Omnibus - anno II - n.15 - 9 aprile 1938

rSi'--:1' ILLA CELl~IONTANA le ~ coppie sostan~ sulle _han~hinc in fL. ìa queste domcmchc d1 primavera, ~d"., w... e lungo i viali è un ininterrotto intrecciarsi di dita e di sguardi. \ 01 pav•atc solitario, e vi fate strada '-cparando queste e quelli, ma subito dopo, come nella foreHa vergine, tut• to tonu come prima alle vo,trc 111pallc. Se volete ~edere e non ~ntirc il di,.agio della vo:-.tra~litudinr, non cercate 1>0stolungo i viali, ma andate al bclv('dcre che si affaccia sulle tenne di Caracalla. Un alto muro lo chiude, e a quc,to muro è addos\ato un .sedile di pi<'tra vigilato da due c,ili enne. Qui, 'iC non c'è già qualcuno \enuto a lc_ggcrc in pace il giornale, saret1: solo, gucché è raro che vi spuntino idilli mal~rndo l'in\'ito dl'l panorama e dcÌ propizio iq,Jamcnto. Cosa li trnt;.t lontani. non 'JO. Una piccola lapide inca- 'itrata nel muro imegna che proprio in quel luogo, e seduto su quel ~<lile e S.rn Filippo Neri parlava ai discepoli ciC'llccose di Dio> : ,;arà forse dunque '-Oggc1ion{'di que•H,l.pia memoria? O non piuttosto la comidcrazionc \tratcgica <.hc quel muro alle spalle mpedi- -.ce a,-.olut:unente di sorveglian· i mo- ,·imcnti dC'i guardiani? In u, C(•rto ,;en,o o,;erti dire rhc sarebbe più ri- ,pt·tto\O p<.·r la personalità sorridente del S,1nto 'ìe que~t'ultima fo,;,;c la giu- ,ta spiegMiOn(•, gi.1cché vi è ai;sai meno i1_1compatibilitàfra San Filippo e un g10\',HlC'peccatore. cht non fra un <"ontra, vcntore e il metropolitano di ~rvizio. Se quc\ta venerabile quercia, radicata nelle foglie di acanto imbottita di muratura nel tronco 'vuotato dai ,ecoli e dalk formiche, potesse per vecchio incantesimo darci la .sua tcstimonianz,t, ci direbbe che le « co-.c di Dio > avevano un tono garbato e ilare, una modestia giocond.1 C' tr.iscurata. una gra7ia ;ìrguta, una comprensione indulgente e bonaria. Il S;into parlava infatti la lin~ua dei giovani: apparteneva a quei r.tri,;,;imi che nell'allontanarsi dalla giovine21a ne con- ~rv.1110tuna, i.1 frdclmente il lingu.iggio e il costume, come quelli di una patria nella qu.,lc ,;j ,;a ç~1{" ci è <iilato promc\<liOdi ritornare. Ve ne '-Ono ancora molti, fra t..'lnti cappellani e prcet·ttori ~pcciali,czati di collc1;io, che sJ.- prcblx·ro faNi ascoltare da questi gio- ,·,mi in vacanza in un.1 villa comunalr? Non fu nella ._u.1 infanzia e nella sua adole~em-1. che uno dei tanti bambini e adolesct"nti che la horg:he,;ia di Firenze alll·vava ¼'Condo k us.anzc tradizionali, ,wviandolì, lungo le giorn.tte ,uddivi,;c dalle ore di preghiera, dalle laudi a compieta, alle profe,;,;ioni tramandate di padre in figlio: eppure fu proprio durante il pa-..~aggio indifferentC' l.' comune di quegli anni che egli ,i imbcvve denc tcndl'nn· che saranno poi una parte tanto e'-~n.,.iale dd carattere della 'ìua ,antità compiut.l. Da Boccaccio a Gian Domenico ~lanni. la To,;cana ha la tradizione di un suo originale umorismo, capace di n·st;uc in fondo innoccnt<· e hon,1rio an<."hc· \C alc1tgia intorno alle virendc ,fortunate di qualche coniuge, o mag.1ri ai peggiori "izi: un umo1i<tmoa b,1,e di burle, di !:>cffr,di ~hcni combinati con bOOrimi piani di battaglia, della cui