• N. 15 • ROMA 9 APRILE 1938-XVI 12 PAGINE UNA LIRA SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE ALLO, M080Al ALLO PARIGI! <IL PREBlDENTE DELLA REPUBBLICA A.ZANA, J.L CENTRO, E IL SINDACO DI MADRID, ULTIMO A DESTRA) IASPADA 7 A GUERRA di Spagna è ormai decisa. &J Rotte le comunicazioni fra Barcellona e Madrid, e raggiunta, dai soldati di Franco, la costa mediterranea fra Barcellona e Valencia, il fronte rosso si frantuma. U truppe vittoriose respingono verso 11 confine francese le formazioni comuniste del nord e invadono la Catalogna. Prima ancora delle forze di Franco, il disordine e l'anarchia supereranno tutti I tentativi di resistenza del go\'erno d1 ~egrin. f:: questione di !'!Cttimane, forse di giorni, ed anche questo ultimo attentato del comunismo alla CÌ\ iltà occidentale si concluderà 1nfelicemente. :,.."onsi parh d1 lotta d1 1deolog1e,d, scontro fra due concezioni della vna. Il fronte rosso, al momento IO cui il conflitto 51 manifesta\·a, non aveva dietro di sé alcuna forza morale né alcuna dottrina da difendere. Con l'assassinio di Calvo Sotelo, capo dei monarchici spa- .l(noli, i sovvers1n d, ;\,1adrid e Barcellona non face, ano che seguire ancora una volta le ,·ecchie ideologie ottocentesche d, Rakunin riprendendo con magli!;ior\'iolenza, ma sempre con u.l(ualedisordine, un 'azione senza logica e senza fini pol1t1c1definiti o r1spondent1alle vere cond1z1onidel paese. Le truppe di Franco, 10fatt1,al principio del conflitto si tro\'arono davanti alcune sanguinose bande d1anarchici che, più che combattere per dare al paese un ordinamento politico, reahzza\'ano alcuni degenerata 1deahdel1'1nd1\'Jdualismoottocente- ~co L'anarchia, dopo la guerra europea, appariva d'altra parte tanto vecchia da appartenere più al pittoresco che alla politica: gli anarchici m Europa erano come de, sopravvusuu, quando l'ostentata fede politica non nascondeva, invece, 1stmti e fini d, comune malvagità ~ stato il bolicc:vismoche ha prestato improvvisamente a una ideologia vecchia e ormai quasi innocua una tecnica e una g1ust1ficazione; e furono i tecnici sovietici, gh esperti dei colpi d, Stato e degli assalti ai gasometri e alle centrali elettriche che organizzarono la resistenza alle truppe di Franco. Resistenza sostenuta e ahmentata dal bolsce,·i5mo per realizzare I postulati del proprio programma internazionale. Secondo la profezia di Lenin, 10fatu, la Spagna do,·e,·a essere la prima conquista bolsce\'ica nell'Europa occidentale, 11tramite per la diffusione del comunismo nel monde, mediter :ineo. Dopo la Spagna, la Francia; e dopo la Francia, l'[talia, mezzo, a sua volta, della propagazione bolscevica nell'Europa balcanica. Dopo di che l'Europa centrale sarebbe stata sommersa dalla marea slava proveniente dal sud e dal nord, prima con le sommosse interne, poi con la guerra capitanata da Mosca. Contemporaneamente, l'Africa del nord doveva prendere fuoco dal Marocco e dal- !' Algeria, dove gh agenti comunisti spiegavano da tempo un'azione metodica, al di fuori di ogni ritegno e di ogni segreto. A questa insurrezione delle popolazioni indigene, guidate dalla tecnica russa e dai partiti comunisti locali, doveva corrispondere la rivolta m tuuo il medio Oriente meduernneo nel nome del nazionalismo e della xenofobia. Questo il disegno del Commtern, che ritornava impro,"·isameme alle concezioni e ai metodi di Trotzki, nell'atto stesso 1n cu, fucilava la vecchia guardia di Lenin. È di due mesi fa la lettc:ra d1 Stalin a quel giovane propagandista del Komsomol, che gh aveva domandato se la r1voluz1one bolscevica poten ritenersi Sicura, al riparo da ogni pericolo esterno m un'Europa presidiata dagli ordmament1 borghesi. Dobbiamo riconoscere apertamente e onestamente che la vittoria del socialismo nel nostro paese non è ancora definitiva. Siamo ancor11circondati da troppi nemici. La vtttcria del socialismo sarà definitiva solo 11 giorno in cui il ~ocialismoavrà trionfato nella restante Europa. f:: un problema imponente, che non può essere risolto coi nostri soli mezzi Alla sua soluzione debbono collaborare Rii sforzi del proletariato internazionale IO unione col popolo sovietico Questo disegno è ormai tramontato. Il pericolo bolscevico non estste più nel Mediterraneo. I lejl;10narid1 Franco e I volontari italiani hAnnodisperso la tremenda minaccia che pareva imminente sull'Europa. Il Fascismo ebbe immediatamente l'esatta nozione del pericolo. Come sempre, la diplomazia europea non capi nulla, e un giorno si parlerà del Comitato del non - intervento come del più insensato paradosso del nostro tempo. E come sempre, l'utopia è stata vmta dalle armi. Tutte le volte che la negazione parve trionfare nella dissoluzione della società e della vita, sorse qualche uomo d1 guerra a restaurare i valori mihtan, e da ultimo decise la spada. Collocato nel quadro europeo e mediterraneo, l'ultimo discorso di ~ussolini assume un s1gn1ficatomcalcolabilc. Idealmente Egli è 11condomuo d1 un'Europa che nQn vuol morire. '9(S) UTIJ SANNO che la fami~lia ~ Gambetta era ligure, precisamente di Celle, presso Savona. Venti anni fa viveva ancora colà una cugina di Gambetta: una cugina « buona • come ~i dice, figlia di un fratello di Gambetta padre. Il nonno di Gambetta, Giovanni Battista. si era ~tabilito a Cahors nel 1818; ma soffriva di nostalgia e ogni tanto ritornava in Liguria; finì, anzi, per tornarvi definitivamente, insieme col figlio maggiore, Paolo, e mori a Celle Ligure nel 184r. L('onc Gambetta, il tribuno, era già nato allora, cent'anni fa, a Cahors, ove era rima,;to suo padre Giuseppe, altro figlio di Giambatti~ta, sposatosi con una del paese, Maria ~addalena Massabie. Una celebre indovina del QuerC) avrebbe predetto a questa, poco dopo il matrimonio: « Nascerà da voi un figlio illustrt', che regnerà sulla Francia». Gambetta aveva diciotto anni, quando il padre lo portò a visitare la terra degli avi. Egli rimase entusiasta della Liguria e il suo entusiasmo sfogò in lettere liriche. Panorami, vegeta-zionc, l'aria di nobiltà antica, se pure deca• duta, dei piccolj paesi, la « testa di ~•fa. donna del Quattrocento :t della nonna, che trovò ancora in vita. L'entusiasmo gli dette addirittura alla testa, tanto che nelle sue dc~i-zioni confonde i punti cardinali, ponendo il mare al no,·d e la lontana Monaco .,d oriente. « lo qui mi oblìo nella prodigiosa avventura di Colombo, nelle audaci corse marittimc.• dei Doria, nei formidabili colpi di spada. degli Spinola, nelle fanta,ie dorate dei Dogi. Per quanto ben france~e, il ~ntimcnto della mia razza ~i e~alta nel ritrovare tutti questi grandi te~timoni della superba Repubblica, dove la forza e la dignità marciavano di pari passo con le libertà popolari ~. Al tempo di questo viaggio, il giovani~simo Gambetta era già guercio, a cau~a di un peno d'acciaio saltatogli in un occhio in una bottega ove ba-z1,icav~1 da ragazro. La disgrazia infantile v('nne stranamente alterata dai suoi avvenari • ,i disse ch'egli ~tesw ,'era ('avato un otchio con un temperino, J)<'rnon tornar<' in seminario. Ll di.