Omnibus - anno II - n.16 - 16 aprile 1938

ViLiAFRANCA .~ ij) \ RTE della nostra cultura, ce la s1aK' mo fotta sulle cromolitografie. f.: la nu:,t_ra fortuna e il nostro vanto. Ragazzi, abh1amo assistito all'offens1\·a del socialismo plastico• e alla sua graduale conquista del mondo, sul quale oggi ancora - ----- - - - - • . ' ' . continua a dominare col nome di arte no\eccnto •. Da questa triste influenza noi ~iamo sempre stati 1mmun1, sia per av- , crsionc istinti\"a, sia perché nel tempo in cui il soc1.1llsmo plastico si faceva strada, il nostro criterio era già abbastanza maturo da mostrarcene la falsità, la stup1dit;'I, la bruttezza. Per chi si dovesse mcraviglrnrc della 1dcnt1tà tra socialismo plastico ,. e arte novecento•, aggiungeremo che l'uso di gonfiare la mu:,colatura e mg1Je~mtirc gli arll (mostruosità che nel linguaggio patologico si chiama acromej{ali.1•) non è se non la conscgucnzn dell'csalrnz1one anatomica dcll'opcrnio pratu:ata mtorno al J900, e che risponde\'a 11ll'idea dell'uomo-dio m un mondo pri\'O d1 prcg1ud1zi. Se 11 traforo del Sempione ha a\'uto un 'influenza benefica nelle relaz1on1 ferroviarie de, popoli, non altrettanto si può dire della sua inAuenza sull'estetica delle forme. Questo michelan- ~1ulisrno plebeo ha port:lto a quelle deforma~1011i bestiali che ~li ommisti chiamano sintesi plastica•, e che hanno preso stanza fino nelle pubblicazioni de- -.tinatc all'infanzia, con danno gravissimo al KUStOdei nostri tigli. Che p<:na quando la nostra baflibina "iene a noi coi testi ne,. quali atto,(lgc lo scibile, e p.erplcs'lla, ,1v,1hta, ~· i.:orfcssu incapace a mterpretrarc quelle mqualifu.:ab1l1 figure che vorrebbero essere 1',mmmi, animali, cose! Allora noi, incitati dall'orribile contr.i.sto, con no~rahz:ia npènsiamo al tempo in cui, bimbi noi ~tC'll:'3ip, asl;avamo momenti di l'Stasi da,·anu alle mostre dei venditori di ROMA . UN BELLI88IKO PALAZZETTO, JN VIA DEL GOVERNO VEOOHIO, OHE STA PER ESSERE DEKOLITO ~~~~,~~~:;~reaficteasiq~~;:v:t:r~ot 1 ~•:t::~ aspetto più lustro e urato a pulimento. Era il colonnf.;Jo :'\ilssori che a :\lilaz;zo salrn la vita A Garibaldi; era Cristoforo Colombo da"anti nl con&i1.:lio di Salamanca; era l'incontro d, Vittorio Emanuele con l(adctzky, era la morte di Amta; cr:i. Otello che narra la propria vita al padfc di De!;demona; erano le quanro età dell'uomo; era il contrasto tra il mercante ~he \·endc a credito e quello che vende a contanti; era l'anRelo cu- ~todc chmo t\1I bimbo che dorme; erano frutta op1ml, fiori edemci, lepri con l'occh10 \"elato dalla morte: era l'immagine di una ci"iltà compiuta e salita al suo punto -.upremo di lucentezza e d1 ottimismo; un'1mnm~mc che .{(Cnerava desiJeri purissimi, ispirava il bene, la compostezza, la calma, la gentilezza dei costumi, e un mondo avviato tutto quanto, come una nan: felice, a una vasta, lucidissima cror .olitogrnfia. C'i\"ihà è godere d1 ciò che ,,1 ha; l'ambizione, sete del plebeo, vuol sempre avanzare coi piedoni a spatola. L'epoca della cromolitografia è dunque finita per sempre? ... No, se la sera del 12 corrente, da una poltrona del teatro Aqi:cntma, abbmmo nsto svolgersi da- ,anti a nu una cromolitoj{rafia in atto, anzi m tre atti e nove quadri: VillaJru11ca d1 Giovacchino Forzano. 