NA.N0HIN0• &Ida\.! giappouui dauat! & an m111lfuw oluu, eh, lu~lu. la popolaslo:31• re1l1tere entro 1, tnippt del Mikado ... ~ LCUNI viaggiatori, benché fosse ~ molto tardi, restavano nella car• _, rozza.ristorante del dirertissimo proveniente da Budapest. Un giornalista italiano stava solo a un tavolino, quan• do un grosso signore impellicciato gli ven• ne a sedere di fronte. Il signore cominciò a parlare in tedesco, poi, come comprese di avere davanti un italiano, continuò in un linguaggio mezzo veneto mezzo dal• mata. Certamente si trattava d'un ebreo. Il giornalista presto capì che veniva da Trieste e si dirigeva verso il sud e ch'era un commerciante di pellicce. L'ebreo aveva tante cose da dire. Spiegava la fatica di un simile viaggio, e in• fine confessò che andava in Grecia, dove era scoppiata una rivoluzione, per vendere le sue pellicce alle mogli dei generali vin• centi. Per lui era indifferente la vittoria di Veniulos o quella del generale Condy• lis. Concludeva: e Vinca chi vinca, i generali sempre ricevono dei compensi, e le loro mogli comprano la pelliccia•· Il giornalista osservò che la stagione gli pareva avanzata. Mantava poco a primavera. • Non significa nulla•, ribattè l'ebreo; ..q,uando una signora ha una pelliccia sa indossarla anche d'estate•· Dalle pellicce passarono a parlare della politica m generale, e il commerciante diceva che i tempi erano adatti agli affari. Batteva le dita sulla tela del tavolo, e le sue unghie corte non apparivano eccessivamente pulite. A un tratto l'ebreo tacque. S'accorse che il giornalista portava a tracolla una macchina fotografica e la volle vedere. Era un apparecchio modernissimo, a doppio obiettivo, di marca tedesca. •Eh, i tedeschi•, sospirò, «pieni d'ingegno. Peccato che ci vogliano fuori dalla Germania•. Volle farsi spiegare il funzionamento della macchina, e il giomalista spiegò: si riprometteva una larga messe di fotografie. t Oggì lo scrivere passa un poco in seconda linea•. disse. e Se uno ha il fegato, se ha l'ardire di cacciarsi avanti dove si combatte, dove tutto ciò che cade sono l'obiettivo è emozionante, vivo, assoluta• mente inedito, la sua fortuna di corrispondente è fltta •· Sulla campagna splendeva la luna, il paesaggio ne era rischiarato. Passata la \'ecchia Serbia il treno era entrato nella Macedonia; scorgendo le esili sagome di minareti il giornalista sospirava la luce del giorno. • JI viaggio di ritorno non lo faccio di notte•, promise. • i\l'interessa questa regione che non ho ancora veduta •. Pronosticarono il tempo. L'ebreo, per via delle sue pellicce, si compiaceva d'immaginare la Grecia tutta coperta di neve; o, per lo meno, moleitata da venti freddi e da temperature bassissime. L'altro invece, che aveva passato l'inVerno in Ungheria, a mandare corrispondenze sulla crisi del Gabinetto del generale G~mbOs e sulle decisioni del reggente !lorty, desiderava la vista del Mediterraneo azzurro, del sole, delle piccole onde increspate dal vento di primavera. A Skopljc, l'antica Uskub, il treno fermò qualche minuto di più; i due scesero un momento a sgranchirsi le gambe. Non faceva freddo: osservarono che al loro treno venivano agganciati alcuni carri merci. Che poteva essere? • Saranno munizioni per i greci•, disse il giornalista: • se viaggia col direttissimo deve trattarsi d1 roba molto importante•. L'ebreo non si mostrò curioso; disse però che poteva trattarsi benissimo d'un carico di armi, mitragliatrici forse. Risalendo sul treno andarono in uno scompartimento di prima coll'intenzione di dormire. C'era già dell'altra