ro Spiro e Satero Zattos, paMeggeri dandestini, e del corpo di Nicola Praua, paucggero clandestino deceduto. Preg.mo Signore, Veno l'una del pomeriggio del 16 luglio, il ,i~. J. English, &n vice-macchinista, mentre passeggiava sul ponte 1-0pra la camera delle caldaie, scoprl un pa.s~cggcro clandestino che si :&rr3mpie:wa nell'interno della ciminiera. Il signor English awertl il si- ~nor Bishop, junior, ufficiale in tena e me. Un'invt-stigaz.ione ri\'elò un altro paucg• gero dand"stino t' \1n corpo nella linea d'imi al di sopra delle caldaie. L'interrogatorio d"i due ci ri\,elÒ che cui si erano u~ordati con Sebastiano Rivera e Pietro Heulc, ruochisti di questa na\'e, per essere tra(porta1i clandestinamente a New York. Pi<-tro Spiro affermò di aver pagato a S. Ri~ vera l.t somma di 60 dollari cont:t,nti prima di salire a bordo a Balboa. Satero Zattos a\'eva promesso di pagare una simile som• ma ai due foochini all'arrivo a New York. L'on della morte di Nicola Praz,-a, secondo Spiro, risale a quando sentl il fischio della sirena di mezzogiorno. Il dottore esaminò il corpo di PrM-za e trovò che era morto in sC'guito a esaurimento e soffoca,ione 1 senza dubbio do\ uti all'intenso calore proveniente dalle caldaie. Cli effe.lii personali di Nicola Pra77a erano pochiuimi Un piccolo portafoglio, con• tenente un dollaro e sc,s;:i.ntacinqur, ,arie piccole fo1ografh·, e un taccuino. Faccio allu,ione " ciò perché pare che ci siano dçi dubbi sull'autcn1icità del suo nomç, Non è 5tato 1rovato ne\!un documenlo scritto o stampato. Ilo SC"ritto il nome se• condo l'ho sentito dai suoi compa~ni, che ~embra non lo ave,~cro mai vi~to prima di averlo ('onosciuto allo s<:"0podi imbarcarsi clandc•tinamcnte .. li corpo di '°icola Prana fu gettato in mare il 16 lu~lio alle 0,10 a 3'2·36 l:11. nord e 77-19 long. oveu, colla cerimonia d'uso in prc~<"n7a del com:rnd:uue, d<"1j:liuffici:\li, del dottore e de~li altri membri delrequipag:f(io. Ri'"era, n. , 4,), e llculc-1 n. q 7, ri~pt•ttivanu.·nte portoricano e hawaiano, ,ono ~tali me~~i in priv;ione fino alL,rrivo a Ne....,•Yorl,.. La conclu,;iorir di quc·\ta tragedia, che ,or,r d;\I dc,idrrio di tre povai g-rcci di vi\·en .•. in . \111eric;1, ,i wolsc qu,dchc {{iorno dopo a Elli,; J..land. Pietro Spiro r S,1tt:ro Zatto, furono trattenuti pncht p,1....cgg-ni d .. mdl•,tinì ..,,rani<'ri <: portati cl,1vanti ;_1 un Con,iglio d'ind1k·,ta \pr,ialc. .. \p1wna traw·nuti. amh('dur implor.irono d'c(~Cr la,ciati \°Ì\Cre negli Stati C"niti. ~fa k kgg-i ck•lla dq>01t.11ionr ri~idl· <· inc'ior.,hili. non pcnn<'ttrvano lilx-rtil d'.1zi<1tHi'n nr"uno dti duC' ca- ..,j_ Tutt.t\"l<l furono li.ittrnuti. col loro con,rnso. fino ,1 chl' il pro,r,;~n dri fuod1i,1i fo,,l' trrmin;,to, r cht tanto Rin1a (liMlltO f kuk ro.... {·ro \l:-ati c,111d;1nn.1.ti. EDOAROO CORSl fTradu:. di G. Pr,.·:olHltJ. Tutti i sµoi e colpi > Hitler li ha fatti il sabato. t, anzi, parte c::uenziale della sua tecnica farli il sabato. A lungo andare, per la diplomazia. e per i ministri britannici, questo e metodo del sabato> non è più una sorpresa, ma. un uso, e, diciamo pure, uno spiacevole uso: giustamente, anti, un periodico inglese lo ha definito e una sconvenien;ia, c.he manda in aria i meglio preparati weelc-ends >.. . Si è discusso se Hitler sia stato proprio l'inventore del e metodo del sabato >. Poiché, a questo mondo, non c'è modo di rare alcunché di nuovo, si è trovato che Hitler ha avu10 un predeceuore in persona di David Lloyd George. Quando era. all'apice della fortuna., il cosiddetto «mago gallese>, che fu sempre un maestro nell'arte della pubblicità, fece la scoperta c.he un annunzio fatto il sabato produceva sul• l'animo dd pubblico inglese una impres- ,ionc:: auai più profonda e durevole che se fosse stato ratto in qualsiasi altro giorno della settimana. ,,Adolfo Hitler ha rimesso a nuovo questa tecnica: ma, veramente, non per scopo di pubblicità. Fu di sabato che annunt.iò il ripriuino del sc::n,iz.iomilitare obbligato• rio in Germania. Fu di sabato che, contro il parere di tutti i 5uoi generali, ordinò alle truppe di entrare in Renania. Sempre di saba10 denunziò, una dopo l'altra, le varie parti del trattato di Versailles. Di sabato le truppe tedesche si rnitero in marc-ia e in,asero l'Austria. E di sabato è maturato l'ultimo uragano diplomatico in OC• casionc delle cletioni cecoslovacche. Nel pomeriggio di venerdì, 'lO maggio, il primo ministro Chambc:rlain scelse accuratamente la sua migliore canna da pesca e i rnoi migliori ami e, zoppicando, per il rf'CentC'attacco di gotta, salì in automobile. Ora stava meglio e po1cva muoversi; e ne profittava per andare, se Dio voleva, a dimenticare, cosl, per quakhe or.i, la gotta e le interrogazioni del maggiore Attlee. 1\nche il visconte Halifax si allontanò da Londra in q\lcl fatale venerdì. Halifax non è pescatore. P.., invece, come tutti sanno, \In provetto cacciatore, cd ama trascorrere il wetl.