Omnibus - anno II - n.14 - 2 aprile 1938

IL SOFM DELLE MUSE ij~~ W.ij~,Jli)w)[i)~ _,_ --- ~~ ( VARIELTEATTERARI I I Stampe dtll' '800, che Vallecch, ha l::J f)Ubbllcato ul11mnmcn1c m una nuo\'a edizione, \'alsc.o ad Aldo Palazzeschi la considerazione dei profeswn. Questo scrittore, che cm un po' il dia\"olo della giovane lctceratura italiana del 1914, e che 1uu1 rammenta,ano, più che per tma pagina, per I segm dell'es1ro bizzarro, come iniziò 111 Plxaso la pubblicazione dèlle sue mcmorit! d'infonzia, trovò lettori ammirati fra gente nell'intimo, e per educazione, destinata piuttosto a diffidare della sua ;tric. C1 si stupiva che l'autore del C'odiu di Perefo si piegasse a scrivere prose d'apparente tradizione toscana, con1mu:mdo a modo suo ).]artm1 e f.ucmi. Ci si com-. piaceva della com·ersionc: don si volc,·a vedere quasi una palinodia, uno di quei ravvedimenti, melanconici spesso, che l'età produce negli uomini. Agh occhi dei più Palaueschi smetteva d1 essere scrittore di gusto raro e difficile: diventava • I'ulumo prosatore della nostra sana tradizione,. La frase non è d1 nessuno, ma era sottintesa nc1 ragionamenti d1 tutti. Si vedeva insomma nel bambino, fra i due e i sei anni, protagont<;ta dei qumdic1 capitoli delle Stampt. l'ult1mo Pierino. E ciò accadeva non solo fra lettori E,::uadagnat1 n Palazzeschi inattesamente; ma pur fra letterati incerti sul peso da dare ali<: ultime opere d'un autore fino a ieri ben definito nella mente d'ognuno. Stampt dtll' '800, pubblicate capitolo per capitolo. apparivano come una serie di quadretti d'una Firenze sul finire del "t.·colo, e insieme come l'evocazione d'un t<'mpo, d'un costume. d'una società restata nella memoria non soltanto de, fiorentini. Per lo meno, si 8\ \'Crli\·a che que1 racconti non erano particolari a una società civica, ma mostravano invel:e una apertura più \·asta. Erano ricordi d'un tempo lonrano e definito nella memoria d'ognuno, e anche il ritratto d'un bambino, sopraituno d'un bambino. Le pa~ine delle Su,mpt non \Ole\"ano che accennare con onestà lo spirito inafferrabile d1 un fanciullo, dai due ai sci anni, nel quadro pittoresco del suo tempo; quei primissimi impercett1h1li segni, indizi, cosi difficili a cogliere e. una volta còlti. così facili a schiacciare con l'incal- .zante bagaglio• della vita che preme•· Eppure. anche se il • quadro pittoresco• doveva essere il maggiore richiamo del racconto, e agli occhi de, p1u quasi I unica giustificazione di esso. la novità di Palazzeschi era tutta in quel suo cogliere il vero dell'animo ·infantile, un vero così discordante nelle sue apparenze, e spesso tanto crudele. I lettori d1 Palazzeschi, quelli che si esalta, 1ano trovando m lui un continuatore d'una tradizione onesta e mediocre, forse avvert1\'ano alla lontana il tanto d1 acre che pur restava nei quadretl i ora comir; ora grotteschi della Firenze ottocentesca. La storia del bambino non induljZ;e\·a al patetico, sfuggiva l'evocazione di situazioni discretamente familiari, non comportava che descrizioni dove OJ(ni pe-rsonagg10 appariva deforme e in un'aria di commedia; insomma, agli occhi di tutti finiva col perdere quella tranquillità che è propria del racconto di memorie. Del resto, s, sa come procedono gli scrittori di memorie: saltano a piè pari i primi anni della \"ita, raccontando di essi solo quei fatti che sono generici e comuni d'ogni infanzia. Vanno in cerca di ben altro: d1 av, cnimenti oltre che reah vendici, sì da cavarne quasi un insegnamento, un monuo. ).,'autobiografia di Palazzeschi è tutto al contrario. Fin dagh inizi queste regole son contraddette. La fantasia par giocare liberamente intorno a ogni ricordo; la prosa stessa, anche se d'impron1a decisamente tradizionale, !'i alleggcnsce e perde ogni durezza sintattica nei momenti più alti del racconto. tanto che non d1 rado