Omnibus - anno II - n.15 - 9 aprile 1938

OMNIBUS IL SOFM DELLE musE lll! ORA ltEll'DRl(:_A ~ I ~TA~ :'\O r.,cc.o.'{licndo 1n Francia ~ gli artico\, d1 Th1haudct, e a qucMo c:rit1co contemporaneo di Bourget, di Gidc, di Proust, d1 \1orand, ~ta uv- \'Cncndo ciò cht' nccadde a Sainte-Bcuvc. L'uiwr.t -.i presta alle pili varie di~tribuz.1oni t1po~rnfichc, e tntanto, qun!\i andundo dietro all'indole di quello scrittore, se.: ni: va cavando una rJccolrn di rif1css1oni·•:nflc~sioni sul romanzo, sulla lencrntllrJ, sulln poesia, sulla politica ... Quanto Thibaudct scrisse 11pparc come un lungo e continuato di!>cor~o d'argomcnto 11.'ttcrario; ma ora vblto a ragionare d1 romanzieri, ora d, poeta, oro di crittci; sempre con l'intenzione di cogliere di ci.<,1non le qualità letterarie, ma le \'Ìrtù rclorichi.: che li fecero l'CCcllcrc in un determinato ,l(l'ncre letterario. Th,bnudct ragiona attnwcrso I l{cm:ri letterari, quasi come se si trntta'!Sc nc,n di con\"enzion1, accett.th: soltanto per la ..:on\'enienza del ragionare, m,1 d1 !.Chcmi connaturati sempre a una fantasia, al punto che comprenderli e dt"finirl1 cc1ui\'alc t:Omprcndere e definire uno scrittore. La bravura d1 Thtbaudct è tutta nel Situare un roman- ,:1crc nel quadro d'una tecnica romanzesca. E d"altra parte questa tecnica romani:csca non è per Th1baudct una delle '\c<:ch1e rctoricht:, dalle leggi fisse e ormai stabilite dalla storia letteraria. Non n sono le~'t• che servano a Thihaudct per ca\'are un ~•udi:,,io; 1I suo lavoro coniustc anzi nel ricercarle, tali le~~•• come se dove<1scro servire soltanto domani. Le ril\cs,;iom di 'l'hihaudet sul romanzo sembrano dcstmatc a una retorica di là da stah1lire: d1 essa ogni articolo è come \'a~sag~io, come la ricerca. Un romanzo \ aie in quanto dà sug~erimenti sul modo con cui ci si può accingere a ~criver romanzi. Di qui quel tanto di S\'agato e di sperimentale, che ).!ima agli art1coli, ma dannegRia 11 \O)unic. I \·enti~ettc capitoli che compongono le R1Jlt,siom. di Thibaudct non h.tnno progresso l'uno rispetto all'altro; in ognuno la stessa volontà d1 stabilire un disegno dell'arte del rornanzo; sicché la lettura d"un capitolo nile quella di tutlt. D'ahra parte, dopo la lettura d'un libro che ragiona di tanti romanzi d1men1icat1, si finisce col guardare tristemente pur le opere d'og~i che con la loro novità chiedono un po' d1 fiducia. Come ormai c1 sembra lontano 11romanzo A1adame Ch,ysa11tllè·me di Lou, così, freschi d1 una lettura di vecchie e lontane recensir,ni, ci parrà mutile quella che potrebbe essere l'ulnma rivelazione letteraria. Le raccolte di articoli crmc1 mostrano quanto sia aleatorio un giudizio d'una recensione, e quanto la critica let1craria abbia valore soltanto se volontariamente s'imponga la modestia della cronaca. Un rc<.ensorc di romanzi può bcni,simo in vita sua recensire cento opere ..arrative; e saranno, sì, cento giudizi, ma presto il valore dei giudizi si confondeNl, con danno evidente di quelle che sono le opere meno obliabili. Un critico italiano che fo~se vissuto e a\·esse lavorato fra il principio del secolo e oggi, mo,crerebbe la futilità della critica. Leggere, nello stesso volume, un articolo su Barrih e un altro su Panzmi desterebbe certo sorpresa, e qua!.i scandal1zzcrcbbc 11 vedere u~ate per entrambi le stesse armi. Ed è.