-end cacciando o facendo qualche galoppo dietro una volpe. Ma venerdl, <20 ma~'!:io, contrariamente alle sue abitudini, non parti per la campagna. Fra le altre cariche, il pio vi5<'1'.llltcè. anche e,ancdliere dell'università di Oxfol'd: e quel \'C'nerdl decise di dedicare tutto il weelc-end ai suoi doveri di canc.clliere. ~(a era appl'na giunto a Oxford, che cominciarono a giungere i primi telegrammi cifrati degli agenti segreti britannici disseminati ndl'Europa centrale. Poi giunsero lt'k'!:rarnmi del '!:0verno di Pr.iga. Tutli da,ano lo su~w strabiliante a,vi&O: e Le truppe tedesche sono in movimento>. Per il visconle llalifax, questo signìfirava una sola cosa: che Hitler preparav,l un altro dei suoi e colpi del <abato >. Quel che fece per il trami1e ddl'ambasciatorc britannico a lkrlino si racconta in altra parte drl ~1ornale. ~fa quando, la domeni~a n_1attina, il \iJConte Halifax e Chambcrlam rientrarono in fretta e !uria a Londra, tulio era finito e gli stc<si eorrispondenti dei giornali in~lesi dalla Slesia e_ dalla Sa!• <onia as,icuravano c.hc e non st not:wa alcun movimento straordinai--io di truppe tedesche presro la f ron1icra >. Pare eh(' due elrmcnti di natura perso• nale contribuissero a fare apparire la crisi più g1 a\'f' di quello che in realtà non fosse: " ciot' I(' maniere diciamo cosl - alquanto t'ner~iche dd ministro tedesco degli \ffari Esteri, von Ribbcntrop, e il temperamento piuttosto i111p1N(Ìonabile dell'am• ha«-iatorc ins\('sç a Bc-rlino, sir Ncvilte lfcndNson Von Rihhentrop t', per ,ua natura, uomo e1H'1'!:i<'o" ,1utoritario l", quando fu amba- <tia1nrl' a Londr.1, i suoi modi non piac• quero molto a una parte della incipriata e r:11ffinatasocietà londinese. Le ostilità. cominciarono dal giorno in cui egli fece a corte il u.luto hitleriano, invocando e Heil Hitlu ! >. La parte tedescofoba della società inglese si mostrò scandalitt.ata per questa ardita innovazione nell'etichetta di corte. Ma .altre personalità del «mondo> si legarono di stretta amicizia con l'ambasciatore. Il marchese e la marchesa di Londonderry, i cui fastosi ricevimenti sono da anni il più grande avvenimento della season, diveutarono addirittura suoi intimi. In casa Londonderry non si bevve più champatnt francese, ma solo Hiikd-champagne, cioè l'imitazione dello champa1ne che fabbrica la ditta del suocero di von Rib~ntrop. li che fu considerato come una grande prova di amicizia. Ma, dopo l'affare dell'Austria, in casa Londonderry si è tornati al Piper. E anche sir Neville Henderson era fino a ieri uno dei migliori amici che von Ribbcntrop contuse nella società inglese: o, per lo meno, credeva di esserlo. Perciò, grande r" la sua meraviglia quando, il sa• bato, recatosi al ministero degli Esteri e ricevuto dal suo vecchio amico, fu, d'improvviso, inve~1ito da costui con una ener• gia, che un giornale inglese ha definita e rudetta >. Bisogna lasciare appunto ai giornali inglesi la responsabili1à del resoconio di quel drammatico colloquio. Secondo la News Review, von Ribbentrop e invitò l'ambasciatore a non infastidirlo con affari che non lo riguardavano affatto e aggiunse a voce altissima una serie di accuse all'indirizzo della Gran Brc1agna >. Sotto queslo diluvio, lo stupore di sir Neville sì tramutò ben prcuo in costernazione; e la costernazione in abbattimento. Sir Neville Henderson rientrò ail'ambascia1a in uno nato di profonda e depressione >. Comunicò subito al visconte Halifax i risultati del colloquio. Poi, cedendo al suo nervosismo, fece avvertire i residenti britanniei che avrebbero fatto bene a rar partire le famiglie. Quest'atto fu così gra- "e che si è, poi, tentato di smentirlo. Risultò1 poi, che l'allarme ~ell'ambasciato1e aveva con1ribuito ad aggravare ransietà di tutta l'Europa. La morale è che ai nuovi metodi della diplomazia moderna gli ambasciatori di nervi sensibili non sono molto adaui. Del resto, il vecchio L:i Bruyère, fin dai suoi t,.cmpi, disse del diplomatico: « Semblable d un joueur habile, il 11e montre ,ij humeur, ni ,ompftxion >... A. G. A.NN0II· N,23 - 4 0IUON0 1938-XVT OMNIBUS I l SETTIMANALDEI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA 1 ESCE IL SABATO IN H-16 PAGito: I l Itali" J~~=-~•~oAI. ~'~ ,~m~'.~ L. 22 I Il.. Euero1 anno L. 70, 1t1DettNL1. S6 OGNI NU!'fER.O IUU. LIR.J Muo1orlttl, diugnl e fotografie, anche te non p11bbllcatl,non. 11 re1dt11l1cono, Dlrulone: Roma• Piaua della Pilotu, 3 TeleronoN, 66,470 .lmm.lalstru.lone: !lfllauo- Piun. Culo Erba, 6 TelefonoN. 24..808 hbblldti: ,? ,\ STAMPA di tutti i paesi fu concorL!:'.) dc nell'ammettere che, nei giorni '2 1 e '2'2 maggio, l'Europa rasentò il pericolo di una nuova conflagrazione generale. A costo di riuscire ancora più inattuali del 10lito, torniamo, per qualche istante, sui drammatici avvenimen1i di quei giorni e cerchiamo di capirne qualche cosa. Il giornale settimanale viene alla luce quando gli avvenimenti da commentare sono esauriti, e, spesso, quando sono addirittura sorpassati. Di qui il carauere necessariamente alquan• 10 ri1ardatario dei suoi commenti ; e questo è uno svantaggio. Ma di qui, anche, la pos• sibilità di interpretazioni più calme e più mcdi1a1e; e ques10 è un vantaggio. Anzitutto cerchiamo di ricostruire i fatti. VENERDI 20 MAGGIO 'jl L 'lO, VENERDI', il governo cecoslovacl,l co riceveva informazioni - che eno ritt'nne di poter considerare come definitive - secondo le quali la Germania stava concentrando truppe in gran numero intorno a Chemni1z. La Cecoslovacchia si aJfreuò a comunicare queste informazioni ai governi e amici •• compreso quello britannico. Nello ucno tempo si riuniva d'urgenza il gabinetto per decidere circa le misure da prendere in vista della e estrema gravità della situazione >. Sembra che originariamente il governo di Praga intendene mobilitare cinque