Omnibus - anno II - n.16 - 16 aprile 1938

I:\_ VEVO invitato molti americani, ~ e alcuni amici di Carlo. In quel tempo, conmcevo tanto poco l'artt• di mescolare diversi ambienti, che i miei invitati si divisero in due parti. e il distacco si accentuò durante tutt. la serata. Il fatto poi che una sposa potesse ricevere mentre il marito era a letto ammal.1to, destò scandalo, e per settimane tutta Roma non parlò d'altro. L'mdomani Carlo era del tutto rimesliO; ma per tutto il resto della nostra vita in comune non dimenticò mai, quando litigavamo, di rimproverarmi < la crudeltà > mostrata dando un ballo menti"(! lui « 'itava per morire>. Ancor oggi mi meraviglio che due persone tanto dissimili, come Carlo e io, abbiano potuto innamorarsi l'una dell'altra, e come io abbia potuto continuare ad amarlo, nonostante tutti i nostri litigi, fino alla sua morte. Carlo era riservato e orgogliow, e un po' malinconico, mentre io mi sentivo piena di joie de vWre. Egli viveva per gli .,port, ch'io detestavo, e per la campagna, dove non avrei potuto vivere neppure un giorno. Il 'iUO tdeale era di rientrare, dopo una giornata .tll'aria aperw, in una casa tranquilla, dove l'avrei a'lpcttato per parlare lungamente di <"accia. Invece mi tr~:>Vavaregolarm<'nte assorta in un bridge; alzavo gli occhi dalle carte unicamente per dirgli di vc'itirsi rapidamente, perché andavamo a teatro o al ballo. Dopo qualche mese di matrimonio giungemmo però a una :,pecie di accomodamento. Carlo era aiutato dalla religione, dalle tradizioni; io sapevo che il matrimonio in Italia è indissolubile. Così cercammo tutti e due di capirci e di sopportarci a vicenda, n0no'itantc molti e amarissimi litigi. Ora sono contenta che non sia stato possibile divortiare, perché se Carlo fosse stato americano, certamente avrei chie- 'ito il divorzio e poi mc ne 5arci pentita. Virginia nacque dopo due anni di matrimonfo; Ranieri diciotto mesi più tardi. La gioia di Carlo era indescrivibile, e celebrammo il battesimo con grandissima pompa. La nonna di Carlo, principessa Massimo, fu la madrina, e in qurll'occasionc fu fatta uscire per l'ultima volta la famosa carrozza dei Mass.imo,. ornata d'oro e di cristalli. Oggi ,tncora stupisco di aver meritato fam,t di perfetta donna di casa: forse ero tale soltanto perché mi divertivo sempre ai miei ricevimenti. Non "iOnomai così felice come quando ricevo; naturalmente, ogni tanto faccio delle gaffes, alcune delh: quali sono diventate famose. Ricordo, ad esempio, di aver dato un pranzo, che doveva essere veramente solenne, e gli invitati erano personaggi così illustri che la di,;;tribuzione dei posti, regolata ~condo le « precedenze>, era cosa difficilissima. Chiesi aiuto a un giovane diplomatico del Foreig, Office, e quello, estremamente enH to, si mise a st.udiare la que• stione; lavorò per ore e ore, e in fine combinò tutto nel migliore dei modi. (o però, nel mettere 'iulla tavola i cartoncini con i nomi. conf u,i li.l mia destra con la mia sini,tra (sbaglio che mi càpita molto spesso) e distribuii tutti i posti seguitando a sbagliare: il risultato fu il caos. Gli illustri personaggi, visibilmente offesi, mi rivol~ro appena la parola, mentre i personaggi minori, spaventati, si atcomiatarono prima che poterono, per evitare i rimproveri. Per fortuna, non tutti i miei pranzi andarono così male: ma il problema delle pr<-ccdcnze era in I t..'llia ancora più complicato che altrove, per il dis- ~idio che divideva la società in due parti. I vecchi signori della mia età ricordano benissimo il settembre del 1870, quando le truppe del re entrarono da Porta Pia. Il settanta per cento dei nobili (i Neri) rimasero fedeli al papa ; il trenta per cento, invec1" (i Bianchi). riconobbero la wvranità del re. C'erano delle .scis.,ioni perfino nelle famiglie: per e-.cmpio, in quèll<1 dei Boncompagni. Il principe di Piombino era un Nero, m<'ntre suo frate Ilo, il principe