Omnibus - anno II - n.14 - 2 aprile 1938

} RRIVAI a Francoforte la mattina J ::~a. 3 N~~~~;er::~t' u;:r~i~1g~•ra~cj~ .,,S.:, capannone dell'J/indenburg e chiesi se potevo lasciare il mio bagaglio 3.ll'aeroporto; ma mi fu risposto che bi. sognava portarlo in città, al capolinea uffi. ciale, il e Frankfurtcr Hof >. • Skcome l'autobus non partiva subito, feci una lunga p:useggiata in ta,sì attn• verso dicci chilometri circa di boschi di betulle dalle foglioline nuove. Cht' bt'll'ad• dio alla terra! Q·uando i funzionari giunsero all'albergo, dovemmo esibire biglirtti e passaporti ; poi cominciò la , isita meticolon dei ba~agli. Ogni centimetro quadrato delle mie valige fu ispc2.ionato, ogni scatola aperta. Do"etti pagare quindici chilotJrammi di ba. gaglio ecccd<"nte. Protestai: « Pc$0 venti chi• li mtno di un individuo medio! >. \1 fu risposto; « E: la regola >. Erano le sette, credo, quando insieme agli ahri pamggeri ,alii in uno dei tre grandi autobus e fui condotta all'aeroporto attraverso i grandi boschi di betulle. Lì, accanto al capannone, Jetpta al suolo, si alzava la grande acrona\C d'an~cnto. .\ quella vista sparirono tuui i miei dubbi e le mie incertezze ; pro"a,·o finalmente il grande entusiasmo e la gioia che sino a\. )ora mi erano mancali. Nel capannone, i r ~stri pauaporti furono nuovamente csa• minati. Mi sorprese il numero scarso dei pa»cggeri. Durante il giorno aveva pi.ovuto a intcr• valli ; pioveva ancora qu:rndo attravcrsam. mo il breve 1paz.io tra il capann0n<' e lo Z.cppclin. Nonostante, c'erano molti spet· tatori, fra i quali un gruppo di piccoli nazisti, autorizzati a esaminare lo Zep?clin da vicino. Seguii gli altri pa\5eggcri su p<'r la stretta passerella e fui condoua nrlla mia cabina, piccolissima, ma con armadi alle pareti, il lavamano e una finestra a ghigliottina. Dopo uu rapido esame, ri,alii in coperta per assistere alla partenza Si udivano le note di una musica mar. 2iale e da"anti alla prua scorsi una banda militare. I suonatori indo~.,avano uniformi ciiallt' e azwrrc e gli strumenti erano decorati con na,tri dello stesso colore. Al centro, c'era uno strumento in forma di grande liuto, ma pieno di camp;mclli in• vece che di corde, d:1 cui pt"ndevano code di cavallo ~tialle e blu. Quando i cavi furono s<:iolti, la banda indietreggiò di qualche metro, poi si voi. 1ò, attt'st, e il direttorc alzò la bacchcua. In quel momento lo Zeppelin a,·anzò ver,o di loro, e i suonatori dovettero riurar1i in fn:tta Questa Kcna si ripctè varie volt<', poi finalmentr l'atronavr cominciò a sol. levani e la banda ci salutò con Eine feste Burg. Il gruppo dei piccoli nazisti si sparse allegro sul campo. Provavo una stra• na scnsaz.ionc di leegcrcua e di felicità; mi sentivo sollevata con forza e ,pinta in a\1anti In arroplano non a\·evo mai pro. vato nulla di simile. Mentre mi sporgevo da una finestra aperta per guardare la terra tJi.