c.lauì. Ma, in seguito alla assicurazione ricevuta dal governo di Londra che i movimenti di truppe nel territorio tedesco presso la frontiera erano semplici cambi di guarnigioni, si limitò a richiamare alle armi una sola classe per intero e, inoltre, gli addetti .ai corpi speciali delle altre claui. In tutto, ottantamila uomini. Facciamo, ora, un passo indietro di qualche ora e vediamo che cosa accadeva, contemporaneamente, sugli altri settori dello scacchiere diplomatico. Venerdl, '20, lord Halifax riceveva la comunicazione del governo cko, alla quale si è accennato poc'anzi, circa pretesi movimenti di eruppe 1edcsche intorno a Chemnitz e impartiva le opportune istruzioni al suo ambasciatore a Berlino. Questi, inratti, la sera si recò al minist,c:ro degli Esteri tedc::sco per conftrirc con \'On Ribbcntrop, ma fu, invece, ricevuto dal capo permanen1c di quel ministero, barone von Wiczsaecker. L'ambasciatore britannico trasmise al barone von Winsaccker un messaggio del suo governo, con cui si sollccita,•.a il governo di Berlino a premere ,u Henlcin perché entrasse immediatamente in negoziati con Hodza, e si aggiungeva che, dal r>unlO di \'ista britannico, le proposte del gon:rno cèco costituivano una giusta ba.se - a Jair baJis - di negoziazione. Quindi domandò chiarimenti in ordine ai movimenti di truppe in prossimità della frontiera cèca. Le risposte che ricevette dal barone von Wiezsaecker furono in genere rassicuranti: i movimenti di eruppe non erano che ordinari mutamenti di guarnigioni. Queste assicurazioni furono dal goH'rno di Londra sollecitamente tr:umesse a quello di Praga, il quale, appunto perciò, rinunciò, come si è \'isto, a richiamare cinque classi e ne chiamò una sola. Senonché il governo bri1annico, mentre faceva quesra comunicazione tranquillizzante a Praga, risponde\·a al suo ambasciatore a Berlino che non riteneva sufficienti le assicurarioni ricevute dal barone \'On Wiezsaeclcer e lo invitava ::a metterti a contatto col ministro \·on Ribbcntrop personalmentt. La nuova visita dell'ambasciatore doveva aver luogo il giorno successivo, sabato. Nel frauempo a\1vcnne un fatto nuovo, che aggravò improvvi1amcntc la situazione. SABATO, 21 ~ \BATO, nelle prime ore del mattino, ~ due tedeschi dei Sudeti, certi Hoffmann e Boehm, noti come nazisti cstremis1i e che, per le loro opinioni politiCht", erano anche s1ati in pi--i~ione, veni\:rno u<'• cisi a Eger, presso la frontier.t, da poli1.iotti cèchi. La stessa mattina di sabato sir Nevìl!e Hendenon si presentava di nuovo al ministero degli Esteri tCd('sco per conferire con ,·on Ribbentrop. Non risulta se fosse già. al c. ,ente dell'incidente di Egcr. Questo colloquio Hcnderson-von Ribbentrop du• rò un'ora e, secondo la stampa inglese più autorevole, e non segui un cono del tuno soddisfacente>. Sempre secondo la detta stampa, von Ribbentrop era e gravemente inquieto, per gli incidenti occorsi e si mo. strò incline a farne risalire la responsabilità al governo cèco; inoh1·e - e questa fu \:i parte più gra\e del colloquio - e parlò della imponibilità per la Germania di rimaner" da parte mentre il sangue tedesco scorreva >, C' non Sf'lllbrò dispos10 a dare preci$(" assicurazioni circa i movimenti di truppe. Appena tornato all'amba.sciafa 1 sir Neville ebbe una lunga conversa1ione telefonica col miniuro C<'coslovacco a Berlino, do11. Mastly. Sir Ncvillc informò del risultato del colloquio con von Ribbcntrop il suo governo e ne ebbe istruzioni di sollecitare subito una nuova spiegazi~ne. La ebbe la sera di quello str:uo giorno. Secondo la stampa ufficiosa inglese, dopo avere esortato il governo tedesco alla aalrna e alla pa1.ienza, sir Neville « rammcn1ò a von Ribbentrop: 1) I~ ripetute e categoriche dichiarazioni fatte dalla Francia, che avrebbe marciato alla difesa della Cecoslovacchia sua alleata; '2) la dichiara1ione di rincalzo (supportint statem~nt) falla .dal primo ministro britannico il 'l4 marzo al parlamento>. (In quella occ.-uione, Chamherlain dichiarò che l'Inghilterra non ha un e impegno automatico> dì difendere la Cecoslovacchia, ma che e in questioni di pace e di guerra, non si tratta solo di obblighi legali>; e che, in caso di conAiuo, e con tutta probabìlità, altri paesi, oltre le parti direttamente in• teres~ate, s:irebbero coinvolti. Questo è \C• ro specialmente per due paesi come la Cran Bretagna e la Francia>, ccc.). DOMENIOA, 22 f1 f. Cl ORNO successivo, domenica, la mat. Ll tina, i mini\tri inglesi rientrarono m gran fretta a Londra. Stupefacente è che se ne fouero allon1an:Hi, in circosianze simili. Alle l'2,3~ l'ambasciatore tt-de\CO \'On Oirksen aveva un colloquio di mezz'ora con Halifax e con sir Robcrt Vansittart, ai quali 1rasmetteva un messaggio del suo governo in termini più calmi e più rassicuranti delle comunicationi che il giorno prima aveva fatto von Ribbentrop. Evidentemente, a questo pun10, il rr•omento acuto della crisi era passato. Alle <2,30 Halifax si recava a Downing Strce1, n. 10, per conferire con Chambcrlain e con Simon. Alle 4,30 lungo colloquio di Halifax con l'ambasciatore francese Corbin, da poco rientrato da Pa• rigi. Alle ~. Consiglio di gabinetto, che durb esauamente un'ora e cinque minuti. Nello stesso tempo, a Berlino, Hcnderson faceva varit visitt' al minisiro degli Esteri. In Cecoslovacchia, le elezioni avevano luogo sen;ia gravi incidenti.. Inoltre, il governo, che sedette in permanenta l'intera giornata, annunziava che era dispost9 a cedere i .serviti di ordine pubblico, nei di1trdti in cui la popolazione tedesc.a è in maggioranza, alle amministrazioni locali, e cioè ai tedeschi stessi. 