Omnibus - anno II - n.16 - 16 aprile 1938

IL OENE:RALB lllUJA, DIFENSORE DI lUDRtD, E IL OOVE&NATORE OIVJLE DELLA OITTÀ BA1iOBETTANO, TBA DONNE, VINI E FIORI SPARSI SULLA MENSA (FoL. Auoclat.td Pnu, mano 1938) M&drld il_ LLA FINE della giornata, il ven- !!., to scende dalle montagne su Madrid e soffia sui vetri rotti delle finestre delle ca~ in rovina. Piove e ognuno attende che l'offensiva cominci. 11 giorno grigio muore in una calma fredda: anche le mitragliatrici della Città Universitaria si quietano, e allora, quando non v'è nessun rumore, si parla dell'offensiva. Uno dice di sapere che le munizioni e i viveri sono stati trasferiti, un altro che Miaja si muoverà verso nord o verso sud ; che i villaggi son già stati evacuati ; che la colonna dei trasporti è già pronta, che sono state richiamate nuove classi e che le licenze sono sospese. Così si passa il tempo e ognuno aspetta. Aspetta.re è il fatto principale della guerra. Finalmente càpita un anniversario, una festa nazion~lc, o qualcosa di simile e si decide di dare una festa. Siamo rimasti solo in tre giornalisti ; prendiamo le provviste dall'armadio, minestra in scatola, spinaci in scatola, carne in scatola e due bottiglie di vino nuovo rosso. Decidiamo di mangiare a più non posso e di non parlare più delta guerra, della S1>agna o di quel che farà l'Inghilterra, e nemmeno del Giappone e della Cina. Avremmo parlato invece delle stelle del cinema, dei bei luoghi dove eravamo ~tati; avremmo mangiato e bevuto e ci saremmo riscaldati. Tutto andò bene fino al caf. f~ (un cucchiaino a testa in una tazza d'acqua calda, mescolato alla meglio), fino a quando una bomba scoppiò nel• la pona di una casa vicina. S'intese il fragore d'una vetrata che cadeva nel cortile. I proiettili ora incominceranno a pio. vere di nuovo. Conosciamo il fischio con cui !li annunciano, il boato pauroi-0 di quando colpi,cono, intuiamo dove cadono, da dove vengono, !lcommettiamo 1;.uJloro calibro. La stanza era piena di fumo e già l'albergo era stato colpito parecchie volte quando finalmente prendemmo i nostri bicchieri e passammo nella stanza vicina, sperando nella regola tradizionale dei oroiettili che non cadono mai in un luogo vicino a quello già una volta colpito. Contammo seicento proiettili prima di cs~r stanchi, e CO'-Ì passò un'ora. Ci dicevamo: « Be', questa volta è un vero OOmbardamento ». E poì aggiungevamo: « Forse è la volta buona dell'oITemiva >. Alla fine, mangiata l'ultima tavoletta di cioccolata, ci parve di aver pa,sato una notte di festa. li giorno dopo pioveva ancora: Madrid si dt:stò come tutte le altre volte. I carri risuonavano pesantemente at• traverso la strada, a raccoglier le macerie, i vetri rotti, i pezzi di legname fec;~a~:a;i o~se~~r:~t!~c~: 9:t~ui~ vi proiettili. La facciata dell'albergo !l'era ancora più crepata. L'uomo dell'ascc-more che, a tempo perso, face\·a l'incisore in bronzo, cercava i proiettili inesplosi nelle ~t:mze, per fame delle lampade. Il !iUO amico, il portien! notturno, gli dipingeva scene di guerra per il paralume delle lampade. La cameriera dis~: e Vengano a vedere la loro vecchia stanza ... >. Era veramente un disastro: e non rimaneva nient'altro che la toeletta, con lo specchio spezzato. Al quarto piano, giaceva sul pianerottolo, quieto cd estraneo, un proiettile lungo e pesante, non esploso. Aveva solo buttato giù mezzo muro e distrutto i mobili della stanza 409. Alcuni amici ci telefonarono e dicevano scherzando: « Ah, non sictr morti? >. E co'-1 accade sempre. Kcl quanicrc migliore della città, al. l'angolo di una. strada, la poli2ia per• suade la gente a non affollarsi e a camminare in fretta. Una bomba è scoppiata all'ultimo piano di un nuovo ca- '-eggiato cd ha lanciato il balcone di ferro sul tetto della casa di fronte. Più lontan,o, una conduttura d'acqua è stata rotta da