Omnibus - anno II - n.17 - 23 aprile 1938

,.,..,ff. DAGl&lilA ~ 01 QUANDO arriviamo in una l'\J città che conosciamo poco cerchiamo sempre di andar nei po- ,ti eleganti, dove la gente va a pigliare il t~ o l'ap<:ritivo; ci par cosa pi1't importante di un mu:,,f•0: così, l'altra mattina, a Fircn:,.t, decidemmo di prendere il vermut nel meglio bar delht città. Il portiere del Majestic ci diede una lista di nomi, Doncy, Giacosa, tanti altri, ,. noi ~cgliemmo il vecchio Gia- <·ma, comt- nome più ras~icurante. Appena entrati e-i trovammo Anit": « Bra- \'i, bravi »1 diS-'l.C.,- avct<· fatto bcuc a , l'llir qui, qui vengon p'roprio i veri fiorentini, i fon·,tieri van tutti da Doncy ». Qul'st,1 Anita. principessa L0WC'n'-tt·in, è una carissima pt!f&Ona. ma, ,iccome ,i drclica all:i. c.tricatura arti- ,tk:t, non :-i l'JpÌ.!.tl· mai bene quel che voglia dire, t:d i suoi sorri~i modesti ci intimidisrono molti,simo: così, da Gia• ~ o,a, pcn,,nnmo imnwdiatamcntc che , i prt•ndt"ssc in giro. Dif.1tti. ;ti tavolini o .-.ugli ),.gabdli ,lt·I har )o.iv1·dcv1.1nounicamente raga.:• ✓.,. hiondc, senza cappello ma con OC· 1 hiali, l'hc cr.tno t•videntcmcntc amcri• ,·ane, rncntr(· i loro compagni, vc..,titi di n,mellc grige, e trasandati, cran Cl'rto ingk~i, t· p,fflavano con distinti at'ct•nti oxfordi.mi. tr;t del re,w un J>Ol>lO abba.-.tanz.t hcllo, pulito, lustro. Una dama in nero indic,wa languidamente le. pastine del· I,· ,·t·trine. alzava due <lit.i per significar(• due t·tti, e ~i faceva impacchct• 1.1rt· l'acqui ..t.o; una ragazza lentiggi• 110,a t· col naso all'insù parlava vo]u. hilnit·ntc in inglese con Un vecchio si• ,i.:non.· <'ht le stava di fronte, ma fon.e lc·i cr.1 tedr ..c.a e lui polacco, per("hé tutti ,. due avevano un'orribile pronunna; poi c'erano tre ragazzine. che fa- <Tvom molto chiasso, gridavan regolar. lllèJHe: e How /u,r,11yl ridiculou.s. 1 I don', 1hi11k .ro.' ». e per mc.-.z'ora ripe• 1l·rono c1uc,tc trt• uniche parole, altcr11.itamentc. Del rt:;-.to, anche i giovani oxfordiani cr:in poco eloquenti: quan. do p:tSl!ammo vicino a loro per )CC· gfo·rci dei panini nuovi, li ,entimmo dire: e That's quitt' thrilli11g! • e quando ripa ..s.ammo lo dicevano a.ncora, e non di!>:.Cromai altro. Ma, non è vero?, per noi provinciali l.1 vit.1 dclh· città è sempre vivida cd t·moziouante. Però le vere emozioni di Cia<:O)a stavano per cominciare: battendo nervosamente il frustino sui <;uoi g,1mbali gialli, entrò una donnetta di mczu età, in completa tenuta da ca. vallo, pa11taloni leggermente sbuffanti, < olio alto, bianco, spilla a ferro di ca• \'itllo, bombetta sui capelli grigio-spor• ,·o. Pareva affaticata, ma contenta, tc11rva k g:ambc larghe secondo lo l>tile dt·i veri cavakatori, e con lo scudiscio t·omint:iò ad additare quel che voleva in:rngiarc o ber(•: peccato che, sotto il lm,ccio, tt·n<:~e una borsettina di pelle ros~. ,ul 1ipo di qurllt• chr l'Upim vcndc a lire 7,50. Non furono i Sòli.pantaloni di Gia• ,·o~. del resto: pochi minuti dopo. c-omp,1rvc u11:1donna che ci colpi ancora. di µiù. Rapprci.cntava la Viag• !,{Ìatrice-che-dirctta-a.Cortina•o•a•Saint• Moritz.si.