Omnibus - anno II - n.21 - 21 maggio 1938

E(IUIIIBBII ~ cm:lwuJ1rw~ jl 1,1...'J:\'DOM.ANI del discorso di Ge- ~ nova una pane della stampa straniera si è domandata se era proprio necessario quel •tono• così forte. ~ una domand:t insensata, perché nei discorsi del Duce il tono è sempre in armonia con la sostanza delle cose enunciate. Sì trattava di definire una volta per sempre oosizioni acquisite e irrevocabili. dissipa.e equivoci che ostacolavano la collaborazione europea nei soli modi che sono oggi possibili, all'indoman1, cioè, della fondazione dell'Impero e della resurrezione della Germania. Troppa gente mostrava ancora ·di credere che l'intesa italo-germanica fosse una semplice combinazione diplomatica, un accordo più o meno provvisorio, comunque suscettibile di modificazioni e di alterazioni m funzione d1 un diverso oricntamento europeo. Il discono di Gt'nova ha reagito \·iolcntemente contro queste deformazioni della realtà. Il tono forte ha 1mmediawmente conseguito gli effetti voluti, ed a persuadersene ba.sta la lettura della stampa mondiale. Dopo un istante d1 perplessità, l'opinione internazionale si e orientata. e nessuno ripete più le stoltez;,,e che perdurarono fino all'indomani dei brmdi<;idi palazzo Venezia. O~i:i;1 l'asse Roma-Oerhno è dovunque considerato per quello che veramente è, e ncsc;;uno ·1 più in'!inuarc chc C\"entuali intese Ira l'Italia <·d alm Stati possano comunque incrinarlo o solta11to attenuarlo. Si amme1te che è la premessa inderogabile di qualsiasi politica estera, si:').da parte dell'Italia, sia da parte della Gennanra, strettamente solidali in una concezione che va ohre le contingenze delle Cancellerie. ;\on è -;cn7,.'ut na profonda ragione che ._ 11 Duce ha :rn<"orauna volta insistito sulla collaOOraz1onc fra le due R1rnluzioni de- ~tinate a dare l'impronta a questo secolo ,. f.: questo il dato nuo\·o e risoluti\O sc.:aturito dalla lunga crisi europea, e il suo , valore~_i;1calcolabile con_c;;istenell'avere tdc1lt'ificato ti concetto d1 equihhr10 con qudl!> di ci\"1ltà. Ogr,:1 non s1 può parlare d1 equilibrio europeo prescindendo da quelh che sono ~li elementi fond,uncntah della con\·in:n~a umana. Il cùn<:crto di equilibrio non si può d1<osoc1ardcalla difesa della civiltà occidentale. l.'equihbrio prc!ioupponeun ordine non ~oltanto politico, ma mornle, intellettuale, ~ociale. Presuppone un piano storico idc.>nlicoe comune. Per lun11;0rempo, per llecoli. fino alla gucrrn mondrnle, il concctto dt equilihrio fu <li n;ttura ei.~enz1ahnentcmecc.:anka,una IL t'A\.,:,lf'lt UNA LIKA D . [1 DOCU:MEN.'.'I DELLA TERZA REPUBBLIOA (OABINE'rTO POJHOARE Hl3)1 rt C.A~TO DEL CIUNO ùl:LL 1.EOE)(OSU PkAli0&8E ]N EUROiA contrapposizione di forze che si compensavano su un medesimo piano di civiltà. Esso fu turbato dalla rivoluzione francese, che pretese di far tabula rasa del passato e di portare dovunque i principì dell'Ottantanove. Di qui il carattere delle ~uerre napoleoniche e l'impossibilità di un equilibrio capace di garantire la pace. Al tradizionale concetto di equilibrio si ritornò con la Restaurazione che, dopo gli effimeri tentativi dell'assolutismo reazionario, elaborò una conciliazione fra la legittimità e la sovranità popolare, L'Europa ritrovò un piano comune, che non fu per nulla infirmato, ma fu, piuttosto, convalidato dalle lotte per la nazionalità, che sono una gloria del secolo scorso. Questo piano comune è stato infranto dalla rivoluzione bolscevica, ben pii.i radicale della rivoluzione francese, perché non ammette nessuna conciliazione con le altre concezioni della vita. Il bolscevismo non è' e non può essere una questione intema della Russia, perché la sua logica lo porta necessariamente alla guerra contro qualsiasi ordine costiruito. Può variare la tattica, possono variare i metodi, ma il fine resta immutabile. La recente lettera di Stalin dispensa da qualsiasi dimostrazione. È quindi impossibile separare la nozione di equilibrio 'da quella di civiltà, le relazioni fra ,2li Stati dalla difesa della civiltà. Xon sono gli Stati autoritari che hanno inventato questo problema. f:: la storia, è la realtà stessa, che l'ha posto in essere. Gli Stati autoritari l'hanno intuito per primi assumendo m proprio l'esperienza mussoliniana. La crisi della Società delle ;\'azioni, le delusioni e gli insuccessi della diplomazia, durante questi ultimi dieci anni, non hanno altra origine e altro si1Z01ficato. t,; sintomatico che, all'indomani del discorso d1 Genova, sia stato proprio un giornale di Pra~a a renderSi conto, e pour cause, di questa vendi elementare. • Chiunque voglia approfittare dell'influenza dell'Italia per raffor..~arcle tendenze pacifiche dell'cc1uihbrio politico dell'Europa, non deve manovrare contemporaneamente con la Russia sovietica Cna solenne conferma d1 questa verità si ha nella guerra d1 Spagna, che legitti• ma il severo richiamo del Duce al go\·crno francese. L'Italia fasci,ita è presente in Spagna, anche e soprattutto per ripristinare le condi:tion1elementari di una qualsiasi collaborazione europea. Immaginare che negoziati diplomatici si possano concludere prima che sia definita la sttuazione ~pagnola non ha c;cnso. In caso contr.mo si corre il rischio d1 la\·ornrc a vuoto. dt ingannare se stessi e gli altri. Il s;ruadagno sarebbe tutto per \lo!'lca Quando si proclamano certe vcritZlil tono non e rna1 abba!'ltanz:t forte. '5~ \ ZONA di oscurità in cui so- ~ no avvolte le origini remote della guerra europea è così vasta e così densa che, per qu.mto lii moltiplichino le pubblicazioni volte a dissiparla 1 ne rimane pur sempre una parte che si direbbe inviolabile. t. particolarmente oscuro il contributo dei principali pc~naggi della diplomazia prebellica alla formazione di quella ten~ionc internazionale, che dete1minò1 alla fine, il grande conflitto. Come si sa1 il principe di BUlow soleva ripetere : e Io citerò in giudizio per diffamazione, e lo ripeto, intendetemi bene, per diffamazione, chi o.:assc sostenere che avrei seguito, nel 1914, la medesima politica di questo brav'uomo di Bethmann >. ~, questa, un.1 pro1>0sizionespavalda destinata a porre in una !>Cli'iìimlauce un succc:-sorc che era anche un rivale. od è, veramente, una dichiarazione rispondente a realtà? Per rispondere al quesito, ogni esumazione documentaria che ci dia modo di indagare i rapporti tra il cancelliere Bi.ilow e il suo imperatore Guglielmo I I, costituisce un elemento prezio'iìO. E, verarncnte 1 un contributo considerevole alla illuminazìone del mondo diplomatico rus<,o e tcdesco1 nel decennio anteriore alla guerra europea. è la raccolta delle lettere fra l'imperatore e il suo c;1ncellicre rica- \·ata dalla grande collezione documentaria Die grosse Polit,k, edita a cura dd governo germ:mico. Le nr,tc caratteristiche del Kaiser rimangono quelle che conosciamo da un p{'no. >.'on gli faremo, certo, un rimprovero particolare per il fatto che, alla fine del dicembre 1903. egli comidera,,c quasi esc)u,.a1 per allora, quella gu<'rr;1 ru'iì<-0-giappon<',c, che doveva scoppiare ~olo un mc'-<'e meno dopo. Guglielmo J I ,;;j rammaricava di doverlo constatare. Si direbbe quasi che e~li vaghcggialiSC un connitto 1u,;;~og:1apponcsc per frenare qurl r.1ffor,.a. .- mento della Ru1.<.ia 1 che mo<itrava di ritenere inevitabile. « Quanto ai ru<isi>, ;crivrva il 17 d;r(•mbrc 1903 al suo cancelli('rC, « il t('mpo lavora per c._,i, Jn tl'rra come in mare le loro trupoc e );., loro noua andranno acqui-.tando ,.emprc una ma_g-giorc potcm.a :o. Bi.ilow, dal canto ,;;uo,non aveva altrntanto de• ~iderio di ,-c<ll'r ..,coppian· in E.