1906 • LA PIO BELLA OORTIOIANA Dt PEOHINO ~( A SIJ'.'1PATIA con la quale son W considerate, da molte e perso- - ne distinte>, le trattorie caratteristiche e i piccoli ristoranti, credo abbia un'origine· letteraria: sono stati gli artisti, quelli della e scapigliatura>, e, più in là, i protagonisti dei viaggi sentimentali, a e lanciare> le osterie e i cuochi, e la borghesia ha seguito, quasi senza accorgersene, quella moda. Non parlo delle grandi città, ove ci sono locali divenuti famosi per ì e cenacoli > letterari, e per le gallerie di ritratti, con dediche esageratamente entusiastiche, di persone illustri: ma persino da noi, in provincia, vi sono dei modesti ambienti, aperti in origine per dar da mangiare ad operai e a persone di poche pretese, che gli elementi più e scapestrati » del!a classe dirigente han voluto promuovere a posti interessanti. Hanno cominciato a frequentarli, vantandosi di averli scoperti, professionisti e persone eminenti con le loro signore che, per amore dell'originalità, si adattavano a mangiare certe pietanze cariche di aglio che a casa loro non avrebbero mai tollerate: poi, se l'oste ha capito quel che poteva fare, queste bettole si sono ripulite, cercando però di non togliere il e colore> all'ambiente, e, con la biancheria più fine e la cucina pili accurata, le pon:ioni si sono ridotte e i prezzi sono saliti. La cosa più strana delle osterie di e moda >, è l'importanza fuori luogo che i clienti, anche quelli di carattere più difficile e scontroso, riconoscono al proprietario, che viene interpellato con una cordialità del genere di quella che, una volta., si chiamava e democratica ». Càpita cosi molto spesso rhe questi albergatori, persone in genere abbastanza semplici e poco colte, finiscano, a furia di sentirsi dare dell'artista da commendatori e da ingegneri, per convincersi di avere delle doti di eccezione, dell'estro, e per assumere in conseguenza degli atteggiamenti bizzarri che piacciono moltissimo ai clienti, mentre non possono che dare sui nervi a molte persone di buon senso. Qualche oste, memore della prefazione dell'Artusi, parla cli arte e di psicologia, e finisce per intendere come missione quel suo mestiere di le~;.u la fame, a pagamento, a quella gente. Nella mia città, un locale che gode di questa immeritata considerazione è la e Botte d'oro », una piccola trattoria con alloggio, sistemata in alcuni locali bassi, umidi e bui che guardano su un cortiletto sudicio. Non so chi abbia cominciato a dire che e alla "Botte d'oro" si mangia divinamente>, ma ormai moha è la gente elegante che organizza delle e scappatelle> lì dentro, e diverse comitive di scapoli convengono alla e Botte » verso le ore piccole. Proprietario è un piccolo uomo, in occhiali, sempre con un fiore all'occhiello, vestito in modo chiassoso che vorrebbe essere elegantissimo : ama atteggiarsi a persona pratica, e la sua posa caratteristica, molto apprezzata dai frequentatori dell'albergo, è di parlare con enfasi, e di usare con i clienti una sorta di prepotenza, comune del resto agli albergatori di quel tipo. Ma poiché questo è di moda, delle persone dignitose, che mai permetterebbero la minima confidenza al proprio salumaio o alla fruttivendola, si lasciano tiranneggiare con compiacenza. da questo e artista ,. Una sera che, in treno, tornavo da una città vicina, mi incontrai con lui nello stesso scompartimento : avevo cenato, tempo prima, un paio di volte nel suo ristorante, senza, peraltro, trovar