gente. Un ufficiale serbo, dalla faccia quadrata, olivastra, e dagli occhi scuri; un altro signore corpulento dai grandi baffi a punta. Quest'ultimo aveva intenzione di mettersi a parlare con i nuovi arrivati, i quali però chiusero gh occhi cercando d1 dormire. Quando venne il controllore si S\'Cgliarono di soprassalto; chiesero se alla frontiera ci sarebbero state difficoltà, e il controllore rispose evasivamente. La rivoluzione greca continuava, ma non era cosa da impressionare. L'alba era ancora lontana quando i viaggiatori furono destati di soprassalto. I ra. voli precipitarono, rutti si trovarono rovesciati sul pavimento, si udivano grida e rumori altissimi, poi le luci si spensero. li treno era deragliato in aperta campagna, prima del confine. La macchina era caduta giù dalla scarpata, le vetture, staccatesi miracolosamente, si erano rovesciate. I viaggiatori a lungo restarono in silenzio, trattenendo perfino i gemiti delle ferite . Temevano che si trattasse d'un attentato, e che i briganti macedoni stessero per arrivare. Ma ad un tratto si udì un grido disperato. Il signore dai lunghi baffi gridava: • Le mie scimmie, fuggono tutte•· li giornalisra stava osservando al lume d'una lampada tascabile la sua macchina fotografica, e come vide l'obietti\'O in• franto bestemmiò con rabbia. Intanto i viaggiatori si erano rialzati ed erano usciti a\l'aper'to; l'ebreo corre\'1\ verso la testa del treno per vedere cosa mai fosse accaduto delle sue pellicce. Le scimmie erano fuggite indossando le pellicce! L'ebreo propose subito un premio di cento dinari per ogni pelliccia ricuperata, Spa• rasscro pure sulle scimmie, ma cercassero di mirare alle teste. L'ebreo non aveva fatto i conti col signore dai baffi a punta, padrone del serraglio in viaggio per Salonicco: costui gridò contro di lui imprecazioni furibonde. Guai se qualcuno osava sparare sulle sue scimmie. Era pronto a dare non cento ma trecento dinari per ogni scimmia viva catturata. Se ne infischiava lui delle pellicce, mentre ci teneva mol• tissimo ai suoi paviani, bestie intelligenti. Il commerciante replicò che in tal caso sarebbe stato lu1 a nmborsargli le centomila lire di valore che quelle maledette bestie recavano addosso. Intanto, era arrivato un treno di soccorso. Non c'era alct.ma fretta di ripartire perché la froutiera era chiusa per tutto quel giorno, tanto che i contadini, capeggiati dall'ebreo e dall'uomo dai baffi a punta, nonché dal giornalista che non sapeva consolarsi per la disgrazia capitata alla sua VoigtHinder, si diressero verso il bosco dove le scimmie s'erano rifugiate. Il signore dai baffi a punta raccomandava di non sparare, lo sapeva lui un mezzo per prendere prima di sera tutte e dodici le scimmie. Le scimmie s'erano rifugiate sugli alberi. Il commerciante si metteva le mani nei capelli e quasi piangeva. Le sue pellicce correvano il rischio di stracciarsi contro i rami, forse qualcuna era già conciata in modo irreparabile. 11 padrone del serraglio invece raccomandava la calma e la pazienza. Per fortuna il bosco era un bosco isolato, e bastava circondarlo perché le scimmie non uscissero più. Se il bosco fosse stato grande e prossimo ad altre boscaglie il padrone delle pellicce non avrebbe accettato imposizioni di sorta. li signore dai baffi a punta chiamava le sue bestie modulando le labbra in modo ridicolo. Faceva perfino ridere i contadini che non vedevano il momento di dar mano ai fucili. Capivano anch'essi che il valore delle pellicce era infinitamente superiore e che per ricuperarle in buono stato bisognava sbrigarsi. Il