Omnibus - anno II - n.15 - 9 aprile 1938

c.. ( PALCHETRTOIMA)NI ~ttà?'°~[!! f 'J U~A hmpidi,.,im_a notte d'<.•.-.tatc, Zl dopo (hc il ~ilt'nz10 ,wcva '-Onato dolr-i..,,imo <iul d1,t.inamcnto del 17' fantl'Tia an·ampato nL·i prev,i di Ct:'-cnatico. il sergente M;,.1mervizi,narrando a un noc:;chio di collc~hi attcnti:-.-.imi di un.1 rag:aua del pa(''ìC chiamat,1 Ero,, ricca di grazie ma notorianwntl' tnc,tp<lCC ;,1e t('ncn,i > i fidanzati i quali, dopo un breve pt.·riodo di amon:ggiamt•nto, l'abbandonavano, gr,,vc.- nwntc conrlu<.r : « \ •uol dire che la ra- ~aua ha un difetto>. Alla medesima condu,io.nc, csprc,,a C'Oll co,ì profondo convincinwnto d,11 ,t·rgcntt· ~1an- ,t•n-i7ì in qu('lla lìmpidi,~ima. notte- d'r- ,t,1tt• dd milknovcccntoquindici, ci condu1 rà l'c-,,1m<.d· cll,1 naturn di Sonat('; (' non ,oh.rnto del Socr;ltC' individuo C' fi~lio di Sofroni~io, ma del So- < rate C'ornc tipo: dei milioni, dei miliardi di Socrati ,par.i per il mondo: e \'uol dire dH.' Socrate ha un difc-tt~ :t. Ed è- p<'r ripugnama di questo difetto. 0,..,1.1per volgarità, che Socralt' ,copre l'anima: quc,t,1 regina dellt• cv,l'ioni da ,e ">l<'"~·O.il che ri\ulta che k ra~ioni pt'r I<•quali Socrate cerca pt•r,uadi:rc della c~istcnza e immortalità dt'll'anim.\, e <lcli.l convcnicnz.i di ,nogliere l'anima dal corpo, Apollodoro. Cebc-te, Frdone e gli altri discepoli raccolti nt'lla prigione (Platone, come ,, ,a. era a11.scnteper malattia e diplornat1ca >), ',()110 pres,'a poco eguali a quelle della affittacamen:· che cerca pen.uadt·re I propri inquilini, che al tempo del ,;uo povero marito essa « teneva c:urozz,l e ca ...a.lli :t. Quc<.,tc con,;;iderazioni ~ull'anima 11.aranno giudicate inattuali. M>loda chi non ha t·,;uninato profondamente quc- ,t,l forma tra le più facili C'plebee delJ'idcali,1110; né l'h;.l ,(•~uita nei 11.uowi i• luppi f.' comcguenzc; né l'ha con,idcr.1t;i in una ddlc ..u. e diramazioni pe~- g-iori : l'e-,tcti11.mo;os,i;.1il modo di fal- ,1ficare la n.:.ilta. idealizz.andola.. e con- ,·crtendo m.111ari l'uomo in fiore· Il" atto del Parsifal, Bistolfi, ccc. Questi t,l"mpi ri~uardano i mortì; ma ,;e csamini;lmo uno qualunque degli artisti e ,ani » e « idealisti :t del no~tro trmpo. ritro\Cn'mo in hu la ,tessa mconfr._,,,bilc tara che mi\teriosamcntc mar- <.·hia"a la \.'Ìta d1 Eros. la bdlissima ratr,.u.Z..\ di Cc<.,enatico: il mal plebeo, la ripugnanza di ,e \tes:i.i, il \'Olcr c,<;('rC qucuo che non ..,i è: l'e~teti,mo. SI parla t,rnto drl fator iudaicus, e t,1nto poco degli altri artifici psichici ,·on cui l'Oriente. quest,l (·norme offil ina Ji to<.11.inhca. infettato l'Occidrntt·. Il Critone <' 11 Fedon, '>Onoi dialoghi c:he più deuli altri hanno fatto d;1 pnnte all'orfi,mo l.' al pita~ori ..mo; cd .: jX'r que'-t0 che allo spiritualismo del Critone e dd Fedonc noi opponiamo la no,tra natura di fisici r di mctafi- ~ici; è pt·r quer.to che contro quei;ti dialo~hi ,ocratici fra 1 ~ratici, più forte ,i manifesta l'antipatia di noi e prc...ocratici "'· Ci si è accorti che, dalla dialettica di Socrate. ~i va dritti dritti alla dialettica di L<'onc Slum? La Gr('(·ia ha pot(·r<' disinfettante su l'Oric:,tc. rn.1 parLiale: ,i pensi al « romantili,mo » ddla Grcòa. La di,;;infe1.ion<·tot.tlt· l.1 compie l'Italia. Chi non •m pt.