Omnibus - anno II - n.16 - 16 aprile 1938

(CONTUftJAZ. DAL NUM..ER.OPR.IOSDBKTB) ISCIPLJNA e gerarchia, era la parola d'ordine della Controrifonna 1 e Filippo ammirava , troppo il padre Ignazio di Loyola «dalla faccia risplendente> <· avrva troppo sofferto dei disordini che avevano avvelenato l'umtà cristiana per non sentire la necessità di ripeterla, anche se le tendenze del suo temperamento lo portavano a rifiutare di la.sciarsi vincolare, ma quello che lo rendeva turbato e perplesso di fronte all'invito della Curia di prender gli ordini sacri era la responsabilità divina della Messa e la responsabilità umana della Confessione: « Domine, non sum dig'mu >: qui era tutto l'ostacolo fra lui e il crisma. Tuttavia 1 il 22 maggio del 155 r, il vcM:cwodi Sebaste gli impose le mani nella chiesa di San Tommaso in Parione. Ora la sua influenza aumenta ogni giorno: « Fate conto che Ruysbrocck o Tommaso da Kempis o Tauler siano tornati sulla terra:,, Egli celebra la M~ ogni giorno, e già questo attirava l'attenzione in un tempo in cui la maggior parte degli ecclesiastici non si accostava agli altari nemmeno tutte le domeniche. Appena rivestiti i paramenti, un'agitazione straordinaria si impadroniva di lui : le lagrime gli scendevano sulle guance, un gran tremito ~cuoteva visibilmente il suo corpo, il battito del suo cuore comunicava a tutta la persona un continuato sussulto. Quando celebrava in pubblico, Filippo cercava di reprimere questo disordine. In sagrestia, nel vestirsi, giocava con Capriccio, il suo piccolo cane, oppure si faceva leggere dal chierico le storie del piovano Arlotto, 0 faceva scherzi ai presenti : un giorno, a una funzione solenne alla quale assisteva la Corte pontificia, fu visto il Sa:Ho prender di mira una delle guardfo svizzere allineate nella navata e arrivar fino a tirarle la lunga barba spiovente sulla corazza. Durante la Messa spesso si interrompeva, interpellava i presenti. e. in questi momenti che si- può intravedere il segreto della sua eccentricità: forse gliela ispirava lo sgomento di sofferenze sconosciute che erano il prezzo della beatitudine: « Chi desidera l'estasi si inganna, non sa che cos'è >, dirà un giorno, ~fibrato e piangente ; o forse era come un peso che egli legava al suo spirito per mantenerlo al livello di quello dei suoi simili. In pubblico le sue Messe erano rapidissime: ma quando. celebrava nella sua stanza, era capace di rimanere ore intere immobile dinanzi all'altare. Allora anche il chierico si ritirava 1 spenti i ceri, chiuse le imposte; e, ingenuo e disinvolto, appendeva sulla porta un cartello che ammoniva di far silenzio « perché il Padre è in estasi >. A tutto questo si aggiungevano i miracoli. Certo, dei casi prodigiosi che allora mettevano Roma a rumore, molti sono prudentemente scartati dagli stessi ecclesjastici. Molte delle guarigioni ottenute o annunciate da Filippo si possono spiegare con la sua grande intellil!Cnza unita alla sua grande pratica di ospedali. Lui stesso, chiamato presso di~graziate possedute dal demonio, se la cavava con fonnule delle più elementari : « Maritatela e vedrete che gu:irìrà >1 oppure: « Adoperate il bastone>. A coloro che sono caduti in §Onno letargico, le sante mani applicano schiaffi vigorosi per svegliarli. Ma vi sono casi più complessi : quando Giovanni Modio è ormai entrato in agonia, Filippo, vedendolo, « ha una tale sco~sa, che deve ritirarsi in una camera vicina. Quelli che lo seguono lo 'icorgono che sembra sollevato da terra. L'estasi dura mezz'ora, poi Filipp0 rientra nella camera del malato, gli pone la mano sul cuore e dichiara che è guarito>. Vi è il famoso episodio della breve risurrezione di Pietro Paolo, figlio di Fabrizio Massimo: il fa~ciullo già composto sul letto funebre, 1I Santo che gli si avvicina1 ne copre con la mano la fronte pallida, chiamando forte: « Paolo! Paolo! >, e il fandullo che riapre gli occhi e rimane un quar10 d'ora in so!ipeso fra due morti. Gli attirava anche molta gente intorrlO la sua acutezza di confessore. Si diceva che e sentiva i peccati all'odore >, e questa misteriosa sensibilità era co: munem, ·ne attribuita al fatto che egli era rimasto vergine. Intorno a lui si er~ andata fonnando come una piccola isola di ..erenità primitiva in mezzo al disordinr. Ben presto il convento di San Girolamo