una granata e la strada sembra un fiume. Si ha una sensazione di un disastro che :,0vrasti su tutta la città. R notte ormai. Si vedono le vetture cariche di gente, e con i fanali opachi, velati, blu. La gente si affretta, a te~ta bassa, sotto la pioggia, attraverso strade buie e strette, e si dirige verso casa, per andare a mangiar qualcosa, a scaldarsi, ad aspettare l'indomani. Un uomo cammina insieme a me, camic• chiando. Due piccoli si siedono su un gradino di una casa e parlano fra loro con serietà. Una vetrina mostra una e: occasione> di calLc di seta. Faceva freddo continuamente. Madrid era impantanata dall'acqua. C'era dovunque pioggia e fango e si aspettava l'offensiva. Ogni giorno crescevano le notizie; correvano e dilagavano per la città. La gente appariva ora calma, ora infastidita 1 e non c'era da meravigliarsene. Eravamo in ogni modo sicuri che quella sarebbe stata una grande offensiva. Dicevano che sarebbe stata importantissima e tutti aspettavano con orgasmo. Ma intanto non c'era niente da fare; per passare il tempo, andammo a visitare le linee vicine, verso la Città Universitaria e verso Uscra: trincee che sono ormai come un quartiere d~II~ città, e che noi conoscevamo bcrnssuno. f: S('mprc sorprendente andar verso l:l guc-rra, uscendo dalla propria carnera da letto, dove s'é pa~to il tempo leggendo un romanzo poliziesco, o la vita di Byron, oppure ascoltando il grammofono o discorrendo con gli amici. Mentre andavamo verso· le trincee del parco, il freddo si faceva più forte. Nel bosco erano state scavate grandi buche dove fumavano le piccole stufe militari. Le mitragliatrici apparivano COJ)<"rteda stracci colorati, e alle pareti dei rifugi stavano incollati i ritratti delle attrici cinematografiche. Dopo tutto, non c'era nulla di nuovo; eppure ogni cosa, di notte, diventa differente. E vero che le mitragliatrici e i mortai li avevamo già uditi per tutta la mattina e fin dall'albergo, ma ciò che di giorno appare normale, di notte acquista uno strano aspetto. Mf•ntrc il cielo al tramonto diventava blu porpora, capitammo al quartiere generale ch'era in una casa bombardata e ridotta a un cumulo di macerie. Tre donne, mogli di ufficiali, urlavano come uccelli. Un bambino di cinque mesi dormiva su un sofà, e la madre raccontò subito molte cose che la rigu:l.rdavano, senza riprender fiato, e c:on entusiasmo, come fanno le donne. li maggiore sedeva in disparte, stanco, e fori:e scorag~iato. Vedemmo entrare la cuoca, a.,.domandare a che ora volevano desinare. Proseguimmo. Intanto il bagliore del tramonto era svanito; la mota si ap• piccicava alle scarpe, e dovevamo camminare curvi per evitare di battere contro le travi basse che sostenevano la trincea. Il freddo era più che mai pungente. Nella terza linea ci sporgemmo sopra i parapetti di fango, e guardam~ mo i miseri e divelti alberi di quello che rra stato il parco della città. Si udivano gli altoparlanti. A notte, un fronte e l'altro dànno programmi di propaganda (.' di mu~ic:'I. Gli apparec~ JUDRID. IL PALAZZO REALE chi radio sono nasco-,ti vicino alle trincee e par di ascoltare una conversazione telefonica. D.1Hc lince dei nazionali si udiva una. voce che ripeteva: « Franco, Franco, Franco... È il vero capo di voi spagnoli>. Un soldato che ci accompagnava tacque, poi disse: « Dopo la propaganda, ci sarà la musica >. E infatti poco dopo sentimmo: « Kilt eri ori tht keys > suonato sette volte e sempre più in fretta. « Ah >, disse il soldato, e ecco la musica americana». Poi seguì una voce eloquente e persua1;.iva: « I vostri se la godono nelle re• troguardie, vi hanno armati per farvi morire•· « La musica è ...cmprc divertente >, fece il soldato: « fa passar meglio le serate in trincea>. « Sembrate a casa vo~tra >, risposi, e veramente mi pareva di vedere un pub• blico a un concerto estivo