•r-.ui.ldL'f'i~nz:l e,cmpi, ~uardi il P.ìntcon di A~rippa. e soprattutto il Duomo ,. il Batti,;tC'ro di Pi<sa: « mo- ,che(· » t·omplctamentc disinfettate e tr.1<;form.lt<'in monumenti del più puro, dd più ,;chictto occidcnt.1li,mo. Contrabbandiere di idcologi,mi e di altri ~lrticoli c~ualment<' infetti, si sa ~tto quale popolarcsc;.t bonomia Socrate mascherava il 'ìUO contr.,bbando; nd cht• ,i manifc,;ta la furlwria di Pb,tonc·. ari,.,tocratico e intellettuale - <.ono ,inommi di «:rvir~i di un pk•• heo l' di form<' popolarescamente <.Ciatu· e dimc-.,r, per rendere suadenti e dCn-tt1 i ,uoi giochi inte-llcttuali"tici. Prr mimica <· accento, quc!-.te forme '-'lllO molto fanli da imitare, come del rt•,to tutti gli attc_ggidmt•nti d'inferiorità; <· furono infatti co,ì ben imitate· nd Critonr d,, Zacconi e da Ubaldo Stdani. da -.emhrare rntrambi due \'CC· rhit•tt1 un po' brilli, rhc ron 1.-llogica dc~li ubriachi ccrc..tno di J)<.'r,uadcr-.i a ""irenda delle più smacutc verità Sotto il monumento di Filòpapo di front(· all'Acròpoli di Atcm· mo,travano .altre \·ohe e fo,-..,•mo,;trano tuttora trr buche ,cavate nella roccia t· ,·hiu"" da inferriate, che facevano pa,;- '-Jll' pn la prigione di Socrate. Medi,mtc uno di quei "Oidoni greci rh<' fuori di Grecia servivano ,l truffare 1 di,;;trihutori automati<"'i, ,i <•ra ammc,\i a vi'iit.Jfl' l'interno dell.1 prigione, a prendc•re in mano la ciotola nella quale· lo « <.,<·opritoredella co~cienza > avcv:, bt-vuto la cicuta e la c-icoria >, di• tn-a l'altra ,era, al l'catro delle Ani, una ,ignora ¾·dut.a <H'Canto a noi. E quak JX·rfido U'-0 h;\ fatto Socrate dd xnothi sea1.itOn, di questo modo co,i pulito e· cruddr di convertir,i in ta~ \.Ol<lanatomica, t' e guarda~i vivere > 011 occ-hio non impn·,,ionista ! Or.1, OMNIBUS che quella prii;;-iom·fo.,~ una falsa prie;ionr lo ,apcvano tutti, guardiano e vi,itatori; col che non <;j vuole dire pcrù che Li vera prigione di S<K:rate ,ia qudla \"erdolina che ci hanno fatto veden· ,li reatro ddlt: ,\rti. La -.tc,;;. '<l S,rntippc rra fuori del \'Cro ,;torico, poilhé nella p<.'r<.onadella signora Di ~ko ,;;j prc-,t·ntava in \Cmbiania di donna bella e magari di umore arrendevole. Quanto al piccolo Menèsscno recato in hranio da ,ua madr<·, noi ,tirniamo < hc nemmeno la recita :,traordinaria dri dialoghi di PlatOtll' po~- ,.1 c"crc ragione \ufficiente per tener dr,to un bambino .alle undici di ,era. La trucca1ur.1 di Zacconi non ci ha convinti. ~cno che a Socrate, cioè a dire ,t Raimondo Poincaré, Zacconi c;omiKliava a Brnhm,; a un Brahms vc- ~tito da fr,llC bigio fino ali<' abluzioni funrrarit•. C'dopo k abluzioni a un be• nedcttino. Quc,;;10 pl·r il lato negativo. Per il l.110 po:i.iti\o (cd era importanti,<;.imo) diremo rhc ì due di,lloghi di Platone portati alla scena da Ermete Zacconi, non rhe avere ri,trctto i nostri cont,ltti _con dw.: fra le opere più affascinanti della letteratura universale, hanno ,;;mentito