maniera ancora rimane il pallido ricordo negli ultimi pc,ci d'aprile. A noi rie~c difficile, o~~i, comprenderlo: ne è andato perduto il ,;cgreto di ,cmplicità ,pt·micrata, e per questo rimaniamo p:·rplcs,i, bisogna convenirne, davanti ,1 ta1uno dei gr.,ti che resero cclebn· ai suoi tempi la figura di Filippo N'c-ri, <" che le hanno conferito, mal- ~rado la lunghi,;,;ima, voluta e b<-nco- ,cicntc naturali1.za1:ione romana, una fi~ionomia <"'-"l nzialmentc to,cana e fior('ntina. Sc,12~,dubbio ha ricevuto anche altrr impronte d.1i 5uoi anni nella ca,;a pat<·ma. St· ai ft·mpi del Decomerone k no"cllc do\.·cvano di,trarre l'uditorio dalla pr<·occupazionr della pc.,tilcnza inc-ombent1•, ai 1,·moi della adolc•.,c1·n- :fr1c~titoF~~ra~~ ~•c;;~~tcdr~ 1 dii 0d.:. ~~ l'an~ia, ad allentare la tcn.,ione delle orC' di C\alt.vionc e di pànico vi,;~ute dai cittadini fr.1 la pian.-, il duomo e ~li ~palli. Filippo è fanciullo quando il cardinale Giulio dc' :\frdiri, ,ucceduto al :\{agnifico1 continu,t in Fir<•n- ~r la ft·,ta medicea, spll'ndida e lx:nt"- vola; m,l è giovinrtto quando appaiono a :\lont1·varchi k primt' rolonne del con<:~tabilt· di BorbonC', r nella rhit",a rattcdral,· fr<ttc B,1ldovino, drJ!li Umiliati, ordina al popolo attrrrito di gridare e vi\'ci Cri,to ,, e poi, tra-,figurato, annuncia eh<• ron qu<'Igrido di f,·dr Firt·nzc ha ottt·nuto da Dio chr il pericolo ,i allontani. « Il frrvorc mi,tico che ,;j imp.idrnnì,n· di Firl'n7e dopo la racdau dei ~lrdici è ,tr.1ordin;1rio. L'omhra di Savonarola domina lr drlibrra- .1.ioni dd go,·<·rno popol,trc• >. Gt·~l1CrJ- ,to i: prcxJ.nnato Rr•ddla città, e-quando ,ta p<·r nm1inti,u"C il forno...,, as~rdio. il primo pro,·vt•dim,·nto dclla dif<•,;1è la wknnr• tra,lazione ddla mir;1colo'-a .\iadonna drll'Jmprurwta. I I \ L'IlCIUOlNE DI SANPJIJl'PO NERI A UNAPINE8TRADI PALAZZO)(.ASSI.MOA ROJL\ DOVEIL SANTOOPEROUN )(]RAOOLO magistrati della Signoria si comunicano insieme al popolo in Santa Maria del Fiore. I domenicani di San Marco benedicono gonfaloni con il volto del Redentore, promettono ancora la vittoria, quando ogni mezzo umano sarà. esau• rito, solo che si spieghino queste immagini sacre contro i nemici. Questa temperatura non può avvolgere un adolescente senza comunicargli il suo calore: più tardi Filippo sarà còlto mentre di~eena a penna un'aureola su una figura di Savonarola, e nella sua costante ,;;impatia per l'ordine dei domenicani si prolungheranno le sue prime impressioni religiose fiorite nel chio- ~tro di San Marco, pres-.o le tonache bianco-nerr. Avrà dimenticato di es- <liCreun fiorentino, ma confesserà ai domenicani della Minerva: « Tutto quello che è di buono in mc, lo debbo ai padri di San ~!arco>. A diciotto anni Filippo la~cia Fircn1,e per non tornan.·i mai più. Suo padre è un notaio che non ama la sua profe~'>ione, e vuol risparmiarla al figlio. A San Germano, prc(;(,0 ~lonte Ca.,,ino, hanno un par('nt('. lo zio Romolo, ~tahilito;,,i,u quel punto di tran- '-ito a c,ercitan· un commercio, che, dicono le l<:gi.;endcdi que,ta famiglia di piccoli borghc\Ì, lo ha rc,;o autorevoi,· e danaro\O. Non ha figli; e Filippo, la\.orando con lui, potrà finalmcn• te rial,.are le ..orti ddla famiglia d,·clinantc, tornare un ~iorno a Firen,<' anche lui rom<• un mrrc,rnu· opulento e fa!