Omnibus - anno II - n.21 - 21 maggio 1938

\ ~ I \_.\I? s·1 T\ I I a sent_irc Mulini o vento ~ dt Edoardo Anton, m quel teatro Eli- \CO che ancora odora di vernice, come d neonato odora di latte. Dietro il nome di Edoardo Anton, si nasconde il figlio di uno dei nostri commediografi più noti. L'u:K> dello pseudonimo è variamente giu- ~tific:uo, 1J\animc quando lo slcM.O nome, portato da più persone di grido, puà generare confuiione. A questo proposi10 noi com.1gliamo gli pseudonimi modesti e di carattcrt' anagrafico, e vivamente sconsigliamo gli pseudonimi ridondanti e i cosiddetti nomi di battaglia, con cui molti nostri p0t:ti e romanzieri hanno 1rasforma1 0 tutto un reparto della nostra letteratura in una troupe di varictà. Non di ridondanza tuttavia sarà accusato Edoardo Anton, tM-nsì di non css('re uno pseudonimo il suo, ma un cognome .1pocopato; e se fine dello pseudonimo è di n:uconderc un ahro nome, tanto muconde \nlon, quanto un paravento di vetro. Odio nesso 1\nton vedemmo meno di un anno fa una commedia di colorazione gialL,, cd esprimemmo in quella occasione il nonro rammarico per la premura dimostra• ta da un autore così giovane a soddisfare i guui meno decenti dclla platea. Dov'è la l(encrosità, il donchisciottismo, la volontà di abbatte1e i vecchi templi per edificare tt'mpli nuovi, e tulli queì sentimenti di rilx-llionc insomma coi quali una mente ai )uoi albori manifesta il proposito di conquistare l'avvenire? Quanto a colorazione, Mulini a vento non sono gialli ma rosei, d che è anche peggio, perché uno dei .sen• 1imenti più prometten1i della gioventù è l'odio del grazioso, nel quale il giovane di buon sangue non vede nient'altro, e forse con ragione, se non la maschera della se• nilità e l'ultima civetteria dell'uomo. Le principali graz.iosi1à di ques1a commedia sono raccolte nel primo atto, con e\·identc fine allc1tatorio. C'è il giovanot• to abulico, la maestrina buona che sc.nte nascere in sé la miuione di trasformare il giovanotto abulico in giovanotto volitivo; c'è una zictta dolcemente mentecaua che fa delle mossettine da musmé e e vtdc > la cometa dei re magi {e in questa figurina da libro di s1renna, Edoardo Anton dimentica che ha preso uno pseudonimo); ci sono le trO\'atinc, le battutellc di spirito, quelle che non fanno ridere ma sorridere, 1ut1a una fineua da pensionati; e infatti il pubblico beveva rosolio, succhiava liquoriZla e se ne andava in brodo di giuggiole. Ma in qucs10 primo ano, che rappresen1o1. un salotto di casa borghese, c'è pure una parete a gabbia, tagliata da una porta egualmente a gabbia, collocata alla destra del suggeritore e perpendicolarmente al laterale, fatta di traverse bianche e distaoti una dal- \'allra un trenta centimetri, e incapace dunque tanto di nascondere quanto di riparare. A che serve una parete che non nasconde, non ripara e non separa? A11raverso questa parete e inutile > e ispirata dall'irrazionalismo dell'architettura raLionali, i vari personaggi della commedia panano e ripassano come se niente fosse. Nel guardare quella pare1c a gabbia, e simile alle scale ginnastiche che servono a ra•' Jrinarc la schiena e a sviluppart: il pcttu, una idea ci balenò in mt:nte che trasmet• tiano a Edoardo Anton per quando egli vorrà dare di questi Mulini a vento una versione meno conformista ; e cioè che su quella parc1e a scala il giovanotto abulico potrebbe fare degli esercizi da