-.tremo Ori<'nte un c:onflitto dalle conq,~u!'nze incalcolabili. E quando, poche settimane dopo, riferiva a Guglielmo Il le! mosse prudenti della politica 111oscovita 1 riferitegli dall'amba.,ciatore conte 0sten-Sacken, Guglielmo li postillava in una nota marginale non .:icnza cruccio e amarezza: « 11io Dio, è un po' forte! Si dovrà dunque dire che la colpa è tutta di questi poveri cinesi ! Do1>0il vostro esposto non .,j capisce vcramen• te più come uomini, il cui amore per l,1 pace trapela da tutti i pori, abbiano potuto trovar,i così vicini ad una ~ucrra. E nessuno, nemmeno il piccolo padre, ha avuto l'idea di ricorrere al tribunale arbitrale dclrAia. E quc~to lo si chia. ma reculer pour mieux sauter. Se il Giappone abL.mdona il giuoco dopo tutte le sue minacce e i suoi armamenti e :,mobilita senza aver combattuto nel momento in cui la Russia si dà semplicemente l'a.ri:i. di. ccderc1 ciò mi apparirà. come una gra\'e disfatta del Giappòne e un enorme \uccc~'iìOmorale per i russi. Sarà naturale di:-e: 'iìCnel momento loro favorevole i giapponc"i non scendono in campo contro i nt'-!,i, non ancora pronti, è certo che non oseranno fare di pili quando - è quc,t10nc di pochi anni, fon.e di mcc;i - la Rus,.ia avrà potuto imtaurare o;olida• mentc la propria prcpondnan1.a. QucsLO ... ignifica una co"a wla: che i ~i;1ppone'iìi sono innanzi tutto degli asiatici 1 che appartengono innanzi tutto alla ra.zz.i gialla di cui !!Ì sfor,ano di C~'>C'rc i condottieri contro la razza bianca. ~loralmcntc 'iìono morti. In av\·enirc, dovu:,quc la Rus\ia getterà il ,;;uo pc~o, sia nel territorio af~ano, "ia in Pcr..,ia, ~ia nel Tihrt 1 i son.mi elci pac..i. adocchiati, avvertendone le prctc~c, si diranno ~iu'ltamcntc: "11 GiapJX>n<' :1.ppoggi.110 dall'Inghilterra nulla h.1 osato C'Ontro la. Ru.,,_ia; molto nwno l'lnghiltrrr,1 opererà da ,ola " :.. Le previsioni di Guglielmo I I furono fulminc·ament<' ~mcntite dalla realtà. Ori resto, in fatto di prc\ i..i.oni poli• tichc sbagliate, Bi.ilm, fa lx·n J>l'_~gio. tr,1tteggi,rndo un <JlUdro nltimi,tico della po,i1ione in cui la Gcml.lnia n•rrà a trovM"i in una ronfrn·n,a m;1rocchina (quella dw fu, poi, l.1 ronfr1l'n1a di .\htc,.ir;l\.•. Fra i du1·. non l'r<l ..,c-111pre Gu~liclmo 11 quc-llo eh<' \'('de\·:'\ pe~gio. F. notorio, e ri,;;u\ta anc-he d;.\ que,ta rnrri,ponde111a, rhe il K:\i-.C'rnon fu punto fa\"ore\"ole agli inizi della politica maro<"china del ranrc•lli("n-. I .o ..bai co a Tangl'ri, con b <iu"''~rn•nt(• pa1,1ta, fu impo..,to, è l'1·,p1<·""ion«q"u.1si e'iìatta, da BUlow a Guglielmo; e non furono p,·incipalmente il mare grosso all'approdo o lo sconosciuto cavallo berbero, che gli toccò frcn:ire col braccio anchilosato nella traversata della città, le ragioni della ripugnanza imperiale. .Ma1 per una nota buona, le cauivc spcsseggiavano. Sempre a proposito del conflitto ni-.so-giapponesc, sentiamo Guglielmo 11 smaniare perché Nicola 11 non tutela con abbastan:r.a fierezza « il prestigio delle monarchie> di fronte al Giappone. Egli dovrebbe andare a 11osca, chiamare la S:rnta Rus:-ia a combattere, mobilitare tutto l'esercito. Il principe di BUlow era lì pronto a placare gli incubi ossessionanti del suo imperatore. 1n una nota segreta del 14 febbraio 1904, annotava : « S. M. Jmpi:riale mi ha. concesso che, dal punto di vista. politico, le mie argomentazioni nano pcrfett.1mente giuste, ma che io non prevedevo un enorme pl·ricolo, di cui S. ]o.[. Imperiale, come ~ovrano, poteva rendersi conto m<'glio dei diplomatici, i quali, ,.ecOndo la loro .1bitudinc1 tL·ngono con:o ~crnplicemente dd presente. Voleva alludere al pericolo giallo. Ecco, secondo l'imperatore, il grande pericolo che minaccia I.i razza bianca, la cri1iti,miti e la civiltà europra. Se i ru\- i;i continuano a indietreggiare davanti ai g:iappone,;;i, in venti anni la razn gialla sarà insediata a ~losca e a Po\Cn. lo ho obiettato di non crede• re affatto a <1ue..t.o pericolo. e che, ad ogni modo, es~o riguardava molto pili le altre potenze mondiali: la Ru,sia, l'lng-hilterra 1 l'Amcri('a e la Francìa. ~\l~l S. ~L ha mantenuto rigidam("ntc il suo punto di vi,;;taesprimendo il desiderio di vedermelo fis~are "UII:\ carta e di depOrlo agli archi\'i ». 11 prim ipio monarchico da tutelare e il « pericolo giallo» da combattere: ecc-o Jr due fisq:rioni del Kai,er per la occaliione. Lo zar combattè alla fine il pericolo giallo: con quale ri!-.ult.uo per la monaahia zarhta, ..appiamo. ~l.1 se ancora nel <i.ettcmbrc I go+ il cuore di Gugli<.'lmoarde di .1more fiducio'io per la Russia :ra1i'ita, di 'id<.'g-noe di spn•z7:0 prr i ~iapponr,i, nel mar,o 'iUCf<'"· ~i,-o iclall'.nttunno alla primavera) è avvenuto un capovolgimrnto. Lo zar inclina alla p.,ce con la media1.ione franco•ing-le~e; il fedele Guglielmo ~i <;ente tra"-cur.ito, abbandonato e 1wn,;,a addirittura a fcliritare il ~1ikado per la \'ittnria <li ~lukckn e :lei in\·iarc l'ordine Pour le mérite al capo di Stato Maggiore giapponese. Questa volta Di.ilow deve frena re la nipJ>0filJa del suo imperiale e capriccioso signore. L'impressione del momento: ecco che co~a c'è nello spirito di Guglielmo I I. S'interelisa, ·ad un certo punto, alla questione della neutralità della Danimarca in calio di gucrr.1: e ,;;ubito c'-clama che, senza una intesa con la Danimarca 1 la Germania è a terra. La .Francia ha sacrificato Dclcassé, ha accettato la. conferenza marocchi• na.; Guglielmo non sospetta nemmeno che si poss.a trattare di una mossa strategica, di un modo di guadagnar tempo; proclama senz'altro eh<' la Francia non vuol pili battersi per I'Alsazia-Lorena. All'impressione subitanea si unisce, di quando in quando 1 l'esaltazione militica. Non basta che il Kaisc-r informi il cancelliere che egli prega per lui mattina e sera (alcuni mesi innanzi del congedo al « ma.,calzone »). Quando racconta l'intervista di BjOrkO con lo zar, finita nel famoso trattato di alleanza, proclama che Dio ha diretto tutto, che egli, Guglielmo, è stato ispirato da Lui1 suo semplice ~trumcr.- to. E alla firma: « Federico Guglielmo, la regina Luisa, il nonno, e Nicolò r, sono senn thtbbio presso di noi in que- ,;;to momento>- Ma poi gli viene un dubbio sull'ubicazione precisa -di quegli <;piriti magni: « ln.ogni ca.,01 ci hanno vic;;todal Ciclo e si sono certamente rallegrati! ». Se l'avcs<i.crofatto. s:i.rebbcrc, stati, per spiriti cek·sti, vcrnmentc poco chiaroveggenti: il trattato di allc:1nza, come si 1ia1 non ebbe liCguito. 11 racconto di quell'intervista, nella lettera confidenziale dell'imperatore Guglielmo al cancelliere Bi.ilow, ha dc-Ile pae;ine veramente memorande. In un poo;;crittonotevolis<i.imo,Gu~lielmo dice: « Durante la convCl"liazione sulla situa;,ione interna io ho ver:ato allÒ zar del vino puro. Gli ho comigliato 1 rioè, due cose: prima di tutto, di di'\rc, sul• l'clicmpio della Afag,ia Cliaita in Jnghiltcrra, mercè un atto di hab('a.Scorpus, la sicurezza individuale e il diritto alla giustizia per tutti i cittadini, mediante la soppressione radicale drlla procedura amministrativa. Quando questa carta sarà stata c:anzionata dal gabinetto, io gli ho consigliato di non promu(g;,rla immediatamente, ma di convocare prcliminar:-ncnte il consi~lio di St.1.to e di sottoporla al suo esame. :'\rlle riunioni che avranno luogo sotto la 'iìUaprc!-idenza, io gli ho consi~liato di cominciare con i'. la,;;ciar discutere i presenti come v~liano a propmito di parlamento e di cmtituzione, poiché ciascuno avrà ~icuramente un progetto in ta-.ca da presentare. Quando, poi, gli ali,Ì'itC-ntiavranno formulato le loro opinioni e, dati il dc~moe la p:1.,liioned<'gli

