Omnibus - anno II - n.21 - 21 maggio 1938

' l'ESTE 1\,/emorie furono scritte 1n francese nella seconda metà del secolo scorso e sono a tutti -;.conosciute. Mi fu dato ri,wcnirlc qualche tempo fa, frug:mdo per altri miei studi tra ~li autografi del loro autore che si conservavano allora nella seziu,1c dei manoscritti della Uiblioteca Nazionale di Napoli, cd ora sono custoditi presso l'Archivio del R. l\1usco di San Martino. Grncomo Savarcse fu uno dei più nOti. e apprezzati scrittori napoletani dell'Ottocento. Si occupò particolarmente di studi economici, di problemi politici e sociali. Scoppiata la rivoluzione ciel 1848, fu. ~epurato al parlamento napoletano, mm1stro, pari del Regno. Nel periodo posteriore ebbe altre importanti cariche amministrative, e dopo l'unità fu tra i critici della rivoluzione italiana. Il suo pensiero, cosl come quello di Luigi Illanc, del padre Tosti, di Enrico Cenni e di altri numerosi scrittori del suo gruppo, era fondato su motivi cattolici e tradizionalistici, sqlla perplessità di natura etica di quegli uomini innanzi alla rivoluzione che si compieva, ed è quindi trn i più significativi documenti del livello mornlc di quella Italia nuova, di cui essi stessi facevano parte. Questo scritto rievoca la Napoli frn il Sette e l'Ottocento, in uno dei momenti piUinteressanti della sua scoria. Gli eventi turbinosi del paese, i fotti che precedettero la rivoluzione del 1799, le giornate sanguinose di essa, la reazione, il decennio napoleonico, la Roma della restaurazione, la rivoluzione costituzionale del 1820, vi sono rappresentati senza un preciso ordine cronologico, ma con grande vivezza. Al centro di questo quadro, in mezzo ad una folla di personaggi minori, spicca la figura di Giuseppe Zurlo, uno dei più eminenti uomini politici del regno delle Due Sicilie. L'opera del grande ministro, e il mondo nel quale egli viveva, ci appaiono altr,werso le impressioni di un fanciullo e lo scritto conscn•a, pur nella narrazione dello scrittore adulto e scaltrito, l'immediatczz., e il candore di quelle prime impressioni. Per In somma di notizie e di particolari nuovi che lo scritto offre, credo che esso sia un contributo non in,;ignificanh.: alltl storia del !\lczzogiorno d'Italia. ALDO RO.\'IANO l'l N GIORNO del 1815, a Napoli, M il s:tlotto di mio padre era pieno. di una folla di amici, nei cui volti appariva l'anc;ia di un'att~a ac;-.:i.pi enosa. Cirrondata da trr. o quattro signore, mia madre era anch'e,;;,;a preoccup~lta cd assorta. Gli uomini in gruppo, in piedi nei vàni delle finestre, o seduti nei canti della sala, parlavano a voce bassa e senza gcstitolare. Questo, nei meridionali, è segno infallibile di prostrazione. Ad un tratto la porta si aprì e comparve il conte Zurlo in CO\turne cli ministro dell'Interno. La sua uniforme ricam:ua, il suo cordone azzurro, le croci di diam,mti e k· altre onorificenze, davano risalto alla ~ua nobile figu1 l e ne aumentavano la dif,?;nità.Era un uomo di cinquantasei anni, di 'ìtatura slanciata. i tratti del volto 1·cgolari, e uno ,;;~uardo assai dolce che sembrava quasi accarezzasse. Aveva i Cap<"lliarricciati e incipriati, e1 bC'nché nulla annunziasse in lui l'appro,;;simarsi drlla vecchiaia, il suo port:\mcnto non ricordava certo b spensieratezza e la friv, .1tà della gioventù. AJ 'ìUO apparire le fronti ~i spianarono, tutti si levarono in piedi, e ne seguì un lungo mormorio, simile a quello di una platea già stanca d'attendere quando il sipario ,i alza. Gli o,;;piti .