pompiere, la zietta men1ccatta simulare i contorcimenti della donna piovra, e 1u1ti i personaggi insomma, chi più chi meno, intcr• rompere di tan10 in tanto !"andazzo troppo uniformemente grazioso della commedia, con intermc22i più rant:uiosi e sbrigliati. Nel secondo atto la vicenda è trascurata al tutto, e ass:istiamo in mezzo a una giungla improvvi~.1ta, con poltrone, macchina da scrivere e la solita parete a ,scala che non s'è moua dal suo posto, a un duello fra due magnifici esemplari della specie fe• lina: la signora Andreina Pa~nani in aspc:t-. to di gattoparda, e la signora Tina Lat• tanzi in forma di pantera ; scolla1c entrambe e generose di straripanti dovizie, opime ambedue come le rr itta prescn1atc alle noz. zc di Cana; affascinante la prima coni la sua morbidena di velluto, la sua dolcnza un po' velala di sonno c. i suoi occhi di porcellana i tcmibiliuima la seconda con la sua magnifica indifferenza da belva, i suoi lunghi e rosei sbadigli e il suo cimo in IC· sta di arroventato bronzo. Che magnifiche donne e che magnifiche aurici! e Il vero can10 ~i è spcn10 nel giorno stesso medcJimo in cui l'uhimo ca• 1tra10 ha abbandonato la scena>, diceva Rossini, e allo nesso modo noi diciamo che il \·tro personaggio femminile è sparito dalla scena, nel giorno medc,imo in cui l'ul• timo a11ore travestito da donna è stato so• ui1uito dall'a11rice. Che dicevano quelle due ma~nifiche crf"~ ture, mentre con passo lungo ftndcvano la scena dcli' Elisco e con nervo,a mano maciullavano il fazzolettino di mussola colorata? Capimmo confusamente che es.se si contendevano l'abulico giovano110, S('Condo l'an1ichissima e irrimutabilc legge della ~~ngla ; ma quanto alle parole pronunciate ~ che for1e contenevano perle di stile e p~ veri1à, esse traversarono la nos1ra ~Ome un turbine d'oro ... Chi può ~uar. dare e assieme ascoltare? e Quando si vive J~~c:l•a~:"~c~dif: ::~c~:1:/nri~~:e~::~: tnnc e vestono panni; e il lavoro si ter• na con una di quelle lacrimuzzc subito mcnule sul ciglio e mandale giù come una pillola, con cui Giuseppe Giacosa inu• midiva la fine dl'llc sue commedie. Aggiungcrern~ che Roucn non si pronuneia ,uìn ma ruàn, il quale appunto non avr:cmmo fatto, se non avessimo ll"tt0 ncl pr4~ramma chr la commedia di Edoardo An1on an-it-n(" in Francia. ALBERTO SAVINIO OMNIBUS JAÒÌNA /I Sì, per noi pro"inci:ili, la pronuncia della gente eltgante è fonte di int,.au1 ibili ,;:orprésc: sulle pri,nc ci par sc-mpre d1l· facciano appmta. che ..,i produca!,o in riu..c.itc imitazioni di allori, che s, combinino quelle voci alte, stridu• le e "tr.,..c.icate, unic.1mcme per gioco. ~(a for,,c no, la Signora-in-tailleur non cr,t capace di c-,primer,i che così, con qurl dMo numero di parolette forestiC'- re, di risatellc: « Abbiamo \'isto il Lohèugrit1 », diceva. e spet-ta-co-loso ! Quei cori, quei cori! Ah, perché ~li as.solo, la.,ciamo andare, non vak-\·ano un ac-ci-dcn-ti ! Ma i coloooori, i coloooori ! C'rrano dei ròs!<,id,ei ròs..;i, spct-ta-co•lo-,;i ! Una tavolòzza, delli:-: ~nnelllàtc ... No, l'orchestra non funzionava, notatali, già, la,;ciamo andare, ma prr certe cose ci vuol Bayrcuth ! .Maria Caniglia, ah, .