ANNO Il. N. 17 • ROMA 23 APRILE 1938-XVI OOKE TRATTANO I PlOOIONI ~-- u:)~U!3 IIIPIBI n l ANDO si dice che gli accordi di ~ Roma del 16 aprile hanno ripristinato l'amicizia italo-inglese, si dice solo una parttc.,jclla verità. In realtà, essi hanno iniziato una nuova collaborazione, ma su di un piano nuovo, sul piano, cioè, della parità imperiale. Mediante gli accordi d1 Roma l'Inghilterra va oltre il riconoscimento dell'Impero propriamente detto, perché riconosce l'Italia potenza imperiale e accetta di trattare e d1 collaborare alla pari nelle zone d1 reciproca influenza e che riguardano t,e continenti. Questo è il fatto nuovo, profondo, che chiude fehc~mente una lunga fase di tensione e di attriti pericolosi. In Inghilterra cd anche in Italia, fino a pochi anni fa, s1 era abituati a considerare l'amicizia 1talo-inglesc come una collahorazione che implicava una subordinazione da parte nostra. E questo era nella tradizione dell'amicizia italo-inglese, cl)e risale a due secoli fa. L'am1c1zia ualo-inglesc incominciò, infatu, a vivere come amicizia anglo-sabauda due secoli fa e trasse la sua origine dalla preoccupaz1onc del Regno Unito per il mantenimento dell'equilibrio europeo, cioè per un assetto continentale che escludesse potenze egemoniche specie ad occidente e sull'Atlanttco. Tale equilibrio, scaduta la monarchia di Carlo V e di Filippo II, era, allora, minacciata dalla Francia. Per tutelarlo e perpetuarlo, l'lngh1herra aiutò l'Austna a stanzi..rsi ,n Italia al posto della Spagna ed aiutò i Savoia a mantenersi al riparo dall'invadenza francese, venuto meno il contrappeso spagnolo. Così si andò avanti fino alla restaurazione del 1815. Per quasi mezzo secolo J'lngh1lterra non mostrò d1 commuoversi troppo alle sorti del nostro paese. • Gh italiani potranno aspettare , aveva detto lord Castlcreagh ai patriotti del '2 i. E cosi fu . .:'\e) '48 non ,oleva che Carlo Alberto facesse guerra all'Ausma e nel '59 che si muo,·esse Cavour, perché- temeva un indebolimento dell'Austria ed una ripresa dell'influenza francese m Italia. E se nel 186o il gabinetto inglese negò la sua adesione al piano d, Napoleone III, che vole,·a arrestare Garibaldi avanti lo sbarco, ciò accadde perché temé che la Francia potesse profittare del disordine dd Mezzogiorno per collocare qualche sua creatura nel Regno dt:lle Due S1c1lie. All'indomani dei fatti compiuti, e sempre per ragioni di equilibrio, all'Italia preferiva la Francia a Tunisi e la success1,·a offerta di collaborazione in Africa mirava a controhìlanciare l'influenza francese. Poi si venne alla guerra mondiale. È nella memoria di tutti la cura messa dal1'lnghiherra ad evitare qualsiasi accrescimento dell'influenza italiana in Oriente. Ci furono tenuti nascosti gli accordi anglo-franco-russi del 1915 per Costantinopoli, quelli del 1916 per l'Asia Minore e con cavillosi pretesti fummo defraudati di quanto ci attribuivano gli accordi di San Gio,anm di Moriana. Non si voleva l'Italia in Oriente. Per questo, e solo per questo, si favorì l'occupazione greca di Smirne e si protestò per l'occupazione nostra di :\1acrà e Scalanova. Dopo gli accordi di Sèvres, l'Italia restava a mani vuote, mentre l'Inghilterra si insediava in Palestina e nella Mesopotamia, consolidava l'occupazione di Cipro, riaffermava i suoi interessi nella zona del Canale di Suez e in Egitto, capovolgendo a suo fa\'Ore l'equilibrio del Mediterraneo orientale. Altrettanto per l'Africa, nonostante il patto di Londra. Era disposta a cederci il Somaliland se la Francia avesse ceduto Gibuti, onde, mancando tale cessione, "enne meno la ragione di consegnarci quel territorio. Consentì a darci l'Oltre Giuba ed a rivedere i confini fra la Cirenaica e l'Egitto; ma gli accordi MilncrScialoja del 1922 furono artificialmente legati con altri problemi, come quello del Oodecancso. Solo dopo due anni di logoranti trattative si poterono scindere quei problemi. Avemmo, così, l'Oltre Giuba. Ma, intanto, l'Egitto era diventato indipendente e dovemmo rinnovare con esso le trattative pei confini della Cirenaica, che si chiusero con gli accordi del Cairo solo nel 192_,;. E dovemmo aspettare il 1935, per regolare I confini fra la Libia e il Sudan. Questa la situazione, questa la costante direttiva delle relazioni italo-inglesi fino alla vigilia ddl'impresa etiopica. La con• quista dell'Impero ha radicalmente modificato i termini d1 queste relazioni ponendole su un piano di assoluta, totale parità imperiale. Si guardino gli accordi rrferentisi allo statuto del Mar Rosso. Là è la profonda ragione della nuova intesa e della nuova collaborazione. Il ::\1arRosso diventa un condominio 1talo-bntanoico. ~on c'è posto per altri, non c'è posto per influenze, dirette o md1rette, di tcri1. La collaboraz1one fra 1 due paesi è vera e propria collaboraz1one imperiale. Le due potenze si garantiscono a vicenda le rispettive vie d1 comun1caz1one fra la Metropoli e I possedimenti d'oltre mare. Questo è al risultato della politica d, Mussolini. Egli c1 ha dato più di quanto potessimo sognare nelle nostre ant1cipaz1oni più 1cmerane. 12 PAGINE UNA LIRA il I DUE ASPETTI DELLA PIETÀ ROSSA COME ci vedevano gli ambasciatori a Roma della Russia e della Francia durante il periodo immediatamente precedente la guerra mondiale? Come descrivevano, ai loro governi di Pietroburgo e di Parigi, la reale situazione dell'Italia gli ambasciatori Krupen~ki e Barrère? La risposta a questi interrogativi oggi non è difficile, perché la raccolta dei documenti segreti degli archivi imperiali della Russia, edita dai bolscevichi, quindi tradotta e ordinata, per incarico del governo germanico, dal dott. F. Stieve, ci offre tutto quanto si può desidcr,1rc. La diligcnz.1· impiegata dal governo ~ennanico in questa pubblicazione si ,piega facilmente. Si tratta di confutare, sulla base di una documentazione.- ufficiale, ex alle,a parte, l'accusa, tante volte mo.,sa alla Germania, di avere voluto la guerra. Né si può negare rhe questa raccolta rechi un materiale prezio~o alla te<sitede~ca. Un esempio fra i tanti. Il 27 luglio del 1914 il ministro d<'gli Esteti Sazonov telegrafava agli arnbaM:iatori russi a Parigi ed a Londra : « Se si ha il proposito di ec;crcìtarc un'influenza moderatrice a Pietroburgo. noi assolutamente respingiamo tale propo~to ». Il rifiuto ad accettare mediazioni, e..,p1e:1Min> tale periodo, è ricordato, nelle sue Alemorie, anche da lord Grcy, il <1ualc si discolpa dall'accusa di a\'crlo soppresso nella comunicazione che dì quel documento ebbe occasione di fare al parlamento. t anche risaputo che Sazonov, dopo avere trac;messo per telefono al generale Janushkevich, capo dello S. M. russo, l'ordine di mobilitazione, soggiunse: « Allora, generale, date corso agli ordini e scomparite per il resto della giornata>, per tema che l'indeciso zar revocasse, come ocr il giorno innanzi, l'ordine di mobilita• zione. Dal canto suo, hvoh.ki <si la,ciava sfuggire 'l'incauta esclamazione: « C'est ma guerre!> riferita dall'ambasciatore britannico a Parigi, Bcrtie, a Grey. Era, finalmente, la rivincita dello smacco del 1908, la riscossa dalle rinunce dovute- accettare al t.ongrcsso di Berlino e negli anni succes- ~ivi. Era, finalmente, la rcaliuazionc del M:colare sogno di Costantinopoli e degli Stretti. Ma non è di questo che intendiamo occuparci, ma del como che si faceva dell'Italia dai diplomatici che già vedevano o,;;curarsi l'orizzonte, mentre i popoli erano ancora lontanissimi dal pensiero della guerra imminente. li 7 novembre del 1913, lsvolski, ambasciatore russo a Pari.