Omnibus - anno II - n.19 - 7 maggio 1938

i ( ILSORCNIOELVIOLINO) i WJ&CB®U® l MUIIIAII Firenze, maggio, fr I. Ma~e:io ~·iu,icalc fiorentino ':!>•;.. l_( a~rto in grande pompa pochi giorni fa con la grande opera verdiJna Si,11011 Bocca11cg,a, subito dopo la quale s.1.lirono le scene del nuovo teatro comunale i balletti di St·rgc Lifor-. \ . La piccola compagnia dei balletti di Sl'rgc Lifar .,j prc~entò scn7.a esserci preparata. ln frctt.t e furia, come potè, I venne a Firenze. Quindi niente ':!>Ccnari stavoltJ, ma tende o fondali di iuta: la I so:')tituzionc di quc~to spettacolo al Bai- \ letto di Ida Rubinstcin è ':!>tataimprov1 visata. I ballerini sono arrivati, se si può • dire, per telegramma, senza le loro case finte di carta e di pittura, e senza i I numeri spcttacç,lo~i del loro repertorio, che han bisogno di un grosso corpo di manovr3.. La chiamata era troppo urgente, e soltanto le teste principali e le gambe più c~pcrtc del gruppo son giunte qui, con le ](lrO scatole piene di costumi leggeri:isimi, di gane schiumose, di veli, d1 cinture e corone di rose, di frccci11.; d'oro, e di sandali apollinei. ~ In tutto quattro corifei, che con i loro bagag-li entravano como.:lamen• te nel mezzo coupé d'un treno. Arrivati col diretto; e giudicati per direttissima i più vez-.i:OSeÌ silenti bai• !crini del creato: toccan terra e non li senti: danzatori delle nuvole. Lifar è il capo, l'apostolo solitario, l'incorporeo, l'unico, in cima al Cal• vario di Tersicore. Gli altri tre son discepoli : lo seguiranno sempre senza rag:giungc:rlo mai. Ad essi, quattro di numero, il pondo e le responsabilità di ~stener lo spet• tacolo che ha da durare tre ore, su un palcoscenico vasto, trasfigurato, dc• serto e lontano come la riva dei Campi Elisi. . Lifar. da solo, fece tre quarti del J_._ 1,ublimc bvoro, sciorinando il reperto• • rio di tutte le sue risorse prodigiose l dinanzi agli occhi stupiti del puhblico. Più ~razioso, e ineffabile. lui uomo, I della sua controparte, M.llc Darsonval, che non mancò tuttavia d'esser leg• \r, j!iJdra e adorabilmente impaurita, co• , mc la tortorella che giuoca a far l'amore. In un salto prodi~ioso Lifar piega .. terra i ginocchi e ,si rialza fulmineo, restando immobile, scultoreo come ).i'ijinsky. La sua maglia s'è rotta all'altezza della rotula. t una statua. ferita? Ma non c'è sangue su lui. I ginocchi d'un ballerino sono pili prezio,;i e delicati di quelli d'un cavallo che ha vinto il Grand Prix. Un cavallo che tocca terra con un ginocchio, è finito: prima valeva un milione, adcs§O non lo vuole più che il beccaio. Ecco perché tremammo per Lifor il più incredibile, futile e raro degli CS· seri umani. I balletti e~~uiti<&dalla piccola fa. miglia coreografica dcll'Opéra di Parigi furono molti, e brevi, e diversi \ l'uno dall'altro, per quel che, lo com• portava un programma cosi esteso, su musiche di Beethoven, di Ad:1m, 1 di Dcbussy (con L'après•midi d'uri \faune), e del nostro Vittorio Rieti che ~risse pc,; Lifar la partitura curiosa e priginatc del David 1rior1/arue, con musx:he ancora di Chopin, di Gounod, di Ci~:ct....,ki, e finalmente di Gabriel Fauré. Fu una serata geniale, e divertente, quella che ci offersero, senza fatica visibile, il grande Serge Lifar, ed i suoi tre compagni mademoisclle Dar• sonval, monsieur Legrand e mademoi. selle