~viariaCaniglia ! >. Non sa.ppiamo però quel che pçnsas- ~ di Maria Caniglia, perché uno dei dur comp.1gni, probabilmC"r.tc il marito, cominciò ~\ rnccontare della rivi'ita, che c-ra stata prnprio e carina>. Erano stati anche a Napoli: e E quei sottomarini! Sp<·t-ta-co•lo-si! Una vivacità, uno scàtto, un colpo d'occhiiiio ! E quella prima squadra! >. Non si arrivava 1 capire ~e parlavano d'una primadonna o_d'una prima squadra, ma comunque St erano proprio di\'ertiti. Poi avevano girato ancor.\ un poco: « Capri, ah, Capri! ». \'okvamo ben dire che gente ,imilc dcv'c~i.cre matta per Capri! e lo adoro Capri! » di'isc la signora, con un gambcrino a mezz'aria, « mi fa. ranno cittadina onorària, ccr•ta•mcntc ! ». In"ece il marito preferiva Perugia: « Venendo in g-iù, abbiamo fatto A,;:sisi,Pcn'1gia, un sacco di belle còsc :ih, Perùgia ! E: spct-ta-co-lo-sa. ! [o vi~ vrci a Perùgia, parola d'onore, è tal• mente cliarming ! Il Glamour di Perùg:ia... ». I due con bcr.rcttini, più modesti, badavano a mangiar triglie alla livornese cd o~ni tanto u'icivano in osservazioni gastronomiche : a Bologna andavano al e Pappagallo». a Roma al e Fagiano». « li " Fagiano"! » gemette la signora, « ma è talmente carino! Ma sapete qu3lc è un posto spet-ta-co•lo-so? La D.irreria Drcher ! f: inutile, dopo teatro, ci va tutta Roma, una fòòòòlla una fòòòòòlla ... Eravamo con il comm~ndator Parisi... ». Purtroppo non sapremo mai nulla ( ILSORCNIOELVIOLINO il, I.I..\ FJ:-,,,'Edrlla -.tagiom.: ,mio• !)1 nica dobbiamo constatare chl' l,1 mu,;:ica. irwccchia prc,;:to, )i co11't11nain se )tessa, ass:i.ipiù delle altre arti, la pittura, I.a letteratura, fonc perché è il prodotto d'una febbre, di una specie di malattia delirante, come ,;:arebbe la malaria; un prodotto della notte, una pre~cnza funebre che ~n ronfare di 'i0nno gonfia e strugge, m preda a un continuo rimc~tìo. Una cosa incorporea, trionfo dell' invi~ibilc. che pure trac scco l'abito lungo del più duro tirocinio. del più pertinace ('<:ercizio,che è quello della mu~ica. E insieme :tlla mm.ica invecchia tutto il S\10rq~no, le s.1le dei concerti, i teatri e i pubhlici 1 perché la sua azione altera intensamente i luoghi e le persone. È un narcotico, fa la gromma, imbeve e sporca i teatri come il tabacco la pipn. L'Augu,;teo, antichissìmo monumento romano, ha dovuto espellerla, la mulica, per ringiovanire, cd ora è la volta del teatro Adriano. Ieri passando lungo il corso Umberto, dopo la chie~a di San Carlo, mi fermai a spiare, sorpreso, se non spa• "cntato, quel campo di macerie di dr-- triti 1 di cocri, di calce, di tegole, di sedie e specchi, di qualche spazzolino da dcntiJ d'una padella di ferro, e d'un lembo di scendiletto : quella « piav .a. pulita », livellamento totale di quel che era ancora un anno fa un quartiere di Roma vecchia. Soltanto il grande mausoleo d' Augu· sto, onnai isolato, usciva rotondo, enorme, da quello sterrato nel sole con il suo cranio fracassato. Questo ha fatto la musica. • ROIU · PIAZZA DELLE COPPELLE: RIOAXI SOi TETTI ~ del comm~ndator Parisi, perché il ter7.0 uomo d1 mondo cominciò a dir le di. savvcnture che gli erano toccate con e la mmmacchina > : e Non si poteva su~mare, absolutely ! Erano capaci di to- ~licrc la pa•tèn-te ! A una mia amaca l',hanno tolta,. parola d'onore, la sua patcn-tc ! .Jama1s vu, unerhOrt ! >. Capimmo subito che quello era il Giovane-che ha-molto-vissuto-all'estero; anche J3 sua leggera calvizie, il naso grand~ e due denti d'oro ne accentuavano l'eleganza cosmopolita. Le fabbriche, che c'erano intorno, totalmente rase al suolo. Non più ombre né archi, né oscurità di botteghe, né fontanelle fresche, né strade né selci né vita. Quale distruzione! Si direbbe: a guardare questa zona deserta e silenziosa che fu prima un centro urbano tanto conosciuto e frequentato dai nostri musicomani, che prÒprio all'ultimo concerto dcli' Augusteo una esplosione d'entusiasmo più potente delle precedenti abbia divelto e fatto saltare in aria la gran cupola e tutto il rione, del quale non vedi più neanche una pietra in piedi, né l'arco di un violino, né una tromba ammaccata, o un pezzo di canna d'organo. 