Omnibus - anno II - n.20 - 14 maggio 1938

Jl~R un secolo e me1.zo circa, e cioè per il periodo compreso fra la conrlu,;;ionc del tr.ttt.1to di l,;trccht del 17131 che riconobbe all'Jn~hiltcrra il J)OS5CSW di Gibilterra e di Minorc:1, e la fonna ..ione dello Stato unitario itali.mo, che venne a costituire una nuova forza compatta nd ~!cdittrranro, la politica britannica ri~uardo l'Italia si basò ,;ul prc~uppo,to del frazionamento della pcniwla in vati Stati e dc-Ila conl.c- ~ut:'.nte facilità di penetrazione che nella pcrfr1ol.1 poteva avere la Francia, rivale mediterranea dcll'Inghilt<·rra. Data ,iffatta '>ituazionc, l'attività della politic-.1 inglese in Italia si volse a favorire lo ,;;viluppoe il consolid.1mcnto di quc..-Jlc for7,e che potevano CO<iìtituire o~t.1colo e barric-ra alla penetrazione france,;e oltre le Alpi; in prima linea lo Stato ~abaudo e il dominio .1uc;triaco i!'. Lombardia. N.uuralmcntc, t.1.lcpoliuca aveva come- pn.:suppo~to che i S;woia e gli Ab~burgo fos11eiod'accordo fra loro, e si trovas-.ero in po~i:tione di contrasto con la Francia. Ciò ,;j vcrificò nella guerra di <;uccessionc di Spa'{na (1701-1713); nclb guerra di ~uccessionc d'Austria (17401 748); nelle guerre del periodo rivolu1ionario c- napok·onico. In ri<;pondcnza a tutte code.,,e ,;ituazioni l'azione britannica -.j e-.plicò a fianco e a sostegno dei Savoia l' degli Ab'iburgo, ,;boccando logicamente nell'appoggio t.""\plicito dato al congresso di \'ienna all'ingra.ndimcnto del dominio amtriaco con la riunione dC'IVem·to alla Lombardia. Invece 1..1. 1>0liticabritannica in Italia si trovò impacciata o addirittura entrò in cri'ii quando i Savoia e ~li Ab.-.burgo -,i combattevano fra loro; oppure quando i Savoia o gli Absburgo si mettevano d'accordo con la Francia. Ec;empi tipici dell'un cac;o e ckl1'.1. ltro si hanno al momc.'nto della guerra del 1848, e :li momento dclb gutrra del 1859. Quando, nel 1848, il Piemonte :1ttaccò l'Auc;tria, mentre le ripcrcuc;,.ioni della rivoht7ione franccc;e di febbraio tcndev:rno a diffonder-i al dl qua delle Alpi, errando la p<.-,5'ibilità di un aumento dell'influenza. francese nella JX'ni~la, l'ln~hiltcrra esplicò un intenso ,;for,o politico-diplomatico. Tentava co11ìdi distogliere Carlo Alberto d,11la guerra, e insieme di circo(cri- \·crla e farla CC(<;are, premendo ,u Ferdinando di Xapoli per trattenerlo dall'intt'rvento, e nello stesso tempo propom·ndo fra Torino e Vienna b propria mcdì:izionc. Lo scopo era di M' bilire, al più prc,;;to, b pace con un accordo, che rico\tituis,;c nella pianura padana \·crso le Alpi una linea di c;harramento contro l'influenza rivoluzionaria francc-.c. Dicci anni dopo, la situa;,ione itaJi,1na si pr<-,;rntò alla politica inglese anche- pila pr<'OC'Cupantc,in c;tguito all'allcann fran('o-picmonte,;,c, che tendeva a rcalizzan.: con le am1i contro l'Austri,t il piano ordito fra Napoleone J II e Cavour a Plombière-.. Talepiano mira\"a a cr<"are nella ocni ..ola, accanto ~11rC'gno ~baudo d,,llc Alpi all'Aclri,Hico, un regno dell'Italia C't'ntrale con Girolamo Bonaparte, e un regno dcli' Italia meridionale con Luciano Murat, mentre la Francia c;an·bbc ,;tata cornpcmata con l'acquist0 della Savoia e dclla cont('a di ~izza. Tutto ciò avrebbe si~nifìca.to un grnnde aumento drlla potenza francc<.c nel Mediterraneo, non ,;olo per effetto dell'aumc-nto del territorio, ma anche perché i tre. costituC'ndi Stati della p<-niwla. uno dei quali sorto con l'..tppoggio frann•-.e e ~li altri due governati da/'pt ìncipi francc .. i avrebbero co<;titu,.'