le idiote teorie \UI e: tcatra- !i,;;mo > e le ,ue leggi, hanno rafforLato 11ncxtro convincimento di quanto effic,,ce è la parola in ,é t~C<lpaccdi « fart' spettacolo > .am ht• più 1riosi sar<·bbcro que,;ti dialoghi SC' recitati in e:rcc?: ling~1a~he HJ fra il cing:uettìo d~gh uc<:f'll1e 11vento ,tttravcrso i pini), contrariamcntr <!ll'opinionc degli 11nprc<.ari,capocomici e altre bcmpcn• ,ami ..angui,;ughe del teatro. Con quanta attenzione, con quale di. n:nimento abbiamo ,;cguito i ragiona• menti, pur CO!>,Ì;;pogli di « bcmstcini- ,mo >, sull'immortalità dcll'..mima, e la mirabile pro,;;opopea delle Jci~i nel Crtto,ie ! (A qualcuno potrà -.cmbrarc ~trano che dopo a\'er avuto l'ari,, di parlar male di Platone, ora abbiamo l'aria d1 parlarne bcnt': an·ertiamo che l'art(• non è ,cr\'a dC'lla \'Crità1. Se le no~trc informazioni "Ono esatte, la priorità di a\"Cr portato Platone alle scrne non Sp<'tta a Zacconi. ma ad Achille :\fajcroni: :\lajeroni e il grande >, per evitare confu,ioni; il <;0)0 attore cui il pubblico comcntiva l'mo dei baffi naturali. e che una sera, circa qu.1rant'anni fa, recitò il Fedone dav.1. nti a un pubblico di napoletani. i quali. qu.rndo Soc.rate an·icinò alle l.1hbl'..t 1~ t iotulci f.itc.1k, ')(;Oppia1ono tutti a,~icmt· in un pianto disperaw. Ermete Z,1c-coni, rome -.cmprc, fu ,uadcnte. «maieutico>. è il ca~ di dire. e co,ì prcci'iO nella dizione, da non farci perdere un cttC' del pre1icxo testo. :\1:aquale mania ha questo grande attore di ,b,utere- l.1 mano mentre parla? f: un gt•~toov.,cs,ion..1.ntce, mentft' Socrate pJ.rlava dell'c anamnc"ii > e dcli'« antopodmi >, noi, ipnotizz..1.tida quel gesto, influenza.ti dall'e!>Cmpio di Grosdaude che \'O]e..,·acaptare la forn delle onde marine, pcn~vamo che \e 11.ifo,;;'<' convertito in encrg_ia per frullare la chiar;,l d'uovo lo shittimen• to della mano di Zacconi, ,;i potevano fare tante meringhe d,1 riempire l'in• tera Ftia, e convertirla m paradi~ di~ :\--1.wnietto. Mai il Teatro delle .\rti a\eva cono~ciuto re,y tale. Ed era veramente commovente vedere come il bello e il buono. o(sia il calocagathò,1, attira il no,tro pubblico, .rn<'hc "(' quC"it0 pubblico confonde quakhc volta Platone <'OnPlotino, o magari con Gior.e;ioGt..·· mi'1io Plrtone. ALBERTO SAVINIO L'uchtoloio t "À1'&t.l t~nto quloou f" Voot daUa b11ca1 1 ' No, nltot. ' 1 UNCDMMENDATORE llii1 ill®0~l@[! {Fl IORNI FA ricevetti una lettera, indi- @ rizzata al giornale e rcspintami qui a C.: era una lettera veramente distinta, scritta a macchina, con caratteri corsivi sopra una bella cana da lettera lilTa pallido, con busta foderata in rouo e oro, insomma di quella carta che i c.artolai-of. frono con riguardo, e costa an<'hc cinquanta centesimi o!j:ni foglio-busta. Proprio il tipo che sceglierebbe un uomo d'affari mo• desto, ma in vena di ch·ganza, quando vuol riposarsi della carta d'ufficio urra Jlront. Era difatti la lettera di un uomo d'affa. ri. e Cara Irene >, mi scriveva all'incirca, e il suo stile cosi dolce e brillante mi ha ispirato il de1idcrio di conoscerla, per scambiar con lei delle imprcnioni cri1ìche. For~ se lei ha più di settant'anni, o è un maschio ; io pt"rò sono commendatore, ho quarantaquattro anni, sono bnmo con OC· chi anurri, pono gli occhiali, ma son piuttosto sportivo, t', benché di aspetto assai «:rio, ho un caraucre gioviale, Domenica alle 19 ,arò da Rosati, poserò sul tavolo una macchina foto~rafica rivestila di cuoio e vi aspetterò fino alle diciannove C"mezzo>. Questa lcucra ci emozionò tutti moltissimo, perché ci pareva un inatteso segno di no1orictà, cd io specialmente ne ero mo\. to fiera. ben presto però tutti cominciarono a dire che dove\a trattarsi di un 1ipo alla Wcidman, ch'era un tranello, e che, andando a quell'appuntamento, andavo incontro a pericoli graviuimi. e ~fa •• dicevo io, e il commendatore vuol semplice• mente scambiar con mc opinioni critiche •· .e St •, dicevano lutti in coro, e però scrive anche che il tuo stile è dolce e bril• !ante, e questa è una bugia che cela intenzioni loschissime Così non •andai da Ro1ati la domrnica Ma il commendatore mi scrisse di nuovo, fiuandomi un appuntamento per il mcrcolC"dì seguente, se:mprc da Rosa.ti, alle diciancttc: ho molta considerazione per chi dice dicias~ttc invece di dire cinque. Ci saremmo scambiati impressioni anche artistiche, e potc\O poi Krivcrgli a Franca· villa, casclla postale numero \aie La cucila postale e Francavilla ci rassicurarono un poco, cosi decidemmo di andare a vedt're il commendatore. Vcramen• 1c avremmo preferito che, invece della macchina fotografica, il segnale di riconoscimento font" staio una rosa rossa o una cravatta gialla, qualcosa di ben visibile, ma capimmo bc-n presto che non c'era bisogno di neuun segnale; il commendatore spiccava chiaramente, con il suo abito blu K:uro, collcuo floscio, camicia bigia e cravatta ne-utra, un imitmc certamente pulitissimo, ma di a\pclto un po' polveroso t' frusto. Aveva gli occhiali, probabihncnte dietro a quelli i suoi occhi trano azzurri, ma chi li '"cdcva? E proprio era d'aspetto scrio: non si capiva assolutamente quali diporti potesse praticare, ma forse era un buon giocatore di bocce o di tamburello, comunque dovC\"'\ essere 1r1ob, teneva spiegato davanti a sé un vastiuimo Daily Mail; noi diffidiamo molto della ge-nte che legge il Dall1 Mad; se lo fa per sincero divertimento, vuol dire che è gente noio,a , se lo fa per darsi un tono di eleganza vuol dire che è mob. Dietro il paravento del giornale stava dunque il commendatore, e disperatamente occhie-ggiava tutte le si~norc e le signorine che entravano o uscivano, o srmplicemenlc gli passa\"ano davanti, per cercarsi al banco nuovi panini: figuriamoci, da Rosati, alle cinque. Ci saran state cinquanta donne, o anche più, con i cappcllucci sbilen• chi, infiorali, e le facce tinte e tese, le voci alte, un poco stonate, che hanno le donne quando, in pubblico, parlano con altrC" donne Il commendatore ci perdeva la testa, i suoi occhi a-uurri, dietro gli occhiali, facevano il nodo di Savoia, un leggero 1uL'are.htologo1 11 Lo dlono lo che oel uno NOOlo1.0• c'ua 11it11l411" ROllA • LA ?iONAOA DELLA CHIESA DI SAN SILVESTRO dore gli imperlava la fronte, che era