'Y~&>a DEL VANTAGGIO DOPO ANNI, siamo :ornati ad Orvieto, ch'è una delle più sin10Ia,i eittà d'Italia, e soprattutto per il suo Duomo incomparabile >, come spie10 la Guida del Tou,in1. Tutto a O,uieto, infatti, ì splendido, sol• vo t,.e cose: la facciata d,l Duomo, i re• staur1 del Giovannoni e piouo Roma. La faaiato, si sa, è il peu.o /arte delle guide,. il. < colpo d'acchio > del turista, la merav11l1a che si spedi1ce in cartolinti 4 c~i è rimasto a casa, ma purt,oppo hti fi· nito col prendere un aspetto di 011ettino rico,do in1randito. E ciò i dovuto, sop,attutto, t11lì arribili musaici, eolo, caramella rifatti nell'Ottocento, musaici che stridon; con lo splendido colore rosa e :ialla del marmo antico, che sullo ioccolo ha il co• lore dell'ambra e del verde ru1gine colato dalle quattro statue di bron(.o sourastanti. Oltre a dò, su questa /aaiato. sono visibili i suuestiui rifacimenti che spel,(.ano re~e1an,a .e l'arma:nia della base, dove ap· paiono 1h splendidi btUsorilievi del Maitani. V'J insomma quella cura dei pa,tico• lari, quell'abbondan(.a di motiui e quella ricerco d'uno sii/e pe,duto che rendono pre(.iosa, ma ineletante, un'architettura sen• (.a concel,ione unitaria e senl.a più il cora1tio 1otico dei primi castruttori. Ma eiò ha poea impo,1an(.a, quel che conto è l'c efjetto >; infatti, dice la Guida: e Tutte le domeniche, per un'ora al fa, di notte, la facciola è illuminata mediante forti riflettori elettrici a luce condi(.ionata; l'effetto è mirabile per il risalto di tutti i _pa,ticola,i e per un senso irreale di placidità di/jusa >. Ed è appunto per applicare questo « Jtn• so irreale> anche ai restau,i delle uuchie costrn(.ioni che Orvieto ha chiamato il pro• fesso, Ciouannoni. Infatti chi aniva in pin{(.O Vittorio Emanuele, si trova di fron• te a un'orribile chiesa di cui vi colpisu quel particolare stile che ricorda il roma- ~ico e il quat11oantesco: uno stile fatto rn caso, sui libri, con molta diliten{a e nessuna fantasia, p,eso di peso dai manuali e adattato sempre a sproposito pochi, pu,. t,oppo, cambiano i luoghi, le miJ11re e le propor(.ioni; imo stile che in letter<1tura hri t,ovalo il suo ba,do in Sem Bene-lii e che e incant,a > puehi risponde al 1usto t agli ideali d'una borghesia che ,l'ogni tempo uuolt: la fo,mulri. E chi mt:tlio d'un pro• feuare d'architettura sa darci uno stile in formule.' Chi mttlio di Giouannoni Ja ,pittare il e Qi:attrocento orvietano >? E Ciovannoni lo ha spietato con un esempio pratico, rifacendo di sana pianta la chitsa di Sont'Andrea. Ma il guaio è che la diliienta e i buoni studi non tiovano qt,ando manca il vento della fantasia o il ,j. spello per le antiche cose. Sulla facciata di Sant'Andred ora, in una lunetta, appare una ,\l.sdonna, «opero•• come spie,a la Guida, < di Antanietta Poli, 19~8 •• una scultuM di quelle che i comitt:uì di buuficen(.a mettoao come premio nelle lotterie. Olt,e