aveva delle mire ben più vaste, e .se amava il nostro paese al punto di sostenere le più vivaci discussioni con Disraeli o lord Bowycr, non era soltanto per un ricordo ~entìmcntalc. Ma prima che venissero i grossi guadagni, l'inizio dell'industria del marsala era stato assai duro per Woodhousc, e gli era costato non pochi sacrifici. In una lettera dell'epoca leggiamo: e ...per tutti i mezzi di trasporto, dovtva pensare personalmente l'interessato. con una flottiglia di velieri, i quali per la guerra peninsulare venivano tante volte bloccati dalle navi francc~i cd anche algerine, non solo, ma soggetti a quarantena durante il periodo della peste del 1813, così che tante volte un veliero in arrivo doveva sostare due mesi fuori di Trapani, e l'equipaggio doveva essere fornito di viveri dai contrabbandieri. I velieri dovevano essere muniti di mezzi di difesa e cioè di cannoni. La posta stava alla mercè dei velieri, oppure doveva essere mandata a Palermo da qualche corridore». Woodhouse si adoperò sempre moltissimo per assicurare la vita dell'industria. da lui creata, e a tale scopo aveva impiantato nell'isola di Malta una grandiosa succursale, e acquistato a Mazara del Vallo altri magazzini e terreni che faceva coltivare a vite per suo conto. Bisogna anche riconoscere a suo onore che sempre manifestò con opere di pubblica utilità la sua riconoscenza verso la città che gli aveva procurato un lavoro così imponante: diede inizio alla costruzione di un molo nel porto, che doveva costargli circa quarantamila scudi, e della strada che dalla città conduce al porto; poi, in un periodo di carestia, provvide la popolazione del grano necessario. John Woodhousc aveva avuto come collaboratori i· fratelli Guglielmo e Samuele - il primo dei quali eseguiva i carichi del vino esportati all'estero - e due maestri bottai, soli stranieri di tutto il personale. Ma pare che questi due incontrassero poca fortuna sul nostro suolo, se vogJiamo credere ad una cronaca dcll'epoca 1 poiché uno, Giacomo, mori dopo poco tempo e « fu seoolto in una grotta vicino al convento dei Padri Minimi, non essendogli permessa sepoltura ccclc:-iastica, come di crrdcnza da noi separata >, mentre l'altro. di nome Tomaso, veniva derubato, il I g gennaio del 1800, di onzc centoquaranta, pari a lire 1 7851 somma invero « tcnuissima, incalcolabile avanti le dovizie del padrone>. L'inventore del marsala morì nel 1826, A Palermo, intanto 1 sul principio del secolo, si era costituita un'imprc,;a commerciale a nome di Beniamino Jngham, nativo della contea di York, con l'intento di introdurre in Sicili:l le manifatture inglesi. Capitato per caso a Marsala, in un momento in cui tutta l'Europa era chiusa al commercio inglese a cau~a del blocco continentale, e già al corrente dell'attività commerciale del suo connazionale, Ingham compr<'sc che il campo non era ancora completamente sfruttato. Di temperamento meno empirico e più speculativo di fohn \Voodhouse, si accinre subito a dare un carattere più razionale all'industria del marsala. Incominciò col mandare in Spagoa e nel Portogallo un tecnico a studiare a fondo i processi di fabbricazione di quei vin!, per poter così rendere ancor:t più perfetta la somiglianza del vino siciliano con quello di Madera, ma soprattutto per conoscere meglio i sistemi di .. vendita, di réclame, ccc., usati nelle bodegas di Xércs. Indi verso il 1812 fondò a Marsala un suo stabilimc-nto, in concorrenza a quello del suo predece~'iOre. OMNIBUS IL 0AMT0 DELLA 0BEIS0U La sua preoccupazione fu di far partecipare al nuovo indirizzo tecnico anche i piccoli produttori della campagna