à lontana udii brevi, vibranti esclamazioni: « Mein Gott! Mein Gou! > e mi trovai accanto un vecchietto che, evidentrmentc, aveva celebrato la partenza con qualcosa di più forte <lei vino del Reno. La sua t'moziont> t>ra inte:nu, ma a un tratto si acconc di mc e mi gridò: «Her,lich, nicht ,uhr? ~eraviglioso, no'>. e N'on parlo il tedi"· KO >, gli risposi, preparandomi a ritirarmi prudentemente. < Ma Dio mio! Lei è amf'- ric.ana? > esclamò il vecchietto. e Anch'io! > e mi abbracciò entusiasta. Tutti i p:u~"gg:cri affacciati alle finestre cercavano d'intra"edcre il Reno Si viag. 8iava veloci attraverso la nebbia, guidati dai riRettori che fiammeggiavano di collina in collina Sorvolammo villiggi e bor• 8hi brillanti come cristalli e giuntJ<"mmo in• fine in vista di una enorme ma.s1a luminosa: Colonia. [mprovvisamcnte l'ombra della cattedrale si delineò al centro del• la cittl. Alle dicci, ci fu servita una ct'na di carne fredda e insalata. Ero l'unica donna sola fra i passeggeri e mi ftccro sedere alla df'stra del capitano, a un lungo ta. volo al qua\c scde\'ano altre \'Cnti per. sone, mc-ntrc i coniugi e le famiglie ave. vano tavolini separali. Il capitano Pruss, arri\'alo in ritardo, strinse la mia mano e quella dei suoi vicini immediati. ~1an~iò un boccone, bcV\'e uno o due bicchieri di acqua minerale e tornò in fretta al suo posto. Durante l'in• tcro "iajj:gio consumò raramente più di un pasto al giorno <" non be\ ve mai birra o vino; era gentile e simpatico, ma completamente a<sorto nel suo lavoro. Ero stanca e ftlice di andarmene a lcho. La mia cuccetta era s1rctta, ma comoda; lt' lenzuola di lino fine e le co. pertc chiare, morbidi55imc. Le pareti della mia piccofa cabina t'rano tappeuate di lino perlaceo. Gran parte della giornata sco:uente la pa<•.oi à riposarmi, contemplando attraverso il finestrino le onde infuriatt che biancheggiavano a perdita d'oc(hio sul mare. Salimmo molto al disopra della tempc~ sta, m.i. un forte ven10 ci avversò t' ci trattrnne. L'aeronave lo attraversò calma. fiuando attentamente l'orizzonte, sì po. tc\'a notare la più lieve inclinazione, ma senua mai provare un senso d'ins1abilit.à. Dissi al capitano ?ruu quanto godevo il mio viaggio. Compiaciuto, mi confidò che non aveva mai fatto una traversata pcg. giorc. Il l<"mpoule aumrntò e la seconda notte il capitano non si coricò affatto. Sebbt'ne il vcnto percuotesse, come fanno le onde, i fianchi della n:we, si conti. nua,·a a non avvertire ne,5un movimento. Questa immobilit.à era quasi paurosa. feci conostcnu con alcuni passeggeri. C'era una coppia di coniu~i di :\mburgo, due simpatici Vt'CChiche volavano da ven• tieinqur anni e amavano talmente il \Olo cht' dopo una ,rttimana di soggiorno a St>w York avevano drciso di tornare con lo stt',so 1/indtnburi. Un giornalista ing!eS(: era con noi per fare il resoconto del via~gio; alcuni studenti torna"ano in pa. tria dopo una vacania in Europa ; il mio vicino di tavola rra un ~iovanotto di Chi. ca!O che 1i era prc,o un mt'sc di vacanze pt'r volare ìn Europa. Accanto a lui sedeva un altro allegro giovanotto che mi rimprovera,·a di bere soltan10 acqua, men• tr<" si sorvolava tan1'3.cqua, e Ci metta dcn• tro a)m('no qualche goccia di vino! > in· sistrva Una coppia di americani ritorna\·a da un breve viaggio di affari. Il marito aveva già volato sull'f/indtnbur1 l'<"state prece• dent<", e sua moglie lo a..