-.tO'O.Filippo p,1rt<' ,l pirdi, ron po- < hi,,imi denari. P. convinto di quello eh,· fa, dclla m1·t.i d,·1 :-uo viaggio? Proprio mf'ntn· ,i accing<.' ad andare a ()('(upau· un po,to di parrntr, di~ !-trug~<·un al~•ro ~erwalogico della famii:!lia con,<·1:nato~li pn:,Jo ..amc-nte d,tl padre; e all.1 vigilia di c1uc~toviag~io d'affari prr andar<' a « foNi una posizione >. com<· quaJ..ia,i altro giovane diciott<·nne di tutti i t<·mpi 1 a,,.icura confidcn,ialm<·ntr chr e ormai non avrà altra patria eh,· il Ci<·lo>. .\1a quaJr ;. il giovane chr fl()n ,l·nta il bi~ogno di mescolare motivi più vasti alle necessità della sua vita pratica? Malgrado questi segni lievi, malgrado le tracce di un'infanzia molto assorta in preghiere, anzi appunto grazie a tutto ciò, questo viandante che scende verso il Mezzogiorno in cerca di fortuna non è in nulla di'ìsimile da tanti suoi coetanei che poi il lavoro, il guadagno, la stanchezza e il riposo tra,;formeranno in fari~ei. Lungo la strada romea i rifugi dei pellegrini accolgono alla loro mensa un giovane commemale di piacevole aspetto, di spirito arguto1 proclive alla facezia, che, una volta recitato attentamente il benedicite, scherza con allceria, e ride. e racconta con brio famosi tiri giuocati ~ulle rive del1'Amo da qualche Buffalmacco a qualche onc,10 Calandrino. J n \ crit;\ vi dico che è più facile per un cammello passare attraverso la cruma di un aeo che pc-r un lavoratore entrare n("I regno dei Cirli. Certo il peccato è meno nemico drllo spirito di quanto non lo siano l'industria e gli impieghi: qui è la vt"ra, sottile tenta• zione che di,,.oke le voc,lzioni. E Filippo, che pure ha ~aputo rimanere diiu- \0 n<·lla rmtoclia della .,ua ,·t'rginitù. piangerà un giorno amaram<·nte « i suoi J)('CCati> quando ricordtrà di av,•- re potuto <''>itart' fra l.t vOCl' int<'rna t·hr lo chwm;.1va vC'rc,o Dio r la \'OC<' drllo 1io Romolo che lo chiamava ai libri ma!ltn. 1-:,itazione dd rc<,to a~~ai brc\'C': <JU<''-treiar,<· trrrc drl sud, che prn'<> il ,antuario di Gaf'ta portano n('llc rocre la ferita \te,.,a d<·l c~uto dd RC'dcntorc, scuotono dcci,amrnte dal ,;;uo,pirito le attitudini e IC'ahitudini dr! horgh<''-C to~cano. L'.uirnda del parent<"tricco ,vani,cr lontano da lui: Filippo ,i prf',;;enta improvvi~amrnte allo 1.ioRomolo, e gli annuncia chr lo dc·vt· la~iarr. Lo 7io g:li p,.1rla di t(',tamt"nto, di affari in svìluppo, di vtntidw•mila ~cudi; Filippo ri-.pondc col voto di po\'ntà. Roma lo attira, meta naturale di un giovane inclinato alla realtà e alla storia, delle qua li Roma è ancora la protagonista, e formato dalla sua infanzia fiorentina, immersa ncll'atmo~fera della gloria p; :Jale dei :Medici, a vivere e a reagire in funzione cli Roma e del Vaticano. Roma è allora incerta e ammalata, immcr~a nella luce morbida del Rinn..'icimento al crepuscolo. Le co- ~icnze vi vanno alla deriva. fra il rimpianto dell'ottimi,mo umano di prima, e la "emazione delle esigenze nuove, delle respomabilità p;ravi e definitive che non si potrà esitare a lungo ad a<,- sumerc. li Sacco ha tagliato in due la storia drll'urbc, e ora i due tronconi hanno pena a ricongiungeNi