01 colpo ci ritroviamo nel tempo dell'infanzia e, vest1t1 da marinaretti, da"ant1 alle mo- ~tre dei ,·enduori di imma~ini colorate; con questo in p,ù: che le fi~ure non erano fisse nella loro metafisica lucidità, ma si move"ano, operavano, parlavano; perché e questa è la considerazione più sor• prendente che abbiamo tratto dallo spettacolo allcslito dalla Compagnia Dram• mat1ca ::'\"azionale diretto dal gr. uff. Luigi Carini nel celebre dramma d1 Forzano (che a no1 riusciva del tutto nuovo) lo <;tesso dialoJ;!:Oha un carattere cromolitografico; il che dimostra che anche l'esprehsionc loquace dei scntunenti può essere portata a una devitalizzazione tale, da ignorare il presente, escludere il con• traslO tra 11bene e il male cd essere al riparo da qualunque corruzione. Ciò che p1ù di ogni altra cosa ci offende nt!I dram• mi di tendenza psicologica, è il puzzo di cada\'ere che scende a zaffate dal palcoSCt'.nico m platea. Qui invece tutto t nitore, vernice, modorismo. I personai(gi della cromohto• grafia s1 sono vesrni di carne e parlano come libri ~tampati. Camillo Bcnso di Ca\'our è in conferenza col cavaliere Canofari, incaricato d'affari del re di Napoli, e nei d1scors1 del ministro ritroviamo quella medesima ressa d, 1dc.e, quella pcniuas1onc msistente che una settimana prima tàJltO ci er,mo piaciute dalla bocca <l1Socrat<:; la principessa Clotilde ci dice le ragioni cht! le vietano di accettare a priori le nozze con Gerolamo Napoleone, con la compunzione di una comunicanda che pronuncia l'atto d1 contn:r.ionc; Na• polconc I I I c1 fa vedere qual rilassamento d1 ener.c;:ia può recare 11mal delJa pietra, e Vittorio Emanuele, adirato col suo mini<;tro, gh dice: Clzùl l'è u11 birichini•- Un lungo brano di storia patria sfila da- ,·ant1 a noi in cromolitografia viva e parlante, e affinché l'incanto non sia rotto, tra un quadro e l'altro, e mentre 11 te1,me onde~s:pa sulle spalle dei macchini- <;t1che cambiano le scene, un mvisibilc coro canta Va pen';iero sull'ali dorate• oppure E la Violetta la va la va ... •- Quando uscimmo da teatro, pensavamo con marav1gha che, con tutti i peccati che n pc~Jno ,uJle 11pallc, c1 è ancora possib1ll' \'in:rc un'ora d'mnoccn1.a. ALBERTO SAVINIO OHG•A ~ OTREl BENlSSI~O far credere che 7l preft:risco tacere per poter meglio ascoltare le stupidaggini che gli altri vJnno dicendo; tutti mi crederebbero. Ma non ~ co~l. Quando sono in compagnia di altre persone sto zitto semplicemente perché non ho nirnte da dire. Pcrcib, la mi.:ii. compagnia non deve cuerc molto gradita; non ho cono1Cenze e, per tutta la giornata, mi annoio. Quando un amico di buon cuore, poi, mi invita a rompere la solitudine, mi trovo sempre a dover rimpiangere il momento in cui ho accettato il suo invito: le ore, in compagnia con gente diversa da mc, pa~3ano moho lentamente e, alla fine, sono così stanco da non pott>r fissare la mente su alcuna cosa. L'appuntamento era per le dieci di sera, all'angolo dell'H6tel E.xcelsior in Via Veneto. Io, come quelli che non hanno niente da fare per tutta la giornata e che non possono non euerc puntuali, all'ora precisa ero sul posto: se avessi immaginato in che compagnia mi sarei trovato di Il a poco, natura.lmt"nte, non solo mi sarei ben guardato dal giungere puntuale, ma persino di passare in quei paraggi nell'ora dcll'appuntamt>nto. Ma il mio amico Marcello mi ave. va invitato, promettendomi di farmi cono- ~erc gente ..simpatica e di farmi passare una .serata di e: vera ,,ita >. Alle dieci e meuo, quando già a'vevo scoperto che il movimento davanti alle grandi porte a Vt"tri dell'HOtcl Excelsior è completamente finto, causato cioè solamente dall'andirivieni del portiere, di alcuni fattorini e di un agente in borghese, giunst" il mio amico sulla sua automobile. Costui è un giovane di circa vent'anni, di buona famiglia naturalmente, e