-.eva S<'~uito, ora 1 prr il piacere di tornare in \'Olo. Dopo il pranzo presi il caffè con loro, poi rimasi nt'I salone a la\·orarc a ma~lia con la si- ~nora X . Ci scambiammo akuni commenti sui paueggcri: tra i nostri preferiti era una famigli::i con tre figli, due ragazzi e una bambina, molto educati, e che ave. vano l'aria di divertirsi un mondo. Su una parete del ,alone c'era una gran. dc cart3. del mondo dipinta con colori tenui, che illustrava la storia della naviga1ionc, le str;1de dei primi esploratori, le loro navi con le \·cle gonfie e i moderni tran,atlantici • al disopra, .,_oJava il ma• gnifico Hindtnburx, d'ar~ento. Le S('dic e le poltroncine del 1alotto erano di alluminio; lcq~ere come piume e molto comodtII pomeriggio dc-I ,ceondo giorno avvi. stammo Terranova. Euendosi il tt'mporoalc calmato, ci abba.ssammo e vedemmo numerosi iubergs di un bianco abbagliante sul mare grigio pietra e di un verde acceso sollo l'acqua pallida. Da o~ni parte sorl!evano arcobaleni ; ricordo che ne guar• dai a lungo uno, finché non rbbe com• piuto un circolo perfetto sotto l'aeronave. Quella notte dormii come una bambina j la mattina mi svegliai con una (l"n,azionc di bcnes1crc (hc si prova di rado dopo la prima giovineua. Xon c'era terra in vista; pioveva. Frci colazione, schrn:ai con i giovani ; rimiJi nt'llc valige la poca roba che ne ave,·o tolta, ,("ri~,i due o tre car• toline, e a un tratto si (u ,opra Boston. Un graode cntu1iasmo m'inva\{"; la gioia ~iorava semprt'. Tornammo vetso la costa e e-i mt"ttcmmo ad andare a\'anti c indit. tro sulle rive dcll'Hudson, qu:i.lchc \Oha arri\'ando fino al mare. PioYtva di nuo,o, e lampi numerosi illuminavano l'oriuonte. « :-Jcuun pericolo>, disse qualcuno Unv Zcppc-lin pub aspettare indcfinit u,cnte al disopra dc-Ila tempesta: non è ..:nme un aeroplano, che deve scendere per rifornini di combustibile >, Un altro passeggero mi disse che il Gr<J/ (.eppdin, volando sopra un paese sudamc-ricano, durante una rivo. lu:rionc, aveva aspettato vari giorni in al"ia compiendo lenti giri ; finché, cessato il com• battimento, c-ra staio possibile l'auerra~gio. Spaven1ammo molti daini che correvano a due e a tre nti radi bo.schi di pini l\lngo b. cost:i.. Di 1anto in tanto, attraverso la pioggia, riappariva il capannone di La• kchuru. Continuavo ad esser felice e non m'importa.va quan10 sarebbe durato il ,,iaggio. Lo Zeppelin doveva ripartire a m('z1ano11e, ma naturalmente non a\ rem• mo auerrato finché non fosse stato possibile farlo con ~icurczz:a. Ci fu servito il tè prima dell'ora, e alle sei e trenta ci portarono dei nmdu:ichts. Poco dopo fummo su Lakchurst. L'acro• nave dt'scrisse un rapido C('rchio, menu·e venivano buttati giù i ca\'i d'atterraggio. La squadra addetta all'attcrra~gio indi<"· lreggiò, finché le corde non ebbero toccalo terra; poi si prt'cipitò in avanti per affer• rarlc e tirar giù l'aeronave. La signora X. stava accanto a mc. A un ccrto pun10 mi disse che andava a pren. dcrc il man1cllo ìn cabina. Fu l'ultima volta che la ,·idi. Ero affacciata a una finestra aperta della sala