· perciò che siamo condotti a diffidare di tutta quella critica che \'Oglia essere qualcosa di d1\'erso d'una storia del co~1ume e della prosa. Secondo noi a un recensore non è concesso fare altra storia: a meno che non \'oglia limitarsi all'arte estrosa, e sempre piacevole, del ritratto letterario. La storia d'un genere non può in\"eCe che condurre a risultati o discordanti tra loro oppure equ1valentts1, a tal punto da non es~re necessario per essa un lungo e vario la\"oro. ,:\,la c'è tutta\'la un'altra c1rcostan7.a in cui la inoria ~ la riflessione, rispetto a u genere•, possono apparire, oltre che giustificate, intcrcssanu: quando viene condotta non da un critico, ma da uno che m quel genere fa le sue esperienze. Un romanziere sarà naturalmente portato a fare d'ogni suo articolo letterario un tentativo per comprendere quali !'IOllO le leR"J(dÌell'arte; sì da stendere, im·ece che critica o storia letteraria, diario e confessione. Storia di generi letterari ha fatto Flaubert nelle sue lettere; e Zola nei suoi polemici occasionali artlcoh. Eppure un libro come quello di Thibaudet in Francia può essere chiaramente g1ust1~ fìcabile, anche se do\'uto a un letterato che mai s'impegnò m opere narrative. E che il critico francese più che appartarsi in un t.uo lavoro letterario, ,;embra essere il collaboratore deJt:li scrittori contemporanei intenti a romanzi o a versi, Ogm ~uo articolo sembra nato da una con\'cr- ,azione fra amici, dei quali uno sia il romanziere !.trctto da dubbi, l'altro il letterato che quei dubbi crede di potere di~sipare con la sua padronanza e sicun:u..i retorica. Il pregio di tutto ciò è cvidc-nte: i romanzieri fini~cono col godl·re d'una fiducia, d'un intcre,i,c che quaM giw,tificano la loro ,,pera; cod come in ltalii1 la mancani:a di tale fiducia e d1 tale interesse par quasi che condanni ogni romanziere a tentare a"·aramcntc- la sua fantasu1. \fa c'C per la letteratura france<;c un danno: ~crivere li- "·enta facile e, se non alla portata di tutti, almeno proprio di chi abbia il piU lieve ARRIGO flE~EOETTI IL OllUTERO DEI VEOOHI VABOELLI TRA OLI SCOGLI DELLE ISOLE SCILLY (INGHILTERRA) SONO RAOOOLTE LE 11FIGORE DI PRUA" DI TUTTI I VASCELLI IVI NAUFRAGATI (fo1. Jphn) ~~a, 01 LE.GG1AMO molto, come 't!\ ~ lutta. la gente che sw. in provincia, e cosi succede che agli scrittori pcn~iamo moltissimo, cerchiamo di immaginarceli, per lo più secondo ritratti qua~i dao;sici, e devono sempre avere un fascino straordinario, qualche cosa di ccce7Jonalc e raro: soprattutto i poeti ci interessano, 1-iamo portati acrederli ..cmprc biondi, con capelli ondulati. cravatte preziose e gesti delicati, i loro disconi debbono aver naturalmente un tono superiore, magari ironico, ma profond.1mente squisito e felice . Però nella nostra città i poeti non vengono mai, neppure )>Cl' confe1 cnzc organizzate da un Lyceum: noi non abbiamo Lyceum. Evidentemente poi i poeti non si fan mai fotografare, o ra• ramcnte, o in istantanee dove non si scorge niente: per esempio Montale, non c'era vt'r'iO di ,.apcrc com'era fatto. Co,ì l'altra sera, giacché eravamo di p.1,sag~io a Firenze, decidemmo di andare alle e Giubbe ro11:se>, do\'e ci avC'vano detto chr i poeti in generale, e Montale in particolare, vanno sempre a pa,,are la serata. Veramente era un pro~etto che c'intimidiva. perché anche delle e Gi\1bbc ro.,.,c :t ci eravamo già fatta un'idea, e le vedevamo \ul genere drl e Café dc la Rotonde :,1 appena. un poco ptù piccolo, gremiti,.._imo 1 magari un poco sporco, con nuvole di fumo, donne dalla voce roca, pittori ('nfaticì e modelle bionde e filosofi con la barba. Se anche sappiamo che le nostre fantasie sono for.