Omnibus - anno II - n.22 - 28 maggio 1938

IL SOFM DELLE musE ili&'JIC§l®~U Il MOBMl'I&' U 01:1:1 gli scrittori ormai che in !ID. ogni loro opera, anche ncl1a più breve di pagine, raccontano o d.!scrivono. Le favole antiche avevano in coda la « morale » esplicita e ben prcci~:ua nelki. tradizione del candido e insieme s.aputo stile didascalico: una morale tratta abilmente dai termini del racconto, intesa sempre a decisa riprova della bellezza ciel bene, della bruttezza del male; ncRli scrittori moderni, invece, s'è andata sperdendo <jUCstainclinazione a trarre da un racconto, che mette a contrasto il bene e il male, conclusioni preci.se. Non si farà mai l'elogio aperto dcll'onC'sto e la condanna del disonesto; ma il giudizio non potrà venire fuori C"hcda un fitto descrivere e rappresentare. Bouuard et Plcuchet~ dopo A1adam~ Bo• uary, ha iniziato fone un genere tut• to attuale di favola, il cui senso sta di• scretamente nc1 chiaroscuro delle CO• se n:\rrate. G. B. Angioletti, ora al suo quarto volume di racconti e f?i.ntasic, ci pare mostrare orJ decisamente quetta su=t vocazione alla moralità narrativa pili che al racconto quale intreccio patetico o drammatico di avvenimenti e C:\· ratteri. Pareva scrittore in cui valesse• ro sopra.t!utto la rarità delle immagini e i pregi discreti dello stile, poi inve• cc si wcla piuttosto tutto nell'osserva. zione di sentimenti e CO'itumi. Del resto, proprio in quella sua agc:cttivazio• ne, che a molti pare leggiadra fino a divenire ,;tucchevolc, per cui le co,;c vengono rappresentate o tutte belle o tutte brutte, o sublimi o infime, era fin dalle prime opere il '>egno del mor:l.li• sta. I moralisti ,;cmpre non conobbero incertezze e sfumature: nel caso d' Au• giolctti è evidente come una nati).·a vena idilliaca lombarda sia intcrvenu~ ta a travisare l'altra sua dote anch'cs• sa ver:rn1cntc propria d'autori dell.t sua regione: l'attitudine ad allegorie che racchiudono nei loro tcnnini una precisa moralità. Quello che era il se• gno del moralista, apparve invece dell'arcade; né l'equivoco era nuovo e ca• suak. Se si volessero fare nomi s'ac• cennercbbc a Parini e a Pindemonte : a un idilliaco che giunge dall'immagine a giudizi, d'un idilliaco che delle im. magini resta piacevolmente prigioniero e vittima. Nel volume Il ge11erale ù1 esilio (Val. lecchi, Firenze) Angioletti pubblica al• cuni racconti che segnano le gradazio• ni del ,;uo talento. Ve ne sono quat• tro di guerra, dove, come iil altre di quc'itc pagine sparse in precedenti volumi, si pensa a quanto serva talvol• ta narrare fatti di pili diretta espcricn• Z,'\; poi brevi saggi abilmente conge• ~nati come « Fisarmoniche > e « Città in fiore>, anche se in essi, qua e là., la piJcevolez1..a è più nella maniera e nel1, parole che nella novità <lPll'immagi• naziont•. E Angioletti. veramente, dopo Il giorno del Ciudiz_io, si trova spesso a rifau· ~ stesso con lievi guadagni. Mentn· nel Generale in esilio racconti come « Cattivo incontro > e « Il pazzo nella cabina > sono una variante nella fantasia di questo scrittore, lasciando intravedere certa ~ua bravura a nar• razioni di casi ~trani, binarri, lieve• mente fuori della realtà delle co,;c. Già. ve n'erano i ~gni altrove; e domani potremmo vederne in altre opere i dc. cio;.ivisviluppi. Il generale in eJilio ha parti non nuo• ~ USCITO a Helsinki un opuscolo Jb di Picrrc dc Luz: Lettre à un ami sur la nlceHilé d'un Conci/e. Pier• re de Luz (pseudonimo che nasconde• rebbc un giovane e intelligente diplo• matico francc,;c} è lo stesso autore di quel volume su Isabella J di Spagna, che vl'dcmmo favorevolmente recensì• to