di Vcnoc:a, era un Bianco. Il Nero principe Rmpiglio\i non poteva ricever<' ,uo fratello, il Bianco principe Pc1IIJ\.icino,benché si voles!!oeromolto bene e andas,cro, tranne che in politica, completamente d'accordo. Bianchi e Neri potevano incontr,1rsi soltanto alle amba,;ciatc, o in c.1sa di stranieri : ma anche qui era neccss.uio molto tatto. Perfino il re d'Inghilterra, Edoardo VII, la cui fineaa era famosa, fu 5ul punto di offendere mortalmente tutti e due i partiti: era stato a fare visita al re d'Italia, e si preparava a recarsi in Vaticano con la medesima vettura re.1lc, quando, per fortun.1, lo si avvisò in tempo di andare primJ un momento all'amba.,ciata d'ITl• ghilterra, e di prender la carrona pri- . ,- ,, -- l1 IL PBlllOIPE OABLO Dl SAN FAUSTINO vata dell'ambasciatore, sir Francis Sartie, per presentarsi in Vaticano con quella. Solo i grandi sentimenti potevano sormontare questo abisso. L'amore ci riuscì qualche volta, ma più spesso il patriottismo. I Lancellotti avevano preso il lutto da quando il re era entrato in Roma, ma, durante la guerra di Libia, nel 191 1, uno dei giovani prìncipi domandò al papa il penne.'iSOdi combattere per il re : « Chi serve il proprio paese, serve lddio >, rispose il papa. E così, durante la grande guerra, molti ufficiali appartenenti alla guardia pontificia servirono la Corona. D'altra parte, quando la nonna di Carlo, la principcsc;a Massimo, morì, e tutti i poveri da lei soccorsi, gli impiegati della sua casa, i domestici vennero a pregare per lei; e più tardi, quando fu compostd sul catafalco e gli amici le portavano l'ultimo saluto, nessun Bianco fu ammesso in casa, neppure quelli che l'avevano cono.,duta fin dall'infanzia. Molti anni più t4rdi, st.tvo una ~r.t aspettando gli amici che avevo invi• tato a pranzo, quando Giovanni Ruspoli arrivò e con grande emozione portò la notizia del trattato del Laterano. Decorammo subito la tavola di bianco e di giallo, cd i miei ospiti seppero così della Conciliazione avvenuta. Per la prima volta, in una riunione di Bianchi e di Neri, si bevve alla salute del re. E: certo troppo presto per giudicare la nuova ~ituazione. I giovani Neri sono felici della loro libertà ottenuta, ma i vecchi Neri c;embrano rimpiangere quaichc cosa. Nei primi anni di questo s<·colo, k ambasciate erano molto più importan• ti, nella vita mond-.1.na di Roma, di quel che non siano ora. C'era poca o punta tensione politica, e gli ambascìatori avevano tempo da dedicare a frivole occupazioni. Avevano così una brillante costellazione di giovani diplomatici, Ira cui Britom, Esme HO\\'ard, Rcnncll Rodd e lord Lasccllcs, che diedero a Roma gaiezza cd eleganza. Lord Lascelles era stato avviato alla diplomazia da suo padre, che voleva toglierlo da una vita eccessivamente allegra e Jispcndiosa. Era bello, alto, vivace, un po' timido, e non si poteva non amarlo. Conquistò, infatti, innumerevoli cuori. Fu perfino la causa dClla partcnZJ. di un noti,;;simo ambasciat0re d'America; c.1ma involontaria1 del resto. La moglie di questo ambasciatore era una bella e simpatica donna, popolarissima negli ambienti diplomatici. Sua figlia voleva conquistare Lascelles, e per tutto l'inverno furono visti sempre insieme, tanto che si aspettava di giorno in giorno l'annuncio del loro fidanzamento. Ma la duchessa Grazioli alzò i suoi bellissimi occhi su l.asr-elles, e costui dimenticò l'americana. L'intera società romana sapeva be· nissimo quel che sarebbe successo, e si divertiva a seguire gli avvenimenti. Nicoletta Grazioli era non soltanto una fra le più adorabili donne d'Italia, ma anche una donna fatale e una gran dama. Forse la sua conversazione non era troppo brillante, ma in compenso sapeva a~oltare e far parlare gli altri liberamente. Uno dopo l'altro, i diplomatici si innamoravano di lei: il primo fu Bonham; poi lord Ceetham e finalmente Lascellcs, ch'ebbe più fortuna degli altri. Lusingato di