marsalese e, allo scopo, compilò e diffuse alcune Bu:vi islrudoui per la vtndemmia all'oggetto di migliorare le qualità dei vini. Si trattava di precauzioni fino allora trascuratc 1 come per esempio di tenere le viti sollevate dai suolo per evitare il gusto di terriccio comune ai vini siciliani, di fare il raccolto in due volte anziché in una di modo che non si trovasse mescolata uva matura con altra ancora acerba, poi istruzioni particolari per la fermentazione dei mosti. Fondò una succursale a Vittoria, visto che i raccolti della regione erano oramai insufficienti ai bisogni di materia prima, e vi sistemò un enorme alambicco per la distillazione dei vini scadenti. La moglie di Alberto Mario1 la coraggiosa Jessie White che aveva seguito l'intrepido giornalista liberale in tutte le peripezie delle battaglie politiche, della prigione e dell'esilio, in un suo scritto sui prodotti del suolo in Sicilia dice che se a Woodhouse spetta il merito dell'invenzione, a Beniamino Ingham sono dovuti gli studi che portarono l'industria del marsala alla perfezione attuale, e sono ancora o~gi g:uida opportuna alla fabbricazione razionale del famoso vino, « che non è propriamente un vino e non è neppur<' un liquore>. Era un uomo sicuro del fatto suo, di fattezze re~olari cd austere incorniciate da una barba curiosa che si svolgeva da una tempia all'altra passando sotto il mento. L'incremento più vali• do egli lo diede soprattutto alla esportazionç, impiegando i propri bastimenti, fra cui si ricorda il Sumatra, e facendo penetrare il marsala nel Nord e Sud America, in Australia, dovunque insomma. Lo aiutarono in un sì poderoso lavoro i nipoti Giuseppe Whitakcr, Beniamino e Giosuè: lngham. Giosuè fu l'ultimo superstite, e dopo di lui la dit- !a Ingham-\.Vhitakcr passò ai suoi fiRli, Giosuè, Giuseppe e Roberto, nel 1884. Ma prima di terminare la serie di questi inglesi accampati nella nostra isola a far fortuna, bisogna ancora fare alcuni nomi strettamente uniti alla storia del marsala. Prima di fngham, quasi nello stcs5o tempo di Woodhome, nei pressi di Marsala era venuto a installarsi un certo Pcink o Payne, venditore di prodotti del suo paese ...._cominciavano tutti così - ed esportatore di merci locali. Anche questi volle iniziarc;i all'industria del vino, insieme a un suo collaboratore, Jamec; 1-lopps, ma per brevissimo tempo, poiché finì per cedere l'impresa al suo connazionale Mattia Clarkson e si trasferì a Marsala senza lasciare altre tracce di sé. Dal canto suo, James Hoppc; doveva fare fortuna. Giunto a J\.farsala al principio del secolo, nel 1837 era già in grado di costruire per proprio conto uno stabilimento avente per insegna un grappolo d'uva. Poi gli credi mutarono spesso l'antica ragione sociale dell'impresa. Nato a Bagnara, in Calabria, Vincenzo Florio fu condotto a Palenno lo stesso anno della sua nascita, cioè nel 1 799, poiché suo padre per ra~ioni di commercio vi si trasferiva. Rimasto orfano ancora ragazzo, fu allevato da uno zio1 che a partire dal 1818 lo assunse come socio chiamando la ditta Ignazio e Vincenzo Florio. Quest'ultimo, na10 evidentemente con la besse degli affari, volle subito appagare la sua sete di conoscere i maggiori centri indthtriali dell'epoca, e nel gìro di pochi anni viaggiò fra Genova, ~farsi• _gliae Londra, creando relazioni di affari con la propria impresa. Di ritorno in Italia, o per meglio dire in Sicili:1. non essendosi ancora effettuata l'unità sospirata, si mic;cd'impegno ad attuare i piani di cui aveva _gettate le bac;i durante la dimora all'estero. Attivò un vasto commercio di esportazione e diede un indirizzo