Chauviré. La tCl7.ae la quarta serata di questo ~f..t~Kio~1u.sicale erano dedicate a due conceui della Filarmonica di Berlino diretti da \Vilhcrm Furtwinglcr. Il famoso direttore tedesco ~mbra dare col braccio due o tre giri di ma• novella per ricaricare il silenzio, e un accordo a catapulta, pesante e massic• cio, viene a cadere sul pubblico. t J'Egmo11t di Beethoven. ~ethoven, pcrisJilio attrav~rsc, il qua: le s1 entra nell'Olimpo; ogni battuta e un pezzo d'architettura gigante. O Bee. thoven cccb i tuoi trntcnnamenti car• diaci I~ tue ,;incopatc stanc-hClz<'.&m. bra ç'he enormi colpi di spalla facciano rotolare le montagne nei lagh_i.Sembra che il percuotere di un grande martello <;fasci il mondo. L'aria calamitata trema intorno ai sepolcri; e la natura capovolta e divelta à.1 una forza po<;s('nte rovescia in alto Je sue radici mostruo~. 7 MAGGIO 19 J 8-XV/ OMNIBUS l>AGl"JA 11 f ( PALCHEIRIIOMA)HI le ~w~~@J(S[;l ~ 1t L MERCANTE 01 VENEZIA è una f J1 delle commedie meno (clici di Shal • kespcarc. t. una commedia e antipa• '- ~ tica >. E antipatici i suoi antenati, com- ~ preso Il puorone di Giovanni Fiorentino. ,... La scena del tribunale_ punto centrale ddla ~ commedia, è la più odiosa di tutte, p!cn_a di una crudeltà da donnaccolc. A che 11 n- ~ duce la grande crudeltà di Shakespeare? E. non meno odioso di Shylock è Gra-z.iano, questo e borghese> della vendetta. C'è tanto settarismo in questo personaggio e un I~<' cosi mc-schino spirito di casta, da accrcdi• / tare la 1esi che l'opera di Shakespeare non l1 . è dt'I popolano Shakespeare, ma di Wil• '-. liam Stanley, sesto conte di Derby. [nj. ..,., mitabili le forme di chi ha una posizione I(. da mantenere. Alla fine della scena d<'I tri• bunale, quale anima bcnnata non insorgerebbe contro l'accanirsi di quegli otto con• tro uno, e sia pure questo e uno > un usu• raia? In ultimo, le parole meno ignobili non le vittime di Shyloc'k le pronunciano, ( ma Shylock steuo: e Toglietemi ogni cosa, r~ anche la vita: non k> che farmene del / : vostro perdono!>. E progredendo sulla stra- ~ da della rinuncia e della magnanimità, Shylock, dopo un'ultima e vilissima battuta di Graziano (come può mentire un nome!), esce dal tribunale e senza proferir l parola >. Quanto alla trappola tesa all'usu• raio da una donna camufTa1a da giurista, • è un raro esempio d"immoralità e rammenta i crude!i giochi dei bambini con : ... •1• gl'iwui. Se l'auto,e ,i crn propo>lo di \ renderci Shylock odioso, il suo proposito è falli10. C'è nel Mercante di Vene.(1a uno spirito da giovinastri, da bar, da campq di corse, da bisca. E la moralità della maggior bellezza e nobiltà della vita spensierata e spendacciona della < gioventù dorata > rnl risparmio e l'avarizia, è una morali1à da scemi e da immorali. L'usuraio nasce (fallo spendaccione, non l'inverso. Quanto ali,:; altre parei della commedia e agli altri personaggi, sono quelli soliti e con• vcnzionali della commedia farsesca, con la quadriglia df"gli innamorati, l'ancella e CU• vello di passero > e mezzana, il famulo clownesco e ridanciano che prr colmo di s~·cntura è impersonato da una donna tra• PARTICOLARE DELLA GALLERIA SCIARRA OHE 11SEON0 DNA TAPPA" NELL'EDILIZIA DI ROKA .MODERNA vestita da uomo, ccc. . La nosl(a pelle non sarà mai abbastanza dura, da sop• Una volta staccato il tempo la