( PALCHETRTOIMAN) I ~W®IB~ ,ilY ELLA parola e: cuore > pronunciata co- !!J mc titolo di un'opera scritta, noi non intendiamo nient'altro che il Ciiore di Edmondo Dc Amicis, questo libro e.i.Ido di talento e fedelissimo al titolo che molti oggi fingono di disprcuare, raro tscmpio di prosa naHati\a in una lctccratura po• \CrÌUima di narrai.ione, e che in talune pagine:, come quella intitolata e Valor ci\'ilc > (e: .la banda in fondo al cortile sonava piano piano un'aria bellissima, che parc- \.1. il canto dì tante ,oci argentine che si allontanaucro lente giù per le rive di un fiume>), sale alla nH:tafisica della Torino scoperta e amata d.ì. Nietuchc, e classica ai piedi e classica ..gli occhi >. Chi ha autoriu.uo Enrico lkrnstcin, con I.i. sua s1a1ura da giraffa, il suo nas.o da caratua e la sua attività di burauinaio del• la borghesia affaristica di Parigi, a intro• dursi in un circolo riservato a pochi ami• ci cordiali e stre11i da affetti sicuri? Quando \edemmo sui manifrs1i della com• pagnia Ricci-Adani annunciato Cuore di Enrico Bt•rnstein, la steua indignazione ci scout- come se ci a\ cnero annuncialo il Can~o,1ioe i11 11ìta e in morie dì Laura di Paul Géraldy. La compagni.-. Ricci-Adani nu1re una sim. patia smodata per questo vecchio mcstie• rante del tt':alralismo borghese. Quali virtù gli riconosce? Quale utile ne trac? Nel ~uo repertorio le pièceJ di Bcrn)tcin f.rnno g1umo: oggi Cuore di Enrico Bernstein, domani Sp•rarica di Enrico Bernstein, posdon1ani Il cap11 delle tempute di Enrico Bcrnstcin. Non è più il piallo del giorno, ma il piatto di tutti i giorni, e un pessimo piatto ol!re a tutto; perché alimentare il teatro nelle sue auuali condizioni con le comml'die di colui che più <li tutti ha contribuito a immiserirlo e a falsificarlo, è e.Ome propinare sgonfiotti e cioccolatini a un diah<-tiro, capponi farciti a un podagroso. Emico Bcrn.stein non appartiene alla raz. za 1impa1ica degli sCupidi schietti. ma a quella antip;itica degli stupidi pensosi, e romc tale non considera completa una com_. media se questa manca della sua parte di prnsiero, e prov..,C'dc in tutte le sue a met• tcre il e pensiero del giorno >, o come dire una. di quella banalità. che tulli 6petono per un certo periodo di tempo e fingono di credere, e che variano e si contraddicono se<::ondol'affliggente superficialità delle fo\lc. Uno di questi e pensieri del giorno> è l'incomprensione tra la gene.raz.ione di ieri e quella di oggi te Ottocento > contro e No. , ecento >, dicono i Bernstcin nostrani) e intorno a questa pensata Enrico Bcmstein fa girare i cinque atti della sua commedia, per dimost1·arc in ultimo che gli uomini di oggi sono :i.ltrcttanto. forniti di cuore de~li uomini di ieri (l:'ccogiustificato il titolo della commedia), con questa sola differenza: che il cuore di oggi è meno loquace del cuore di ieri. Risponde questo pensiero di Enrico 8ern• ucin a una verità profonda? A giudici più qualificati la risposta, quantunque sembri a noi che, in fauo di loquacità, era ieri e oggi ci sia poco da stabilire differenze. Le commedie di Bcrnstcin sono for73te e false, e questa non meno delle altre, non tanto pcrcht tali in sé, ma perché riflesso di un ambiente foruto e falso, che è quello dcli:, borghesia deviata dall" sue genuine vir.u, che sono la pazie11za, la moralità e il rispannio, e landat:& in ambiz..ioni retoriche- e idiote, e in una vita impaziente, immorale e spendereccia. E