.'l.,.\e-Cri e propri va\-.allagg:i della F,~,u ia. Ecco allora l'Inghilterra im- ~n~trsi a fondo nel tentativo di far naufra~are i piani di Plombièn•s, e di ,ah-arC' le po,izioni dcll'Amtria nella pcni..o!.1 attravt·~ l.l convocazione di una conferenza, p<>r rhoh-ere il problema italiano scn1..a la i;-uerra. tentati\'O provvidamente stroncato dalla dcci,;,ionc-auqriaca di mandare al Piemonte l'ultimatum che determinò lo ~coppia drlle O'itilità. Comr è noto, ~li wiluppi de~li avvenimenti italiani durante la guerra e dopo J'armi,;ti1io di Villafranca, determinarono il crollo romplCto di Plombière~. Infatti J)C'r effetto dei movimenti anne,;,,;ioni'iti dc·ll'Italia centrale e poi pcr rffetto della Spc'dizionc dei .\1ìlle, ,;j tendeva ormai non già alla creaz1om· di va,._allag-gi france~i. come \'aghc-ggiava Xapolconc, ma alla crcalionc di un gritnde Stato unitario. dc-- stinato fatalmrntC' ad a,;sumrre nel ~lcditerranro una po~i'lione e •ma politica propria. Ed allora, o;trcttamcnte IC'gato al declinarsi della nuova situa1ionr- italiana, ecco drlincar.i e affcrma~i il nuo- \'O attr_g~iamento della politica in~lr~e, a11e~giamtnto nettamC'nte fa\·Orf'volc ;_ticon,;olidaml'nto e .allo wiluppo del nuovo Stato italiano; tanto che il governo britannico appoggiò risolutamente il movimento delle annes,;ioni, la spedizione dei :\1ille, e fu il primo a ricono\cerc il nuovo regno. Le ragioni di codesto nuovo atteggiamento ~i trovano esposte nel colloquio che ebbe a Londra con lord PalrncNton il rappre~ntantc ,;ardo Emanuele d'Azeglio, all'indomani di Villaf ranca, proprio quando era sul tappeto il problema delle annessioni dell'Emilia e della Toscana. li Palmcr,ton disse al d'Azeglio che l'lnterra, e che dominò tutto il periodo dei rapporti fra ltalia e Inghilterra nel :\fcditerraneo d:d 1860 al 1935, e cioé dalla formazione del regno all'impresa d'Etiopia. La politica italiana doveva, nel concetto della clas,e dirigente e dell'opinione pubblica inglesi, adeguarsi agli interessi e allr direttive della politica mediterranea britannica. Co~ì, nel 1881, l'Inghilterra favori la Francia anziché l'Italb. nell'insediamento a Tunisi, perché alla situazione britannica nel Mediterraneo corweniva che le due soondc del canale di Sicilia non nuovi possibili sviluppi di potenza italiana nel ~fediten·aneo: favorì nel 1919 l'insediamento della Grecia a Smirne, come ostacolo a una eventuale espansione italiana; ,;i associò nel 1922 al tcntati\'O di escludere l'Italia dalla conferenza indetta per l'elaborazione dello statuto di Tangeri; esercitò nel 1923 una. forte pressione per determinare la fine sollecita dell'occupazione provvisoria che l'Italia aveva fatto a Corfù, per ottenere soddisfazione dell'eccidio della missione Tellini in Albania. Tali atteggiamenti cd episodi costidi pressione e di compressioneJ con b politica ddle ,;anzioni, e poi con quella dei patti di a..