IL SOFM DELLE musE Firenze, maggio. liNA OA:-IZATRICE, Maja Lcx? M No, uno stuolo dì danzatrici, senza gerarchia, tutte eguali : tcdc- \Chc. Sette figlie di Tçrsicorc e di Marte. Naturalmente Marte moderno: dunque, sette danzatrici motorizzate. Maja Lcx esiste, ma è soltanto la capofila del gruppo. Vcngon tutte dalla scuola del pro• fcssor GUnthcr di Monaco: personaggio a noi scono~iuto nono;;t:mtc il suo nome wagneriano. Le loro esibizioni alb « Pergola > sollevarono poco scalpore: piacquero a un pubblico esiguo. Poi piovve sul loro succesw tutta l'acqua eccezionale di questo maggio fiorentino. A.§sistcmrno con angoscia a questo nuovo tentativo di danza, perché ci interessava di sapere se quest'arte stia per rinascere o per morire del tutto. f.: un rebu,1, un indovinello; vive ancora, '1ove vive la danza? Si tratta di uno spettro f ugacc, o di una presenza immanente e concreta? La caducità, la morte, la disper!!;ione, l'esilio la minacciano continuamente. Dei suoi raggruppamenti, lontanissima, udiamo talvolt..1. l'eco, e talvolta ci appare vicina, addirittura sotto il naso, ma sfigurata rbgli anni, tremante· e curva nel suo !'11.mtcllo rattoppato. Una maschera del passato. Incolonnate e rigide sulle gambe queste ragazze di Monaco sembrano pietrificate da una consegna inflessibile, pronte a precipitarsi nell'acqua, nel fuoco e magari contro le cannonate. Questi di Maja lcx\ non son balletti a soggetto, non si sa mai dove càpitano. Quindi niente scenari, niente pittura. Niente case, boschi, cicli, paesaggio, stradine ; niente uomini, o silfidi, o maghi, niente varietà visiva, e quasi niente musica: tracce ritmiche, calcolati colpi di gong, e tutt'intorno tende, luce a spiragli e odor di catacomba. Non c'è azione, racconto; non si ragiona più. Tutto è categorico. duro, senza scherz.i, senza ironia : dunque, ni 11te teatro. Bensì qualcosa di forzato, di volitivo, d'olimpionico, e perfetto: un mistero energetico circonda queste belle ragazze e le fa sembrare sette ranocchie atletiche. Le idee di movimento sono d'ordine militare, di ric;pondenz.a anonima, d'equivalenza carnosa, tuttavia dcvi pur riconoc;cere anche al balletto di Maja Lcx quel tanto di grazia e di poesia che comporta la verde età e la innocenza delle ballerine. L'orchestrina, invece che nel solito golfo mistico, è situata in fondo al palcoscenico, in cima a un palco altissimo e nero che sta quasi per scomparire nel cielo del teatro. Su questo palco cretto a mo' di tri. bunalc stanno in piedi o sedute le gentili suonatrici di flauti, campanelli, viole, xilofoni, e altri strumenti a pcrcus-· ~ione ; i martelletti picchiano fitto, qu:i e là: ne vien fuori un tremolo cagionevole, una sonorità antica, diluita e stellare, comr quella del « fabbro armonioso> di Handcl. IrnmcNC in quel c;iJenzio di tenebre Jc dan1.atrici con un sincronismo astronomico ruotano in silenzio come le sette sorelle cldla Luna. Ma ì timpani più grossi <;pJcndono in quel buio come marmitte sul fuoco, e i costumi bianchi e gialli, e lo 7,e)o dd servizio di d~rnza fa pensare a un albergo, e al gran da fare che ci può essere intorno alla tavola di un festino. Sacerdotrssc drl pro~ciutto cotto e della birra ,chiumoc:a, le ballc-rinc corrono ('011 una furia allçgra, ridendo nel vento della danza che I<· tra~cina, rovesciando all'indietro la tc~ta, scotcndo Jc chiome d'oro, sempre contente, tutte latte, patatr e salsicce, ben lavat<', ben nutrite·, robuste co.:,Ì da far quac:i pC'rdC'r la memoria che in fin dei conti anch'esc:c son frmrninc. F<'mminc e campionc,;sc dc-Ila « buona volont~t > e del lavor.uc ('On gioia, c~sc vcn~on dall'educativa Baviera do\'c c'i.