niente di speciale nei suoi manicaretti. Mi riconobbe, e attaccammo discorso; per meglio dire, parlò qu:'.l.Si sempre lui, convinto di farsi della pubblicità. « Bisogna comprendere », mi disse, aggiust..1.ndosigli occhiali sul naso, e che la mia è un'arte: non un'arte che si limita a tutta la .cucina, ma che si estende a tutto l'albergo. Ha capito? li cliente, quando entra alla "Botte", deve perdere ogni volontà, ogni idea ; senza che se ne accorga, deve venirmi dietro, deve stare ai miei consigli. La carta>, e agitò le braccia, quasi preso da ribrezw, « la carta io la faccio, ma non deve esistere, son io che guido il cliente, che capisco la sua psicologia, che intuisco i suoi gmti e gli dico: "Prenda questo, prenda quello 0 . Il cliente deve solo venirmi dietro, aver fiducia. Guaì, guai se non ha fiducia ! , e alzò il tono di voce. e Sa cosa faccio io se vedo che non ha fiducia? Chiamo il cameriere e gli dico : " Porta la carta al signore", e stia certo che non mi avvicino più, ha capito, a quel tavolo>. Intuii ch'egli considerava questa sua lontananza come una punizione, ma non ebbi voglia di dir nulla. L'oste, del resto, continuò beniss!mo da solo: e Però questa fiducia uno se la deve meritare, dando al cliente merce genuina, fresca, senza difetto, cotta nella giornata. E alla "Botte", stia sicuro che roba che non sia di " prima " non ne entra! Mc ne occupo io. Ci son di quelli che incaricano delle provviste il secondo o il terzo : alla " Botte " solo io faccio gli acquisti! Sa cosa compera da mc il cuoco? Il sale ! Tutto il resto lo scelgo io, articolo per articolo, in tutti i negozi della città. Questa è arte, non come fanno certi infelici che dicono ai grossisti : " Mi mandi ". Albergatori quelli? Quelli son disgraziati ». Mentre si asciugava il sudore, parve soddisfatto della sua pantomima. Gli chiesi quale fosse la sua specialità. Cacciò un urlo. e Tutte, tutte le specialità ci sono alla " Botte " ! Lei deve solo domandare, ma non c'è bisogno che telefoni, che prenoti: io faccio preparar subito, all'istante, ho sempre tutto pronto. Lei capisce che anche questa è un'arte. Sa cosa mi è successo l'altra sera? Eran quasi le dicci quando davanti alla " Botte II si fermano quattro macchine: venti persone! Vengono dentro e mi dicono: " Padrone, ci dia la cena: quello che c'è, si capisce, perché è tardi e non abbiamo avvisato". Sa cosa ho risposto io? " QUello che c'è? Quello che vo~liono. Alla Bott~ c'è sempre tutto '. Sono rimasti così>, e spalancò la bocca, allargando le braccia e e han detto : "Allora pollo ai ferri per tutti". Avevano appena finito l'antipasto e le tagliatelle, che là!, ho spedito in tavola venti polli ai ferri. Qui, lei lo capisce, c'è l'arte: ma quell'albergatore che, in un caso simile, dà a un cliente l'arrosto, a un altro il pesce, a un altro una milanese, cos'è? Un infelice, un uomo senza reputazione ». Domandai se avesse molti pensionanti. e Neanche uno! > fu la risposta, data con fierezza. « Non è roba per la "Botte". E neanche, sa, di questi viaggiatori, o gente che vien pc; il mercato, paesani o altra roba: se càpitano, faccio subito capire che casa mia non è un posto per loro. La mia è una clientela fine, che apprezza la qualità, il gusto, mentre quella lì è gente che proJesta se non si vede il piatto carico di roba>. Rammentai allora, fra mc, che i malevoli lo accusavano di far patire la fame. Egli intanto si tratteneva, considerandomi un poco. « Perché>, chiese alla fine, qua"i decidendosi, « lei cerca una pensione? Nel ca'iO, venga a trovarmi: per lei, adcs..