sulle cic,nrici ancora \..1nguinanti. Paolo I I r Farne~ indirà il Concilio e annerà l'Inquisizione, ma è ancora un pontefice del tempo di prima: in Vaticano intorno ,1 lui <' ai suoi nipoti <;idànno ancora e feste licenzio.,;c> con danzatrici f' buffoni e cantanti 1 e le belle parenti del pontcfire intervengono gioconde alle ma'-ChC'ratc,alle ~;mdi cacce IU'i'iUO<diioeve appare Su;\ Santità. I moti\i mitolo~icì e pagani, fra le allegorie dei grandi cortei trionfali, hanno anc-or.1 largamente il predominio ,ui timidi ,imlxlli di cri\tiane..,irno. Il Papa rcprimr con ,evcrità attenta e caut,t, troppo c,rnt.,. dicono gli zelatmi della controriforma, g"li abusi del dC'ro, ma la ~ua munifirC'nza di principe- !ti ,c-hiudc ine,aurihilc alle prete- "<' <.' alle ambiLioni dei nipoti. E come il sovrano, cmì è bifronte il popolo romano; m•lla qe,,;a giornata frt•quenta gli oratori dei teatrini e le feste hrutali di Testaccia, la cof\a del porco, la caccia ,d hufalo: i primi cappuccini n<·ll'ahito nuovo di :\.latt('O da 8a'ìcio lo incurimi,cono C' lo commuovono CjUiHHO i dodiri carri di trionfo dorati l' ,rolpiti, dw ,fil;.1no in pi;.121aNavona, per il matrimonio di Ottavio Far11(''-t', nipot<· dr! Pap.1, ron la figlia di Carlo \' I <· irdinali, quando pa.,~ano pl·r la \"Ì;1 Giuli.1 e· pt'r i Banc-hi, h;111no ,mcora al ,eguito la « famiglia , ,farLos.i e imolente, ma nei crocevia l' a ponte Sant'An~clo po~sono incontrare una figura apocalittica che grida: « All'inferno i p<'ccatori. all'inferno gli adulteri! ,, e il sorri'◊ (CCttico dell'umani$ta si na.,conde nrl curvaNi del capo in un i.,tinto di pcniten1.a. Fr,1 gli errmiti che pn·dicano la riforma della Chi(',;a per le \'iC di Roma. Franz Titelm,rns, il più spoglio e il più amaro, è un ex-profe,sore di Lovanio e di Anve~a, un dimis..,;ionario ddla cultura. In 4ue,to mondo di pcrph.•~"ità e di turbamenti giun(!c Filippo. Un ~ignorc fiorentino, direttore della dogana pontificia, lo alloe;~ia pre$'-Odi ~é. Filippo educherà i suoi due figliuoli, C' in cambio otterrà un letto in una soffitta e una pagnotta al giorno; è tutto quanto oc<.orrc a un \'0to di povertà, e su questo minimo la mortificazione e la rinuncia praticano ancora ridu1ioni e tagli: Filippo rimane ;inchc tre giorni a digiuno. Il quartiere dove egli abit::i.va conserva ancora, almeno nei nomi ddle ,·il', il ricordo del tempo: via della Dogana Vecchia indica che là, presso Sant'Eustachio, pre~so la piazza dei Caprcttari e, ahimè, prcs- .so l'att~ale cor.o del Rina~cimento, il <,uoospite aveva la ~ua abitaz.ione e il st~~ ufficio. A due passi, la Sapienza: F1hppo ne frequenta i coni 1 curio'!ità 'l!JJCN_titcd. el suo antico pt~r(;Qnaggio d1 figlio dLnotaio. Ma mentre il mae.Hro parla, l'allievo contempla il crocifisso sulla cattedra, e la serena gioia di es- ~~re u~, ~tte_nto scolaro si vergogna di <liC. I hbn diventavano pesanti come i sacchi di scudi dello zio Romolo e FiliJlPOrinunciò anche ,1 qucst'alt;a en..'