quando qut-sti pCr'$0naggi dedotti da una presunta classe dirig'tnte noi li \'ediamo opporre i loro in• rereui ridicoli e bestiali in quelle scene madri che fanno centro nelle commedie di Bcrnat{"in e determinano il loro 1ucresso immancabile e provvisorio, la no.stra ripro- \'azione non \'a soltanto all'autore, ma a coloro pure che lo hanno ispirato, e fino .1 quegli spettatori che, all'urlo finale delfallorc e al singhiozzo supremo della primadonna, si fanno strappare l'applauso dalle mani. A teatro noi amiamo stare in prima fila, onde l'uomo fa capolino sotto l'attore e \'«anatomia:, si ri ..e. la del gioco scenico ' Ed è al lume di questo esame che abbiamo l scoperlo Rcnro Ricci attore un po' freddo, ma M"rio e intelligente, il quale, guarito che fosse di certo ruggerismo di di1.ìone <' ~renato nei movimenti, potrebbe diventare in un teatro non abbandonalo a se stes.so, ma organinato e « dirt'tto •• ciò che Jou- '\-ft è in Francia: un attore di stile. ~ ...anto a Erne~to Sabbatini, profondamente' ..,compreso della psicologia di Vincenzo Magueyran, e sbauendo nella fedele interpretaLione gli occhi calamarati, or vo· Jendo bruciare in un focarello di caminetto vecchie lettere d'amorr legate con nasirini a croce t or ..,oJendolc conU"h•are dentro una bustf con chiusura lampo, pronunciando vecchie bestialità da uomo vissuto e con• iiderazioni sceme sulla fn.gili1à delle cose umane, 01 premendosi la mano sul cuore e or sbattendosela sulla coscia, ci rammentò ceni peuonagg:i cht s'incontrano nelle seconde classi delle FF. SS., che attaccano discorso con tutti, conoscono l'orario a memoria, sanno dire in quali 1rattorie d.a Linguagloua .a Torre Pellice si mangia b('nc, regolano l'apertura delle wn. dine (' ispirano l'irrefrenabile tentazione di buttarli fuori del finestrino. I cinque J.tti di questo usurpato Cuore si svolgono tutti e cinque nel medesimo srenario che ~ il sa!Qne di una villa di Biarritz,' o Biàrritz, come pronunciano_ gli attori della compagnia Ricci-Adani, a imitazione di certi pugliesi che chiamano Cà- \Our il grande miristro di Viuorio Emanuele Il. Il teatro, che è sorprt'u e fonta'l.ia, esprime in gran parte l:'5S3sorpre\a ed es§.i fan• ta~ia per mezzo dello scenario. Da piccoli, ron quale ansia scoprivamo lo. scenario « nuo ..o. , $Otto il sipario che u.ln•a piano pi,1.1110 ~•ra vedere il sipario aprini cinque .,-oltc, e ogni volta ritrovare lo .stcuo dit ano a fiori, lo stc_sso paralume d1 per• gamcna, lo ue~so « Ruorno delle par~n.:e ~ preso m prestito da qualche gallcna di piana di Spagna ALBERTO SAVINIO IL CERVO DI BANT'EUBTAOHIO ~~&:>a .DEL VANTAGGIO PASSEGGIANDO, ziorni or Jono, in 1.111 quartiere in costrucione doue le alte cau color caramella a11e11anoancora i 11el1Ì delle finestre spru{u,li di calu, ci 11e• niua fatto di domandarei a ,01a Jtr11ùse tutta (e, 1ra11dc fatica di capimaJtri, muralori, faletriami. Non sape11amo fi1urarei in quei luozhi Jquallìdi la 11ita consuet,2 ddle famitlie. L'archi1et1ura dei 1randi ÌJolati nort tende che al 1iorno dell'ino2u1urocione. Allora i muri saranno colorati fino ad accecare, i 11,:tri dtlle porte splendenti, i portieri tronfi della dìuùa nuo11a. Poi i muri impallidiMnno, i 11etri diuutteranno sporchi, i portieri li uedremo Jbadi1liare da11anti ai porioni. { FRA piaaa Madama e 11ìa Sant' Ago• ttino, appa,i11a uno Jplt:ndìdo palac- ::etto eiJtquecentt:.tco, antico Osphio dei Pellezrini, ,:he s'afra11a su un