quasi s1 arriva al canto, a certe canzoncine che paiono tolte dalle P~si,. GiuSeppe De Robcrtis, ragionando di Palazzeschi, ha avuto il merito, tempo fa, di vedere nel suo raccontare quasi un'aria da opera buffa, e di scoprire nella sua· prosa dei versi, proprio dei \'ersi. E \'eramen1e la prosa di Palazzeschi, da molti creduta manzoniana, pare spesso che sveli una facoltà rara e tutta lirica, che concede a un autore d1 inventare nel momento stesso di scrivere, quasi la fantasia \'enga eccitata volta per volta dalla parola, e non dalla parola soltanto, ma anche dalla sintassi, e da una punteggiatura intesa a sej,!'.nareun ritmo interno del racconto più che a indicare le normali pause del discorso. Le quindici •stampe• fiorentine, che piacevano tanto agli onesti e tranquilli lettori della rivista in cui apparvero, avevano intimamente questa novità. Storia d'un bambino, lo descrivono nei suoi rapporti familiari crudamente. La madre, le nonne, il padre, non sono quelli della tradizione der racconti autobiografici. La madre che schiaffeJuc:ia il figlio perché appaia pili colorito; 11 padre silenzioso, che nei momenti drammatici non ,i abbandona a grida scomposte sull'esempio delle donne di ca,a, ma s1 siede• poggiando il gon11to a!Ja ta\ola, la fronte alla mam)•; il bambino che ave\'a: Due anni e un amore già: la finestra. Due anni e ~ià un odio: la minestra, tutte le minesrre; ma soprattu110 una che 1di \·cn1"a imposta,, quella qu~si segno della libertà. e della bellezza della vita, questa delle bruttezze e delle strettezze del mondo; finiscono con essere personag(,:i d'un romanzo dell'infanzia. Come m Poi/ dt carottt di Renard il romanzo del fanciullo viene fuori da frammenti e da brevi dialoghi, nelle Stampt ddl' '800 esce da capitoli che hanno sempre carattere di autobiografia povera e familiare, fedele ai ricordi, hm1tata e 1n apparenza definirn soltanto da essi. Palaz1.esch1, 11 secondo Palazzcsch1, di questi ultimi anni, autore delle Stamp,, d1 Sorel/,. :Waterassi, del Palio dt1 buffi, t" uno "JCnttore di apparenze veramente sconcertanti, Toscano, l.-il primo di quella regione dopo secoli ad 3\ ere una pro!la non vernacola, non attaccata alla rcg1one, anche se ~pe~so colorita da parole e da modi dialettali, al punto che la cosa sua forse liricamente più bella è quel rCarburio e Birdlio •, la storia di due vetturini che p:i.rlano della vua e del mondo nel l1nfitua~1;::1fi0onto dei fiaccherai• d1 piazza del Duomo. Pros:nore di ev1dcn1e trndi- ;,ìone manzoniana, ha nelle sue pagine quei felici arbitri che. p1opno perché nascosti, documentano la novità d'un prosatore. E,·ocatore bonario d1 ,~mpi passati, sfugge, con una bra\'ura che è. certo tutta del suo 1st1nto, ogni conformismo. E veramente, nella moderna leueratura 1rnhana, non sappiamo vedere autore pili coerente nei suoi sviluppi. Aldo Palaneschi scr1\·e da più di venticinque anni, eppure la sua poesia non ha avuto, per fortuna, quei clamoros:i sviluppi che spesso nascondono soltanto le incertezze dell'1sp1razione. I suoi sviluppi non sono srnti che quelli umani che toccano a tutti con l'andare del tempo, e che acquistano un'evidenza felice nelle menti più riAess1ve. Oall'J11undiario ai racconti del Palio dei breffi non vi sono state incertezze; e, tutto al più nella p10"'a e nella lingua. c'è da notare un lento riav\·ic1narsi a modi della Regione. Riavvicinamento, questo, avvenuto appena l'istinto di Palazzeschi è stato sicuro di non far storia soltanto locale raccontando casi fiorentini. E a uno scrittore non si può chiedere di più. La mediocrità sressa della vua regionale, la piccolez.za dei personaggi scelti fra figure che devono essere state sotto gli occhi dell'autore fin dalla su:1 nascita, ,:engono, e ciò è veramente rarità fra i toscani moderni, allontanate in un"aria fra comica e tragica. Martini e Fucini sono lontani, più lontani di quanto s1possa affermare. 