c;}avi per i sermoni, csc;i si saranno del tutto imbroglia.ti nelle loro discussioni, allora sarà venuto per lui il momento di intervenire. < Ho detto, inoltre, allo zar che il suo esercito si era battuto coraggimamcntc iUI campo di battaglia, nonostante un comando che raramente si era rivelato all'altezza del compito. Lo zar mc lo concesse senza difficoltà. Il suo esercito aveva egualmente combattuto durante vari mesi e senza tregua la rivoluzione assolvendo per lui le ingrate mansioni della polizia, La Guardia era rimasta immobile al suo posto. Era, dunque, conveniente assegnare alle truppe di linea una ricompensa esemplare, conferire ad esse i medesimi diritti alle carièhc e all'avanzamento riservati al1a Guardia. Sarebbe, così, M"omparsa una situazione che feriva profondamente tutti gli ufficiali di seconda classe. Lo zar si è impegnato, con parola d'onore, a trasmettere all'e~rcito un ordine in questo senso, di modo che l'esercito, anche se non è vittorioso, potrà almeno ritornare alle sue case, a pace conclusa, onorato <' ~ddisfatto >. Non si può dire che, pur col suo temperamento, facile ag~i scatti ed alle esplosioni improvvise, Guglielmo II non fosse capace, a volte, di dispensar~ consigli di chiaroveggente prudenza e di tempestiva duttilità. Lo si vide bene all'indomani dell'annessicne austriaca della ~omia ed Erzegovina. In una nota sègrcta annotava: e L'impresa di Achrenthal mi pare sempre più come una stravaganza di giovincello. Non ne ha detto nulla a noi cd ha fatto a lsvolski ed a Tittoni allusioni così velate, che l'uno e l'altro hanno avuto l'impressione di essere stati completamente tratti in inganno. Non ha neppur tenuto il minimo conto del sultano, che, pure, era il principale intercs- ~ato alla• faccenda. In tal modo, ha fatto così pesare sul suo sovrano il sospetto di una intesa con quell'emerito dispregiatore della pace e dei trattati che è Ferdinando. Ejitli ha portato i ~rbi ad una vera temperatura di ebollizione, ha irritato vivamente il Montenegro, eccitato i cretesi alla rivolta, rovesciato in pieno la 'nostra politica turca, così penosamente edificata nel giro di venti anni, corrucciato jitli inglesi pur aiutandoli a prendere il nostro posto a lc:tamhul. Non basta. Aehrcnthal ha gravemente !Contentato i greci con le ,,1c amabilità per i bulgari e ha fatto a pezzi il trattato di Berlino, introducendo una irrimediabile confusione nel concerto delle potenze. Gli un~hcrcsi mno ruri osi perché la Bo<:nia si sarebbe dovuta annettere ad essi. E i croati, dal tanto loro, sono jn rivolta perché egli voleva che la saldatura c:i facesse con e<:.c:iB. isogna riconoscerlo. Ci trbviamo di fronte ad un record europeo, che nC'-Sun diplomatico aveva mai raggiunto finora. Ad ogni modo, non è davvero il gesto di un uomo di Stato che scorga lun~i nell'avvenire. In mezzo a questo fune<;to disordine noi dobbiamo cercare di recuperare la serenità dei nostri rapporti con l'Inghilterra. E questo è pos- -.ibilc nella questione degli Stretti, qualor,1 si ripresenti sul tappeto, a condizione di aderire al suo punto di vista e di domandarne egualmente l'apertura non soltanto per la Ru ..sia, ma per tutte le potenze. La Rumcnia, dal canto suo, non può che nutrire il medesimo dcc;idcrio come Stato rivierasco. Ma bic;ogna cominciare col discutere questa questione in conveNazioni private con la Turchia e bisogna pure che ~farschall pO'-'-a c;ondarc il terreno. f:. chiaro che l'lnrhdtcrra e la Germania sono le due Ir MAG'.t'fohh.xv1 O ■ NIBIIS ·:•:-::•:•····•·.•,• ~-· DOOUllENTI DELLA TERZA &EPUBBLIOA. (1912)1 SPLENDORE DELLE SINISTRE sole grandi potenze che non sono state precedentemente informate di tutto questo scombu~solamemo. Esse hanno dungue le mani libere e dovrebbero concertarsi a vicenda tanto più che entrambe mirano al bene ddla Turchia >. Non si può negare che Guglielmo H possedeva, talvolta, un intuito, che gli permetteva di scorgere a distanza l'entità delle mosse diplomatiche altrui e le ripercussioni degli eventi politici. Che, poi, egli possedesse in eguale misura la capacità di fronteggiare gli elementi e di assumere in pieno la rOiponsabilità dei propri atti, è un':dtra cosa. Lo si vide nel luglio d<tl 1914. Quale si delineava, in quei giorni, agli occhi dello zar t; dei ~uoi ministri la c:ituazione diplomatica? I febbrili nego• ziati che per tutta una settimana c;iera• no svolti attra\'Cr.:,o l'Europa avevano chiaramente mo,trato che i due imperi continentali si rifiutavano a qualsiasi conciliazione. Ma dove era veramente il principale centro dcli.\ resistenza? 1\ Vienna o a Berlino? La stcsc;a incertezza al riguardo non faceva altro che sovreccitare l'opinione pubblica rus- .sa. Il bombardamento di lk·lgrado nella notte fra il 28 e il 29 luglio, suscitava un'ondata di collera in tutto il popolo russo. Da Pictrogrado a ~osca, da Kiev a K:uan, tutte le pac;sioni dello slavismo ortodoc:so si illuminavano come alla luce della folgore. In questo impetuoso sollcvar~i della coscienza nazionale. forse l'imperatore Nicola cr:\ l'unica persona rimasta calma. Egli non riusciva a comprendere che la GCn11ania potesc:c permettere ali' Austria di condurre fino in fondo l'avventura serba, perchf non riu,.civa a pcNuadcrsi che, per i begli occhi degli Absburgo, Guglielmo 11 c:i acconcia<;c;c a correre l'alca di una guerra generale. )J'clle recenti conversazioni avute con Poincaré. presidrntc della repubblica francese, '.'Jicola aveva dichiarato con tutta convinzione: e Non posso credere che Guglielmo voglia la guerra. Se voi lo conosceste come lo conosco io, ,;;aprcstc quanto ciarlatanismo c'è nei ,uoi attet,r~iamcnti ! E poi, a meno che non abbia perduto complcrnmcnte b ragione. non oserà mai att:i.ccare una coalizione della Ru'-"ia e della Francia, a cui sa bene che l'Inghilterra si unirà immediatamcnte ». ln queste condizioni di spirito si capisce come Nicola ,;;i r:ic:,;;cgna'-c:ac malincuore, il 29 luglio. ad ordinare la mobilitazione di 13 corpi dc-stinati. eventualmente, a combattere l' Au~tria. e come, il 30 a ,;;era. ordina~-.e la mobilita;,ionc generale che ru proclamata il 31 all'alba. Quando questo secondo ukase fu cono,ciuto a Berlino, Guglielmo telegrafò allo zar: « 1n seguito al tuo app<:llo alb mia amicizia, io ho cominciato ad a~ire come mediatore fr:i. te e l'Au,;;tria-C'ngheria. Proprio durante il mio intervento, tu hai mobilitato le truppe contro la mia alleata. La mia mediazione, pertanto, è qua5i illusoria. Tuttavia io ho continuato ad agire. Ed ora ricevo nuove sicure, che mi infor• mano di seri preparativi di guerra alle mie frontiere orientali. Rc~ponsabilc della sicurezz.a del mio impero, mi sento costretto ad adottare mi ..urc preliminari di difesa. Nei miei ~forzi per 1:alvare la pace del mondo mi c:ono ,;pinto fino agli ultimi limiti poc:'-ibili. La rc'-ponc:abilità della cat:1,;trofr. che minaccia il mondo civile, non ric:1drà, dunque, '-U di mc. La pace dell'Europa può ~ucora e"'-<'re c:,1h-ata d:1 te. ,e la Rus~ia interrompe i preparativi militari che minacciano la Germania e l'Austria Ungheria>. JI telegramma ,i incrociava per ,·ia ron un tl'lcgrnmma di ~icola: « Ti rin- ~razio cordialmente per la tua mcdia1ionc che mi fa ~pcrarc una solu;,ionc pacifica della crisi. Per ra~ioni tecniche, mi è impos~ibile di ~o~pendere I<' misure militari che l:\ mobilitazione austriaca mi ha obbligato di adottare. Noi siamo b<.'n lontani dal desiderare la gucrrn. Finché dureranno i negoziati con l' Amtria a propo~ito della questione s(•rba, lr mie truppe non compiranno alcun ge-.to provocatore. Te ne do la mia parola solenne. Pieno cli fede nella divina misericordia, spero che il c:uccesso ddl.1 tua mediazione a Vienna manterrà incolume la prosperità delle no-stre patrie e intatta la pace europea». Alla mezzanotte del 31 lu~lio l'ambasciatore Pourtalès comegnava a Sazonov 1'11/timatum: « Le mic:urc adottate dalb Ru.,._ia ci hanno co~tretto ,t proclamare lo "tato di pericolo di guerra che !