-.grazia, tutto ~mmato, fu di jX>Caimportanza; non gli impedì di divenire a,·vocato celebre, e uomo polit1("0 fra i primi della Francia. Non altr,•ttanto inoffemiva fu una peritonite che Cbbe a otto anni. Mal curata, essa prima minacciò di portarselo via, poi gli la-1ciò un restringimento delrintestino. Di qui la sua obesità prima ancora della quarantina (aveva solo qua• rantaquattro anni quando morì), i suoi frequenti m:1lesseri, e infine la cau~a lontana, ma non meno per questo la vera causa, della sua morte. Quanto si è discorso su questa morte! Un po'. anzi molto, c'è entrata la passione di partito; un po' la tendenzà dìffma a non ammettere una morte naturale, una morte qualunque, nei pe™>naggi celebri, specialmente se mortì giovani. Vi fu, però, un punto di partenza più reale alle congetture so- ~pettosc, alle ricostruzioni drammatiche: il colpo d'arma da fuoco, di cui rimase ferito Gambetta il 27 novembre 1882, un po' più di un mese avanti la morte, nella sua casa delle Jardics, a Ville d'Avray. JI colpo seguì :1 una di1puta fra lui e la sua compagna ardentemente amata, che già da più anni egli voleva :;posare, Léonie Uon. Ed era :;tato inteso un grido melodrammatico di questa: « Perdonami! Ti ho ucciso! ». Come non doveva correre la voce: « una donna ha sparato su Gambetta?> E, lavorando la fantasia, intervenendo la politica, per gli uni la donna omicida era stata armata da Bismarck, per gli altri dai Gesuiti, "-Cn.a.z contare molte altre fantasie. Ora un parente di Gambetta, anch'esso oriundo ligure, P. B. Gheusi, ci dà la ven:iionc particolareggiata. che ~embra autentica e definitiva. La disputa fra Gambetta e la sua donna fu reale, e so~ per un incidente non di grande importanza in sé; il licenziamento intimato allora allora da Gambetta, in un momento d'irritazione. a un dom('stico, che Leonia aveva portato in casa del tribuno. Ma il domc- '>tico era nato l'ordinanza del colonnello padre di Leoni.1.,e questa si ~entì colpita nei suoi affetti 1 nei suoi ricordi: le ~mbrò che l'amante detestasse ciò che pro,.-eniva da lei, dal « -1uopa-1- ,;:ato» (secondo il tcnninc dolorO'io ch'ella -1pc'lsoadoperava). Lconi:i. ('ra malata in quel momento, soggetta a uno dei suoi attacchi di nevralgia focdale, che la sconvolgl'vano. «Ah! tu non m'ami più! Meglio morire subito 1 :t esclamò la donna malata di nervi : e in un gesto automatico J>O"Ò la m,mo ~pra una pi,;tola eh(' ,_j trovava nella ,tanza (Gambetta si esercitava talora a tirare, e l'aveva fatto anche quella mattina); Gambetta, spaventato, ')i precipitò ad arrcstarla 1 e premendo inavv..-Jutamcnte il grilletto, fece partire il colpo, che lo ferì alla ma.no. Di qui il grido disperato della donna, folle di dolore. Ma la ferita era imignificante, e due ~cuimane dopo già cicatrizzata. Essa non cbOCrelazione colla morte di Gambetta, se non in quanto l'immobilità, cui il tribuno fu condannato. concorse ad aggravare la cronica infiammazione intestinale. Gamlx-tta morì, insomma, di un'appendicite, ultimo attacco del male che l'aveva già colpito nell'infanzia, e che ora portò alla perforaz..ione dell'intestino. L'appendicite, allora. non era conmciuta come adesso, né così abitualmente praticato l'intervento chirurgico. Non mancò, tuttavia, fra i vari sanitari accorsi al letto del grande infermo, un giovane che propose l'operazione ; ma gli autorevoli colle~hi si oppo- ~ero. « Non osano curarmi! > lamentò Gambetta. « Se fossi un povero diavolo, mi guarirebbero presto! :t. La giu-sta intuizione di quel giovane, Lannelongue, aprì per lui la ~trada della celebrità ; ma non giovò a salvare il malato. La sera del 31 dicembre 1882, pochi minuti prima dell'inizio dell'anno nuovo, Gambetta ,;:i spense. Qualche ora prima all'occhio dei profani era appar~ in convalescenza, e aveva chiacchierato con tutta la ma verve evocando i ricordi del passato, che quella sera lo assediavano in folla. ~a perché Léonic Léon aveva la fis- ~azionc che Gambetta avversasse quanto ricordava il pas,;:ato di lei? Gli è che questo passato cm piuttosto doloro~. Le<:miaera la figlia di un ufficiale superiore di fanteria, già attaché militare del duca d'Orléans. Poco dopo la ,ua promozionr a colonnello, il padre di Leonia si era bruciato le cervella per ,wer ,;ubito dei « rovesci tragici >, secondo il Ghcusi. Ma un altro biografo di Gambetta, P. Chanlaine, è più esplicito: ,:;j trattava di un incidente, in cui l'onore dell'ufficiale era impegnato. Quando Lc.·onia conobbe Gambetta, l'ssa viveva colla m.idrc e con un ragauo, figlio (a quel ch'essa diceva) di una ,orc-lla ,edotta e abbandonata. :--lon pan· che questa sorella sia stata m,\i vi-.ta da nr-,:;'ìuno,che ne abbia la- ,;ciato testimonianza. Del resto, Leonia confessò a Gambetta, fin dal loro primo abboccamento nei giardini di Ver- -1aille-1d,i e:;scrc stata l'amante di Mocquart, un ,:;egretario ài Napoleone 111. « Unica colpa», secondo Gambette."\. Non ci ,;:arebbc, insomma, nulla di 'ìtraordinario: una ragazza disgraziata, come- tante. Ma ci ~i è voluto costruir ,;opra ben altto: Leonia (che aveva vi- <,tOla prima volta il tribuno a quel processo Baudin, del 18681 che lo rese celebre col suo attacco a Napolc-one ll I, ma ne di\rcnne l'amante -.olo dopo il 1870) si sai-ebbe attaccata ai panni di Gamlx-tta su comando altrui: sarebbe stata. insomma, una ..,pia. Spia di Bit)marck. {:; la versione di Léon Daudet, polcmi..,ta partigiano ,e altri mai. Il Gheu"i non esclude la po:-sibilità che, all'inizio dcll'intcre._,amento di Leonia per G:11nbctta1 ci ,;;ia\lato qualche incarico politico; ma niente Bi- ~marck. E in ogni ca,;o Leonia fu subito 5oggiogata dal fascino di colui che, in ipote,i, avrebbe dovuto .tllettare e tradire. Tutt,l la CO\trnzione di D,ludct contro la poV<"r~d1onna ha ptr punto dì partenza la famo~a vi<:itadi Gambetta ,t Bi~marck, a Varzin. Famo~a quanto può <'!-..'-Cruiona co,a che non è esistit.1. mai. 11 Gheu,i ha preso molto a cuore que,;to punto, ,;ebbene non manchi di avvertire, che, dopo tutto. tale incontro non ,;arcbbc stato la fine del mondo. La dimostrazione minuz.iru:1 e molteplice ,cmbra esauriente. L'incontro non è avvenuto mai. Vero è che ci furono inviti da parte di Bismarck. per mezzo di Blowitz, il famoso giornali,ta, e di Haenckcl vor1 Donncrsmarck, il marito delb famiget;ita Pai\"a ,che Daudet pretende, e i famili:i.ri di Gambetta negano, amica di Leonia}. All'intermediario Blowitz, Gambetta. avrebbe fatto favorevok accoglienza; ma tro,·() inaccettabile- la condizione:, comunica• tagli da que:,lo, che- nell'intervista non $i dovesse parlare dcli' Alsazia-Lorena. ,\ I-facnd.c-1, nell'aprile 1878, Gambetta di, ... 1.· che si ~arcbbc recato a Berlino, ma quasi subito dopo .scri:;scuna lctt('ra pt'r rompere le trattative. A f.1r rrcdcre che l'incontro fosse avvenuw, contribuirono le visite di Gambc-u., in Germania, ove si recava C"on Leonia a vedere il « nipote •, in pen- ~ionc a Berlino. Come dice J uliettc Ad:11n. « rev:\n<:cista • furibonda, Gambetta profittava delle gite « per studiare il paese nemico». In una di queste gite egli andò davvero a Var-zin, ma quando il cahcelliere non c'era. L'accanimento delle polemiche si -.piega meglio (oltreché, da parte- di