bac• chetta di Furtw3.ngler non fa che vi. brare in punta, tremare come l'ago della bussola, o la lancetta d'un barome• tro durante un temporale. Lune-o i meandri dello svolgimento nell'oscurità apocalittic.l Furt\\anglcr atriva a dei pi:missimi che non son più che dei gesti spettrali nel buio, e la musica, così ccJis. sata, un segreto per il pubblico, Sonorità lisce, levigate, piani sorgen• ti, indifferenza. fatale sterilità in lun~o e in largo. Niente calore, trasparenza, slancio, capriccio e colore. L'esecuzione è perfetta, ma ingrata perché ci CO· stringe all'ammirazione per forza, e non per amore. Dopo Bcetho\·en viene l'ottava Sin• fonia di Bruckncr, che, volere o no, viene annoverato onnai fra i ma~giori musicisti tedeschi. E qui Furtwlingler piglia l'aria secca e chiusa di un diplomatico, o d'un pie• nipotenziario venuto a imporci qualco<:a che potrebbe non garbarci, qualche con• dizione oncro~a; d:t vincitore a vinto. Questo autore prolisso e gravi)Simo ci sembra pieno di ubbìc disciplinari e di inattese reazioni che stanno in rap-_.-. porto diretto con un particolare mecca• ni.smo che egli ha nel ventre. Per noi è un tipo grosso c. inesplicabile di vecchio musicist:>.della montagna e non è il caso di p:ulame, benché sian quarant'anni che i tedeschi si sfortano d'introdurlo nel mondo scnz..1.riuscirvi. E va bene, sarà l'ultimo sinfonista di gran classe; però niente di comune e di paragonabile c'è fra lui e Brahms. Intorno a noi alcune incantevoli cd eleganti damigelle straniere, donnono già come tanti angeli - le lunghe ci• glia suUc gote, - dormono accoccolate fra i bracciuoli di velluto delle loro poltrone, la testa piegata, una rosa fra i capelli, e il piccolo naso quasi sulla spalla del vicino. A questo punto Furtwanglcr, pur con• tinuando •a dirigere, si volta repentino verso la sala per vedere cosa succede. I1 silenzio è tanto profondo dietro di lui che egli lo sente come un gran vuoto improvviso. Chissà ; forse il pub• blico se n'è andato? No, la gente è ancora là ai rispct· tivi posti; tanti corpi sfaSC'iatinei frac e nelle toileues serali, ma lo spirito del pubblico non c'è più: è tutto nel regno dei sogni. Intanto Bruckncr, e sempre Bru. ckncr, lungo come un inverno in Groenlandia, cioè sci mesi di oscurità, di ghiaccio e di immobilità. Dopo Bruckncr viene Straus<scol suo Ti/I Eulenspiegel. A poco a poco un fluido e una mae• )tria fantastica vien sprigionando que• sto direttore severo, che c'era sembrato un a<;eeta a 'ipasso fra le utopie, uno ~vnificato predicatore dai gc)ti e dalle occhiaie vuotr. L'esecuzione del poema di Strau.ss e poi della Sinfonia 1n re minore di Schumann è addirittura formidabile. Il pubblico s'è riscosso. L'orchestra ac• climatata. si scatena in ordine veemente per ogni verso. Lo stuolo numerosissi. mo degli archi si stacca dalla terra, tutti i violini volano, altissimi, di con• serva; e serrati come le rundini quando passano il mare. !!. un caso straordinario. Hanno il fuoco di Paganini, b velocità di Be). zcbl1. Il pubblico sulle prime riluttante s'abbandona a un entusiasmo acuto CO· mc una crisi. E il successo più sfrenato corona la fine grandissima del concerto. BRUNO 8AR1LLI ~~&:\, DEL VANTAGGIO FRA me(.