· tutto un clima d1 r<'dcmionc e di ottimi,mo rani"-la, do\C' trovi L,. c;cuola. di hallo imicrnc alla scuola ddlc cucini('rc, cd ,t quella delle crocerossinc. E lo spettacolo coreografico che ci offre Maja Lcx può sembrare singolare solo a chi non è al corrente delle grandiose opere .di di!ciplina, d'igiene, d'assistenza, di ricreazione pubblica che fioriscono oggi in Germania. Se non portano il grembiulino, in compenso le danzatrici portano in qualche enumero> una sopravveste da masuia, dalla quale vengon fuori nude due belle e fortissime ~ambe. Danzano sulle tavole del teatro alla Per- • gola con una arditezza castigata e senza imidia: arditezza sportiva. A dir la verità, esse cambian di costume, ma il genere delle danze in quattordici e numeri > non cambia metro né aspetto. Se non ci fo!'ì.sc stata la loro giovinezza a salvarle, il programma della serata sarebbe finito subito nella mo4 notonia e fra gli sbadigli, perché la loro coreografia non ha molto st;nso umano, è piuttosto nello stile razionale e ci ricorda un po' l'architettura vuota, fatta di tubi. di spazi, e di ri4 petizioni automatiche. C'è in loro come un pathos meccanico, e un eroismo organi1.zato: qual. cosa di intimidatorio. Un movimento, irreparabilmente ripercosso dall'una all'altra, che ha l'aria d'una vera fantasia ferroviaria, d'una prov,· di locomo1ione a vapore, con dei gesti di stantuffo. Del rc<;tO esse rimangono delle magnifiche figliole, esemplari della salute perfetta, sviluppate m:ignificamente. Rincorìe rovinose, arresti irti e rotti, insurrezioni \'iolentc, minncce a pugni tesi: si direbbe a guardar le loro macchinali e guerresche manovre- che esse si rifiutino all'amore come le amazzoni antiche. Le larghe spalle, il dorw e i fianchi Ji,.ci di vergini delle rocce, esse danzano ,;ulla pianta nuda dei piedi, dan1,..1no a pa,;,;i di gigante e s'arrestano in pose da colosw di Rodi. Tuttavia sono le pili bucoliche, fre• c:ch" e ca,.alinghe figliole che io abbia m,1i incontrato, unite fra di loro d.1 una çoJidarictà collegiale. Imomrtia dei grandi angeli della municipalità di ~·lon.1co, che tutto wmmato val la pena di .1ppl.rndirc pC'r lo 5lancio e il huon cuorr, la devozione e la gioia <'hc ci rnC'ttono a danzare. llRUNO llARILLI BABIAfiTI ~ IAMO ANDATI ad una spiaggia qui ~ vicina, dove c'è uno stabilimento abbastanza grande ancora in disordine, che somiglia a un villaggio paleolitico, con pali al vento, mucchi di corde, salvagente a rotoli, bagnine scarduffate e operai col sigaro in bocca. L'odore è più di vernice che di salso, i chiodi sporgono da turte le parti, ed è pericoloso camminarvi vicino. Ma i bagnanti precoci c'erano, benché. veramente nessuno facesse il bagno. Prendevano il sole sulla rotonda; giovanotti ben Spalmati d'olio e ragazze in abbigliamenti sportivi. Queste ragaz.ze scalze, questi giovanotti seminudi parlavano un linguaggio curiosissimo che ci parve di aver già udito altrove, forse al ginnasio inferioi-e, o foi-se alla festa delle matricole. Poi ci avvedem• mo che era tolto di peso dal 8Mtoldo. Che influenza ha avuto il Bertoldo sul costume della nostra società! flrima la gente non consumava tanti accrescitivi in oni, non si sentiva ripetere ad ogni istante: • calcioni •, • schiaffoni •, • sviluppatoni •, • sigaroni •, e nemmeno • mi fa un baffo•, o • racchia, racchissimo! •. ti: strano, quando leggiamo Bertoldo ci sembra che la gente, leggendo uno spii-ito cosi ardjto, debba diventare scalti-a. Ci si accorge invece che non è così. Questi ba. gnanti si scai'nbiavano spigliatamente frasi che risultavano un curioso miscuglio di vecchie sentenze, aggettivi scombinati e modi di dire proverbiali, da cui o~ni tanto emei-geva qualcosa di assurdo, come • mi sono compostamente ordinato in corteo•, o « suonando trombette e agitando stendardi•· C'era naturalmente un grammofono; ogni tanto qualcuno si metteva a muover le anche o a battere i piedi e un altro diceva di voler fare un tuffo, e le ragazze rispondevano: • Ma va!