-Mà 'ieguito da una mobilitazione generale, 1.e nel giro di dodici ore la Rusc:ia non interrompe i c:uoi preparativi milirnri >. Nuovo telegramma di ì'\'icola a Gu- ~lielmo: e Comprendo che tu debba mobilit.1re. ma io de,;;ickro di ricc,·crc da te l'as,;icurazionc che ti ho dato; la rmicurnzionc, cioè, che queste misure non significano la guerr.t e che noi continueremo a negoziare per la salvezza della pace universale cara ai nostri cuori. La no<:.tra lunga amicizia deve riuscire, con l'aiuto di Dio, a scongiurare l'effusione del sangue. Pieno di an~ictà, ma anche di confidenz.a, attendo la tua ri,posta >. Quest'ultimo app<'llo perveniva a Guglielmo alle ore 14 del primo d'agosto. La dilazione fissata dall'ultimatum spi• rava alle ore I g. Non avendo riccvut:i alcuna i~truzione, allo scoccare delle 19 Pourtalè" rimetteva la dichiarazione di guerra. Ed ceco che il carattere inc- ~uale, discontinuo, prccipitoc:o, quasi si direbbe parossistico, di Gul!lielmo I I ci si rivela in pieno. Non appena è accaduto l'irreparabile, egli prccipit:t in uno '-tato di vero e proprio <;.marrimcnto. E quando vede I' Inghiltcrra affiancarc:i alla alleanza fr,1nco-n1'-c:;1 1 cade letteralmente in col• lasso. Rivendica dinanzi a se stC'-SOla purezza dtllc sue intenzioni, si scaglia C('lntro la perfidia e la m:dvagità degli ,wvcr~ari, cerca dovunque giu,tificazioni, ~cu<;.ec.i1cmtame .ittenuanti. e Avrei mai potuto io credere che la Russia avrebbe marci:tto al soccorso dei ~erbi? Potevo io credere che Nicola avrebbe pre~ la difo~a di quc~ti b:tnditi col pericolo di scatenare una guerra generale? Per quanto riguarda l' Inghilterra, Guglielmo la carica di ingiurie e di malcdi;,ioni: e Da lei viene tulto il male. ~udi essa e ,;;udi c~c;a~ola grava tutt,1 la r('spon,;;abilitd della catastrofe >. E ancora: e La mia funzione è finita. La lq~:gercna e la debolezza stanno per precipitare il mondo nella pii'1 terribile delle guerre, una guerra il cui scopo è l'annientamento della Germania. Non ho più alcun dubbio al ri~uardo. L'Inghilterra. la Ruc:sia e la Francia "i sono concrnate imieme, prendendo come pretesto il conflitto austro-serbo, per condurr<' contro di noi fìno in fondo una !.!_uerra di stenninio. Ecco che la bc,ti.llità e l'insipienza della nonra alkat:t ,lll'ltriaca ~nviranno di corda per c,.trangolarci. JI ramo~o accerchi.1mcnto della Germania è rcaliz...:zato.Operazione ~randioc:a che non può r\on essere ammirata anche da colui di cui determina la caduta. Edoardo \'Il, morto, è ancora ph'.1forte di mr che wn vivo. t ben l'ora di c;ma~cherare senza pietà tutti quC',ti formidahili intrighi ch·ll'In- ~hiltc-rra. Occorre ,trapparlc dal volto pubblicamente questa ma ..chcra di pacifi~mo cristiano. La sua ipocrisia fari- ,;;aica deve essere es1>0,;ta al ludibrio. I nostri consoli in Turchia e di tutto l'Oriente debbono '-Catcnarc una imurrczionc selvaggia dcli' Islam contro questo odioso popolo di bottegai falsi e depravati. Se noi dobbiamo c~scrc scuo• iati. l'Inghilterra deve almeno perdere l'India>. Ci sono, infine, le rivelazioni di Paléologue. L'ex•ambas("iatorc francec:c a Pictrogrado racconta come un giorno. conver,ando con lo zar Nicola sulle origini e le responsabilità della guerra, lo zar g~i parlò ancora di telegrammi personali che aveva scambiato con il Kaiser nella settimana precedente alla rottura. Raccontava lo z..ar: « ~[ai, ncp• pure per un istante, Gu~liclmo è stato con me ,incero. Ed ha finito con l'essere lui stesso catturato nella rete che aveva ordito. Così, vi c:areMe mai potuto spiegare il telegramma da lui mandatomi $t'i ore dopo avermi fatto comeg~iare la StUl dichiarazione di guerra? S1 tratta veramente di un episodio inesplicabile e incomprensibile. Non so se ve l'ho mai completamente raccontato. Era l'una e mezzo del mattino del 2 agosto. Avevo ricevuto poco prima. dal ,·ostro collega ambasciatore d'lnghil• te~ra, un telegramma di re Giorgio, che mi supplicava di fare tutto il po--.sibilc per salvare la pace. Io avevo redatto con Buchanan la rispoc;ta che voi conoscete e che '-Ì chiudeva con un appello ;l( concorso armato drll'Inghilterra perché la guerra ci era imposta dalla Germania. Partito appena Buchanan, io mi recavo nella camera dell'imperatrice, che era già a letto, per mostrarle il telegramma di re Giorgio e bere una tazza di tè prima di andare anch'io a riposare. Sono rimasto pres-.o di lei fino alle due del mattino. Poi, sentendomi stanchic: ..imo, volli prendere un bagno e stavo per entrare nell'acqua quando il mio domestico batte alla porta inc:istcndo per consegnarmi un telegramma: "Un telegramma urgenti,;;simo, un telegramma di S. M. l'imperatore Guglielmo". Leggo ~ue~to te)<'gramma, lo rileggo, mc lo ripeto ad alta voce, non ci capi,;;co nulla. "Come!" dico a mc stesso. "Guglielmo pretende che dipenda ancora da mc che la guerra sia evitata? E, mi ,;;congiura di non permettere che le mie truppe oltrepassino la frontiera? Ma che c:ono diventato matto? :\fa che forse il mini,tro della Conr. il mio vecchio Frederickz, non mi ha portato, sci ore fo, la dichiarazione di guerra rime,.sa dall'ambasciatore di Germania a Sazonov? ". Torno nella camera dell'imperatrice, la dec:to. le leggo il telegramma di Guglielmo. Lo volle essa stessa leggere per crcckrci. E, immediatamente, mi dice: "Tu non risponderai, non è vero?". 1t No di certo 11 • Questo telegramma inverosimile, stravagante, non aveva altro ~copo che quello di dic:orientarmi, cli disa1111.1.rmi 1 di trascinarmi a non so qual pa\SO ridicolo e disonorevole. Il risultato, nrituralmentc è stato il contr:irio. La,ciando la ca:.Oera dell'imperatrice, ho sentito nettamente che fra Guglielmo e mc tutto era finito e per sempre. Ho dormito profondamente. Quando mi sono risvegliato, ;11la mia ora abitua.le, mi sono .~~tito calmi'-simo .. La mia rcspon- ~ab1lna, al cospetto d1 Dio e al coc:pctto del mio popolo, continuava ad essere enorme. Ma sapevo almeno ']uanto mi restava da fare>. Mai come leggendo questi documenti si av, erte la profonda verità della fmita;:ione: « quam parua sapientia regitu.r m✓.ndus >. GIULIO VBNTURI OHUIBERLA!N IL SURREALISTA ® UALCJIE volta mi si accusa di eHcrc un realista in politica; qualche a.hra mi si potrebbe definire un surrealìua > Così motteggih Neville Chambt-rlain al banchetto all'Accademia Rrale, qualche sN1imana fa. All'Accademia Reale si 1ic-ne un'esposizione d'anc bri1annica: ritralti solenni del re, della regina, delle principesse e di ahri membri della famiglia reale; ri• natii di nobili fordJ o di altri personaggi molto df"cora1ivi; due scene della guerra di Spagna; qualche 1en1ath-o surrealista, piut1os10timido. Il Prtmiu Cham})erlain, rhe, sebbene inohralo negli anni, è pur sempre giovane di spirito, parlando in C05pt'll0 di quadri di svariale scuole e 1cnden:-:e- non tutti documenti felicissimi della moderna arte bri1annica - e in presenza degli autori di essi, crcdet1c opponuno di associarsi ai più giovani, al gruppo diciamo così di a\anguardia: e si au1odefinl un surrealista. t.:na di quelle as§OCia7jonipuramente verbali o oratorie, dalle quali, in fondo, lutte e due le parli traggono qualche \•antai,;-gio:per un rnomento, il Premiu prese in prc;,ti10 dai più gio\ ani artisti bri1annici un poco della loro gioventù e sul surrealismo bri1annico ~i ri\erberò un p0eo della au101i1à e del prcs1igio del Premiu. Probabilmente, la boutadt di Chambcr1::iinnon avrà seguito. Nessuno gli rarà il torto di ddinirlo sul serio un surrealis1a E, quan10 al ri:ruppo surrealista, f"S~oo, rmai, si è messo dalla parie df'ffopposizione. La decisione non è s1a1a facilr. Il 'l'.ruppo si è riunito più volte, so110 la presidenia del suo capo, Roland Pc-nrose,appunto per stabilire quale doveuc essere il suo atteg• giamento in fa110di poli1ica. E, dopo molte discus.sioni,si è buttalo a sinistra, rilen('ndo che « il suo ~opo auualc sia di costruire un nuovo ordine sociale sulla b:uf' dell'analisi psicologica >. E non ,i creda che ques10 a11eggiamen10 del surrealismo britannico s.ia des1ina10 a ri.mancre allo .slato di una opinione platonica_. platonicamen1c professata. Il gruppo ha. il coraggio delle $ue convinzioni, e il pruno '""'1éÌO alcuni dei .suoi membri più no1i, il capo Roland Penrose, Julian Tre. ::';:;. 