studente. Un ottimo ragano che ha il vii.io di frcquenu.rc, non si 1a perché, la reduione di qualche giornale, di fare collezioni di dischi americani e di portare una catenella d'oro al polso sinistro. li sabato sera si compra sempre una scatola di sigarette e.sterc e, come molti ragazzi che hanno un padre con l'au1omobile, usa un sistcina semplicissimo per appropriarsi, una volta alla settimana, la macchina di famiglia. Mette un pezzetto di caru sulla punta dello spinterogeno; )'automobile non parte e lui si incarica della riparazione. Questo, insieme ad alcuni panini ripieni, che, se ho ben compreso, chiama e tramczt.ini >, mangiati e non pagati in qual<.hc bar, gli basta per rt"putan,i un ragazzo che sa vivere Erano con lui due altri giovanotti biondi e molto eleganti. Ognuno, nel vestito, aveva una partfoolarità che lo diitingueva dagli altri: uno portava una catenella d'ar. genio intorno alla cravatta e l'altro una pipa. in bocca I capelli li portavano pettinati in uno strano e mai visto modo, in due bandt" tiratiuime ai lati della fronte, che si incrociavano dietro alla nuca, mentre nt"I meno della testa i capelli erano lasciati liberi a loro stessi, formando un muc• chictto di riccioli di bellissimo effetto. Davanti a loro, cominciò il mio solito ~ilenzio: pareva che conoscessero tutta Roma. Cosl, ci mettemmo a cercare qualche allro amico. Ad ogni ragazza che si vedeva, Marcello frenava di colpo e i due amici si affacciavano allo sportello. Quelle, però, non ci guardavano neppure ; ma di questo i tre compagni non S(mbravano prcoccu~ parsi, soddisfatti solo del bel gesto di una frtnata stridente. Facemmo un lungo giro per I lungoteveri, intorno al piauale Fla• minio e per I Parioli Ogni tanto, si incon• tra\·a una guardia in bicicletta. Conobbi molta gtntc, girando in tal modo: le fa. miglic di parecchi ragazzi Tutti buona gente, ancora uduta intorno alla tavola, con il padre nucostamcnte soddisfatto che il figlio usciuc la 1cra. I ragazzi, però, ap- ~na usciti sulle scale, piglia,ano un altro tono, si aggiustavano la cravatta ad arco ruori dal collc1to e contavano i soldi che a\"evano in tasca. M1 veniva in mente che a\·esscro rubato quelle lirette, con infinite precauzioni, dal cassetto della madre o che se le fossero fotte prest;uc dalla serva. Intanto, il discorso si aggira sul luogo dove si potessero trovare i sandwiches migliori ; e poi sul cinema italiano, aspramente da tutti criticato per ragioni curiosissime e che mi riusdvano affatto nuoH. Mi venne in mente, allora, di cominciare a bestemmiare e a dire le peggiori parole che mi venivano sulla bocca, per \'edere l'effetto sulla compagnia di quei buoni ragazzi. Rimasero tutti un po' di~ricntati, al principio, poi mi seguirono agevolmente su quella strada. Veramente, un programma ancora non lo avevamo. Si pensò di andare a ballare in un locale notturno, ma poi venne in chiaro che ci sarebbero volute, per fare una cosa completa, almeno cento lire per uno, somma che non tutti avevano a disposizione. Qut>llo con la catenella d'argento alla cravatta, anzi, come mi disse Marcello in un orecchio, a giudicare dal modo come perorava di andare a guardare le ragazze di Villa Borghese, sembrava non avere più di due lire in tasca. Del resto, tutti si accontentavano, quella 5era, di guardare le ragazze che pas• sa.vano. A Piazza Barbcrini ne trovammo una, conoscente di Marcello, e fu fatta salire. Appena sedutasi, chiese una sigaretta. lo avevo delle na~ionali e me le tenni nascoste. Tutti ave\"ano abbandonato le ,,oJgarità sulle