-sistenza conclu11i dall'f n~hilterra nel dicembre 1935 con gli altri paesi mediterranei, e diretti a isolare e a paralizz..ue l'Italia nel suo mare. A tutto ciò rispose l'cc;ito trionfale della guerra d'Etiopia, conc;eguito attravcr;o il superamento di tanti ostacoli, che ebbe un valore non solo coloniale, ma internazionale e mediterraneo. Nella nuova situazione si levò alta e serena la voce di ~lussolini, a dichìarare il proposito dcll'ltalia di una ripre,;a di collaborazione, basata sulla parità e sul riconoscimento e sul rispetto degli interessi di vita leganti la sorte dell'Italia alla sorte del Mediterraneo. Furono le dichiarazioni fatte il 27 maggio 1936, subito dopo la crca7ione dell'[mpcro, nell'intervista concessa al Daily Telegraph e che ebbe risonanza mondiale; e ripetute e ribadite nel discorso di Milano del 1° novembre successivo. La sana tradizione di realismo che CULTURA POPOLARE A BARCELLONA: BORIVANI PUBBLICI IN UNA VIA DELLA CITTÀ ghiltcrra era favorevole alle annc.;sioni, e anche agli ulteriori aumenti del regno di Vittorio Emanuele II, perché « quanto maggiore fosse stato il numero dei porti del costituendo Stato italiano, tanto maggiore sa.rcbbc stat.1 la sua vulnerabilità per opera dell'Inghilterra». Un'argomentazione siffatta dimo-,tra\·a come nella mente del nobile lord, Primo ministro del Reg-no Unito, dominava la \'i"ione di un'Italia da controllare e da guidare col sic;tC'ma delle dimonrazioni navali, come, ad c..,empio. era accaduto nei riguardi del regno di );apoli nel 1742. quando la flotta britannira, pre(entando~i minacciosa davanti a Napoli. :weva costretto il r(' Carlo f 11 a dc,;i\tcre dall'avanzata contro le for,e austriache alleate dcli' Inghiltcrra. :\la non molto diver,;i da quelli addotti da lord Palmcrston furono gli argomenti coi quali qualche mc-,;edopo, durante la ,;pcdi1iont dei ~tille, il mini,;;tro brit.rnnico a Torino, ..,jr Jamr,; llud.;on, pur così amico dell'Italia e della cau~a italiana, consigliava al proprio governo di appoggiare la spedizione e di favorire il pas,;aj?t;:iodi (;,\- ribaldi dalla Sicilia alla Calabria\ Lo J ludc;on wsteneva rhe la formaztone drllo Stato unitMio italiano nel ~kditcrranco avrebbe giovato all'ln~hiltcrra prrché l'Inghilterra avrebbe avuto nel nuovo Stato un elemento favorevole <1lla propria politica mediterranea in contrapposizione alla Francia. "",\'on c;ono le mie simpatie per l'Italia», a!Ter• mava l'Hud11on nel suo dispaccio dd 31 luglio 1860, « ma le mie ~impatic inglesi che, in prec;enta delle circostanze attuali, mi inducono a o;ostc-ncrc la c;oluzione mc-no noci\'a di tutte: l'unità d'Italia ». Tale la mentalità con cui i diri~t·nti della politica brit.1nnica considerarono la formazione dello Stato unitario italiano, e a cui ,;i infonnò la coc;iddetta tradizion.:ilc amicizia britannica del buon trrnpo antico. )..frntalità che vcdt'va l'Italia qua<;i ,;;atellitc nell'orbita dl'lla politica mcditc-rranea drll'fnghilfossero in po..scsso di una sola potenza; mentre quattro anni dopo, nel 1885, spingeva l'Italia a Mas,;aua, per sbarrare con l'ostacolo italiano la via a una po~sibilc avanzata francese da Gibuti su per il mar RO'i'iO. Bisogna ricono'iCere che l'Italia di allora si adeguò volonterosa e docile a siffatta concezione. Nel 1882, quando venne concJu,;a la Triol:cc, il governo italiano volle ag:giunta al trattato la dichiarazione che il trattato stes!-onon poteva esser rivolto contro l'ln~hilterra. >Jel 1887, al momento del primo rinnovamento drlla Triplice, l'Italia fiancheggiò la Triplice con un patto di col!.~borazione mediterranea con l'Inghilterra; all'inizio del secolo, quando ,;;tava attuandoc;i il ravvicinamento fra lnghiltcra e Franci<1,ini7iato,;,i nel 1899, l'Italia conclu.;e subito anch'c..,,.a patti e acrordi con la Francia C' con l'Inghilterra. La tradizionale amici;r:ia ebbe >ul proprio orivontc un'ombra nel 1912-1913. quando l'ltnlia, pc-r effetto dell'impresa libica, non ~lo i;i in'iediò sulla coc;ta mediterranea africana, ma volle anche occup.'