Daudct, coll'intento di g(•tt.ur ombrl' ,u uno dr1 fond.1tori della repubblira) coll'.1ppart>nt(' t.:ontra!ito fra un Gamhctt.t at•t-o'-tantc,i .1 Bi,marck t' il dittator<.· ddl.1 difr,., na1.io11;1h:, l'uomo ddla rn:auchr. Si capisçe che, dopo la guerra, quc- ,to aspetto drlla figura di Gambetta ..1.ttiri particolarrncntt". Le corf'\n<."civi- , ht· ,i ,lCcumulano ,ulla frontr di colui,. che, membro del ~ovcrno provvi- ,ono ,orto dopo S<'dan. ,;;(•ppcprolun- (!,art.·di più cht quattro rnr,;;i Lt ~uerra dll' poteva dir,i t<:-rminata. S1 ricorda l..'on grande compiat·cnza dw Guglielmo I. ,<.•ntendo lcg~crc in Schiller: « Pm:,.o io far u,rirl' dq;di e<,,ercitidalla tt•rr,, 1.Mttcndo il ,uo!Ò col piede? >, ,I\ t·va llltl'l'fOtto: « Io conosco uno che h_a _,aputo f,lr qut•,;;to: Gambetta >. E ,1 npctt- il ~iudi7iO cli Von dn Golt1: « Gambt·tt;1 fu g-randc conw mini'-tro dt·lla Guc.:rra.. Eg-li è ,t,no vl'ramcntc un C.irnot. I ,uoi c~rciti ,1vn·bbero vinto, incontc,tabilrnc.·ntc. ,;e avc~\ero trovato il loro Bonapartc ... Anche i ,uoi atti comt generale prc,l'llt.\no 111olt1·co!le degne d1 dogio. L'idea. fond,1rncnt.1lc dell'oprr.t~ione, le prime di,J)<),ìzioni, 1 preparativi, _non solo denotano una grande audacia, ma ,tnchc penetrazione !itr..itegica... >. Sono elogi solenni in bocc;.1 di nemici. Ma le cifre non ,ono meno cloqu(·nti. La ,ua attività procligio,a fcn ,<:aturirt diii "-uolo frane<·,(·. tht l'inva;.,orc cr<'dcva <',amto, dodici torpi d'arrnat<.1, ,eict·ntomila uomini, un milione l' cinqucnntomila fucili, mille e qu.Jttn:Kcnto c,,nnoni. E cor;1g~io pc-r-,onale. Un te\timonio oculare, avvcr~ario politico, almeno da principio, il marchese dc C:1,tcllane, rifrri~ce di <.tvera,;.~i'-titoalla ,;ta7ione di Beaugcnc-y all'arrivo della locomotiva t·he portava Gambetta. E,,sa c.:ra lcttC:• ralmt.'ntt' crivellata dalle palle prussiane, e a,..omie-liava a un cinghìal(" sventrato dai canr. Gamhctt;t era rima~to .ti ,uo posto fino all'ultimo minuto pc1: org,111izzarr il ,.1lvatag:~io d<'i re~ti delJ'arm..tta d'Orléan'-. GamOCtta ha pronunziato la famosa frase: « Pl'll'-afCi '-Cmprc, non parlarne mai >. ~on CO'-Ì alla lettera; ma la f~à'l' è la condcmazionc di alcuni pcnodi del 'IUO di,;cor,o di Anger<".(aprile 1872) n(•l quale ,i p,trla di « rivincita imm.rnt'ntc contro h,, ,;po~lia1ion: brut.ili del 1871 >. . Per rivincit,t « immanente > p;1re che 11 G,tmbctta non intende\.,(' una rivin- ,·ita conseguente ad una ~ucrra '-Catc~ n,lta a bella post,1 dalla Francia, ma d,1 un C'oncatrnamento di avH·nimenti, previsto e favorito con piano mctodiro e lungimirante. Paolo Dc,chancl ha riassunto il programma di Gambetta in quc,ti termini : « Conflagrazione europea presto o tardi inevitabile. Ncccs- ,ità per la Germania di M:rvirsi dell'Amtria come strumento di conflitto. lnte,a prevedibile fra l'Austria e la f'urchia. Alleanza indispensabile della Francia, dell'Inghilterra e della Rus- ..ia. I mportanu della qucc;tione d'Oriente. Aggruppa.mento dei popoli latini Francia. Italia, Spag11a, Romania) l~ dei popoli 'llavi. Sforzo cru-rgico per ,rpar.-1re Vienna d,, Bcrlino >. Salvo l'ultimo punto, che, tuttavia, fu anche C'-'>Otentato, l' il oarticolarc.· dell'intcrvc-nto <;pagnol(!, abbiamo qui n:ramtnte, tracciato in anticipo, lo ~volgimento della. politica europea di uitcguerra e della gu<'rra mondiale. ).1orto Gambetta, ne..'iuno si occupò :li Léonic Léon. Gli intimi non l'ama1,1110. i fanatici la detestavano soprattutto pC'r ìa .-..uarcligio,ità. L'accu,a- \,'ano -li C'-SCr(' nelle mani dtl ,uo confe.-..c.or•e non riu<;ci\'ano a comprcnd1·re tome il tribuno, il nemico giurato dd clericalismo, « perdesse il suo tempo> nelle chic¼: famose per l'arte o la storia, nelle quali elisa indugiava per ore a pregare durante i viaggi all'e- '-tcro in ('Ompa~nia del ,uo grandc compagno. Dal canto ,;.uo, c.-..,anon rii,.,Ci\'a a (Onsolar,i dell'abbandono in cui gli amici, gli innumcrC\'Oli « profittatori > dei bei giorni, ia5Cia\'ano la povera tomba di Nizza, che racchiudc\'a k· .-..poglit: del fondatore della terza repubblica. Po<'hi mc-\i dopo la morte del tribun, •· cercò un rifugio a Roma. Fu .1t1chc ricevuta in udienza privata dal papa Lconc Xl JI in'-iCml"con un piccolo gruppo di pclkgrini france~i. « Le pope, qui parie trèJ ble11 ,iotrt la,lgue, a datgnf m'adresstr q1ulq1us poro/es, d'une exquiu et patunelle bten::dllanre ». Prima di morire. raccomandò ai poçhi amici I ima ..tilc fedeli di non pcrpNuare le polemiche sul 'ìUO nome. « Rrrn ,u• répare le passi, rù:n nr com· bit' lr i·ide de mon existt,ut désolée. ]'ni passé ,i Nia le mois dt ,wuemb,e , l uur partir du mois de décembre prh de ultr tombr, si mi.rérablc et si abandonnù. Ronu rntrelir,it la douleur, la tn1tersr. Ct ,ie so,tt qu.e rnl11cs, tombea,a, oHtmtnts, reliqun, souvenirs du passi. Ah . 1 si jr pouvais ,ecommencrr ma L·ie, cette /ois, jr ,ir m, tromperais plus.'•· Nei ('CIHCnariodella na\cita, la Franri.t del Fronte popolar<·, dopo avere di\Cu~'ìo sr ('ra o no il Ca'-Odi commcmorare Leoni.· G;,mbrtta, ha dcci~o di ricordarlo con una cerimonia in minure. Il mini,tro Sarraul l'ha celebrato a Cahor~ con un di~cor-.o che ha voluto e,,.t~re, nel nome di Gambetta, un ,(',·ero riC'hiamo alla rc'-pomab1lltà, a, do\'t'ri rhe la patria impone a quanti non vogliono c,~('rc travolti dalla c:ucrr,t civill'. ).fa non ha drtto chr il fondatore dcli.i 1rrza repubblica, il g-r.1ncl(' italiano che '-alvò l'onore della Franci;1 durarltC" l'inva,;ionr. o~~i non ~,1pr<'bl)(r.•a\,;c-gna~i all'altra inva'ìione. 1 <p1l'lla ,nvictica ENRICO VENTURI O ■ NIBUS FANTERIA. GIAPPONESE SULLA STRADA FERRATA DI KANOSKAO Il Re Sole non faceva bagni Le LL. MM il re e la regina d'lnghil1nra hanno graziosamcnlc acccllato l'in\·ito del presidente dc-Ila Repubblica francese e il 28 giugno saranno a Parigi in visita uf • ficiale. Il signor Lcbrun spera fcnnamcntc che la augusta visita poua conferire un certo lustro alla sua poco pres1igiosa persona e infondere un po· di viia.Jità al Gabineuo dell'epoca, che, qualunque cHo sia, ne avrà cer1amcntc bi50~no. Dal momento in cui le Loro ~lacs1à hanno acccuato ufficialmente l'im·ito, è rnir.uo in isccna il personaggio principale: il capo del protocollo del minis1ero degli Es1cri, cui incombe il grave e pericoloso compito di prevedere e organizzarc tutto, \ ia~gio, alloggio, fesicggiamenti, ricc\·imcnti, pranzi, ccc., e che sarà responsabile di tutto. li capo del protocollo (noi diremmo del cerimoniale) del Quai d'Orsay è il signor Maurice Lozé, uno dei più noti e brillanti sportivi di Francia: boxeur, schcnnitorc, nuotalorc e au1omobilista. Ma i prepautivi per 1:1, visita lo faranno sudare più di tuui questi sport mc-ui a!llicmc. Già da più settimane egli è in gran da fare, e già le disposizioni generali sono prese. Non si sa 5C i sovrani si imbarcheranno sul vecchio yachl « Victoria and Albert >, ma, quale che sia la nave che sceglieranno, una scorta d'onore di deslroyers e di sottomarini francesi li accompagnerà nella tuvc-rsata del Canalt. Quindi il re e la regina viaggeranno nel 1rcno speciale del prcsidcn1c, e scenderanno alla stazione del Bois dc Boulogne; quindi, insieme col presidente e coo la signora Lebrun, e con grande scorta d'onore, percorreranno l'Avcnuc Foch, Piace dc l'ttoilc, i Champs-Elyséc-s, fino alI Elysée, il palazzo presidenziale. ~-la dove alloggeranno? t. questo il gra\'C problema, che tonncnta da più settimane lo schermitore Lozé. Jn pa.su.to, i sovrani d'Inghilterra che visitavano Parigi solcvano alloggiare all'ambasciat.i d'Inghilterra. Ma questa volta l'ambasciatore Phipps ha fatto rilevare che i locali sarebbero un poco ristretti. D'altro canto Chautcmps con molto tatto dichiarò che per il go\ erno francese ~arebbe stato un onore ospitare i sovrani d'Inghilterra in una casa francese. Ed ceco lo schumitorc Lozé alla ricerca affannosa della «casa> france-se degna degli augus1i ospiti. Si pensò, dapprima, ad adattare alla circostanza il primo piano del magnifico Quai d'Orsay. ~la i tecnici calcolarono che l'adattamento sarebbe costato ,.ma somma pari, all'incirca, a 12 milioni di lire italiane. Si urebbe anche dovuto rifare tuua la decoral.ionc sotto il controllo del direttore generale delle Belle Arti. Il palazzo presidenziale, l'Elisco, è fuori questione, perché angusto. 