1;r;c~a~~~1h~r!:Om;:r~ea:1{ :;::e;;~ cialisl.i. in lfyde Pafk. lnohre, non soddi- >fallo ancora di questa diretta e person:i,le par1ccipa1ione, il gruppo surrealis1a britannico ha manda10 a sfilare nel corteo alcune delle ~uc più alte e \qUisite creazioni artis1iche, di quelle che, per o,Yie ragioni, non possono trovar posto all'esposizione all'Accademia Reale. Venivano, prima di 1ut10, qua1t10 fan1occi d1 legno, che raffiguravano Chamberlain in cilindro e abi10 a coda da mattina, con l'ombrello e un fascio. di carte fra le mani: le 1e.s1edei pupazzi erano opera dell'artista S. E. \fcWilliam. Ciascun fan1occio portava, appesa al collo, una tabella sulla quale a grandi carat1eri era seriIlo: « Chamlx:rlain deve andarsene>; iscrizione di cui non è chi non veda la somma surrealis1ic.aor1ginalit3.. In~l.1re, grai:.ie a una trovala ancora più originale dell'ar1ista, di tanto in 1an10 i qua.uro fantocci apri\ano le braccia e ripetevano ~n \'OCC di pappagallo: e Sì, sì, cc ne dobbiamo andare. r es, Jts, we musi 10 >.• Dic1ro I fan1occi, , eni\'a un carro surrealistico, che portava un ahoparlan1e ; e l'altoparlante era sormontato da uno Khcletro ~on una maschera per i gas, in una ~abbia dorata. L'n cancllo spiegava: « A Nevilh...Chambcrlain dagli Stati 101alitari >. V"ni,•a, infìnc, una gigan1e~ca 1csta di ca- \•~llo, _conun collare dipinto in rosa, riempilo d1 palloni e di ~ubi di tromba: opera cosi surrcali.s1ica, as.sicura Nnca Reuiew che neppure il suo disegnatore, Julian Tre~ \'clyan, ha po1u10 spiegare che cosa si• gnificasse. Comunque, non è il particolare che conta, in queste belle occasioni, in cui rarlf' scende in piazza e si allea alla poli1ica. Il significato di ques10 par1icolare o di quclJ'ahro può essere riuscito piuttosto oscuro, ma quale sia il pensiero sociale e poli1ico del gruppo surrealis1a bri1annico è emerso chiaro dalla bella e solenne dimoscrai:ione pubblica. Ognuno, a qucs10 mondo, si spiega come può, e il gruppo, coi fan1ocd di legno, Mn lo sche)('1ro in gabbia e con la lesta d1 1...i.valloha fauo chiaramente in1endere al pubbli(..o britannico che esso è fermamente risoluto a coslruire, come già si è dello, « un nuovo ordine sociale sulla base dell'analisi ,psicologica >. Quando gli ar1is1i si occupano di poli• tica, dicono ìdiozit' come quesia. Il gruppo surrealis1a non rap\>resenta neanche una parte minima dell'opinione pubblica britan. nica. ~fa segue la corrente. . La corttnte, se non incorriamo in trrore, in quuto momento non è favoN";vole a Chanibcrlain. Si sono fatte tre elezioni sup· pletive e il ~overno le ha pc-rdu1e tutte e tre. La politica es1cra di Chamberlain non è popolare. Ancora oggi, il popolo inglese non si rende abbastanza chiaramenle conio del pericolo mortale che ha attraversai~ e .che 1u11ora ai1ra\ crsa. E, ingius10 e 1sttnco, ancora applaude a colui chr lo ha condotto a questa disp('rata siruazione, e a Chamberlain, che sia (acrndo un'opera abile e pai:.iente per trarre io ,,ti. vo l'impero, grida che se ne vada: e CJ,nmberfain must go>. f:, la voce della r onoscenza popolare. La gravi1à drlla situaz.ione conc:istl"vain questo: che, per la prima volta nella na storia, l'impero ingkre si trova\ a dalb parie del più debole. L'Europa si divise varie volle in due coaliz.ioni, nel corso dtgli uhimi secoli: è spesso il Regno Uni10 si schierò con b parte più debole ; ma, per il solo rauo del suo inter\'cnto, la situazione si rovesciò, e la parte che era più debole, diventò la più foric. Quesla volta era act"adu10 il fa110 nuovo e gravissimo che per quan10 la Gran Brciagna si fo~sc gettata con tulto il suo peso da una parte, questa era e rimaneva la. più debole. La men1e lucida e realistica di ChamlX'rlain capì 1u1ta la gravità del pericolo. Capl in tempo che la continu,1zione della poli1ica di E<len avrebbe cos1re110 le tre potenze del triangolo a stringer<i anco1a più saldamente insieme. Perché, in che consisteva mai la politira del ministro Eden, di cui ancora ogq;i un:i parte drll'opinione pubblica inglc,e si mo• stra ent11~ia~ta? Per 1imore di non euere abbast.tnza obi, 1 tivi prendiamo in preui10 da un O•\U\,1 torc neu1r.ale, e 1utt'ahro che simpalizz.anl• per i parsi 101alitari, l'americano Wah1·1 Lippmann, una drfinizione e una diagnn, di quella fase della politica britannica La politica di Edl"n (così Lippmann, d rifiutart' di negoziare e di rifiutare di com battr-rc, di bombardare le dittalure coi, acrimonioic minacce c di ritirarsi quando esse pr('ndevano l'offcnsh·a con le armi a!l.t mano, .stava conducendo l'Inghilterra, e di, fatti la condusse, da un disa.stro ad ,rn ahro sempre maggiore. Quella poli1ica non riu.K"Ì .,, frenare la militarinazion" dr-11., Gr-rmania, non impedì fa conquista dr! l'E1iopia; non impedì l'inva~ione della C1 na ~.fa riuscì a con\·ertire l'Italia nel u, mico pii, pericolow per l'Jn~hilterra e- p,, I.i. Frarn·ia su tuno il 1.asio fron1e eh.I \ a dalla Spagn2. ai paesi arabi ; riuscì ·• fare dcll'ltalia una minaccia eosl gra\-C pr-1 la Gran Bretagna, che J'inAuenza inglc\• "" fu completamcnlc paralii:ia1a, così i1, Europa, come in E.nremo Oriente. \ poco a poco, la Cran Brnagna .si tro, ,, di fron1e a lrt· an1agoniui, che agh·ano d conceno. lmpotenle ad affron1arli tulli , ire insiemt·, Londra fu inabile a tra1ta11 con l'uno o con l'al1ro di eni. Cosi, d.1 quando la combinarione Berlino-Toldo vcn ne in vita, la polcnza inr.;:le~ fu vir1u.d mente 3nnicnta1a t' la Gran Brelagna f,. cos1rc11aad .tbb:11\donarr~ran parte dei suo, idrali e una parte anche ma~J!:ioredei su,., m1ert"ssi. Chambcrlain capì che biso~nna o com bat1ere o 1ra11are. Capi che la Gran Br1 1l'l.l(na, non a\endo altro allca10 chr I.• Francia, non a\ riebbe potulo affrontare nel lo s1csso tempo la Germania nd mare d, I .;\'ord e in Europa, l'halia nel Mi·di1err.1 neo e in Africa, il Giappone in Estrem" Oril•n1c. Capì che il suo paese era vin10 i1, partenia E ~l"lsc l'ahra a\terna1iva. Trat1 con l'Italia e riuscì ad eliminare una ini micizia, che n<"nc-ra necenaria. Si dichia,,, e si dichiara 1ut1ora dispos10 a 1ra11ar, con la Germania e anzi ha fatto propn .. in que11ì ultimi ~-iornidelle < aperturt- > i" qucSto senso, come si dice in gergo dipln ma1ico. offrendo i suoi buoni uffici a Bt, lino e a Praga. E si è penino dello e-iii $C l'America continuerà a far prediche , a non \'Olcrsi imp{"gnarc, cercherà di 111n trni d'accordo anche col Giapponr-. Qui sta non è soltan10 una poli1ica realisli<.1 ma anche la poli1ica del buon senso. Cl· non la approva, acce11a irnplici1am, .1, l'altro corno del dilemma: la guerra ).fa i surrealisti e i vociatori ~:alisti d1 H>de Park non sono di quesi'av\·iso. F.,,. urlano che Chambcrlain se ne de\·c ;m dare: « Chambufoi11 must 10 >. ).{a quan do, recentemente, si sono apt'rli gli arruo lamcn1i per quarantamila uomini, non s1 sono 1ro\ati che tre o quauromila ci11adini . di buona volonti: fra i quali, na1uralmen1c. non erano i surrealisti. né i vocia1ori sociali\li di H>'dc Parie I surrealisti non \ anno alla guerra. E questa è l'opinionr pubblica che è con 1ro Chambt'rlain. T~,rna alla mente un di-1 10 di Nie1zsche: l'opinione•pubblica non i che pohroneria. Gli errori della poli1ica inglese nel vc-n1ennio dalla guerra ad oggi condussero il mondo al caos attuale Quando i frutti di "l'.li('rrori maturarono e la 1cmpes1asi ad. dc-nsò, quando non ci fu più margine p<"1 uheriori errori, l'Inghilterra errò ancor.i. mettendo iuuo l'impero in Pericolo mort.1!, Oggi, per la prima voha dopo tanti anm di isterismi e di errori, è alla tc5ta del ~o• verno inglese uno slatista degno di I.ti no rnc, un realisia chiaroveggcn1e, che cerr., di ripa1·are quel che è s1ato dis1rutto. , la piaz,a è conlro di lui e gli urla di andarst'ne. L'osscrva1orc:uraniero resta slupt"• fa.110di questo strano speuacolo di follì.1 collenivl'I e si chiede se veramente il po polo incilt~e stia ~r perdere quelle vir11, di buon senso e: di fr<'ddo realismo, eh, furono ianta parie del suo cau11ere i11 paiS•HO; si chiede se debba proprio c1, dere che una parte del popolo inglese e.i., risolu1a a fare la rovina della sua pau 1.1 l'cH1Huali1à che Shl'lke~pcarc 1cmeva: Tl1is England nuJu did, nor ,uuer sho{I Lit at lht proud foot o/ a conqueror, Btit u-hen it firJt did help to :c.01md 1tulf Now th,-u her p,incts ore come hom, [ogam Comt 1hr thru corners o/ the u·orld n· [orm, .