• ferma-per- mczz'ora•in •cittàµorta.il -canino• a- rare.un. giretto•e-ncapprofitta•pcr•bcrc.qualcosa. Tutt.1 la 11ua faccia era atteggiata a cosmo• politi~mo, di~prczzo per la gente, tene• rczz.a per l'adorata bestiola, indiffercn• za per la curiosità altrui, e, in gene• raie, v,tmpiril'.>mo potentissimo. Poteva aver quarant'anni, è proprio straordinario come le donne delle città grandi riescono a con~crvar ... i ; non che scrn• hril)o più g:ovani. veramente, si capi- .,cc bcni ....i.m...o che hanno quarant'anni, ma diventano opere d'arte, con tutti qm.·1 riccioli rossi, le ciglia lur.ghe, il vi~ gr•l~S01 fermo e smaltato: part-:va proprio l'eroinil di un romanzo fran4 ccse. Fece molto rumore con le grosse ;-.carpe Ja montagna, e con i rimpro• veri a Hiram, « mon petit chdu .' ». Aveva i pantaloni norvegesi, blu, sulle ~p;ille una pclliccia grigi,,, piuttosto ,pelata, appena seduta acCC-"Cuna !'.Ì• garetta, e l'aspirò. socchiudendo gli occhi. Intanto la ..i.gnora in nero aveva fini. to di ..c.eglicre, sempre a gesti. le sue pastine, pensavamo che dovesse esser almeno russa, perché altrimenti i ca• merieri, che parlavano tutti due o tre lingue, ,,vrcbbero potuto capirl.i : così fummo molto meravigliati quando, nel• lo scrivere il conto per la cassa, il C.1· merierc dis\C: « Signora Venturini, 15,30 ! ». La signora Vcnturini si voi• tò, irritatis~ima, e replicò con bcll'accl'nto che di solito, per quegli stessi dolci. lei pagava 13,90, che doveva es- ~rrci uoo sbaglio, e rifacesse subito la \Ol1U1la. P.ra proprio l'ora classica dell'aperiti• vo. Continuamente entravano bei gio• vani ve ..t.iti a quadretti, che gli ami• ci ~ubito chiamavano: « Hallo, old rhap », o e old b~ar », o « old /ellow », t loro si avvicinavano ai tavolini on• dcggiando un poco, dicendo: « Fine weather,, is11't .' ». L'amazzone seguita• va a battersi il frustinello sui gambali, la sciatrice vezzeggiava il suo Hiram, la tedesca cd il polacco parlavano - male - di letteratura americana, le ragazzine gorgheggiavano « /unny.' •: cì pareva proprio di esser al Colony, n almeno a quel che immaginiamo P°'.-.a c·ssen' il Colorw. !\l.1 un grm\O uomo vestito di marrone doveva rompere l'incantesimo: ro~$0, bonaccione e contento di c;.é,entrò rumorosamente, <;aiutando a destra t' a ,inistra, doveva cssére un nobile campagnolo, ancora giovane, di una trentina d'anni, ma rozzo, in un certo ~nso, e semplice non senza malizia. Si avvidnò alla cavallerizza che non lo aveva vi..t.o. venire, le diede un colpetto <;ullc )palle, dis.sc: « Ciao, mamma! ». Lei ci parve ,eccata dclla cosa, gli fece un --orriso a!.prigno. difatti un figliolonc cmì l'invecchiava molto, le toglieva ogni aspetto esotico: rinunciò a bat• rcn' il fru.,tino, e gli di"sc: « Oh, giu• sto te, si va a casa insieme? > e partr11do con lui !