della Carità alla Regola era diventato noto come e il convento del Padre Filippo >. Qui Filippo viveva con pochi altri pret.i secolari, non ..attoposti a nessuna regola di vita, u:1iti dal M>loobbligo di assolvere il ser• vizio del culto per la conf ratemita che li ospitava. E: qui che è nato l'Oratorio nella !iUaprimitiva, fluida fonna: una volontaria associazione, un e trovarsi insieme > quotidiano, come fra amici. F.. prima di tutto il gruppo dei figli spirituali più cari che Filippo vuol tenere intorno a sé anche nelle ore pomeridiane, « che sono le più pericolose, specialmente d'estate>. Saranno sei o 'iette : pregano e chiacchierano, commentano senza pretese qualche libro, ridono volentieri. Poi il numero degli adepti andò aumentando e fu necessario trovare un locale più vasto della piccola camera di Fìlippo: fu scelto il ccvolc o profittevole. I decreti per la riforma dei costumi del clero ora cominciano a rimbalzare dalla periferia del Cattolicc~imo al centro, e a colpire abITTiche i romani consideravano intangibili. Le feste, i balli1 le cacce, tutto proibito: e proibite sono perfino le maschere in carnevale. Alla costrizione interna si aggiunge la minaccia esterna: il duca d'Alba è alle porte di Roma, si teme un nuovo saccheggio. In que~t'angustia 1 l'atteggiamento pieno di garbo e di allegria di Filippo dovette portare a molte anime al bivio, malate di di'iagio, una guarigione insperata. I..a presenza di qucs1e pcr~ne più o lU.80BEBA DI 8J.N FJLJPPO NERI (Orai.oriodi Napoli) granaio del convento, e un po' per scherLo, un po' sul scrio lo chiamarono appunto l' e Oratorio >. Alle pr~- ghicrc e alla conversazione si aggiunsero. letture più ampie, commenti impro\'vi~ti sul libro letto, che":.può essere la Vita del Beato Colombini, o le laudi di Jacopone da Todi, o un libro d'attualità, le relazioni dei gesuiti missionari nelle Indie, il più grande suc• cesso editoriale del" tempo. Poi si cantavano, all'uso toscano, le laudi in lingua volgare. Più tardi, inconsapevole precursore, Giovanni Animuccia offrirà alle riunioni le prime composizioni mu• sicali dell'Oratorio. Quando la riunione era tenninata, « il Santo appariva sulla 'ioglia, col cappello in testa e il suo mantello di lana di Gubbio sulle spalle >. Dall'orlo della nera sottana spuntavano le sue inverosimili, caricaturali scarpe bianche. Egli si metteva in cammino 1 seguito, fiancheggiato da un piccolo gruppo che aumentava per via: « ciascuno si stupisce dei compagni che gli stanno vicino, farsetti di velluto e farsetti da artigiano. Qualche prelato interessato o sfaccendato si unisce alla comitiva, un cardinale che passa con la sua scorta saluta con cortesia>. Il gruppo si lascia alle spalle le porte monumentali dcJla città vigilate dagli armigeri sempre 'iul piede di guerra, si avvia per la campagna verso qualche chiostro ospitale, o verso le alture del Celio. Si canta ancora, qualche maestro delle cappelle pontificie fa eseguire dei mottetti, qualche milite della fanfara di Castello si produce in un « a solo > di tromba, si fa merenda, si prende in giro qualcuno dei presenti. Quando cala il crepuscolo, si ritorna verso la città con un corpo s1anco che non chiederà più nulla allo spirito. Anche le vicende religiose e politiche sospingono reclute all'Oratorio. Regna Paolo IV Carafa. Tutti sono smarriti e perplessi di fronte a questo grande inquisitore in triregno. I cardinali, umiliati nella loro mondanità e nella loro ignoranza, anche quando non sono addirittura incarcerati come il Santa Fiora o cacciati in bando come il cardinale d1Este o lo stesso cardinal-nipote, non offrono più ai loro protetti e ai loro familiari le risorse e le speranze di prima : lo sfarzo della Corte rimane, ma si eleva a un significato liturgico che perde ogni retroscena piameno indiziate di opposizione al pontefice regnante non poteva non suscitare intorno a Filippo diffidenze e inimicizie. Filippo e l'Oratorio si erano anche schierati apertamente a fianco dei domenicani dcli.i. Minerva nella grande banaglia che questi combatte• vano per impedire che le opere di Savonarola fossero iscritte nel primo Indice. Il colpo di Stato del 27 gennaio 1559 com,plicò ancora la situazione. Il Papa improvvisamente stabilì un reg:- me d'eccezione. Il cardinale di Spoleto, Virginio Rosario1 assunse