razionale :1lla pcsc,1 e al commercio del tonno, comperando e prendendo in affitto le principali tonnare della costa. Infine nel 18~2 diede inizio in Marsala alla costruzione di un enopolio per l'indu,tria del marsala. « Ci voleva il genio commerciale e l'ostinato coraggio di Vincenzo Florio>, commenta ancora Jessic White Mario, « per piantare in mezzo ai due colossi uno stabilimento; e fu vera pertinacia la sua, poiché per venti anni il capitale investito non gli fruttò un '101do e, per molti anni appresso, solo il 2%. Egli non se ne ritrasse e alb fine riuscì in questa come in molte altre imprese>. Doveva finire per stringere amicizia con Beniamino Ingham, e insieme a lui fondare una società anonima di vapori siciliani, fra i quali il Palumo, e con questa alleanza diedero ancora un maggiore impulso alla esportazione del vino. Michele Lcssona, nel 186g, scriveva a proposito dell'attività di Florio alcune parole riferentisi all'industria del marsala : « ... t ricercatissimo quel vine in ogni parte del mondo, e con ragione tenuto caro sopra tutti, nei lunghi via.~~i, siccome quello che in quantità minore ha più forza. Ad agevolare lo spaccio. Florio aperse depositi dei suoi vini a Castellammare, Vittoria, Alcamo, Campobello, Castelvetrano, e tanto ampliò questo suo commercio, che ormai si ragguaglia ad un cinque milioni di capitale>. Vincenzo Florio divenne anche un grande armatore, e per le sue benemerenze fu nominato senatore di Palermo anteriormente alla rivoluzione dd 1848, poi nel 1 86.i. senatore del rc~no. Suo figlio Ignazio gli successe nella direzione degli affari, portando la flottiglia a un centinaio di unità, fondendola nel 1881 con quella del genovese Rubattino, e dando origine alb Navii?azione Generale Italiana. Sviluppò ancor più l'industria del tonno, una fonderia ad Orotea, e infine lo stabilimento vinicolo. Oopo di che fu fatto anche lui senatore nel 1881. Quando l' 1 , maggio del 186o Garibaldi sbarcò a Marsala coi «mille>, sotto la minaccia delle fregate borboni• che comand,uc da Caracciolo e Acton, due navi mercantili inglesi ba~navano nel porto rendendo assai difficile la mira. ,Per finire qualche colpo partì, ma frriva soltanto alcune botti di marsala nello stabilimento di \Voodhousc 1 confermando ancora, e que~ta volta per la storia, il buon augurio port:no dal vino sparso. In realtà il marsala è un vino felice, può piacere o meno, questo dipende d:i.i gusti, ma è un fatto che fin dalla sua invenzione csw portò sempre fortuna a tutti quelli che se ne interess.uo• no da vicino. Woodhouw, Jn~ham, gli devono grandi ricchrz7c1 il primo per averlo creato, il secondo per averlo mi- ~lior:1to e fatto conoscere in tutto il mondo, e per quanto riguarda i Florio, i quali ebbero il merito di restituire all'Italia l'industria di quc~to suo pro• dotto, anche a prescindere dall'affermazione del Lcssona1 vecchia oramai di una settantina d'anni, di una cifra distanziata oramai di gran lunga, noi abbiamo abbastanza sentito parlare dei gioielli di donna Franca pn potrr avere ancora qualche dubbio al riguardo. L'ADDETTO ALLE SCHEDE Sette massime Nella rivista americana Liberty dello '<"orw marzo si leggono le selle massirne che, .secondo una studentessa americana, dovrebbero costituire il codice delle nuove gene• razioni. 1) Fai sempre ciò che ti piace. 2) Desidera sempre ciò che non potrai ot• 3) Segui i tuoi istinti: Klno tuoi e nessuno può biasimarli. 4) Se ti càpita di dover fare un:\ cosa che non vale la pena. di fare, non la fare. ~) Non preoccuparti di domani, tanto arriva sempre. 6) Non puoi fidarti nemmeno di te steuo, quindi perché fidarti degli altri? 