{COlfTllfUA.J;, DAL NUII.BRO PRECEDENTE) ORSE le cose <arebbcro andate diversamente se avessi. mo potuto restare a lungo as- -i;icme, ma l'estate finì e torn.tmmo a Roma. Munthe tornò ai suoi malati, io cercai di dimenticare il mio crepacuore nell'allegro cerchio di amici del Grand HOtel. Ero talmente infelice che mi misi a bere, pensando di aver finalmente trovato il modo per commuoverlo. E seguitai più che potevo, finché la mamma, atterrita. lo mandò a chiamare. Era quel che volevo. Cominciò il compito di salvarmi. Mi fu data una stanza al pianterreno, accanto a quella della mamma. dove fui rinchiusa, affidata alle cure di un'infermiera anziana e robusta. Non potevo bere che acqua e non potevo vedere nessuno, tranne Munthc, che veniva ogni giorno. Egli mi prendeva una mano fra le sue e seriamente mi consigliava di usare tutta la mia for,m di volontà prr di,to• gliermi da quel vizio. Ero felice che qualche __cosa di mc potesse finalmente interessarlo, e per un mese vidi pas.,are i bei giorni di pnmavcra chiusa in una stanzetta, con l'unica compagnia dell'infermiera (seppi più tardi che anche qui Munthe aveva seguito la sua solita tattica di obbligare la gente ad aiutarsi vicendevolmente, perché anche ).'infermiera \'fa alcoolizzata, e la rccJu..,innc doveva guarire tutte e due). R1uscivo a far passare la giornata nell'atte,a della 5ua visita 114..•ralAe.ppena Munthc: entrava l'infermiera andava a fare una breve passeggiata, lasciandoci soli per un'ora. Molto spesso egli pranzava con me e, benché bevc~q; la 11uasolita botti~lia di champagn~, non sentivo alcuna tc:ntazione. e sorseggiavo contenta il mio bicchiere d'acqua. Avevamo aC'Ce.)()i pettegolezzi dcll'im,·ra colonia americana: la voce drlla mia mi'lteriosa indisposizion(• s'era ~par~a dappl·rtutto con vari abbcllinlt'nti. Le vecchie ~ignore, riunite ncll;1 \ala dell'hOttl 'ìÌ rompevano la tc.·~t.1vedendo che Munthe veniva ogni -.cr.t da mc; quelle poi che abita"ano al pianterreno, raccontavano che, dopo l'arrivo del dottore, il cameriere portava in camera vivande e bottiglie <ji rhampagne. Così giunsero alle peggiori conclusioni. Poi qualch<' vecchia, non ancora soddisfatta, disse che Munthc mo:iva i suoi notj poteri ìpnotici per scgr,..-garmi contro la mia volontà, t' che m~unma, b. quale non ~i decid~va ad intervenire, doveva e\-~re ipnoc17.2ataanche lei. , ..1 storia prese dimensioni tali che un giornale americano pubblicò un'intera colonna su Mi,s Jane Campbell, ch'1•ra ~chi;.wa d'un medico $vedesc al punro da e!Serc incapace di raggiungere la -.:ala dell'albergo 5enza l'autoriu.azione di lui. Le 'ìole persone che di tutto ciò non 'ìapc5scro nulla, eravamo Munthc, occupato con i 'ìUOi ammalati 1 cd io, occupata a ix-nsar ,empr<- ,.'ciii ,art•bbc venuto o no la Quando finii la cura e guarii, tornai al mio mondo frivolo. QuC'll'anno venne un'<-pidemia d1 tifo e Munthe lavorò infaticabilmente in 'ìporchi vicoli, in case umide senz'aria, Qu31che volta passava tre o quattro notti di 'ìeguito senza dormire, correndo da un malato all'altro; aveva gli OCC'h'i-tanchi, era stravolto, e prcn• deva i