1..a sc.ra di domenica si riunivano a Monaco, presso Hitler, von Ribbcntrop, il generale Keitel, e il generale \'On Brauchiuch. Secondo la stampa inglese, i capi militari si dichiararono contro un'azione che potessc trascinare la Germania a un grande conffìt10 in un momento in cui la su.a preparazione militare cd ec.onomica è ancora incompleta. Consigli di •prudenza dovettero prevalere. Nei giorni successivi, la stampa francese e anche di altri paesi mostrò di ritenere che la diplomazia britannica avcssc saha10 l'Europa dalla guerra: qualche giornale polacco giunse a parlare di e duro scacco per la Germania > e di e trionfo dr:lla diplom.a1.ia bri1annica >. Alla sua voha, la stampa tedt"sca .ittaccò violentemente l'Inghilterra, sostenendo: 1) c.he il governo gerr:-anico mai aveva pensato di passare all'azione e che l'Inghilterra, racend_o credue il c.ontrario, aveva fabbricato un'altra e menzogna di responsabilità di guerra> ; 'l) che, siccome la Germania non aveva in alcun momento minaccialo la pace, cQsl l'Inghilterra non la ave"a mai sah•ata. INTERPRETAZIONE PRIMA ffiON pretendiamo concludere sulla quell.J ~1ione cccoslo\•acca. E~sa è ancor oggi in pieno sviluppo e, prima che giunga a u11asolu1.ìone, avremo chi sa quante \"Oltc occasione di riparlarne. Il problema dd quale ,·orremmo 1rovare la solu1ione nei .ttti che abbiamo raccontati, è un ahro ed f: as~ai più circoscritto. Precisamente si compcndiit in due quesiti: r) fu la Germania, nelle ore fra la mattina di sabato 21 maggio (incidente di E~rr) e la sera di domenica u (corwegno di gerarchi del Reich a Monaco), sul punto di agire militarmente contro la Cecoslovacchia? 'l) fu l'atteggiamento del governo inslt"sc che arrestò la Germania? s~ si sta alle parole, si deve indubbiamente rispondere affermatl\amen1c cosi :tll'uno, come all'altro quesito. Che cosa dine \'On Ribbentrop la mattina di sabato all'ambasciatore britannico? Che la Grrmani,...--- "" e non sarebbe potuta rimanere da parte, rflentre il sangue tedesco 5COrrt'va>. Una 1 frase simile, in circostanze come quelle, non poteva significare cht' una cosa: che la Germania intendeva agire militarmenle. Ed è Strana la polemica, che la s1amp:i tedesca. ha poi ingaggiata, accusando ringhiherra di a,er fabbricato la menzogna delle Inetti'.· zioni bellicose tedesche. Come può parlare di menzogna inglese, q\1ando quelle intcn. zioni furono dichiarate così esplicitamente dal suo ministro degli Esteri? .La mattina. di sabato, dunque, la Germania era ri$Oluta a e non rimanere da parte>, 1..a sera l'ambasciatore in~lese tornb alla carica e fece a von Ribbcntrop un discorso moho d1plomatic:o, a base di riferimenci e di richiami, ma che in sostanza significava quc\lo: e Badate, se la Germania non se ne sta da parte, neanche l'Inghilterra rimane da parte •· La ma11ina successiva ,·on Dirkscn trasmetteva a lord Jlalifax un ml'uaggio concili.ltivo (' in 1utte le capitali intt'ressate alla crisi si consta- • 1ava una cert:i distt•,uione. Dunque l'ln~hiltcrra avtva parlato con energia e la Germania non si era più mossa. Si può sottilizz.."lrefinché si \Uole, ma il succl'~o della diplomaiia inii::le,e è inne~abilc e l:i ~tampa tedesca, polemiznndo C0tl acrimonio~amt"nle, come ha poi fatto, non fa che acru- ,are il colpo. INTERPRETAZIONE SEOONDA (rJOSI' si dc\'c concludl'r<', se - ripctia- \!!) mo ancora u~a \·olta - ,i sta o.Il, parol~. ~fa se SI ('crea dì capire, al di là ddle parole dei vari proiai:t;oni,ti del dramma, quali foucro le loro vert" intf'n:tioni e ~praUut_'0 ~ua.li fos<ero i \·cri proposi1i dei go,·ern1, ~1 g1unq-e a ben diversa conclu~ione, Von Ribbentrop minacciò la 11:uerra; ma la Germania \Ok\'a H'ramentc- forla) Rispondiamo senza_ esitare: no. Quale , a~ione a\•rt"bbc oggi la Germania di fare la guerra, \!" è ccr1a di Olll'.'nere quello che vuole ~cnu la ~uerra? Ha già virtùalmcntc 1:aut~nomia dei Sudt"li, e ,c. comr pare, s1 giungen\ alla ne\ltralità perpetua della Cecoslovacchia decadranno 1/,so jurt i trattati d'alleanza con la Francia " con l'U.R.S.S .. Che co,a potrebbe la Germania_ ottenere di più co,~ la guc1ra? ~fa, se e \ çro che la Germa111a Ottt'rrà quel che vuole, non è meno \"Cro che, J>Crottl"nerlo,. deve far credere <"he vuol fare la guerra. La fr:tse minacciosa di \·on Rìbbcntrop fa. CC\'a pa1 te di ques1a tecnica del giuoco. E qui il secondo interrogativo: l'amba- \t"i:ttoie ingle,e minacciò la '!:Uerra, ma la C_ran Breta~na era l'i\oluta a farl:t 1 Ri,.pond1amo anche a questo quesito sen1:i etit:irc: no. L'Inghiherr:t non può, 011:gi,af. front:ire la guerra perché non ha aC"rop\ani e non riC'\Ce a fabbricarne. I rc-eenti dib~ttiti parlamentari hanno rhelato I., '!:ravuà della cri\i del\'aviatione in~!.:v E la pro,sima gue11:t si dc·cider .à proprio ndraria. Pachi, che i tedeschi non riescano a. sup_erart- la linea ~ra'linot, è poHibil«"; ma che I fra.nce~i non supereranno la lint'a tt'de,ca di fonifica1ioni, è certo Così abbi:uno cicduto di interpretare la cn<i. Ma è for,e opport\ln0 ag~iun"<«·1e che è una interp,cta:-ionc rondata su nH're intuizioni t,; po\,ibile eh,· incorriamo in H ICCI A l\l>hTTO