7) C'è tempo e luogo per tutto, Questa sorta di scetticismo, la conosciamo da tempo: il più delle volte nasconde una timidezza e una ingenuità da ragani. Se andate in provincia, non mancherete di incontrare lo scettico local1: che vuol < vivere >, che vuol < seguire gli istinti > e sai• tare ogni convenzione sociale. Lo scoprirete al caffè di piazu: la sua s1oria è breve e finisce con una Balilla di cui non sa. comepagare la .seconda rata. Costumi Il costume americano di linciare i negri colpevoli di ohraggi con1ro donne bianche è stata una vera manna per migliaia di persone che, altrimenti, sarebbero panate nella vita .senza mai provare un autc-ntico brivido. Dal 1882 (anno in cui si cominciò a serbarne una qualche traccia) si sono avuti negli Stati Unili più di 5000 linciaggi, quasi tutti organizzati come grandi spettacoli, con treni speciali e col concono di folle enormi. I < rirordini > dei linciaggi sono stali sem. prc molto ricercati. Prima di tulio la corda, che viene tagliata in pencttini, o"a di qualunque specie e ciocche di capelli sono tra i ricordi più apprezzati. Fra le impiccagioni recenti, la più e interessante > è stata senza dubbio quella dell'in\'crno 1935 a Smithland, Kentucky, William Dc Boe, un vagabondo ventiduenne, assalì. e derubò su una pubblica strada la signora Marjorie John•on. Uomini, donne e bambini arriva• rono da un raggio di molte miglia all'intorno per vedere l'impiccagione. Lo sceriffo, che aveva preso l'assassino in simpatia, gli permise, com'era. suo desiderio, di a1ringare la folla, Ira cui si trovava la ,,i11ima, la signor.a Johnson. Trascinato dall'eloquenza, Dc Boe arrivò a un certo punto a dichiarare che 500 doJ. lari sarebbero ba.1tati a compensare < qua. lunquc perdita soffer1a dalla signora>. Que- .1t'ultima s'infcr~ì: <No! > gridò, perduto ogni ritegno, < nemmeno nulle! >. Assistl",a ali'csccuzion(' di De Boe uno strano e affascinante personaggio, un certo Phil I lanna che nel reparto impiccagioni rapprrsen1a ciò che Toscanini è per la musica. llanna è un coltiva1orc-gen1iluomo del. l'Illinois rhc è stato t('Slimonio, .1e non esecutore diretto, di circ..a 65 esecuzioni. Aven. do "isto qualche anno fa strangolare in modo indecente un condanna10 per via di un capestro direttoso, offrì i suoi servizi (fu la prima occ:uionc che gli sì presentò) allo sceriffo di White County, Illinois. Da allora Phil llanna non ha mai accettato denaro, nemmeno per le spese, e i suoi capestri sono s('mprc risultati perfotti. Chiede una sola ricompensa: lo .urumcn10 dcll'esccuz.ione ; ha potuto così mellcrc insieme nella sua ca.1a uno splendido musco che mostra con orgoglio ai frequenti visitatori. L'ultima impiccagione nell'Illinois (dove ora funziona la sedia elettrica} fu quella di Charlcs Birger nel 19~8. Phil Hanna, chie- •to e ricevuto dal condannato il perdono per ciò .che faceva, gli annodò il capestro al rollo, Birgcr strinse volentieri la mano a Hanna, ma rifiutò quella dello sceriffo, inearic:ato di aiprire la botola. A. G. fi' 'ITALIA ha per il Giappone senti• ~ men1i di viva e cordiale amicizia. E più v:t~ s~~s~~~c c~ltn~:•ni~~~i:;;o ,:v~: stra ammirazione per la nobile nazione nipponica, per la grandiosità della sua politica, per l'eroismo del suo e.1crcito, per il senso religioso che essa ha della sua missione storica. Ma dobbiamo, ora, obiettivamente consta.