dt'li no"itri quotidiani. Cattolico, monarchico, reazionario ,ino alle estreme conseguenze, giovane ma e~perto già di molti paesi per aver• Ji vi~itati direttamente come d1plo• matico, Picrrc dc Luz è angosciato da! momento che il mondo sta attravcr• ~ando : e scrive questa Lettera a tm amico tentando una ,;inte~i e una dia. gno,;i del male, e proponendo il rime• dio che ri'icuote la sua ultima fiducia. « Il )' a bien près de deux anJ, vous rn Jouvenez_.uous, penchb Jllr la map. pemonde, nous nous efforcio,rs de pro• céder à une diJtribution des états de l'u,iivtTJ en étalS pltu ou moins trou• blb, pluJ ou moi,u agitb, plus ou moi,u JouffrantJ, et en états relative• mn1te calmcs, apparemment épargriér par leJ disordres, In JécouHes et /eJ a11goiuu do11t Jt trouve a{ffigé le res• te de la pta,1ètc. DéJirtux de recl,e,. cher dcJ remèdes aux maux de nos contemporai,u, 11ouJ nouJ appliquions à découurir de ceJ maux la cauu vénlable, la cauJe profor1de, auu cetle arrièrc-pe,1sù que, derriire /cJ pertur. ve nella storia letteraria del suo auto• re; ma altrove l'accento del moralista è posto con tanta franchezza su momenti e su situazioni da dare alle pa· ginc una loro novità. Moralista non esplicito e non di nette conclusioni, Angioletti pare che vada tessendo l'e• logio del bene, della bellezza, della nohità della vita umana. E ciò non at• traverso contrasti di caratteri pili di• sparati, ma attraverso il contrasto d'un personaggio, ch'è comune a ogni nar• razione : personaggio nobile e virtuo• so, riflessivo e taciturno, che rafforza il senso delle proprie virtù dall'incontro di gente ba,:sa e volgare. Non si ha un protagonista di fatti o vicende; non una figura di precisa o impegnati• va condizione sociale; ma come un .;imbolo di desideri e a,pirazioni sublj. mi sempre umiliati dalla bruttezza del. le cose comuni. Spesso c'è l'elogio dei poveri diavoli, in un'aria da Charlot: il povero diavolo saluta i cimiteri du• rantc i suoi vagahondaggi, ma invece : e le automobili dei villani arricchiti correvano piene di gente scamiciata e scomposta, che non degnava i povni morti neppure d'una occhiata >. Quel personaggio, a volta a volta, è vittima ed eroe della propria squisita natura : è il generale n1sso in esilio che va a fare la spesa con la borsa al braccio, ma che trova la sua rivincita nelle ri• sor"e della fervida immaginazione; s.1.• ranno altri personaggi come il ciarla• tano, il pescàtore, il salvatore, il gio• catorc, l'inventore, l'astrologo. Voglio• no essere questi più che carattrri di commedia e tipici di un mestiere o di un'arte, quasi il senso e il simbolo di una vita segretamente appassionat.1. La descrizione è tutta di piccoli gesti, non ~i arriva che a drammi fatti di lic• vi contrasti. L'astrologo moribondo, CO· me viene ricercato da una donna sfor. tunata che vuole profezie, pietosamente mentisce per la prima volta. Del resto Angioletti spt:sso, e quasi per abilità di mestiere, indulge a conclusioni bations lconomiques, se cachait un mal pluJ Jérieux affecta,1t leJ esprilJ ou les timeJ ... >. Con stile classico, con una prosa non indc3na del grande e genere epistola• rr » francese, egli c~amina, uno per uno, tutti gli Stati europei e poi la U.R.S.S. 1 il Giappone, il Messico, gli Stati Uniti d'America e, in ciascun caso, egli prevede, imminenti, guerre atroci e rivoluzioni: in ciascun caso raccoglie .segni di dccadcm,a, ascolta annunzi di barbarie che avanza, pro• nostica l'avvento di un nuovo e pili terribile medioevo. Due o tre imma• gini lo pero;.cguitano: e ...on a vu /es marcluurs de la faim, leJ massacru et /es ince11diu de Co• lumbus, de