suoi pa'lti quando capitava. Tuttavia la l!tta ca11aal!somig\iava più chl· mai ad una conigliera. In ogni ,;ua ,canz~1 - piccole come ~atolctte c'era una donna che l'aspettava per \pieg,Hgli le '-Ue sofferc:nzc, e psicologiche• "-Oprattutto. In una c'era b ru,;~1, che camminava :,u c giù come un.t tigre in gabbia, fosando i tragici occhi al ..offitto. (Più tardi ,parò contrc, Munthe. perché non le cra riu. ,cito di ottenere il wo amore). In un'altra camera c'ero io; in una ter• z...t.Dosia Bagot. Come odiai Do,ia, il giorno in cui mi di,.~c, blandamente, che andava a vi~itarc malati con ~1un• 1he ! Per settimane fui gonfia d'invidia c di cattive1ia contro di lei, poi ci alle.tmmo contro Feo Glcichen, la l!Cultri. Ct' amica del dottore. La principessa t•rcdit.iria di Svezia occupava pure molto del tempo di Munthc, e la du• clu.·s.rn Comuelo Manch<',trr lo mandav..à continuamente a chi;.un,1rc per i ,uoi bambini. In qudl'anno un ragazzo americano morì di difterite. al Grand HOtel, r .Munthe mi,e m quarantena tutto il pianterreno dell'albergo. Egli stesw rorreva $U e giù1 raS5icurando gli in1uieti e curando quelli che erano da\·- ,r(·ro malati. Dosia Bagot ~tava sulla .cala di srrvizio, aspettando per rifoillarlo con sandu:ich~J e champagne; Feo Gleichl·n lo ~eguiva. supplicandolo li la'ì(·iarlr mod<'llarr le ~uc mani; io 1 )811 LA PRllfOIPE88! JAlfB DI 8AM F!U8T1NO (fo,. Bora,lnift11.•H·11td) mi aggiravo sempre non lontana da lui. Ma cominciò a mostrarsi seccato delle nostn' assiduità. Un giorno, trovandosi nl'il'anticamera, mi ordinò di andare a Porto d'Anzio : e Suo fratello è li, e quello è il suo posto>. Non c'era nessuna pos,;ibilità di ap- ~·llo, e partii con grande tristez7.a. I giorni a Porto d'Anzio ,;i U<l'-Cinavano interminabili, finché non potei più resistere e C'orsi a Roma. Non dimenticherò la faccia di Munthe qu.rndo mi vide. Probabilmente ,;j '-tava rallegrando per essere rimcico a sbaraz,,.·usi di una delle donne che volevano ~sscrc gentili con lui. « Che co~a fa lei qui? No, non voglio venire a trov;1rla. Torni a Porto d'Anzio, e ci resli. Quando giudicherù opportuno che ritorni, ~licio farò ~· p<'re >, mi disse. E ripartii quel giorno stesso per Porto d'Anzio. Quando mi fu finalmente concesso di tornare a Roma, trovai il Grand Hòtrl desolato per la malattia della figlia di Consudo Manchester. Munthe non la lasciava mai1 e penso che, s'egli non le fosse stato vicino, Con- ,uclo non avrebbe rcsi\tito allo stra.zio. Quando, malgrado tutti gli ~forzi ch'egli free, la piccola morì, Munthe pro\'• vide a tutto, con quella squisitezza che pochi gli c-ono,;;c.:onoC.on'ìuclo mi dis..w di avergli promesso di chiamarlo a ,;é, quando l'ora della ,;;ua mortC' f~\C' giunta, m quahiasi luogo ella ,i trov.t'-<;e. Fu una prome~a fedelmente mantl·nuta: qualtro anni dopo, Munthc andò a Londra per a'ìsistcrc Con- <;uclonell,l sua ultima malattia, e e p<'r ,1iut.1rla a morire•>, C'Omc<·gli diC'etanto :-.p<''ì'i.O. Fin da qu,1ndo lo conobbi, Munthc mi avrva ~emprc detto che non mi avrt.