-hd wr shall shock thtm. Nought shrtll fmakr ,.is nu 11 Fn1,la11d it.re{f dt> rnt but lrtu. (e Mai qu(·s1a.ln~hilterra potè, né può ~iacert" a.i pirdi or\logliosi di un conquisi 1 tore a meno che essa stessa non lo ai11 ia~se a ferire ~e stessa. - Ora che i suo principi sono tornati, - si levino pure iu armi i ire an~oli del mondo, - e noi li ~fìdiamo: nientf' potrà vrnirc a capo dì nu, purchi fln1hilu,ra ,esri fede!,, a J, Jlf'Ho >). RICCIAROgTTO ~----==::::.:::-_-_ 'iìftiiiiii SETTIMANALEDI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE Il. SABATO lN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI Ita&~~~t~r:~ •t~~k; !:~::fr!''l~'f~ 001ft N'OMERO OlU LIRA 1lh1101crinl, diugnl , fotogra6e, anche te uou p11bblic1tl non 11 N1ttit11!1~uo, Dlrei.lou: Rom•t,feTo!':~~l~•e.~ijgtta, 3 A.mm.Lnbtrutor11: Mila11T;1;io~'!•N~itao]rb1, 6 hbblldtà: Per mlllimetrodi alt,ua, b&!!1e1111 c.ilo1111a1 L. 3, RiYolgeui 1ll'Ag,nlia 0, Bretobt )Ulano, Via S1hin~ 101 Ttlefoco 20.9!\7 Parigi166, Rue do n11bo11rgSalat-Uonori

j PESCI viaggiatori hanno le loro strade segnate fra gli scogli, le correnti e le coste di tutti i mari. A tempo giusto appaiono .,Il.i superficie, depongono le uova, e poi scompaiono per lunghi periodi inabi,sandosi alle pii't forti profondità. Si aggirano pc11lunghi mesi nel buio e nel silenzio, sr,nza scopo, a caccia fra banchi argentei di pesce minuto e fra le insidie delle rctì clic arano il fondo. Quello che importa nella loro vita è soltanto il viaggio d'amore verso i luoghi della loro nascita, dove non abitano, ma dove depongono i frutti dei loro primaverili amori. Così il pesce spada, il XiphiaJ gladius, e spccie di pesce osseo marino del sottordine 1\r;.ntottcri, divisione Scombriformes, famiglia Xipliidat •, un gl'Os.so animale di forme eleganti, snello nel corpo e di mutevole colore, nei mesi che corrono fra maggio e agosto fa balenare la sua lunga ombra nera a qualche palmo sotto la cresta delle onde. La spada che porta sul naso. di durissima materia cornea, è aguzza come la punta di un. pugnale. Viene dal!' Atlantico, attraversa Gibilterra, e cerca acque calde e profonde per procurare le migliori condizioni di vita alla prole. Poiché, come testimoniano i piccoli pesci spada che durante l'inverno si pescano soltanto nel Mediterraneo, qui essi nascono, per intraprendere, non appena le pinne si wno irrobu~titc, il lungo viaggio atlantico verso le coste settentrionali dcli' America. Da esse ripar~ tono poi, a circa un anno di età, in viaggio d'amore, a branchi o a coppie, per raggiungere i mal'Ì di origine. I piccoli avranno bisogno di coste alte e frastagliate. Entrati nel )..{cditcrraneo, seguono per un breve tratto le coste africane fino ad Algeri e a Tunisi, poi puntano verso il nord e verso l'J talia. Con mare e tempo tranquillo, nei mesi di maggiç, e di giugno, !>Ì trattengono nelle acque calabresi, e quindi ripartono verso il sud, per attraversare lo stretto, tenendosi rigorosamente a sinistra, accostati aila nva calabra. Arrivano nell'Egeo, in Dalmaz.ia e magari nel .Mar Nero; di qui riprendono la stessa via per il ritorno, nei mesi di luglio e agosto, e fanno il cammino in senso inverso. Anche que• sta volta nuot:rno a sinistra, radendo le coste di Sicilia e spingendosi fin davanti a Milazzo prima di nascondersi di nuovo. Questa del passo, è la stagione della pesca. Trascorse queste settimane, soltanto a grandi profondità si potrebbero catturare; mentre, d'altra parte, la legge è inter\"enuta a proteggere i piccoli pesci spada che a sciami, nei mesi invemali, corrono fra gli scogli fra Scilla e Palmi. La pesca si fa con sistemi antichi e mai più rinnovati, di giorno e di notte, da uomini esperti di mare e dall'occhio perfetto: marinai vestiti come borghe• .>i,di piccola statura quasi tutti, ma con la parlantina sciolta di chi è u~ a molti porti e a luoghi stranieri. Hanno bisogno per il loro mestiere di pazicn7.a e di fortuna. t una dura fatica. quella del pescatore, e una vita stentata, ché un giorno si torna col carico e due senza, 'mentre la stagione corre e il tempo s'abbrevia. I ~ci spada partono, ma di in~crno gli uomini e lr loro famiglie devono mangiare ugualmente. Non c'è da scialac:quare, anche se una sola preda rappresenta a volte un guadagno <li qualche migliaio di lire. Infatti, si sono vi ..ti pesci spada pe.,anti due quintali e lunghi molto pili di due metri. ~.fa non sempre càpitano le pC5Catecc• cczionali: alcuni ~forni, si sta in mare dalle cinque della mattina alle cinque della sera, ~cnza che la vedetta .,egnali un solo pesce. Per questa pesca la costa è divisa if! varie e po'-te > o ancoraggi. Fra Paln~1 e Scilla, ad e..cmpio, _ce n'è una ventina, e ad ognuna corrisponde una torre di vedetta. Al principio di ogni stagione c'è l'e~trazione a sorte di es,;;cfra i vari equipaggi che formano .la flottiglia •- da JX''Ca. Ad ogni capobarca ne viene a.,,.,cgnata una, e comincia così il giro dei turni, ché il giorno dopo, la bare~ della piima « posta > pa.,,;era fra gh «erranti>, quella della seconda all..t prima e co,;ì via. mentre il primo « cr- --1"-ante ~ occuperà l'ultima « po,;;ta>. e Erranti > ,;;onodetti gli cquipag~i che nel ,ortc~gio non <;0110 u<;citi padroni di una « posta > e che non hanno l'aiuto delle \edcttc a terra. Queste, in nu• ml'ro uguale alle «poste>, hanno il compito di segnalare la presenza del pc,c(" :\Ile harche che, ancorate a circa :ioo mr-tri dal battente, a,;;pcttano. per muoversi, un grido o un cenno dell'uomo a terra. Que~ti è <;empn· un g:iovanr di buona vista, accompagnato da duci o tre raga7,2i che .con lui apprendon'> il me,ticrc : riconosce il pas,.,a~~io dc·Ipesce spada da un brivido dt'I mar,', d;1 una scia bianca che non è queJl~1 dell'onda che rompe, da un'omhra veloce rilevata dal sole. Lui e i suoi compagni ad un chilometro di distam.a avvistano la rotta del pesce e segnalano la direzione da prendere alla barca con grida e con lo sventolare della bandiera bianca che serve allo scopo. Per simili segnalazioni c'è un vero codice: bandiera diritta ed alta sulla testa, dice di puntare in fuori; agitata in basso, di venire a terra. Mossa con la mano destra segna la rotta nord-ovest, con la mano sinistra quella sud-ovest. Ad ogni agitarsi di bandiera c'è un grido lungo corrillpondente, grido che dalla barca si attende con ansia. In aria c'è il .,oJe, e il mare è soltanto increspato dalla poca brezza del largo, mentre il fondo traspare e si scoprono, sulla riva, baie e promontori, fino a ~1cssina, a Punta Faro e a Capo \"aticano. Que\tO è il tempo ideale per il pesce spada, che non viene a galla se non quando vede il sole. Ed è ncce,.sario che s.alga alla superficie, per poterlo pescare con il nostro sistema. unico in tutto il mondo. La bar~ ca è una lancetta snella, di forma cd armamento speciale nei quattro remi, completamente verniciata di nero noi• ché, sembra, tal colore è meno visibile ai pesci dal mare. L'equipaggio è composto di sei persone: quattro vogatori, un lanciatore e capobaréa, e una vedetta che stringe le ginocchia a quattro metri di altezza sul faliere, l'unico alberetto dell'ontre. Il suo compito, una volta che anch'egli, oltre alla vedetta di terra, possa vedere il pesce, è di guidare la barca dietro alle evoluzioni del pesce. Poi, a distan• Z.'\ ancora minore, sarà lo stesso lan• datore ad avere a sua volta l'incarico di guida, e dirigerà J'o,itre con i cenni della lancia che impugna. Ora c~li siede sulle lance appoggiate ai maschitti, i sostegni della poppa. La barca è ancorata già da parecchie ore e si attende sempre l'urlo della vedetta. Passano molte ore in tal modo, prima che le fiocine e il lanciatore entrino in funzione. Costui ogni poco s'alza a guardare il mare, le torri di vedetta e le altre barche immobili sul mara a specchio. La vita, qua fuori, ~embra sospesa e i rumori della riva ci giungono come da un altro mondo. Poi, ad un tratto, comincia la lotta. 