~ che siamo in amicizia, se mai potrò fare uno strappo alla regola, un prezzo ~pcciale >. MASSIMO ALBERlNf I D I • U:3~~"'9'2 MERCECIVILE PRESSO i miei conoscenti Gusev abitava, da oltre due mesi, un giovanotto tedesco. Non era uno di quei tedeschi della Russia che popolano le rive del Volga, e non appar1cncva neppure a qualcuna delle al• tre minoranze nazionali ; era, invece, un autcn1ico berlinese. Di russo neanche una parola. Dalla padrona di cua si faceva in1cndere con cenni. Questo tedesco si vestiva 1emprc inappuntabilmente: biancheria puliia, pantaloni stirati. Quando parti, lasciò al padrone ed alla padrona di cua moltissimi og• getti di genere diverso: un vero deposito di prodotti stranieri. Varie qualità di bot• tigliette, di colletti, di scatole1 e perfino due paia di pantaloni e un pull-ouer ancora usabile. Sarebbe ben difficile enumerare tutte quelle cianfrusaglie d'uso maschile e femminile. La padrona, madame Gusev, una signora onesta (non posso dir nulla di male sul conto suo), era anda1a a fare una visita al tedesco prima ch'egli partisse: e Bitte, bitte ... Non avete forse dimenticato tutti quest i oggetti? >. Il tedeschino K:osse il capo in tensa di diniego e ritpose (sempre con cenni espres,. sivi): e Prendete pure tutti quegli oggetti ; a mc non spiace affatto lasciarveli ,. Non appena l'inquilino si fu congedato, la padrona cd il padrone si buttarono su quegli oggetti. Cuscv ne fece perfino un elenco. E, naturalmente, indossò subito il pufl-ou,r e prese con sé i pan1aloni. Passeggiò per due settimane, coi pantaloni sul braccio. Li mo11rava a tutti con orgoglio, dccaniando le virtù dei prodotti tedeschi. Fra gli altri oggetti c'era pure un vasettino stretto stretto, che conteneva una certa polvere rossa e fine, Aveva un profumo abbast,rnza gradevole: ira l'origano e l'es- ~nz.a di rose. • Dopo i primi giorni di soddisfazione e di piacere per i regali, i Cuscv cercarono di indovinare a che cosa pottssc scrvirr quella poh-erc. La odoravano, la masticavano, ne lascia.vano cadere qualche pizzico sul fuoco, ma non vennero a capo di nulla. Ri• solscro di mostrarla agli studcnti cd ai diversi intdlcttuali dc\la cau, ma non ot• tcnn<-ro alcuna spiega,ionc -:onvinccntc. Qualcuno affennò ch'era cipria; qualche altro, invcct", a,;sicurò ch'cra poh·cre da cospar~erc sui neonati. Guscv di,sc: e Di polvcr(" pt"r n('ona1i non nc ho bi«>i:;no, perché, in ~cneralr-, non ho. n~onati in casa L'userò, dunque, ~;:~~r~tr~:-cs?a 0 p:01~;::n:~1 f~:: ~:u~:•r::; vivere, almeno una \'Olta tanto, alla maniera degli uomini civili :t, Cuscv, difatti, <'Ominciò ad adopcr:i.rc quella polvere. Dopo ogni sbarbatina, ~i meticva a passeggiarr- roseo, beato e profumato. ln1orno a lui, si capi~e, invidia c s~uardi in1crrog:uivi. Gusc,• non mancava allora di rinnovare le lodi della merce tt'dcsca e Da tanti an• ni >1 diceva, e continuavo a rovinarmi il voho coi vart letami ruui; cd ecco che finalmente pano usare una cipria degna. Quando l':wrò finita, non so quello che fari,. OQvrò a tutli i costi proctirarmenc an• cora un vasetto :t. Un mese dopo, quando la cipria era alla fine, venne a far visita a Gusev un suo CO• ;~sc;;::e~~!~~~~u~li~, o::t!