Woonsockel, de Wilming• lo11, la grève de Sa11-Fra11cisco. les documentJ photographiques, que leJ journaux nous ont présentés à ce sujet, ces visages grimaçant à traverJ leJ f/amm~J et la fumée, ces corp5 carbo• 11isés, ceJ lo11guu proceJfions noires ou griset où. brille çà el là un rictus fa• rauche, Ct!J Jo{datJ casqués aclwrnb co11tre leurs compatriotes, ceJ chOmeurs ou ceJ échappb de bagne enragés corl• tre tu soldats ... « ...c'est la photographie de Gandhi uisitanl /es quartiers popultiireJ de NJanchester où pullulenl ceJ bénéfi• ciaircs du dole (il 'ìU'-'iÌdioJ que sa pro• CENT'ANNI DOPO svelanti un'aperta simpatia umana. Ac• cadde nel Giorno del Giudi{io, dove dopo pagine di descrizione precisa il raccomo volgeva quasi a declamazio• ne apertamente umanitaria (come si manifestava la catastrofe : « La mia città mi parve assurda, gretta come un carcere, imulsa come un formicaio ... >, segno di un trapasso da una moralit:\ pacata a un'altra più esplicita e liri• cizzantc); accade ancora. Ma la novità di questo volume è tutta in altre composizioni, come e Il pretendente>, e come in « Vecchi compagni >. Vec• chi compagni di scuola si ritrova• no, e i contrasti fra i ricordi di un tempo e il presente è forte. La volgarità della vita ha la~ciato una traccia •rn tutti, e Angioletti con corag-J;tfo ha ,aputo descrivere gli effetti degli anni. Lui così pronto a co~liere il lato bello anche delle cose piu basse, pare che abbia voluto forzare se stesso; e non sarebbe stato veramente un andare contro la sua vera natura ma come un castigare le sue aspirazioni, come un reprimerle perché ne possa uscire più forte l'intimo scmo. In racconti come e Vecchi compagni » (e del resto anche in altri meno impegnativi nell'osservazione. del vero, ma pari• mente di deciso senso inoralc, quali e Il cane timido » e « Un cattivo incon• tro >), Angioletti sembra meglio segui• re gli in~gnamcnti di Flaubert, lo ~crittorc che spesso gli ha indicato la strada. Il e bovarismo:>, i desideri ina• dcguati del bello e del sublime vo• gliono essere discreti, e descritti senza slanci e belle parole, senza indulgenza diremmo, perch6 più forti e drammatici siano i contrasti. Flaubert seppe castigarsi nella sua smania di bellezza e di nobiltà: accingersi a Madame Bo• uary fu come costringere l'occhio ad c.;serc più fermo e sicuro, da cavare dall'osservazione scn1..a indulgenze il migliore elogio per le co,;e nobili e belle. ARRIGO BENEDETTI pagande a contribué à créer. Voilà un cercle que Dari/e n'a PaJ prévll ... ce gnOme décharné et 11oir, grimaçatll d'horrible joie, et, autour de lui, ceJ vi• sages pales et hébétés :,. Invece di una lunga serie di fatti, due foto di cronaca osscrvatr, fissate con tanta insistenza che finalmente :1s• sumono un \'alore simbolico. E spcs,;o e volentieri, dopo que,;ta prc:.entazionc, il Luz vi torna e ricorre: i riottosi di \Vilmington, i di.,occupati di Man. chester: i bclinogrammi :.i trasfonnano in visioni apocalittiche. Effetti, ar• te di libclli~ta. E non è il plauso Jet• terario che negheremo a Picrrc dc Lu7. ~{arxismo, CO'-Ì egli chiama la ma• lattia che tormenta i popoli. E dà. naturalmente, a marxismo un significato molto vasto: così va,;to che include anche tutti quei moti che meccanica• mente si oppongono al marxi'ìmo. Chr cos'è allora il marxismo, "iCcondo Pier• re dc Luz? E:. l'illusione che la feli• cità, il bcnc,;,;crc, la pcrfe7ione spirituale e materiale siano raggiungibili, Lm giorno o l'altro, « "li quc,;ta tC'rra :>. L'illmione 1 per 9lirla con Noventa, che ci ~ia un progrcs-.o. I/opposto del marxi~mo, continua Picrre dc Luz, è ehm• que il