-i fermò un momento ,1 ...d.utarc le- ragazzine, con un « ciao, bimbe, salutatemi mamma». che rifc. cc di lei una vC<"chia sig110ra, di loro tre brave horghcsucce fiorentine. Fosse colpa del campagnolo, della si• gnC'lra Vcnturini, o degli aperitivi, il tono generale cambiò, gli oxfordiani cominci.lrono a dire che il Lucca, do• menica )C0r11a,si era comportato « pro. prio benino•• e che il !\1ilan, e che I:, Juventus, e quelli che, un momento prima, avevano detto e old chap », ora ,i diccvan « piantala! » o e ma va! >. Anche la tedt·~ca t·d il polacco :-i rrano interrotti, k-i volev,, andarsene, « paga. paga, 'SÌ fa tardi! » e la ... ciatrice aveva attac(·;tto di ..con,o con il suo vicino, gli ,piegava che Hiratn è bonino bo. nino, proprio il figliolo di mamma sua, mentre Hirnm tencra.mentc guaiva. Sul tavolo, ,1ccanto all'a.sturcio ~clic ..i.g;i. reth', ..r.nva ora, e non ~app1amo pc•r• ché. un e giallo economico>. ~a t:ra proprio inutile chiedersi il perché cli c1ue~to c di quello: non a• vrernmo nrni capito questa geme che ,i confinava a ripetere per ore cd ore le sthSC frasi non ~.apendone altre, in ingb,t· i qucst.t gente che si vestiva, gesticolava, civetta.va o si annoiava in un modo artificioso co~ì, imitando gli stranieri tradizionali, sognando, come. fclicitil ,uprc.ma, il viaggetto all'estero, l',,micizia di un fore~tirro, 0 1 almeno ,1lmcno, delle apparenze a.,...olutamentc t~--otichc. Abbiamo paura chl' la pro• vincia ci abbia rovinati per sempre. « Questo è un po.,to carino •• disse Anita. « ma un po' strano>. Che parole giuste! Proprio CO)Ì: un po' ,tr,1110. !RENE BRIN (n l ANDO VOLEVA, semòrava uno ~ di quegli uomini che hanno vissuto una vita santa troppo a lungo e che decidono poi di abbandonare in fretta la san1ità. • Fa lo stesso, non importa•, ri• peteva spesso ed era molto difficile capire che cosa volesse dire. Di tanto in tanto, appariva pulito e calmo; il suo viso era rasato con cura, e i suoi folti baffi rossastri incominciavano a prendere un'aria bibl:~ ca; sorridendo tristemente leggeva nel listino delle corse i nomi dei cavalli: • Miss Uni verse•, • St. Jensund •, • Merry Chat• tcr •, e così "ia. Credo che fosse russo, ma non gli rivolsi mai una domanda. Era sempre al v('rcle e sen-za sigarette, cd io d1 solito ne avevo. pronte o da arrotolare. Non avrebbe mai chiesto una sigaretta a un altro; anzi, non ne chiese mai nemmeno a me. Ero io che gli tendevo un pacchetto, o il necessario per farle, e fu cosi che diventammo amici. Generalmente, aveva un'aria tristissima, comt! certe immagini di Cristo; quando s'era rasato, soprattutto. Poi, a un tratto, smetteva di radersi e rimaneva cosi, con un barbone, e per una settimana intera, e qualche volta due. La sua povertà mi angustiava; 11pt'ravo, in qualche modo, di poterlo aiutare. An• davamo qualche volta insieme in un ristorante economico ddla Terza Strada, passato Howard, dove un pasto intero con una bistecca si aveva p<-rsoli venti centesìmi di dollaro, dolce compreSll. Giocavo i cavalli che sceglieva lui, per potergli dare. vincendo, la sua parte, senz.1 offenderlo. Vincevamo di