a ciò, la facciata è disseminata di stemmi come il preu.tmolo sul• la spi1ola. A dest,a, satto un esile portico ehe nell'angolo reca un fascio di traver1i. no, .si scopre una lapide: una lapide ,ivelatrrce, scritto co11 i coratleri medievali che ado,nano i pan/orti di Siena: e Anno MCMXXVI-IV ltaliz rcstitu1:1: C°:ptum est instaur-ari ad ingenium Gustavi Gu~vanno~i archi1ccti clarissimi, impensis cun.s Ach111isBer1ini, Calosso Pra:posi1i monumentis Umbria: rcgionis conscrvandis ... >. VILLA SCIARRA, aperta da non molto al pubblico, ha una biblioteca all'aperto che con eufemismo è stata chiomata e xiardino di lettura>. Dopo i e riardi• ni dell'infonda>, lo. pa,ola ha avuto fo,tu. na. La biblioteca di Villa Sciarra 4 dedicata a Giovanni Cena; ; un catotto di le• gno verde nella parie più deserta del po,. co ,· ~Ilo sportello ti vede fimpieiato che si annoi~. Attende i clienti che non arrivano. Infatti, un bel giardino rion invita 0 leg1.ue, e a11che chi da caso porta con si un libro pe~ sedersi su una panchina a leg• 1erlo. (mise~ sempre con l'abbandonarlo wlle 1inocch1a. Raramente in questo v·ua c~e. dovrebbe, secondo la filantropica 1 ini~ t•~twa, esure il pa,adiso dei lettori igieni. sti, solo rti,amente ci è dato incontra,e qualc~no che lette. Vi abbiamo visto 11n vecchi~ francescano: teneva un grosso uol~m.e in mano, quasi un messale; ma aveva 1 ~rra d.i provenire piuttosto che dal « giard.ino ~, ~tttu,a Giovanni Cena>, dalla ant,ca b1bl1otua 1e1 suo conuento. Gli altri, le r~ioe,~e, le srgnort, le serve non hanno voKlta d1 le11ere: i tìovanotti poi stanno s~lle ~?nc~ine e paiono fantaslicore, Tut• t ~l p1u si vede qualche studente con le d~spense univers1torie; uno di quei ragt1u.i c e scapp~no di cosa per prepararsi metlio a1l1 esa?''• andando in u,i 1iardino dove si può ~nire ali? stud~o l'igiene. , CJ11 va a Villa Sciarra preferisce stare alI ombra delle piante, oppu,e iira,e i 1Jiali Lo ~ent_e si Jerma dovanti tti pavoni: ~ quelli b1an,h1 e a quelli variopinti, t atund~ ~on pot.ient.a che qualche maschio com1nt1 a fare la ruota. Un pavonr: bianco eh, fa l~ ru~ta è com.e un ventaelio di pi(.• l.O~he SI sp!e~a: le 11gnore S(. nt estasiano, e si meravigliano, emetttnd<> dalle labb,a strette mo,morii di stupore, quanto la natura sappia lauorare di fino. }.fa il pavone non è poi q11ell'ucullo meravitlioso e in• ~antevole che sembra: alfimp,avviso, si ode il conto roco delle femmine e poi quello lungo e stridente- dei maschi. Il maschio in q11esto ttnere d'uccelli, ha le doti tene: ~alm~ntt f_emminili: è le11iodro di corpo, 1sur1co ne, movimenti e nella voce. Ma spesso in questa villa si odono imp,ovvisamente oltn canti. B gente giova• ne, n~scosta tra !e fronde. Si pensa qua.si, da prrmo, chi! siano sportivi, reclute stu· de,iti; poi si avverte nelle voci qu~Icosa di diverso dal consueto cantare della 1iovtntù d'ogii. Sono seminaristi naJCOSti nel luogo più appo,lato, e avviònandoli si vedono seduti in giro e scalmana:i. C'è una voce ba,itonale che sourasta, e ci imma1i• nia.mo di avere a ehe, fare con uno che domani sarà un graSJo canonico. lnvrce no: a 1uarda,e me1lio si scorge che 1! ba• ritono ; 11n ta.(O(.l.inopiccolo e ma1ro, quasr sperduto ntllr grondi vtsti nere e lilfo. .\fASSJMrNO ~ PROPRIO v..::roche la bella stam:J ~ione è cominciata, si vedono in giro le prime macchine aperte, targate .