<.' romanzr~he, ci è sempre difficile pcno;arc che gli arti'-ti vivano altrimenti. Invece le e Giubbe ro~-.c> è un posto li:ido, illuminato bene, con gro'-~ lampade bianche che lo fanno somigliare ad un caffè di stazione( sulla pia;a:a ci rono perfino divrr.i tavolini dove famigliole modeste prendevano il primo gelato della stagione; dentro non c'era net.sono, ma era troppo presto, dis.,;r il cameriere. r. vcri~simo, noi provinciali arriviamo -.empre troppo prr• sto dappC'rtutto. Il camcrirr(', del re3tO, ci aveva prrsi :1. benvolere r, inC'rociando le mani ~tto il ,uo grcmbialonc lungo, ci dava qualche spiegazione; era proprio Il che ogni ~rra ~i riunivano i mc~lio intdlcttuali it,tliani, e il signor ~lont~tlc, ma si capi.,cc, j) signor ~lontalc! Anche il ~ig-nor Franchi ,arcbbc venuto, cd il signor 8<'>. cd il ,;ig:nor Tccchi, e tanti, tanti altri: noi ci .-.c-ntivamo eccitati, impazi('nti, e ,ui tavolini di marmo e-creavamo di d<:cifrare C'C'rtcfo mr, crrti c;on<:tti, certi ghirigori, che for,.c rivelavano illmtri pa,.~ag~i. Un poco dopo le nove, cominciò a venir gente, un gruppo di uomini anziani, che avn.•mrno definito filo"°fi ; 'lt"dct:rro vicino a noi, akuni altri -.'installarono mvcr<· nelle due ultime SJ.le : non rc- -.h.tcmmo alla curiosità di vederli meg:lio, e facemmo anzi un piccolo giro da <1t1<'lla parte. Cc n'era uno, sprcialmC'ntc, che proprio corrispondeva alle no,trc idcr 1 era biondo, un poco spettinato, occhi azzurri 1 cravatta volante, corta pipa in bocca, e \./ inota11re :n mano: evidentemente fu soddisfattissimo di essere osservato, e, quando gli passai vicino, si curvò in avanti e: «Bella>, sibilò, aggiungendo una frase confusa e complicata, sul tipo di quelle che si sentono in autobus, nelle ore di punta. Così tornai al mio posto, molto dclusa 1 cd il cameriere spiegò che quello assolutamente non era un artista, veniva solo lì per essere creduto tale, cc n'erano ancora tre o quattro di quella specie, e il cameriere pareva disprezzarli molto. ~ia anche gli uomini anziani non dovevano essere dei filosofì.1 parlavano unicamente di cau,;e, capuffici, bambino con il morbillo : la loro comitiva s'ingrandiva ~cmpre più, i nuovi arrivati scambiavano ~aiuti, e caro cavaliere! >, e oh, il nostro commendatore!> e cosi via1 qualcuno perfino proponeva di cominciare la partita. Le nuvole di fumo mancavano completamente, anche l'aria di trascuratezza e follìa, modelle bionde neppur l'ombra, donne con voce roca nemmeno: due gro~si gatti si a~giravano fra i tavolini, ed i commendatori, i cavalieri, facevano loro vezzi, mentre bevevano, che ,o, camomilla, tamarindo. Davvero, proprio un caffè di stazione: J.1 nostro pac!-c è lì che la gente si riunic;ce, di sera, .sotto lampade uguali a queste, cd anche i gatti ~no gli stosi, anche i di<,corsi. Però la ..,peranza ci sosteneva !