11gusto degli aneddoti, delle macchiette, dei casi pittoreschi che era in essi quasi l'unico motivo d'arte, non è in Palazzeschi che un segno di amore per il vero comune delle cose. L'accento è altrove: i suoi buffi, 1 suoi tipi estrosi non sono visu soltanto per un particolare fisico e di colore; son personaggi la cui storia contiene una umana confessione. Palazzeschi in \·enticmque anni non si è ma, convertito. Va bene che egli è d'una generazione che, sprecate fehcemenrc le doti della giovinezza, ha trovato nel converursi, nel rimangiare le proprie idee e anche le proprie istintive att11udini, una ragione d1 \'Ìla letteraria; ma il raffreddamento degli impeti giovanili non ha significato per lui un inaridirsi, anzi diremmo un tornare con una calma proficua su sentimenti prima confusi e magari scomposti. Dopo la prima sorpresa delle Stampe, non si può parlare di lui come d'uno scrittore per famiglie. La storia d'ogni suo personaggio è molto più complicata, più drammatica di quella delle figure che piacevolmente trattengono i candidi leuori con le loro vicende. Il bambino che coglie nei gesti e nelle parole dei grandi le linee d'una amara commediai Luigino di •Zio e nipote• che, d('lpO i disordini, le pene, le contraddizioni della vita, muore su d'un marciapiede, fra due carabinieri che dovevano condurlo in pri- . gione; e il misterioso persona~gio • issimo ,, smanioso di essere l'ignoto integrate, da falsificar sempre il suo nome nel pronunciarlo; son personaggi che mirano di continuo a una liberth raggiungibile solo uagicamcnte. Sono tulli povera gente, che vive male, avendo tuttavia nella morte quasi un riscatto. Questo il senso d'ogni racconto di Palazzeschi. anche di quelli dove pare che valgono soltanto gli effetti d'una comica situazione. La lettura di questo scrittore non sarà mai soltanto un divertimento. Potranno avvincere nei suoi racconti i casi strambi e buffi, dei quali molti forse diverranno domani favole da raccontarsi come storielle allegre; alcuni personaggi può darsi che appaiono tanto definiti nelle lo:o apparenze fisiche da fare nderc già di per sé; ma con questo le ragioni dello scrittore stanno altrove, quasi nascoste da un'aria di commedia. Palazzeschi non è scrittore tranquillo, anche se ha l'abito dello scrittore amabile. In un tempo m cui tanti scrittori per essere oltre che profondi trag1c1, invece di ameni noiosi, tingono tutto d1 nero, ~ di conseguenza naturale che uno scnuor~ inteso a nascondere tutto nell'allcgna sorprenda, conducendo fuori strada sì da aversi di lui un'impressione che è, si può dire, opposta al suo animo vero. ARRIGO DENEDETTI PANTA.SU DI ROKA MIKORE - OARIATIDE IN ONA OA8A DI VIA M.ONSERRATO ( LETTEARLDAIRETTORE ) BIIIBII {l"l \RO DIRETTORE, il Vittoriale t'1 1,i chiude. Che farà la piccola corte di dame, costruttori, soldati, bibliotecari che Gabriele d'Annunzio ha ,;ciolto col semplice e improvvi~} atto di ripiegare la testa? Per coloro che non possono vivere .-.enza la poesia dannunziana, restano i libri del Poeta. Ma per coloro che si sono profondamente abituati alle invenzioni del Signore del Vittoriale, che cosa rc<.,ta? Ove troveranno oiù un inventore di finestre di,;simulatc alle quali d'un tratto s'affaccia una testa di monaco; e di cancelli vietati agli uomini gra~si; e di sai e crocifis'ìi; e di <i.aiuti speciali; e di « Accorr'uomo ! >; e di strane architNturc; e di digiu.ni ; e di spade d'oro; e di grossi scherzi agli ospiti americani? Come farà a svcgliar- ~i, in una ca<;a comune, accanto a un marito che desidera il caffè, colei che al mattino veniva C'hiamata Suor Filomena e la sera Suor Candida? lmolit:i come per nessuno 1 sarà la semplice e dura vita di tutti noi, per questa piccola corte che lascia la sua reggia. E~i