·blx· mai ,;po,;,;no, e per un lungo periodo lottai contro la sua deci,;;ione i poi, lrntamcntr, capii eh(· non gli rra po-,,ibile am,,re una ~La donna. e ch'io clo\,c,·o toglienni d,11cuore il prn- :-,ierodi lui1 o accontrnt,mni di conC<'· dcrgli la mia intera C'-i\tCrwa, \Cll73 chird<'rgli niente.· in cambio. And,,i in America pt·r '<'i me~i e. .11 mio ritomo a Roma, lo vidi 'Cmprc mrno. Poi incontrai il mio futuro m;a. rito. r qur'-tl <,c:cupò tutti I miei pcn- ,1t·n. Munthl• t'd 10 ci \·ediarno ,emprc.· c.·. qu.tndo egli viC'nc .1 Roma. parliamo del ncrhio tC'rnpo. Il giorno in cui la ,ua lun~a c dC'vota famili:trità con I., re~ina di Svez1.1lC'nninù ('On la rnon{' di lei, Munthc arrivò rol cuore ,,x·1zato. ~ Ora l'opt~ra dt•ll;.1mia \ ita ~ fimto •, mi di'-~. Eppun- .mdb ,1 San .\.fj. ("hcle, e ~ris<;Cil l!UOlibro, C'hl' può dar un'immaJ!int di quest'uomo. VerllO la fine del 'go, gli americani si erano decisi a conqui.,tarc la società romana. Quando ancora le rag:uzc americane non potevano venire prc- ~entate alla Corte della regina Vittoria, e il Faubourg Saint-Germain non <'ra ancora divenuto ospitale (lo divenne llO!odopo il matrimonio di Boni de Ca,;tellane con Anna Gould), già Roma accoglieva fcsto'ìamente le figliole del Nuovo ~1ondo, e i dollari af. fluivano ad arricchire i conti in banca qua.si estinti o a re,.taurare i pala7.?.iin rovina. li principe d'Avclla. fra1cllo del principe Colonn,1, e uno dei pi\l brillanti gentiluomini di Roma, era solito dirci: « I:. questione di contrasti; noi siamo una r,lzza molto \·ccchia, voi una razza molto giovane. Voi non a\·Cle con• ve11zion1, noi 'iiamo ,;tati governati per ,ccoli dalle convenzioni. Siamo ai vostri piedi, perché non ,appiamo m,.ti quello che farete >. Fu ,;;oltanto dopo quattro anni di nMtrimonio. quando già a"cvo figli italiani. che cominciai a capire l'Italia. :\{ia madre, pe1 (·,empio, con,;,id(•rò ,emprr gli i1,1liani briganti, e non u-.civa m,11 in vt·ttura ,en:r.a port:-tre nella bor,C'tta un ,-a,;ctto pieno di pepe ros- ,o. da gC'lt.lre negli occhi del cocchiere. nc.-1ca-.o eh,· l'avr,'<' a,\alita a tra• dimcnto. Un giorno. dur,mu:· un ricevimento a paL1uo B,trlx·rini, not<li un giova. nolto eh<' mi guard.wa fis,amcnte: era molto bello. occhi anurri, linC'amenti ben tagliati. e un'aria malinconica C'he lo distingueva dillla folla allrgra e chia,~o,,,_ Chie,i a d'Avdla chi fo,;,;c, e f. il principe Carlo di San Fau<;tino. ).[i av('\'a proprio c-hit·,co di e~'ìf'r\'I pre\rnt.Ho >. Meno di tN" ,ctt1ma1w dopo. C.1rlo mi chic¼· 'l' vokvo \po,arlo. L~1farni.~lia Bourbon dd ~ionie- (il titolo di prinC'ipc di San Famtino c.-ra <;t;atod,1to d;,I \"aticano} era oriunda to'\C'an;1i,mpar<'ntat.1 .1lla famiglia reak dei Bmboni e poteva frrgiarc il proprio ,trmma coi ~igli di Fr.mcia. La madre di Carlo t'ra ,t.1t;l un,\ ~fa,<il1110: 1 ~1a,,imo di,cendono, si dic-<'.da F.,hio Ma~,imo. il Tcmpon·ggi,ltore, che· vimc AnnihJle. Carlo rima,<' or~ fano a vl'nt'anni; l'rducazionc che gli era ~tata impartii,, dai ~C''-uiti lo aveva r<''iOpili "<'rio di qu<'I che .1b1tuaJ. mente ,i 'ìi,1 alla ,u..t rlà La ~ua fa. mii.dia dl·,idna\'a prr lui un matrimonio di çon,·t·nif'n:.r.1... 