all'aperto. Chiesi dov'era l'altoparlante govemativo. Risposero che probabilmente doV<'vaessere sulle lince, verso l'Ospedale Clinico; ma non lavora sempre allo !ltcs:,0punto, né alla stessa ora. « BiM>gnache veniate ad ascoltare i nostri qualche notte >, disse la guida. « Abbiamo della buona musica anche noi. ma solo canzoni spagnole. Vi piacerà senza. dubbio». Eravamo in una trincea vicina alle prime linee. Una bomba scosse le mura della trincea e ci buttò addosso del fango, ma non esplose. La guida dis~c all'altro soldato : « Non vale la pena d'ammazzare dei giornalisti stranieri che vengono qui per sentir un po' di musica >. Ci disse che non poteva portarci più lontano, e che, come potevamo vedere, la musica e i discorsi erano finiti, e ora non c'erano che le bombe. Capimmo l'antifona, e ci tenemmo stretti al muro della trincea, ma lui continuò: e: Non è possibile, il maggiore s1arrabbiercbbe se lo mettessi nei pasticci ». Co~ì tornammo come eravamo venuti. « Be' >, disse il maggiore, « come ve la siete pas,;ata? >. e: Beniss1mo ::t. e: Che m\lSica c'era? •· e Un po' troppo svelta >. e Ho qui qualcO'-d che vi intcre!.SCrà >, cfisse il maggiore. Prese dalla tavola un razzo, simile a quelli delle feste d'estate. « J fascisti cc li mandano con dentro fogli di propaganda. Qualche volta io scrivo una risposta e glieli restitui1;.co. È. come una diM:us~ione». Voi probabilmente siete stati al fronte e avete sentito il freddo e vi siete inzuppati. O ve ne siete stati a ca-.a, ad ascoltare il rumore della pioggia sul gocciolante selciato della !ltrada. State alla fine!)tra e guardate le piccole donne con gli scialli neri in testa, che corror.o vcrw ca.sa, portandmi per pranzo ciò che han potuto trovare quel giorno. Avete visto attra\'eMO la strada la famiglia che chiacchiera e che ride standosene nella camrr,, riscaldata : la ca- ~a, una notte, è colpita da una bomba e s'incendia, ma loro ,;tanno ;incora là e ridono a1h'ora. 11 pomeriggio se ne è andato, come molti altri pomeriggi. f:. ora, ade!iso, di andare a zonzo in cerca di compagnia e di conver.azione. Se andate da e Chicote » troverete probabilmente qualcuno che -.aprà sempre qualco'>a ~ull'offcn$iva. e Chicotc >: un tempo era il bar dove gli eleganti zerbinotti di 11adrid andavano a bere cocktails prima di pran. zo, ora è come una derivazione della Gran Via1 l'enorme strada suntuosa dove si possono udire gli scoppi delle bombe, anche quando tutto tace. e Chicote » non è in una località affatto .. ì. cura dai proiettili, ma ogni giorno è così affollato, che vi fa ricordare con conforto la metropolitana alle cinque dei pomcriggic,, o Timcs Squarc o la Grand Centrai Station. MARTA GELLHORN I T A L I A - LLOYD TRIEITINO VULCANIA iltoliol 30 MAGGIO - 13 GIUGNO • Prezzo minimo l. 1100 CONTE BIANCAMANO Jlloyd Triestino! , LUGLIO . 18 LUGLIO - Prezzo minimo (Cl. unieoJ L. 1500 ROMA iltoliol 15 LUGLIO • 14 AGOSTO • Prezzo minimo L. 1800 CONTE VERDE illoyd Triestino! 10 AGOSTO . 22 AGOSTO - Prezzo minimo (Cl. unieol L. 1350 ROMA lltoliol 6 SETTEMBRE - 22 SETTEMBRE - P,ouo minimo L. 1200 INFORMAZIONI E PROGRAMMI PRESSO TUTTI GLI UFFICI SOCIALI E LE AGENZIE DI VIAGGI NON PIÙ CAPELLI GRJGI f la mtraviillou Loztone Rf1toratrict: Exct:lsleir di Sinecr jl·nlor ridl al c■ ~lli erle, o bianchi 11colort aaturalc della giovcntU. Non t una linlura, non ma«hia. ,uolutamente innocua. Di facile: e comodo uso. aJau.- ad O(TII capiehatura. Da 50 anni trovui O'(Unque: o contro nella di L. 14- 1 - Profumtrtl SINGE-R,Milano,Bealrice d'Estl, 1 La 11 uova cipria ntomisée ve ti11te 14 11110 IJER7'0LDO bilduma111lc umonnic:o d1retlo d• Mo.o t: Mrt111, El()e il nunedl e 11 \·ienudl e ., 1rova 111,•a,c:1111 ui tulle lc edicole a cent.40. BERTOLDO D'ORSAY PARIS. ( MllANO IVIA CUIITATONE N. l.S)

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