proveranno, forse, il medesimo disappunto degli ~Htori che, a notte alta, dopo lo spetta-colo, tornati a casa nella veste di antichi re, si sentono chiamare dalla moglie, invece che « Maestà del mio cuore! >. Giacomo e Salvatore. A pochi beni si rinuncia tanto difficilmente come a una parte che ci sot• tragga al dovere di ew:re semplici e proporzionati a noi stessi. E la poesia incomoda, che dobbiamo spremere dalle umili e poche cose che il destino realmente ci assegna 1 non è più sopportabile 1 quando si era abituati alla poesia delle cose per comune definizione poetiche (in sostanza piacevoli) e che il de,;tino non si prende la briga di darci e nemmeno di negarci, tanto <!òOndoi tutti e di nessuno. Gli uomini 1 direbbe M:i, hiavelli, si ra~egnano più facilmente a rimanere vedovi della moglie o del marito piut• tosto che della facoltà d'ingannarsi con bc-llc immagini; e se la grandissima poesia è quella che dura di più e trova, nel corso dei secoli, un mag~ior numero di amrfflratori fra le p<'rsone rispettabili, la poesia che suscita le « pas• sioni ,, ~ia pure in un periodo ristretto di tempo, è M>loquella eccitante corti.e il "ino o il fumo che, pur laS'Ciando in finr òppre'-,i, nel momrnto in C'ui passa per il ctrYr-llo rani,·a i colori dt'I mondo, dilavati dalla stanchezza morale e dalla decaden7,a. Le~si d'Annumio, quand'ero poco più che bambino. La prima impressione ch'ebbi fu quella di aver messo l'udito, l'olfatto, la vista e il tatto entro una macchina che li centuplicasse di vigore: mi arrivarono profumi, luci, contatti, suoni <.misurati, a cui la mia piccola coscienza rispondeva come una bussola impaZ7ita. Caddi nelle mani di una natura chC', nel festeggiarmi, dimenticava eh 'io ero un bambino e mi faceva realmente le e cnrczze dell'asino». Non dirò che tutto que!.tO non sia stato gradevole. Cna fanciullezza, le cui sensazioni, per loro natura varie e numerose, siano state moltiplicate da espedienti poetici, rappresenta una bella somma di ricordi divertenti. E: una fortuna, della quale ringrazio il dc<.tino, quella che le mie letture di una poesia di se. sazioni abbiano coinciso con l'età delle pure scnsa.zioni. E non importa che queste, unite a quelle, diano pn risultato un vero e proprio tracollo dell'ingenuità; importa molto di più che, nell'età dei pensieri e dei ir.cntimcnti, ci accompagni l'altra maggior poesia : quella dei pensieri r dei sentimenti. La fanciullezza con d'Annunzio, la maturità con Ylanzoni, Verga e Carducci ... Qualcuno mi dirà: ma come? un poeta sensuale nelle mani dei fanciulli? Risponderò che la sensualità è proprio della fanciullezza..- Le e scorpacciate>. di cui il buon Dc Amicis raccontava le funeste conseguenze ai suoi piccoli lettori, sono imprese dannum:1ane. I vcr"i del Canto 11ouo (fra i più belli del d'Annunzio) in cui ,;;j canta « la gioia! la gioia! », ~pccialmentc quella di mordere ogni frutto e di e mettere le mani su ogni bella cosa tangibile ,, stanno a meraviglia in hocca ad un bambino. Anzi, stanno bene ,;olamentc sulla bocca di un bambino. TI torto dei no\tri dannumiani fu quello di avere quarant'anni, o di più, sicché non era bello vedere uomini seri che cercavano di e mordere ogni fnit• to > e di e mettere le mani <.u ogni bella co~a tangibile». Era anzi molto buffo, e si deve alla immaturità del po- !ltro spirito comico, <!