~li si affollarono intorno, lo circondarono, e ognuno gli richiese che cosa il consiglio avc'-SCdeliberato. Egli salutò con calma, mise il cappello e la spada sul tavolo, e di.;;se con tono misurato e qua~i noncurante : e Ebbene, amiri miei, la guerra è decisa.. Combatteremo per Napoleone. A mezzanotte si parte :t. Un movimento di sorpresd e di di• sappunto si sparse fra i convenuti. Qualcuno alzò le spalle, qualche altro sorrise con ironia. Jl barone Davide \Vinspcarc, che era vicino a mia madre, di,;;secon un tono secco e 'ì,,;1.rcastico: e lo mc l'attendevo perc.hé era logico! :t. e No», rispo~ Zurlo, e ciìJ non è affatto logico, ma è fatale». A<l un tratto qualcuno gridò: e Ma hiso• gnava impedirio ! Bi,;;ognava impedire al re di pcrdcr,;;i e di perdere il pacs<' con lui! Tra qualche me'-C'noi sarcmv ricacciati in pieno J 799 ! ». Queste parole, levatesi dal fondo della sala, e: pronunziate con veemenza cd amarezza., suscitarono l'ilarità dei presenti. Chi parlava era un uomo picc.olino, dal \"Olto adusto cd ora qua.si livido, gli occhietti scintillanti a volta a volta di rabbia e di paura. Si chi:'1mava Bombini, era stato un tempo abate b<'ncdcttino, ma, esiliato come repubblicano nel t 7991 e rifugiato in Francia, aveva sbarcato il lunario cantando nei teatri. Adesso era canonico a Capu.1. ma si faceva rimpiazz<ue al e-oro e preferiva cantare ncj salotti. Zurlo si mi,;c a ridere cd alzandosi in piedi· e Caro Bombini », disse, e se la vostra predizione 'ii avvera, noi avremo il pia1 rrc di a'ìsistcre ai vostri concerti, non ;1 P.-1igi questa volta, ma a Londra o ~ ...Y• d'-f.iington». Che co,a era accaduto? N.1polronc aveva ahbandonato inopinata.mente l'isola d'Elba, era sbarcato in Francia, e l'armata speditagli incontro per combatt<'rlo 'ii era raccolta "Otto lr ~uc h:rndicrc al ~rido di: « \ "i\ a l'impt'r.1torc ! >. L'anno prima, ,;;edotto eia func•,;;u• pa,;;,;ioni, re Gioacchino avrva abbandonato .ì\"apolrone. ~1algrado la pro• wrva rc,i~ten1a di Zurlo, :\lur;tt ,i t:r:t la,ci:1.to tra,;;cinare dalla ,prranza di contcrvarc, e for,;;edi ingrandire il ,uo r,•gno, alle:i:ndo,i all'All'ìlria. li ,;;uoruorr però, che in fondo era one,to r kaOMNIBUS MEMORIEINEDITE DI GIACOMOSAVARESE le, ne aveva molto sofferto. Egli ,;i era rimpro\·erato sempre di aver tradito nel momento del pericolo l'uomo a cui doveva il trono, di aver rinnegato il paese a cui doveva la gloria. Ora il ritorno di Napoleone a Parigi, colpendo vi• vamcntr~ la 'iua immaginazione, aveva ridestato tutti gli istinti bollenti della 'iua giovt~ntù. Abituato ai movimenti violenti della Rivoluzione cd ai cambiamenti subitanei della fortuna, nulb gli sembrava in1po,;;sibile: vedeva gi,'1 ~apoleonc circondato di gloria dettar nuovamente la legge all'Europa e di~ sporre dei troni. Così, appena ebbe notizia degli avvenimenti che !ti svolgevano in Francia, riunì il comiglio ch:j ministri per deliberare le dcci.;;ioni d,1 prendersi. Vi erano stati invitati anche i generali, ma tutti sapevano che il consiglio era riunito non per consigliare, ma per sottoscrivere le decision: già prese da lui, cd erano rasc;cgnati a subire la sua volontà. Soltanto il conte Zurlo ebbe il corag~io di dissipare le illusioni e di stigmatizzare apertamente una politica che non aveva nc~- suna probabilità di successo. Pochi mesi erano trascor~i da quando egli aveva perorato contro l'alleanza austriaca. e Non sperate», aveva egli detto in quella circmtanza al re in pieno con- ,;;iglio, e non sperate di salvare il trono con una slealtà. Per i re come per tutti, non vi è che una sola linea di condotta da seguire, cd è quella di essere sempre un uomo onesto. Voi, ~1ae,tà, cercate ora dei pretesti contro l'imperatore per corazzarvi contro il grido della vostra coscienza, ma sa.