cris;tianesimo, anzi il rattolice• ,;imoJ che è la forma pi\1 a,,oluta e or~anizwta del cri.,ti;.llll''ìimo. Leggemmo tempo fa un articolo di Adriann Tilgher rhr opponPva non Cdi,, di Bartoli> l'OESIA CARLO MARTtNI: Jn1imi1d (Quaderni di poesia, Milano, 1938. L. 7). l..e xilografie di Aroldi che adornano questo volumetto di ,·ersi appanengono al genere che ha fallo la gioia dei raffinati lettori dell'Eroica. La rispondenza fra le illu1trazioni e il testo è perfetta. Com'è il focolare? Antico. La carne? Stanca. Il can10? infini10. L'eroe poi < liso alle 11d• lari mete>, < sogna fra gli astri la sua tomba > ; mentre l'a. si sente < un aiomo - nell'infinito - che cerca Dio >. ALESSANDRO BACCIO DUCARNE: SpMnti lirici (Tinto, Roma, 1938. L. 7,SO). Rari i libri come questi il cui prcuo di copertin.i. è calcolato fino al centesimo. Non otto lire, ma u-ttc e cinquanta ; il p6ct:i, st:11mp.ttoil libretto a 1uc spese, ha fatto· il calcolo come i commNcian1i di stoffe che vendono il raion non a dicci, ma a nove e novantacinque. Sono poi questi Spunti lirici soncui e canzoni, dove si canta fra l'al1ro la < carne incipriata - c:irnc disfatta, immota, flosce braccia - aperte cento volte la giornata >. GIUSEPPE DEL PRETE: Cianfrusailie (Napoli, 1938. L. 8). e Nella lusinga che quc)ti versi incontrino il favore di quei lettori che ancora si dilettano del nostro vernacolo glorioso e di fama mondiale... >, l'a. si è deciso a pubblicare I suoi \'ersi in vernacolo napoletano. Ci piace quel dire d'un dialetto che è e di fama mondiale >. Si pensa alle vecchie scatole di pomodoro in conserva, adorne di medagline dorate e di iscrizioni come < C,nnd p,ix >, e Expotition >... Intanto l'a. av,•crte' che e le copie non munite di firma autografa dell'autore sono considerale contraffatte>. SISTO meno chiaramente cri~tiancsimo a marxismo. Tutta\lia, a mio parere, il Tilghcr e il Dc Luz incorrono in una grave confusione. Il ragionamen10 di Picrrc dc Luz fila come in barbara celare11t. Il mondo è travagliato dall'errore marxi• sta. L'opposto dell'errore marxi~ta è la verità cattolica. Ergo, nece"-~ità di un Concilio Ecumenico che condanni ex cathedra cd efficacemente, con minacce di scomuniche, ccc., il marxi,;mo, ogni forma di marxi'ìmO, come la grande cre~ia moderna. Ora, dai Vangeli, dalll' Epistole, e dalle opere dei Santi Padri risulta chiaramente che la dottrina cattolica, in c;é, non postula n!'ssun tipo di politica d'accordo o in disaccordo, « in sede teorica >, con qualunque genere di go- \'Crno. La religione, per se stessa (qua• lunquc v!'ra religione), è troppo distin• ta dalla politica per potersi occupar<". « in scdr teorica>, di politica. Tuttavia, è certo che anche se fino• ra il cattolin,ìmo non ha condannato '-X catl,edra il marxismo come eresia, il marxi,;mo da parte- sua ha avvn,;ato la religione a fondo : e per quc,;ta stc~,;;1 avvcr~ione, e per tutte le sue fedi a,;solutc nd progresso, nell'cgua. glianza, nel hcnc,;scre, ccc., si è s;ostituito alla religione e quasi costituit0 in una nuova religione. « La felicità in questo mondo > ,;o,;tituita alla e f!'lici• tà nell'altro mondo» : ecco, in effetto, ciò che rrrdono i propagandisti bol• ~ccvichi: ecco ciò che credevano fino al 1929 e purtroppo credono ancora gli americani. f.: noto che negli St.1ti Uniti molti credono ancora che b ~Cil·nza moderna riuscirà a rendere l'uomo immortale. Ma se anche noi ci O')tiniamo a combattere il marxi.,mo così, in ciò che I . 