da pranzo con molti altri passeggeri, fra i quali il ~iovanc! aviatore che faceva fotografie. Mi disse che ne avt'va falle ottanta duran1e il viaggio. Quando dalle macchine giunsero improvvisamente rumori misteriosi, lo guardai per esserne rassi• curata. Nello steuo istante udimmo il suono sordo e soffocato di un'esplosione e uno ~guardo d'incredula ·costernazione appan·e DUE SCENE DELLA CATASTROFE DEL DIRIGIBILE HINDENBORO A LAKEHORST • di aver volato, di avere attravnsato l'ocea• no. e e ridicolo sentirsi cosl felici! > dissi alla signora americana, che mi rispose di sentirsi ancora più felice di mc. Tutte le navi della baia di BoSton ci salutarono; volando sopra i sobborghi vt• dt'mmo innumerevoli automobili fermarsi sul ciglio delle strade e i passeggeri scendere per guardarci. Dall'alto contcmpla"o i giardini: le mimo~ gialle e non so quali rampìcanti rosa erano in fiore; i prati ap-- parivano di un verde vivace. Si vedevano mcli fioriti e boschi pieni di arbusti e di alberi, con giovani foglie V<"rdi. li nostro pas~aggio spaventò i cani, che $i precipitarono nelle loro caS(", provocando una gran• dc alJitazione ntl cortili, specie tra polli e maiali, che correvano qua e là, disperati ,.. atterriti. Volammo wpra Providencc riconoscendo molti villa~~i, fiumi ~ baie. Un giovane laureato di Yalc mi stava vicino: era un alltgro giovanotto che aveva 1tudiato avia• zione e anche volato nei prt'ssi dt"lla sua università. Ci servirono la colazione in anticipo, per lasciarci liberi quando avrcm• mo sorvolato New York. Si 'volava lenti sul Sound j la signora X. m'indicò la baia di Long hland dov'era la sua casa; e mi disse che suo figlio era venuto in auto. mobile sino a Lakchurst, ad attendere i genitori. Finalmente New York ci galleggiò incon. tro. La pioggia era 'cessata, ma nuvole nere si addensavano dietro i grattacieli Vo• lammo sul Bronx c n: l larlcm, lungo Fifth Avenuc, oltre Centrai Park. Poi ci diri• gemmo a ovest e sorvolando il Rtx c.(i altri grandi bastimenti giungemmo alla Bat. teria. Di qui tornammo all'East River, v<'r• so Times Squarc, e ci spin~cmmo sul New Jersey. Le nuvole erano nere e minacciose quan• do giungemmo su Lakchurst. La squadra addetta all'atterraggio non era al suo po• sto e il tempo invece di migliorare pc~- sul .,_,isodrl mio compagno, Quasi isfanta. ncamcnte l'aeronave fece un balzo cd io fui lanciata tn· o quauro metri di\1antr contro una part'tC'. Mi trovavo stretta contro un banco da alcuni tC'deschi caduti dopo di m<". Non potevo rc,pirarc e pcmavo che sarei mor• ta 10ffocata, quando tutti balzarono in piedi. '.'l'el salone irruppc-ro le fiammC', lunghe linsuc di fuoco di un rosso acceso. I miei compaisni <altavano e si contorcevano tra le fiammt' Le gravi scosse dell'aeronave li l:lncia,.,ano continuamente contro i mobili e le pareti, dove si laceravano mani e visi sugli info,,i mc1allici. Tutti erano gil co• prrti di •an~ue. Vidi molti uomini saltare dal((' fine\tre, ma rima.si dov'ero cadu• ta, coprc-ndomi il viso con un lembo del cappotto, men1re le fiamme mi lambiva• no la schiena, il cappello, i capelli. I miei compagni