- pcte meglio di tutti che, se Napoleonr ha elci torti, non siete certo voi che avete il diritto di rimproverarglieli. Voi siete una creatura dell'Jmpcro, voi non potete sopravvivere ad esso. )[on macchiate il vostro nome con una disonestà scma attenuanti. Imitate piuttosto re ~1anfredi che, non potendo resi~ter\.' pi\, a lungo ai suoi nemici, corse a cercare una morte glorio~a alla testa dei suoi soldati ... :t. Il re fu commos!o: si lcgg-evasul c;uo volto la lotta tra i suoi istinti gencro'-i ed i sogni ambiziosi della sua r:tgione sconvolta dal succes~. E forse il ,;;uo cuore avrebbe avuto il sopravvento, 'iC il ~cnerale Colletta, improntando a libertà di linguaggio, quella che era solo adulazione cortigiana, non avc::.!>tCi- rato in ballo, per appoggiare la tesi di ~Iurat, il supremo interesse del paese, b nC'C'CS\itàdi c;acrifìcarc anche i l"- ~ami di parentela e gli obblighi della gratitudine. Per quella volta il Colletta ebbe buon git..foco. Co,;ì il re fu sbalordito nel srntirc che ora Zurlo con,;igliav~l di persistere nrll'allean7a con l'Austria quando pochi mc1;iprima l':i.vcva co,;;ì:i,pramentc cornh.1ttuta . ., Dichiar:\ndomi per >lilpolcone >, di,~c al mini\tro, < io nedevo di seguire i consigli che voi stesso avete CO'-Ì francamente 'ìO'itenuto or non è molto; ma semhra che onn,1i voi trovint<' piacere a fare dcll'oppo<ii• ,.ione. Quale è il vo,;;tro ,;;c:opo?Confc-<,'-atelofranr.1mente, perché io non comprendo più niente>. Ma Zurlo ;1nv;1 ri-.posto ton la 'ite~~ao,,crv.:i1ioun uomo che poteva dirsi, tanto pel fisico che pel morale, il prototipo del napoletano del buon tempo antico. Di statura media, enonncmcnte pingue, gli occhi molto vivi e piccoli, lo sguardo dolce e maligno insieme, 1>0rtava ancora la parrucca tutta a boccoli, e conservava il costume del Settecento in tutta la sua purezza. Devoto alla dinastia legittima, credente fino alla superstizione, egli aveva perduto la metà della sua fortuna perché non aveva mai voluto mutare i ,;;uoi crediti verso lo Stato con i beni del clero, come era stato d'uso Rer qualche tempo. A questo propo~ito, quando i suoi amici gli av('vano fatto o~scrvarc che il papa ,;;tessoaveva accon!Scntito alla vendita elci beni delle comunità religiose, e che anche egli perciò avrebbe potuto acquic;1arnc senza scrupoli: e Se il papa vuol dannar~i », aveva risposto. « io non imiterò certo il suo esempio>. E aveva lasciato tutto lì. La sua devozione, ciononostante, non aveva inacidito il !tuo carattere. Dolce, compiacente, gaio e cordiale, egli apriva i suoi salotti alla giovcntù due volte la seuimana dur:mtc l'inverno, e vi si danz,.1v:t e si recitava. La sua villa di campagna a Portici, durante la primavera e l'autunno, era poi il convegno di 1816 - LE TRUPPE AUSTRIAOHE ENTRANO VITTORIOSE A NAPOLI ne fatta dal barone Winspearc : e Poiché voi avete disertato la bandiera dell'imperatore, sappiate almeno aporofittarne. Rientrando in patria Napoleone dovrà certo accettare i confini attuali della Francia. Eg:li non può pensare a conquiste. Se riesce ora a battere la cQalizione, tutti, lui compreso, saranno felici di deporre le armi. Se egli sarà abbattuto, il pudore impedirà alle potenze coalizzate di sacrificare 'ienza alcun motivo un alleato fcclcl,.. Se voi non riuscirete a conservare il reame di Napoli, un onesto corrispettivo vi garantirà almeno una posizione onorevole ,. Un grido generale di indignazione aveva seguito queste parole. La rcg:ina stessa, presente al consiglio, si adirò contro il mininro fino a minacciarlo di farlo arrestare immediatamente. Il re calmò il tumulto, coprì Zurlo "◊tto l'egida della sua protezione, ma la guerra in favore di !