1folti rimpiangono che non si sia seguita in tempo una proposta di Léon Bluffi, di varf anni fa: e cioè di CO'llruirc un ca• stello in pieno Bois dc Boulogne, apposta per alloggiarvi ospiti illustri. Si pensò anche all'Hòtcl Crillon, in Piace dc la Concorde ; ma lo si scar1ò subito per la considerazione che non sarebbe corretto ospitare un re e una regina in un albergo Alla fine qualcuno suggeri di ospitare i sovrani nel palazzo di Versailles. L'idea fu accolta con entusiasmo. Dove trovare un alloggio più degno dello uorico palazzo, cui ~i connelte tanta parte della storia di Francia, dove tutto parla della grandezza della Francia e in cui ancora sembra aleggiare !o spirito di colui che i contempo• ranei e i posteri chiamarono il Re Sole? Il comitato or~anizz.ativo non perse 1em• po: montò collcgiahnentc in auto e corse a Versailles a rendersi conto de vi,u dello \lato del palazzo. RITRATTO DI OA.IIBETTA FATTO 001 ·auoI OAPELLI li disappunto fu grande. Tutto, a Vcr• ~aillcs, parla d1•lla ~randezza della storia di Francia, e del Re Sole; ma il Re Sole non faceva il ba~no e a Versailles no11 esistono bagni Furono chiam:ui dei tecnici a Hudiarc il problema. Ed essi giunsero alla conclu&ionc che l'imtallazionc de-i bag-ni a Vcrs."l.illcs san·bbc costata più dt'll'ada11amcnto del Quai d0 Orsa.y: eioè più di dodici milioni di lire, Troppo caro prr un bagno. Il comitato dO\'Cttc, a malinc-uore, rinunziare ad ,ospitare i SO\ rani d'Inghilterra a Versailles, in base alla considerazione che un rt' dei nostri giorni può r.a.i-c a meno di tutta la grandezza drlla storia di Francia, ma non può fare a meno di un bagno. Le donne più eleganti del mondo L;'I duchc-S$3 di Kcnt, quando crn a Parigi, era da molti considerata come la donna più elegante- di Francia Senonché la duchessa di Windsor, in pochi mesi di per• manenza in Francia, ha tolto alla graziosa cognata l'invidiabile primato. Un telegramma della British United Press ha annunziato, qualche tempo fa, che la concorde opinione dei più famo~i sarti di Parigi a\'CVa stabilito la scgucnle graduatoria fra « le donne meglio \ cui te del mondo >: 1. la duchessa di Windsor, 2 la duchessa di Kent ; 3. la begum Aga Khan (una francese), la baronessa Uo d'Erlangcr; mrs Reginald Fellowes; la baronc-ssa Eugène dc Ro1tachild ; 7. mrs Harrison Williams (americana); 8 mrs ~1:illicent Rogers Bacon; 9 la contessa Barbara von Haugwitz Rcvcntlow (l'erede dei Woolworth, cx-principe.s~a ~-ldivani}, 10. lad)· Louis ~1ountba1tcn Amore di sultano Sua Eccellenza Paku Alam Socrjodilogo, sultano di Yok)'akarta e signore di una buona parti' dell'isola di Ciava wuo la sovranità della regina Gu1j:lic.lmina d'Olanda, aveva, fino a poche settimane fa, un harem di ben dodici mogli. Ora le ha lìccnziatt tutte. Anche in Oriente, un divorzio così in mana fa scandalo. Si parltrà a lungo, ncllr Indie olandc-si, del sultano Paku Alam Socrjodilogo t' delle dodici moqli che egli ha, da un -~iorno all'ahro, buttate sul lastrico. La ragione per cui il sultano Paku Alam Soerjodilogo ha preso una cosl radicale risoluzione, è il suo disperato amore ptr una bianca, per la russa Nadia Vlasso\' Fino all'anno scorso, il sultano non avrva rhcduc mogli. Ma un bel giorno gli venne in rncntc di fare un viaggio• si accomiatò dalle dul' dilette consorti, si imbarcb t' se ne venne in Europa. Andò un poco in giro e poi finì a Saint-~loritz. hi incontrò la 1ua donna fat:ilr, la russa Nadia Vl:urov Vederla e- amarla fu tutt'uno. E subito il ~ultano Paku Alam ,crisse alla 1egina Gu. f!;lit'lmina, sua graziosa sovrana, una lettera ptr chiederle il permes,o di sposare Nadia Vla!llov All'idea che una donna di ruza bianca andasse a finire nell'harem di un sovrano o.-itntak, la regina Guglitlmina inorridl e non <"Sitòun istante a rifiutare- il permtsso. ti sultano Paku Alam ne fu desolato; t', tornato a Yokyakarta, più che mai malato d'amore, cercò di consolarsi sposando altre donnt indigene ; nt sposò dicci, che, aQ;- giuntt allC' due precedenti, formarono un lx-n fornito hMrm di btn dodici donne Le quali, tutte in,icme, fecero del loro meglio ptr far dimenticart' al loro signore la russa Nadia Vlassov, Ma invano! Il sultano Paku Alam non dimc-nticò; e quando le energiche risposte, chr. gli vcn!vano da Amsterdam, non gli lasc1aro110 più alcuna speranu di accomo• damcnto, egli prc\e la risoluzione disperata Disse· « Giacchè una donna bianca non può entrare ne-I mio harem, io mi disfo dtll'harem r ipo~ la donna che amo>. E 1ubito scrine alla regina Guglielmina una lrttera nti te,:-nini più picto~i, implorando il pcrmr\J0 di fare di Nadia la sua unica mo,a:liC'e la •uhana di Yokyakarta A. G. GUATIMOZIMOE !,!ONTEZUMA f;\ CUBA, il Rio Bravo ave-va imbar- !2l e-alo una piccola (amig)ia mc-si1cana un padre t due ragau1. li giorn ..lista franccsc ingannava il tempo pJ.ucggiando •ul ponte t' lrq:giucchiando Il urpente piumato di Lawrrnce. Più volle il capo della famigliola mcnicana gli pas~ davanti e ogni volta lanciò occhiate di tra\Cno a lui e al libro. Poi non ,i con• tenne più e proruppe « Voi credete veramente che al Messico le cose vadano come in codesto libro loco (pazzo)? Qur barba,idad ! Se un romanziere mcnicano raccontasse che in Francia uno dei vostri Marescialli ,i propone di rcstauran· le cerimonie dei druidi e di souituirC' una Velie-da alla. vostra Vergine di Lourdes, por /auor, urior, che ne pen'<'• reste' 11 \'Ostro D H Lawrencc- passa un anno al ,\'uovo ~fruico; che è come se lo pa»a~sc a Hollywood. Poi ~ ne viene al Messico, con certe idee I Tutto quell'erotismo, que tonte,io ! E l'amante di Lady Chauerlcy diventa un generale messicano, c-hc- risuscita il cullo del Serpente piurnato >. li francese obiettò: • ~fa, infinr-, qualche cosa ci deve t'S• sere-. Il risveglio indiano. >. « Ah, uRor, non confondctf". Il rintglio indiano, come voi dite, è la nostra ,evoluci&n Per vcdtrc e pc, capire- che cosa esso sia, biso'l'"na \enire da noi e-- restarvi a lun~o >. Poi chiamò uno dei fiti:li. I due ragazzi porta\ano due nomi inHrosimili. ~.fonte• zuma e Guatimozimo, 1 nomi degli ultimi due imperatori Mtechi « Da tu libro al un.or, Cuatimo1irno >, diue il padre Era un manuale iColanico di storia· flu10,ia pa1,Ja mrxitana Sulla copcnina, campeggiava un sole fra due guerrieri, l'uno azteco, l'altro maya, armati di frecce e di scudo « Chi era GuJ.limozirno, n1rio? •· « Morto Cuiltlahac, fratello di ~fontezuma, fu eletto re- Guatimozimo. Cio\'ane, audace, valoroM> e patriota, il nu0\'0 re si preoccupò 5oltanto di mettere il Me»ico in is1ato di difesa contro gli spati:noli .. Gua• 1imotimo si'tflifica •· l'aquila che cade" e, per una coincidc-n1a sorprendente, sotto il regno di colui che porta\'a quel nome la monarchia azteca cadde e, con eua, cadde la nazione, il cui \imbolo era raquila leg- .isendaria Cadde, ma con nobiltà e con ~1andc'1.za, de~1ando l'ammiraziont" dei con• quinatori. >. Que'ìtO pitc-olo episodio di \iaq:icio, chi: Mare Chadournc- raC'conta nrl suo libro Anah11ac, ci spic-ga quel che è :&ccaduto a! ~iessico ne-gli ultimi anni forst meglio dcllC' molte corrisponde111.e, non sempre obiettive r- disintcrcs~atc, apparse sui giornali nordamericani o in~lesi. Lotta reli~iosa, lotta sociale-, espropriazione delle terre e, in ultimo, espropriazione- del c:1pi1alc straniero: questi sono stati i sintomi e--stcriori di un inumo tra\'aglio; le t:splosioni di un vul• c.ano li fuoco covava nrl profondo. li fuoco era il ris\·cglio di una raua 09pre»a da ~coli la rivincita di Guatimoz,mo SOOIALISMOO NAZIONALISMO ffiOI ~cidC'nlali a.bbiamo l'abitudine di llJ .ipphcarc nomi nostri a fatti che 3\• vengono in paesi di.s1anti e dh·ersiuimi ci.1i nostri; e così non capiamo niente. Una fo1ma di nominaliimo. Abbiamo nabilito che al Messico è avvtnu1a una rÌ\'oluzion<" .socialista, ani.i bol,cc\·ica ; e ripo1 tiamo tut• to quel eh<" è accadutt> a queiao semplicistico denominatore. In realtà, il bolsccvi.smo non ha niente da fare col ~lc-ssico. Al ~lcuico è accaduto s('mpliccmen1e qucsto: cht gli indi sono insorti per riprendersi le terre che i conqui• ~latori spagnoli a\'evano loro tolte. Sociali~mo, questo? Può darsi. Ma lo si potrc-bbe con c-guale fondamc-nto chiamare nazionali~ruo. Soprattutto è un grande mo- \ im('nto antieuropco. Una raua, che- la conquista avc\·a ricacciata indietro, aveva annientata, risorge a poco a poco, riacquista coscienza di sé e, per prima cosa, ~i sfor1a di lilx-rani di tutt.1 l'c-rcdità del• l'ahra rana, di quella c-hr per qu:i.ttro secoli l'ha ,.prcs~.