alta, nobile e s1cmpiata: si spcncolava qua e là, si alzava leggermente sulla seggiola, apriva e chiudeva il Daily Mail. Avevo molta voglia di andargli a parlare, un poco mi faceva pena, un poco volC"vod1mostrart- che \"Cramcntc il mio stiltpoteva parer a qualcuno e dolce e brillante >: così si venne ad una specie dì ac· cordo gt'ncralc: io sarei andata a telefonare da una casa di amici, proprio nel palazzo di Rosati, mentre gli altri sarebbero rimani lì ad aspettare le reazioni d· commendatore. Feci il numero e parlai dunque con un cameriere, spicgand~gli che un signore così e così doveva esser seduto al secondo tavolo, a sinistra di chi entra ; quello mi disse con aria importante e confidenziale: e Capisco, un appuntamento 1 > e andò a chiamarmi il commendatore. Sentivo intanto il rumore di Rosati, l'acciottO· lio di tazze, il e un tè con limone! >, il prez-zo di due panini cd un Carpa.no: fra tante \•oci cornmrstibili cd eleganti "mc ne arrivi, un'ahra, che diceva: e Qui 582678 >, cd era la voa del commendatore'. e Pronto, pronto >, dissi io, e sono Irene Brin >. e Ella rni fa un insigne favore, gentil ,ignorina, o signora? >. e Signora >, diui io. e Signora, signora, tanto meglio, 1an10 meglio; ella è stata veramente cortese nel telefonarmi, cd io .. >. Poi il commendatore ripctè che volcv• scambiare con mc impreuioni anistiche r cri1icht, io gli :;posi, com'è vero, che soCd\1.di Bar\011) no i'l"norantissima, e lo dovC"tti ripetere tre \"Ohe, perché non si sentiva niente: e Ignorante> Jgnonrnc > Ella scherza, gentile signora, comunque non ha importanza, mi riprometto qualche ora di intel• ligC"nte distrazione, ho la macchina, vuol venire vcn<'rdì a Littoria con mc~ > Ero leggermente confusa, non vedevo quel che Littoria e la macchina avessero a che fare con il mio stile e dokt- e brillante>. e ~fa, gentile signora, quest'apparecchio non mi consente di sentirla bene, ed inol• Ire abolisc:c fra noi la necessaria intimità, voglia consentirmi di rivederla in luogo più appartato, se IC"ilo permette verrò dc> mani a prenderla, con la mia macchina, a\. l'uscì1a dal giornale; sì, sl, non mi dica di no, senz'altro, domani alle diciassette e trenta, sarà per tutti e due uno svago M• ,olutamcnte in1clle:ttualc, io. :.. Il commendatore parlava moho in frct• ta, e-on lcggcro accento meridionale, si ca· pi\•a che do\·eva coprire il microfono con la mano, e guardarsi sospettosamente intorno, con gli O<'Chiali scivolati un poco giù, sul • Sì, sl, un cartc'!"gio, io abito a Franca• villa, uno scambio di opinioni, qualche passeggiatina, Liuoria, Roma, o~ni 1an10 un balletto. >. Il rumore cresceva intorno al commendatore, e quasi non lo capivo più ; ci salutammo, lui ripetè: e domani, alle diciaueltC" t trenta>, c-d il colloquio finì· mi si disse poi che il commendatore era tornato, arrossente, sud:uo e asciu1pndo.1i gli occhiali, al ,uo tavolo, c-d era poi partito affannatiuimo, dimenticando il Datl1 Mail Ma la telefonata ci a'"cva la~iati dubbiosi Temevamo che il comrncnda1ore avesse veduto un certo numrro di film americani, dovr le ~ìornaliSlC" han tutte la faccia e