\apolcone fu decisa. Tre mesi dopo, alla fine di quegli effimeri Cento Giorni, la dina,;;tia di \lurat era obbligata a riconoscere come le prcvi~ioni ciel •rno ministro fos,;;cro c;tate giuste. 11 re lasciò il rc~no, la regina ottenne di e<.,;;crctta\port::i.ta a Trieste ~u un vascello da guerra inglc'ìe che rra ormeggiato nella 1-acla di Napoli. La regina crcdè opportuno per la ,;;uadignità di cs~ere accompagnat:1 da qualche pcrmna~gio cmin<'ntc del pa.CSle) si rivo!~ al conte òi Camaldoli. mini,tro della Gimtizi:i. e c;uo protetto, da rui ebbe un reri,;;o rifiuto. Ella ne fu molto arldolorata 1 ma non oc;a. \·;1 piegare cli ci~ proprio quello Zurlo di cui aveva ,;;emprc minato il potere: ~ià si ra1,,,rgnava a partire sola, quando Zurlo le si preçcntò in costume di viag~io: < ,\ladame ::o, div,c alla regina, e io spero rhc mi permettiate di ~<'~uir\'i in <'<-ilioper forvi clinwnticarC' ron la mia devo1ione i torti che ho avuto verso di voi, e che mi hanno procacciato così spesso la vostra disapprovazione ::o. 11 barone Winspearc pMtÌ con loro dando anch'evlì prova della sua fedeltà sincera. Cli austriaci intanto si avvicinavano a Napoli, e il loro ingresso nella citt¼ era imminente. I lazzaroni cominciavano a rumoreggiate. 11 ricordo del saccheggio e delle scene di devasta7ione che avevano accompagnato la prima restaurazione dei Borboni, nel 1 799, sommoveva la plebe e gettava la borghesia nella più terribile angoscia. In mancanza di qual'iia,i governo che tutelasse l'ordine pubblico, i cittadini si riunirono per prendere misure di precauzione e di sicurcz7..a: i giovani accorrevano nelle file della guardia nazionale, i vecchi si raccoglievano in pattuglie disarmate per irnpon.i al popolo con la loro autorità. Qualche ufficiale dell'esercito, rientrato nella capitale, accomentì a fare il servizio di guardia alle prigioni, come semplice soldato. Malf,?;rndo tutti questi provvedimenti, si era ben lung:i dall'e,;scre as~icurJ.• ti sul mantenimento della tranQuillità pubblica. Il:mde di lazzaroni correvano le ~tra.dc e minacciavano quelli clk·, aderendo al regime ora crollato, erano stati pili in vista. Già parecchi funzionari pubblici erano stati insultati e malmenati nelle strade, ed una ~anguino'-a lotta. si era ingaggiata dietro i cancelli e le inferriate delle carceri tra i galeotti che volevano scappare e gli ufficiali che, incaricati di contenerli, avevano aperto il fuoco. Quantunque la nostra fami~lia fosse molto conostiuta e ri~pcttata nel quartiere- dove abitavamo, mia madre era allarmata per noi, e fece ospitare mio fratello Roberto e mc da un nostro zio, il marchese di Vigo, per'iOnaggio ri~pcttabilc per la ,;;ua probità e molto noto pu la sua devozione ai Borboni, tutti i suoi amici che v1 ritrovavano una ospitalità nello stesso tempo elegante e cordiale. Uomo di spirito e di scienza, egli era circondato dai riguardi di ogni circolo politico e, poiché tutta la. sua opposizione si era limitata a rifiutare i posti che i francesi gli avevano