.lrr po'1i7ioni rH'IDodecane'ìo. Siffatto rafTorzamento mrditerraneo del1'Italia c;uc;citòdiffidcnzr e o,;tilità. oltre che a Parigi, a Londra; e il governo hritanniro ,oqcnnc e tentò di far trionfare la te,i che lr ic;oJedel Dodecaneso do\'e~'il'ro e~,ere al più pre~to ,gombratc-clall'Itali:i, e cedute alla fr,1nci:i, rhc nni\':l rlrvata dalla politica inglese ali;, p<)'-i✓ionr e alti funzione- di O'-t.'.lrolo :\ troppo forti wiluppi della potc-n;,a it;diana nd Mediterraneo. ~fa <;opran·ennc lo scoppio della guerra mondialr, ehc- rec;e pre1io..a prr J' lnJ:;hilH·rra la colbhorazione drll'Italia; e a\101a, nf'llc stipulazioni dC'I palio d, Lond,-..., l'Inghilterra -.i piegò a rironoc;crrc all'Italia come dc-fìniti\·o l'acqui'itO dc-I Dodccan<·~ in,;iemc con l'in •diamc•nto evrntuall· ad Adalia in A"ia :\1inore. A ~u<·1-rafinit,l però, la politica brit,rnnira ritornò ad attC'1?giam<·ntidi d1flidt·n7,l (' di '1harr.m1ento contro tuivano tanti sintomi eloquenti della persistenza di una mentalità britannica, veramente dura a morire, che considerava l'Italia, e la sua politica nel :Mediterraneo, sempre nella posizione e nella funzione in cui l'a\'evano considerata lord Palmerston e sir James Hud'ion nel 1859-186o: la posizione e la funzione del satellite nell'orbita dell'astro; e che < ~ pronta ad intervenire e ad 11gireper comprimere e far fallire ogni tentativo italiano cli sviluppo di forLa mediterranea e di azione autonoma. ~la l'episodio di Corfù si verificò quando già il regime fasci,;ta. era all'opera per il ri'iollcvamento r per il potenziamento dcli' Italia, e per la conquista della vera indipendenza. Tale opera, per quanto riguarda il ~frditcrraneo, ebbe la sua più alta e provvida e,;prc,;c;ioncnel rinnovamento della potcnn marinara e nella creazione della potC'nza aerta, che vennero portate al grado di efficienza. vcramcntc .tdeguata alla fun1iQJ1e mediterranea dell'ltalia. Ciò anche attra\·cr,o l'apprestamento di quelle b.cc;inavali ed aeree a cui si prC'~ta\'ano mirabilmente lo S\'iluppo e la posizione delle cmtc e delle i.;oJc italiane. E co,;ì fu preparata e resa possibile la nuova fase dei r;,pporti italo-britannici nrl >fcditcrranro, il cui inizio può e~ser c;rqnato col fallimento del forrnidahile tentativo di prt--,;~ionre di compre\,;ionc compiutli dall'Inghilterra ver- \O l'Italia nel 'iC'ttcmbre 1935 col concentr,tmento di qua~i tutta la notta nel ~frditerranco. Fu la ripetizione ,;u più \'asta scala del gesto compiuto all'epoca di Corfù: ma conò e 'i1inframC' contro forze materiali e morali che all'epoca cli Corfù ;rncora non e-;i,;tevano, e che rivrl.1vano come ommi l'Italia fosse mc;ta di tutela :i.nche ,;ul mare, e andw di fronte alla ma~giore tala~socrazia dd mondo. Al concentramento navale, rivelatosi vano, (('~uirono, per riv<'lar,;;ianch'e..si vani contro lo 'iviluppo dcll.t volontà e d<'ll'azione italian:i., gli altri tcnt<\ti\-i caratterizza la politica britannica, e che le permette di adcguan.i prontamente ,1lla realtà delle ,ituazioni che s.i formano e si comolidano, fece sì che le dichiarazioni mu~liniane trovassero a Londra orecchi pronti ad a11coltarc e menti capaci di comprenderne la portata. Ciò tanto pili che le complic,wioni e le nubi addcmantisi in Estremo Oriente, rendevano anche maggiore e più urgente per la politica britannica l'importanza di una distensione