-; rf'spinl{t: lune;i da sé tutta l'eredità d,.\l'Europa Bi~ogna anche ri<:ono~cere che l'Europa era a~~.1i indrc;namtnte rappre~\·nt:ua al ~kssico. IL OLERO ~ CON'.RO c.hi è 1nwr10 !'in.dio' Pri• l!) ma dl tutto contro il clero. Chr gli scrittori o giornali cattolici ,i 11,parmino la fatica di attaccarci. Siamo cattolici e figli di cattolici e ci sanR:uina il cuore quando dobbiamo Krivcrt: che il clero, in qualchf' parte del mondo, non fo all'altezza della sua miuionc. lnoltrr noi non siamo stati mai al Messico r non parliamo ceno per scienza nostra_ Riftriamo akunc tr~timonianzc: E quc$te 1estimonianzc raccogliamo da fonti non sospCttf' principalmente da prelati cattolici. Fin dai loro 1empi, il ,anto vescovo La, Casas, il frate domenicano Thomas Gangc, il vescovo Palafox y ~1endoza gc-ttarono l'allarme contro lo sfrutt:&mento degli indi; fin dai loro tempi, cui protestarono contro l"arricchimcnto favoloso delle congregazioni. 1-fa il loro grido cadde nel vuo10 11 venerabile padrt' Mtndicta, lo storico della nuo\a Spac;na, prot"stò contro l'avidità del clero. li vescovo Juan dt· Palafox scriveva al papa dolC"ndo~i dell'acc.tparra• mento da parte d<-i gr,11iti dc-Ile miQ;liori haci~ndaJ « V(' ne sono due che rt'ndono 1 oo mila pesM all'armo: e di siffattt hac-iendos, solo in qucsta provincia la Compa~nia ne- ha sci Es~a ha, inoltrt', hac1tnda1 di grano e di mai~, e- ricchis,1mt· minic-re d'argento"· Per capire a quale-- grado di corruziont fo,~c giunto il clero mr,,i,ano, basta le--g• gt-rt la <'orri,pondenza dc-Ila ,vcnturata imperatric-e Carlotta: « Cli sc;1ndali dC'i dr• ro >, co,l ('s,a scri\'c-va alla madr{', « sono tali, che bi~ogna proprio che- \,1 nostra Ja.nta religioni' $Ìa divina per non \OCCOm• bere, btnthi la sua Jpariàont non poua to,dart o lunto > E l'abatt' Dome--ncC'h c. In tutta J'Amt'- ric-a spa~nola, fr;'I i preti, si Hdono dei \C"1i miserabili, dei bricc-oni dtgni drlla f()r<"a, dc-gli individui c-he fanno un il!'.no, ba!t 1raffi('o dtlla religione >. E lo ,t<-,~o I preu padri di fami1tlia non \0no rari ;"I.ci miei v1al(l(Ì affintrrno, molti cut•ti 11 "OOO rifiutati di 01pi1armi per non farmi ve--dcrc le loro •· cuitint>" f: ' nipoti ' t relativi figli>. Dopo l'indipcnde111a, •dice- lo Chadournc-, il potrre lt"mporalf" r le ricchenc della Chiesa non fccc-ro che crrsccrc. :\Ila fin.- del secolo XVIII, nt'lla città di ~fenico, 1u tremila ruc, duemila appartcnr\ano .1!1<1 Chie--sa. L'arc:ivc-5"0\'0 di ~ieuico gode\,, d1 una rtndita annua di 130 mila dollari li barone Humboldt, al principio del 1c, 1 dt"cimonono, citava diocc-~i in cui il vc-\CO\ :> incassava, più di 650 mila franchi all'ari11u franchi di allora, 1i noti bt'nc Un incaricato d'affari inglew, H C \\ ,rd, riferi\'a: « Nei distretti mint'rari, ogni mi• natore, alla fine della ~ttimana, pagA alla Chiesa un rule per i suoi futuri funerali il giorno della pal(a, ,m .t(:c-ntr della curio1 è sempre pr<"1ente. Un indiano, che- vivil dicci anni ~tto qurito sistema, pa~a 6 sterline e I o scellini per avere l'onore di css.cre S('ppellito. In rt'ahà, quel che pagil in un ,olo arino, ~ più di quello che la Chiesa potrebbe- rafi!'.ionc-volmrntr pretendere>. Fu il clero che condur.se la lotta contro Massimiliano, che--piJre c>ra st.uo bencd,·tto dal ponttficc; fu il clero che ,01tennr Diaz r il feroce gene-raie Huerta Quel che abbiamo detto è sufficitn1e a spiegare perché l'odio del pt6n, miserabile e opprcno. csplodt'ssr prima di tutto contro il clf"ro LA "HAOIENDA" ffi\ OPO la Chie,a, la ha<ienda L!!J Dicci o dodici famiglil' si divide- \ .-,,o i due tc-n.i delle terre arabili. Qualche haeitndado non conosceva restensione dei 1uoi beni. Nel ,915 una sola hacirnda comprendc,·a 400 mila enari Alcune delle fami~lic proprietari~ di quei L<·ni .sterminati vivevano da secoli in Europa Il Mcs- ~ico ua per loro un paese del 1uuo sconosciuto, lontano quanto la luna Cli indi do\·,evano lavorare per la hacunda e rice\c-vano pochi unlavo, alla 5et1irnana, che 1pC'ndevano 1n atuard,enlt Sotto Calles cominciarono le « riforme agrarie>. Al 1fcs.sico una riforma agraria ~ignifica c-spropriare delle 1erre e distribuirle fra i p,ones. Si tolgono le terre agli spagnoli, agli credi dt'i conqui,tado,rJ, e si re-mtui!>Cono agli indi F:. sociali"no, questo? F:. lotta di classe-' Piuttos10, di raz7, IL PETROLIO f1 -\ZARO C.ARDENAS è un mcuo-sanL!J 'l"UC: m_cuo spagnolo t' meno ~ndio Fu capuano e gcneralt della n\'olu- .:ionc ; poi governatore del ~1 ichoacan ; infine ministro dell'Interno e della Cuerra con Calle,. E in ques1a qualità, promos,e le e riforme al!'.rarit > sudde11c. Nrl 1934 diventò prc-~idente e continuò a far « riforme agrarie>. Negli ultimi tre anni ha espropriato e distribuito ai peone, 24 mila ac-ri di terra. Ma, ~ia pure- al ~fe!lliC0, la tf"rra non si cohi\'a con niente: occorrono attrtui, aratri, animali, se111cntc; occorre un minimo di capitale. li pe&n non ha dtnaro e- Cardenas non ne ha per dargliene-. Allora Cardenas ha vòlto lo sguardo intorno a sé. Degli stranieri rbbcro, in passato, l'idea piuuosto ardita di invcnire capitali ingenti nel petrolio mcssic.1no: gli inglc-si 40 milioni di 5tcrlinc e gli americani altrettanto. Cardenas ha avuto l'idea di prendersi quello denaro straniero. L0 ìdca è ~mplice e non è certo nuova Dopo vari conflitti, i 1 7 mila operai dei pozzi di petrolio, nel maggio del 1937, si misero in sciopero. La controversia fu portata davan1i all'autorità giudiziaria la quak ordinò alle compagnie di aumcn1arr i sa• lari prr una ~omma compleui\·a di un milione e 450 mila 5terlinc, secondo i calcoli del govcmo, o di '2 milioni e 220 mila secondo i t'alcoli dc-i padroni ; t, inohre, di costruire ospc-dali e di fare altre opere a favore degli operai per , milione e 277 mila sterline secondo il governo o di 3 milioni e 300 secondo i padroni Le compagnie dichiararono di non potc-r pa~arC' , Q;li operai denunziarono il contratto di la\'010 ,, si mi~ero di nuovo in isciopero. Allora Cardcna.s annullò il contratto di lavoro e- ordinò alle compa~nie di pagare ire mc-,i di salari ,,gli operai a titolo di compcnw. Poi, ci ha pt>nsa10 meglio C' ha emcsco un dt"- creto di espropriazione- di tutti i campi prtrolifcri, accusando le compagnie di avere abusato dtl loro po1nc ('Conomico « a tal punto da mettere in pericolo la vita della nazione>. Accusa piuttosto ridicola, se 1i pensa chi", senu il capitale \tranicro, né i pton,,, né gli spagnoli, né i mtticci, come Cardcnas, avrcbbc-ro mai cstra110 il petrolio. Cardcnas ha promesco di pagare in dicci anni. ~1a è noto che t,propriarc- è facile e pagare non è facile. Comunque l'cspe· rienza, ormai, dnnostra che nessuno più (a la guerra per riavere del denaro. Si dìrcbbc che il mondo sia diHntato spaHnto- ~amc-nte disintr-rcuato RICCIARDETT'V ANNOIl· N lb • 9 APRILE 1938-IVI 111 MNIBUS SETTlliANALEDIATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI lta\11.• Impero: anno L. 42, 1eme11~I,, 22 Eatoro t t.DDO L, 70, HXllUtre L. 36 OGNI NUMERO UN.l Llll.l :•:::o~;~~ll~~~f,g!~n~•tot~r,11 ~11•--~~~~ Dlruton.e: Boma • Plu1a della Pilotta, 3 TelefonoN. 66.470 Amlllill.lttrulou: Mllno • Piana 01rlo Erba, 6 TelefonoN. 24,808 P'abbUdU.: Per mllllmatrodialtena, bue ana colonn11 L. 3. Rh·olg1r1l ail'ANenah, O, Breu1hl r!~~~·6~!"R~: 1 d~ 11 .~~o~~'t:r:i-i!!~~