(.Otiorno e l'una, gli aulobus e i lram ,omani sono carichi come i ca• ntslri di frutta che i contadini d'un lempo portavano in dono al padrone. Uomini ,,assi, con la barba malfatta, si attaccano aUe uettwre, con una rabbiosa p,onle(ia che sorprende. Sono disposti a wna lotta tUcanita; net/i autobus ,omani, l'uo-- mo per "n altimo ritrova nel suo animo gli impeti d'u,aa vita primitiva e selvaggia. Ma il piuola impie1ato, appena, dopo aver urtalo brutalmente donne e ragaai, riesce a 11c,uare un posto a sedere, torna ad essere mansueto e sornione. Si toglie di tasca il giornale e le11e le nothie di cronaca; quando poi s'avvede di aucre accanto una sitn.Jra in piedi, allora più che mai rimme,gc nella lettura, quasi per un resto d'antico cavalleria, che vorrebbe gli uomini p,onti ad o6rire i loro po;ti ai vecchi e alle donne. ln/atti molti altri passe,ze,j non ricorrono a queJte fmeue. Restano im• paJSibili. davanti agli spettacoli più dis1u• stosi di don11e trallenwte nella ealca. Cior• ni fa, addirittwra, come ,rno di noi di• st,altamtnte si al.cò, un tiouane vigoroso e spavaldo, con i piuoli baffi sottili, ga,eg• giò uitto,iosa111ente con le donne che tenta,ono eompitapiente approfittare del po. sto vwoto. Si sedette implacabile: a una nostra franca rimostran(a, rispose che anche lui aveua pa,ato il biglietto; a ce,1i mormorii dezli a1tri passe1gui, ,Upose con oc• ehi pieni di rabbia e di sdegno. Al(aua le spalle; borbottava f,a.ri di cwi non capi• uomo li senso, ma ce,to voleva farci rilevare che a lui non zliene importava nulla. Ci fu un vecchio Jitnore che ci aiutò nelle nostre proteste. Parlò ron calma e severità: indoJSava un ab,to grigio, slava in piedi appoggiandosi ad un bastone dai manico orientato; e parlò tanto bene che tutti tacemmo. }.fa il giouane, come fu costretto ad a/(arsi, 1/iJse frasi minaccio;e; poi, alla pnma fermata, scese. L'inudente e,a lumi• nato; non ne restava altra traceia che nel Jorriso d'altri signori com, lui elte sedevano comodamente. I loro occhi lucenti dicevano la soddisfa(iane di trouarJi sedu1i mentre 1ante don11e stauano ancora in piedi: ,iei rituardi ~el giovane non most,avano solidarietà e tanto meno rip,oua(ione. E,ario soltanto soddùfaiti che l'incidente non fosse aceaduto a loro. In quanto a noi, comprend~uamo di essere oggetto del più franco disp,ei(.O. Le Io,o facce trasse e su.daticee, i loro ouhi lucidi, la loro bocca at1t1g1ata alla smo,fia dei e tira a campare>, ci tJaompagnarono per twtlo il uau10. MASSIMINO t,.. aM.l!l~J@~l~~~ IAMBIB11 j1,_ HIHAMO due cinematografi, qui a C., ~ t he in un certo senso rivaleggiano tra loro, e non tanto per i film, che si equivalgono, quanto per gli .tpcttacoli di varic1à; M' per e.tempio all'c Italia> viene Dilli, o la Fougei, l'altro cinema deve su• bito reagire chiamando Riccioli con la Pri• mavera, oppure anche l'illusionista signor Lambcrt: pare che il nostro pubblico sia mollo atTciionato al signor Lambut. Cosl ieri sera ci (u la e prima>: qui son .tempre serate di una certa importan:ta, per. eh~ proprio non ci sono altri svaghi; non si balla, qui da noi, non 1i va al caffè, e non ci si scambiano ricevimentini familiap. Allora, è proprio in onore delle dive eccentriche o dei saltatori acrobatici, che le ragazie rinno\·ano il cappellino col nastro .tottogola e i gio\•anotti la cra\•aua a righe. Siamo tuui leggermente eccitati, alle c. prime >, e la signora bionda compare in un palchetto, con