~;i,scriveva al proprio ministro della preoccupazione francese, di cui gli ave-va parlato Pichon, per la sopravvenuta tensione dei rapporti italo-francesi. Tale temione preoccupava anche lsvolski, perché gli pareva cli intravedere, da certi indizi, che ne volesse trarre profitto l'Austria per addivenire ad un riavvicinamento au• stro-franccse. Viene chiamato a Parigi Barrèrc, che calma alquanto le preoccupazioni di Pichon, ma lsvolski non è ancora tranquillo. Vuol conoscere anche il parere di Krupenski. t del 1 ~ novembre la risposta di Krupt:mki ad lwohki. L'ambasciatore russo a Roma non nega il progredire, in Italia, di una corrente ostile alb Francia, che « ri,;;aJe a complessi motivi ». m.1 non ritiene che le appren- -,ioni del ~abinctto francese siano del tutto fondate. A suo giudizio sono, anzi, alquanto ingenue. « Nel timore di aspirazioni mediterranee. italiane, il governo francese !,uppone non so in base a quali fatti - che )'Itali~, miri <,d impossessarsi1 all'occa!>ione, di Tunisi. 1\é saprei ritenere esatta l'informazione francese, che il patto della Triplice abbia ricevuto varianti relative all'equilibrio mediterraneo. Sia il marchese di San Giuliano che il presidente del Consiglio on. Giolitti, mi hanno dato assicurazione formale che quel patto è stato rinnovato senza modifica alcuna e che ogni voce contra• ria è priva di fondamento. Per desiderio del marchese di San Giuliano ne ho riferito all'imperiale ministero per ~li Affari esteri ». Si è visto che l'amba,ciatore Barrère aveva tranquilliu.ato il governo france1;e; ma ciò nonostante c~li non contestava un « improvviso riorientamento italiano verso la Triplice>. In ogni caso si consolava p1edicendo prosl'>ima SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE la caduta del ministero Giolitti e la sua sostituzione con un governo meno disposto a subire le influenze di Berlino e di Vienna, All'ambasciatore Krupenski l'improvviso riorientamento dell'Italia verso la Triplice pare senz'altro « riprovevole>, ma non ìncomprensibilc. E ne dà le ragioni. e Ritengo che C!>SOtrovi la spiegazione nel timore che si ha, in ltalia, dell'Austria e della sua influenza in Albania e nella parte occidentale della penisola balcanica; così come nell'odio dell'intero popolo italiano per la monarchia de~li Absburgo. Il gabinetto di Roma .crede, a ragione o a torto, che l'espansione dcll'inOuenza austro-ungarica possa impedirSi soltanto ,se l'Italia segue Vienna, anche se questo non sembri desiderabile. D'altra parte, il sentimento di avversione alla Francia è stato grandemente fomentato in occ;:isione del recente fcnno ai piroscafi Cartha.f!e e Manouba e dagli imprudenti discorsi di Poincaré, intesi ad accrescere la sua popolarità in Francia c a favorire la sua elezione presidenziale, ma pur con grande entusiasmo commentati dall,1 stampa nazionalista francese. /11d(' irre! ». Nonostante il nuovo orientamento verso la Triplice il governo italiano non mancava di seguire una certa au• tonomia nella politica orientale e balcanica, come si era visto. fra l'altro, nell' 3ttcggiamcnto decisamente ostile assunto nei riguardi della Grecia nella quc,tione di Cavala. Da ricordarsi che, in seguito alla guerra con la Turchia, l'Italia aveva occupato le isole egee. Le avrebbe lasciate o tenute? « Nei riguardi delle isole1 il popolo italiano ne desidererebbe 1 naturalmente, l'annessione, ma il governo e gli ambienti autorevoli ~i rendono conto che né la Francia né l'Inghilterra vi comcntirebbcro e c;i atteggiano, perciò, a non desiderare tale annessione. Il marchese di San Giuliano mi ha più volte invitato ad assicurare il ~overl'\o imperiale che il governo italiano non pc·nsa ad annettere isola alcuna, gran. dc o piccola. L'attcgg:iamento recente del governo italiano ver:.0 la Grecia non trova, naturalmente, spiegazione nel i;olo desiderio del gabinetto di Roma di seguire le orme viennesi. r n ltaOOlll.E TRATTANO I ORISTU!il lia ~i è accumulato molto malcontento verso la Grecia e perciò, nella presunzione che essa intendesse di creare un fatto compiuto, l'It.,ha si è riscaldata ed ha precipitosamente agito. Si è voluto dimostrare, fra l'altro, che non l'Austria-Ungheria soltanto. ma anche l'Italia era in grado di esercitare una influenza autonoma ,ullc pendenti questioni di confine>. Ali' acuto giudizio dcll' ambasciatore Krupen,ki non isfuggiva, da ultimo, che l'atteggiamento di Roma verso Berlino era del tutto diverso da quello verso Vicrlna. Ed era proprio questo che preoccupava Parigi. « La diffiden~ ia francese verso l'Italia si spie~a con l'avvicinamento, realmente ~pravve-- nuto, fra i gabinetti di Roma e di Berlino in occasione dell'incontro dei ri- ~pcttivi sovrani e ministri pt.:r gli Affari esteri a Kiel. lo credo, tuttavia, che, nel caso particolare, tale avvicinamento fra due delle potenze della Triplice, nell'orbita della Triplice stessa, risal- ~a a un certo malcontento sia del gabinetto di Berlino che di quello di Roma verso quello di Vienna. Ma sia la Gcnnania che l'Italia cr.100 costrette, volenti o nolenti, a seguire l'Austri.:>. ,ulla !>UJpericolol'>a via. Ncll'.tvvicinamcnto italiano alla G<'nnania io sono, pertanto, incline a vedere piuttosto un pegno maggiore per la p..1.cee un freno alle mire austro-ungariche. Come prova della diffidenza che il gabinetto di Roma nutre verso quello di Vienna, valga il fatto <'he l'Italia cattolica non desidera un sovrano cattolico per I'Albania. "Non importa chi sia", mi ha detto di San Giuli.ano, "purché non sia cattolico". Ugu•tlmente per il ti• more dell'influenza austriaca, il gabinetto italiano desidera non Scutari, ma che Durazzo o Valona divengano capitale dell'Albania ». Nell'aprile del 1914 l'ambasciatore di Francia, Barrèrc, non era in condizione di seguire, come d'ordinario, le vi<'ende diplomatiche. Da oltre un anno egli soffriva delle conseguenze di un incidente d'automobile, che gli aveva dato una lieve commozione cerebrale e di molto ridotto la sua capacità di lavoro. Solo di ra.do, durante quel periodo, aveva occasione di incontrar- ,i col rnini:,tro degli E5ll'1i italiano e aveva prl'gato, pertanto, il suo collega russo di tl'nerlo al corrente delle sue frequenti conversazioni col marchese di San Giuliano. Si può dire che. in
;.-- e----, - t---- ' :::::--;~ --:. . ...... ---- ~ ..___..__ EBEROITO E NAZIONE NEGLI O. 8. A. - 800NTRI PRA OPERAI E OUA:'DIE A DETROJT un certo senso e in una certa misura, Krupenski sostituiva Barrèrc, anche e soprattutto per quanto si riferiva alle relazioni italo-f ranccsi. Nei primi ~iorni dell'aprile di quell'anno, Krupcnski partì per Parigi, dove doveva incontrarsi con Isvolski. Barrère cercò di vederlo il ~iorno stesso della partenza, ma, non avendolo trovato all'ambasciata, gli diede un appuntamento alla stazione. Quivi l'ambasciatore francese pregò di nuovo il Krupcnski di ripetergli tutto quello che di San Giuliane, gli aveva detto, perché la memoria lo tradiva. Avendo solo pochi minuti fino alla partenza del treno, e riuscendogli difficile riassumergli in brevissimo tempo argomenti di tanta importanza, Krupenski preferì inviare a Barrère un succinto memoriale confidenziale a Viareggio dove l'ambasciatore francese intendeva recarsi per qualche giorno nella speranza di ricuperare le perdute ene~ie:· Di questo memoriale il Krupcnski mandò copia al suo ministro degli Esteri a Pietroburgo. Ed anche questo memoriale, pubblicato dai Soviet, si trova riferito nella grande documentazione ~ermanica. Il memoriale è dell'8 aprile 1914. Vale la pena di riferirlo nella sua integrità. c. San Giuliano ha dichiarato all'ambasciatore russo che il governo france- $C propone di applicare la clausola della nazione più favorita non soltanto alle questioni economiche, ma altrcsì a tutte le politiche. 11 gabinetto di Roma non d si oppone, purché si accetti l..1 condizione di assoluta reciprocità. Tale non sembra invece essere l'intenzione del governo francese, in quanto che il gabinetto franccse si appella a que.)ta formula ogni volta che la sua applicazione è favorevole alla Francia, e la respinge ~uando potrebbe giovare ali' Jtalia. Animato dal desiderio di ristabilire rapporti fiducio'ii tra la Francia e l'Italia, San Giuliano fa tut· to quello che è in suo potere per raggiungere lo scopo. Sia per convincimento politico, che per amicizia verso Barrère. la cui posizione egli desidera raffor.tare, il ministro per gli Affari esteri d'Italia è pronto a venire incontro ai giu'-ti desideri della Francia, e anche a fare alcune concc.)sioni, atte a facilitare un avvicinamento fra i due governi e i due paesi. e Ma egli muove rimprovero all,l Francia di dimenticare che l' ltalia odierna non è più l'Italia di cinquant'a,mi addietro. ~1ezzo secolo fa, quan• do la Fram:ia cr.t una potenza molto grande, e l'ltali.1 una quantili quasi 111.