1dr1?uato alla \U,l posizione, e perciò vide molto di ma• )occhio il suo fidanzamento con una americana. Così, quando camparvi con lui a uno splendido ballo dato da sua zia, la principessa Ancellotti, molti occhi erano fissi su di me, con evidente sospetto e disapprovazione: tutti gli o- "Piti appartetl<'vano alla Società N('r,1, e io ero la sola filistea. Ma, sorretta dalla de\'ota premura di Carlo, e soddi'ìfatta <li mc, cercai di divertinni più che potevo, nonost..1nte le gC'lidr ()('• chiatc chl· mi ;,crutavano. Due scrt· dopo, andai al ballo in onore di Vittoria Colonna, che facc\·a il ~uo ingfl''i"-0in società : palazzo Colonna, C'Oi\uoi affreschi cd I ritratti dei Colo1111,tdipinti da Van Oyck, dal VC'ronc,c, Tiziano, Holbcin, er;1 splendido. Parecchie sc.·ttim.1ne prima, d' Avella mi aveva impcgnaùt per il coz,llon, perché 110nmi scnti,;,i croppo -.ob in quel mondo dove non conoscevo quasi ncs- ~uno. Ma a Carlo ciò dispiacque, ed ebbe una wra cri,i di gclo,.ia. Secondo le abitudini italiane, io, fidanzata a lui, non dovevo ballare con altri; gli pa. r<-vache l'avcs~i ofk,o davanti ai ~uoi .unici. Due giorni dopo, mi disse che non ci o;..1rcmomai capiti, e ch'<'ra mc- ({lio rompere il fidanzamento. Cominciò, allora. il lavorio di rcs1ituin:i ~lcnnemcnte i regali. Soprat• tutto un adorabile.· ce~tino per il tè, che Carlo av<•va fatto venire dall'Inghilterra per mc, e che il domc,;tico di Carlo ripre,;e molto gravemente, per poi riportannclo pochi giorni dopo, appena facemmo p,,cc. E J'andirivi<'ni di quel ce,tino. da una cas,1 all'altra, ac- ('Ompagnè, lt.· "ici,,.itudini del n~tro amore. Una m.Htina d' Avella m1 portò un nws~,lggio di CMlo, il qu.1k de~iderava ~cio~lit•ni dai o;.uoi1mp<'gni con mi:-. Contro ogni con,;uctudine. m1 precipitai ;_1p;1lano Barbcrini • fui ricevut,l d;\ un tetro e infelice Carlo, che ripeteva dd>0lmcnte di non amarmi pili. R!',tannno in piC'di ,, pari.arei, mic;.crahili <'ntrambi t' di'ìpcrati. in quel salotto turchino che aveva parav<'nti in ogni ,rngolo e tendaggi di ra,o polvl'- rruo: di I.\ giungevano cigolii sospetti e rr,piri affannosi, che mi fecero capire <"he la famiglia di Carlo si era na,cmu là dietro, 1>er costringerlo a m0~trar,i dignito~o <' ,<.•vero con m('. Carlo -.j mo,(•\.·a impacciato pn la \t,mz.1. n·n and,l di parlare a voce ba~,;,.i, mrntrC' la no'ìtra rorwer,a:.rione "'aliv;i a toni <lr.11nmatiri Dopo quell'incontro, il ('C',tino fu rimancl;1to ddlnitivamc-nl<' r<I i pr<'parativi delle nov,e, che dovevano aver luogo a Pasqua, furono abbandonati. Ero diiperata. Mia madre, per di- ,trarmi, volle condunni a Nizza. Ci ferrnammo a pernottare a Genova e, con 11110grande stupore, ci trovammo Carlo di San Fau'itino, con un suo amico, l'avvocato ~aurizi. Carlo aveva fatto tutto il viaggio soltanto per assicurarmi che non si curava più di me. Cominciammo a gridare tutti e due, mentre la mamma e Maurizi si lamentavano 111 coro. Finalmente, Maurizi riuscì a tr~inare fuori dalla \tanza Carlo. Così la mamma e io potemmo proscguin:· per Nizza. Non ricordo gran che di quella città, ma mi pare