quali li ave\"o condotti e si era• no meui a parlare come gli eroi di molti film americani. Tutti racconta,·ano avven• ture e fatti di Santa Marinella, la loro spiaggia ; spaghelti mangiati alle tre di notte in casa di questo o di quello, feste da ballo sulla rena e simili cose. Io stavo zit• te, ché niente avevo da raccontare e similmente taceva quello con la pipa, ma per ragioni opposte alle mie, poiché lo vedevo armeggiare e stringere il braorio della ragazza sedutagli accanto. Poi un ragazzo ebreo, con un gran colletto, bianco fin sotto al mento, propose di andare a prendere Luisa, una stellina del cinema, che abitava, con uno iio o qualche cosa di simile, in una curiosa palazzina dal cancello in ferro battuto, circondata da un bel giardinetto. Passammo ancora per dei viali alberati: dalle ville venivano poche luci e rumori. La compagnia era ormai di otto persone, e nella macchina si suva molto stretti. Furono ore molto noiose per mc. Tutti si meravigliavano che non parlaui mai e, per scusarmi, dovetti inventare la storia che avevo pt>rduto dei soldi al poker e che ero, per questo, molto adirato. Tutti parvero crederci. Le ragazze, pcr.b, cominciarono a brontolart" perch~ si annoiavano; ma tutti non sapevano proprio che fare e come rimediare. Loro erano abba~tanza contenti di farsi portare in automobile per le strade deserte, della compagnia delle ragazze e dei discorsi che si facevano. Non chiede\'ano altro a.Ila \'ita notturna. Alla fine, però, la bionda attrice fece fermare e scese dicendo che eravamo tutti quanti dei pezzi di legno e degli spilorci. Per questo fu molto criticata Nessuno si attentava a proporre qualche cosa di dispendioso o a compromettersi troppo con la bruna rimasta con noi. Anche quello con la pipa aveva voluto cambiare posto. In tal modo si e,rò fino alla una e mezzo. Poi, la compagnia si sciolse. Tutti parevano ancora molto allegri per la bella se• rata passata: io ero stanco e annoiato. Quando tutti se ne furono andati, Marcello volle che gli paga»i un cafU. Fu cosi contento di questo e gli parve un atto cod dtgno della vita notturna che conducevamo, che mc ne sarà -grato per tutta la vita. M.C. ~~6Da DEL VANTAGGIO LE DF.LEGA()ONJ romane (che p,r chi, non di Roma, lo i1no,one sono tli uffici periferici del Governatorato) si trO• vano in uecchie cast, in piccole , buie strade. All'ingresso umpre sonnecchia un custode che rton risponde alle domande di olcu.no, negli uffici poi la con1uta piccola folla d1 donnetlr, di poveracci (ht paiono state in alt,sa non d'un documento lttiltimamenll richiesto ma d'una condanna. Va da si che qu.esli uffici sono /requenlati prevalentemente dallo povera gente. Chi può, chi ha servitù o me«i per compensare co• munque i urvi(.i altrui, rifiuta di recarvisi. Ri/11.gte la noia della lu.n,ea attesa, ripi;- gna dalla sgarbate(.~a degli impiegati. I quoti, alle prese come sono sempre con persone modeste e dimesse, {lnucono con diventare alteri autoritari implacobili. L'1mpieiato mi;nicipale l u.gu.al, in tutto il moP1do. Il cinema e, 111 ha mostrati di paesi lonlanissimi. Anni fa, capitatoci fra le mani una vecchia ediàone dell'Assommoir di ,<olo, vi trovammo alcune iltustra(.ioni francesi disparati fra loro. Alcune rammntavano i piuori del tempo, da Manet a Degos; altre erano incisioni popolari, e que• ste le trovammo più 1videnti. La vignetta che illustravo le no«e di Cerva.sia mostrava certi volti d'impiegati municipali, fra annoinli, ironici, superbi. E l' impie1ato municipale è sempre annoiato per la monotonia del lavoro, ironico