nella situazione meditcrra,wa, che potesse permettere all'Inghilterra di ri- \·olgcre verso il Pacifico maggiori attenzioni e maggiori foi-te. Si formò in tal modo l'atmosfera che rc<.epossibile il gentlcmcn's agrumenl del 2 gennaio 1937, ba,;;esulla quale fu poi s,iluppato il c;ic;temadegli accordi del 16 aprile 1938. La portata cd il valore di tali accordi ri,;,ultano in pieno dalla semplice lettura dei documenti firmati e dalle lettere '\cambiate fra i negoziatori. Tutti i problemi e:-(cnziali delle posizioni e dei rapporti italo-inglesi nel Mediterraneo e ne-I mar Rosso vengono d:1gli accordi del 16 aprile affrontati e ri\Olti con formule precise cd esaurienti. ~la non esitiamo dire che se anche i documenti dc·l 16 aprile si fossero limitati, conw il gcntleml'n's ag,cenunt del 2 gennaio 19371 a sempiici formule generiche di amici;,ia e di collabora- ""tione,e,;;,;;aj\'rfbbero avuto ugualmente un'im1>0rtama c;torica e di valore deci(i\·o per gli ulteriori sviluppi dcli?. politica italiana e della situazione mediterranea: l'importanza derivante dal fatto che l'[talia ha discus"o e trattato con l'Inghilterra in condizioni di parità, e che - comr h:1 scritto lo storico inglc,;e Trevclyan ~faraulay in un grande giornale di Londm - il vecchio J mpero britannico ~i è reso conto delle realtà del giovine Impero italiano, e drlla ,;;ua potenza. Pcr valutare la portata di tale rii;ultato b,t,;ta confrontare quc\tO linguaggio col lingua(!gio tenuto da lord Palmcrston con Emanuele' d' A1,ec;:lionel lugl;o del 1859. PIETRO SILVA J1 ~-il"i1 !) JJ.?!.H ~ DEt, GEREMIE t,I ~tl~ I! i, {i!,), li\ tfll' ;\fil ixJ ft@ 11 !{li tlA½i iJJ {tlJ e; EPPI per caso che in una villa di Ab6J) bazia finiva i suoi giorni, in una poltrona a rotelle, un vecchio ufficiale austriaco. • t invalido nelle gambe, ma s'è goduto la vita•, mi disse con convinzione un conoscente. Chiesi se potevo parlargli.• Gli farà piacere•, mi fu risposto, • s'annoia l:l star solo; quando trova ascoltatori racconta storie interessanti •. , Fissato l'appuntamento, andai alla villa nel pomeri~gio d'un sabato. • Dorme, ma deve svegliarsi tra poco•, disse la cameriera che mi venne ad aprire. '.\1'introdusse in un salottino modestamente arredato. Alcuni acquerelli, paesaggi tirolesi, riempivano di verde e di monotonia tutta una parete. Nell'aria. fluttuava un vago odore di naftalina. Le p::>ltrone erano rivestite di tela bianc11.. La cameriera apri le finestre. M'alzai d'improvviso per osservare, tra le due finestre, un ingrandimento fotografie.:, di un generale austriaco, che arretrava d'un passo, mentre un grosso gatto nero gli attraversava la strada. Ritratto singolare. Lo sfondo era una cancellata di villa o di giardino. Tenuto conto della poca fortuna dei generali austriaci durante la gnmde guerra, pensai ad uno scherzo simbolico, opera di qualche umorista di allora. L'espressione del generale, che fissava il gatto, sembrava però sincera. Mi proposi di chiedere spiegazioni all'ufficiale, non appena si fosse svegliato. Forse aveva molte fotografie da farmi vedere. Gettai un'occhiata attenta nella speranza di scoprire sui mobili uno di quegli album di famiglia, pieni di ritratti, che cosi spesso s'incontrano nelle c4se un po' all'antica. Ma non vidi nulla. La cameriera entrò con una tazzina di caffè. La rimproverai di essersi disturbata. Sorrise, s'apprestava a dirmi qualcosa, ma fu chiamata dal \'Ccchio, Poco dopo egli entrava, sulla poltrona a rotelle, spinto