òneon :sorse a que- !ltO propo:-.ito una mirabile commedia del costume. (Il superuomo dannu111:iano è l'uomo che ignora di non c·~sere più un bambino e di avere torto quando si laml'nta che la società non gli permette di cavarsi tutti i capricci). lo, però, avevo le lacrime agli occhi mentre rincasavo col giornale che annunciava la morte del Poeta della mia fanciullezza. Cordialmente. VITALIANO BR.ANGATI POESIA GIUSEPPE VILLAROEL: Stelle 1u1li. abiJsi {Monda.dori, Milano, 1938. L. 10). « Profumi d'orchidee >, « spatii interminati>, « cosmici misteri >, e specchi d'infinito:, ispirano l'A.; e tutto ciò in endeca.sillabi e in alessandrini; più, ogni tanto, qualche accenno di verso libero. Ma sempre l'ardimento dell'immagine è povero quanto la classicità ddla forma è generica. GIACOMO ETNA: Il carro (Studio Editoriale Moderno, Catania, 1938. L. )). Sono endecasillabi in sonetti e qu:utine. La restaurazione delrendec:uillabo è, infatti, invoca.la da molti, e non iappiamo perché. Non è, evidentemente, problema né politico né economico, per cui occorrano provvedi• menti, piani di battaglie: e, al più, una quistione letteraria ; ma in letteratura guai a in"ocare i e ritorni > ; ciò, spesso, significa che la cosa che si vorrebbe far tornare è molto lontana. PIETRO DE LONGIS: Ghiri1ori (Pironti, Napoli, 1937. L. 5). Spesso i confini fra la canzonetta letteraria e quella di Pie• digrotu. non sono avv('rtibili. L'A. di Ghiri1ori, che fra l'altro ha avuto la prefazione di Libero Bovio quasi a denunc.iart' apertarnente le sue inclinazioni, fa spreco di sentimento, di azzurro, di passione; e cosl via. ADRTANO BELLI: Versi (C. T., ~filano, 1937. L. 6). Volumetto diviso in tre parti. La prima, « Ideali >, contiene invocazioni e Ad una bellissima donna >, e A Don Chisciottt' >, e Alla contessina Liliana M. >, e cosl via; la seconda, e Confidenze> , ri• sulta di variazioni alla maniera dei musicisti, in fa, andante, allegretto, ecc.; la ter• za poi, « Rìlleui >, è ricca di in\'ocaz.ioni « Alla storia>, e Ai bifolchi >, < Alla luna >, fino al congedo, dove ìl poeta afferma che i suoi versi sono « sangue - oh sang<1e- che il cuore, - il cuore sgorga >. STUDI Dott. PAOLO CAPASSO: Appunti di ston·a delta musica (Fratelli A'l.imonti, Milano, 1938. L. 5). Si tratla di un manualetto scolastico; ma di esso ci indispone, prima, quel e dott. > messo davanti al nome e al cognome dell'autore, che ci ra venire in mente i volum<'tti di versi degli avvocati di provincia; poi la copertina. ( manuali scolastici dovrebbero essere particolarmente curati per quel che riguarda l'csletica tipografica. Non si esige bella carta, non rilrgature costose, ma la semplicità e la pulizia che è bene usart quando si fanno cose per i ragaui. lnvt'ce il dott. Paolo Capano ha voluto una copertina e novecentista > con corsivetti roui e n<"ri,di qut'lli che piacciono tanto agli im• paginatori dt-i grandi giornali. SISTO ~ I~ VUOI VIVERE fai una non:lla; se ~ vuoi passare il tempo senza pc11sare alle cose che ti dànno pena e noia, leggi una no\ella. F'or e nessun altro genere letterario ha a\·uto tanta fortuna e tanti consumatori. Centinaia d1 penne fanno di continuo alle corse con le rotative delle grandi tipografie. Se, poi, nello scrivere una novella, manca ancora molto alle due colonne che si vorrebbero raggiungere, basta chiedere aiuto a un altro personaggio. Se ciò accadesse a me, non saprei dav\'ero quale personaggio trovare. Forse potrebbe !<ervinni l'immagine della mia amica :\la ella mi guarda con occhi troppo fissi dall'is1antanea fenna sopra il mio tavolo, e quasi mi irrtta. Poi, i suoi fattcrf'lli non divertiranno mai I lettori che vogliono novelle con tanto amore; perfino lei, ch'è lettrice, leggendosi, sbadiglierebbe. Ma ecco, dalla finestra del mio mezzanino, attraverso l'accendersi e lo spegnersi della riclo,'I, del Coki, intravedo il personaggio che mi potrebbe servire. Se scriverò questa novella, il protagonista sarà lettore di se stesso; dalla sua tasca infatti spunta un numero del giornale su cui apparirà la sua storia. Ma forse, anch'egli, leggendola stampata, sarà distratto e finirà con l'annoiarsi. La sua storia non è romanzesca. Ila leticato poco fa con la moglie, e la donna è uscita di casa sbattendo con rabbia la porta. Tutto pu un piatto! C::esulla tavola ci fosse stato