- tare che 13. guerra in Cina, per aie.une settimane, ha proce-du10 in senso non favorevole alle armi nipponiche. Premesso chc il valore dell'esercito imperiale è fuori di discussione e che ll soldato giapponc-.sc si batte oggi in Cina come si è battuto sempre, e cioè eroicamente, sembra che il mutamento d.i fortuna fouc da imputare alle seguenti ragioni. Prima di tutto, più l'esercito giapponese avanza e più le sue linee di comunicazione si allungano; e più le lince si allungano, più diventano vulnerabili. [n secondo luogo le truppe cinesi hanno ricevuto notevo 1i rifornimellti d"anni e di munizioni dalla Russia e for.sc anche da altre potenze In teno luogo sembra che cnt" siano, ora, auai meglio comandate e dirette d, qud che fos. .scr◊ al principio delle os1ilità, e anzi è corsa la \-OCC che il comando cinese fosse assistito da ufficiali tedeschi e che il Giappone aves5e fatto delle protes1e a Berlino. Ma la ragione principale e di gran lunga più importante è che il Giappone ha souovalutato l'av,•crsario e ha mandato in Cina un esercito troppo piccolo per un compito immane. Prima di andare avanti nei commenti, cen::hiamo di renderci conto di quel che è avvenuto nelle uhime .1e1timanc. NELLOSCIANTUNG fi' I\RTERIA vitale della Cina è la lil!J nea ferroviaria che va da est a ovest, detto Lung-hai, perché parte da Haiciau sul mare e penetra nell'interno attrav1:rso le montagne Lung nel Kansu. Essa è, attualmente, l'unica via attraverso la quale i cine.1i possono ricevere armi o munizioni dalla Russia. A Hsuciau, o Suciou, questa linea si incrocia con !"altra che va da nord a sud e propriamcnle da Pechino a Sciangai. S'intende, quindi, l'importanza vitale di questo nodo ferroviario. Dalla fine di marzo ad oggi cine.1i e giapponesi hanno combattuto quasi senza tregua per il posSC$SO della ferrovia Lung-hai e spccia\m('ntc del nodo ferroviario di Suciou. Non è facile rendersi conto di come .1iano e$3llamente andate le cose, perché i comunicati ufficiali sono estremamente contradittori, perché la ballagli:.. si è fraz_ionata in più battaglie e, infine, perché la sor1e è mutata più volte, sicché a volte, mentre !"una pane si proclamava vincitrice, l'altra già a\'eva riconquistato il 1crreno perduto. Alla fine di marzo i giapponesi annunziarono di aver preso Taierciuang. Esatta• mente la avevano attaccata il 'l5 marzo e vi eranc entrati due giorni dopo, in seguito a aaanitissimi e sanguinosi combattimenti; più di centomila cinesi er:mo in fuga verso sud, inseguiti dagli imperiali. Taicrciuang dista appena ,en1i mìglia dalla ferrovia Lung.hai e 45 da Suciou. E poiché i giapponesi avevano pass.ato il Grande Canale a occidente, nel Kiang.1u, la città di Suciou veniva a trovani in una situazione estremamente precaria, se non disperata, in quan10 i giapponesi la minaccia, ano da ovest, da nord e da sud. Ma era stato appena annunziato questo successo giapponese, e già l'iniziativa era passata ai cinesi. Anche il loro sfono si concentrò su Taicrciuang e, dopo una dic. cina di giorni di lolla .asprissima, con un a.ssalto notturno, riuscirono a riprenderla. Ulteriori informazioni di fonte cinese, ri• portate dal Tim1:s, annunziarono che i giapponesi avevano subito gravi perdite, che ora si ritiravano in gr.an disordine verso Yihsien, a 50 miglia a nord nord-est di Suciou, abbandonando molti carri umati c mitragliatrici. I cinesi proclamarono che l'offensiva giapponese contro Suciou era definiti\ amente fallita, che la loro vittoria era <decisiva >. Mentre questi fatti a,,venivano sul fronte propriamcntt: detto, bande di irregolari CÌ· nesi conducevano una guerriglia accanita alle spalle dell'esercito nipponico: u.1alivano i 1r,~por1i, int('rrompcvano le strade, a.1porta,. 