le ri1atc di Jcan Anhur; ragazie, come si suol dire, in gamba, che per tu: minuti picchiano sulla Rrmington articoli sensazionali, e poi panano il loro tempo scduce:ndo direttori, ca~sit'ri, ~olle-· ~bi e 1ant&ttts, pilotando aeroplani e ballando nei clubs notturni, con meravigliosi abiti di lami. Do\•csscr molto bello davvc• ro andare a prender ragazze simili, quando c5eono dal giornale : dev'csser molto bello sentirsi dire e allò, vecchio orso t > da Jran Arthui--, quando la si aspct1a, alle diciuseuc f' trenta, davanti alla porta d'uscita, con un ma1.zo di orchidee cd una grossa Or Soto: ma noi non siamo, caro commendatore, Jean Arthur QuestJ. era un'ipolcsi: ma, e se davvero il c~mmcndatort" 3\t'Uc voluto lo svago intrllcuuak, una chiacchieratina sulla lette• ratura mC"dio-europea, sulle nuove tcnden. ze di Cide? Per noi era un guaio anche questo, io non sono un'intellettuale Fu c-osl deciso che due fra i più intclli- 'CCnti I rdauori del giornalr avrebbero ac- ·olto, l'indomani, il commendatore, pronti a regalargli innumerevoli impressioni cri1ichc: se gli bastavano, era un puro· se non gli bastavano, era un romantico W· gnatorc di Jt-an Arthur Non gli bastarono. La'4:iando in rerlazione un biglif'tto di visita accuratamente fai- '<>, il comrn('nda1orc sparl, non ne sapremo più 11,,Jla, e ci sentiamo iConfortati, de1u pt:rch~, de~idrroso di avventure amcricaniuatc, qurst'uomo ci ha inutilmente illusi, ci ha mt""ntito, fact"ndoci credere ad uno stile dol~ C"brillantr. Cattivo, cattivo <"omn1rndatorc 1 - lRENE DRlN ( ILSORCNIOELVIOLINO LAGIOCO l:f' I. TEATRO REALE dell'Opera la l( Gioe-onda di Ponchit-lli ha costituito lo speuacolone, il scratonc e il succc,sone- chc ognuno s'augurava Proprio cosi diciamo noi ,icui, noi, quan• do una recita in gamba cc ne offre il destro ... Suvvia, non è punto vt"ro che siamo tanto difficili, o a, ari di laudati\"i. L'altra sera dunque al Rcalt- la Gioconda fecr andare tutta la ~ala in nutrirn1e brodo di giull;'tiolc. figuratr-.,.i: trenta e più sedie aggiunte in platea. J palchi rigurgitanti L'anfiteatro \embrava voler crollare soltO la folla dt"gli \pcllatori Nel buio, la gente china sul libretto compitava a prr-cipirio i \ crn di Arrigo Boi10 F. intanto iul palcoscenico gli artisti più famo,i, tra un 'tiuoco ,iniuro di vc!C"1\Ìe un brillar di pu~nali, lanciavano fino alle •wlit"" ~ridi d'angoscia e d'orrore E che ancnzione rdi15iosa, quanle ort'C• chic tese in ascolto 1 Chi avcue osato nd folto sussurrare privatamente qualcosa nell'orecchio del \·icino, l'avrebbero subissato di zittii· <r Alla porta Sulla forca il malandrino. •· -\\Testi quasi detto che 1u11i a,e\"ano pa~ato Il calore dt'i 1.:rmosifoni e quello dei ceri funebri chC" bruciano intorno al ca1afalco i~n~:u;a lasai;dcc 0 ;c 1 t::~~~c 1 ;: 1~e/:~:ic:i;: ribalta si le\ a da cento voci in pianto il concertato finale dd tcrz'auo ; con a capo Brniamino Cif.lli e la signora Cigna, il baritono Borgioli, il ba\SO Vaghi, i cori, l'orchcnra, tenuti validamente • pugno dal maMtrO dc fabritiis Non s'era mai• Hduto dopo la e Danza. delle ore > un 1c,:uro icoppiare