D TJ'O MESI erano già trascorsì dallo scoppio della guerra russo-giapponese, quando la '-quadra dcll'Ocear10 Pacifico, . comandata dall'ammiraglio Rozcstvcnski, salpò dal porto di Libau, sul Mar Baltico, e prc~ il largo per ignota dcstinaiionc. Sul Mar Giallo, PorH·\rthur resisteva ancora al blocco nipponico, ma l'esercito e la marina dello wr avevano subito rovesci su rovesci cd era indispensabile inviare rinforzi in Estremo Oriente. Queste trcntadùe vecchie e pesanti navi erano l'ultima risorsa dei russi e, dopo un viaggio lungo più del giro ciel mondo, dovevano finire sotto il tiro dei cannoni dell'ammiraglio Togo, a Tsmcima. Che la flotta dell'ammiraglio Rozestvcmki fosse nata sotto cattiva stella, si vide meno di otto giorni dopo la partenza da Libau, quando, il 22 ottobre 1904, poco dopo la mezzanotte, una delle navi russe aprì il fuoco al largo di Oogger Bank su una flottiglia di vapori da pesca inglesi scambiati, nella nebbia, per torpediniere giapponesi. Tutte le unità russe iniziarono un cannoneggiare furibondo contro gli inermi pescatori. Un vapore inglese affondò, altri furono più o meno danneg~iati. Dopo il cannoneggiamento, la flotta ru~a contin\.tò b. sua rotta fra i canti di ,z:ioiadei suoi marinai. Com'era da aspettarsi, l'indignazione dell'opinione pubblica inglese fu immediata e violenta. La Gran Bretagna era alleata col Giappone· e già in pessimi rapporti con la Russia1 che minacciava i possedimenti inglesi nelJ'lndia. L'incidente fu considerato come un'offesa alla bandiera britannica. Mentre in tutti i porti ingk,;i 'ìÌ spiegava un,1 febbrile preparazione militare nell'eventualità di una guerra, il governo richiese le scu'<e ufficiali, il risarcimento dei d1nni, la punizione dc-i colpevoli. La storia ha fatto luce su questo incidente. La verità è che quella sera1 a bordo delle corazzate russe, ufficiali e marinai avevano la vista annebbìata dall'alcool. A partiale discolpa del Rozestvenski si sa ora che, il giorno prima dell'incidente, egli aveva ricevuto dal servizio di spionaggio una informazione assai singolare: « Quattro tonx-diniere giapponesi, comperate in lnt(hiltcrra sotto il nome- di uno Stato 'neutro, poi stornate dalla loro destinazione fittizia e na~ostc in un fiordo della Norvegia, stanno in agguato aspet• tando che la squadra arrivi nel mare del Nord ... :,. La ~rvcglianza quindi era stata raddoppiata in prossimità del Dog~cr Bank, e il timore dell'imboscata aveva completamente suggestionato i •.1arinai. L'autore delle informazioni era ,;tato un agente dello spìonaggio, Micht'lc Hartin~ 1 il cui vero nome era Abraham I-lekkclmann 1 che per giusti• ficar,. il conto delle spese aveva invcn1,1to la incredibile storia che per pbc,, non trascinò la Ru,.sia e l'lni;thiltc-rr.1 in un conflitto armato. Pn alcuni giorni furono <t;Cambiatc-, da una parte e dall'altra, note minaccio~· e i ~iornali di Pietroburgo e di Londra polemizzarono con violenza. La Francia. tra le due- nazioni esaspcrnte, inutilmente tentò di far da mcdiatricr. La ,;ituazione del Quai- d'Orsay era a,;sai delicata e difficile: fin dal 1891 1 la repubblica era alleata delln Ru,.sia e solo ':rt<'rcè questa amicizia - poiché I' lng-hiltcrra era chiusa nel suo e splendido isolaménto > - aveva potuto rc,(!gcre all'antagonismo della Triplice Alleanza, cd evitare <li ess.ere la- • sciata sola alla mercè dei vincitori di Sedan. ~la proprio in qucll';mno, il ministro Delcassé era riuscito a concludere anche con la Gran Bretagna un trattato d'amicizia: era il blocco delle pou·nze occidentali. l'intesa cordiale d:i tanto tempo vaghcg~i:na. Per .-.congiurar<' il pericolo di un;t (tui'rra, si riu,;cì a far proporre dallo 1ar che la <1uistionc, nella quale- era ormai imp<'gnato il prPstigio dei due paco;i, fosse rimessa ad unJ commi,,.ione di arbi. trato internazionale. Proprio il ~iorno avanti a quello in cui lo zar :'\icola fJ doveva·confrrir<' la soluzione- della vertenza per l'incidente del Do~gcr Bank alla commi,;. sione d'inchic-Ha, il 27 ottobre 1904, Gu~lielmo fl gli offrì la po,sibilità di un'alleanza con la Germania. L'orirntamcnto antibritanniro della loro politica doveva rendere ~1gcvolela conclu1.ionc di un'amicizia difrn..,iva che si r<·gg<'S'iCsu '°lid<' ba..i. Il tc-1,.gramma. che Willy inviò a Xickr (co,ì si \"<'7zcg~iavano i due ~<wrani 1..ullapossibilità chr l'Inghilterra dichiara,;<;<' la guerra alla Rll'i..,ia merita rifl<•,,;iom·: « ... Il ri'iultato finalt- di una -.imile mi~ naccia di ~ucrra "arebbc ìa completa immobilità della tua flotta ... La Rmsi:i. e l,1 Gcrm,mia devono proceder<' di comun<' accordo innanzi .t qn<·,ta minaccia 1 ed entrambe dovrebbero ricord:tn· all.1 Francia. tua allrata. i doveri c hf' le incombono dopo il tr;1ttato di allcall?,1.. :'\on è: 1><>,.,ibile che la Francia -.,j rifiuti, davanti a quc- '-t0 invito, di ad<'mpicrr ai ~uoi obhlighi inconte-.,t~,bili ,·c-,,o la sua all<'at;t. Co,ì noi formcrf•mo l'unione- potent<' delle• tre più forti Poten1c- continrntali, e, prima di attaccarla, il gruppo anglogiapponese sarebbe costretto a riflettere ... :,. Nello spirito di questa offerta, chiarita. poi dall'ambasciatore te• desco a Pietroburgo, si vedeva la fcnna intenzione della Germania di prestar soccorso alla Russia nel caso che l'Inghilterra si fosse decisa ad intervenire miliwrmcntc nel conflitto. M=' h proposta era scaltra perché si fondava su un piano inconfessato. O che la Francia accedesse alla nuova alleanza rus,;o. tedesca e CO'ltituis'IC il blocco vagheg. giato dalle potenze continentali in antitesi a quello delle potenze in'<ulari (il che era difficile); o che la Russia si distaccasse dalla Francia e spezz.."