offerto a pil1 riprese, non aveva disturbato nessuno e non aveva suscitato alcun rancore contro di sé. Installati dunque in casa del marchese di Vigo, pochi giorni dopo vedemmo l'esercito aus1riaco sfilare trionfalmente sotto le nostre finestre, accolto dalle acclamazioni di una plebaglia che malediceva i vinti cd applaudiva i vincitori. Queste manifestazioni popolari che fanno seguito ai grandi avvenimenti non sono sempre l'espressione dei veri ,;;entimcnti delle persone. La caduta di una dinastia o di un regime qualsia,;;i 1 come ogni altro spettacolo strepitoso, solleva l'immaginazione delle mac;se, procura uno stato di ebrezza: l'e,altaziont· fisica sfigura i veri sentimenti del popolo. :Ma i fatti vennero a calmare tutte le apprensioni. La restaurazione dei Borboni a Napoli nel 1815 non ebbe ne,- suna di quelle scene sanguinose che l'avcvauo caratterizzata nel 1799. In primo luogo il popolo non aveva alcun pretesto contro il governo caduto. l grandi lavori pubblici eseguiti sotto l'amministrazione france~, la vendita dei beni del clero, la divisione della proprietà feudale, gli alti preni dc-I ,;;aJario, .i,cvano sparso dovunque la ricchezza e il benessere. La plebaglia napoletana. abituata a vivere di qualche soldo, a correre quasi nuda per le strade, a dormire sui gradini delle chie~e d'estate, e sotto le panche dei mercati d'inverno) aveva guadagnato abbastanza per rimp:rnnucciarsi e per mutare la vita nomade con una vita che, pcl rico, ero di un domicilio fisso, era ormai più ordinata. fl pane, il vino e in generale tutte le derrate erano certo aumentate, ma i lazzaroni avevano di che comperarle e non se ne accorgevano. Il consumo era cmì raddoppiato, anzi triplicato quasi dovunque; i divertimenti erano alla portata di tutti, e si era finito per applaudire al nuovo regiml'. Nelle campagne i felici risultati della nuov:i. amministrazione erano stati ancora più hl!nsibili. Gli affitti erano quasi raddoppiati e intanto gli affittavoli si arricchivano. La più parte- di e,;;sia\"eva comperato campi, costruito case. I villaggi avevano assunto l'aspetto di cittadine, e ~li operai di campagna pagavano in oro contante le forniture al mercato. Jvlancavano dunque nel 1815 le ragioni di ogni violenta reazione, il rancnre e il malcontento. D'altra. parte la corte subiv~ la legge che le era st:1ta impos~a d V1enna. Checché si sia detto dei trattati del 1815, bisogna riconoscere che il congresso di Vienna fu dominato dal pili grande spirito di conciliazione. Sia timore, sia :-.tanchczza, c;ia infine inAuenza personale dello zar Alessandro e del principe di Metternich, il congresso di Vienna non osò dichiarare guerra all'opinione pubblica, né disconoscere i sost.mziali cambiamenti che la Rivoluzione aveva port:ltO in Europa. Il nuovo elemento democratico fu riconosciuto, e la monarchia amministrativa coc;ìcome essa era stata creata da Napoleone, fu accettat:i.. Forse la vecchia Europa pensò che bastava ri~tabilirc sui troni le antiche dinastie, e lasciar loro il compito di ricostruire la società su basi che potessero assicurarne la stabilità. Comunque sia, sembrò per un mo• mento che la restaurazjone potesse soddisfare tutte le esigenze dei popoli, e che la lc~ittimità delle dinastie potesse C!-~re un elemento di equilibrio senza divenire un ostacolo al progresso. A Napoli si era soddisfatti di vedere nel \·ecchio re Ferdinando che ritornava dalla Sicilia un re veramente napoletano. e il !