(Cmprc, il camcricrr. ogni tanto veniva a mormorarci, con tono incoraggiante, che ,i avvicinava l'arrivo dei poeti. Finirono per arrivare. Naturalmente non cc n'eravamo accorti, forse speravamo che il loro arri\"O coincidc!\Se con mutamenti straordinari di illuminazione, e concertini di viola e tromboni ; invece niente : ~cmplicemente pa,;sò un gruppo di uomini, più o meno giovani, e ,ç,jandarono a ~edere nella penultima ,ala. Subito il cameriere si precipitò verso di noi, e dis'-<': «Eccoli, eccoli!>. Non \10lcvamo crcderci 1 quella era proprio grnte qualunque, non erano squisiti, né felici: ma il cameriere insistette, e ci mostrò un giovanotto con gli occhiali, un impermeabile sporchctto, ~duto un poco di traver'SO sulla sua seggiola, con la bocca disgustata cd i gr3ti stanrhi di chi sta raccontando i sintomi di una ,ua malattia di stomaco. Purtroppo il cameriere fu chiamato altrove, non potè spiegarci chi erano gli altri 1 grac;,j per lo più, pallidi, con occhiali, colletti larghi r flo"ci, barba un poco lunga, ccle1tìna, cd in , omplesso l'aria molto annoiata. Commc.iavamo ad annoiarci un po' anche noi, ci pareva di avere perso qualcosa, non sapevamo cosa, for,;,c quei gatti ci davano fastidio, forse anche faceva un poco freddo, e tutto re~ta\"a diaccio, corretto e greve, come un rii;evimento nella ca<;a di un ~ttoprdc-tto france:-<.'. I commendatori, i cavalieri, occupavano ormai quattro tavolini, e parlavano tutti insieme, non molto forte, è vero, erano troppo educati per farlo, ma producendo una specie di ronzìo di in~tt:, da cui uscivano ombre di discorsi: e Un contratto in piena regola, egregio amico! ... Si ha un bel dire, il vero posto della donna ... Leg~cvo l'altro giorno 1 nell'ottim:1 rubrica del dottor Amai, che ... Il novecento, purtroppo ... Siamo in pieno bilancio, siamo in pieno bilancio.. La situazione mondiale ... La mia Margherita ha avuto .. 1 figli costano troppo, in fondo i \"CC• chi scapoli sono fortunati ... Una diagno,i ... Una clauc;ola ... Una qualità ... >. Non ,i sentiva che loro: vedevamo benissimo, attraverso la grande porta spalancata, che i poeti stavano parlando, 11ontalc alzando mollemente una m~1no diceva qualco,;a a Carlo Bò. ma co~a dicc,sc non :1rrivavamo a capire, era come al cinematografo, quando la colonn:1 del '-Onoro si guasta, e '-Ullo '-Chcrmo i pcrsonag~i continuano a gesticolare. aprendo le labbra, articolando nettamente parole, ma gli spettatori sentono .solo rumori rauchi, confmissimi. E poi, .1 forza di guardare gli uni, a,ç,colt..1.ndogli altri, ci 'ìucccs")e una cosa 'ìtrana, pareva che tutto si .sovrap1>0ncsse, e che i poeti tenessero i discorsi dei cavalieri e dei commendatori, che ~Iontale dice.c.se: e li novecento, purtroppo ... Siamo in pieno bilancio, in pieno bilancio ... > e Carlo Bò rcplicac;~e: « I figli co:-tano troppo, in fondo i vecchi ,;capoti wno for• tunati ... >. I gatti facevano la ,pola da una ,cala all'altra, e i camerieri pure, portando va~c;oi di limonate calde, bicchierini di mar~ala, poncini. Ora c'era qualche nuvoletta di fu1no, ma triste anche lei, modc~ta, e capivamo che, ,e le 1;.aJesi fossero in fin dei conti anche riempite di fumo, la