\ssecosì il trattato della Duplice Alleanza (il che aveva maggiori probabilità). era "-Cmprequc-'ìto,per Guglielmo J l1 il modo di 1;congiurnrc l"i"ùla.mcnto cd evitare l'accerchiamento da lui temuto. La ri-.posta di .\'icky non si fece aspettare. « Io condivido completamente il tuo malcontento per la rondotta del· l' J nghilterra... È tempo di mettervi fine. L'unico mczto per riuxirvi, come tu dici, <;arcbhe che la Germania, la Russia e la Francia giungessero ad un accordo p<'r abbattere la prec;unzione cl'insolcnn anglo-giappone,r. Traccia per mc, ti prego, un progetto di accordo c;uquc ..t.e ba~i. Quando la Ru~"ia lo avrà accettato, la Francia dovrà unirsi alLl sua alleata. Questo piano mi è SfK'"SO venuto in mente-. E"so darà la pace e b tranquillità al mondo intero ... >. Il Kaiser inviò subito il progetto richiesto, ma, mentre la trattative tra i due monarchi si venivano wol~cndo tra una fitta corri~pondenza che durò fino al ~atalc del 1904, l'incidente anglorU'-S0perdette la 'ìua ~ravità. Nicola Il rifkttè seriamente al passo che stava per compiere, e per qualche temp1.l, f or...t· con la speranza di una più proficua intc~a con la Francia e l'ln1!hilterra, rrsi-.tè all'offerta ted(•sca. •Più tardi, però1 gli avvC'nimrnti del mae;gio 1qo5 e la disfatta della flotta ru,,.a a Tsuscima. fecero profiklrc la necessità impellente di C'Oncludrre b pace col Giappone attrnver~ la mrdiazione dc-I prc-~idrntc degli Stati Uniti. In una sua lettera d<'l 3 giu~no :ilio :rar, Guglielmo I I si offrì di sollccita1e lui stesw la pacifica cd amich<'vole intromi,;sionc di Teodoro Roo,cvclt. In seguito. poiché Londr:l sembrava non ro~,e disposta ad allentare i ~uoi rapporti con Tokio, e poiché occorreva procacciar ..i un'alleata pi\1 'ìirura della Francia, ormai ,;emprt· più leg~1taall'Ine;hilt(•rra., :'-l'icola Il aderì ad incontr,ir,i col Kai-.c-r.Guglielmo farcva un:t croc:iC'r,1nel mare del Nord con il 'ìU0famo,o Jochl. l'JlohN1- ~olleni, e rn~.e:crì subito chC' l'intC'n.ri-.ta dovc,,c avvC'nirc in un porto d(•lb Fin• l:rndia, a BjO, k0, piccola isola. del ~olfo di Botnia. L'incontro avvenne il mattino del '2'.3 luglio 1905. L·Jaclit drllo ;,jr, la Stello polo.11•, çalò le ancore acçanto a quel• lo dr! Kai,cr cd acço)<t;(l''illu,trc mpit<' \tr.lni<-ro: e Lo 7:\r mi ha g<•ttato k hr.accia al collo e mi ha stretto a "é >. ,cri,,r ~uhito dopo Guc:lidmo 11 al RUlow; « "emhra\'a che- io fo-.'ìi ~uo fr.it<'llo e non ce...,.,;1\'adi ~uardarmi con offhi eh<" ri"c'Ll\'ano l.t gr,1titudinr f' l.1 gioia ... Tutto il ~<:tuito e,a di una ro,.-di,ilità chi· non a\(•,·o m;1i \'i\to. Subito dopo lo zar mi prc-"eda parte e mi disse ch'era impaziente di discutere a fondo la questione. Accendemmo le sigarette e entrammo in medias res... :.. 11 giorno seguente, dopo una colazione offerta sull'Hohen{ollern, Guglielmo si recò ·nuovamente sulla Stella polare. Aveva in tasca il progetto del trattato. Il còmpito, come si rileva c;crn. prc- dalla lettera al lli.ilow, gli fu facilitato in maniera imprevista dallo stesso I','icola J I : « Subito ho capito che lo zar si sentiva profond.imentc offeso dall'atteggiamento della Francia per l'affare dc-I Ooggcr Bank... :;\-li disse che i francesi si erano condotti da bric. coni, che i suoi alleati lo avevano lasciato nei guai per ordine dcli' r nghilterra ... Allora compre"i che il momento era giunto: "Che cosa ne diresti se noi concludc-~simo un piccolo accordo? L'inverno scono ne- a.bbiamo già parlato". " Ah, sì! 1 certo, mc ne ricordo bc-ni,simo, ma ho dimenticato purtroppo le clau<:ele del documento. I?. un vero peccato che non l'abbia portato qui''- 11 Ma io ne ho una copia. e, proprio per caso, l'ho in tac;ca". Lo zar mi prese per un braccio e lasciam• mo la ,;ala da pranzo. Mi condusse nella cabina di suo padre e immediatamente chime egli stesso la porta: ,. Fammelo vedere, ti prego", e nei suoi occhi di sognàtore aveva comeuna scintilla. Io cavai la busta dalla mia ta5ca e spiegai la carta sulla scrivania di Alessandro I[ I. Egli rilesse il te~to un volta, due volte, tre volte, cd io intanto rivolg<'vo a Dio una preghiera perché E~li fosse in quel• l'ora al nO'ìtro fianco... D'improvviso risuonò ia voce dello zar: " È proprio eccellente. Sono d'accordo". Il mio cuore battè così fort<: che potei sentirlo: mi ripresi subito e dissi, senza avrr l'aria di insistere: "Non ti piacercblx- di firmarlo? Sarcbhc un ben grazioso ricordo della nostra intervi- <;ta ::.. An<'ora una volta egli rilc!