~lìgeable, si era abituati a Parigi a non considerare l'Italia da pari n pari. Oggi il regno occupa ben altro posto nel mondo, cd h:-i a~~unto importanza ben diversa nel Mediterraneo; tale da risultarne diminuita la (primitiva) di- ,parità fra i due paesi. e da consentire all'Italia di parlare ormai alla Fr.tnci,t su piede d'uguagliania. S,m Giuli:t• no ha affermato che l'opinione pubblica francese non si è ancora resa conto del mutamento sopravvenuto, e che si• no a quando non lo si sarà riconosciuto. l'a:ipirazione -,incera del governo italiano, di ripristinare i rapporti cordiali con la Francia, dovrà rimanere senza risultato. Ma il ministro è con• vinto che il giorno in cui la Francia ricono~crà che la grande potenza I ta• lia ha cessato di occupare una po:iizionc subordinata rbpctto alla Francia, gli ostacoli per un riavvicinamento delle due nazioni s;.\ranno limossi. Per quel che ri~uarda le due questioni pendenti, e cioè della ~iuri.)dizione a Tuni'ìi, e ddlc capitolazioni al M.1rocco, la prima era quasi risoluta, e la seconda, benché molto difficile, soddisfacentemente avvi,ua. t Profittando dell'occasione, l'ambasciatore russo, per quanto non competente, ha creduto di far osservare al ministro italiano che se in Francia non !i-idimostra più la medesima fiducia all'Italia, ciò dipende dal sospetto del gabinetto di Parigi che il patto della Triplice sia stato alterato, e contenga ora nuove clausole contrastanti con gli intcres,i francesi nel Mediterraneo. Il ministro italiano ha replicato che egli ha dichiarato in parlamento, e allo stesso Barrère - con incarico a Tittoni di far analoga dichiarazione a Parigi - che la Triplice era stata rinnovata senza che vi fosse mutata neppure una virgola. Nessuna aggiunta vi sarebbe stata concretata fra l'Italia e i :i.uoial• lcati, e gli accordi intervenuti trn Francia e Italia essere sempre in vigort" ugualmente. Il ministro italiano ha soggiunto che il sospetto francese si basa su certe prove che si ritiene di avere in mano; ma tali presunte prove non possono t"'SSCTC che volgari falsificazioni. Se queste dichiarazioni non fossero sufficienti, o se il governo france.)e lo dc- ,idcra, il ministro è pronto a ripeterle al parlamento e a provocare un'interpellanza in proposito. « L'ambasciatore ru'ìM>s( è limit.\tO a ri~pondere che tutto ciò era verosimilmente già noto a Parigi, ma che non vi si ritenevano, for'ìe, abbastanza categoriche le dichiarazioni del mini:i.tro degli Affari esteri italiano». Quattro mc,i dopo scoppi., la guerra e i11co1nincia, da parte dell'Intesa, un attivo lavorio diplomatico vcr:,o J']. talia per indurla ad uscire dall;1 neutralità. L'iniziati\'a parte d:-illa Ru$si_a. Un primo docùmcnto rus:i.o,che, nella raccolta curata dallo Stievc, ci riguarda, è relativo all'accordo intervenuto, a iniziativa ru!)~:t, fr..1 i gabinetti di Parigi e di Londra per la no:itra occu• pazione di Valona, cui srgul' subito un altro accordo analogo per l.1 C\·cntualc ce.)siont<del Trentino; lllil già, il 6 at;"OSto1914. l'ambasciatore inglc~e in Russia, Nicholson, ,ottopone a Grcy il suggerimento di Sazono,·, che ,i debb.1 aggiungere Tric.)te alle eventuali offerte all'Italia, e poiché l'ambasciatore fraucc:ic Cambon esprime parere favorevole, Grcy .)i associa. 11 7 ago-.to, Sazonov telegrafa a Krupc-n,ki che e la Ru.,.)i.t. la Francia e l'Inghilterra sono disp'ostc ad assegnare all'Italia il Trentino, Trie:i.te e Valona e il predominio in Adriatico, alla condizione che, senza indugio. e con un pretc~to qualsia:ii. e~ dichiari la guerra all'Au<;tria, invii l.1 floua a bloccare la flotta amtroungarica cd occupi con le sue truppe il Trentino». Sawnov dimostra grande premura e vuole che gli :-imba.)ciatori ingle~e e franccSC',a Roma, si a~.)ocino al pas:i,0 prescritto a Krupcnski; m,1 Cambon e Bem·kendo1ff dubitano che l'opinione pubblica it.tlian~, si,1di<:po.)t.1 a seguire il proprio go\ crno in un così improvviso mutamento di l'Ott.l, e appoggi.lnO il punto di vista inglc.)c, di lasciare, cioè, che la nazione italiana vi si orienti da ~é. S.rwnov si mostr.1 irrìtati,.simo della indecisione it.tli.rna « clcrfra111e dal voler tirare in lungo, fìno a che meglio appaia da qual parte cadrà definitivamente la bilancia », e imistC". L'ambasci,1tor(· it.1liano a P,1rigi. Tit• toni, si mostra più cauto e prudente che· non Carlotti a Pictrogrado, e· ri- -,pondc e in modo c..t.remamente ri,cr- \'ato agli accenni che, il 10 agosto, gli \'engono fatti dal mini\tro degli Esteri fra1Kc~c:,tanto che, all'indom:-ini, Doumerguc crede cli do\·cr esprimere ad Iwohki il com·incirncnto che un pa'-<;Q iutcmpc~tÌ\'amente intr.ipre,o potrebbe.' ottenere. a Roma, ri,ultati oppo.,ti a quelli voluti. Sazonov si ras.)cgna e modifica le primitive istruzioni a Krupenski, nel senso di limitarsi ad espri• mere soddisfazione per la dichiarazione italiana di neutralità e l'assicurazione che se l'Italia avesse voluto unire la sua sorte a quella delle Potenze dell'Intesa, avrebbe trovato terreno favorevole all'ampia realizzazione delle ~uc aspirnzioni nazionali. 11 1 7 agosto. peraltro, ogni trattativa diretta fra la Russia e l'Italia è bruscamente interrotta dalla dichiarazione di C.1rlotti a Sazonov, che il governo di Roma desidera che eventuali trattative del genere abbiano luogo soltanto a Londra, pcl tramite del suo ambasciatore marchc:.c lmpcriali. Nel mar~ dell'anno succes.ivo, quan. do tali trattative, alle quali Pietrogra• do e Parigi prendevano parte a mezzo dei rispettivi ambasciatori di Londra, stanno per venire a co1,1clusione, sqpravviene in •Sazonov uri mutamento radicale e inatteso. Il 3 marzo del 1915 egli propone agli Alleati semplicemente questo : c. Visto che il concorso militare e morale dell'Italia ha oramai perduto la miglior parte del suo valore e che l'intervento dell'Italia renderebbe le trattative di pace più difficili, ta• le concorso, se offerto, dovrebbe nel modo più amichevole dedinarsi ». Che cos'era accaduto? Sazonov temeva un intimo accordo anglo-italiano contro l'cspan~ione ~lava in Asia minore e verso il Mediterraneo. Egli aveva foticato moltis1;imo a strappare ali' Inghiltcrra il suo consenso alle mire ru~.1,c su Co'>tantinopoli. Per:K>nalitàdc-I mondo mu1;ulma110avevano ripetuta• mente racconundato al gabinl'ttO di Londm di uon urtar.i con la Turchia av'-·ertcndolo che la ~ua adesione alk aspirazioni ru~'ie avrebbe sicuramente indotto la Turchia a schicrnr-ii cbll;1 p,.irte degli imperi centrali. Si doveva, in ogni ca"-0, aspettare che le truppe indiane fo.,_\Cro pa..,:i.ate attr.i\'Cr:.o il Canale, e far apparire la Turchia col• pcvole di aggre!).:)iOnenon provocata. Solo Dclc:-issé non ,.j illuse rn.,i sulla ncutr;tlità della Turchia e si deve a lui !)e l'Inghilterra, alla fine, :i.i decise a comcntire alle richic~tc della Rm,ia circa gli Stretti. Ciò nono:itante. la Rus:i.i.tnon si senti, a tranquilla anche.: perché l.t ~pedizionc di Gallipoli. prep:n,lt,l dall'Inghilterra, pareva de:itinata, un giorno, a non favorire le aspirazioni ru-.se 'ili Cost.rntinopoli. In quei giorni. S.1zonov non dava p.tcc a Grey. e non .1,iacqucta '-e non il giorno ( 13 marzo) in cui il nuovo ambasciatore bri• tannico, lluchanan, è autorizz.110 ad e- .)primcrc allo zar in per,ona l'assicura. zionr fo,m.ilc e ufficiale dd con.)('nso dell'Inghilterra al possc~,o di Co')tantinopoli e degli Stretti, sia pure subordin~1to alla garanzia della libertà del tr:i.ffico cd .1lla istittuione di un porto fr,,nco. Conll•mporaneamcntc, Londra e Pariq:i continu.1110 a f.1r giungere a Pie• troi:;:r.H.loin-.i,tcnti prc·:,,.:.,ionpi.erché ~- decid,1 a riconoscere· la h-giuirnità delle aspi1·,11ioni italiane. lntcnicnc lo ,tt.''