•. • Ci gioco la testa •, disse quello con le mutandine bianche, • che Mady ora va a scrivere la quotidiana epistola all'amato bene; bacioni anche da parte mia, distribuiti accuratamente•. • Lei •, ribatteva Mady, • lei sarà un forzutone, ma è anche scemo col botto•. Del resto era molto bello stare lì; c'era il sole caldo, i giovanotti sì guai-davano con compiacenza il braccio, dove il segno bianco dell'orologio mosti-ava che la pelle già era scurita. • Lo sapete•, domandò Margit, con fazzoletto rnsso legato sotto il mento,• qual è il conti-ai-io di Melnati? •. • Melmoi-ti •, dissero tutti con rassegnazione e trionfo. Era venuto il momento dei giochini; lo sentivamo nell'ai-ia: quello con le mutandine grige si alzò sulle ginocchia, si guardò intorno, sorrise, poi sovrappose le mani aperte, agitando le cinque dita sopra e le cinque di sotto: ,. Sapete cos'è questo? 11. Nessuno lo sapeva. Cosi lui spiegò che erano le sorelle Dionne (le dita sotto), men• ti-e prendono la doccia (le dita sopra): piegò l'anulare, e spiegò che quella era Yvonne, mentre raccoglie il sapone. Le ragazze dissero: e Carucce! •; quello col costume rosso disse che lui lo sapeva già, e apposcgiò la palma destra contro il gomito sinistro, riunendo poi in una specie di cono le dita della mano sinistra. Naturalmente nessuno capì cosa volesse significare e lui assicurò che si trattava del Stntitro del pino solitario. Quello delle mutandine bianche, allora, puntò la sinistra in direzione delle i-a.. gaz.ze, tenendola ben ferma, mentre con la destra improvvisava una specie di: nacchere scoppiettanti: • k una ballerina spagnola•, disse Mady. • k un fuoco d'artificio•· « B la Garbo in Maria Walttuska •. e f:: un tuffo dal trampolino•. e f:: Fred Astaire in Cappello a cilindro :t, • Siete sceme come l'acqua della barba•, disse il giovanotto, deluso, •questo è il giuoco del ping-pong, anzi del pingo-pongol ». Capimmo che stava per arrivare il momento del •tramezzino•· Difatti, un giovanotto magro, con gli occhiali, gemette che aveva fame, e che « il tramezzino ci sarebbe stato a fagiolo•. Era questi il tipo che s'incontra sempre nelle brigate: brutto riconosciuto, accurato, che adopera brillantina e colonia a chili, si mostra scortese con le ragazze, ma in fondo è innamorato di almeno tre o quattro, scrive sul giornale locale, aspira a diventare regista, e cerca di comporsi una maschera virile aggrnttando le sopracciglia, fumando la pipa e parlando poco. • Qual è la lettera pili vigliacca?• domandò ancora Mady: e tutti in coro mestamente i-isposero: ,Ci-vile•. Pareva che tutti accettasscrn rassegnati uno stato di scemenza inevitabile. Il giovane con gli occhiali si alzò, gonfiò i muscoli, depose le lenti, con una breve corsettina ritmata si avviò al tmmpolino e si buttò in mare con un tuffo non troppo bello. <Racchia•, gridarono le ragazze, • racchissimol •. • Vi ci vorrei vedere•, gridò lui dall'acqua, •picchiatelle!•· Da quel giorno decidemmo di non leggei-e più i giornali umoristici. IRENE BRJN ROJl.Ar ALBERGO DEGLI A11BA8CIATORI IN VIA VENETO - PARTIOOLARE DEGLI AFFREBOBI DEL SALONE, DI GUIDO OADORIN 'Y~~ DEL VANTAGGIO I PORTIERI dt:ll'Albt:rto Ambastiato,-i, ercult:i, vestiti d'au;urro, abili nt:l sorridere alle sigriore americarie 111 orriuo, nei momt'nti d'ozio stanno immobili davanti al• l'iriçreuo pretenzioso del loro albergo t: guordario ironici i possanli, gente che mai varcherà quella sotlia per dormire una notte, una notte sollonto, Jotto un tetto fra i più illustri della nuoua Roma. E l'Albergo degli Amba.stiatori iri uia Veneto l Jlalt> ueromenu un simbolo, e ruta un i:locume - to del coJtume e del gusto della plutocra• ,e.ioitaliano: ne sa le tlorie, le ombi{ioni, le illuJioni. Costruito doll'orchiwto Piacentini allo curva che l oll'arigolo fra uia Veneto e uio Liguria, quarido • Bernini dell'l1alio con• temporanea, non ancora raggiurito la pureua del ratioriale, si ottardaua nel barocchelto moderno, questo olbt:rgo credetle, con la sua facciata, di