- dità. Non era più che un eremita. Così il popolo chiamava quc,;ti laici che si i.;;olavano nella miseria e nel fervore con:ie nella più remota ~olitudine. Appariva nel~~ sale .di S,m Giacomo degli Incurabili con 11 suo pane quotidiano nel cappuccio dclr:ibito. I malati sorg~v~no al suo JX\'-S<lg~iov,olti cavi, neri d1 barba, cos~olc denudate, lordi del loro male. Egh sostava, e quando si allontanava aveva umiliato una rivol1~1C'gl~rificato un dolore. Così, ~nza che cgh ne~meno ~e ne accorgesse, il -mo nome diventava noto, la sua prc- '5Cnza attesa. Coloro che lo avevano ci:mosciuto attraverso la notorietà raggrnnta agli Incurabili, e lo ritrovavano nel gruppo de~li impiegati della Dogana e dei giovani della e nazione » fiorentina che a poco a poco si erano riuniti intorno a lui, stupivano che spesso la prima acco.l?,iienzadel ~nt'uomo fo(,seuna ri,;ata, un gesto scherzoso. Era tuttavia appunto questo il ~greto del suo fascino: la giorondità era rom,. un pas"aJJOrto che pennetteva alla ~antità di super::i.retutte le diffi~cnze e tutti gli istinti di dife'ìa. Per d1~annare lo scherno, l'in,;olcnza o l'ironia della ~trada, Filippo, invece della r~,;segnaz1ont·o dello sdegno, aveva la risposta pronta cd efficace, e poi alla fine era sempre disposto a mettersi a giocare a pìastrella con i suoi contraddittori. infervorandosi come uno q_ualunque di loro alle sorti della partita. Quando poi cadeva la notte e nelle vie strette brillavano solamente le lampade, egli usciva dalla città. Jl silenzio delle case invisibili, popolato di prc- ~nz(' .terrene, era ancora ino-,pitale al suo bisogno di solitudine, cd eglì si all~ntanav~ ncl~a c;impa~na. La via Appia con I rari rudcn ancora inviolati, tombe del tempo. con le torri di ,;colta vigilanti il de,erto dei campi. lo guidava alle grotte e ai sotterranei misteriosi prossimi alla ba~ilica di San Seba1,tiano. Là egli si nascondeva alla terra, come i primi cri'ìtiani vi si erano na'ìcosti alla pen.ccuzione, e pregav;.1. 11 '-UO cuore batteva nrllc tenebre fort<.",,em~rc_ più '.orte, come .,e pre~ g:as\c da se, unpaz,cnte. E una notte, tornando nei suoi limiti umani, Filippo trovò che il battito ,lveva spinto innami it co<.tato, segnando sul ~uo torace ~camo una bizzarra, puhantc protuberanza. Lo stato mistico non lo di~taccava dal mondo. Dall'csta,i nelle cat.1combc (·gli <.apeva tornare. for,;e con un so- ..piro, al dovere quotidiano dcll'assi- ~tenza. Attr:1tt1 dalla ..u. a pcr-.onalità mconfondibile, .1kuni laici e qualche religio(o avt:'vano formato una confratemita della Santa Trinit,\. Vr,titi di un ~aio ro,;~o, con 1111 cappuccio chr nasco~deva il vi~o, i fra telii raccoglievano 1 pcllcrcrini g-iunti ~finiti alla meta, piagati e affamati, 1,bandati ..ulle gradinate d(•llc l"hit\e e ne~li atrii dei pah11i patrizi, o i convale~ccnti dimr~- ~i dagli o<.pedali. \·ero fondatore della e~nfr;"ttcmit~1era ~tato il padre l'cr- "a110 Ro,a, confrs,ore di Filippo. m,1 tacitamente i frat<"lliricono,cevano per loro rapo ìl fiorentino, e certo era ,tato gr,11ic al pot<'re della ~ua per,onalità chC' la piccola <" modc,ta a<iisociazion,· era stata rapan~ di prcnden· tale sviluppo, che nel giubileo dc} 1550 a"cva potuto alhcr~a1-c-alla Ciambella, prc'5,;olC'terme di Agrippa, fino a cinque<.:cnto pellegrini :ti giorno. Qut~ta attività intelli_~l'llt<' attirò su Filippo l'attcll7ionr d('! \'ira1iato: pl·rchf mai uno zrlo simile rimanl"\'a fuori dai ran- ~hi