-~0Poincaré col telcgr.unma del 20 aprile :-ilio 1;1r. Fin.,lmentc la Rus,.ia cedC'; ma prima di addivenire alla firma dd p~1tto di Londra {26 aprile), S:l70nov h:-i 1iccn1to un'ultima e. pc, lui. dt.•ti-,i,a comunic.1zionc di Grcy: « Bi..ogna prima che l'Italia firmi i poi, ~ S.1zonov lo dcsidC'ra, si potrà farle ,apctc che la que-,tione di Costantinopoli e degli Stretti deve cs<.creaccct• tata dall'ltali,1 come chou réglée e~- <.endo:i.tateMX!di'ìfottele sue richieste». Con quc~to sistema ~i rÌU'-CÌ.poi. ad e,cludl'rc l'Italia dalla .)p.1rti1ione drll'.\-,i.l minor<·. GUIDO ZORZI Un fatto di cronaca t un fatto di cronac.t, niente altro che un fauo di cronaca. Traduciamo dall'inglese senza aggiungere una parola. Otto anni fa, un operaio di costruzioni cdiii, certo Arthur Cornelius Mumford, e la sua fidanzata Kathlcen si sposarono. Kathleen aveva allora 31 anni. Ebbero un bam. bino tre anni dopo e lo chiamarono Derek. Oerck fu in punto di morte e occorsero due trasfusioni di sangue per salvarlo: la madre gli diede la prima volta dicci once di sangue e la seconda, quattro giorni do• po, altre sei. L'ombra della morte si allontanò. li bam. bino fu salvo. La madre si rimise e, come potè uscire di casa, lo portava a spasso in carrozzella. Senonché, a un certo punto, cominciò a preoccuparsi; poi, a poco a poco, a dispc• rani. Ocrck non progrediva. La ma.dre stava tutto il giorno ad accudirt a lui, a dargli da mangiare, a curarlo, a lavarlo, fino alla sera. La sera il marito tornava da.I lavoro, e non poceva prendne sonno per i pianti e il disperarsi della moglie. Ma per a.Itri quattro anni e mezzo, la :'>lumford continuò nei suoi sforzi. Dcrek non pote\ a camminare, cd essa, ogni giorno, spingeva la carrozzella per le vie di Leeds fino alla nu,u,,: spcuo sotto la piog• gia o la nne. 1 mcdlci tentarono molti ri. mcdi, ma invano. Derek soffri,a di una ma. lattia incurabile: una forma di paralisi, che, di solito, deriva da una emorragia al cervello al momento della nascita. Quando le cure mediche furono fallite, la :'>fomford, che è una cattolica, andò da certi monaci, perché aveva scn1i10 dire che cui curavano le malattie con le preghie1e. Derek rinl3.Sc un idioca. Non poteva fare pochi passi senza cadere. Un giorno la Mumford andò dal dottor Charles \Vilfred Vining dell'Infermeria ge• neralc dì Lccds e gli chic~ per l'ultima volta se Dcrck pote$$(' guarire. li dotl. Vining scosse la testa .. \llora la :'>lumford !o pregò di accogliere il bambino ndl'ospedale e di farlo morire. Il dott. Vining rifiutò, cd cs~a rispose che lo avrebbe fatto morire lei. Il dottore la ,1;m. monì che sarebbe stato un delitto. 11 21 nO\<'mbre dell'anno scorso, la ~lum. ford comparve all'ufficio di polizia dì Lceds, col bambino fra le b1·accia, gridando: « Ar. restatemi. Ho asfissiato mio figlio•· 1 fum.ionari le strapparono Derck dalle braccia e gli applicarono la respirazione artificiale, mentre la madre gemc\a: « Non lo richiamate in vita, non lo richiarnatr in \·ita ! Era un imbecille! >. Tutto fu vano. Alcune scuimanc fa, la M umford com• parve dinanzi alla Cort(' di Assise di Leeds. Il suo avvocato lene alla Corte qudlo che lei stCS$..'\ aveva scritto: e: Per che cosa sarebbe visiuto il mio bambino? Tutti i giorni della sua vita sarebbe stato un imbecille. Oio non se lo riprcndc,•a, e io pensai che fosse mio dov<'"r<a' iutarlo .. >. Il s-iudice riassunse il dibattimento, e il ~iurì pronunziò ,·erdctto affcr1nativo: riconobbi• la :'>uI rnford colpe\'olc di assassinio, ma la raccomandò , ivissimamente per ]a grazia. Il giudice la condannò a morte Ventiquattro ore dopo, il miniucro del• l'Interno dispose \lll rinvio. Recentemente i df"put:.ui di Lccds hanno fallo dei passi per ournere chc la :'>lumford venga mcssJ in libertà. Intanto il marito si è installato in un ap• parlamentino nuovo, che ha preso in fitto a Leeds. I giornalis1i sono andati a intervis1arlo. Egli ha detto: « Ogni cosa che potesse ricordare a Kathy il povero piccolo Dcrek, è s1a1a portata ,ia. Tutto quello che eua mi ha detto di conservare, è il piccolo velo che porta,a quando era bambino•· Propaganda elettorale Si legge in Rtade1's Di.gest: e Lo sceriffo Ralph S. Marshall dell'Ohio non fa discor•i elettorali per venire rie• letto: porta imecc sua moglie in luoghi pubblici e con un re,·oh·er spegne la si• gar<'"lta che essa tiene in boeca. Viene scmpr(' rieletto >. (ii\ L:ESTO PAESE è così bello>, disse ~ della Spagna. il _cronista arabo El• Makarresh, e: 1v1 1I clima è così dolce l'acqua cosi pura, le noui cosl piene d'incanto e le aurore così meravigliose, che il parlarne è per me dolce come il coglie• re una rosa>. Non possiamo dire ahrcttanto. 11 nome di Spagna evoca oggi immagini di lutti e d! orrori PNciò abbiamo a lungo evitato di parlarne. Noi abbiamo amato e amiamo la Spagna, e il parlarne ci era doloroso, come se le sue sventure fossero le nostre. Ne par. lammo solo una o due 11oltc, molto tempo fa. Annunziammo che la guerra civile sarebbe stata lunga, difficile, disperata; e tale è stata. Riesumammo un vecchio libro in• glcsc, scritto poco dopo le campagne di Wellington: Sull'immutabile carature delle 1ue1re in /Jpagna, del Ford; e, infatti, il carattere della guerra odierna non è stato divcno da quello delle altre guerre, che si sono combattute in passato in quella terra tormentata. Ma ora dobbiamo parlare della Spagna. Ora la guerra civile è entrata in una fase risolutiya e il popolo spagnolo dovrà quanto prima ,icostruirc la sua vita su nuove basi. E questo potrà cuerc un a11vcnimcnto di importanza capitale per la storia futura d'Europa. NASOITA DI UNA REPUBBLIOA li)OCHE settimane fa, il 14 aprile, ricor• LS"'" rcva il settimo ,rnnivcrsario della proclamuione della seconda Repubblica spagnola t passato quasi inosservato, persino nella Spagna rossa. C'è da pensare ad altro, a Barcellona. Forse mai, nella storia, un paese panò da un regime a un altro con tanto ordine come passò la Spagna dalla monarchia alla repubblica, in quel lontano 14 aprile 1931, ~on ci furono lotte, non rivolte, non san• guc; n('anche un mono. Il re, tutto a un 11at10, aveva la.ciato la Spagna, e il popolo, rappresentato da Don Niceto Alcalà Zamo• ra, regnava in sua vece. Il nuovo sovrano, il popolo, sembrava ebbro di gioia Quella gioia e quell'ordine durarono po-- co, Un mese dopo ravvento della Repub• blica scoppiarono i primi tumulti e divamparono i primi incendi di chicSt", E comin• ciò la tragl!dia. Il prof. E. Allison Pccrs ha ricostruito molto ordinatamente le tappe di questa marcia di 1u1to un popolo verso il caos, che dura da selle anni. Seguiamo la sua esposizione dei fattL Faremo, alla fine, qual. che considerazione ANNALI (iJ OME si è. detto, la repubblica era na- \,!!;) ta da appena un mese, quando scoppiarono I primi disordini e bruciarono le prime chiese. Segui, nell'ottobre una gra, e crisi politica. 1932, Nel gennaio, assassini e atrocità nei villaggi di Castilblanco e Arncdo. Rivolta comunina in Catalogna Scioperi ri• voluzionari ogni giorno. Ma il regime ri• mase fermo e represse con energia. Si cercò di accontentare l'estremismo con l'espulsione del cardinale primate e con lo scioglirucnto dei gesuiti. Salì al pOterc un governo, se così si può dire, di idee avanza.te, pre\alentcmcnte socialista, sotto la presidenza di Azaria, c. l'uomo forte > della repubblica. In occasione del primo anni,crsario del 14 aprile, scrisse il dott. Marafion: e :'>folto resta da fare. Ma il periodo del pericolo è passato. La repubblica è un fatto consuSl, consumato. Maraiion scampò poi a stento alla morte cd è ora esule a Parigi 1933. 