ncll'entu· iiam10 con un accordo più vuto e furioso. Tutto \'l'niva app10\ato e ammirato. S'applaudi\"ano anche gli scenari a scena vuota; i quadri che raffigura\ano la VC"nezia dei Do,i, cioè la Hra Venezia, S('nza il ponte di ferro austriaco davanti alla stazione; sen. za l'Albergo dr! Lido, e senza J'c Harry bar•· Cli aui fini\·ano fra le acclamazioni -Jcliran:i e, a quel che 1C"mhra, diclro il tipario calato, i cantanti si getta'"ano le braccia al collo l'un l'altro, e si baciavano piangendo ; caso più unico che raro in quel regno della ri,alità e ddlc discordie 1cco~ lari che è il teano. Non v'ha dubbio che la Cioeondo un'opera di pubblica ragione. È un punto frrmo incrollabile del nostro repertorio, una base 11111aquale c'intt"ndiamo tutti, una base felice e popolare d'incontro e di riconciliazione Le eassioni s'incrociano e combauono .n qucno scalmanalo melodramma, dove 101tanto per un momento di tregua l'amore corri,postn, indisturbato e tranquillo, tlo\·a un'adc~uala csp1rnione Per esempio il duello fra Enzo e Laura: e La luna discende discende .. >. Ricordatt? e La luna disccndt", di,cendc. >. Ci \On dt"i pi:nieatini annessi, sommes,i sommessi che fanno plu(', pluc, pluc. t un povero duetto piluccato difficilt- da canlarc e da ~oste• nere, a <':lf.lÌon della ,ua mcs<'hina bruttezza .. e non se ne cava un be-I nulhi, Con tutto che c'è la luna su! ma,e e due belle ,oci a ('antare, come qur-llr di Gigli e di Ebc Stignani, questo duetto, il buon Ponchielli l'ha rali; a nntag~io, biwgi1a dirlo, di quello che segue ,ubito fra le due superbe ri,ali. Quest'op{'ra è ~cmprc ~tata la pif'lra di paragone dei ~randi soprani drammatici. E~altarono questn ruolo le figure più famoSt' del nostro Ottocento: donne di gran tcmp«-ramcnto, dai mc11i vocali crnbt-ranti • e impctuo,i, con chiome flunuanti e lunghe come la coda di un puledro, il petto colmo di due mortai puntati rigidamente ,coo il loggione ; donne che" avevano un cuore combustibilt- comc una focaccia di carbonella, crr-ature che ,i av\·cntavano nell'azione, si tnrct'vano, 1i prodigavano con l'aria di buicani dalla finc~tra Cina Cigna, la btlla e grande ;i.r1ista che cantò l'altra ,era Gioconda, co~tituisce l'ult~mo tscmpla,c mai;nifÌ('O di questa sto• Che diremo di Gigli> Anche lui ha ~upcrato ogni altro 1enorr e se stcuo e che trasporto di \('ntimcnti, che slancio, e ehe 1plcndore di acu 1i ! Quale cli,ir ha tro\·ato quest'uomo pt•r 1addoppiare l'cne1fi!:ia del ,uo cuore, e il tono dolce e alto dt"lla ,ua voce di angelo? Vale ancora la pena di rilevare il conti ibuto impareggiabili.' che diedero a que· Ha recita e al suo \UCCc~so cnonnC" la si- ~nora Ebc Stignani, nrlla parte di Laura, e !'Alfano in qudla della cieca. I cori e l'on:hcscra, condotta con e,pertis~ima foga dal mae:itro concertatore Oliviero de Fabritiis, si fecero molto onore BRUNO BARILLI LEO LONGANESt - Direttore respon~11blle RIZ7,01.1 .\· (" "'" Il"• 1'.\1"1('d~ll• s,.. ,,,p. \hl•n,, Rll'ROJ)l"7,JO:-.I 1-:'>1•:c,t'l'll-: (O'\ \1.\1FRl\l.t'. HHOf,R \l-"ICO • i;i:RR \'l;I \ •

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