\.Il, e guidate da giovanotti in maniche di camicia, camicie di setai naturalmente, da lire 140 l'una. Accanto al giovanotto sta, in generale, una donna bionda, con fazzoletto legato sotto il mento e sigaretta in bocca, ma qualche volta anche un secondo uomo, in maniche di camicia, ugualmente costo• sa. ~ gente allegra, spendacciona, che ci fra mtravedcre vite importantissime e misteriose, di quelle che si leggono nei romanzi di Frondaie, o in quelli di Frattini: serate alla Scala o all'Operà bridgettini intimi, pokcrini amichevoli: pomeriggi a San Siro e magari anche ~ma cenetta in Bagutta, per vedere gli rntcllettuali da vicino. Sì, davvero, questi milanesi ricchi e sicurissimi di sé ci dànno un e complesso d'inferiorità» fortissimo : abbiamo letto l'altro giorno che i provint.ali soffrono di questo male come nessuno, e proprio ci.sentiamo miseri e limitati quando simili gitanti vengono qui a C. E ci vengono 5pcssissimo, perché l'osteria locale, po• sta davanti al porto, gode fra loro di u?a fama particolare, e permette poi dt fare quei discorsi che bastano a costruire la fama d'un buongmtaio : e Cari miei, se volete parlar della zuppa di pesce, andate prima a far un girrtto ,t C. ; abbiamo scoperto lì un'ostcriola da pcc;catori, ma .. vou.s m'en direi quel• quc chose ! >. Succede dunque che tre o quattro au• tomobili milanesi capitino lì verso l:l. una, e subito diventa tutto, in onor loro. fahi,;:simoe artificioso. Quelli di ieri, poi, dovevano esser ricc~1s,;:imi,ba~tava sentir la loro pronuncia. con le consonanti raddoppiate, triplicate, per maggior lusso, e le vocali ben lar~hc, a piedistallo. Anche i loro aggettivi erano privi di economia, cd u,;:avano un certo numero di avverbi, ben scanditi, quasi lir,ccttati: « As-so· hHa-men-te ! », o « In-dub-bia-mente ! ». Sulla prima, macchina c'erano due uomini (senza giacca), e una donna in tailleur grigio; erano sensibilmente pi~1eleganti degli altri due, arrivati con _una seconda macchina, pure senza giacca, ma con in testa certi curiosi berrettini a visiera, che li rendevano bonari, adatti alla gita popolare. Erano grandi amici, a Milano, ma qui a C. ,;:j erano incontrnti proprio per caso; da un lato ne erano seccati, ciascuno avrebbe preferito conservare la privativa di quc~ta osteria, «-co-sì de-Ji.ziosa ! •; però capivano che sarebbe stato anche un bel ricordo da comervnr,;i in comune per gridare, prendendo il tè a \/_illad'F~ste: « Ah, quella colaz.ionei abb1amomangiatoscan-da-lo-sa-mcn•tc !,. Noi proprio ci sentivamo confusi· anche i ragazzini che di solito vengono allegramente a chiedere le sigarette, si tenevano alla larga, intimiditi, cd il ca- ':1cricre, che abitualmente è corretto, st mostrava rude, vecchio-marinaro, per fare del colore locale in onore di ospiti co5Ì notevoli. «Caro>, disse la signora sollevando un altro calamarctto, e guàrda, ma guàr-~a quel 1~iAcssdoi sole sull'acqua! E: estate, è estate! E pensare che a Mi• lano ritroveremo la nebbia, è spct-taco:lo-so_! ~h, quella vita di città, quegli obblighi, quella rète ! Perché non restiamo qui, per sempre! Sì, sì non mi dire di no, io sono una pri~itiva in fondo, un:t pri.mi•tÌ•va ! L'odor 'del mare, i pescatori, la pace ... >. e Pa,sate da Genova o da Sarzana? • disse buono buono uno dei Berrettini : e E dove pensate di cenare?». La sig~·10raparve seccata dell'interruzione. d1s<;(v' agamente che sarebbero arriva• ti a Milano in nottata, il discorso prese un'aria drammatica. e vagabonda ma il Cosmopolita spiegò che doveva' fare 80 al massimo, perché e la mmmacchina > era apprna registrata: « E poi francamente vorrei fcnnanni pa.ss.