da lei. Era un tipo un po' grasso, rosso in volto, calvo. Indossava una giacca di stoffa bruna, da cacciatore. Le sue gambe, nascoste da una coperta di lana, posavano Sulla predella della poltrona. Mi ringraziò della ·,•isita. Parlava tedesco; ogni tanto, credendo non lo capissi, intercalava qualche parola d'italiano. Nel tono conservava ancora molto del mìlitare. Ma non era lui quello del ritratto. Disse di avere raggiunto il grado di maggiore. Ton era staro ferito durante tutta la guerra. Ma nell'ottobre del t918, nella repressione d'un ammutinamento di dragom sul ponte del Danubio, presso Belgrado, ebbe le ginocchia crivellate di palle. Era di cavalleria. Sempre nei Balcani; dapprima in Serbia, poi in Rumenia. Dopo la pace con la Rumenia era ritor• nato a Belgrado. Raccontò diversi episodi di quelle campagne; in pinte li conoSCC\·o per averli intesi da altri o letti sui ·libri. Ogni tanto intercalava qualche storiella scollacciata, non senza chiedere licenza per raccontarla. Storie ::lacorpo di guardia. Quelle, meglio delle altre, parevano ricordargli la felicità del passato. Eppure dava ugualmente un'impressione di sol• dato coraggioso. 11 tono confidenziale col quale mi trattava, m'incomggiò a chiedergli fotografie di quei tempi a,·venturosi. • Mc ne restano poche, le ho quasi tutte regalate•• disse, 11 ma se vuol vederle ... •. Mi pregò dì aprire l'armadio e di prendere la scatola che le conteneva. Erano poche infatti, ma abbastanza interessanti. Un passaggio di truppe sul ponte di barche della Orina, un gruppo d1 ufficiali con le mogli (o le amiche) foto~ grafati accanto ad un pezzo d'artiglieria, la fucilazione di alcuni comitagi, tra cui una donna, m'interessarono più delle altre. Non mi sentivo però di chiedergliele. Osservando il suo \'Olto accaldato supposi che amasse il ,•ino, Forse avevo fatto male a venire a mani vuote. Indicai Pingrandimento fotografico tra le finestre. Egli sorrise. • Quella fotografia m'è più preziosa di tutte-, disse. • L'ho fatta il 27 giugno del 1914. Quel povero Potiorek! Gli do\·etti giurare di non aver fatto scattare l'obictt1vo, mentre ero tutto contento d'averlo sorpreso in quel momento di superstizione•. •t dunque il go\·cmatore di Serajevo, quello che organiuò così male il ser\'izio di polizia per l'arrivo dell'arciduca?• chiesi. Il maggiore non dette peso alle mie parole. M'assicurò che il generale non a,•eva dormito la notte precedente la visita degli augusti ospiti; e ave\-a preso molto accorti provvedimenti. Ma era così ceno della propria sfortuna! Del resto, anche dopo. si dimostrò disgraziato nel comando dell'esercito che iniziò le operazioni contro la Serbia. Persone malevole fecero giungere al suo orecchio che Francesco Giuseppe, se glielo nominavano, lo chiamava l'uccello di malaugurio. li mag~iore raccontò ancora altre cose. S'era fatto serio. Mi congedai sull'imbrunire. Andandomene pensavo che forse era bene raccomandare alla cameriera l'ingrandimento di Potiorek. Ma l'aspetto rosso, accaldato del maggiore mi ritornava sempre nella memoria; finii per rassomigliarlo al generale 1volghin, personag~io caratteristico d'un romanzo di Dostoievski. Quello era così bravo per inventare delle storie. Gli bastava un nonnulla, un accenno, per inquadrarlo subito nelfa cornice d'un avvenimento storico importante. Forse anche l'ex-ufficiale austriaco possedeva le stes1sedoti. ENRICO JI.IOROVICH

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