ini,e.iar1lo stile dtl• la n,joua Roma. I piani più boJJi aneggi11no il polatl.O Mouimo, mentre lo porti' alta, sopra le /rortde dei platani, fa penion ma• Iomente ol Palladio, Al centro, poi, la u12rietà detti stili l completo: gli elementi più discordi vi vengono appaiati, con uno pre• lensiorie che diventa ingenuità. Ma allo stile composito della f11ccia1a corrispondono straordinariamente oll'intt:rno l'arredamento e le deeoral.ioni. Nel gran salone, infatti, tli affrt:1chi di Cadorin volltro roffiturore per i posteri gli attettia• mt:nti e i volti dell'eletto .società del 19:16, contro sceriari che ricordano qut:lli del Ve• rontse, ma di un Paolo Vt:roneu amico del conte Volpi. Dalle colorine a tortitlione escono i volli sorridenli dt:i grand'ufficiali e dei commendatori du in quel tempo po. gavano Jemp,e il conto ,on assegni firmati con ne1li1en:;a. Moltissimi i personaggi on• ,ora ben riconoscibili; #bb~nt ormai dodici anni abbiano tolto dal loro labbro il 1orriso spavaldo dell~ società. anor1ime, Su trandi scafe di marmo poi appaiono lr prime signore con i captlli alla garçonne. Quasi si vede l'orrore dello loro nuca rasata. !ridossano so1t11neal ginocchio: obiti con sbuffi e suola.e.ciJ, !ortano fiocchi al fiffneo t: tt2luolta in braccio 11n ,ant: puhuuse dagli occhi caltiui. Come nt:lla vita, qut'stt: cdonne) non sanno doue mtttoe le mani: appaiono impacciale e in.certe comt: le attrici delle nostre fìlodrammoticltt. Dietro di lo,o intanto 1t1111nogalanti e lasciui, come OCC()rrenell'eletta sodetd, g1ouoni in obito da ura dalle ba.seHt alla Valentino. I loro capelli li vedi impomatati e arricdati: nei loro sguardi J ancora 1'ordo,e della 1iovirie«a e lo s&ettieismo della Capitt2lt. Il ,9:16 non i un anno molto lontano; molti di questi personag1i, con un po' di tintura, con qualche sapiente ritocco forse s'illudono orict>ra di potere nascondere l'tOruo degli anni; eppure negli a/freschi dtl salon~ degli Ambasciatori la lorita11anca di quel t~rnpo l impressionanle. Tante le ragau.e d'otgi che, in stivaloni di tomma, entrando in questa grande hall sorridorio deUe madri eh~ si fecero raffigurare da Cndorin; mo 12nche le nipoti, t certo, rideranno delle fanciulle che presto si fosuranno raffigurare da un Cadorin modeniissimo nei saloni di un nuotJo olbt:rgo. Forse non Ji dipinteranrio saloni sontuosi, ma giàrdini pensili con colonne e 1ra1todeti. Pouranno uestite da cavalleriu~, col fruJlino e con una mono al fianco: vi,ino o loro, giovanotti con i pt:dalrni arrotolati, t: i bof. (i a coda di topo, Jorrideranno. MASSIMINO PALCHE~TI ROMANI ~ t-:R TtC<\DIZIONE, dimensioni e imi" portanza, l'Argentina è considerato il primo teatro di prosa della capitale. Ma nonostante l'oro che gronda dai suoi palchi, il rosso che domina nella sua sala e i lampadari a piovra del suo ridotto, questo magnifico teatro ha non sappiamo che d'inattraentc. Grande dovrebbe essere la differenza tra un teatro e una pretura, ma • men grande nell'Ai-gentina di quanto do• vrcbbe essere. Colpa dell'illumina.zionc scar- $a, della mancanza. di tappeti, di certo sot-:: tile malodore diffuso da quei luoghi che con audace neologismo sono c.hiamati e tolette>? ... Non sappiamo. Ma il fatto sta che quando stiamo all'Argentjna abbiamo l'impressione di stare in tram, con questa differenza a vantaggio del tram, che in tram non si vedono quelle pitture di soggetto panellenico che illustrano il ridotto dcli'Argentina. Errore grave. Perché il ridotto, per le commedie a tesi, è anche più importante della sala. Della quale verità ci siamo convinti l'altro ieri alla rappre5Cntazione di Alia chirurtia, in cui le tesi proposte sono più d'una. e: Come si deve comportare la donna il cui marito antepone l'amore della propria professione a quello della propria mo• glie? >... « Come •i deve. comportare un chirurgo che tiene sotto i ferri l'amante della propria