11 socialismo eia ancora al potere. Fu appro,:1ta una rifonna agraria di sua ispi• razione. La Catalogna ottenne l'autonomia 1'.h, nuove nubi si addensavano all'orizzonte. Scoppia,ano scioperi rivoluzionari sempre più gravi e minacciosi. In agosto, una wllevazionc monarchica a :'>tadrid e a Siviglia. A settcmbrt', una sollevazione co· munista. A gennaio, una ~rie di rivolte anarchiche. Una rivolta a Casas Vicjas fu repressa con energia. Si diffusero nel paese voci esagerate circa la sc,•crità di questa rcprcssionr e la impopolarità del governo ne fu ac ~..:.iuta. 1934. li governo socialista cadde nel novembre 1933 e andò al potere un governo del partito del centro. Ristagno generai('. I go\•erni erano troppo instabili per potere avere una politica co· struttiva. 1935. 11 disordine si andava rapidamcme tnsformando in caos. La Catalogna e le provincie basche erano in aperto confHtto col governo. Nell'ottobre, la inclusione di tre ministri di destra nel gabinetto Cece scoppiare la rivoluzione a Barcellona e n('llc .\sturic. Violenta e forocc fu quella delle Asturic; e fu feroccment(' repressa. La ten· sione politica era oi:rnai allarmante. Si par• lava di una guerra ci\ ile a breve scadenza o altcrnativament(' di una dittatura. e.L'uomo forte>, A:rniia, la cui popolarità aveva subito un lungo cclissc, tornava a galla. 193b. Ora il C'aos era completo. La sinistra era 1ornata al go,erno sono la veste di Fronte popolare, sostenuto da comunisti, sindacalisti e anarchici. ,\zafla era di nuo,·o al potere; ma la parola « po• tcrc > era una irrisione. La folla tumultuante apri,a it' porte df"lle prigioni, mcl• te\·a in libertà i detenuti politici ; i contadini occup:\\"ano • le terre ; si appiccava il fuoco a chiese, conventi. circoli, redazioni di giornali; si assassina,ano uomini politici eminenti; scoppiavano ,ciopcri rivoh1zionari a. un,1; media di tre al giorno Il presidente d('lb repubblica, Zamora, ru deposto dalle Cortcs. In Madrid, la ce\e• brazionc del quinto anni\'crurio dell'av• vento della repubblica fu turbata da bombe, da combattimenti nelle strade, da morti. Il governo aveva completamente perduto il conti olio del paese. Dove andava una siffatta repubblica? 193 7. Dove andasse si ,ide tre mt'si dopo, quando scoppiò la guerra civile. La Spagna si di,ise in due parti. Da una p,it• te, un cU'rcito insorto in nome degli id<'"ali e dclh• tradi7ioni nazionali, pc, la ae ...:ionc di una nuova Spagn•, in cui l'or• dine e il diritto fossero rispeu .. ù. Dall'.tltra parti' una repubblica, che, secondo la mag. gior.tnza dei suoi sone?iton, av~ebbe .dovuto costituire il preludio dcli.., n,·olu:uont· proletaria. Colui che undici mci.i prima si era fatto nominare presidente della repubblica, Aza• fia c.: l'uomo forte>, fugg:1 da ~fadrid e si rif~giò a Barcellona. pa allora, h,a ~~ssuto in ista10 di scmircclus1one, e non e p1u apparso che raramente. Il generai<'" Franco era . in possc»o del 60 per cento del territorio .della Spagna, ma la repubblica controllava 11 6o pu cento della popolazione. I nazionalisti investirono ~1a.drid, ma non la pre1Cro. L'o~ensiva in Biscaglia progredì rapidamente. 1938 Ora tutta la 8i)Caglia e le Astunc ~no nelle mani di Franco. In Estrema• dura come in Madrid, il nemico è circon• dato' da tre lati Si sferra l'offensiva na• zionalista sul fronte d·Aragona e travolg(' rapidamente la difesa repubblicana. Il ccn• tro della lotta si sposta in Catalogna. I nazionalisti da un lato prendono Urida, a cento miglia da Barcellona, dall'altro sccn• dono verso il mare, alla fine l'ultima arteria tra Valencia e la Catalogna è tagliata. SANTYAGOY CIERRA ESPANA fl L PROF. E ALLISON PEERS si dolj manda: c. Quanto durerà ancora la gut:rra? > f'ino all't>saurirncnto della SpagnJ ro»a I nauonalisti sono giunti al mare, hanno spezzato la repubblica in due monconi, ma i loro av,crsari tenteranno ancora di resistere' fino all'ultimo. Per due ragioni: per• ché sono spagnoli e perché è guerra civile. Si parlò mesi fa, a Parigi e a Londra, di proporre un annistizio, di tentare una mediazione, di promuovere una transazione. Idea auurda, che dimonra solo quanto po· co l'Europa occidentale: conosca la Spagna La guerra finirà solo quando i rossi saranno schiacciati E St" allora la Spagna vorrà consolidare la sua ricuperata unità, dovrà ricorrere a rimedi r,1,dicali. Lo Spinola, che go,·ernò la Corsica per la repubblica di Genova, scriut" che altro meno non v't:ra per tener l'isola che c. estirpar la razza>. Forse vedremo emigrare masSt" di popola• z.ionc dalla Spagna. Perché il male profondo di cui soffre la Spagna non sono le ideologie di impartazionc, ma l'incapacità politica della sua raz.za. li marxismo aHà intaccato l'epide· ' midc: della Spagna e passa. Il separatismo resta, l'insofferenza di un'autorità centrale resta, perché la natura stessa del popolo ibt--rico è fondamentalmente anarchica. La espressione e le Spagnc > non era una parola vana. Significava una realtà storica. Vi sono le Spagne, non la Spagna. Se questo separatismo, questa repugnanza. all'unità e alla disciplina provenga dal fatto che gli spagnoli siano un popolo di origine non ariana, come è stato sostenuto in una re• cente pubblicazione, o se sia piuttosto una conseguenza del lungo dominio arabo-berbero; se sia, c?mc dicono i biol~gi, u~ .ca• rattcrc congenito o un carattcrt: :1.cqu1uto, non sappiamo. Ceno vi è molta Africa nd sangue e nello spirito spagnolo. e I n&egni punici >, chiamè gli spagnoli il G•;icciardini. Il quale vide bene a fondo .nei mali di Spagna quando ne indicò la causa della c. discordia > cronica del popolo spagnolo: c.: Potrebbe forse t~rne stata causi>, così scrisse quel grande, e la disco,dia ·~o,o, che è si.a 11c.t1uale. per essere nazione di ingegni inquieti, po'"e:ri e volti a' lattocinii, e per li antichi tempi stn{a civiltà alcuna d, vivtre; n~ csscrç il regno di uno solo, ma divllo in moltr e varit sig,io,ie t in molu ,e,ni, come ancora o~gi rimangono i nomi: Aragona, Valenza, Castiglia, Mursia, Toleto, Lione, Corduba, Sibi~. Ciahen [J,1;en), Portogallo, Granata, Gibilterra>. Ques10 spirito di indipendenza, questo regionalismo anarchico e antinazionale, è risorto oggi e combatte sotto nomi nuoù I repubblicani pretendono combattere per ideali socialisti. Si ingannano. Essi 1i ap• poggia,•ano, ieri, ai ba.schi, separatisti Sì appoggiano, oggi, ai c.italani, separatisti; ai valcnziani, scpara1isti; per i quali la c.: patria $pagnola > non ha scnw. Essi com• bauono solo per c. la discordia loro, che è sua naturale >. Ma, appunto perciò, la Spagna ha .oprattutlo bisogno di ritro, are la sua unità. Questi separatismi, questo spirito di tribù o di cabile non sono compatibili con i tempi odierni. L'uomo che vorrà fare la sah•ezza della Spagna, dovrà soffocarli per sempre, sia pure nel sangue. Ferdinando il Cattolico, che conosceva bene i suoi connazionali e che, con Isabella, aveva fatto l'unità della Spagna, disse un giorno a Cuicciardini e che questa nazione era atta assa: nelle armi, ma disordinata, e .se ne traeva buono frutto quando vi fussi chi la sapesse tenere bene ordinata>. RICCIAROETTO 1 1 1 1.-------1,1 ANNO II· N. 17 • 23 APRILE 1938-XVI OMNIBUS SETTIM.ANALDEIATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO tN ll-16 PAGINE ABBONAMENTI halia ,a lmper11: auno L. 42, 1,amcatre L. 22 Eaur111 anno L, 701 ttmenn, L. 36 OONI NtJMCRO UNA LIR.l Man0tcritt1, dhegtd t fotogra.fie, aucbia H ooo pubblicati, oon 1I rHtitaiaoooo, Dlrufoot: Roma • Piaua della Pllotta, 3 Telefono N. 66,4.70 AmmlnlstruJone: Milano. Piuu Carlo ErLa, 6 Telefono N. 24.808 PabbllclU.: Pon mllliu.1nr1d1i aluua, bu,a nnacolonnt.: L. 3, Ri•olgtnl all'Ag1n1ia O, Brnohl M1Jano,Via Sal•1n!t 10, Teltrono 2().907 Parigi, 661 Rut du nabourg Saint-Honore