rado, però, e lui; irritatissimo, si metteva a passeggiare su e giù nel retrobottega del Numero Uno di Opera Alley (dove facevamo le nostre scommesse), borbottando nella sua lingua, russo o sloveno che fosse. A cinquant'anni, era di apparenza gio• \'anile, alto e asciutto, e a modo suo distinto. Era molto mal ridotto, ma si comportava come se fosse solo un caso, un errore; come se lui fosse un uomo degrlo comunque di rispetto e di ammirazione. Quando non aveva nemmeno dove dor• mire io lo sapevo, e se i cavalli ci tradivano, scivolavo fuori dal botteghino e andavo a -- f MILIZIANO IN FDOA SUL rRONTE DI TORTOSA JC1t)C11nrella bisca dt fronte. Con le cartc ero un po' più fortunato che con i cavalli, e se vincevo, tornavo d, là in fretta e mettevo mezzo dollaro in mano al russo, in modo che nessuno se ne accorgesse; lu, non diceva niente t-, 10 neppure. Sa• peva che non era per giocare (strano, no?) e il giorno dopo 10 capivo che aveva potuto dormire in un letto. Lo vidi ogni giorno, per mohi mesi, e si parlava sempre di cavalli. Conoscevo molti altri individui come lui: erano amicizie in certo modo segrete, ignorando ciascuno il nome degli altri e guardandosi bene dal chiederlo. Il mio amico era per me il russo, e basta. Le cose andarono d1 male in peggio. La sfortuna perseguitava tutti i giocatori del Numero Uno d1 Opera Alley, mc com• preso. Ricordo che un giorno andai al botteghino col mio ultimo mezzo dollaro. 11 russo discuteva i cavalli come se fosse certo di vincere. Puntai su un cavallo di nome• Dark Sca •• poi, insieme al russo, mi misi ad aspettare seduto, fumando. Avevo giocato il cavallo vincente, arrivò secondo, perdendo pt!r un'incollatura, e fu quella, credo, l'unica volta in vita mia che mi scaldai sul serio. Il russo ed io balzammo in piedi e ci mettemmo a camminare su e giù bestemmiando fra i denti, e scam• biandoc1 occhiate. • Pensi ,, diceva lui, • quel malcdeuo cavallo ha corso cosi bene fino in fondo per poi perdere per un'incollatura!•. E ricominciò a bestem. miarc in russo. Dopo un po', mi calmai e dissi: • Forse domani andrà meglio•, il vecchio adagio dei giocatori. 11 giorno fortunato era sempre domani. Quella not• te rimasi nella bisca di fronte, affamato, fino alle due del mauino. Poi attravenai tutta la ciuà e tornai alle nove al Numero Uno di Opere Alley. Fui il primo ad arrivare; ero gelato e avevo un gran bisogno di caffè caldo. Alle dieci arrivò il russo. Avt!vOdeciso di nascondergli quanto era possibile la mia situazione, ma evidentemente non ci riuscii. Il russo capì tutto, era chiaro. Proprio mentre lui entrava io andavo ver• so la porta; gius10 per mantenermi in movimento, per svegliarmi, e lui mi vide, e fecc il viso più addolorato che abhia mai visto, come se fosse stata colpa sua, non mia; come se l'aver io passato una notte insonne fosse un peccato suo, e lui fosse responsabile della mia fame. Però non dis1"eniente e cominciò a guar• dare Mannie, per vedere come andavano le corse. Moriva dalla voglia di una sigart!lta, ma