110 i binari delle ferrovie. I piccoli posii giapponesi erano assali1i o assediati; .1pcsso bisognò rifornirli per mezzo di aerei. Varie cillà o "illaggi furono più volte perduti e ripresi dalle due parti. Al fronte gli avv("nimcnti precipitavano. I cinesi in~eguirono il nemico fino a Yihsicn e il 1 2 aprile iniziarono il bombardamento e !"attacco. Mcn1re la città bruciava, i cinesi venivano all'assalto a ondate, una dopo l'altra, I· giapponesi li accol.scro a raffiche di mitragliatrici ; ma alla fine cominciarono a direttare di muni1ioni. Furono riforniti da aeroplani. La situazione diventò tragica: per un momcnlo sembrò che tutto l'esercito giapponese ddlo Sciantung do• vc.uc cadere nelle mani dell'avvcrs."lrio. Finalmentl" giunsero rinfor1i ai giapponesi e i cinesi dovettero desistcrl" d3l proposito di impadronirsi di Yihsicn. LA GUERRIGLIA ~ \NCORA una volta., nel giro di po• l!) chi giorni, l'iniziativa delle opcrazio. ni passò dall'una parte all'ahra. li 19 aprile, ollantamila giapponesi, divisi in più colonne, muovevano all'offensiva. L'ala siniura, dopo 24 ore di lotta accanita. si impadronl di Linyi e a.1salì Tauceng. Quindi questa colonna si ricongiunse con le fon.e provcnicnt~ da Yihsien e, insieme, assalirono di nuovo le posi7:ioni cinesi di 1 air-rciuang. I cinesi si batterono disperatamente, contendendo il 1c1rcno al nemico passo passo. La battaglia si prolungb pc1 più giorni, accanita e sanguino.1iuima. Alla fine il Timu pubblicava una si'('nifica1ivl'I corrispondf"nza del suo im iato speciale presso il comando generale cinrsc di Taicrciuar,g: e L'offensiva giapponese nel settore di TaiC'rciuang ha perduto la sua fona di impulso. Sembra che l':1lt0 comando giapponese abbia ripetuto l'errore di sottostimare le proporzioni del compito, che incombeva alle sue forte >. Subito dopo, il 5 maggio, il corrispondente d('I Doily Teleiraph da Hong-Kong, 11ulla base di notizit' che dl"finiva < indubbiamt"nte allendibili ,. e cht' aveva ricevu1c dal fronte, anuunziò una nuova grande \'illoria eìne\e $('condo quel eorrispondl"nte, quando l'offcnsiva giapponese era giunta a un punto mono, Ciang Kai Scek aveva ordinato di allaccare irnmediatamcn1c e aveva lanciato ottocentomila uomini alla controffensh•a. Il fronte giapponese era stato rotto a Taierciuang, a Tauccng e poi in più punti; alla fìnc tutto l'esercito 1mpcrialc era stato CO· stretto alla ri1irata. I cinesi a\•e\·ano avanzato per una profondità di 15 miglia e su una larghcu.a di 100 miglia. Queste notizie, poi, non $0nO state confermate. Quel che, invece, .1cmbra certo è che la guerriglia è diventata ancora pìù intensa cd audace. Il generale Ciu-Teh, detto il < Napoleone rosso>, ha raggiunto po\izioni a cinque miglia da Pechino. Altre fori.e irregolari cinesi $000 apparse a Rttc miglia da Nanchino. Infine, al momento in cui scriviamo, i quotidiani annunziano che i giapponesi, avendo ricevuto grandi rinforzi, hanno ripreso l'offensiva nello Sciantung, hanno tra.- volto la prima linc-a cinese e sono giunti in pros~in,i1à della linea ferroviaria Lunghai. Se così fosse, la crisi dell'offensiva nipponica sarebbe superata. IL GIAPPONE VINOERÀ fl • \NNO SCORSO, in settembre, seri- ~ vcmmo su queste colonne un articolo sul conflitto cino-giapponcse, che potremmo riprodurre oggi a comrnt-nto degli uhimi avvenimenti. Rilevammo, in qu('U'articolo, che in Estremo Oriente sta,•a accadendo \m fatto nu<r vo e importanf:ssimo: il popolo cine.1e, SOito la prcuionc dl"ll'aualto nipponico, andava riacquis1ando amor di patria, attitudine alle am1i, coraggio; in una pa• rola ritrovava in .e ues$0 virtù, che sembravano fouero in esso spente per sempre. Finora la Cina non si batteva. Era forse il paese più