padrone delle scimmie però aveva detto: .. Se sparate ne azzeccate una tutt'al più. Le altre alla detonazione si spaventano e scappano come fulmini; e voi siete bravi se le raggiungete•. C'era del vero in quel che diceva il signore e nessuno per il momento osava dar sfogo ai propri desideri. Un gruppo di giovani contadini era riuscito intanto a isolarne una, che indossava una bellissima pelliccia, una volpe azzurra, forse la più cara; a prenderla c'erano seicento dinari sicuri perché se la scimmia ne valeva trecento, premio promesso, anche la pelliccia avrebbe fruttato altrettanto. Tirandole delle pietre l'avevano lentamente fatta scendere dall'albero su cui stava appollaiata e fatta correre verso il villaggio. I contadini non si rendevano conto che al momento di avvicinare queste bestie che non conoscevano si sareb• bcro spaventati; ma se ne accorsero subito non appena l'animale digrignò i suoi denti aguzzi, fortissimi. Entrata nel villaggio fu impaurita da un cane che le corse incontro; e prima che il cane rinculasse, a sua volta spaventato dalla scimmia, saltò sul tetto d'una capanna sul cui comignolo se ne stava una cicogna. La cicogna spa\'entata aprl le grandi ali. librandosi in volo. E chissà perché la scimmia le saltò dietro afferrandola per le sue lunghe gambe rosse. Fu una scena indescrivibile di cui ancora si parla in quel piccolo villaggio. li paviano pesa,·a non poco, e la cicogna dovette atterrare. Un contadino accorso ebbe l'ardire di colpire con un bastone la testa della scimmia che, tramortita, fu facilmente catturata. La pelliccia risultò in ottimo stato, salvo qualche macchia d1 fango e di terra. Quel colpo di bastone fu il segnale d'una caccia fondat.a su basi razionali. Le scimmie furono perseguitate ad una ad una, con pietre e bastoni lanciati tra I rami degli alberi. Fatte scendere, si circondavano e tramortivano come la prima. Due su dodici pellicce andarono danneggiate. ;\1a il padrone si ripromise di vendere le altre a un prezzo più alto per rifarsi. A null.a \·alcvano le proteste del padrone delle scimmie che temeva i suoi pavi:mi morissero sotto i colpi di bastone. Tutti parteggiavano pel commerciante, sebbene egli in un primo momento avesse promesso soltanto cento dman e proposto di uccidere le scimmie a colpi di fucile, ciò che avrebbe ridotto a zero i premi del signore dai baffi a punta. L'ultima scimmia fu catturata alle quattro del pomeriggio. A quell'ora l'inchiesta per il deragliamento era finita e, verso sera, un'altra locomotiva fece partire i vagoni del treno della mattina che, nel frattempo, erano stati tirati sul binario morto della piccola stazione. A Salonicco, dove arrivarono appena due giorni dopo, seppero che la rivoluzione volgeva alla fine, in favore del governo e del generale Condylis. Il commerciante di pellicce s1 congedò subito dal giornalista. Partiva per Atene, con un piroscafo, in cerca delle mogli dei generali \'incitod. ENRICO MOROVICH 1~~])~~~ IIIUSTB&TO I&' ERE OR SONO mi trovavo da un li· ~ braio che gestisce ,anche un'agenzia giornalistica, quando <"ntrò una ragauctta con un rotolo di figurini di mode; la com· messa di una sarta, molto facilmente. « La signorina ha drtto che questi non vanno bene>, disse, rcstituendo i fascicoli, e e vuol sapere se c'è il nuovo A m<ne ilfuslralo >. Da molti anni non ricordavo nemmeno più che questo famoso giornale esistesse, e ne chiesi al libraio. e Non va come una volta >, mi rispose, e ma esce sempre>, e me ne diede una copia. Stampato a Sesto San Giovanni dalla Edi. trice Milanese, e direno dalla signora