che fosse piena di v!'nto e di nebbia. Pas~ggiavamo .su e giù per la Promenade de'i Anglais, e io ripetevo a ogni pas~ che senza Carlo sar<"i ccrtan1cntc morta. Quando mia madre non potè più sopportarmi, dedsc di tornare a Roma per fare i ba• g.agh <' torna,c al più presto in Amenca. Ma app4.:na .t Roma, la cameriera mi prese in disparte: « Signorina », mormorò, e il principe di San Faustino sta tutto il giorno nel tram che passa davanti alla vm.tra finc,tra >. Dunque mi amava ancora! Nasco,ta dietro le tendine, spiavo il ~uo pa~~ggio, e Carlo doveva passarr metà delle giornate in tram, perché lo vedevo ,pcssis,.imo. Smi,i di. peman· ,tlla morte. e mia madre: candidaml•ntc ,i ralkgr.iv,t di vedermi co,;ì pn;•<;tocon'ìOlata. La domenica delle Palme, andai in chit·s.., l·on la mia cameriera; all'mcita trovai sulla porta Carlo con Maurizi. In ~ilenzio, egli p~ nella mia mano un rarnoscl'llo di palma. Qua~i 'ìUbito fis..,;ammoun appuntamento nel giardino d(·1 Cavalieri di Malta. Avevamo capito tutti e due che, per quanto infcliC'i ;1vremmo potuto e"'~re assieme, rirnan<'re divi,i <'ra un'infelicità anche m.tggiore. Così la mamma e io partimmo immcdiatanic.·nt<- per la Svizzcra1 do\'e Carlo e M.turizi ci avevano precedute. Mia madrr, mio fr.itdlo e l'avvocato Mau. rizi furono le uniche persone che as- ,i,tclkro al no<.;tromatrimonio, n•lcbra. to po< hi giorni dopo, ~cnza che la fa1niglia di Carlo lo 'ì...'lpe,~. Palauo Barberini non (•ra davvero la e~'-a idc•,tlc per una giovane ~posa. Coliti uito nell'cpot·a in cui la vastità era indi~pt·mabile all'idea della magnificcnz.a. era immcn.)() e squallido, pieno di un C'UIK,lplendore che per Carlo rappr('~ntava l'ideale dignità dei prìncipi romani, ma che a mc riusciva spaven. tosamt·ntr tetro. Il pili piccolo appartamento :!ii componeva di venti o trenta 'i.li<", ma il noqro era uno dei più grandi. Ci ..ta\·ano, oltre a noi, tre fr.1tclli e due ~rclle di Carlo. così che io mi -.<·ntivoquasi una matrigna. Carlo prende·\ a molto Mii scrio la ,ua po,;izionc di capo dcli.i famiglia i v<"gliava ,;,ull'educa7ionr dl·i fratelli, e obbligava le 'IOrellealla vit.1 qua'ìi clau- ~trali:-delle ragaue nobili di allora. Prima della mia venuta. non ernno U.llCitc mai di ca.sa se non accompagnat(' dalla no11na1 o da una -,c\·('ri.ssima vecchia governante. So..tenni \'ere battaglie perché fo'-'ìl" lvro pcrme._,;o di venir con mc a qualche ricevimento, dove. del resto. trovarono ,uhito marito. Avevo una gran \'oglia di cominciare a ricevere : il ~alotto di mia suocera er;1 '-lato famo,;;o, t: tutti gli antichi amici di (';\<;aa'l1><·tt,1\·anoC'Onan,;ia dll' io lo riapri,;;,.i. e Dohhi;uno cl.in· una fc'ìta >, dissi a Carlo. e proprio un.1 bella festa. Qui non le ,anno fare >. Mio marito, na• turalrncnte, ,ullr prime di"'e di no; poi finì pt.