inorriditi continuavano a cor• rtrc for,rnnatì qua e là. In qucll'i5tant<" un uomo (il mt-dcsimo, credo, che avc\a eielamato « Mtin Gott 1 > nel lasciare la terra) si staccò dal gruppo delle figure saltcllan1i e si buttò sul pavimen1o con le braccia t' le rpmlx- larghe, Rridando con voce 1erribilr: e FJ ut dM Fnd, 1 > (t la fine!). Ero ùel medesimo parcrr, ma continu;i.i ;\ protr'tgermi gli occhi Improvvisamente udii un grido e Esca fuori, sit:t;nora' >. Guard:li: eravamo a ter• ra Due o tre uomini ,·<"1.1noaffacciati allo ~portello dell'acrona.._.e, chiamandoci t' fa. cc-ndoci ~gni con le mani. ~1·a12.ai incredula e istinti"amcnte allungai il pìed<' per ccrt'.'ar la mia bor~a che m'era stata strappata n("lla caduld e N'on ,·iene? > mi ~ridò l'uomo, Lo ra~giu.nsi ~ca\'alcando peiz1 di legno che brucia\·ano in terra Uno di:i pa~~cggeri, l'inglese, mi corse in<"ontro con un grido: « Crazic a Dio, lei è 1ah:a ! > e mi aiutò a salire in una automobile già piena dei miei compagni di \ia~gio. Mi sedetti accan10 all'auti,ta e lo prc.~ai di la,ciarmi all'in~res,o dd· l'aeroporto dove sprra\'o di tro,·are la mia famiglia. « Non pos5o. Ilo rordinc di por• tare tutti al Pronto SO("corso ~ « ~1a non precendo che lei cambi itinerario. Mi lasci scendere prima che può. Non wno ferita' "· « Si guardi le mani, signora! >. Guardai e, sentendomi S\'cnire, non parlai più. Fummo tra i primi ad arri,arr nrlla sala di medicazione. Fui condotta in una ,tan• za dove un medico e un·infennicra mi misero del\'acido picrico sullc mani, che mi facnano soffrire orribihncnt(' Un ferito gra,·iHimo era sl"duto su un ta,.·olo accanto a me; i suoi abiti e i suoi capelli c-1ano quasi (Omplcrnmcntt· bruciati. ~i dissero ch'era il capitano I..ehmann. Sopragjj:iunsero altre automobili cariche di feriti. Udimmo lamenti e gemiti; coloro che ci assistC'vano si precipitarono a soccorrerli lasciando la boui'l:lia dell'acido pi• erico al capi1ano Lehmann che, seduto im• passibile sul tavolo, continua,·a, con un g1an pt>zzodi garza in una mano e la bot· ti~lia nell'altra, a \ersarsi l'acido sulle ferite. Durante le sue rari' appari7ioni tra i passeggeri portava scmprt- una giacca di pelle fo;derata ili pelliccia: il baH•ro rial• zato gli copriva in parte il "i,o. Avc,·a un volto energico e sereno e occhi azzurri e int("lligenti. Ora il suo viso cr.a calmo e gta\'C; non un gemito gli ~rus~i"a mcntr(' seduto accanto a mf" si bagn.-.va le ferite. La sua angoscia do\C\ia c<scrc intrn<a, ma <"gli non tradi\a i suoi ~entim("nti, e quando, diventando le mie fo1ite intollt>rabili, al111nga,·o la mano verso la botti~lia, e~li mc la tendeva con gra, e cone,ia, aspettava puiente che mi bagnas~i le mani e la iiprcndev~ mormorando: « Danke sch()n >. Fu uno s1rano, tranquillo intcr• me2.ZO; quasi come ~e prende~~imo il tè insieme. Ero impressionata da.Ha calma dd capitano. Solo quando appresi la sua mor• I<', il giorno dopo, appreZ1ai come mrritava il suo croi,mo. Comini e donne orrendamente feriti ar• rivavano da o~ni partc-. Xon «>pporta,o pìù la loro vista e i 1010 gridi. U«-ita fuori vidi orri\'are un camion d'amhulan:ra .