per le scene pietose e bu.81 che gli càpitano .1ot10gli occhi, superbo perchl .si vede riverilo e rispetlato come moi gli è -,caduto. Gli dànno del sil"Or cavalier, a tu Ilo andare; gli si inchinano davanti; e le donnette quasi lacrimano mettendo fuori di tasca i centesimi del bollo. Ma ne rammentiamo, di quuti impiegati, alcuni dilla nostra ciuà che veramente sapevano prendere il loro pubblico. Ogni contadino del comune si tra propit.iato uno d1 eni, da aversi amicil.ie slrette, celebrate umpre ogni anno ai tempi della mietitura, della vendemmio. Il contadino che recatosi açli uffici municipali sa di poterui trovare una e ronoscen~a > (non ditono amico o per rispetto, o per inconsapevole ristruate«a) va tranquillo e contento. Porta due polli, 11 canestro di fichi o di mele. Sottovoce mormorerà· e A quando, cavaliere?>, Ma il caualirre non ha biso1no d'inviti; quando la sta1ione i adatta, quando la rampagna attìra per frutta e altre ,accolte, ttli parte ogni domenica disposto a impolvtrar,i le sca,pe e a sudare una camicia. Porta cor. sé la mo1lie e i figli: la giornata pa.sse,à a dire il ve,o sen{a t,oppa allegria, ma do una parte ci .10,à almeno la soddi- .1/a{ione di to,nare a casa con qualche dono agrtite, t dall'altra la ,assicura:iont di avere al Jifunicipio un amico .su cui contare, Giorni fa, noi salivamo l• lunihe .scale della dele1azione di Tra,ievere. Questi uf· {lei si trovano in u.na vecchia casa d'un vicolo e per ra1giungerli occorr• salirt per un centinaio di .scalini. Le scale .sono sempre piene di 1ente che sole t che .sund,; molte le donne con un bambino in collo, molte le vecchie che si fermano oini quattro scalini guardando in alto con pena il rtJtO che dovranno ancora salire; molti gli uomini malvestiti, dolio barba non fatta da cinqu.t o 11i giorni. Gli impiegali incaricati di rito.sciare certa{lcati di na.scita, stati di fa. miglia, tee., stanno dietro un trome{{O di leg_no , vttro. Certi di non farsi capire iridano e smaniano appena una persona li avvicino. Avl!i.Jtando poi qualcuno dall'abito ~ dal modi non popolari, confiden{ial• mente gli si rivol1ono quasi a cercare rapproua{ion, della loro ira: e dicono: e Oceone molta, molta pait.enta. Non capiuono /acilm,mte >. La persona cui si riferi.sce quel g1uditio non protesta. Molti domanda. no 11 /01lio di po11trtà, quando 1li vengo,io n·chiesti i cinquanta ctnusimi che ognuno deve sborsare per i bolli dell'cantitubercolare~, .si frugano le tasche febbrilmente, Cort. ta110soldo per .soldo, o, re hanno il va/sente in un unico peuo, palpano con le dita la mon1tina, non con l'auari(.ia di chi soffre sbor1ando dinaro, ma col turbamento di chi _teme di avere u.na moneta /pi.sa, e sa di non posuderne altre. Naturalmente non manca qualche popolano che protesta. Ne è venuta u.na. Protestava per u.na bambina natale all'ospedale, e che qu.e1li uffici non ov,vano Jegnata ancora all'anatra/e. Era una donna alta, dal volto sedo, con i capelli neri tagliati , ,ictiuti, dove era qrcalche falda 1rigia. Sf,ontato, andava do uno ,portello all'al1,o; se la prendeva con qualcu.