·r ac-con\Cnlirc. Oh, non dinwntichcrò m,,ì qu<·llamia p1una ••, ! Furono m,1ndati ~li inviti. Volevo occupiirmi dd buOrt, ma mio marito di,;,;,cche il maggiordomo di ca,.a aveva sc·mpre prov\cduto .1 tutto, e così incaricai il maggiordomo di fare le cose per il m<'glio. Arrivò il gran giorno. Al m.1ttino, cbhi J'i,;pira7iOn(' di rall<'grnre i o;o)('nni, tri.,ti,1;imi ,aloni mettendo qua e là gr.,ndi ra~ci di fiori di ix·,co: stavano h<·ni,.simo. e ne t·ro frlic<'. Carlo invrce non vol<·va'. « &:mbra un ncgo- ,.;o di fiori'ìta •· di,,l •. « non (: in anno. nia C'Onla ca,a •· Spicg;1i che intendevo co,i rompere un'amioni.i t;111todeprimente, ma Car. lo mi di'5c che ne""'uno a Roma ,wrebbe mai m<',\O fiorì tagliati in un vaso. Prrckmmo culti e due la tc'ìta. Io buttai i fiori dalla fine\tra, Carlo si 'iC'ntì male e dovette rnrttcr\i a l<"tto. Come dovevo imparare più tardi, quella ('ra l'inevitabile reazione dri Bourhon quando ~i eccitano. La ca~.¼ \i cmpì di confu<;ionc. Le mie: l.terime e le mie preghiere riusC'irono a .-.muowrc l'o,tinazione di Carlo; il medico, d'.1ltr.1 p.1rte, dichiarava ch'e. ra mc.•~lionor, ,;j :tlz,t~'-C',Deci'ìi di dan' la fr~til ugualmente. M.1, due ore pri111.1 clw ~iunge,\t.·ro gl'invitat1, andai a q•drn· qu<'I dw Attilio, il maggiordomo. av('v;_tpr<'parato. Orrore! C'cr,1110 ,1lcuni pi.liti di dolci, un \.J\!\Oio di car.1mdlat1, dic<i litri di limonata e <;Cipitiv..imi gclati. Cor~i da Cccco, uno dt·i fratrlli di mio mMito, dicendogli ('hc· a,solutamc-nte dovevamo aver<- deJ. I~ ~ha~11pag11r. Ma poiché non era po,- -. 1hilr indurre Carlo a darci I<' ("hiavi della rantina, né d'altra pane ne,;,suno di noi a\'!'va dC'naro, diedi a CeC'C'O la grm<-a collana d'oro che mio :.rio di \\'C'\lembcrg mi ;1veva regalato. per. ché I:\ vendc~'t', r col ricavato compr;._1~\d('<'llo rhompagnr. Ma tutti i vini dc·lla trrra non 'ìarrbbno h;\\l,tti :td .1nimart.· qu<'lb full(•brc fr-.ta (cc,,.t,,.ua) JANE DI SAN FAUSTINO UH LEGGENCDHAECROLLA UHNUOVROMANZO CHESORGE ---~• ... ♦.q~ .. LATRAGED DIMAYERL in uaa ciensazionnle rievocaz.ione della famosa tragedia che ei svolse all'ombra di un trono. I protagonis1i di quehtAmemora• bile pagina d'amore e di sangue l'Arciduca Hodolfo Maria Vetzern nella luce di una ricostruzione serrata e appassionante, nelle rivelazioni dei personaggi del tempo e nelle pro\'e raccolte da un Absburgo. La primo lunga puntatane! prossimo numero del SECOLO ILLUSTRATO J~ vt;:m1TA O\'U:-.QIJt: A Cf:'i'T ò0 si è rinnovata Dopo vent'anni di vita, Novella - il diffuso settimanale i I lustrato che, nonostante la sua apparenza disinvolta e un po'scanzonata, ha accolto nelle sue pagine narratori come: Gotta, Bontempelli, la Prosperi, Cicognani, d'Ambra, Bacchelli, Varaldo, Moretti, Comisso, Mura, Corra, Alvaro, Lopez, Puccini, Ramperti, Dandolo, Repaci, Linati, Adami, Brocchi, ecc. - ha iniziato il terzo decennio della sua esistenza con una veste più signorile e più sobria, pilt moderna e più personale. è diventata la rivista che potrà entrare in tutte le case e appagare anche le esigenze del lettore di gusto più raffinato e difficile. A un contenuto di rigorosa dignità letteraria essa unisce una presentazione particolarmente distinta, signorile, agile e fresca. In Novella vi collaborano i p1u celebri nomi della letteratura italiana ed estera: costa 60 cent.
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