-uo clialetto solleticava l'amor proprio nazionale. L'abito borghese di re Ferdinando cd i suoi gusti pacifici, contramrnti con l'uniforme militare , le abitudini guerriere di Gioacchin,, (quando se ne a~eva abbastanza dcli(} spirito guerriero di un re soldato e si• desiderava solo un monarca buon magistrato e padre di faml{?lia).sembravano i più confonni allo spirito dei tempi e i più adatti alle necessità del paese. La l"!10rtedella regina :viaria Carolina, a cui er:mo attribuiti quelli che. si chiamavano ancora e i massacri ::o del 1799, faceva sparire ancora un ostacolo alla riabilitazione della dinastia legittima di fronte ai liberali. Co,;;ì l'opinione era dovunque favorevole alla re,;;taurazionc, e la fusionr dei partiti cominciava ad operarsi nc1 - le case. Il salotto dì mio padre era ,, quell'epoca uno dei più frequentati t· dcj pili importanti. Vi si incontravan tutti i personaggi principali dd reuin napoleonico, e un gran numero di borbonici ritornati ora dalla Sicilia. Questo vero mi'iCuglio era la conseguenza dei diff('rcnti atteggiamenti politici assunti dai vari membri délla nostra famiglia. :Mio padre in primo luogo av<'• va reso grandi 'iCrvigi alla dina'itia I< ~i.ttima nel 1798 perchéi in uno slancin d; ~atriottisrno e di abnegazione, avev, dm1pato la sua fortuna per nutrirr l'es('rcito durante la breve e infelice campagna di quell'anno. Re Ferdinando. eh" lo <'OIJOscevapersonalmente, e chr apprezzava la sua specchiata probità. gli aveva affidato in(icme al ma:·- chesc di Vi~o, suo cognato, l'ammini• 'trazione gener::tle delle forniture ddl'esercito dur-antc quella guerra. Malgrad~ ~utta la buona volontà degli amm1111stratori, l'c'iCrcito però mancava di vettovaglie per penuria di denaro. Vi supplì il ~acrificio : essi versarono nelle c.-issepubbliche tutto il denaro di cui potevano disporre e <1ucllo che riuscirono a procurar!!i ipotecando i loro beni, ed alla fine della disastr?sa campagna la loro fortuna, già cons1dercvole. si trovò inghiottita nello ste~so goq{o in cui si inabi.-:-sòil trono. Lo stato disperato nel quale si trovavano le finanze alla prima re,;;taurazione, non aveva pcrme,,;;o al governo di pagare i suoi debiti r gli amministratori zelanti 'iC l'erano cavata con un milione _e mezzo di perdita, e con molte ononfirenze per tutto guadagno. Così mio padre, che era stato poi elevato da Gioacchino alle pili alte cariche della magi'-trntura. aveva potuto conservare la stima dei legittimisti, i quali ammiravano in lui l'esempio di devozione che essi non avevano mai pcmato di imitare. li generale \Vinspeare, padre di mia madre, 1 veniva anch'egli nel ~alotto come per proteggerci di fronte ai nuovi venuti. Legittimista per lealismo e forse anche per interec;se, egli era un liberale per sentimento ed aveva avuto una gran parte sotto l'antico regime quando, nel 1 799, aveva nettamente rifiutato di prendere il comando dell'annata del rardinale RufTo. Colto ufficiale del g<'nio, ellt•nist:i raffinato. uomo di 'icienzc e di lett"rC, era stato educato col famo,;;o generale Acton al collegio ·di marina e ~odeva anche nel fi,;;.icodi tutti ciuci vantaggi che sono le garanzie sicure di una carriera brillante. ~fa il suo carattere ostinato, l.l austerità dei suoi principi, e soprattutto la mordacità delle sue arguzie, che egli non si risparmiava mai, avevano finito per alienargli la bcnrvokn1a del re e compromettere il suo avvenire. 1. (continua)GIACOMO SAVARESE (Trad. di" Aldo Romano)

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