alto bugnato di tra11utrno. Di lanto in lanto, ,:onduce11amo qualche amuo 11enuto di uia a 11,:derequel· l'elegante COJtrucione, naJCoJta nell'ombra dei 11icol1,ed era, ogni 11olta, una felice vi• Jta per l'amico e per noi. Da tempo non erauamo pìW andati a uederlo, e solo ie .. i ci siamo tornati con un conouente ingle• Je; ma il noJtro ,alauetto era Jcompo2rJo: al suo p,uto re1taua solo u11 ampio rettan• iolo di calcinacci. Un operaio che 1e1ta11a, con ..1nnoia1a /enteua, mattoni in una ca11iola, ci Jpiegò che il palac(.etlo verrà ,icoslri,ito li auanto, a 11,nli' metri. e Lt, tlo11e c'è qut:Ua po(.(.a di cale, >, a11iunu ridendo. Quella di abbattere i pala«i per ricoJtruirli a pochi pasJi, nori è una inuencione d'oggi, ma noi non e' c11a11amomai tro· uati Jul fallo, non a11e11amomai QJJiJt1lo a 11esJuno di quetti ,ipiethi che coneiliano l'urbaniJtiea e la conu,vacione del patri. monio artùtico, e rie siamo rimaJti, eome dire, un po' avviliti. Metlìo era abbatterlo addirittura, il palaueuo, ,: non parlanu mai più: ora, inuece, a11remo per sempre Jotto tli ouhi u,,a ,icoJtru::ione, ch'è com" dire u,1 « palau.etto del '500 interpretato do/ siznor architetto tale, Jotto la guida del pro/eJJor talaltro•· Lo 11edremo ri• coJtruito 1n un luogo che non è i( Juo, ,, quel ch'è Pttgio, con materiale moderno, armati.r,1 di cemento e piccoli ritocchi in iJtile antico, come false macchie d'umidi1à, fmu Jcrepolaturt, e tinttt1iatura eolor cac• ca di cant. Ctrto, il pala~(.etlo con le bugne a cuJcino lo rw,dremo piW crnquecen• tt:uo eh, mai, coi piccoli vetri rotondi /i· ltttati di piombo, le grondaie in ferro battuto, il corniciorie ri{wito come una deriNon c'è ,imedio, ormai, ma abbattendo queJla costru::ione a chi s'J arrecato vantaggio? L4 viabilità rtJta fa Jtt:JJa di prima, pe,ch, piaua Madama ora confina col fianco del pala«.o dell'lttìtuto di So2nl'Apolli"ar,:; ual,: a dirt: eh,: non ti I trovato alcuno sbocco a quello sp,opor(.ìona10 largo a forma d'Imbuto che 11adalla uecchia uia di Sant'AtoJlino al Corso del Rina• Jcimento. li palanetto abbatlrao fo,ma11a wn uicoletto detto dtl Pìnacolo, ed anche quello o,a è scomparJo; così, oltr~ a p-,dere una bella costrucione, Ji è perduto anche un bel nome. MASSIMINO tiera, ma no,1 sarà più quello e non potre- 11Ti piace?" mo mostrarlo a neJwn amico. "No I" il L PO~IERIGGIO della domcnic.,, ! llloltc ser\'c delle c,hc rom,rnc lo passano in una fumosa ,;;ala da b.11!0, ~ti piano interi.Ho d'un edificio 11111bcrtin1odO\'(' ~i scende per una scalctt.t .mgw,ta. Un ponicrc prepotente c.- gioviale invit.1 Jd cntr,ue; discute -.ul prcu.o, :.cmprc pronto ad accettare: I(· riduzioni chè s'impongono quan• do la comi ti, ;.1 dei ballerini è numcro~.t; avvertendo che col biglietto d'ingrc•;,,o si ha diritto a « certe facilitazioni sui dolciumi e le bibite ,. e Solo I., lira del gu,lr<larob<Lè obblig..i.toria; non si entra in iioJ.lacol cappello e il c.1ppouo », Jggiungc. I:. un pedaggio che l'imp1cw impone per la :.crictà del locale. Le :.Cr\'C cli Roma vengono d,tl Veneto. dall'Emilia 1 d,1lla Sicili.1. d.1lla Sardl'gna. Donne vigoro!>C,dalle mani enormi e arros5,\tC dalla Ji,;;civa,indossano abiti di crelonne i nel ballare hanno sempre lo 'ttC~o p<h!>O pesante e acc,tldato. 