-'\vricino a Sie-na scn1.a saluta~ la Torre del Ylangia è un de-lit-to ! E San Gimigna.no ! Oh, San Gimigna-no ! •· e Spct-ta-co.!o.so ! » di,;:sela signora sbucciando una banana. ChiNcro il conto c,attamente corne lo si chiede al « Ritz >, a Londra: o almeno come noi supponiamo lo si chieda al « Ritz > di Londra, cd il cameriere lo portò, affettando i modi del vero lupo di mare. Accesero tutti sigarette di marca. e Oh, delle Càmel ! / adorc le Càmel ! Du feu, plea.se? ,. Fumavan tutti come si vede fumi\rc al cinematografo, buttando la testa un po' indietro, battendosi un colpetto sul ginocchio. Poi cominciarono a dire: e Brava gen. te, non ~arcbbe ora di andarsene? >, e davvero se ne andarono con una grnnde confusione; P.rescro alcune fotogra. fie, con sfondo d1 cordami e vele la signora si rifece la facciai appoggi~ndosi al muraglione, si scambiarono saluti dissero : e Ci fate un colpo di telcfo~ no? • cd infine partirono. Oh, come invidiamo questa casta for. tunata, co~ì ricca di denari, idee, clc• gan1.c ! Come vorremmo viver sempre con loro, imparare a dir e spct•ta-coP~prio da quei vicoli e su quei can• toni scompar,;:i, negli umidi e scuri pomeriggi invernali, forme grige, confuso ricordo dei grandi musicisti passati, si affacciavano in sospensione tra le burrasche d'acqua, e cominciavano a r~ teare difficoltosamente, appena alte dal suolo, levandosi e gonfiandosi di umidità con una goffaggine spaventevole e minacciosa. Il popolino di questo quartiere distrutto, praticava tranquillamente l'ateismo musicale, e quando all'ora del concerto vedeva i wagneriani arrivare di corsa e precipitarsi dal tassì, sotto il portone dcli' Augusteo, si grattava la zucca dinanzì alla bottega del fruttivendolo o dell'oste, senza riuscir a ca• pire l'intrusione, la fretta di tanti musicomani. A chiusura della stagione sinfonica, quest'anno è stata eseguita all'Adriano la 1\1essa di Requiem di Verdi. Beniamino Gigli, la Caniglia, la Stignani, Na~zarcno Dc Angclis, spalleggiati dai con e dall'orchestra, sotto la guida di Bernardino Molinari, scossero ed entusia~marono il pubblico romano. BRUNO BARILLI I CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla narrazione dl un !at.t.oqualalut realtnent.e a.cca.dut.oa chi scrive. ' La nUTastooe ooo deve supera.re le I t.re colonne del rtornale. e deve eaaere tovlat.a acrtt.ta & macchina., da. una aola pane del roruo. 0gul narra.1.tone pubblicata aecondo l'ordine dt a.rrlTo e d'aceeit.a.stone I Terrà. compenut.a ,::on Llre 000 (c1n~ quecent.o). • I d&t.t.lloacrtt.t.1non accet,.. I t..at.1 non al reat.tt.u.tacono.• Per la Talidlt.à. della apedlstone. ■entnl del ta- I gllando atampat.o qnt 1ot.t.o,1ocollat.o au.lla bu.at.a.. D A T A OLIARSI I CONCORSO PllRIIIAIIENTE Alla Direzione di o M N I B u s PIAZZA DELLA PILOTTA N. 3 ROMA lo•"O! » in quel modo inimitabile! Ma n?, loro_vanno,. noi restiamo, i ragazzi- LEO LONCANESI • Direttore rt:Sponsabile n1 quasi per miracolo salt,;1.nofuori da Proprmà 1riinica • lt'm,11ori1 rist,Hl!it.. ogni angolo, corrono verso di noi. Rl/.1.0I.I & <.: • ""· Pf'' 1·A11, dtH• :-iump•. 1-hl•M IRENE BRIN WIPRODU..r~~~R~;~:~~1~·ir.~~~!--:l~1::F.

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