I O SCORCIO 1877-78. venne ~ funestato da lllOlti grandi lut- &. P, ti. A \'c\'('Y era morto il 31 dicembre il pittore Gustavc Courbct, poi il 9 gennaio morì Vittorio Emanuele I I, sce-uito dopo po<'hi giorni d:t-1gcni:rah: Alfomo L;,. 11,armora, .!,pcmosi a Fircrnc. Il 30 dicembre le gazzette mil.uu:,i ,1vc,•ano diffusa l,1 morte di Alberto ~azzucutto, reputato tompo,itort..• 1 e din..'ttorc del Con~rvatorio: le edizioni (lt~lla St.-r., fecero appena in tempo ad mfo11n.1rc il pubblico della tragica fine di Ciu:.cppc._• Ml·ngoni, architetto auton· della Galll'ria dì :i.,,til.tno,caduto da un,1 impalcatura dcli' arco priucìp.llc. l ht· dovcv,, in.111gur.tr,i il giorno apprC!!'-O. Quc!!tO grM1dc .1rco t_•r.1,.t,tto p<'r :un- ~hi anni l:t ,u,1 idt·a fi,,a, non a\cva ,tvuto p,u.:c finché non lo <1v1·v.1vi,to dl'( n.·.t.1to1 ~i crucci.t\ d di ogni mdugio rwi la\ori, ~i aclir.1va, l' quc,t,1 idt•,1,1vc- \ a finito pn dominare la ,u.1 \ it.1, rinunendo in cima alle ,ul' ~ioi(· e in fondo ,t tuttt.· le ,l!1Hlrt"L7-''· ~a quel ~iorno in cui cont.1v,1 di vcel('r!o compiuto, <·gli lo .wcva affrl'ttato c•m tutti i ,uoi voti e la ,ua cncrgi.1. ,cnz.1 prcn·dcrc ccrt.unentc la caut-.trofc che lo a, rcbbe colpito. Una ,(•ra, .,~~ai vicina ., qurll,1 del trenta dicembre, un suo ciro arrnto lo .1vcva incontrato a tard,t ora. in G,dlcri;1. Quel giorno la critica ritt.1dina ,i era par ticolarml'nk ~,ccanita contrÒ il lavoro ddl'.1rchitetto, e il povero Mengoni c1,t nervo~. inquieto, agitato. Con la parola rapida e .unari,,.irna gli di~~: e Ti giuro, vorn·i che l:i cupol.1 della Galleria (' l'arco mi noll:1~i,.ero J.ddo..-...o e rni schiaccia-.. ,ero! •· Que ..t.i l.unpi di ,dc:gno erano in lui r,,pidi e fugaci, al dire di quanti cbhero ;_1 cono:-l<·rlo intimamente. t' ,i ,cioglir, <tno come i t(•rnporali d'cltt,uc, in una gran sfuriat:i in dialetto roma- ,1,{'nolao cui ricorrcv.- per esprimere tutte le '-UC più forti impressioni. quelle dt·ll'ammiraziont·, che J.vcvano in lui ~uizzi e fo,;forcsccnzc. e quelle dello ..,<"onfortoe della collera, che ~i evaporavano in quegli :-foghi e non la1,('iavano lievito d'odio o deposito di r,mcorc ndl'anima ..u. a. Le sue ,,mmi. razioni erano facili, pronte, esparn,ivc: tutti i più rcput,lti autori, le più cC"lchri cantanti, gli attori più ardamati, 1·bbno da lui attcsrnti d'amicizia. cd ,uu1i ,·oncrc1i. Fu lui ('hc si adoperò. pt·r Cltcmpio, con tuttt.• le inffucnu: di cui disponcv;i ,t far ric:-umare il Nlefr- ,10/ele del giovane Boito i.l Bologna, dopo il memorabile fiasco ,;;ubito alla Sral.1. Mcngoni non conmccva pcrson,1.Jnwnte il compo~itorc, e ncs..u. no ,;;j L'ra rn,ti ~gnato di ricorrere al suo p.11rorinio in tale occasione. ma egli ave- \ ,1 a:..,illlito alla famo~a rJpprescntazio11(' <.' ne· er.1 rimasto colpito. "icché il ..u. o ge~to gli parve un atto di giu:.,tiLi<i.Non seppe· mai i.piegare bene né .1 ~ ~te!-~ né .1gli altri le ragioni di tJU<·~tocntu,iasmo. In arte procedeva un poco a Lt·ntoni. guidato dall'istinto. l'0lllC un bambino, con la mente piena di immagini e una sensibilità male ~boaata, e ,;e voleva chiarire ,1gli altri qul''ìto '-UOo~curo ,('ntirc, er.t ostacol,110d.:alla p,Jrola non focik né ornata. né <·vickntr. (' ,pcs~ k diva.'{azìoni infinite della "Ua mobile fanta,.ia gli ine:,1rbugliav.1110malcdctt,tmcntc· i periodi ~ul lahbm. A meno eh<: non p,1rla,~ delle: ..,lu: 0JX·rc, t' spccialmentC' d<·i suoi progetti. lJl·rché ,dlora divcnt.iva perfino elo- <1ucntl'. con quel :.,uo modo di parlare tutto a inci,i che s'intromcttevano uno dentro l'ahro come anelli di una r.1tt:.·11.tc,on quelle div;_tgazioni che si acr.1vallavano 1 e con quel ,;uo dialC'ttOrorn.1~11010che di tanto in tanto !)altava ruori vivdCl' e car;,tteri~tico. Nel tempo in cui vi~, fu giudicato da c1ualn1110 ,, il po<.-ta dell'architettura, non il p<x·t.1 cbs.-.ico dalla fonna ~•mplicc-. n)rn;lla, dalk linC"cc,1stigate e severe. 111.1 il poeta runrnntico, dagli .-rdimcn• ti liberi, dalle immagini aud.1ci, dallr ,1ntiu·~i arrhchiatt·. Lo definirono il Vi nor 11ugo ddb curv~t. J I p,\ragone 1·r.i Kiu,to. Solo che le ,ue liriche le la"'-·iò M>lidificatc in monumenti che rL·!-t.:tno, e uno di qut'\ti ,i chiam.t l.1 C:i:tlkrid di Mii.mo>. Anc·or.1 oggi, rambi.110 il J{U..,t0,il ,.apporto Victor Hu_l{o• ~kngoni ha e!,!U:1lc,ignificato. I..1 ,u..1 , i1.1 è co,ì ,uett.t111C11ttl·(·g,1· l,ì ,1 qudl,1 dtlla G.,llcri;\ di ~tilano, eh,· drll'.1rchitctto merita parlare '-O· pr;1ttutto in furnion<' di quc\ta che fu 1~,'-UJ. più lung,1. importante ed ulti111,1op«•r,1. Er.t nato il 27 dicemhn· 1829 J Font;rn~l Elice, nellJ provinci,ì di Ravc·nn,1, da cui la fami~lia .1vcv,1 ori4i11('. (' nelle croruchc di quella rf•· 1:iorl(' l'fa a,..,~1i norni11.tto un .,ltro Giu• ..t.·p1x: ~lcngoni che nel 1500, pode.st~ del pJ('s<', firm,na <On una croce gh .11ti comun,1li non ,apcndo leggere né ,rri\f•rc. Jl nostro ~kngoni ~tudib a Hologn.,, ma \tudiò mak. tJ.nto che una volt.t l,lllrcato. e accortosi della µropri:t 1s:;-11oranz_ap, rè'ì(' a fr~·c1uc11tar(: I" hihliotN lw ,tud1.1ndo o~nt 'IOrta d1 libri eh(· oo,ì a intuito gli p.Hevano dover giovare al i.uo caso. Non fu allievo di neS:.una accademia di Belle Arti o di scuole di architettura, e M!mprc S(' ne vantò. Solo studiò da Francesco Cocchi pittura di prospettiva, di cui era appa~!-ionatissimo, dopo di che vin:-.eil gran premio del concorso Curlande~ con un quadro rappresentante Il· rovint· di un'antica cattedrale, e che .,i con:,.erva ancora ali' Accademìa di Bolognà. Dipin:.c molto dal vero, ma qut- <.ti dipinti non ebbero ne,.suna storia, (' l'architettura la ~tudiò viaggiando molto e vi~it.rndo i monumenti, p<:rché ,i vede chl· in quell'epoca er<1sufficicntL·. EbOCa ~crivcre un giorno: «Di tut• t(· qttc)te· \·h,itc l' viaggi non conM·rvo Ll più piccola memoria ..critta né dit:..•- gnata. non .1vcndo mai avuto l'abitudiné di port:u il portafoglio e farvi dei ..e.gni, ,. mi wn contentato cli tutto quello che mi poteva rc,tarc nell'iinmagin,1zionc, ritenendolo il solo util(' ». Era lo '-tc:-soperiodo in cui Gerolamo Induno, tanto i,,cr nominare i lombardi, Tranquillo Cn:n\01M e Federico faruffini, scJ.µpati dalla .,c-,·"lla e: dalle ,Kcadcmic, dove inscgna,.-no Haycz, Trecourt, &·rtini, correvano a Rom.i a dipingere gli acquedotti abbandonati nl'll'agro, le ciociare e i butteri della camp.1gna !lolitari..1.Giust.·ppc Mengo• ni giunse all'architl'tturn attraverso la pittura, e il r..1.pidosuccc ..so lo re.se un po' , ;1nitO\Odi ciò, al pumo da fargli esagerare t<1lvoh,1le confes~ioni di que- ,ta ,;;u,ì ignoranza tecnica : un romantico, inwmma ! lnrominciù cosi la :su,t <tttività professionale. La prim.t opc:r..1fatta d'inl'arico fu la porw. di Saragoa.a ;_1 Bologna, poi il palano Poggi. orJ. Cavaz:za. puu' .1 Bologn.1, e il teatro di Magio♦ nt•, in Umbria. \'C"nuto a ~il.mo nd 1864. cominciò ,ub1to aJ occuparsi della ~iqemazione della pi,1zz..1d.c-I Duomo. Era il grande· prnblem,t dd momento, e lo stc~so Na♦ poleonl' nel 1807 aveva creduto di po• terio ri:,olvcrc-, m.i. ~li CvC'ntigli erano ,tati contro. Carlo Cattaneo nel 1818 aveva largamente discu~~ la qucMione nelle rh·i,tc e gazzette cittddinc:, poi, dal 1839 al '50, i progetti e le discu~- ,ioni t'rano -..orti come funghi, tanto che per finire, Cc.lCCÌ.\lolo ')tranicro .t :viagtnt.1 l" &!ferino. l'..rnimo di tutti gli ambro'-iani non potè fare ,\ meno di ri(•,;;umart· l'antÌ<'o probh·ma. E CO)Ì la ,is1t-mazione della piazza del Duomo divenne. tanto pl·r la <'ittadinanza che 1x·r l'ammmi,;trazione comw1alc, un sacro inipC"gnoper celebrar(' la ri1..:onqui,tata liix·rtà. ~d 186o la gium.1 municipale bandì il ton<"0r)O, t.ui ri,pol>l·ro circa duecento artisti e tecnici "2nz.t tutt.1via determinare un c,... ito ~disfacente, ma nel ~guente ,umo, riproposto il tema in tcnnini più concreti e conclusi.vi, fra diciotto candidati venne proclamato vincitore prccis.tmcntc Mcngoni. Dopo di che, d.,llc amici...:ic~trcttc in Inghilterra dmanti: i suoi viaggi, l'architet· to ,te:.,<;0riu,ci .t trovare i t.1pitali oc4 correnti per a~sumerc il grande lavoro, Il 7 marw 1865, finalmente, il re Vit• torio Emanuele Il poneva la prima pietra, co ..ì. come Dom,·nico Induno ha fernuto nd ben noto quadro del mu• ,t·o cf'artt· moderna .l Milano. Du<· ,umi 1• mC"zzodopo, il 1 5 ,ctt<:mbrc 1867, lo ,te),w re .1,,i,t<.'\'.l dll'inaugurazionc d<.