11 segnalatore sul monte intravede un brivido che fug~c sul mare, e ci urla la rotta da seguire: e Va susu.' ». A nord ci dirigiamo, con tutta la forza dei quattro remi, mentre l'acqua spume~~ia e il lanciatore è in piedi, il ginocchio destro appoggiato all'asta di ri,;;erva fra i masd1ilti e il petto gonfio o l'occhio vigile, nella posizione di lancio. Sul faline il r..:gazzo di vedetta si tende per cercare la bestia marina. l remi, di cui quelli di prua (poiché in queste barche si avanza con la poppa) seivono da timoni, imprimono all'ontre una velocità da veliero; la rotta che l'uomo ci indica da terra è quella giusta. Bisogna tagliare la strada al oc· scc -;pacla e poi. giunti a conveniente distanza, po~giare fino a mctter,;i quasi paralleli e remare a ~ran forn p.•r giun~crc a una dist:rnza tale da pcrmr-ttere un lancio <;jcuro della fiocina. A dice-i metri di di,;;tanza è gìà po,,;;ibilc lanciarla, anche se il pc.,ce è 'iOt• t'acqu:1 di qualche palmo. Le fiocinc ~no fo1matc di due parti : l'a\ta di lr~no di elce, lunga rirca quattro metri e del diametro cli cinque ccntimf'lri, e il fcno di punta. Questo, a terra, è conservato in un sacchrtto di tela r ben lubrificato contro la rug~ine. f: una lun~3. punta aguua d'acciaio intorno ;t!Ja quale ~ono disposte, a crociC'ra, quattro alette, pure metalliche e snodate, che ~i aprono nella carne dell'animale colpito, impedendo al ferro di ,;civolare fuori dalla ferita. Una sa~ola è stretta al ferro; si '.volgerà tutta n<"lla fuga pana del pcscr ferito. , la sua luce. Ogni « posta », di notte, \"Cdequattro palamita re chiamate e prima », e fuori di uno ,, « fuori di due» e « fuori di tre», gettar le reti per la prima cala. Dalla poppa della palamitara, si parte una gomena che trascina la rete. Ad ogni capo di essa st.i un galleggiante con una campana che l!uona ad o~ni piccolo mo\'imcnto per avvisare dei movimenti della rete sotto la spinta della corrente. Le barche e le· reti sono a distanza di duecento metri l'un:\ d:\ll'altra, perpendicolari alla riva, cd attendono il pesce nella sua marcia da nord verso sud, sempre a mano sinistra. Bisogna vigilare che la corrente, forte specialmente di montante, non spinga le reti una sull'altra, cd aspettare. Si tiene la rete in mare per due ore, e poi si ritira. Il pesce spada, nel suo viag~io, dà con il naso nelle maglie e vi si impiglia, avviluppandosi sempre pit\ nei suoi tentativi di liberarsene. Compiuta la prima cala, le barche sono. libere e le « poste > sono abbandonate. I pescatori hanno libertà di movimenti. Nel buio si odono grida e fischi annunzianti altre barche e reti: tre cale per notte e tre lunghe attese, a meno che la corrente non sia molto forte, ché allora la rete sta in mare non mai pili di un'ora. Il ritorno, a mattina, è freddo e brumoso. Le isole e la Sicilia non si vedono più, quando il mare rabbrividisce. Sulla prua delle barche sta una sfera di legno, simile a un globo di re, inta• gliato a stelle. A terra, i pescatori sono persone coiPESCA DEL PESCE SPADA BULLE COSTE CALABRESI Naturalmente, il lancio è il momento più emozionante della pesca. Dopo la lunga attesa, l'equipaggio si ridc- ~ta all'urlo della vedetta: la barca snella può correre a una considerevole velocità, e i rematori non risparmiano le grida e gli sforzi; una volta raggiunto il pesce, il lanciatore con un <.:Olpopreciso scaglia la sua arma e ferisce. L'animale toccato fa uno scarto brusco che determina l'apertura delle aiettc, mentre il ferro della lancia si stacca dal legno che rimane però tr<}t• tenuto alla sagola da un nodo. Ma la cosa non è sempre così semplice come appare a narrarla. Il pesce spada, sen1.a alcun sospetto dei suoi cacciatori. non segue affatto una rotta diritta, ma gira nel mare a suo piacere, appare e scompare, sempre a buona velocità. La barca lo deve seguire e. deve cere.ire sempre la strada più breve per avvicinarlo. Qui appare la abilità della vedetta e, quindi, del lanciatore: per fortuna, gli ontri sono costruiti in modo da pcm1ettere rapidissime e facili inversioni di rotta, mentre i due remi prodieri vogano sempre all'avanti e quelli di poppa, con gli scalmi fuori bordo, sciano o si fcnnano a seconda delle necessità o del capriccio della preda. Poi il lanciatore si irrigidisce con la fiocina tesa e, ad un tratto, vibra il colpo. Un sorgere di spuma rivela ,:hc il colpo non è anelato a vuoto i la sagola comincia a svolger.,i dal rotolo. Non resta che far~i trascinare dalla gran forz.1del pesce che vediamo dibattersi ar• gcntco davanti alla prua e che fug-i;c con il ferro in corpo a tutta velocità. Bisogna che si lltanchi e muoia cli esaurimento, abba~tanza gravemente ferito da non rivolger'>i contro l'ontrc con la aguzza spada capace di sfondarne i fianchi. Alla fine, nell'ultimo tentativo di librrarsi, il pesce cala a picco, e lag~ ({iù muore. La ~agola resta immobile e tc~a ver'ìO il fondo. Circa un quarto d'ora è pa.,.,ato dal momento del lancio: una. mrn'ora e pii:, dal momrnto dell'avvi~tamrnto.tII grido di: « San :\iarco benedetto! >, che il lanciatore urla prima di frrirc, ci ha portato fortuna. Il pe<;rcspada è a bordo, con la ferita ro,;,~c_ggiantrllUlvc11tre,sotto una grande pinna nrra ed alata. Sarà più di cinquanta chili. Ha dei grandi occhi color blu, come bottoni, ai lati della testa. Nelle altre e poste » si fa lo stesso, con varia fortuna cd abilità: i lanciatori vanno fieri della loro bravura. Sulla costa sono celebri i nomi di Pavia, di 1vfclicchioe di Morello, uomini dall'occhio pronto e usi a non fallire il tiro. Cosl per tutti i giorni nei mesi buoni. La sera, si torna a terra con il pesce a bordo. A seconda della giornata, saranno uno, due, tre o nessuno. Le donne si caricano il peso sulla testa e il pesce è onnai proprio finito, staccato dal suo elemento, e deposto alla cooperativa, dove attendonv i compratori che lo spediranno ai mercati di consumo. I pescatori di Bagnara, infatti, si sono riuniti in una cooperativa per fi.,s.'\rCi prezzi della loro ricchezza ; ne è presidente il capobarca Pavia Francesco, uno dei pili abili lanciatori della costa. Sotto i suoi occhi il pec;ce\'ien pesato, e quindi deposto, per il taglio, sul pavimento di mattonelle. Gli si fanno intorno tre vecchie scalze con un coltello in mano e comincia la s,.'1.nguinosaoperazione. i\on credevamo mai che da un pesce d'argento potesse uc;cire tanto sangue e così rosso : le tre vecchie se ne tingono fino al gomito e seguitano a tagliare tutte contente, prima la e scorzetta », la parte ottima della nuca che vien dc,;tinata al lanciatore. Inten•irne un ometto con un affilatissimo coltello da macellaio a far le parti secon• do le consuetudini cd a pesarle. [ commercianti venuti in automobile ri• partono ognuno con j>oehi chili di pesce che venderanno ad ottimo prezzo nelle città. Intanto, la barca gloriosa è tratta a riva e gli arnesi di ricchczz.'1.del pescatore sono riposti con ogni cura; e in pescheria, dal colore del pesce spada pescato si~arguisce il tempo che farà domani : c;e la pelle è nera, soffierà il maestrale; se rossa, scirocco; bianca, significa pioggia. ~la nella notte, sarà ancora possibile prendere il mare e qualche altro pesce spada. Questa \·olta barche e ~istemi di pesca sono differenti; invece degli ontri si u~ano scafi più grmsi, ad otto remi, che si tr.iscinano dietro quasi cinquanta metri di grossa rete. li: neces,ario che ci ~ia buio completo, per• chf altrimenti il pc<;cevede la rete e rie'>CCa non impiglian,i~i. Nelle notti di luna, perciò, si vara dopo mezzanotte, quando i monti hanno già nascosto dialissime. Guardano