somi~lianza con un caffè di stazione provinciale si sarebbe ancora accentuata: il cameriere pa~..a.ndoci vicino ammiccava furbesc.1mente r diceva: e I la visto, ha vi,;to ! >. Era ficri..,simo e contento. :'\'oi no, purtroppo: forse perché avevamo tanto --onno. o perché ci eravamo immaginato tutto divcr-.o, o pC'rché non potcvam<"' rimprovtrarc a quei si_gnori di eo;..ere tanto beneducati, wbri. grigi : ma glielo rimproveravamo, ,;;cgretamcnte. Natur.1lmcntr non poH. "amo pretendere che balJa,;c;cro il cancan o bevc""ero enormi bicchieri di a~._cnzio, o ~i battesc;cro a duello in piedi sui tavolini di marmo: no no, sCHl CO"C che succedono ~olo ai poeti dei film, ma però, via, un balletto, una bevutina, un piccolo liti~io, avrebbrro potuto pur farlo' Non lo avrebbrro fatto mai, lo capiv;1mo; per ore cd ore Carlo Bò avrebbe cl.etto a Montale importantissime ~coperte intorno a Rivièrr, e ~Contale avrebbe pari.Ho di letteratura medit.l-europca, ma i cavalirri, i commendatori avrebbero ripetuto: e Una clau- ,ola ... Vna dia~o.,i ... Una qualità ... >, coprendo le loro voci, e del rr.,to non ce nt· importa\'a proprio più. IRENE BRIN STUDI GIUSEPPE MORMINO: Alf,edo Pan(i• ni nell'opera, ndla 11ita (Dante Alighieri Editrice, Roma, 1938). Questo saggio vuole disegnare il ritratto d'uno scritt~ re cui finora non sono stati dedicati prc• valentemente che brf'vi articoli, brevi satigi apparsi in giornali e riviste. ;\formino ha inteso contr.tv\'enirc a questa regola, eppure nei risultati il suo voluniinoso studiG non lo si pub dii-e tale da 1ignificare un gran passo avanti ne: confronti della recente bibliografia di Pant:ini. Contiene una pan:iale r.:iccolta di giudizi; in pi\i, la .storia dei libri dello scrittore studiato j e, in appt'ndicc, alcuni appunti per la sua e vi1a >. Diciamo subito che la vita dì Paniini non è stata lcttf'rariamenlf' rumorosa: resta tranquilla e di1creta, come quella di un in• segnante delle scuole medie, che ha fatto del giornalismo e della lettcra1ura quasi un dilf'tto. In un 1empo in cui gli atteggia• menti e i ge5ti di d'Annunz.io e degli scrittori che si sforiavano a vivere secondo il suo esempio, sconcertavano e meravigliavano il pubblico, a molti piacque, e Serra e Papini furono fra costoro, la \·ita appartata d'un professore di 5cuola media, nlt'HOsi a scrivere novelle per riviste e giornali. La vita di Pa1mni ! antidannunz.iana; i motivi dei suoi racconti lo sono parimente; ma non cosi tutlavia ii può dire della sua pro• sa. L'insegnamento di Carducci era comune sia a d' Annunlio che a Pa.nt:ini; il gusto pf"r lo scrivue con~posito uguale in entrambi. Sf" poi, negli efTf'tti, il maggiore dei due arrivowa alla $0ntuosi1à e l'a\11'0 invece a una Sf'cchezza che a molti parve di primitivo, è altro conto. t chiaro che Pant:ini non fu mai scrittore ingenuo. D'altra partc,quan. te volte nelle opere pili recenti di d'Annunzio non si ,rova una prosa tanto Sf"mpliccda rammentare Jcrit1ori come Panzini più vicini a noi? La contrapposit:ione quindi non regge. Tutto al più, Panzini andò \'Olgarizundo, con l'arte del lf'tterato di gusto, urti modi carducciani e anche pascoliani, i quali invece in d'Annunt:io non furono che tlementi pan:iali d'una composiiione più vu1a, più eterogenea, più gf'niale. Il saggio di Giuseppe '.