>seil foglio. Aprii il calamaio. gli tl·si la penna, cd egli con mano sicura firmò. Così il mattino del 24 luglio 1905, a Bi0rk0, vi è ~tata una wolta decisiva della storia d'Europ;:t. Ch<' la bontà di Dio ne "ia rin~raziata. ! Ciò è c;tato un gran sollievo per la mia cara Patria, infine liberata dalla spaventevole' 11tretta drlb tenaglia franco-rmsn ... >. Il trattato di Bj0rk0 è uno dei documenti diplomatici pili sin~olari. Giuridicamente- c,so avrva ~.1.f<t;O valore perché non controfinnato dai ri,;pcttivi mini,,,tri df'gli Esteri e non munito dei sug~<:lli di prammatica: poteva esc;cre dunque una sorta di pauo p<'r,onalc tra i due imperatori. ~1ai si era dato 1x-rò il C:l<t;0che un patto privato sug- ~(')la'<\Ci-mpc-~ni di 1.1le importan:ra, e l'accordo di Bj0rk0 era nd suo spirito, pur(•. un patto di gravità ecc<',ion;i\(' 1 una vera e propria alleanza. I quattro articoli di cui e~w <'ra compo,;;to <'rano lcttcralmcnt<· ct,ì concepiti: « 1° ~cl ca"o che- uno dei due- Imperi sia attaccato da una Potrnza rurop<'a, il "uo alleato Io aiuterà in Europa con tuttc1<"sue fon:c di terra e di mare. 2• LcAlt<' Parti contraenti si impegnano a non condudere pace "<'parata con alcun avvrr,ario comune. 3° Il pre\f'nte trattato rntrc-rà in ,·ic:-ore apprnn la pan· tr;, l..t Ru,.'iia e il Giappone sarà conclusa e resterà valido finché es'ìo non 'ìarà denunciato con un anno di anti~ ci1>0.4• L'Imperatore di tutte le Ruc;sie, do1>0 l'entrata in vigore del prtsente ·trattato, farà i pa'-si ncces~ari per rendere noto questo accordo alla Francia cd invitarla ad aderirvi come alleata >. L'impegno, d'altra parte, si basava su un equivoco solenne-. Come la Francia poteva aderire ad un accordo sif• fatto se tutta quanta la sua politica si svolgeva, da oltre un trentcnnio 1 in funzione- antitedesca? Kon era stato proprio per salva~uardarsi dal pericolo d'oltre Reno che la Francia si era alleata alla Ru'<sia circa quindici anni avanti, e, transigendo su tante questioni di interesse particolare, aveva l'anno prima posto \(' basi della nuova amicizia an~lo-francesc? I rnpporti tra la Francia e la Germania, nonché migliorare, in quel tempo, ave-vano continu:1.,10a peggiorare. Si era in piena crisi marocchina, e lo sbarco di Guglielmo J I a Tangeri. il 31 mar1,o dl'I 1905, era ,tato comeun guanto di sfida g-<'ttnto alla Repubblica. t vero che- il ritiro drll'intr:1nsigcnte Delcas~é- ave,·a <;gornbrato la <ttrada da molti ostacoli. ~{a ciò era stata un'effimera vittoria. non tale certo da prrnwttcrc che i due paesi rivali giun~rssc-ro ad un tratt.110 di amici.,ia. In effetti, !"articolo 4 dell'accordo di Bj0rk0 \·olrva C-<\'iC-prr<r" Guglie-Imo J T una mo,.~a ;i<,tut;\ prr evit:irc l'alb.rrnc che- c('rto ,;archhc ~orto "e non ~i fo....,r fatto menzione della Francia nel testo. Ma è inconcepibile che egli pensasse, dato questo stato di fatto, ad un accordo con la Francia. Egli voleva irretire il suo caro Xicky, ,·oleva im• pegnarc la Russia con un trattato di amicizia e usava perciò tutte le blandizie possibili. Non è stato messo ancora sufficientemente in rilievo questo significato dell'accordo di Bj0rk0: ma credo che in ciò consista il segreto del passo tedesco. Altrimenti è impo,.sibile inquadrare l'episodio nella storia della diplomazia europea dell'anteguerra e comprendere b. cosiddett:1 logica della politica gugliclmina. Ma la storia di questo trattato, concluso in forma così originale, è quasi più interessante per le sue conseguenze diplomatiche e per i suoi contraccolpi politici che per se stessa. Ciò che accadde dopo mostra la strana. psicologia dei due firmatari cd è1 per la comprensione della forma met1lis dei due uomini, assai significativo. Un episodio rivela e illumina la curiosa mentalità di Guglielmo II. Sulla minuta del trattato, che gli era stata inviata dal suo ministero degli Esteri, it Kaiser aveva creduto di aggiungere all'art. ,• le due parole « ... in Europa > in modo che esso veniva ad essere così concepito: « Nel caso che uno dei due Imperi sia attaccato da una Potenza europea, il suo alleato lo aiuterà j,i Europa con tutte le sue forze di terra e di mare>. Le due parole aggiunte da Guglielmo davano alla Gennania il vantaggio di risparmiarle qualsiasi obbligo di venire in soccorso dell:1 Russia sulle frontiere dell'India e in Estremo Oriente, regioni ove era più possibile che accade,.c;eun con0itto con l'Inghilterra. :Ma la modifica non piacque al Ri.ilowche da Berlino protestò, blaterò, minacciò di dimettersi. Guglielmo fu CO'iÌ soon. volto da questa imprevist:t. complica1ione che scri"se subito allo z:\r di tornare sul tc~to del documento e variarlo. Intanto. l'11 agosto, supplicava il 6U0 mini~tro con termini che mostrano quanto imtabile e debole fosse il suo carattere: « Voi dite che la situazione in seguito al trattato con le parole in Europa sia diventata co1;ì seria da non J>Oten.rifar a..,1;umcrc alcuna responsabilità; davanti a chi? E nello stesso tempo credete di poter a">sumcre la rc-spons.1bilità davanti a Dio, e nella situa;-ione particolarmente acuta e grave, di abbandonare il vostro Imperatore ... il vostro amico più fedele!? No, caro Bi.ilow, questo non lo foretc né a mc né a voi. Noi siamo stati entrambi designati da Dio, e creati l'uno per l'altro, pc) còmpito di lavorare e operare per la no.,.tra cara Patria ... La vostra persona ha per mc ... centomila \'Olte più valore di tutti i trattati del mondo. lo ho fatto immcdintamrnte dei pa.,~i pre'<'-0lo z.1r prr• ché attuti..,ca o dimini quc,.te due parole ... No, caro amico, voi non pott•tc e non don·te ahb,rndonarmi. .. Vo~tro fedele a.mico, Gugli('lmo. - P. S. Tl·kgrafatrm1 dopo qur,ta lettera: nll ri,e.ht: io ~aprò che ,·oi rimanei('. Altrimenti la matt..ina dopo l'arrivo delle vostre dimissioni il vostro Kaiser non sarebbe più in vita. Pensate dunque alla mia povera moglie ed ai miei figli!... >. :Vleno drammatiche, ma più gravi, furono le conseguenze dell'accordo in