io non avevo sigarette né tabacco, e non un'idea in testa. Finalmente, uscì St'nza una parola, e tornò mezz'ora dopo, fumando una sigar-ett11arrotolata. Mi tese il pacchetto del tabacco e me ne feci una anch'io e mi misi a fumarla. Il fumo mi svegliò e m1 fece passare per un po' la fame. Ero certo che lui era andato a chiedere l'elemosina, con l!Stremo schifo e dolore immagino, ma convinto di dwtrlo fare. Ero molto scontento di me. Tutto qud giorno parlammo di ca, alli. ognuno sapendo che l'altro non aveva de· naro, e finite le corse andammo via. Non so dove andò il russo, rna io tornai nella bisca e mi sedetti. Più tardi, la sera, un giovanotto che avevo una volta un po' aiutato, si sedè al mio tavolo e mi disse che aveva avuto fortuna. Prima di lasciarmi mi allungò senza parlare un pacchetto di sigarette e un quarto di dollaro, e potei pagarmi un buon pasto e fumare. Seduto nella saletta calda, nella luce- vio• lenta, riuscii a dormire o a dormicchiare con gli occhi aperti, e alle due del mattino non mi sentivo molto stanco. Percorsi di nuovo in lungo e in largo la città fino alle nove del mattino, poi tornai al botteghino. Il russo c'era già, e mi aspeaava. Non ave\'a dormito neanche lui; aveva sul viso una barba di quattro giorni. Sembrava infelice, irritato e disgustato di sé. Gli tesi il pacchetto di sigarette e fumammo. Verso le dieci della mattina se ne andò senza dire una parola e quando tornò mezz'ora dopo capii che qualche cosa lo tor• mentava. Aveva un'idea, evidentemente, per tirarci fuori dai guai, ma non ne era contento. Sperai che non si proponesse di rubare; ero certo che la sua idea, qualun• que fosse, non gli piaceva. Finalmente mi chiamò, e per la prim1i1volta da che lo conoscevo capii che era stato una volta un uomo molto rispettato, di grande dignità. Usciti che fummo neJJ'Opcra Alley si tolse dalla tasca interna della giacca une busta con sopra un francobollo francese. 11 suo viso era triste, stanco e nauseato. • Volevo parlarle•• mi disse col suo accento straniero. • Non so che cosa fare, e questa è l'unica cosa che ho. Decida lei. lo farò del mio meglio, e forse guadagne• remo un po' di soldi •· Parlava senza guardarmi in faccia; io mi vergognavo. • 'f: tutto quel che ho, disse. Sono cartoline oscene, sporche cartoline francesi. Se vuole, proverò a venderle per dieci cmts ciascuna. Ne ho due dozzine•. Ero disgustato di me t: del mio amico rus!Jo. Scendemmo l'Opera Alley fino a Mission Street. Non trovavo niente da dire; ero stupefatto, volevo dire qualche cosa da cui si capisse che soprattutto desideravo che egli conservasse la sua dignità; che non facesse una cosa che non desiderava fare, che non avrebbe nemmeno pensato di fare se non mi avesse visto senza un soldo, affamato e senza tetto. Giungemmo così all'angolo di Mission Street. Non potevo parine, ma dovevo avere un'aria molto afflitta peréhé a un tratto il russo disse: • Grazie, le sono ri. conoscente•. All'angolo c'era un recipiente d'immondiziej lui si voltò sorridendo come qualche