moglie, e ha la p0ssibilità • tanto di ucciderlo quanto di s:.tlvarlo? >. Questi i quesiti che il pubblico de!l'Ar- \, gentina discuteva tra un atto e l'altro, e continuò a discutere anche dopo la fine dello spettacolo, disperdendosi a notte alta parte verso via Arenula, parte verso il ;~:a ~~1\?:~~or!m;;:~ 1 ;;att~~i~~~::b1::~ si era trasformato in personaggio, e prolungava il godimento dello spettacolo oltre lo spettacolo stesso. L'autore di Alto chirortia, che dev'essere molto giovane perché si chiama Jovinelli, non è sprovvisto né di astuzia scenica né d'intelligcn:r.a dialogica. Resta a sapere se i pregi di Alta chirurgia sono da a.scrivere pili a Gerardo Jovinelli, autore italiano della commedia, c.he a Edi10n Marshall, autore americano della novella dalla quale la commedia è stata ricavata .., Crudele dilemma. Comunque sia, questa commedia, che comincia in maniera scadente, migliora a vista d'occhio come un convalescente di robusta costituzione, e quando il sipario si chiude sull'ultimo atto, è piena di ,a. Iute e di bellena. li primo atto è nel salotto dei Ritmor. Uomini in smoking e signore in abito da sera. L'azione, come avverte il programma, avviene in una città degli Stati Uniti. La signora Ritmor (Franca Dominici) sta in casa propria, ma è tutta in suss.iego come stesse in casa d'altri. Grandi in compenso sono le dovizie della scollatura, che scaturiscono dalrabito a conca come un ~I frutto dalla buccia. Ritmor, il grande chirurgo, pronuncia degli epigrammini da salotto, dei paradossétti cinicucci, delle « amare > veri1à, in un linguaggio cui parole come pancreas, ghiando1e e pericardio conferiscono un sapore professionale. Ritmor parla con tanto entusiasmo di Bob Haliday come di un e magnifico animale um.:.no >, che quando Bob Haliday (Gualtiero Dc Angclis) entra :in scena, restiamo un po' delusi. Non che Bob Haliday sia un t:achcttico da raccogliere col cucchiaio, ma nemmeno è quell'uomo.pantera di cui ci aveva parlato Ritmor, e il suo passo anzi ha il leggero beccheggio dei piedi dolci. Per di più Bob Haliday è un maledu• calo, perché saluta il padrone di casa senza levarsi in piedi. L'atto va avanti con una specie di spirito alla Shaw, o, per meglio dire, con una imitai.ione di quella forma di balbuzie mentale che è lo spirito di Sha.w. Alla fine dell'atto però veniamo a sapere lhe il e magnifico animale umano > è stato assassinato d:wanti all'autorimessa del chirurgo ( e medico chirurgo > sta sci-itto nel programma, come sulle targhe dei medici condotti) e il tono della comn1edia muta. D'ora innanzi, e usque od finem, Allo chirurgia di,enta una commedia movimenlat:i., divertente, spiritosa perfino, e con certo sapore giallo per di più, non arbi• trario come nei drammi di puu esseni .. gialla, ma giustificato dalla sostanza psicologica del fallo. Anche gli attori, <:he nell'atto shawiano sembravano degli ~1ru1..zeivasi dal giardino zoologico e sperduti in una città sconosciuta, anche g1i attori, alla testa dei quali marcia i.::oraggiosamentc il sobrio cd efficace Giulio Donadio, sono galvanizzati e sicuri, come soldati che ormai sentono la vittoria in pugno. Che . più? Lo stes!IQ Bob Haliday, che nel primo slava seduto con le mani ira le cosce come se morisse di frf'ddo, nel terzo atto, in vestaglia e col braccio al collo, è un conva\('scenle di lusso e degno delle cliniche più costose. La lode finale l'abbiamo serbala alla signora Renata Seripa, che in Alto chirurgia incarna il personaggio di Eleonora Sarrow: allrice intdligçnte e spirito~a, che fra le attrici è ciò che Irene Brin •è fra le scrittr.ici: il flage\lo degli Jnobs e la castiga1rice dei costumi. A. S. LEO l.ONGANESl - DlrcttQre responsabile Rl7.7.0I.I & C • An ~•, !'Arie dtlla St11Mr,1. \lil11r,., RIPROOU7.IOSI l~SH<,UITE CO~ \l,\l ERI \l.1-: ' FOTO<.,R,\FICO • l'ERRA:,/1,\ "·
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==