Russia. Nel testo del primo trattato, proposto nell'inverno del 1904 da Guglielmo a Nicola II, non vi era alcun accenno alle questioni contemplate nell'art. 4. Ora 1 essendo già la Russia legata alla Francia dalla Duplice Alleanza, poteva il nuovo patto sussistere come patto europeo senza l'adesione fonnale della Francia? Aveva lo 1ar il diritto di assumere due impegni indipendenti su questioni che riguardavano il medesimo scacchiere politico? L'accordo, concluso a bordo della Stella polare, trovò quindi l'opposizione del partito che si raccoglieva intorno al francofilo granduca Nicola Nicolaievic, e quella, assai ferma, dello stesso mi• nistro degli Esteri russo, conte Lansdorff. In un drammatico consiglio notturno 1 lo zar comprese la manovra che l'accordo di Bj0rk0 significava ai dan• ni della Russia e finì per cedere ai consigli dei suoi collaboratori. Nei primi .~iorni di ottobre, approfittando di quanto era accaduto fra Guglielmo e Bi.ilow. chiese anch'egli una revisione del trattato nel caso che la Francia ave~se rifiutato di aderirvi. Poiché il Kaiser accettò di ritornare sulla que• stione, il 1 o novembre lo zar proJ)OSC un'aggiunta nella quale si stipulava che il patto non avrebbe avuto nessun va- "lore nel caso di un conflitto con la Francia. e che gli obblighi precedenti della Russia verso quest'ultima Potenza sarebbero rimasti in vigore, orivilcgiatamente, fino al momento in cui fosse Possibile stabilire un'intesa a tre. Era questo un modo, se non di denunciare l'accordo, di limitarlo fortemente. Venne i:,oi la conferenz.'l di Algeciras e la crisi marocchina fu risolta proprio al contrario di come Guglie!. mo sperava. L'ulteriore peg~ioramento dei rapporti franco-tedeschi superò virtualmente anche l'accordo di Bj0rk0 e di esso non si parlò più. L'accordo tra la Rus~ia e l'Inghilterra di due anni dopo. la crisi bosniaca e le guer• re balcaniche, resero poi incolmabile l'abisso che divideva l'impero dello zar d:u!li imperi centrali. Nello studio delle origini della guerra mondiale, quella che è stata definita la « tragicommedia > di Bj0rk0 ha intcres~ato notevolmente ~li storici, mossi però più da un interesse psicol~ico che da un vero interesse storico-politico. Ma non bisogna soffermarsi soltanto innanzi a.~li aspetti contingenti di quell'avventura. Da quella « tragicommedia> si possono ri-;avare alcuni utili am~ maestramenti e considerazioni attuali. Come abbiamo detto1 il tentativo di Guglie-Imo II per distaccare la Francia e la Ru,;sia era assurdo. Bismarc.k ave• va scritto molti anni prima: « Un'al• leanza tra la Francia e la Russia è naturale : per la loro situazione geografi• ca e per le loro mire. esse sono, tra le j.!randi Potenze, quelle che hanno il minor numero di clementi antagoni. stici. Non hanno interessi che si tro• vino necessariamente in collisione ... Se un'allcan1,a franco.russa si venisse a concludere, io sono convinto che i1l una lotta contro di essa noi, soli, SOC• combcrcmmo ... ». La Duplice Alleanza era dunque una ineluttabile fatalità storica. D'altra parte, nrl sistema della Triplice Alleanza, l'ltalia era storicamente destinata ad avere una funzione essenziale. Quest:l giovane Potenza, nella concezione ~c-nialc del Bismarck, doveva essere nel Mediter• raneo il necessario contrappeso delle forze- antigcrrnaniche in modo d~ controbilanciarle e mantenere l'equilibrio. Con l'ìnt!resso dell'Italia nell'Alleanza, ai tempi di Bismarck, si stabilisce tra Berlino e Roma quella politica verticale che rese per tanti anni la Triplice uno strumento difensivo formidabile. Era la coalizione della f.on:a ~ermanica e della forza romana: l'Italia por• tava al blocco. oltre la sua forza non trn.;.curabile. il contributo inestimabile dc-Ila sua tradizionale amicizia con l'Inghilterra. che, con'<Olidata dalla dichiarazione filobri tann!ca dell"82 e dalla co1wenzioi1eìtalo-in~le1;edcll"87, po• ncva la Gran Bretagna in una posi1ione fianchcf!giatricc del sistema triplicistico. Fino a quando questa Intesa implicita tra la Triplice e l'Inghilterra era rimasta in atto. si era avuto il periodo più florido del sistema bismarckiano. Allontanato nel 18qo il « Cancelliere di frrro >. che cosa fecC' Guglirlmo? Procurò che la naturale allean1..a franco-ru,sa si concludc.,se e non pensò a comervar,;i l'allcanta dell'Italia. che era altrcc;Ì naturale, e la conseguente ami• cizia ing-le,;cdc-li'lt:i.lia. Gup;lielmo dett(' invece all"ltalia una funzione ancillare e laVorò ad alienar.:ela così come, dal famoso telegramma al Kru~er in poi. lavorò ad alienarsi l'amicizia brit~rnnica. Ciò ,;;piega la rotazione dcli' Italia ;li di fuori dell'orbita della Triplice, i "uoi accordi mediterranei dC'I 1900 e del 1902 con Francia e In- ~hiltc-rra, e la succcc;sivapolitica di accostamento alle- potenze occid1.·ntali. Il segreto del fallimento di Ilj0rk0 è riposto, dunque, nell'errore di orienta• m<•nto di tutta la diplomazia guglielmina, ed è p<'rciò nel tempo stesso il l;('g-rc-todd falliml·nto generale della politica del Kai">er. Fallito con Bj0rk0 il tentativo di l:n'alleanza ambi~ua e anfibia. Guglielmo si trovò ad aver perduto :rnche quella amicizia che rr<t più n:1turalc e rim:uc- isolato. Co,;.ì. al mornc-nto del conflitto. mancò alla Germania Qu<-ll'appo~~io che forse le anehhc dato l,1 , ittoria. DOMENICO ERCOLANl
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