>\spettai, sperando chi' quakht' mio pareme \i fosse dt>ntro. I.A.· pÒrte sì aprirono e vidi uomini ammontic'('hiati 11:huni sugli altri comr sa('d1i. Due o tre furono tirati fuo1i, uno riTHaS<.d' entro, ,coni ~oltanto Il' mc ij:llm!x-, bruciate, rigide comr legno ("arbonina10 ; prr<.1 dalla nau\Ca cor. si \'i3.. Lo Zeppelin bru<'ia\·a ~rmprc, emeucn• do nu,olf" di fumo nero. Lo contemplai con an~ooteia Perfino tra tanta ~offt>n·nza e morte umana, la \ua di~tru:rion" mi ricmpi,a di rimpianto. • Alcune persone pietoie mi si a, vicinaro• no e tl"ntarono di ricondurmi nr!\a ,ala di medica1iont>; ma \·idi portar dentro dut' bambini feriti e mi allonianai A tutti coloro che ,i offri,ano di aiutar• mi, davo il nome e l'indi1 izzo drlla mia fami~lia, pregandoli di a\',erlir\a. Rifiu. tai di andare in un O\p("dale r accettai con riconoscenza l'offt>rta di una siQ;nor.i di condul'mi fuori dcll' :lcroporto nella ~ua automobile. Ella pcrco1,e Ren1ilmrn1c i gruppi cht' attendevano fuori dri cancrlli, chiamando i nomi rhe Jr a\cvo iudicati. Quando fu ~erta che nr~<,uno dri miei era presente, mi offrì l'ospi1alità J)<"r qudla notte in casa su:l; ma io prefrrii a\pctt,,re notizie all'aeroporto Siccome le mani mi bruci:wano tcrribil• mentt', andai a farmele mcdicarc r fui man. data in un altro edificio dov't>rano •tate alloggi:He le donne. Ma non \i tro,·ai mf'• dicine e tornai al primo padùçlion('. Era \'UOtO. Vidi portar via su una l("tti~a, e-on una gamba f,uciata. l'in~lesc cht> mi aveva aiutata a u~cire dall':l('ronave. Mi sedetti in una <ala d'a~pctto t' qual• cuno mi portò un bir("hicrc d'acqua. C't'ra. un ~ran sìl('n7..io, ora. I fcriti c-rano stati porrnti ,•ia quasi tulli, e !(' mrdicin<> erano finite : qualcuno trovò un •ubctto di , a\e. lina e mc lo ~premè ,ullc mani, fasc-iandomi poi dolcemente con h ~.-.rz:\. Vidi uno dei camc-rieri dello Zeppelin pa,\CII:• giare su e giù. Appari, a complrt.1mt'nte il. lc,o c pel'fino i suoi ahiti erano immacolati. St'mbrava in procinto di ~rr, ir{i di nuo,·o i sandu:ichu, come aveva fatto dul' o tre- ore prima. Finalm<"ntc un funzionaiio mi chiese do• \'e volevo andare. C'era un'ambulanza disponibilr, che poteva <'0ndurmi all'o~pcdalr o in ca<a di mio fratello. Diedi l'indiriuo di mia nipote, a Princ<'lon. Poco dopo c-ro str,a \U um, bMclla, a,·. ,olta in morbide coperte: due infcrmicri c-rano nt>ll'ambulan:ra, ~eduti accanto a me I mi,.i compagni non mi risparmiarono il racconto degli orrori \'Ì~ti, ma furono g:entilh\imi, mi tc.'n('vano .sollevatr le mani r si sfon:avano di e.,_.itar(' lt' a~pcrità della strada; quando il mio duro to;ia(iglio cli• .,_.<"nttòroppo incomodo mi aiu1a.rono a s1ar ~<"duta. Avendomi uno de~li uomini ci1• <"ondata la vita col braccio prr ~ostenermi, esclamò: « Lo sa cht il S\10 cappotto ~ tulio bruùato? >. Non lo \apevo. Trannr lt> ferite alle mani, crrdno d'C'~,err ilk• ~a, come il ramericrc dt>ll'at·rona,r Poco dopo riconoscevo lr torri di Prin• ceton e qua,i subito mi 1ro, .,i .,l\a pt,1t.1 di mia nipote. MARGARET G. MAT!IER (trad di M. Mnrt<Jnr).

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