1f~ 11 J:-,:-,A qualt' significalo si dà ~ comunemente al fatto di essere scriuori i ma è curioso come nel nostro paeS(",chC"forse tra i grandi paesi lcg~e mC"nolibri e dove una pratica editoriale da un ,,entc:nnio sta alimentando la disi(tima verso la letteratura it2.liana, il tarlo letterario roda tanti ccrvelli, all'infuori di quella dozzina di scritcori che si possono ancora pruentare come esponenti d'una civiltà letteraria, Tanta la gente che in 1utte le città e provincie italiane scrive drammi, pocmi, rom:inzi e novelle di cui nessuno sa nulla, che ha il suo commercio, le ,uc: rh•iste, i suoi giornali, le sue cdiz.ioni. Che diccimil:1 persone sconosciute l:1• vorino nd fondo delle provincie a scrivere disperatamente, non è solo un fatco italiano. Qualcosa di simile accade in Inghilterra. La. funzione della letteratura, nello stadio in cui serve alla piccola e media borghesia, è di fornire una norma e una guida nella vita di tutti i giorni e nei sen1imcnti di tutti i giorni, a persone che si sentono soverchiare da una nuova etica che filtra da tutte le partì, mentre s'intcpidiscc b. m<r raie religiosa, crollano le convenzioni tradizion:ili, e l'individuo cerca altrove una norma ai suoi impulsi e ai suoi aui. Vi cerca anche una forma: tulio quello che chicd~· oggi la massa alla letteratura e al cinema è come contenersi. Le classi medie stanno diventando sempre più vaste e hanno bisogno di ammae1tr:1menti. Qucsto è un fenomcno universale, cd è vastissimo in America. Hanno percil> successo quelle for. mc letterarie che dànno una giustificazione e un contenuto al prorompcrc di certi sentimenti che hanno travolto la morale religiosa e che non trovano più impedimenti se non formali sul loro cammino. Quando appllrvero gli amori di Lady Chauerley, che fornirono un linguaggio fiorito e plau· sibile a un fatto che, enunziato cn,damente, avrebbe fatto :irrossire ogni signora, si risolse un'infinità di casi dubbiosi e, per modo di dire, dì coscienu. Idealità, sublimità, linguaggio dorato e azzurro a legittimare le voci dcll'istinto: di quc:sto hanno bisogno le folle moderne per sentirsi libere da ogni struttura religiosa e tradizionale. Si tratta di un'enorme:: rivoluzione del co• stume, C' l'iniziativa è questa volta nettamc::nleanglosassone. A chi serve, questo è uno dei segreti del successo letterario. A questo risponde anche quel movimento sotlcrranc::o, ma non percil> meno impor• tante nella storia del costume, che è la letteratura del T,ion/o d'amore e degli altri giornali per serve e caporali. Da molti anni a questa parte nc ho potuto seguire lo sviluppo. Informato da circolari e da inviti a parteciparvi, ne ho veduti arrivare da Milano e da Napoli, da Gioia Tauro e da San Giuseppe Vesuviano. Scrittori più o meno dc. centi o qualificati per tali, noi non abbiamo che a barlumi l'idea del mondo dì persone che a cen1inaia fanno la loro lettera• tura, hanno la loro gerarchia, le loro pub: blicazioni, le scuole, i modelli, i primati, gl'imita1ori. Avevo creduto sul principio che c::01es1faosse una m:ilattia meridionale. E invece // trionfo, La farfalla, Il capriccio, erano milane5i. Gli altri periodici meridionali, che recavano titoli floreali e nautici, sorsero a rappresentare invece maggiori esigenze di stile. Si reggevano sugli abbonamenti degli stessi scrittori. Poi venne l'Italia sc::11cntrionalca industrializzare anche quest:1 forma nata spont2.nca e scn1.a un gr.ande apparato commerciale. Da Milano e da Como, una diccìna di anni fa, cominciarono ad arriv.are invi1i a parteci. pare alle antologie di poeti e di prosatori in forme alquanto perentorie: vrn1i lire, l'acquisto di almeno una copia della pubblic::al.ionecol diritto a inscrirvi un parto poe1ico, e vcnti lire in più se fosse desiderata la pubblicazione di una fotografia