~ tèp:r:I~~ 1:;~ geue l'etichetta tedesca. Si seppe allora che quella polvere non era altro che un veleno per le pulci. Un uomo meno ottimiua di Gusev sarebbe rimasto male, dopo aver apprcso la ve• rità; e forse avrcbbc sentito, per l'effetto dcll'autosuggcs1ionc, spuntargli sul volto una miriade di fignoli. Ma Guscv non cra fatto cosl. e Meraviglioso!> gridò. e Questa d che è merce di prima qualità! Se vuoi, ti puoi incipriare il muso; e se lo preferisci, puoi usarla per ammauarc le pulci. t buona a tutto. C'è qualcosa di simile da noi? :t. Quindi, lodando ancora una volta la merce tedesca, continuò: e Ora comprendo perché, da quando mi inciprio con questa polvere, non ho più una pulce addosso. Mia moglie, madame Gusev, è assai molestata da questi insc11i. I miei figli lo stesso: si grattano disperatamente tutto il santo giorno. La cagna Ninka ~i graffia addirittura. Ed io, invece, passeggio e non sento nemmeno un po' di pruri10. Anche gli insct~i sentono la qua• lità della vera merce!. .. :t. Cusev ha finito la sua polvere. Ora le pulci lo tormentano, probabilmente, con tutta libenà. MICHELE ZOSCENKO RE GIORGIO V d'Inghilterra e la regina Mary, quando avevano la loro residcn7,a al castello di Windsor, conducevano una vita che è rimasta d'esempio a tutte le bennate famiglie britanniche. Alle I o di sera, però, i due illustri coniugi rimanevano regolarmente senza argomenti per la loro conversazione. Allora vcnh•a suonato sul grammofono il disco del e God saue the Kint •• ascoltato in piedi dalle Loro Mac• stà, in religioso silenzio. Ciò entusiasmava Kipling, che ebbe a dire a Louis Cillet: e Non vi accorgete che con quell'atto essi trascendono le loro pcrsonali1~\? Che divengono qualcosa di più alto che il re e la regina? Essi, mentre ascoltano il grammofono sono la lncarnationc, la Potenza, la Gloria, la Missione stem, dell'Inghilterra :,, C'ERA UNA VOLTA un moscerino, un piccolo moscerino che svolau.ava di fiore in fiore. Volava, contento di sé, fcllCe di di\'crtirsi al sole. Era così inebrialo dal. l'odore di lavanda che s'alzava dai campi, che non vide una grande vacca. La grande vacca aveva la lar~a gola aperta. Il piccolo moscerino cnhÌ> nella gola della vacca. Era cosi distratto che nemmeno se- ne accorse. Continuò a svolazzare con la stessa noncuranz.'\, prima nella gola dell:-. vacca, poi nell'esofago, poi più lontano, sempre più lontano. A lungo andare, :..aavia si senti stanco. Allora smise di svolan:arc e 5i posò ncllo stomarn della vacca. M',l era cosi stanco che subito s'addormentò. Quando si S\tgliò, la ,·ac<'a era partita. I Diciamodunquelaverità La verità è che tutti i pur~anti !"lenzaeccezione irritano più o meno stomaco cd intt•stino e che ~cnza questa irritazione' non può aver luogo l'azione purgativa. E allora comeregolarsi 1 Allora bi~gna prendere og,ii giorno una purga di azione lenta ma radicale e completa che tenga sempre sgombro l'intC!,tino, dhtaccando anche le materie vecchie senza la minima irrita') zionc né il più piccolo disturbo: per questo abbiamo preparato, le Pastigliettc Brioschi regolatrici dello stomaco e dcll'!ntc~tino, che si possono prendere in qualunque momento anche mangiando e che si vendono in tutte le fam1acic a '2 lirr la. scatola che dura 20-30 giorni. Ricordatevi che qualunque irritazione c~rcitata spes'IO,;ul no5tro organismo, prirna o poi si paga. AchilleBrioschie C. - Milano ,\utoriu R l'rd.~lil•non.11306-~X\lf VIAGGI DI LUSSOAMERITALIA IN B[lGIO-OlANDA-G[RMA DAL 12 AL 21 GIUGNO ATTRAVERSO IL BELGIO E L'OLANDA IN AUTOPULLMA~, LU:-.:GO IL RENO LEGGEKDARIO. 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