il mare e i velieri bianchi che passano, raccontano di quando servivano nel C.R.E.M. a Po. la e alla Spezia, o di quando, in una notte, si persero in mare quindici uomini di Bagnara, [ vecchi, naturalmente, parlano dei loro tempi, quando il pesce spada era più numeroso e in un giorno si lanciava perfino dieci volte. Adesso, la rovina viene ·dalle lamfJart, le barche che f>C'(ano attirando il pesce con una forte luce a prua. Prendono solo pesce minuto e ne prendono molto : il guaio è che il pesce spada non trova pili da nutrirsi se l'uomo gli ruba i suoi simili minori, e non pil1 si ferma nel mare di Calabria. Se tornassero i bei tempi, la ricchezza starebbe su queste coste. Ma il pe\cc spada è misterioso: un giorno è qui e un altro là. Gli uomini non devono far altro che attenderlo alla «posta», anc<;>ratsiul mare liscio, a spiare ogni movimento nell'acqua trasparente, sulla barca nera, o a lavorare di remi duran• te la notte senza luna. E le donne devono aspettare ,;;ullariva con i loro coltelli mentre anche i contadini della montagna sospendono i loro lavori quando si accorgono che in mare c'è un ontre che in5egue. f:. un gioco che eccita. Per fortuna, il pesce è quasi 'ìOrdo e non si accorge delle urla che emettono i vogatori eccitati che l'inseguono. Lui corre dietro alla compagna, alla ricerca di un buon posto per le uova. Una volta colpita la femmina, il maschio non si allontana. e la cerca nei para~gì cadendo a sua volta sotto l'ar• pione crudele. Oppure insegue un branco di piccoli pesci per fame il suo ci• bo, fra l'onda calda della superficie e la fredda immobilità di cristallo del fondo verde. I suoi occhi azzurri vedono i calamari bianchi e morbidi, i tonni pesanti che fuggono, i pescicani con cui bìwgna lottare. Poi, quando il freddo sta per tornare, e le uova sono tutte deposte, ril.'.omincia il ciclo con un nuovo viagg-io. Vrf'!>o Trrranova, s'incontrano i banchi di sarde; ci sono, nelle coste d'America, rade deserte dove il mare batte a gran furia, laghi sottomarini dove si può svernare protetti dalle correnti. Il pesce spada non teme le distanze e si mette ancora in viaggio. MARCO CESARINI TRIENSEGNAM 1 - UNA OATASTROFE iJ. LLE TRE precise, Leopoldo, studente !t liceale, abbandonò il ,avolo da Javoro e i libri di scuola. Tra un quarto d'ora partiva l'autobus diretto .i.I campo dove avrebbe avuto luogo la par• tita di cale.io; aveva appena il tempo di correre alla stazione, se non voleva perdere la corsa ; si sa, gli autobus non aspct• tano nessuno. e ~fa i compili per domani, quando li farai? , gli fece noia.re sua madre. e Ci sarà tutto il tempo stasera ». La zia Alwine, avara emerita, osservò che sprecare il proprio denaro co~l leggermente era una. vergogna. I giovani debbono andare a piedi. Verso sera, Leopoldo non era ancora rientrato. Poco dopo, invece del ragaz.%0, giunse la notizia che l'autobus, partito regolarmente alle tre e quindici, era precipitato in un burrone, dove tutti i paucggeri, scn1:a eccezione, avevano trovato la morte. La madre, riavutasi a stento dal grave deliquio che, all'annuniio della ferale no• tizia, l'aveva faua stramauarc sen:r.a sensi al suolo, non si dava pace cd accusav.t. il suo inscn~ato amor materno; perché mai e poi mai avrebbe dovuto accondiscendere che il figliuolo facesse i compiti soltanto la sera. Quest'era la punizione per il suo nefando delitto. Il genitore malediceva il gioco del calcio e la mania dello sport. La zia Alwinc brontolava: e Poteva andarsene a piedi come gli altri ragazzi! ». S\10 marito scuott\'3. il capo poco persuaso: e No, no, quf'sto non c'entra. Bisc► gnava invece tener conto che oggi ricor-rc il tcrzo anniversario della morte del povero nonno. Ecco la verità ». La nonna da parte materna pensava: e Qualche giorno fa l'ho ammonito perché mentiva: " Chi mente pecca e chi pecca viene punito". M'ha riso in faccia». La cuoca se la prendeva con la cameriera: « Hai visto? Però questa mattina quando ti ho raccontato che uscendo per far le compere avevo incontrato due monache cd un ebreo rosso di pelo, mi hai canzonala>. La cameriera corse giù in portineria per commentare il triste fatto. « Eh », ,usicurava la ragazza, « dovevano partire fino dal primo del mese per la campagna. M siccome la sarta non aveva consegnato in tempo alla padrona i nuovi modelli, hanno rimandato la partenza. Se valeva la pcn.1 per quei due stracci ... ». La portiera, dal canto suo, sentenziava: e La domenica i figli hanno da rimanere con i loro genitori.,. Ma i ricchi non sanno cosa voglia dire il culto della famiglia! >. Al che il portiere rispondeva che la radio di ieri aveva annunci:!.lo per la giornata domenicale una serie di acquazzoni cd uragani. Se le previsioni fossero state esatte, la partita di calcio iart.bbe stata rimandata. Invece da tempo non si era vista giornata più radiosa. « Inutile, non c'è da prestar fede a quegli imbecilli che si piccano di far pronostici sul tempo ,. Emma, una delle due commesse della pasticceria accan10, faceva a se stessa un sa.e• co di rimproveri. Se non avesse detto di no a quel poveretto, egli, invece di recarsi alla partita di calcio, ora sarebbe accanto a lei. Di sera tardi, quasi a notte, Leopoldo rincasò felice come una pasqua. Macchi partita di calcio! Era stata solo una buona scusa; in realtà egli se l'era spassata con Rosa, l'altra commessa della pasticceria ac. canto. Avevano fatto una magnifica scampagnata, un vero godimento. La madre abbracciò il rampollo fuori di K: dalla gioia. li padre gli aucstò un paio di ceffoni. La nonna da parte materna rivolse gli occhi al ciclo: « Dio ti ringrnio ch'ea;li abbia mentilo anche questa volta >, disse. 2 - IL GRADINO 11 piccolo aveva detto una grossa bugia; l'istitutrice se n'era accorta e con ogni mezzo tentava di ottenerne la confessione. « Dimmi dunque, hai mentito? ». «No>. « Rifletti bene: sci propio s.icuro di non aver men1i1ò"?>. «No•· .. « Va bene, lo vedremo fra poco! ». « E come farai a vederlo? •· L'istitutrice che aveva metodi molto an• tiquati disse: e Noi, adesso, andiamo a ca• sa. Se hai detto una bugia, non appena poserai il piede sul teno gradino della prima rampa di ~cale, questo cederà sotlo il tuo peso e sprofonderai giù giù nelle viscere della terra •· !fans dh·cnnc pallido pallido e non aprl bocca per tut10 il tragitto. « Non sarebbe stato forse meglio confessare?> pensava il bimbo. Ma d'altronde come fare? )Egli era un uomo, aveva un carattere ... Arrivarono così ai pjcdi dci\a scala. « Per l"ultima volt.:,, dimmi: hai mentito?>. Il bimbo scosse la testina in stgno di diniego, ma il cuore gli batteva forte nel petto. Giunto al trrzo gradino, esitante si fermò un istante. Lentamente, con precauzione infinita posò la punta del picaino sul fa1idico gradino, provò a premere, prima delicatamente, poi più encrgicamr ntc, vi posò del tutto il piede cd infine, vincendo con un ultimo sforzo la sua pusillanimità, anche l'altro. Non avvenne nulla. Il piccolo bugiardn, additane.lo allora il gradino intatto, cKlamò soddisfatto: e Non funziona! >. 3 - SIA FATTALA SUAVOLONTÀ Nel \"agone ristorante, mentre veniva servito il pranzo, un signore molto denaro~ incominciò a strepitare, perché secondo lui il vino non era sufficientcmcnlc ghiacciato, e chiedeva insistcntcmentc del ghiaccio che il cameriere, dispiaciuto, non poteva fornirgli per la semplice ragione che di ghiaccio, nel vagone ristorante, non cc n'era. e Non a,ctc ghiaccio! Ma che razza di scrvi1io è questo! Farò rapporto! >. « Eppure il vino ... >. f' Voglio del ghiaccio, capito?! E se non avete dc~ ghiaccio, tenetevi pure anche il vostro vmo >. Avvenuto lo scontro, i cada,·cri fur'>no tolti dai rottami e trasportati nella camera mortuaria. Il signore dcnaroso ebbe 11, tutto per sé, un bel blocco di ghiaccio lungo due metri, largo mczw cd alto un paio di centimetri. ALFRED POLGAR

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