-11G.i alleri;,, cioè della ~trada coperta che da piazza del Duomo conduce ,I pia7.z.,tdella Scala : l'arco principale ed i pala:1.zi latcr.ili non ('rnno ,mrora che allo .\>tatodi progetto. ~1., in que,to giorno di in.1ugurazionC'.Giu~ppt.' Mcngon1 <tttr<1versavaun monwnto dì ,conforto e di dubbio. era pJ.llido. tra~nato, awva gli occhi im• h,1mbol.tti comi.: "C .,j fo,;;,c destato d.-1 una grande ubriacatura. Salutava. .,trin~eva la m.1no, ringraziava mccca11icaml·nte. Pareva un MJnnambulo e· ~-cniva la voglia di ..c.uoterlo per dc- ,t.1rlo. ra<Tontò Leone Fortis. il gior11,ili~t.i "UO .uniro. « Che h.1i? > gli c:hi1·<..te·; 'Ci il solo fra quc~ta foll.:t che non prenda p,,rh' .11la festa >. s; ,cosse, lo guardù in faC"cia comt ,,. allora soltanto lo ravvi'ì,l'"l', e lo prc- -..(•1wl braccio. e Eppure >. pro'-Cgui !'.unico. e dcvi c~scrc ~icuro di te, dell'opcr .... tu.i! •· « Vedi ». ri,po-.c fin.dmcnte Mcngo11i, « quc'-lo è ,1ppunto il guaio. che tull~t la rnia fede ,(" ne è andata. ~e ne hanno dcttt:' tante, prim.1 di vt•dcr• la. di quc:~t.l C.illeri.t. che ho perduto og,:6 ogni ,·oncC'lto dell'opt•ra mi.i. t. hrutt.11 è hell,1. è chiar<t, o c-'è buio? E. dit.l o ha.s);.t? t un pozzo o un gabbione? 'on ,o più niente. Se quc~to ..,('onforto innnemo, displ'rato, mi ttVC)· ...e còlto .1 metà del \a,oro, ,.,rei tornato d.1 c.ipo. Per fortuna, o per di- ,g1azia. mi 1·01--c'it.rnotte, l' a buttar ~h'1tutto non ci ~arC"iriu...cito. Or,1 che ne pt.·n~eranno? >. « &·nti? » lo av\.·crtì l'.uni<.;o Forti'). Lt Galleria .,j ,1priva al pubblico, un lungo frenetico appl.wso scoppiava da tuttt~ le parti ,•. ripcrc<hSO dagli echi --onori della cupo!., imme-n..,a in vetro e ferro, p,ireva centuplicato. Allora il voho dell'architetto angustiato si ri• ..c.hiarò di un sorriso, dello stesso sor• riM>che doveva illuminarlo ancora una volt:1, il giorno in cui il Consiglio co1nunalt• decretò la costruzione dell'arco. L'oss,ttura. chiamiamola così, della Callt•ria1 è rimasta la stessa d' .11lora. ma interuaml'ntc essa aveva un aspetto .t'-S.--idi iverso da quello odiemo; per esempio un vero esercito di sta· tue di gesso la popolavano, distribuite lungo i bracci e attorno all'ottagono. Cc n'er,1no ~i grandi dello scultore. Ma!{ni, raffigur:rnti Volta, Mil'helan- ~elo, Galileo, Cavour, Leonardo da Vinci e Pier Capponi; due altre sta• tue erano dello M:ultore Tabacchi : Dante e Lanzun<:; del Pandiani vi era un Cristofor9 Colombo e un Bcno dc' Gozzadini, in..,omma in tutto erano due dozzine d1 statue che un po' per volta ,comparvero dalla circolazione per (a. ..c.iare maggior posto alle passeggiate e .,Ile ')()~tedei tenori e degli uomini di affari. Vi cr.1110inoltr<' i quattro gran• di affrc~hi dei luncttoni sotto la cupola dell'ottagono. che poi furono rifaiti a musaico \·enc.tiano, precauzione a,!),_1liodevole, per la lunga vita di quc ..t.c opere d'arte. Fon.e, oggi, poche sono le persone che si accorgono della loro prC"senza.,se pure in musaico, ma M· queste note avranno il merito di richiamare lo ,guardo di qualcuno a un più attento es:11nc dei particolari della G.ilkria di Milano, per essi ci piace ,picl!are che detti afTrcschi ebbero per autori Angelo Pietra.santa, Eleuterio Pagliano, Bartolomeo Giuliano, Raffaele Ca~ncdi, considerati come grandi pittori 1 e rappresentano tuttora i qu,1ttro continenti. Gli stessi artisti avevano affre!)cato le quattro mezze lunette delle testate interne dei due brac. ci minori 1 rappresentando in esse I'Arte, la Scienza, l'Agricoltura e l'lndu- ,tria. Oggi ,rnchc questi sono divcnt.tti musaici. ~a, prim.1 di giungere al compirw.;n. to di tutto il comple~so, ~engoni aveva e;o11dot10a termine .ìhri lavori im• por1anti. AVèva co~truito il palazzo del· l,l C,1»..'\di Risparmio a Bologna, e a Firenze il gran mercato centrai(' dei Camaldoli di San Loren:101 nonché leMIL!NO . LA OALLERJA VITTORIO EMANUELE (fn, A.Uu,i) due '-Uffur,.tli .1 Po, 1.1 San Frcdi,mo e .di ....Mattonaia, 1,• mentre venivano ultimando;;i i gr.111di palaui della piaz- .t..1del Duomo, quello settentrionale, quello meridionale e quello Haas, il nostro architetto ~i baloccava con imprc:i.c di minore impegno, come palaz• Li comunali a Malallx:rgo e a Castel Bologne:.,e, mercati e si.stc11uzionc di vie nuove o di case a Piacenza. e a Rimini. Studiav,t anche, d'accordo col ,indaco Pi~tnciani, la cui cJ.duta la~iò pc.::ròtutto in ~o,pt·',O,un piano rcgolatorl· di Roma e il progl'tt0 di un grande- teatro ix:r la capitalC". Come ~i ve• dc la i.ua capacità di la\·oro t'r.t formiclahile. S1 er.1 cmi J1ri\ ati .il compimento dd fomO',o f.!Tandcarco, e il 31 dilcmbre 1877 doveva ~n·er luogo lo scoprimento al pubbli<:o. Alla vigilia. Giu- .,c-pp<.·Mcngoni ~i trovav,1 nel suo studio, a..:.i0rto in mille pen~ieri, che :\hirnè la cron;1ca dell'epoca non potè sondan·. Certo ,i è che stava ..1.~pctt,1ndo l'ora dd pr.1nzo. quando .1 un certo momcn!O ,i .tlzò, )i gettò il :.opr,1hito ..u. llt• )palle avviandosi .tlld 1>0rta. L.1 uon~\ta r;1ccont,t: e li pra11.t.0 è M!rvi• to _., quc~to annuncio lo col~ con l,1 rn.1110 \ulla molla ddl'u,cio che dav.1 .dia piattaforma dei lavori. Ebbe un monwnto di pcrp•C~\ità, richiu~ l'u~cio e tornò indietro. poi "i pentì 1 aprì an• ('Ora l.t porta ,·d lL...CÌ dicendo: « Tor• no ,ubito ». Salì sulla pi::ittaform.1, guarc.!ò, 111,n1on ~li c.apac:tav;1, 11011 era contl!nto. ) unpazientiv;l. S'arrampi<'ò. croll,mdo il capo e m.bticando il rno...:- zicoll(· di ~iu.,ro semiSJX'nto, ~opr:i Ull.t ~cala a m.1110, raggium,e l'attico del· I'.u-co, ,cmprc guardando e riguardando, .,i tra!'ISCindietro per veder me~lio. ,:.::ctt,tndovia il mozzicon<.· dd -.igaro, facendo un pa<;!-0 indietro: '-Comparvl' ,cnza un grido. Qu.,lchc istanw do1>0, in capo ,dl.1 Galleria. un gruppo di pL·N)nc ncrq~- giava nell'ombra fra la nebbia eh<.· .,j alzava; ,;;cmbr,1va110spettri, nessuno p:1rlav.1: uno che st<1va in ginocchio "i alzò crollando il capo e mormorò : e Tutto è finito>. C'era un cadavc1e '-te:-0 in tC'na, pr('Ci.sa la cronaca, tra e:li a,...... iti e le pietre. Morendo co;;ì al ('Ornpimt·nto dcll'opc·ra sua più arn.1ta, Giu,cppe ~engoni non f.1ccv.1che ~ei;uirc la ,orte di altri grandi ard1itt·tti c·ht· idc,1rono e crearono opere col~- ,,.di. Piatti, che ideò la iz.1lkria del CC'· ni..io1 morì pazzo, Grattoni e Sommeiller che la compirono finirono elx·te l'uno. e d1 rapida comunzionc l'altro. L'architt·tto che a Parigi innalzò l'Ar<. dc l'Ètoilc-, t·cdt'tu' al fa,cino dell'ahi,- "° e ,;i gettò dall'alto dell'opera ~ua. I duC'architetti <"ht·co~truirono a Vicn11,1 il teatro di Corte, morirono suicidi anch'.- ..si. Quando non cedt'ttcro. irritati o stanchi. alla vertigine di uno sconforto, di una dclu:-ione, di una amarf'z- :t..L, o I., loro ITil'llt( non ..i. pi('gò sotto il peso di un grande lavoro, fu il caso che :-'incaricò di dare agli audaci lavor,uori il riposo dclb tomba. ~ la mont·ta di rame che Brunei. l'autore del tunnd dt"I Tamigi -.i miM! in bocca, giocando <"Oi~uoi bimbi, e lo "-Offocò, o è l.l tavola chl' mancò ,otto il piede di Mengoni. E pcn~are che quando l'annaturJ. che proteggeva la co~truzionc dd grandi,• .,reo era "-lata eretta - un 1:difizio ttddirittura, qu,11;iun monumento a ~é - Mcngoni à\'Cva detto: « L'ho fatta co- -.ì !>Olidapcrrhé non voglio disgrazie, non voglio che l'opera mia co~ti la vita a Jl(':.,..'tUlO ». I1W('CCco' ..t.ò l,1 vita a lui ,te.,,,.-.o. Proµrio <1ucl giorno aveva 'lniuo un biglietto d'invito ,1 un caro Jmico: e ...l'altra !-Cr,1incontrandoci J!la Scala mi ha: detto: a quando la parob fine? lo ti ho rispo~to: in i"cadt·nza. La scadt'nza è .il 31, c per quel giorno non :-.oloa\ rò ,;crìtto, ..,uquello che tu chiami il mio libronl·, la parola fine; rnJ vi .1vrò aiwhe app<hto la firma e legato i f.,..cicoli. & vuoi .tec(•rtartenc vieni .1 p.ts:ii.art· l.1 ,na del ca1>0 d'anno .1 l'..tsa mia. \'edrai tom'è contento un .1uton· chL· ~i pn.·para a dormire il pri• mo sonno dl'll'a11110nuovo fa('(•ndo..i. <.tpczzalc dt·ll:.1..u. a opera finita •· Qu<.