del ~accrdozio? Lo spirito dei tempi ,.j faceva dcci,am,•nte o,tile alle ini1i:Ui\"cincontrollate• dtrrli i,01.ati: mentre il fondatorl' ~uo malgrado dei cappurfini « lan~ui,,1 inutik e ahbanòonato >, il primo plotone dcll'c,rrcito ~r,uit.t ,i ,1llin<•a,·.iprer,,o e ubbidiC'ntc intorno all'ortodo,.,ia. MANLIO LUPINACCI (I.a finr al pros1imo numno). @~ffi~l21 P4BIART! NOMI Si lcg(j:e nel Readtr's Dig~st dello scorso mano: < Il signor e la ,ignora Jacko1 dell'Oklahoma hanno meuo nome alle loro prime due figlie Tonsillite e Meningite, La settimana scorsa hanno batteuato la loro t('rza figlia: Appendicite >. Noi ricordiamo di a\·ere avu10, anni (a, al Forte dei Marmi, un padrone di ca.sa, ~:~;gtTo~n:;~:~ :~:s~:~:~ ;t1t~~ì1!0~:~'. Afferma\'a di avere inteso chiama~ veramente il suo K'Condo figlio Aspromonte, in ricordo di Garibaldi, ma al momentu dt:1l'atco di na.scita la memoria lo aveva tradito. Del resto, durante la grande guerra, molti contadini chiamarono i figli con nomi di città famose in quegli anni, da Gorizia a Udine, a Trieste. A Bologna poi abbiamo conosciuto il preside: del Liceo Minghetti, che aveva chiamato i suoi figli Trento Redento e Trieste Liberata. Un autista infine in onore della macchina che guidava aveva fatto di più: aveva chiamato lancia la sua bambina. LINGUAGGIOSPORTIVO f: singolare il gusto de"I popolo per le pa• rolc difficili e alla sua mente incomprensibili o quasi. Lo sport, che è certamente la mani(csta1.ione più popolare di questi ul• timi anni, lo mostra. I cronisti sportivi (anno un grande spreco di parole difficili, pre• ge in prestito alla lcneratur.1 e perfino alla filosofia Si legge spesso. « ceco una nuova cditione ... ,. a proposito di una corsa ciclistica o automobilistica. Oppure: < niente di trascendentale a Bologna ... > a propo~ito di una scialba partita di calcio. Abbiamo letto, perfino, d'una partita che era « alcioniu • e ciò (orse come conseguenza delle re~nti onoranze a d'Annunzio. D'Annunzio ha i1pirato più d'ogni altro scrittore contemporaneo i gior• nalisti sportivi. Ma non 1'ha da credere" che i giornali!ti sportivi usino certe parole: a caso. Le usano o perché le sanno efficaci, o perché le hanno tolte dalla bocca di qualche « tifoso >, Uomini maturi da una gradinata si sbracciano e gridano: « Forza, Mea:tta •• e poi volli al vicino: < Hai sottolineato quel calcio? E: elas,iço dei neroazzurri >. E in altre partite chi non ha udito parlare di < zebre •• di « leopardi >, di «pantere>, di <moschettieri>? ... PISELLI DI GUERRA 11 ministro del Commercio inglese ha ratto prcparart- la farina che servirà al pane durante la guerra futura. Sarà una miscela di grano, granoturco, piselli, fagioli, ono, t: al gusto parrà fatta con noci bruciate. Ci torna in mente cosl il pane del tempo di guerra. Lo attendevamo per ore, tanto che l'ora dei pasti dipendeva dal ritorno della donna dal fornaio. Portava dei pani che pa.