rSi'--:1' ILLA CELl~IONTANA le ~ coppie sostan~ sulle _han~hinc in fL. ìa queste domcmchc d1 primavera, ~d"., w... e lungo i viali è un ininterrotto intrecciarsi di dita e di sguardi. \ 01 pav•atc solitario, e vi fate strada '-cparando queste e quelli, ma subito dopo, come nella foreHa vergine, tut• to tonu come prima alle vo,trc 111pallc. Se volete ~edere e non ~ntirc il di,.agio della vo:-.tra~litudinr, non cercate 1>0stolungo i viali, ma andate al bclv('dcre che si affaccia sulle tenne di Caracalla. Un alto muro lo chiude, e a quc,to muro è addos\ato un .sedile di pi<'tra vigilato da due c,ili enne. Qui, 'iC non c'è già qualcuno \enuto a lc_ggcrc in pace il giornale, saret1: solo, gucché è raro che vi spuntino idilli mal~rndo l'in\'ito dl'l panorama e dcÌ propizio iq,Jamcnto. Cosa li trnt;.t lontani. non 'JO. Una piccola lapide inca- 'itrata nel muro imegna che proprio in quel luogo, e seduto su quel ~<lile e S.rn Filippo Neri parlava ai discepoli ciC'llccose di Dio> : ,;arà forse dunque '-Oggc1ion{'di que•H,l.pia memoria? O non piuttosto la comidcrazionc \tratcgica <.hc quel muro alle spalle mpedi- -.ce a,-.olut:unente di sorveglian· i mo- ,·imcnti dC'i guardiani? In u, C(•rto ,;en,o o,;erti dire rhc sarebbe più ri- ,pt·tto\O p<.·r la personalità sorridente del S,1nto 'ìe que~t'ultima fo,;,;c la giu- ,ta spiegMiOn(•, gi.1cché vi è ai;sai meno i1_1compatibilitàfra San Filippo e un g10\',HlC'peccatore. cht non fra un <"ontra, vcntore e il metropolitano di ~rvizio. Se quc\ta venerabile quercia, radicata nelle foglie di acanto imbottita di muratura nel tronco 'vuotato dai ,ecoli e dalk formiche, potesse per vecchio incantesimo darci la .sua tcstimonianz,t, ci direbbe che le « co-.c di Dio > avevano un tono garbato e ilare, una modestia giocond.1 C' tr.iscurata. una gra7ia ;ìrguta, una comprensione indulgente e bonaria. Il S;into parlava infatti la lin~ua dei giovani: apparteneva a quei r.tri,;,;imi che nell'allontanarsi dalla giovine21a ne con- ~rv.1110tuna, i.1 frdclmente il lingu.iggio e il costume, come quelli di una patria nella qu.,lc ,;j ,;a ç~1{" ci è <iilato promc\<liOdi ritornare. Ve ne '-Ono ancora molti, fra t..'lnti cappellani e prcet·ttori ~pcciali,czati di collc1;io, che sJ.- prcblx·ro faNi ascoltare da questi gio- ,·,mi in vacanza in un.1 villa comunalr? Non fu nella ._u.1 infanzia e nella sua adole~em-1. che uno dei tanti bambini e adolesct"nti che la horg:he,;ia di Firenze alll·vava ¼'Condo k us.anzc tradizionali, ,wviandolì, lungo le giorn.tte ,uddivi,;c dalle ore di preghiera, dalle laudi a compieta, alle profe,;,;ioni tramandate di padre in figlio: eppure fu proprio durante il pa-..~aggio indifferentC' l.' comune di quegli anni che egli ,i imbcvve denc tcndl'nn· che saranno poi una parte tanto e'-~n.,.iale dd carattere della 'ìua ,antità compiut.l. Da Boccaccio a Gian Domenico ~lanni. la To,;cana ha la tradizione di un suo originale umorismo, capace di n·st;uc in fondo innoccnt<· e hon,1rio an<."hc· \C alc1tgia intorno alle virendc ,fortunate di qualche coniuge, o mag.1ri ai peggiori "izi: un umo1i<tmoa b,1,e di burle, di !:>cffr,di ~hcni combinati con bOOrimi piani di battaglia, della cui maniera ancora rimane il pallido ricordo negli ultimi pc,ci d'aprile. A noi rie~c difficile, o~~i, comprenderlo: ne è andato perduto il ,;cgreto di ,cmplicità ,pt·micrata, e per questo rimaniamo p:·rplcs,i, bisogna convenirne, davanti ,1 ta1uno dei gr.,ti che resero cclebn· ai suoi tempi la figura di Filippo N'c-ri, <" che le hanno conferito, mal- ~rado la lunghi,;,;ima, voluta e b<-nco- ,cicntc naturali1.za1:ione romana, una fi~ionomia <"'-"l nzialmentc to,cana e fior('ntina. Sc,12~,dubbio ha ricevuto anche altrr impronte d.1i 5uoi anni nella ca,;a pat<·ma. St· ai ft·mpi del Decomerone k no"cllc do\.·cvano di,trarre l'uditorio dalla pr<·occupazionr della pc.,tilcnza inc-ombent1•, ai 1,·moi della adolc•.,c1·n- :fr1c~titoF~~ra~~ ~•c;;~~tcdr~ 1 dii 0d.:. ~~ l'an~ia, ad allentare la tcn.,ione delle orC' di C\alt.vionc e di pànico vi,;~ute dai cittadini fr.1 la pian.-, il duomo e ~li ~palli. Filippo è fanciullo quando il cardinale Giulio dc' :\frdiri, ,ucceduto al :\{agnifico1 continu,t in Fir<•n- ~r la ft·,ta medicea, spll'ndida e lx:nt"- vola; m,l è giovinrtto quando appaiono a :\lont1·varchi k primt' rolonne del con<:~tabilt· di BorbonC', r nella rhit",a rattcdral,· fr<ttc B,1ldovino, drJ!li Umiliati, ordina al popolo attrrrito di gridare e vi\'ci Cri,to ,, e poi, tra-,figurato, annuncia eh<• ron qu<'Igrido di f,·dr Firt·nzc ha ottt·nuto da Dio chr il pericolo ,i allontani. « Il frrvorc mi,tico che ,;j imp.idrnnì,n· di Firl'n7e dopo la racdau dei ~lrdici è ,tr.1ordin;1rio. L'omhra di Savonarola domina lr drlibrra- .1.ioni dd go,·<·rno popol,trc• >. Gt·~l1CrJ- ,to i: prcxJ.nnato Rr•ddla città, e-quando ,ta p<·r nm1inti,u"C il forno...,, as~rdio. il primo pro,·vt•dim,·nto dclla dif<•,;1è la wknnr• tra,lazione ddla mir;1colo'-a .\iadonna drll'Jmprurwta. I I \ L'IlCIUOlNE DI SANPJIJl'PO NERI A UNAPINE8TRADI PALAZZO)(.ASSI.MOA ROJL\ DOVEIL SANTOOPEROUN )(]RAOOLO magistrati della Signoria si comunicano insieme al popolo in Santa Maria del Fiore. I domenicani di San Marco benedicono gonfaloni con il volto del Redentore, promettono ancora la vittoria, quando ogni mezzo umano sarà. esau• rito, solo che si spieghino queste immagini sacre contro i nemici. Questa temperatura non può avvolgere un adolescente senza comunicargli il suo calore: più tardi Filippo sarà còlto mentre di~eena a penna un'aureola su una figura di Savonarola, e nella sua costante ,;;impatia per l'ordine dei domenicani si prolungheranno le sue prime impressioni religiose fiorite nel chio- ~tro di San Marco, pres-.o le tonache bianco-nerr. Avrà dimenticato di es- <liCreun fiorentino, ma confesserà ai domenicani della Minerva: « Tutto quello che è di buono in mc, lo debbo ai padri di San ~!arco>. A diciotto anni Filippo la~cia Fircn1,e per non tornan.·i mai più. Suo padre è un notaio che non ama la sua profe~'>ione, e vuol risparmiarla al figlio. A San Germano, prc(;(,0 ~lonte Ca.,,ino, hanno un par('nt('. lo zio Romolo, ~tahilito;,,i,u quel punto di tran- '-ito a c,ercitan· un commercio, che, dicono le l<:gi.;endcdi que,ta famiglia di piccoli borghc\Ì, lo ha rc,;o autorevoi,· e danaro\O. Non ha figli; e Filippo, la\.orando con lui, potrà finalmcn• te rial,.are le ..orti ddla famiglia d,·clinantc, tornare un ~iorno a Firen,<' anche lui rom<• un mrrc,rnu· opulento e fa!-.tO'O.Filippo p,1rt<' ,l pirdi, ron po- < hi,,imi denari. P. convinto di quello eh,· fa, dclla m1·t.i d,·1 :-uo viaggio? Proprio mf'ntn· ,i accing<.' ad andare a ()('(upau· un po,to di parrntr, di~ !-trug~<·un al~•ro ~erwalogico della famii:!lia con,<·1:nato~li pn:,Jo ..amc-nte d,tl padre; e all.1 vigilia di c1uc~toviag~io d'affari prr andar<' a « foNi una posizione >. com<· quaJ..ia,i altro giovane diciott<·nne di tutti i t<·mpi 1 a,,.icura confidcn,ialm<·ntr chr e ormai non avrà altra patria eh,· il Ci<·lo>. .