• no e non si capiva con chi. Gli impiegali tutti si sono fatti improuvisamenle, se non rispettosi, sottomeui; le hanno risposto ad ogni domanda, l'hanno invitata ad andare nella stan{u.ccia del capu/{lcio. Il quale, uenuto sulla porta, auirato dall, parole eccitate della donna, le si è inchinato come se fosse 1tata u.na signora. E invece la donntJ indossava u.n abito stento, rotto all'allac• calura delle manicht si da far vedere le carni ,,out e bianche. IN OCCASIONE del giorno dedicato alla Croce Rossa, e più precisamen1e olla campagna an1i1u.bercolore, i rini ,i itolia· ni hanno proiettato un film di p,o, ~onda e d'i1iene; u.n cortomttraigio clte .. /orta di bacilli ini,anditi cento, mille volte, vorrebbe divertire. Si vede il bacillo di Koch volare come una farfalla per le .stra• de, per le cose; poi, salito su. un aaoplono, .1ptJr1ere la .strage. En1rato nelror1anismo umano, ecco che il bocillo diven1a un laborioso operaio. Nei bronchi e nei polmoni lavo,a con gru., martelli elettrici, picconi, fino allo sfacelo dell'opparato respi,otorio. Brividi di an1oscia correvano, domenica scorso, per le sale cinematoirafiche italia• ne; perché nienle dà ma11ior raccapriccio quanto il vedere proietlato su.Ilo schermo il ts::~;;ose'~:::: 0 i t: 1 ,ila 0;;;:o 0;:::!.,q::: da poterceli portar via a migliaia, ogni minuto, t come la loro al.ione .sia fulminea e senca .scampo, spin1e11a le famiglie a fuggire dall'ambiente rinchiu10: /ug,ire via da Roma, fino a ,iti,arJi su 11.1m1onte a viver, solitari come uttniti d'una fede modernissima t materialista. Poi dall'alle1oria mac.:2bra siamo passati agli esempi pratici d'i1iene. Si , vista una stri.la spolverare alla metlio uno uafJtJlt di libri, un bambino la• vtlrsi il collo t le orecchie alla svelta, e u.na donno favare 1111 pouim,nto con uno strac• cio sfiltJcciato. Evidentemente} il comilato che presiede olla propa1anda antitubercolare deve essersi altenuto alle reladoni di Giustino Fortunato sul problema dtl Meu.o• giorno nei primi anni dell'Unità, dimenti• cando eh, da allora sono 1rascorsì qua.si cinquant'anni e cht le orecchie se le lavano tutti un:a lo .spauracchio del bacillo di Koch in,trandito mili, volte. SI B CHIUSO, llalt a dire murato, l'Arco Oscuro, ch'era una delle meraviglie minori di Roma, luogo di delhia de1li innamorati e di riparo ptr I poveri durante il maltempo. D'ora in poi, nessuno potrà più passare per l'Arco. Esso è tiil tappato con un mu.,o, ed è .staio ripulito come si puli.scono i morti prima di metttrli n,lla cassa. Ora l'Arco O.scuro è ridotto a cappellina dove non andrà che qualche povera vecchia. Uno strada utnderà dal colte e ra11iungerà il viole delle Bilie A.rii, e i commendatori che possiedono grondi macchin, non prolesteran,10 più perché il povuo e vuchio arco era sirti• lo e buio. Forse, l'idea di chiudere l'ar• co è venuta doi commendatori o da/l'architetto Ba«ani che, proprio sopra l'tlrco, lta u_na sua _villa, o me1lio un llillino, di quelli che n vedono sulle spiagg, adriat~t:ht e cht .si è .soliti chiamart di e prima linta>.La morte dell'Arco Oscuro vc,am,nte rattrista, e /tl pensare a quanta ignoranca circondi le tante bell,ue d'una Roma minote che la tente disuatta spre«a o i1nora. MASSIMINO ( ILSORCNIOELVIOLINO GIBGIBTI U)~0(iìf~~~ 1ij) ERL IOZ diceva del giovan~ Saint• I!}) Sa.Cns: e Il smt tout, mais ,l manque d'" iuexpbience " >. Quc~to giudizio spiritoso é profondo !)'.tddice oggi a tutti i giovani compo5Ìtori della scuola modcrn.t, e t'O!>Ì al nostro Pctr~l~siche trionfò in modo totalitario domenica '-Corsa ai concerti dell'Adriano. Anch'rgli manca d'« ine,pericnza », ma in quanto a ~tperc v;1 oltre le colonne d'Ercole . Sa111t-S.1Cn,;,,c,altro lo era. Lo era fino all'abu,;,o, al cow,umo della no.:,tra pazienza. TuttaviJ come operi.:,ta po· te-va cadere a !lua volta nei p:ù grohsolani errori. Citiamo a Cii50 b scen;t ridicolmente realizzata del e 1'.