11ia che l'orchestra :-.uoni un fox, un ta11go, una rumba. Le coppie di questi b,lili :-.i dànno .ille figure pili arditi:. Vogliono lavorare di fino, pèrdono, d'incanto, ogni naturalcuJ., t ora un,1 coppia parte veloce e :-.trctta, ora un'.lltra giunge fu. m·rca l' marLÌ,tl(•. I giov;.111ottpi oi, che 'ion tutti ~olda.ti. marinai, garLoni di bar, qualche :1uti~ta, sc.·guono due tecnirhe che essi stimano le più redditizie. Alcuni rapi:.eono nel!., foga delle d.lllzC le loro dame; .1ltri le attornia. no di .,c·gni di gr;:in ri,petto. non ,tringcndolc troppo, inchinandosi ad ogni i'it;.rnt<.'n, on spingendo la mano ;.1 ~r• rare le ~palle giù giù fino J.i fianchi. J primi è come invitino le donm· .,d ;:ibbandonarsi subito e ,cnza ritegno alla folli,t della perdizione. Sembrano gridare .1i santi diritti ddl'.11nore e della passione. Gli altri, invece, adottano procedimenti più knti i pen,_eguouo con calma e avvedutezza quei fini, che ogni donna :-.aessere nell'animo del suo cavaliere M:nza avere il coraggio di confcss:.i~clo. Intendono, questi, ispirare fiducia; p.trlano della mamm.t, delle sorelle, della famiglia. Si mostrano scettici, stanchi, fino a che le loro mani fini,cono col tradirli, ,tndando a po· ~a~i prima su un ricciolo della f rontc, poi ')UI petto, ropr,\ le gro')')e braccia piene. Non c'è scampo per le scr- \·c del ballo domenicale. Le coppie nel ballare un tango pare• v.1no partecipare a un rito rcligio)(), con inchini, occhi ;,ti ciclo, :-.p;1simimi- ')tic-i. Un giovane magro. dai picC(>li baffi nC"ri"5imi, scuro in volto, con i riccioli lucenti fino sul collo, ~vero e ìmpbcahile come i gau.chos delle canzoni me,~icane, tr.tscinava la sua dc,ma, un~, ,;cn·l'tta timida cl.ti volto m,11 dipinto e affaticato, quasi al1~1pcrdiLion<.'.And.n·ano da un lato all'altro dC'llo.1'ìal,t \(')O(Tmcnte, fuggendo, ~maniando, cvit,111do gli O')tacoli delle altre coppie. E :-.i gu,1rd:wano negli occhi. I ballerini intorno parevano le piccole automobi. li del lima park; si evitavano, s'incontrav;,no, tornavano a incontraNi, sempre inc;.1p.1cid'una armonica direzione.•. Una donna alti-•;.,imapoi, tutta vestit.t dall'abito nero che le andava giù dal collo fino alle caviglie, si abbanBJBTEM.AZJONJ don,t\.l ,ul prtto d'un (,i,.dil·rc ,lllCOl,t pili .lito 1..f•antom.:ttico. D.rnz;\\ano Jcn. ti e di,tratti; ro:--,i in ,olto, pudic-.t• lnl'lllt'. A 11ni, h,1 Mltri<,o pila tOltl' un,l donnctt.i .1r.-ill,1,d.1I ,·olto pieno di ,q~ni d'un.i pa·cocc ,ccrhi.ii.1. O.1nL..1v.,1emprc c-011 ca, ;dicri che qu.,~i pote,·a110 e;);)l'1e ~uoì figli; ,e li ,tringcva, \C Ii rapiYa. li tfasi.;in.1,.1, 1..·qurlli ad un tratto li vedevamo 11mettcrc di danr.\rc per s<·guirl.i ;,ill,l llJeglio nt·ll'intrico dei piedi. La rag,1ua an icci.iva il n;1,o, 101rnl\-.1 ., 1idcrc di tenero cav.tlicrc; si volge, a vcrw di noi fi-.;).tndoci ,t lun• go. lmpiovvisamentt·, si mettt.:\·a .1 C'~mrnrc. ~la l.t più vigoro,.,a, la \Cl,\. rrgina di questo ballo di ~1..·r,e. era un.i fanciulla rnonumcnt.ilc. St.·duta ru.:gli intl'I, .ili i :in;anto alla vt'cchia llladn:. gli uomini la circondavano con po,e g.tl.rnti dict·ndol<' frasi che noi non U• cli, .nno: li vedevamo boccheggiare, ridere, f.lle dei pa:-.scttini av.rnti e indietro come per manda1e in \Chcrzo le loro Hesse parole. Tanti gli occhi frrmi ,ul gr.111petto, sui grandi fianchi. ,ulle guance dipìnte di viola della gro~- "~1 fanciulla. Ella proccdc\·a darua,ldo fr,l t,uitc coppie di cavalieri come un.i nave ammiraglia. I..1 danza procede 01a frl·nt·tica, m.1 languente: la s.ila è lung,l. poh crn._.1; i (".t1n1..•ritriitf'.