·,to hi~lietto, puhhlicato ..,ub1to dopo l'incidl'ntt, cr.1 di n.1tur;1 t.tlc da dar r.t.i:{iont,.;'ia a quelli eh«· irn linavano pn l'idl'a d('I ..u. icidio che a qu{'lli "-'hl· .1fferm.1.v.ino trattarsi di unJ di- ,gr,lz:a, con..,id(·r,111doquesti ultimi la fortunat.\ \ ;m iera di MC'ngoni e la fr. licità ddla ..u. a vita familiare. Sono ('0'-1.' difficili a :-.tabilire, m,t lo ,conforto dl'il'.uchitetto .t.l monwnto ddla pri111.1inaugurazione, le parok d1--nc J!l'amico pochi g;nrni prima di morirt': e Vorrti che la cupol,t e !'ar• ('O mi crolla~~ro addO'-::-.O.. >. potn.·blxro <''-SCrr un,t mdica1innr. Oggi qut•,,1.1C.tllcri.1, µopolat.1 di 11ottt· e di ~iorno. è il centro \'Ìt.1ll' dtll.1 città, punto di rifrrimento .1 chi vuol ritrovar~ì, dolct· .abitudine pe1 gli -tltri, ('Oi suoi (,1rfè ri111l'S-a:)inuovo, i negozi di lus~, i personaggi fis.\>i e- le ,upcr- ..,tizioni. E rncntrc• è tutto fuori che 1111;1 opl'l'a d'artl'. ,ovratcarica di fiori di piL·trae di ornamenti, umbertini.\ avanti letter.1, è un.1 delle maggiori attr~tzioni che- Mil.010 offra al turista, il quak deve scntirnl' ('f'rt~1mrnte tutto il valor<' n1etafi~ico. Stendhal non l.1 vide. m.t 1-l<•rning• w.,y, dopo ,1wrl.1 de,;;nittJ . ..,; ,tupi~c<' che Parif!i non ahhia una gallc-ri.l ,1nt h'css.l . Per gli .1n1bro,ia11i. p<K0 , izi.1ti in f.,tto di b1·1lc·ua 1 è una di <Ju(•l!cb1utte cose rhc· :-i am,mo perché :,0110 di ca~.l, e vicino ,,Ile qu.1li ,i fini",CCp<:r vivere scnw \'(·dcrlr. L'ADDETTO ALLE SCHEDE g PPENA finilo di far colazione,. il sig~?r l;! Antonio disse alla donna d1 scrv1z10 d, preparargli n1bito il caffè. « Svelta, .nel!•, Giovanna », aggiunse la signora Ines, e oggi il signore deve uscire. lo intanto '», continuò ri,10\ta al marito, e po1,ei comin• ciare a vestirmi Chissà quanta gente! » Bevuto in fretta il cafU:, il signor Mombelli sccst le scale, e si dircslt a passi sve~ti verso t'au1orimeua. La sua e 1100 » era in 1in angolo, nitida dopo la la,atura, con le pani cromate che luccica,•ano nella penombra. Mentre saliva, il meccanico lo salutò diccudo di aver cambiato l'olio. e-Bene, bene », approvò il signor Antonio, ge11ando il soprabito sul sedile posteriore. S'infilò i guanti di cuoio e spago, accese il motore, lo provò, e uscì finalmente nelU. via. La signora Ines non era ancora pron1.:1, ina non si fece attendcre: scese mentre il marito, m pìedi davanti alla macchina, la guarda, a compiaciuto Ceno, la signora Mombclli non era gio\ ani•sima (il suo ra. ga-u.o più grande faceva la prima liceale), ma ancora piaceva: per andare al C"oncorsO ippico si t>ra mena un abito a fiori, un cappello di paglia a tesa larga, k scarpe di vernice i: pcrsino le calze in seta pura \clatissimc, che di solito usava per l'opera e per lt· ~raie al circolo. Da quel chc aveva vi11;tosulle riviste di varietà t• nei giornali Luce, le sembrava d'essert' a posto. In pochi minu1i, l'automobile traHrSÒ la città tranquilla sotto il caldo solc vrima• \'erilr-, e giunse in ,.,isu, dello stadio: per il concoriO ippico, erano siati cretti ciei pennoni con le bandicrc, e, vicU,o all'ingresso, era una coppia di carabinieri a 1..avallo. Una guardia di ciuà, impacciata per la poca pra1ica dei segnali, ma orgogliosa di quei s.cr.+zio d'eccezione, rece cenno vc-rso il prato del poucggio: il signor Antonio, con una cur\fa ch'egli giudicò elegantiJsima, si cacciò nd mucchio e prese il tagliando dal cus1od•• del Rad, mentrt' la signora rnettcv:. con difficoltà i piedi sull'erba. La trib,,ina t'ra già piena di gt"ntc, e soltanto poche persone sede\ ano nei popol ..- ri Nel prato diversi oslacoli apparivano lungo una pista $inuo:1a appena tra("('ia1a: da una spccie di chìoschetto sopracln'ato, due altoparlanti annunziavano i cavaEeri e i risultati. Il signor Antonio e la moglie UO\'arono per miracolo due posii vicini, si 1edet1ero, ma non erano COIHc-nti: tu lii visi scon0Kiu1i, intorno. e-Spcrianio che arrivi qualcuno dei nouri :t, ouct\Ò la signora, cercando di intt'ressarsi alle gar('. I concorrenti, quasi tulli ufficiali, dopo csSc:rsi pre• sentati di f,omc alla tribuna, \aiutando con la mano alla bustina, affrontavano il percorso, saltando con grazia gli ouacoli adorni ji bandierine e Che bei cavallini », ouervò la Mombelli, cercando di leggere nel pro• g1amma e Ma perché, Antonio, li (an correre uno alla volta? ». e € 13 regola >, spiegò il marito, e ceno però che così, a noi profani, M:mbra che facciano 1ut1i la steua cosa> . Sul viale davanti alla tribuna \·idero 6nalmcnte i loro amici migliori, i Perctll, e li chiamarono con dei cenni. e Tu, Anto• nio >, di»c la signora f ncs, • dovreui cedere il posto alla Iole, e stare in piedi col Kt'ometra ». Anche i Peretti erano, molto in ordine, la signora aveva un vestito nuo• viuimo, e la sua amica si congratulò. « E poi, che bella giornata », dine, « si sente proprio che siamo in primavera. Ti di\·eru, e.ara?». L'ahoparlante annunziò: e Capitano Za♦ noni, cav<'.llo Argalia. Penalità zero, percorso netto ». e Vuol dire», spiegò Mombclli, che intanto aveva avu10 modo di comprt>ndere la meccanica del gioco, e-('he non ha hut• lato giù nessun ostacolo ». ' e Ma che bravo >, oucrvò la sisnora Iole, e quante Co~ che sa >. e t uo urficiale del Reggimento Cuide •• continuò il signor Anlonio, soddisfatto, e si vede dal bavero. Quell'altro cavallo invece ha rifiutato l'ouacolo ». E scuotendo il capo dinanzi all'imperizia del concorrente, Mombelli ebbe per un istante l'imprcuiont' di capir qualcosa di ippica, o per lo meno d'esser riulCito a di,.•ertirsi Vi fo un momento di sosta, prima del e-Premio Amazzoni» e• ~li sposi .cesi-ro, tallio per muo,,crsi un poco. Il viale davanti alla tribuna era anirnatiuimo da un passeggio proprio dom(•nicale . si vede\•:rno hpersone più note della città, saluli e <':011\· menti davano un'aria di intimità alla riunione- Anche il geometra Pcreui era com• piaciuto. e€ stata un'ottima idea quella del col'lcorso >, osservò, • $01\ cose che dànno del movimt•nto, e poi si ha modo di panare una domenit.a diversa dalle solite » Le signore camminavano per conio loro. parlando soddisfalle e Hai \ isto come 1i compon.t la nobiltà? > diuc la lne) .. e-fan. no cosi per essere no1ati ». Il gruppo delle persone più clcgano, più in "ista, non portava dei bei vesthi. Conti arianwnte alle idee delle signore borghe- ~i, gli abiti cran piullosto tras<:urati, di taglio sporti\'o, e un paio di dame avevano pt'rsino lr- gonne-pantaloni. Anche negli at4 teggiamcnti, queste penane clettl· appari- \'l\no molto spregiudiratc: ncuuna a, cva \oluto salire in tribuna, 111a si erano riu• nitt" f,a loro, occupando i tavoli con gli ombrelloni del bar, c., poiché da Il non ,i vedeva nientc, di tan10 in tanto si avvia♦ \ ano a gruppi verso i popolari, e dei giovauotti e delle sìgnorine si cran messi a sedrre sulle scalclle in legno delle tribune, ridendo e chiacchierando a voce aha, qua. :i a far vedere che dispreuavano la <'Onl· pos.1ez.za La signora loie e la sua amica \Olevano ~mbrar sdegnate, ma, in cuor loro, ammir.nano 1an1a disinvoltura, tanto più che gli uf6ciali, con gli uivaloni impolvcrati e il frustino sotto al braccio, fra un pcrcorS<'Ie l'altro si univano a quella e bella gente». Eran quasi le cinque, e bt•n pochi orm.ti s1 interc-ssavano dei C&\'alli e del loro im• mutabile carosello. e O0111.i.111a\'rt:mo la premiaz.iou<' », dis~ Mombclli, « si pomtbbc fare una corsa \CUO que!l'or.i. per \I'• dcrla > Ma, lui per il primo, part\•a llt' avcs$e pochiuima \'oglia: la moglie aH\ a perso 11 foglio dd programma, t' ~i cons.olò os.M"nando che le classifiche le J.vreb\x vi:.te sul giornale c. Lei, geometra, è qui con la macchina? Sc no, \'i possiamo portar giù noi > Mentre stav,rno dirigendosi veno il po. steggio1 un brusio annnò la folla, e i due amici si fermarono di colpo, con rorecchio ,Htento: gli altoparlanti avt·,ano comincialo a tr,1\metter(' i risuha1i delle- partite d1 c.-lcio MASSIMO ALBERINl
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