pacifico del .mondo: pacifiche le sue religioni, pacifica la .1ua civlhà, pa• cifica la sua storia. I suoi saggi avevano deplorato e maledetto la guerra con parole veementi. li popolo voleva ad ogni costo vivere in pace e spregiava il mestiere delle armi. Tutto ciò è mutato. I cinesi \i battono con valore e difendono il suolo della loro patria a palmo a palmo. Questa profonda trasforma,.ionc, scrive. vamo in settembre, è solo in p<1rlt' opera di Cians Kai Scrk. PC'r una parte "u:ii più qrande è 0l)f'ra elci Giappone. t. il Giappone che ha co,trctto la Cina a diventare guitrrit"ra. Il t'a.SO non è nuovo nf"lla stt' ,a. Furono le guerre di conquista di i\'apolconc che destarono in Gr-nnania, in lspagna e altrove, quei sentimenti naz.ionali, che dovevano, poi, abbattere Napoleone . Quali conseguenze poua avere nel lontano avvenire questo risvrglio di un popolo di milioni di anime non è possibile prevedere. Ma le conseguenze sul conflitto in corso sono già in parte manifeste. 11 Giappone vincerà: n1a a costo di una lotta durissima ... La Cina è ricca di molte materie prime ; ma di nessuna è cosi ricra come di uomini. Questo materiale umano, ieri, .1ul mercato internazionale val('va uro: perché il wldato cinese non si b,u. te\'a. Oggi, invece, esso è e ri,•alutato >- ln una parola, questo popolo di centinaia di milioni di anime può essere uno .11nimento formidabile nelle mani di un'abile politica antinipponica: per esempio, russa o, anche, inglese. La forza di rc.1istcnza cinese, se convenientemente alimen1ata con rifornimenti stranieri di armi e di munizioni, può divcntarr- praticamenre inesauribile. l ·occasione è troppo buona perché i Soviet non ne profi1tino. E forse non solo i Soviet. E questo è il pericolo. L'ESPERIENZA 'i"J\\ OPO OTTO mesi di guerra, hon abl!!,/ biamo da modificare una parola. Noi stimammo fin da allora al giusto valore le proporz.ioni e le difficoltà dell'impresa alla quale il Giappone si era accinto; stimammo al suo giusto valore la foria cinese e soprattutto lo spirito nuovo della Cina. I dirigenti giappone.1i, invece, sottovalularono e forse ancora oggi sottovalutano l'avvcr~ario. E per la tena volta hl'lnno commesro il medesimo errore: di spedire in Cina un esercito troppo piccolo per un compito troppo grande. La prima voha fu a Sciangai nel 193 1 ; la .seconda ancora a Scianga.i, l'anno scorso; la terza adesso e su una scala a.1sai più grande. Se sono esaue lf' cifre che abbiamo riportate, l'esercito giapponese che da Yihsicn mosse all"offcnsiva il 19 del mese scorso con.stava di quattro divisioni: ottantamila uomini. Con1ro quello che resta di ques10 esercito, dopo quindici giorni di accaniti comb;Htimen1i Cian~ Kai Scek avrebbe lanciato, qualche settimana fa, ottocentomila uomini ~'.-~~e~~~~a~~= :i'!~:-' 1.t~~::ibt~ t:;t~i~ vincere in uno contro dieci. Alla fin~ secondo le ultime noti2.ic, .1i sarebbe ~1a.10 dell'errore e a,•rcbbe mandato fo~ .1ufficicnti. • -- RICCIAROI-.. n·o SETTIMANALEDIATTUALITA POLIT!OAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12-18 PAOJNE ABBONAMENTI hallu lmpc,rou· no L. 421 &emenr. L. 22 Elter,:,: Hll0 L, 70, lf.lllUtr. L, 36 OGNI NUIIIERO IJNA LIRA Muosorinl, diaeg:11Ie fotogn5e, 11nche se 11011 p11bblicui, 11011 ! restit11ilto110. Dlrerloa.•: Ro,u • Piana della Piletta, 3 Telefono N, 66,4.70 A.mmhhtrulo.1: Milano• Piana Carlo Erba, 6 TelefonoN. 24..808 hbbUcltà: Per millimetro di aheua, bue o.na 00!0111111 L. 3. Rh•olg:eni 1ll'Ag:e11ll1 O, Bruebl M\11110, Via 81hi11.!t l01 Telefono20-907 Parigi,66, Rued11 l'A11boargSai11t-Honor.
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