•,rno corrono ad offrire consumazioni alle donne che, .ìfflittc, attendono ancora un ballcrin0. Ogni t,mto, l.,ggiù ~ottolcrra, JMre arrivi un ,ento infernale; le coppie <orrono l'un.ì ,er,o l'altra, s1 l\lggruppano ballando in un .,n~olo della sala, i pi1..·clnion ,eguono piu il ritmo della mu,ica, il di• rt:tto1c ddl'orchc-.t1a, che ha la faccia d' ,111tico romano e il sorriw da ma• celi.aio. ~•alza in piedi e si mette a can• ra,c· con voce :-ifon;1. Queste danze du• r;.1110pomeriggi interi: i ragazzi v;mno avanti con la lingua fra i denti, le donne, negli intervalli, ')i siedono tri:-.ti in disparte l' non si sa chi le trattenga dal togliersi finalmente le scarpe per ca• rczzar')i i pov(•ri piedi. c·era anche una nana con gli occhi.di. Vestita dì nero. pareva un.a novizi.t d'un convento di monache, e danzava aggr;1ppat.1 dispc1.11amcntc alla .,palla dei cavalieri. La danz..t in quew· sale vci;amenlc è un rito che per dul· ore dà l'illu,ione di vita signorile, appa~sionata, per• versa. Un giovarn.:, che batteva col mignolo la sigaretta per farne cadere la cenere. si sentiva molto signore; appa;)sion.ito, un altro, ve:-.tito di nero, con i c:apelli umidi di pom,1ta, e u11 fiol"Cb.'i.mco all'occhiello. Lui non ba• dava a nessuno; danzando non guardava la donna pront,1 a sorridergli timida, La perversa, poi, la vera pcr- \'ersa era una donna grossa come una balia, vestita d'azzurro. Ogni tanto si fcnn:n,t in mcuo alla sala muovendo le anc..he. come per im it.ìfe qualcuno. A due pa:-.~idalle ~aie da b,tllo suburba.nc, dove le serve e i g.mmni corro• no la domc.·nica, 11000 i boschetti. i pra. ti, la campagna libera; là, sul far della notte. l'amore diventa facile. J\fa ne11• suno ,i decide a raggiurfgerc quei luoghi: for:-.e nemmeno \'i pensano. S.1• lita la scaktta, trovate11i sulla str.ld.1 piena di luci colorate, le ,c1ve cercano un orologio pubblico per vedere che ora h.mno fatto. Corrono ycrso il tram. Hanno già negli orecchi le cattive pa• role e negli occhi le ~morfie spretzanti della padrona di cas,t. CARLO DADDI •1it Il, , I' I •• • 11.~ n À '.l'JLIYr. • - • ( dia, di Bart.GII) ( ILSORCNIOELVIOLINO) 1~ [!)@)~~.il IEIRl'OMBRA fi LRANTE lo S\Olgersi di questa varia JJ e onerosa stagione lirica crediamo di :wcr serbato un attegg1allle1Ho spois• ~ion.1to e neutrale, e quella riservatezza d11 in un critico è dovero:.a, quand'ecco c-hc l'altra sc-ra, rompendo su due piedi gli indugi, ci~siamo mcui a balte.re le mani e a dar tOCe al )ucccsso dello spettacolo, butt.:mdoci senza ritegno ad acclamare, quasi fuoli dal p,.trdpetto del loggione, Strau):S e la sua Do,rna un.:'omb,a che: in una c..ccuzione strepi101a fece allibire di sorprt'sa, poi impauirc d'cntusi.umo tutto il pubblico di') Teatro Reale dell'Opera. Tre aui di questo vec.c-hio musicis1a Au• viale, assordante, armonioso, enorme ; e tre volte noi lassù, pericolanti, affannali, .lC· e.miti, fuor dai gangheri, come tanti da· queuH a sfia1arci, a tirar calci, a urlar(', c,1lpcs1ando ddlniti\ amen te il protocollo c.h<.: autorizza la nostra prc:senz..i e regola le no• stre funzioni in 1eat10. Cli è cht p{"r Ricca1do S1r.rns.s abbiamo ormai un debole. Egli è di casa fra noi, a Roma come a Bt·rlino. a Venezia come a ~-tonaco. Fra tutti i \c.'Cchioni glo,io.si del Gotha musicale, S1rauu per statura e cclcbri1à sc111.adubbio è il più eminente-. ~ un amico dell'Italia; un vecchio artista. S('m pre lui, umano, fallace e grande; e l'abbiamo