- revano di piombo. Piccoli come saui di fiume, venivano posati sulla tavola e tutti li osservavamo incerti. Ancora caldi, man• da.vano una stranissimo odore, poi cominciavano le congetture: « Di cosa 1arà mai fouo? >. Circolavano a proposito strane leggende, e si affermava che i fornai racevano il pane con gli ossi tritati, col ge1io, col legno di certe piante. Ma in fondo non erano che patate e fagioli, e ci si consolava mangiando di quella roba col dire che ad altri non ne era toccata. Mangia~ il pa.. ne con gusto perché altri ne son senta, non è certamente segno di un bel sentimento. Ora in Inghilterra preparano già la miscela del tempo di guerra; ma credo s.ia fatica sprecata, pcrch~ questa guerra ha l'aria di non volere venire. Il mondo è pieno di preparativi, e cosl gli ingegni divt-ntano pìù acu(i. Si sa che, durante le guerre, la tecnica se non la scicnu ra grandi progressi ; tanto che la guerra appa~ provvidenziale. Che, mutati i tempi, il progresso trovi la sua strada non nei conflitti veri e propri, ma piuttosto nella paura dcj conflitti? Noi non lo abbiamo mai amato troppo questo vecchio e strano progresso: eppure cominciamo a crederci. Anche se il pane di piselli e fagioli non sarà un 11:ranpasso ,,erso l'avvenire MILLE MIGLIA Le !olle italiane sono cor,e sulle grandi strade per vedere il passaggio delle Mille Miglia. l padri hanno condotto i figli, le vecchie si sono arrese a seguire le nipoti smaniose di ,•edere i più granc!i corridori del mondo. Si fermano al ciglio della strada ; i più prudenti stanno su un poggio vicino; hanno in mano un peno di gioi'• nale con i numeri, per avere poi la IO<idisrnione di poter gridare: < N. 143... t Biondeui >. Quella del numero che dà modo di riconoscere un a.sso, che pas.sa in un lampo, è una delle maggiori soddisfazioni che possa essere concessa agli spettatori di una cors.'\. Ognuno crede di avt:rt: riconosciuto perfino il profilo ormai popolare del corridore. Ma, d'altra parte, quali lunghe e noiose attese! La sera scende, le strade sono leggermente fangose, nelle case vicine si accendono le luci, e i corridori non :u ri,•ano ancora. Ogni tanto giunge una macchina, e ci si domanda se sia la .1tarfetta Non si tratta che d'un medico cam• pagnolo che torna a casa o va a curare un malato grave. L'attesa è sempre lunga ; i giornali, il giorno dopo, la diranno spa• smodica, ma invece è soltanto noiosa, Lo sport dell'automobilt: ha questo guaio: è uno sport aristocratico, (atto da pochi e per pochi ; non ha spettatori se non quelli che" si contentano di fantMmi che scompaiono in un baleno e con un sibilo; non app:miona folle come il gioco del calcio o il ciclismo i ha eroi lontani e chiusi sotto la ma<liCherat: (j:li occhialoni ; eppure tanti modf'sti padri, con i loro irrequieti figli, vanno ad attendere. Stanno (ermi e in• quie1i. Poi ad un tratto un rombo; poi ad un tratto un grido. Una macchina che slitta investe la piccola folla. Il rombo del motore tace, si odono ap~na dei lamenti e dei gridi, tutto diventa calmo: ogni co,a, dal ciclo alle piante, alle penont-, acquista • la tranquillità de, momenti tragici. Si comprende che quello che è accadu10 poteva beniuimo non accadcrr-: sarebbe butato che la strada non fosse nata piena di (an~ !!l'.O o che tanti ragani e donnette fossero andati ad appostani altrove, sulla cima di un poggio o dall'altra parte della strada ~ iente è più tragico di questi avvenimenti che paiono accaduti per caso C. O•

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