i pieni poteri. Era un rigorista, che non vedeva di buon occhio le forme pubbliche di devozione. Appena comincia la quaresima1 e all'Oratorio fervono i preparativi per organiz.zare il pellegrinaggio alle sette basiliche, centro dell'attività ~pirituale della congregazione, la d.if. fidenza liturgica del cardinale si com• plica di diffiden1.a politica: troppa gente ostile al pontefice si raccoglie in quei pcllegrinaggi 1 i Massimo, gli antichi fam:liari del Santa Fiora. Il pellegrinaggio è proibito e l'Oratorio è messo sotto inchiesta. Poi l'inquieto cardinale convoca Filippo e, « in una scena terribile >, gli rimprovera di metter su una sena, di tener riunioni segrete, di essere e un ambizioso intrigante>. Lo avrebbe vole111icrimandato in Castello, ma di fronte alla pazienza e all'umiltà di Filippo si accontentò di interdirgli la confc.-ssione,e di proibire le riunioni dell'Oratorio. Filippo, laudabiliter, si sottomise: « Sono un figlio dell'obbedienza >. Tut• ta la sua opera minacciava di di~so1versi intorno a lui; vedeva con angoscia crollare i ponti fragili che aveva lanciato ve~ anime appena. in procinto di schiudersi; tuttavia cercava di conservare la ~crcnità del giudizio : e Questa persecuzione Dio l'ha voluta per farmi umile e paziente1 quando ne avrà veduto il frutto vedrete che la prova cesserà :,. Una sera arrivò a San Girolamo, sconosciuto a tutti 1 un prete mal vestito e sudicio, che annunciò la prossima fine delle ostiJità contro l'Oratorio. Quindici giorni dopo, infatti, il cardinal-vicario morì improvvisamente mentre si recava all'udien1.a pontificia. e Filippo meditò in silenzio e fu il solo a non cantar vittoria:,, Poco tempo dopo, anche Paolo IV moriva. Pio V era stato scelto dai cardinali come il più corrispondente ai connota1i suggeriti dal cardinale Truchsess: « Facciamo un papa dolce e affabile, buon collega verso i cardinali, che accordi loro volentieri le udienze e soccorra quelli di loro che non sono rie• chi :,. Tuttavia la ~cazionc che egli condus.,;c contro il regno del formjdabile predecessore prese piuttosto di mira le persone e la maniera che non la sostanza riformatrice. Accanto a lui c'è San Carlo Borromeo, cardinal segretario di Staio. San Carlo a~iste e incoraggia l'Oratorio. Ha compreso l'efficacia del metodo moderno dell'apostolato di Filippo, e più volte, quando sarà arcivescovo di Milano, tenterà di attrarlo nella sua diocesi, incontrando sempre da parte di Filippo una resistenza passiva, tergiversazioni e rinvii. Filippo vuol rimanere romano. Del resto l'Oratorio è ormai diventato un organismo vigoroso1 che ha precisato il suo stile e il suo carattere. I pellegrinaggi alle sette basiliche raccolgono intorno a Filippo, anche di carnevale, una vera folla. I superiori dei conventi vi mandano i loro novizi, per riposarli nella benignità di Filippo def rigore della regola quotidiana. Accade all'Oratorio quello che è accaduto al suo fondatore: quando Filippo ha cominciato a predicare in Roma in abito da eremita, non pensava al sacerdozio, e tuttavia il conferimento degli ordini sacri quasi non fu (in un certo senso, naturalmente) che il riconoscimento di un fatto compiuto; così la bolla di Gregorio XIII che istituì « la congregazione di preti e chierici secolari che si intitolerà dell'Oratorio>, non fece altro che dare una sanzione ufficiale a uno stato di fatto: la congregazione continuò per molti anni a vivere come prima, cioè si considerò sempre un po' provvisoria e non pensò che molti anni p_iùt~r~i a codificare in,,,, regole le sue ab1tudm1 spontanee. L.-. bolla stessa, del resto1 M>loincidentalmente erigeva la congregazione : il _suooggetto principale era la concessione a Filippo della chiesa di Santa Maria in Vallicclla. La vecchia chiesa era venerabile e brutta, interrata e cadente. Filippo la fece demolire. Nella costruzione della nuova chiesa mostrò un inatt('so scmo della grandiosità. Vi furono difficoltà economiche, vi furono rcsi"itenzc ostili : i primi oratoriani che si s1abilirono nella chiesa in costruzione furono presi a sassate, e perfino ad archibugiate, da vecchi abitanti del quartiere che non vedevano con fa. vore la vicinanza della loro vita esemplare. Filippo lottò contro tutti gli ostacoli con il suo incrollabile ottimismo, con una pacata energia sulla quale non