incontrato mii\{" volte, ora qui, ora là Su lui abbiamo scri1to e ri~cri110 cronacht- su crnnache, ora in bene ora ìn 111ale, con affetto, c-on ferocia, e.on slancio gucrrie10, inromma alla baionetta. E ormai si capiKc che la .sua storia sia un po' anche la noSlra. La \'Olta cht', due anni fa, lo \'idi ;i). l'Adriano, crede..,o che sarebbe stata l'uhi• ma, e che non l'avrei più vi,to. Dirige ...a senza voglia un conrc1 to a grande orcht-- str.1; mi semb1ò piunosto giù: deluso. Tut· to il suo genio si iraduce ..a. ìn pazienu. Il pubblico gli fece una buona accoglien .ta: degna, tranquilla, fin troppo. Finito che ebbe di dirigue la sinfonia dd Barbier4 di Siviglia che apriva il programma, Strauss scese dalla pedana, prC$C 1.. scranna d'un professore d'orchestra e si pose lì sotto a sedere, chino e quieto, con le mani sulle ginocchia, in un attegg1a.-- mento stupefacente. La sua enorme faccia rossa in1onti1.- splend-eva ancora nel riverbero della fa. tica interna, come i mattoni della vecchia Norimberga di contro al tramontare del !tOlc. L'aureola riccia e canuta del cr•mo lo faceva somigliare a un santo gotico af• fac.ciato su una di quelle lande basse, crepuscol'ari, dove stagna la meditatha tri• stl'Z:t.a del Nord, che così bene rapprc~entano le an1iche ,tampe cd acqueforti di Durero. Come il ..,iandantc giunto alla fine: del suo viaggio terrt'no, Strauss parcv.::. a.spellare, solitario di questa epoca, seduto sull'ultima pietra miliare, fermo, impauibill': di farcia al Tenninus della sua lunp esistenza. Non ba.tte\a ciglio. Chiuso e nu• trito di paHato sino alla congestione. Strauss, do(tor Strauss, il profcuo, Straus:-.. come lo chiamano con fiereua. medie\ ali· in Germania, sembrava non udirr più nul. la, come se non_ ci fosse la sala, le 1am. pade ìlluminanti l'orchestra, il pubblico, '- tutta la citt:\. intomo a lui. Nulla lo distraeva più dai suoi pcnsini . AHemmo voluto parlargli. La sua_ at1itu• dine ne diceva più che tutto un discorso norico. Ma l'altra sera fu un altro Suauss d.1.., vero che udimmo, e , cdcmmo, e anuni• rarnmo: uno Strau~, culmin::rntc e M>\ rano. La sua opera La donna un~'ombra ua a lui, comt': Il flauto magico sta a Mourt. C'è il linguaggio musicale di SalomJ, c'~ 11 tono alter.no, surrcalis.a di Saloml, 1opccialmen1c sul primo atto; Wigner, BOcldin, Dc Chirico, l'isola di Capri: un sogno. l.1n sogno agitante. Una luce da c•tadisma. Dei verdi acerbi e stridenti. Le scene e i costumi sono di Oppo e gli fanno onore. rhevamo un posto in loggio1w. Dall'alto, il teatro è un alveare maledetto e deserto. Fin che non cominci:.i la rt·c-it~ Cinque minuti dopo era la calca silen. zios.i., elegante e at.tcnta nel buio: il pubblico romano. Alla chius.a dell'ultimo auo le chi,miatc si seguivano a raffiche, sempr(' più \'iolente • un successo sincero, vi dico. E sii artisti, tenendosi per mano a catena {" ir.chinan dosi tutti insieme, come in una figura dei Lancieri o della quadriglia, avanzavano, retrocedevano, ringraziando sotto una tempe. sta di battimani e di ewiva che miravan" specialmente all'autore. Infatti Strauss era là., in giacchetta e col letto basso, fra il direuorc ~farinuni e la p11madonna, e sembrava più aho, più for te, più rosso che mai, e più felice di tutti. llRUNO BARILLI LEO LONGAKESI - Ulrettore responsabile RlrRODl'ZtO\I F.S~:1..,lillR COS "AH'.KI\Ù• l>OrO(,RAPKO • H.\RR~,1A "·
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