nC'ltesto, il doppio la stessa imm:igine fuori cs"o ha di peggiore, di pili caduco, di piì1 puerile; se anche noi ci ostiniamo a comidcrarlo essenzialmente come una politica che crede in un progresso « a,soluto > dei popoli e dell'umanità, e cioè non come una politica ma quasi come una rozza religione, allora ri• c:chiamo di dargli proprio quel valore che volevamo negargli, e di confer• ma.rio "-Cmprc più in qucll'as,urdo che tanto ci offl'ndc. Così chi oppone cristianesimo a mar. xi~mo non ,;i avvede di essere (teorica• mente parlando) più marxista di tutti i marxisti. Tilghcr è troppo intcJJj. gente per non aver capito questo. E C<.'1 to nel :i.uo articolo, che è un esatto parallelo delle due e teorie >, egli ha tra,;curato di proposito il marxismo in qu:into pratica o politica: ha :i.cartaio l'ipotesi di un marxismo tutto attuale e conting:cntc, che non creda nel progn·"-sO 3'-'iOluto, e che pertanto si lC· cordi con ;1 cri,;tianesimo o, se volete, con Jo ,cetticismo. Tilghcr ci ha dato una confutazione per abJurdum del 1m1r~i5mo come religione. Mi rispon• derrbbc che allo stc~~o modo anche il cri,tit.ncsimo resta confutato. Perché è tanto assurdo il Paradiso quanto il Progre"-SO. E va bene. Quanto a Picrrc dc Luz: sollccitan• do un Concilio Ecumenico contro il marxi~mo, egli fa, in un certo senso, il giuoco dei marxi\ti. I quali, una volta condannati solenncm<'ntc dal Pa. pa e dai Cardinali, "i sentirebbero degni di succedere alla potenza della Chiesa Romana. Pierre dc Luz confonde religione con politica. E :i forza di intolleranza, fi. niscc per cs~ere addirittura irrcligio• so, come quando, dopo aver deplorato le vittime dcll'anticlcricali~mo mc,,;icano, finge di ignorare Oviedo, cd es:1lta tMt0. La tN·nic:i di queHa 01ganiu:azione si diffuse a sua volta nell'Italia meridionale fino alla Sicilia. Ogni antologia di queste contiene, per ragioni finanzi:iric, da cin• quanta a cento poeti e prosatori, e ne escono tutti gli anni una mczza douina in 1u110 il regno. Vi figurano naturalmente degli sconosciu1i. Un mondo. Questa lette• ratura venti anni fa rifiutava in blocco il dannunzianesimo, era c::arducciana e s1ecche11iana; ora, dopo venti anni è dannun• ziana o gozzaniana, mentre già attraverso le crepe filtra l'inRusso di Marinetti, Palane• schi, Ungaretti. Da un peno stanno facendo anche là versi liberi. Le fotografie degli autori ci presentano giovani robusJi, sa• ;~pe~~tz:rc:;:~r~ab~~a cr:'ccr~~eob, c~en~~gaf:z:: tiuimi nel $0rriso. Ma il loro linguaggio è impressionante. Narrano e cantano grandi dolori che non si capisce quali siano, ma• ledicono la sorte e il dt-stino, e soltanto il pensiero che, in fin dei conci, pagano vl:'nti lire almeno per pubblicare ì loro sdegni, ne attenua l'effetto. Conobbi una volta uno di questi scril• tori. Mi ero preparato ad accoglierlo con un viso di circostanza, poiché avevo lcuo nei suoi versi una grande infelicità. Mi tr')vai invece intimidito da un uomo ertu• lc::o,coi capelli foltiHimi al vento, e ~ppi trauani di un ottimo professiònis1a. Ma si sa bcne che il miglior modo 'per serbare qualche illusione sugli art-isti è di • non conoscerli da vicino. La ,·erità dcll'ar• tisia è quello che dice, e là quasi sempre il meglio di lui. E cosl nei fenomeni deteriori. Oa,•anti a questo non ho più voglia di schC"rzare.Grandi o piccoli, artisti da burla o vcri, siamo accomunati lutti dallo stcsso dcs1ino, e se costoro di cui parlo sono niente di fronte a una pagina scritta bene, gli autori di una pagina scritta bene !Onopoc.o di fronte alla grandcua vera, e quella vera è pol\'cre di fronte ai secoli e ai millenni, alla fatalità