questo successo trascurò la povera americana, che cominciò a deperire. Nicoletta non aveva mai avuto simpatia per l'ambasciatrice, e così fece pompa della sua vittoria. La guerra di. venne aperta, e l'ambasci,Hrice rifiutò d'invitare Nicoletta ai suoi ricevimen• ti, OCnché i comuni amici tentassero di mettere pace. Ma se non ~i invitava Nicoletta, anch<' Lascelles non interveniva alle feste. Da quel momento, Jll'ambd'iCÌata le cose andarono di m.:dc in peggio. I romani lcticano spesso, ma sono terribilmente solidali tra loro: chi offende un membro della società, può calcolar<' di averli offesi tutti. Le donne poi dimo~travano la loro amicizia per Nicoletta, rendendo ridicola l'americana, cht non ..a.pcva più nascondere il suo amore e la sua gelosia. La~ccllcs evitava perfino di rivolgerle la parola, per timore delle male lingue, e, ai balli, nc5stmo voleva ballare con lei. L'amba.sciatrice aveva pt!1)0 la c;ua popolarità, e quc'iti guai 'ii riflettevano 'iUll'ambasciatorc, che riceveva consigli e rimproveri dall'alto per P.'liattriti che non sapeva c-vitarc. La signora americana, tuttavia, non voleva cedere e quando gli amici ben intenzionati la invitarono J pa\sarc qualche giorno nella loro villa, senza però dirle che anche Nicoletta rra tra gli mpiti, non volle riconcilial'si con la duchessa. Si mise anzi a letto, e ci restò fino alla partenza di quella. Dopo di che il richiamo in patria dell'ambasciatore fu dcci~, e L.1scellc~co:-ì toccò a Nicoletta. Furono imeparabili fino .1 quando, durante il viaggio che facemmo tutti insieme a Perugia, lcticarono senza che rimcissimo a scoprirne il perché. Eravamo partiti allegrissimi. La felicità di Lascellcs era contagiosa, e tutti noi rimpiangevamo, credo, ch'egli avesse occhi ~!tanto per Nicoletta. Pranzammo gaiamente, poi ci ritirammo, la- ,ciando insieme i due innamorati nel salotto dell'albergo. Non abbiamo mai 'iaputo che cosa sia succes_<,QL, 'indomani, al mattino, Nicoletta si precipitò alla stazione, e partì per Roma. Lascelles ritomò in• vece in automobile con noi, avvilito e "iilcnzio-..o~. lai più Lascelles e NicoINta furo110 v1,ti imieme : lei andò a Parigi, dove visse molto ritirata, in cattive condizioni di salute: lui ebbe vistose eredità, e finì per sposare la figlia del re d'Inghilte~a. ln quell'epoca, il Gr.rnd Hòtcl era il più brillante ritrovo della capitale e il solo restaurant dove le .signore potessero pranzare in pubblico : ben presto divenne un luogo di convegno per innamorati. Little Sand'i, un figliolo del secondo matrimonio Vandcrbilt, ebbe appunto al Grand H0tcl un'avventura che divertì tutta Roma. Era addetto all'ambasciata americana, e le ))UCnumcro~e avventure amorose erano oggetto di moltissime chiacchiere. Per un certo tempo aveva dedicato le !':UC attenzioni all'adorabile Nora Iselin, che rerò non lo prese sul S<'rio,e prefrrì sposare il conte Colloredo Mansfeld. Allora Littlc Sands si consolò con la moglie di un celebre diplomatico. In un momento di deboleaa confidò a qualcuno di noi che aveva perduto al Grand H0tcl un paio di legacci di seta azzurra, e fu così che il giorno dopo tutti i muri portavano affissi cartelloni che dicevano: , Smarrito! Un paio "'di legacci in seta azzurra. Mancia competente riportandoli a Littlc.> Sand., >. Il povero Sand~ era \·eramcntc desolato: ~r sua disgrazia, l'ambasciatore, che proprio quel giorno faceva colazione al Grand Hòtcl, vide i manifesti. Era un severo moralista e fec,· a .Sands duri rimproveri. Nel 1905, una giovane signora am(·· ricana venne a stabilirsi con le ))Uetre bambine in una modesta pensione. Era ~mpre vestita di nero, avvolta in un'aura mistcrio11ae fatale: ~oprimmo ch'era la signora Deacon, celebre in tutt..t Europa per un delitto compiuto per tau'i3. "ua. Suo marito aveva assa))~inatoun francese che, si diceva, aveva trovato in camera della moglie. Per un Jnno era stato in prigione, poi il presidente