\formino non è che un lumi:o articolo; molti scritti da tena pagina dedicati a scrittori si può ami dir(' che mostrino u.lvoha una maggiore sicu• rf'ZZ<lcri1ica. Non nascondiamo del resto come ci 1embri opportuno, f' diremo giusto, che a uno scrittorf' contcmporanf"o riescano più adatte le due colonne che il volume, Dei contemporanei non si possono dare che appunti, accenni: gli anni mosuer:mno se dall'articolo meriti pas1are alla storia, al ,aggio critico, alla biografia. A proposito poi della biosrafia, una' vita semplice e comune vorrf'bbe, per acquistare un certo rilievo, la penna abile d'uno •crittore. Altrimenti non resta che un indice a,;sai arido e inconcludente di avv•·nimenti e cosl infatti ! accaduto a 1.formino. Non ha voluto in appendice disegnarci piacevolmenttt un ritratto di lette-rato, come hanno \aputa fare Serra e Baldini, e cosi i fatti e i casi d'un.1 vita restano come staccati dai capitoli critici del vo)umf", Nell'appendice biografica di '.\formino, Panzini resta trop, po un uomo quahiui, SISTO (LETTURE ITALIAN CB~il ~~~ll i,m•GL•on• I \ L.E'rfERt\ TL RA femminile itali•• la na con1emp0ra11ca non ~ pil'.l quf'lla della Serao o della Delf'ddn L'a<'uteua f('mminilc, che lie\ila.\·a le pagine deUa \Crit1ri<-enapoletana, scompar.e nl"I• la 1crittricc s.arda: le donne che ,erivono ,i t1ovarono improv\"is;unf'ntc a garef(11:iare con gli uomini, e basti ranuntntar<' comf' a 1u-opositodella Delrdda si sian\J fatti IJÌIÌ volte i nomi degli scrittori ruS3i. Non la si para~ona\'a naturalmente né a Gogol, n~ a Dostoieuki, né a Cecov: ln letteratura ru~~a veniva ci,ata ,oltanto a definire il tono e la pcsanteua di alcuni suoi romJ.nt:i ,ardi. O~i;i la letteratura femminile itAliana non ha scrittrici che persuadano i lf'ttori a tali richiami. Due ,c1ìurici, questa \'Olta, due donne :rnfi!:losas.sonit,ianno aiutato le nostrf' donn" letterate a tro\.tre la via più naturale drlla loro fant.,sia. Non so se 1ut1c le donne italianf" che acri\ 0110 ,1bbiano letto la Woolf f' la Man•ficld; eppure, anche lt" non conoscono una pa(l:Ìna di Una gita al /11.10e di Lt~iont di cal'lto, dietro questi n<'"mpi hanno saputo tro\are qualche nuo• vo e sincero accento. Come? Le vie della lf"ttcratura sono tante I Una cattiva imitazione basta a illuminare un poeta ; e quan• do si ha a che rare con donne la facilhà delle inAuenze diventa miracolosa. Molte le scrittrici italiane che devono qualcosa a.Ile due donne inglesi. Molte, anche qud• le che meno parrebbe. Emilia Salvioni che, nel 1 933, con Denaro ouenne una scgnalaz.ione del Pn~mio Mondadori ; questa scrittrict": fra casalinga e familiare che par narrare sempre fatterelli di casa sua, oggi con / 11ost,i ,H1n1 mi1lion ('.\fondadori, Mihmo) ha affrontato con baldania tutta donnes<:a qmtllo che i letterati chiamano e il problf"tlla delle durata >. i.;he cosa sia questo problf'ma è facile dirlo. t • n ~I giorno qualcuno si avvede chr i rom.111,i lllodcrni apf'SSO non raccontano ,n,rnimcnti secondo un periodo storico e temporale btn definito. Si va avanti e si va indietro: ora un racconto si svolgf' in un giorno, ora in quattro Sf'colì... Il problrma della durata è questo, e gli eaempi più cospicui che si sono avuti per risohcrlo ci vengono proprio da una delle ,crittricì inglesi chf" si diee\'a: dalla Woolr, che narrò la vita d'un pcrson:aggio svolta in alcuni secoli. Emilia Salvioni, 1crittrice familiare e ca.