\1a quaJr ;. il giovane chr fl()n ,l·nta il bi~ogno di mescolare motivi più vasti alle necessità della sua vita pratica? Malgrado questi segni lievi, malgrado le tracce di un'infanzia molto assorta in preghiere, anzi appunto grazie a tutto ciò, questo viandante che scende verso il Mezzogiorno in cerca di fortuna non è in nulla di'ìsimile da tanti suoi coetanei che poi il lavoro, il guadagno, la stanchezza e il riposo tra,;formeranno in fari~ei. Lungo la strada romea i rifugi dei pellegrini accolgono alla loro mensa un giovane commemale di piacevole aspetto, di spirito arguto1 proclive alla facezia, che, una volta recitato attentamente il benedicite, scherza con allceria, e ride. e racconta con brio famosi tiri giuocati ~ulle rive del1'Amo da qualche Buffalmacco a qualche onc,10 Calandrino. J n \ crit;\ vi dico che è più facile per un cammello passare attraverso la cruma di un aeo che pc-r un lavoratore entrare n("I regno dei Cirli. Certo il peccato è meno nemico drllo spirito di quanto non lo siano l'industria e gli impieghi: qui è la vt"ra, sottile tenta• zione che di,,.oke le voc,lzioni. E Filippo, che pure ha ~aputo rimanere diiu- \0 n<·lla rmtoclia della .,ua ,·t'rginitù. piangerà un giorno amaram<·nte « i suoi J)('CCati> quando ricordtrà di av,•- re potuto <''>itart' fra l.t vOCl' int<'rna t·hr lo chwm;.1va vC'rc,o Dio r la \'OC<' drllo 1io Romolo che lo chiamava ai libri ma!ltn. 1-:,itazione dd rc<,to a~~ai brc\'C': <JU<''-treiar,<· trrrc drl sud, che prn'<> il ,antuario di Gaf'ta portano n('llc rocre la ferita \te,.,a d<·l c~uto dd RC'dcntorc, scuotono dcci,amrnte dal ,;;uo,pirito le attitudini e IC'ahitudini dr! horgh<''-C to~cano. L'.uirnda del parent<"tricco ,vani,cr lontano da lui: Filippo ,i prf',;;enta improvvi~amrnte allo 1.ioRomolo, e gli annuncia chr lo dc·vt· la~iarr. Lo 7io g:li p,.1rla di t(',tamt"nto, di affari in svìluppo, di vtntidw•mila ~cudi; Filippo ri-.pondc col voto di po\'ntà. Roma lo attira, meta naturale di un giovane inclinato alla realtà e alla storia, delle qua li Roma è ancora la protagonista, e formato dalla sua infanzia fiorentina, immersa ncll'atmo~fera della gloria p; :Jale dei :Medici, a vivere e a reagire in funzione cli Roma e del Vaticano. Roma è allora incerta e ammalata, immcr~a nella luce morbida del Rinn..'icimento al crepuscolo. Le co- ~icnze vi vanno alla deriva. fra il rimpianto dell'ottimi,mo umano di prima, e la "emazione delle esigenze nuove, delle respomabilità p;ravi e definitive che non si potrà esitare a lungo ad a<,- sumerc. li Sacco ha tagliato in due la storia drll'urbc, e ora i due tronconi hanno pena a ricongiungeNi sulle cic,nrici ancora \..1nguinanti. Paolo I I r Farne~ indirà il Concilio e annerà l'Inquisizione, ma è ancora un pontefice del tempo di prima: in Vaticano intorno ,1 lui <' ai suoi nipoti <;idànno ancora e feste licenzio.,;c> con danzatrici f' buffoni e cantanti 1 e le belle parenti del pontcfire intervengono gioconde alle ma'-ChC'ratc,alle ~;mdi cacce IU'i'iUO<diioeve appare Su;\ Santità. I moti\i mitolo~icì e pagani, fra le allegorie dei grandi cortei trionfali, hanno anc-or.1 largamente il predominio ,ui timidi ,imlxlli di cri\tiane..,irno. Il Papa rcprimr con ,evcrità attenta e caut,t, troppo c,rnt.,. dicono gli zelatmi della controriforma, g"li abusi del dC'ro, ma la ~ua munifirC'nza di principe- !ti ,c-hiudc ine,aurihilc alle prete- "<' <.' alle ambiLioni dei nipoti. E come il sovrano, cmì è bifronte il popolo romano; m•lla qe,,;a giornata frt•quenta gli oratori dei teatrini e le feste hrutali di Testaccia, la cof\a del porco, la caccia ,d hufalo: i primi cappuccini n<·ll'ahito nuovo di :\.latt('O da 8a'ìcio lo incurimi,cono C' lo commuovono CjUiHHO i dodiri carri di trionfo dorati l' ,rolpiti, dw ,fil;.1no in pi;.121aNavona, per il matrimonio di Ottavio Far11(''-t', nipot<· dr! Pap.1, ron la figlia di Carlo \' I <· irdinali, quando pa.,~ano pl·r la \"Ì;1 Giuli.1 e· pt'r i Banc-hi, h;111no ,mcora al ,eguito la « famiglia , ,farLos.i e imolente, ma nei crocevia l' a ponte Sant'An~clo po~sono incontrare una figura apocalittica che grida: « All'inferno i p<'ccatori. all'inferno gli adulteri! ,, e il sorri'◊ (CCttico dell'umani$ta si na.,conde nrl curvaNi del capo in un i.,tinto di pcniten1.a. Fr,1 gli errmiti che pn·dicano la riforma della Chi(',;a per le \'iC di Roma. Franz Titelm,rns, il più spoglio e il più amaro, è un ex-profe,sore di Lovanio e di Anve~a, un dimis..,;ionario ddla cultura. In 4ue,to mondo di pcrph.•~"ità e di turbamenti giun(!c Filippo. Un ~ignorc fiorentino, direttore della dogana pontificia, lo alloe;~ia pre$'-Odi ~é. Filippo educherà i suoi due figliuoli, C' in cambio otterrà un letto in una soffitta e una pagnotta al giorno; è tutto quanto oc<.orrc a un \'0to di povertà, e su questo minimo la mortificazione e la rinuncia praticano ancora ridu1ioni e tagli: Filippo rimane ;inchc tre giorni a digiuno. Il quartiere dove egli abit::i.va conserva ancora, almeno nei nomi ddle ,·il', il ricordo del tempo: via della Dogana Vecchia indica che là, presso Sant'Eustachio, pre~so la piazza dei Caprcttari e, ahimè, prcs- .so l'att~ale cor.o del Rina~cimento, il <,uoospite aveva la ~ua abitaz.ione e il st~~ ufficio. A due passi, la Sapienza: F1hppo ne frequenta i coni 1 curio'!ità 'l!JJCN_titcd. el suo antico pt~r(;Qnaggio d1 figlio dLnotaio. Ma mentre il mae.Hro parla, l'allievo contempla il crocifisso sulla cattedra, e la serena gioia di es- ~~re u~, ~tte_nto scolaro si vergogna di <liC. I hbn diventavano pesanti come i sacchi di scudi dello zio Romolo e FiliJlPOrinunciò anche ,1 qucst'alt;a en..'- dità. Non era più che un eremita. Così il popolo chiamava quc,;ti laici che si i.;;olavano nella miseria e nel fervore con:ie nella più remota ~olitudine. Appariva nel~~ sale .di S,m Giacomo degli Incurabili con 11 suo pane quotidiano nel cappuccio dclr:ibito. I malati sorg~v~no al suo JX\'-S<lg~iov,olti cavi, neri d1 barba, cos~olc denudate, lordi del loro male. Egh sostava, e quando si allontanava aveva umiliato una rivol1~1C'gl~rificato un dolore. Così, ~nza che cgh ne~meno ~e ne accorgesse, il -mo nome diventava noto, la sua prc- '5Cnza attesa. Coloro che lo avevano ci:mosciuto attraverso la notorietà raggrnnta agli Incurabili, e lo ritrovavano nel gruppo de~li impiegati della Dogana e dei giovani della e nazione » fiorentina che a poco a poco si erano riuniti intorno a lui, stupivano che spesso la prima acco.l?,iienzadel ~nt'uomo fo(,seuna ri,;ata, un gesto scherzoso. Era tuttavia appunto questo il ~greto del suo fascino: la giorondità era rom,. un pas"aJJOrto che pennetteva alla ~antità di super::i.retutte le diffi~cnze e tutti gli istinti di dife'ìa. Per d1~annare lo scherno, l'in,;olcnza o l'ironia della ~trada, Filippo, invece della r~,;segnaz1ont·o dello sdegno, aveva la risposta pronta cd efficace, e poi alla fine era sempre disposto a mettersi a giocare a pìastrella con i suoi contraddittori. infervorandosi come uno q_ualunque di loro alle sorti della partita. Quando poi cadeva la notte e nelle vie strette brillavano solamente le lampade, egli usciva dalla città. Jl silenzio delle case invisibili, popolato di prc- ~nz(' .terrene, era ancora ino-,pitale al suo bisogno di solitudine, cd eglì si all~ntanav~ ncl~a c;impa~na. La via Appia con I rari rudcn ancora inviolati, tombe del tempo. con le torri di ,;colta vigilanti il de,erto dei campi. lo guidava alle grotte e ai sotterranei misteriosi prossimi alla ba~ilica di San Seba1,tiano. Là egli si nascondeva alla terra, come i primi cri'ìtiani vi si erano na'ìcosti alla pen.ccuzione, e pregav;.1. 