degli eventi umani, alle ne• cessità dei rinnovamenti della croua ter• restre J>er cui di Saffo non rimane che qualche ,•erso, e di altri niente altro che il vago rumore del nome, e di altri ancora, che pure sappiamo furono, neppure il nome. PC"rquanto si dica, la descrizione della realtà umana è il supremo scopo e ideale dcll'arte. Se almeno da questo mondo di scrittori oscuri uscisse uno specchio della realtà, a,•remmo rivclaUoni impreuionanti. Ma il principio elementare di ognuno che comincia a scrivC"re,come di ognuno che comincia a leggere, è proprio una fuga dal J"ca\e: l'immaginazione troppo emotiva del lettore o dell'artista el'cmentare non riesce a gu:udarc il vero senza, paura. E da cil> un'inclinuionc verso fatti e luoghi impossi• bili. Il segreto di una letteratura siffaua, sia quella che rimane oscura per un ecceuo di ingenuità, sia quella che invece trova grandi 'schiere di lettori, perché aiutata da una elcmcn1are furbcria di mestiere, consiste nel dare quello che è la nostalgia di vita sfa. del lettore che dell'autore, una biografia ideale dove lettore e autore sì mettono c<r modamente al I iparo per poche ore chiu• dcndo le porte della realtà. Sognare, come si dice in gergo. Ma un grave colpo è stato portalo a que• sie forme di letteratura dai concorsi a pre• mio banditi negli ultimi a11nicon soggetti obbligatori. Leggo in uno di que1ti libri un assioma che mi fa tremare. Parla della guerra, e dice: < Chi ha paura, chi è vile, trova stmpre la morie. Chi è forte, chi ha fegato, non muore mai. Le schioppet• tate lo rispcltano >. Dove la retorica ha teso uno dei suoi soliti tranclli all'ingenuo lettore. Per caso non si potrebbe costituire una biblioteca di queste opere, scelte in quanto hanno di più significativo? Povere. ingenue, ridicole, sono i più sicuri indici del vento che tira e delle mode lettc!'arie. E ne mostrano l'ultima realtà come lo scheletro col corpo umano. C.A. Cii Roblcs ! Basta infatti il cattolicesimo a di.,tingucre costui dai demagoghi marxisti che angosciano il Lux? L'opuscolo si chiude con un appello ai Cardinali e ai governi delle nazioni cattoliche perché vogliano questo gran• dc Concilio. Tuttavia (leggiamo tra le righe) il Luz non ha molta fiducia che il suo appello sia ascoltato. Ora, tale renitenza del Sacro Col• lcgio all'idea di un Concilio potrebbe avC'rc due motivi molto divcr:.i. Uno (cd è il motivo che Picrrc dc Luz te• mc) ~arcbbc una certa prudenza, una certa paura, diciamo, di contrastare ,,i governi. L'altro sarebbe invece un.1 chiara vi,;ionc della realtà: una netta di\tinzionc fra religione e politiche: il concetto che e condl'\nnarc ex cathl'· dra cd in blocco il marxismo cquivar• rcbbc ad innalzarlo o a confermarlo nel grado di religione >, di una religio• ne che Roma combatte, ma "emprc di una religione. Ed è questo il concetto che dovr~mmo au~urarci ispirMsc il Vaticano, ,;e volessimo credere a una ~apicm..a cat• tolica ancora viva e vigile. f:: questa la grande di\tinzionc che bisogna tener ferma ad ogni costo, in tutti i popoli. Si combatta o ~i rsalti il marxismo, b. prima necessità è di comiderarlo come una politica e non come una re· ligione, considerarlo come una buon.1 oppure una cattiva politica, che in questi anni, in questo secolo, alcuni o tutti i popoli fanno bene o fanno ma• le a !)C~uirc: ma nulla di più né di meno. Non una via che conduce al• l'assoluta felicità terrena, ma nemmc• no una via che conduce all'assoluta in• felicità. Non un progresso, ma ncm• meno un'utopia. Non una religione, ma nemmeno una fiaba. P. GIOVANNI VESPI ,

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