- ~linga, con / nostri anni migliori ha voluto senza dubbio rar vedere la sua bravura nel disp0rre un romanto non scoondo le sante T't"goledi tutti I romanzi. li suo ultimo libro è in Ire parti: nella prima alcuni ,t;t"iovanid, 'entrambi j IC"i, si incontra'\" su una spiaggia marina Si cortt·ggia• no; parlano della vita, dell'amore ; leggono i pocti1 e uno dichiara. di detestare d'Aunun:tio, un altro difende il e suo Leo• pardi >, e il suo Pascoli >, e così via. Tuui cc le rammentiamo le nostre \·ecchie zie che, negli anni avanti il conftitto mondiale, si lasciavano corteggiare da giovani che parlavano di lettr-ratura E certo, a chi voglia fare il quadro d'un tempo scntimentalf" e languido, sarà u1ile accennare anche ai poeti che si leggevano allora, con di,creta ironia La Salvioni invece non ~a eucrc ironica: i suoi ragani leggono i poeti con serietà indiscutibilc, M;rivono poesia, desi• derano la gloria. Un giorno, uno di euì andrà a visi1arc Basilio D'Arce, che è come un Benelli, un Pastonchi del tf'mpo. Lo trova in una sala piena di e sa,•onarole >, in compagnia d'una donna affranta dall'amore; e la descrìt:ionc non ,a come vorrebbe l'autrice volgere al buffo. Tantt: sono )e velleità di Emilia Salvioni ; ma l'ironia è tutta nello schema ch'f'lla mf"ntalmcntc ha costruito per il suo racconto La prima parte t:, come 1i diceva, una giornata marina di :ilcuni giovani. Poi il lf'mpo pas\a: gli amici si disperdono, uno muore alla guerra, ur.o diventa podt'stà del paesino marittimo, e un giorno, nella circostanza d'un incidente di strada, trova ucciso un amico d'un tf'mpo. Il panato ritorna: il problema ddla durata Ct'rca la ,ua ~luzionc. Uno strano e burle~co testamento fa si che i vf'cchi amici 1ornino ad adunarsi nei luoghi dell'infani:ia; 111atutti sono mutati, e quando si trO\ ano non hanno che da rimpiangere i te,npi andati. 01tr<: a rimpiangere il pa~ato, mormorano anche parole sulla fatalità della vita, e cod il romant:o finisce. ~fa Emilia Salvioni, pur con la trovata del panato che va e ritor. na, pur con quella ~ua volontà di non raccontarci uno dei soliti romanzi che principiano e finiscono dal giorno tale al giorno talaltro, svela qua e là la sua \'era nal\lra. Scrittrici come queste non fanno altro, scri\'endo, che v3gheggiare con le p~- role quello chf' una donna sensibile e modt ~ta può vagheggiare con la fant:uia. Tutto è femminile, sia pure nella maniera più familiare: gli schnzi della prima parte, coml' le amare considerat:ioni d<'lla 1ccor,da e dt"!la tena, Le ragazze sono ragane da marito, i giO\anotti sono probabili partiti, e nello sfondo quJ.si s'intra"edono le madri che 1orvç_q;liànor :sttend~ no. Quando qualcuno ".ula della vita e della morte, della poesia e dell'arte, non lo fa con 1('rie1à, ma solo secondo le re!Jole d'un gioco di S('l(ietà. In società, le fanciulle e i 1.tio,·anotti parlano d'arte e di filo~fia per darsi un atteggiamento; poi si appartano nei boschetti, e non per ~randi e fat.-ili r"ccati. CARLO DADO'

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