11 '-UO cuore batteva nrllc tenebre fort<.",,em~rc_ più '.orte, come .,e pre~ g:as\c da se, unpaz,cnte. E una notte, tornando nei suoi limiti umani, Filippo trovò che il battito ,lveva spinto innami it co<.tato, segnando sul ~uo torace ~camo una bizzarra, puhantc protuberanza. Lo stato mistico non lo di~taccava dal mondo. Dall'csta,i nelle cat.1combc (·gli <.apeva tornare. for,;e con un so- ..piro, al dovere quotidiano dcll'assi- ~tenza. Attr:1tt1 dalla ..u. a pcr-.onalità mconfondibile, .1kuni laici e qualche religio(o avt:'vano formato una confratemita della Santa Trinit,\. Vr,titi di un ~aio ro,;~o, con 1111 cappuccio chr nasco~deva il vi~o, i fra telii raccoglievano 1 pcllcrcrini g-iunti ~finiti alla meta, piagati e affamati, 1,bandati ..ulle gradinate d(•llc l"hit\e e ne~li atrii dei pah11i patrizi, o i convale~ccnti dimr~- ~i dagli o<.pedali. \·ero fondatore della e~nfr;"ttcmit~1era ~tato il padre l'cr- "a110 Ro,a, confrs,ore di Filippo. m,1 tacitamente i frat<"lliricono,cevano per loro rapo ìl fiorentino, e certo era ,tato gr,11ic al pot<'re della ~ua per,onalità chC' la piccola <" modc,ta a<iisociazion,· era stata rapan~ di prcnden· tale sviluppo, che nel giubileo dc} 1550 a"cva potuto alhcr~a1-c-alla Ciambella, prc'5,;olC'terme di Agrippa, fino a cinque<.:cnto pellegrini :ti giorno. Qut~ta attività intelli_~l'llt<' attirò su Filippo l'attcll7ionr d('! \'ira1iato: pl·rchf mai uno zrlo simile rimanl"\'a fuori dai ran- ~hi del ~accrdozio? Lo spirito dei tempi ,.j faceva dcci,am,•nte o,tile alle ini1i:Ui\"cincontrollate• dtrrli i,01.ati: mentre il fondatorl' ~uo malgrado dei cappurfini « lan~ui,,1 inutik e ahbanòonato >, il primo plotone dcll'c,rrcito ~r,uit.t ,i ,1llin<•a,·.iprer,,o e ubbidiC'ntc intorno all'ortodo,.,ia. MANLIO LUPINACCI (I.a finr al pros1imo numno). @~ffi~l21 P4BIART! NOMI Si lcg(j:e nel Readtr's Dig~st dello scorso mano: < Il signor e la ,ignora Jacko1 dell'Oklahoma hanno meuo nome alle loro prime due figlie Tonsillite e Meningite, La settimana scorsa hanno batteuato la loro t('rza figlia: Appendicite >. Noi ricordiamo di a\·ere avu10, anni (a, al Forte dei Marmi, un padrone di ca.sa, ~:~;gtTo~n:;~:~ :~:s~:~:~ ;t1t~~ì1!0~:~'. Afferma\'a di avere inteso chiama~ veramente il suo K'Condo figlio Aspromonte, in ricordo di Garibaldi, ma al momentu dt:1l'atco di na.scita la memoria lo aveva tradito. Del resto, durante la grande guerra, molti contadini chiamarono i figli con nomi di città famose in quegli anni, da Gorizia a Udine, a Trieste. A Bologna poi abbiamo conosciuto il preside: del Liceo Minghetti, che aveva chiamato i suoi figli Trento Redento e Trieste Liberata. Un autista infine in onore della macchina che guidava aveva fatto di più: aveva chiamato lancia la sua bambina. LINGUAGGIOSPORTIVO f: singolare il gusto de"I popolo per le pa• rolc difficili e alla sua mente incomprensibili o quasi. Lo sport, che è certamente la mani(csta1.ione più popolare di questi ul• timi anni, lo mostra. I cronisti sportivi (anno un grande spreco di parole difficili, pre• ge in prestito alla lcneratur.1 e perfino alla filosofia Si legge spesso. « ceco una nuova cditione ... ,. a proposito di una corsa ciclistica o automobilistica. Oppure: < niente di trascendentale a Bologna ... > a propo~ito di una scialba partita di calcio. Abbiamo letto, perfino, d'una partita che era « alcioniu • e ciò (orse come conseguenza delle re~nti onoranze a d'Annunzio. D'Annunzio ha i1pirato più d'ogni altro scrittore contemporaneo i gior• nalisti sportivi. Ma non 1'ha da credere" che i giornali!ti sportivi usino certe parole: a caso. Le usano o perché le sanno efficaci, o perché le hanno tolte dalla bocca di qualche « tifoso >, Uomini maturi da una gradinata si sbracciano e gridano: « Forza, Mea:tta •• e poi volli al vicino: < Hai sottolineato quel calcio? E: elas,iço dei neroazzurri >. E in altre partite chi non ha udito parlare di < zebre •• di « leopardi >, di «pantere>, di <moschettieri>? ... PISELLI DI GUERRA 11 ministro del Commercio inglese ha ratto prcparart- la farina che servirà al pane durante la guerra futura. Sarà una miscela di grano, granoturco, piselli, fagioli, ono, t: al gusto parrà fatta con noci bruciate. Ci torna in mente cosl il pane del tempo di guerra. Lo attendevamo per ore, tanto che l'ora dei pasti dipendeva dal ritorno della donna dal fornaio. Portava dei pani che pa.- revano di piombo. Piccoli come saui di fiume, venivano posati sulla tavola e tutti li osservavamo incerti. Ancora caldi, man• da.vano una stranissimo odore, poi cominciavano le congetture: « Di cosa 1arà mai fouo? >. Circolavano a proposito strane leggende, e si affermava che i fornai racevano il pane con gli ossi tritati, col ge1io, col legno di certe piante. Ma in fondo non erano che patate e fagioli, e ci si consolava mangiando di quella roba col dire che ad altri non ne era toccata. Mangia~ il pa.. ne con gusto perché altri ne son senta, non è certamente segno di un bel sentimento. Ora in Inghilterra preparano già la miscela del tempo di guerra; ma credo s.ia fatica sprecata, pcrch~ questa guerra ha l'aria di non volere venire. Il mondo è pieno di preparativi, e cosl gli ingegni divt-ntano pìù acu(i. Si sa che, durante le guerre, la tecnica se non la scicnu ra grandi progressi ; tanto che la guerra appa~ provvidenziale. Che, mutati i tempi, il progresso trovi la sua strada non nei conflitti veri e propri, ma piuttosto nella paura dcj conflitti? Noi non lo abbiamo mai amato troppo questo vecchio e strano progresso: eppure cominciamo a crederci. Anche se il pane di piselli e fagioli non sarà un 11:ranpasso ,,erso l'avvenire MILLE MIGLIA Le !olle italiane sono cor,e sulle grandi strade per vedere il passaggio delle Mille Miglia. l padri hanno condotto i figli, le vecchie si sono arrese a seguire le nipoti smaniose di ,•edere i più granc!i corridori del mondo. Si fermano al ciglio della strada ; i più prudenti stanno su un poggio vicino; hanno in mano un peno di gioi'• nale con i numeri, per avere poi la IO<idisrnione di poter gridare: < N. 143... t Biondeui >. Quella del numero che dà modo di riconoscere un a.sso, che pas.sa in un lampo, è una delle maggiori soddisfazioni che possa essere concessa agli spettatori di una cors.'\. Ognuno crede di avt:rt: riconosciuto perfino il profilo ormai popolare del corridore. Ma, d'altra parte, quali lunghe e noiose attese! La sera scende, le strade sono leggermente fangose, nelle case vicine si accendono le luci, e i corridori non :u ri,•ano ancora. Ogni tanto giunge una macchina, e ci si domanda se sia la .1tarfetta Non si tratta che d'un medico cam• pagnolo che torna a casa o va a curare un malato grave. L'attesa è sempre lunga ; i giornali, il giorno dopo, la diranno spa• smodica, ma invece è soltanto noiosa, Lo sport dell'automobilt: ha questo guaio: è uno sport aristocratico, (atto da pochi e per pochi ; non ha spettatori se non quelli che" si contentano di fantMmi che scompaiono in un baleno e con un sibilo; non app:miona folle come il gioco del calcio o il ciclismo i ha eroi lontani e chiusi sotto la ma<liCherat: (j:li occhialoni ; eppure tanti modf'sti padri, con i loro irrequieti figli, vanno ad attendere. Stanno (ermi e in• quie1i. Poi ad un tratto un rombo; poi ad un tratto un grido. Una macchina che slitta investe la piccola folla. Il rombo del motore tace, si odono ap~na dei lamenti e dei gridi, tutto diventa calmo: ogni co,a, dal ciclo alle piante, alle penont-, acquista • la tranquillità de, momenti tragici. Si comprende che quello che è accadu10 poteva beniuimo non accadcrr-: sarebbe butato che la strada non fosse nata piena di (an~ !!l'.O o che tanti ragani e donnette fossero andati ad appostani altrove, sulla cima di un poggio o dall'altra parte della strada ~ iente è più tragico di questi avvenimenti che paiono accaduti per caso C. O•
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