Carnot lo .weva grazi,llo. Comunque fo\- sero andate le cose, J.1 vita della signora Deacon do..,cva e~serc ,tata ben dura. Fu il principe Doria, capo di una delle più illu))tri famiglie italiane. ad obbligare la società a farle una buona accoglienza. La moglie del principe Doria era ))tata bella e-molto brillante, ma aveva rinunciato alla mon• danità dopo la morte del suo figlio minore. Solo in occasione delle nozze di sua figlia accettò di dare un grande ricevimento, che riusci indimenticabile. La vastità del palazzo, che nei secoli «:orsi aveva ospitato più di mille peNOne, le tappezzerie, gli afTreschi, gli innumerevoli tesori che i Doria ave\•ano raccolto per secoli, lo splendore dei iioielli di famiglia, tutto componev.t un quadro meraviglioso. La migliore società romana e forestiera gremiv:l. lo scalone di marmo. In cima stavano il principe e la principessa eh<' accoglievano i loro ospiti. Improvvisamente arrivò una signora \<,b, una magnifica donna, che lcntamcnt(' raggiunse la scala t.· sì fermò. dl·- ))tando un mormorio d'ammirazione. Era la signora Deacon. Il principe Doria lasciò il suo posto e scese giù correndo: un momento dopo la signora Ocacon !oaliv~•lo scalone al braccio di Doria. Flon·nn· Dcacon, o piuttosto Floren- <:c Baldwin, come si fece-chiamare, ri-. prenacndo il suo nome di ragazza, andò ad abitare la Caprarola, in una meravigliosa villa che il cardinale Farncsc aveva fatto costruire 'iolle rive del lago di Vico. Era una donna gai<l e, '¼)tto la guida del principe Doria, divenne una p<'rfctta padrona di casa. LC su<" figliole crebbero: la maggiore-, Gladys, ereditò la bcllcu.a della madre, ma fu infinitamente più intelligente. Si stabilì a Londra, prC:-iSOil duca e la duchessa di Marlborough, e quando la duches.,.a, che era americana e si chi;,- mava Consuelo Vandcrbilt, ottenne il divorzio, Glady!o sposò il duca. La !,Cconda figlia diventò signora Henry G. Gray cd ora abita a New York; la tt·r• za è la principe:-sa Radziwill, di Parigi. Col pa!:-~adr egli anni, la signora Bald- \\ in tra.scorse tutto il suo tempo alla Caprarola, vivendo in raccoglimento, fra i suoi fiori, i contadini e alcuni semplici amici: 1>0i serenamente 1:i speme. Vittoria Colonna cr.1 una dr,lle mie amiche 1-m·dìlettc, e mi aiutò molto ad ambicnt.1nni. Discendente della anti• chissima famiglia dei Colonna. ç,ubiva molto l'influenza della ma nonna inglese. Da lei aveva ereditato l'amore per gli <;port, l' ridendo diceva di amare gli \J)Qrt come un'ingle,t·, e d'c'i11rr maldestra a praticarli come un'it~liana. Fu tra le prime a prati<"are il cicli:,mo, facendo lunghe gite in bicicletta con le figlie del colonnello Nccdhan, quando le altre donne temevano di rovinarsi la carnagione a restare soltanto due minuti al sole. Vittoria, del resto, era una perfetta bellezza romana. Partecipammo insieme al matrimonio di Giulia La\·aggi. Fu là che notai, a pochi passi da noi, un uomo con barba ed occhiali, che aveva proprio l'aria di un profc!i.sorc. e Vittoria >, di~si, « vedi quell'uomo? Sono sicura che lo sposerai >, Vittoria si mise a ridere. « Mai sposerò un uomo con la barba >. M<'no di un me~ dopo erano fidanzati. Quell'uomo non era un professore, ma Leone Gaetani, primogenito del duca di Sermoneta. 3-(cor11i,um) JANE DI SAN FAUSTINO Quando si leva il cappello .... . ... la sua Lozione scientifica a base di eaaenze di fiori. eatratti di erbe e radici dell'alta montagna. Previene la caduta dei capelli - libera dalla forfora e dal pruriJdl - ammorbidisce i capelli - li rende lucidi e mantiene la pettinatura LAB U .Laber è prodotto nel l11bor1v tori della Lavanda Coldhun•tt '-' .A.MiGGI ;c:.1MPE 0RIA È ormai imminente l'uscita di I Sarà un settimanale con pagtne strane e curiose, ricco di rubriche e di trovate che formeranno la tiiJt IO li' delizia di tutti i lettori. Prenotatelo subito I

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