·(uoia Samone con tuui i filistei :t : il tempio crolla a pezzi llUi cori,;,ti j è una ca"lt:\IJ. di faJ,,j macigni che \"cngon giù morbidi, "ilcnziosi, continui, come piume, )Cnza far polvere. Son tutti guanciali dipinti, e vuote cappelliere di cartone marmorizzato, che rotolano e s'ammucchiano fino ai lumi della ribalta. D'altra part", anche quello d'•tffidarc a un tenore ·1a parte di Sansone ci sembra un errore grave, anzi irrep,trabilc, quando si "a che i tenori, comt i fantini, hanno un foico profcssionaJc, corto, ridotto e grazioso, cumc il formato mignon. Allora come far figurare Sansone il gigante da un arti~ta al• to come un soldo di cacio; come fargli abbracciare i due pilastri del tempio, quando un simile omino non può tirare a sé, tutt'.tl più, che le colonnine del letto e rimanervi -.epolto, precipi• tandogli addosso il cielo dell'alccva. con tutto il baldacchino? Il verismo è il flagello artistil-o e b rovina finanziaria del teatro contemporaneo. A che lamcnt:\rsi se dopo il flagello viene la carestia? la carestia di pubblico? Più flagello che mai 1 allorché si tratta. di rappresentazioni a soggetto biblico, mitologico, salomonico, o altri• menti l-acro, dove, per esempio, ci avviene di assistere a un'antica lapidazione fatta con spugne da bagno, come l;ucccde, se ricordiamo bene. nell'opera Lo straniero di Ildebrando Piz1.ctti. Proprio per scansare questo genere di verismo oltraggioso venne esco• gitato l'oratorio. Chi non ricorda l'orrore di torme de. lirnnti alla rinfu,;,a? Due o trcct:nto compar<;Cinutili, anzi danno~,t\ che fra una babilonia di luci fan 1c,.,,t .. ull'a• van ... cena. I personaggi (o, se voktc, chiamiamoli dramatis persona,) dovrebbero domi• nare il campo, con la loro larga faccia ingcl-sata di mastodonti canori 1 appa• rire rubicondi, tragici e colossali nel• l'esiguo boccascena, dovrebbero costituire i pezzi ambulanti d'un'architct• tura teatr.'.'l!Cd-,ove tutto è tramutato in finzione e falsità lirica, in plasticità macchinale, e tutto portato vicino in modo che la voce e la parola ~uonino come l'uragano all'orecchio d'un sordo. In quanto ai cori, che non sanno muovtrsi, distribuiti a pattutlie, e MrCtti a pacchetti come, i fiammiferi, dovrebbero rc!ltarc accantonati e fermi alla ribalta, come ri-;erve dt:l ritmo mu• sicalc. Non è questa prc!.,'a poco l'idea di Stravinski e degli artisti moderni, e dei Greci, in merito alle rappre~ntazioni dei generi di (Ui parliamo? ,lll'oratorio inscenato? Siamo arrivati a Stravimki per PJ\• .,,ue immediatamente a Pctrassi, il cui Salmo, eseguito per la prima \"Olta all'Adriano, prende le rnmsc prcci!.~tmcntc dall'Edipo re di Stravinski. Quando avremo ripetuto a proposito di Petrassi che egli !'la tutto, ma m;.mca d'« inesperienza», avremo fatto l'unica obiezione possibile e comentita al :-.uonuovo e poderosis,imo lavoro: quc• !.to Salmo imperioso e magnifico, COllÌ. vasto, forte, sicuro e illuminato da cima a fondo d'inH•lligenz..1, c:hc quasi non credi allc tue orecchie. Quc!it'opera è un'affcnna1.ionc che non lasci~ dubbi, né scontentezza. Nc,- ,;,unoavrebbe potuto fare di più. Petrassi, in pieno :w,etto1 in piena forma, è partito per la sua parabola. Crediamo che non hi fermerà tanto presto. Durante questo ~trenuo conn·rto di • novità, che Molinari dire~se a rischio della sua vita, vrnnc eseguito anche un brano inedito del mae-.tro Alderighi, accolto con bcnevolenn dal pubblico. BRUNO BA.RlLLI LEO LONGANESI • Direttore responsabile Rl7.ZOI.I & C \n. pr~ l'Ari, d,lla Si.mp•. \lil•no RJPRODUZIOSI ESlX,UITE CON MA1ERIAl.h FOTOGRAFICO • FERRANIA •·

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