volta si vede sorridere il Cristo in certi quadri e fece qualche pano. Raggiunto il recipiente, ne sollevò il co~ perchio e buttò dentro la busta. Poi cominciò a camminare rapido, pensando tra sé, credo. Bene, gli ho offerto di aiutarlo, perlomeno, ed ora sono libero. E lo vidi correr via, ancora non interamente avvilito. WILLIAM SAROYAN Un grande rom o sui medici, scritto da un medico che è nn grande romanziere. Lire 1s ·EDITORE BOMPIANI -- ~ - - I I I l :. -:~·:.: :--::::;:·!::=":·.~. ~-:.::=.:: , ..,,.._, __ ,....,_._ .. -.,..... ,,_, ............. ,.. _ ,_,,,.,.,- ......._ ... ,.r-..- ..,.,.,.... ~ .... 11.. ... ·-·•·" ,. -··- ....... - «. 7.-~-, ••• "·-·-· ., __ ,, __ .... ,..... NUMERO SPECIALE DEDICATO A: D'ANNUNZIO EILTEATRO s () .\f .I/ A o 1)1\0 Al tltlll. <.11hrwl,· 11A11,wu1111,. I, tltlt~n ,t.-llo1><•~u rt.-ll'i11,::,·1111(t,011 d11r 11"/l,·rrl. L' o p e 1· n d r u 111 111 n t i e u C(ìt I llt.lJO IH I I O\CI 11 1,•otlrn ,I, (,11hul'lt· ,f \nuuoi,oo. (.OllltAllO l'A\01 J\J 1 ·r,1111icu11r,w(', cr1111..i1,. \tA/ll() con ... 1 I dr11mm1 rlw '"'" ,,,J,•ro I,· '{'f'III'. I l'C'H•l'Clt- llr-uronlr,~ 11•1'l' d'Aonut11.111 (,011 lrlfrrr mr,l,frj \Al I RIO \111,IIIA,\I: -..,1·.,11i:rnn■ d11n11un11•""· G n I <' ,. p 1· e I -.1co1t. I II Uu-,•. "'"''l"''h· d1.0n11u1111•n11. I lt \!A (;(l,\ \IA 11( \. 'lìt1w1111 di Milot d1 ( odra. t rt-..~rf•'. 7.A\('0\1. I>.- I II oUÌt t11m10. • , l',u d..- l11mnrt•, t,011 du.. ,.,,,.,,.,.,, ltl (;(:t, RO IH (:C,Hll U,1·,111odo d"An1111u,m. ll)A llUOINS'I tJ\, 'mu,rnir J'un J~fr (,A.1Htl1'11.1'\0 D'A\\l'\'ll(); llu·or1l1 ,ul l'11dr,·. D'Annunzio<' la mus1c·a 11,,!.~~!~:.~,.~.)t~11 ~,r..~:~.r.: ~ 1~:i1.'r...,~ 1 ;~::"~::•·,,:~,,:,~ru .,. tld (, t·. \li\l IPIHIO: Arwl mu,ocu, (,Al,lllt.l l". ll'A'l\l'\/,IO l'rrlmhu II HIIM r.u,oltu ,I,, (j,.,,10 dcli• M11,ir-11 11111,n•• <,l 11)0 l'A~l\/d': I.I' mu-,rh,· 1111'111_.-111,. lkh11"1 tl"A Rt:;,.Plt,lfl• l}',\1111111111<l1l,.·,pii=:h, •· I• \N~•m· ,. 1,, C1Hà, (1011 dur inNl11i) I I ,\I.O \IO~TlMI-.ZZI: Cum1· ...-,i.._, 111mu••H1 , ...,. I 11 \.,q, (<<m 1111,1 lt>Urrlf rnrdil•J. llll <'AHDO /A \I)()\ \I I) .\n11u111w,. loi rnu,110 ,h , t t<tllh',tH Le ruppres!'ntuzioni dannunziane I 11~1.\\,\0 AMICl'(;CI C11~.t11111,1· .lt-l • ~m1 :-,,.h,.,1,,..,,., t-',<.t \IO R~.BTUt- rl I: ...,, I""'• h, • t·1,d111 d, lorm, ,ull11 plt1lf'• .-rbo•11 , ,I \ 11111,11,lr (. \Hlllt-.1.t: D'ANNI \ZIO: (un,1.:h11 111rt·J•~t.i ,. nlfh t1ll"tt 10.\1 ANTO,\t.lNI: Il Pu.-111e 1111l11111.11trit'1' 1 l'CIO ll'A.\113RA: I) A11nun11u 0111•• 11111ur,. B h O g I' Il li IH>IJt lt I O n;ll(_ H,I A: A111.,1111,hil1ho11r11n1·1p,•r I• ~hm■ 1h·I l,•<1lru 1lann1111,;1,im 11111"97 u1I uici:• (I • I,• 11l11io111;Il . I• 1r1llta; lii • I,,• tr111lu1,1"11) \tllt-111 lo difr11clo (orra,la Hr1t1Hl11, 111• ,111,uu p,, t., 11•rofl1• clr LA t 11111<11h turo11 Questo stu1>...mdo fascicolo di oltre 100 po.gioe con 150 illustra1.:1oni è in vendita nelle edicole a lire 8. -1

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