canti ricciolini; suo marito • ha un poco sonno, ma lei nO, e fuma, agita languidamente la mano per salutare qualcuno, e pensa di somigliare a ~far. lene al Chincsc Thcatrc ; i giovani uffi. ciali di complemento prediligono le pri• mc file, i posti di pro.1Cenio, e di li ,cam. biano con le stcUc viennesi sorrisi d'in• tesa, che debbono far capire agli spetta• tori come, fra , oco, ci saranno ·appunta• menti, cene qua.si galanti; i quattro gio. vanotti eleganti, memori di una serata al cinema Barberini, rip:usano mentalmente bellissime e raffinate beccate: naturalmente per l'illusionista Lambcrt le e beccate > sarebbero state tradizionali, antiquate cd obbligatorie. ln questa nervosa atmosfera finl dunque il film, calò il sipario, e, mentre un ru. more di fondali smossi indicava sontuosi mutamenti di scena, si acccM:ro lc_.srandi luci del centro, e prendemmo tuui l'upct• to di cadaveri. L'attc.sa fu lunga i nei terzi posti si cominciò a battere i piedi, a gri. t~::n: ifn;;':~;,t~/c:;t:~:~cill~m~~::~ ~:j sole calante e seggioline di paglia qua e là: capimmo subito, però, che dove\•a es· scrci stato uno sbaglio, perché lo sfondo necessario a questa specie di prologo doveva clSCrc un salotto; difatti, una certa Teresa, che, figurando Ja cameriera, non sappiamo perché:, portava un abito di folgorante bianco, introduceva una signora corpulenta, vestita da sera, e pcuinala coi ricci dietro le orecchie. Era la s.ignora t\da Romana, e manircstava una violenta curiosità circa i metodi e gli ideali del professor Lamben, che subito comparve. La signora Romana, chinando gli occhi, drappeggiandosi nel grande mantello di velluto nero e falso ermellino, gli faceva belle domande nello stile dei manuali di conversazione. Lambcrt, invece, rispondev<l con frasi degne dei manuali economici della Srirn~a spietata al popolo· era OSCU· riuimo e sibillino, le sue parole finivano in onr o in Umo, e C("rlC bollicine di sa• Jiva, rotonde, volavan dalla sua bocca a quella di Ada Romana, che l'ascoltava estasiata. Finalmente, accendendo una sigaretta, Lambcrt scese in platea, pregando gli spct• tatori dì collaborare con lui. Si trattava di scrivere su un foglietto un'azione qualsiasi, per poi comandarla mentalmente a Lambt-rt, che, bendato, l'avrebbe eseguita. Noi, naturalmente, .1perammo subito cose straordinarie: immaginavamo Lambcrt ap• peso al lampadario centrale, o intento a prestigiose danze. Invece, quella parte del pubblico che (Oraggio,amentc si era messa a collaborare con Lambt:rt, gli suggeriva, al massimo, di mettersi in testa il berretto del custode. Ma certo noo era cosa fa. cile: Lambcrt, un fauolctto sugli occhi, si lamentava di sentire nella sala troppe "·olontà opposte, che lo stiracchiavano in una direzione e nell'altra: e Decidetevi>, gemeva, e uno aila volta, 1ignori, uno aUa volta! >. Jnvcce la guid,-, quello che uf. ficialmcntc doveva dirig<'rC Latnbt'rt verso un orologio da slacciare o un Contrabbasso da suonare, risultava sempre troppo debole, addirittura una nullità. Ci fu, tra l'altro, il ragioniere del catasto, che, ar. rouendo, voleva indurre Lambcrt a prendere la rosa artificiale che la signorina M:atè, la modista, aveva appuntato sulla volpe. Lambcrt non sentiva niente, tnH• cava il povero ragioniere di incapace, di poveruomo, e quasi quasi di impatcntc: impocem..a. spirituale, si capisce, ma la signorina Matè, quando finalmente Lambcrt l'ebbe raggiunta, guardò il ragioniere con compassione e disprcuo. I giovani eleganti sogghignavano, si esprimevano secondo lo ltilc del Bertoldo e battevano ironica• mente le mani. Tornato sul palco.1Cf'nico, Lambert acC<'sc una nuova sigaretta, cd invitò alcuni giovani avventurosi a farsi ipnoti.nare. Qi.:clli accorsero subito; è davvero meraviglioso che tanca gente abbia voglia di trasformarsi in un treno, soffrire il caldo, il freddo, cercarsi addosso le bestioline, perché questi sono i classici giochi che an. che Lambcrt ripeteva puntualmente. Ma ceno era bello vedere Il, in piena luce, il garzone del fornaio, un postino, il com. messo delle ferramenta, il fotografo del giornale: erano tutti molto imbarauati e facevano piccoli cenni agli amici, rimasti in platea, secondo lo stile di Taylor e di Power, portavano due di1a all'ahcz-za della fronte, agitavano la mano al disopra del capo, si inumidivano le labbra. Lambcrt li considerava con sussiego, li afferrava alle spalk, scuotendoli vigorosamente e fissan• ~~;:;;n T~~~~ e;;rg1~-a p~o~a!::c c~c:c;;~' d<'ttcro anche loro, e riuscì a far credere al parrucchiere di via Cavour che il barista del Caffè Centrale aveva una lunga coda. Ci furono grandi risate. Vr:-nnc finalmente il pez-z.o forte d'ogni ipnotizzatore che si rispetti: Ada Romana, toltosi il mantello, rivelò il suo abi10 da S(.'ra, color vinaccia, e la sua floridezza monumentale. Lamber1 chiamò il figlio del sarto, che ancora è un ragano, ed il fo. tografo del giornale, a cui parlò da uomo a uomo: e Lei >1 disse, e lei, mio caro amico, è un uiuewr; lo si vede dalla sua estetica >. Il fotografo apparve felice; è un omino magro, oleoso, con baffetti neri i si prestò raggiante. ad abbracciar il figlio del sarto, scambiandolo per Ada Romana, che, grazie al fluido ipnotico, figurava una biondina esilissima. 1nfinc, tra nuovi applausi, e prornes5e di altri giochi per l'indomani, lo .5pcttacolo tìnl, e ricominciò il film, ncll:i. sala quasi deserta. Quando uscimmo, poco dopo, anche la s1rada era deserta; si vedevano solo tre figure, una grande, una grandissima, la terza misera, striminzita: era un uomo che bisticciava con due donne. Dal mantcllaccio di \'Clluto nero, che ora posava su una sottana di lana Koz-zesc, riconoscr:-mmo Ada Romana, sempre grassa, ricciuta, ma non più tanto soave: c'erano con lei Teresa, e, tristissimo, anche Jtillu1ionista signor Lambcrt. Forse andavano a cenare, nella vicina piacria; forse a prcn. dcrc la cioccolata al bar della stazione. Questi due locali sono le •Ole risorse di C. notturna: i ere scomparvero, e ci parve di udire, ma forse sbagliamo, che davvero Lambcrt aveva fumato troppe sigarette, e che costava, assolutamente, un patrimonio. IRENE BRIN portare i personaggi e spirito1i > di Sha• kcspcarc. Per molli anni, e forse per questi 1uoi difetti appunto, il Mercante di Jlene(ia è stato il cavallo di bauagli~ di alcuni at• tori di grido, ciò che il Trillo del diavolo era per i violinisti. -Sia notato di pauagalo che le opere di Shakespeare di cui a pre• fcrenza d'ahre 1i M'rvono attori e registi per i loro fini personali, sono le peggiori di tutte, come ques~o Mercante di Ven,. iia, come il So1no di una notte di mirt(a rsttJte, come lo stesso Otello. Per