sembravano pesare i molti anni che ormai curvavano il corpo consunto. I1 q settembre del 1575 il cardinale dc' Medici aveva solennemente posto la prima pietra della costruzione, il 3 febbraio del 15 77 lo stesso cardinale celebrava solennemente la prima Messa nella chiesa nuova ai Filippini. L'Oratorio ebbe così una delle più belle chiese di Roma, e i suoi fedeli potevano guardare senza gelosia la pompa barocca del Gesù : se qui venivano sontuosamente tumulate le S..'lnte ossa dei martiri Abbondio ed Abbondanzio, ben undici cardinali, scendendo dal Campidoglio, accompagnavano ai Filippini le reliquie dei martiri Papia e Mauro. Una venerazione che passava i confini d'Italia circondava Filiooo al declino. Nella cameretta che egli non lasciava quasi più si succedevano i visitatori illustri; Filippo svolgeva argomenti di spiritualità: « Anche se erano presenti dei cardinali::., nota Francesco Zaz7.ara. I pontefici stessi onoravano la sua ~antità: « Superiore siete voi »1 gli diceva Gregorio XJV, « ché se io vi supero in dignità, voi mi superate nei meriti :,. Clemente VI Il risolveva secondo i suoi comigli la grave ques1ionc della assoluzione di Enrico IV diventato re di Francia. I suoi rapporti con Filippo sono pieni ~i cordialità; il Santo si mera.viglia che 11 papa non venga a trovarlo, mentre Ges\1 ci viene ogni giorno attraverso la Comunione : « Eppure Gesù è uomo e Dio, e Vostra Santità non è che un uomo; nato da un uomo per bene1 ma Lui è nato da Dio padre. La madre di Vostra Santità è la signora Agncsina1 una samic;sima donna, ma la sua è la Vergine delle Vergini>. Il papa ri• sponde che Filippo non merita nulla, dal momento che non ha voluto accettare il cappello di cardinale. Cardinale? Filippo ha levato gli occhi al ciclo: « E poi? Paradiso, Paradiso>. Non ci fu vera e propria malattia : morte colse senza sforzo quella vecchia vita già tutta scalzata dalla terra. Aveva ricevuto le solite visite, aveva consigliato a Federico Borromeo di accettare la sede di Milano, aveva salutato Fabrizio Massimo in partenza per Arsoli. Quando i padri erano venuti a chiedergli la consueta benedizione serale erano tre ore di notte: « Tre e tre, sci, tre e tre1 sei >, ripctè misteriosamente Filippo. Non aveva infatti che altre tre ore di vita e si spense alla sesta ora di notte. (fin,) MANLIO LUPINACCI u ~-- MATI.?_IMONJO ... GIALLO Sposiamoci in quattro I protagonisti sono W1Uiam Powell - Myrna Loy, una coppia che giustifica e chiarifica titolo e sopra titolo del film. - A dire le sue virtù basta ... il sorriso di Myrna Loy - cosi afferma, o meglio ha affermato, il cavalleresco « Uomo o,nbra ». In occasione della sua recente venuta a Roma Willia.m Powell, intervistato da un giornalista sul film, si Jjmitò infatti a rispondere: - Myma Loy è pil'l deliziosa che mai. - E voi? - ribatt.è la stampa. - Oh! io?.. Io sono semplicemente un moscone innamorato di lei. - Non un marito? ... - Non ancora, per colpa del soggettista, ma l'« oggi sposi • è inevitabile anche in questo film, perché, tomo a ripetere, Myrna è più deliziosa che mai. Infatti è proprio cosi. Con perfetta aderenza al titolo, « Spos,a.moc, 1n 4-» presenta la ormai tradizionale coppia del marito e della moglie ideali in veste prematrimoniale, quindi si può dire inedita, perché solo una volta, nei loro sei precedenti incontri sullo schermo, abbiamo trovato i due protagonisti aocora da sposare, e precisamente nella non dimenticata avventura de « La donna del glorn-0 ». Per originalità e ritmo di personaggi, di situazioni e di battute, e per il brio indiavolato della interpretazione, il film attuale non ha niente da invidiare al suo illustre predecessore. Vanta invece su di esso una più perfetta intonazione con il simpatie<>stile scenico della coppia e una vena umoristica più spontanea e contagiosa. L'altra coppia di « SposKlmocl in 4 11 è formata da Florence Rice e da J ohn Beal. due giovani elementi scelti con felice intuito per far da contrapposto efficacissimo alla coppia principale. Sotto la guida di Richard Thorpe la eccezionale quadriglia di candidati al matrimonio fila in crescendo vertiginoso di scena in scena sino al traguardo finale, un finale cbe basterebbe da solo ad assicurare al film tutto l'entusiasmo delle platee.

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