solo un piatto d1 più, hon sarebbe fuggita di casa piena di rabbia e disperazione. Invece è andata così: Il primo piatto è stata lei a spaccarlo; 11 secondo, il manto, il terzo. lei nuovamente; e all'uomo è toccato l'ultimo. La donna è restata di sasso: lo sgretolarsi dell'ultima porcellana sul pavimento doveva cantare la sua vittoria. Ma non c'erano che quattro piatti sulla tavola della sala da pranzo,. e la donnn ha gridato: • Ti lascio: tornerò da mia madre•. Il marito ora è uscito all'aperto: lo \cdo dalla finestra del mio mezzanino con un bambino per mano. ~ tutto intento a osservare, nella vetrina d'un negozio il- !~:!:atl~r!i ta\ 1 ii uv~!~~n~:ori~c:~~:t!~ prima di uscire per fare due passi, ha svegliato il figlio ch'era rimasto a dormire. L'ha vestito a modo suo; gli ha messo i calzini, uno al diritto, uno al rovescio, il cappello con la legatura del nastro dietro la nuca invece che da una parte. "1a Perché s'interessa tanto a quegli orecchirli? Forse pensa di fame un dono a sua moglie, e con quello suggellare la pace. Ora gli dev'essere venuto in mente qualche cosa di grave: con uno scatto ner oso lo vedo volgersi verso il bambino che casca dal sonno e si sente gli occhi irritati dalle luci della vetrina; lo guarda fisso, come se potesse leggergli in fronte la rist>osta del subitaneo dubbio che l'ha assalito. Capisco di che si tratta; gli è certo venuto a mente che sua moglie è uscita, che potrebbe anche non tornare più. Un ahi.ante! Ma ecco che il nostro giovane SPoSO si rasserena; ora pensa che certamente sua moglie ritorna subito a casa. forse c'è già. Guarda nuovamente gli orecchini da trenta lire e pare che trovi in essi la risposta precisa a1 suoi dubbi cd 11 suggerimento per risolvere il suo caso familiare. Ora sta convincendosi che quando tornerà a casa portando il regalino, iricartato con la perizia dc, commessi di q\Jesti negozi, troverà sua moglie con gli occhi lustri, un po' spaventata d'aver trovato la casa vuota; la pace sarà bella e semplice. , Ma se quello non fosse il mio personaggio? Se non si trattasse che di una pura coincidenza, per i fatti che si sono svolti sdtto la finestra del mio mezzanino tra l'accendersi e lo spegnersi della rtcla,,,e del Coki? Meglio sarebbe che scendessi e glielo andassi a domandare. Forse il bambino non è nemmeno suo figlio. Potrebbe essere un rapitore di fanciulli, o uno zio annoiato di portare a spMso il nipote. Insomma, a scanso di equivoci sarà meglio che mandi Maria a interrogare questo• mio personaggio. • Maria, correte prima che se ne vada! •. • Che se ne vada? Ma chi?•. Eppure Maria, che m'ha visto nascere e che farebbe chi sa che cosa per me, scende zoppicando le scale; ora, la vedrò attraverso la via. Eccola; l'uomo cd il ragazzo escono dal gioielliere, ed ella li affronta coraggiosamente, sta per fare un cehno con la mano, io grido: :viaria, Maria!•. E Maria 1esta col braccio alzato a metà, la bocca aperta, gli occhi rivolti veho me. 11 mio personaggio (se era) non ha risposto al richiamo, e, chiuso in chissà quali neri pensieri, è sparito all'ahgolo della strada. P. S. - Non sto a dirvi come, ma p,ima d'impostare la mia novella, ho avuto rr{odo di sapere che Il nostro personaggio erlt proprio quel signore che abbiamo visto; anzi 1 sono riuscito a sapere di più; mi è stato riferito ciò che disse la moglie qu1md'egli tomò a casa, e la trovò rientrata. Disse:• Meno male che ricopri con una gentilezza il tuo torto•· Ed era fe. Iice; però aggiunse: • Con gh orecchini, i piatti rotti, il caffè che mi son presa fuori, questa sera ci costa almeno quarantatrè lire e cinquanta centesimi: questo mese non arriveremo•. Ma poi sono arrivati bene ugualmente perché quando una donna è contenta e soddisfatta, fa miracoli per la sua casa. GUGLIELMO PtTJONI

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