divcn• tare cavallo di battaglia, il Mercante di Venetia è stato mutilato di qualche pregio e accre)Ciuto di qualche difetto. Cosi, gli urli di ShylocL: alla scoperta dclii foga di Jessica, che nella v<'nionc originale sono e raccontati > da Solanio, cio~ " dire espressi in maniera indiretta, nel rifacimento o~ wJwm hiJtrionis K>no tradotti in prima per• sona, sì da dar modo all'attore di grido, è il caso di dire, di gridare per dicci mi• nu:i buoni come un bue mauiato. Artificio ,. ironia, le due migliori qualità di Shakf"spearc, sono spazzati via senza vergogna e senza pietà. Ma non a Bcnassi né a colui che a sua intcnt.ionc ha fatto la riduzione teatrale del Mercante di Vene(Ìa, va impu• tato il passaggio in prima persona della scena degli urli, perché questa medesima !Cena la udimmo intorno al 1 900 da Er• mete Novilli,. il quale con grande giubilo della piccionafa metteva in opera tutta la straordinaria vigo1ia delle sue corde vocali, e i tremendi boati della sua caverna orale. Altrettanto deplorevole l'insaccamento opc. rato dal e riduttore > di molte scene in una, con l'abolii.ione di quel contrappunto scenico e di quel cinematografico taglio, che sono tra i pregi maggiori di Shake• spearc; e l'ingresso di Shylock in tribunale canfuso con altri personaggi, con soppressione dell'ingresso isolato e all'ordine del doge, e della tragica maestà dell'attesa. Ci hanno parlato di 6cnassi come di un attC>-- rc intelligente: ne saremmo pienamente con. vinti, se gli avessimo visto porre rimedio alla stupidità altrui, eome questo Mercante di Vene;:ia glie ne offriva il destro. Shakespeare ~ uno Krittore barocco, un au1orc rococò, un artista arricciato e bue• colato, un poeta con la permanente; e 1i ricredano immediatamente coloro che quc. stc lodi scambiassero per biasimi, e sono abituati a vedere in Shakespeare soltanto il e verace dipintore di caratteri>. Ma al contatto dì questa grazia, di questa arric• ciatura, di questa onda arrotolata col fcr. ro caldo, si rivela in pieno tutta la fai. si1à dell'interprete che per imitare questa divina artificiosit:\, s'ingolfa in una vana e assurda agitazione. Tale ci è apparso Memo Renani nella part<' di Shylock: un uccello scnu 1guardo, capitato per isbaglio sul palcoscenico dell'Argentina, che si aggira pauamcntc e sbatte le penne 1ui praticabili e ,ul fon. date:, e non 1a trovar l'uscita; come in certe malinconiche sere d'estate, quando un uccello notturno entra improvvisamente nella camera senza lume, e stormisce sotto il soffitto;· e cozza nelle pareti, e gli rispondono di sotto gli urli di spavento delle donne che si proteggono i capelli con le mani. E quel capriccioso squilibrio del• la voce, quei falsetti, quei suoni a sega, qutgli improvvisi e glissandi > di 1illabc, quei balbcttamf':nti, quei pargolcggiamenti ; • e quei movimenti insensati, quelle mosse dispettoscttc, quel palpitare delle mani CO· me foglie morte di platano; quei gesti da sensitiva c~tcti-z-zantcripresi a Eleonora Dusc, al!a quale magari si potevano pauare, non fosse che pcrch6 era donna. A. S. LEO LO!"l:GANESi - Direttore responsabile l'rorrietà 111nl~1,n e, 1~nuui• Tiwn.ata, RIZZOI.I & C • <\ro.pr-r 1•Ant della Stampa. MU111n<1 RIPRODUZIONI F.SEC.UJTE CON MATERIAt.t-; FOTOGWAFICO • t-'ERRANIA ••

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