Em• ma Candolfi Basso, !.'amore illuJtrato credo sia il più anziano (conta quarantadue anni di vita) e il più autorevolt' dei settimanali del genere: certo, uno dei pochissimi SO· pravviuuti, dopo la scomparsa della Farfalla, del Capriccio, dcli' Amore, e dopo che Il trionfo d'amore si è trasformato in Il trionfo . sellimanale di. novelle. Come veste tipografica, impaginazione e, soprat· tutto, come sostanza, L'omore ilhul,ato è ri• masto fedelissimo allt' sue caratteristiche: nella testata, di ispirazione floreale, figura sempre l'amol'ino che suona il liuto, mentre, fra i virguhi primaverili e gli svolazzi di un drappeggio, altri due grnictti si ba• ciano languidamente, sormontati dal carducciano e Bella è la vita e santo l'avvenir>. Unica conces.sione al gusto moderno sono le illustrazioni, in quanto che le vignette ro• mantiche di un giorno son sostituite da fo. tografìe sentimcntali di divi del cinema. Dclle quattro paginette che compongono la rivista, quasi tre son dedicate alle novelle scritte dai lettori stessi. Novelle soltanto, ed esclusivamente d'amore. Nel numero~ 9 del 3 marzo 1938, ad esempio, Leopoldo Vane, sotto al titolo cSublime missione>, mette in evidenza il conRitto spirituale che si accende nel cuore dell'eroina (e la rossa luce cr<"puscolar('1am. biva il suo \'Oito eburneo, mentre un leg• g:c:ro zefiro agitava scarmiq:liando graziosa• mente i riccioli ribelli della sua lu<"c:ntissima corvina chioma>) contesa tra l'affetto per e il suo Nando •• e la \·ocazione che la 1rac al chiostro. Non altrimenti a sfondo passio• nale e misiico è e Canto d'amore> di Pierino Esposi10, novella che, per la sua lun-· shezza e per gli indubbi pregi arustici, è illustrata con una vecchia fotografia di Jeant'tte \1acDonald e ~aurice Chevalier: qui la protagonista si·chiama Nicea, e gemma sfolgorante del mio paradiso distrutto, melodia fìo,ita di sillabe, che il mio labbro ha mille volte ripetuto>, e, anche lei, dopo gli incanti di un pomeriggio d'amore in cam. pagna (e seguimmo un sentiçrO attraverso il grano che vcrzicava >) precipita nel dram. ma. Nel e borgo natio > la mamma, infcr• ma, muore, e Nicea, nel cui animo e crasi operata una ri\·oluziont' >, decide di rin• chiudersi nella quiete del monastrro. ln\lano colui che l'ama la supplica, inval)o tenta di intt'rporrc i buoni uffizi di una amica CO· munt': e la sua decisione era presa > e, al. "1'infrlicc amante altro non rt~sta che salutarla: c:A-ddio,Nicea, compagna d'un'ora ...>. Se ci si chiede quali siano le fon1i d'ispi• razione di simili componimenti si pen,a subito ai romanzi popolari, alle biblioteche circolanti, alle canzonette e forse a qualche rC"(iduod:l\'croniano. Pe)simismo e pas• sionalità sono d'obbligo in questo genere: gli amori sono S<"mprcviolenti, esclusivi, 1,a. turi di gelosia e di desideri, e, una volta dichiarati, senza mezzi toni e incertezze; gli stessi dubbi, in fondo, sono categorici e destinati a clamorose ri\•clazioni. Ma forse, ricercare delle cause cstcrnt· a tulto questo, è un errore: quc110 grncrc ha le radici !(."mplicententein se stesso, e, come una spc· cie di fenice, continua a rinnovarsi dalle proprie ccnt'ri. Ma se queste novelle costituiscono una delle ragioni di succe'50 dell'Amo,,: illustralo, ciò che ha, per 1anti decenni, sta• bilita la fama del giornale è l'ultima pa• gina. Sotto al titolo e Epistolario nuziale >, fì~urano "ere e proprie lcuerc d'amore, ehe, sia pure presentate al pubblico come ona specie di Seg1e1a,io galante a puntate, sono rivolte a fanciulle da innamorati e amanti. 11rag. Alfredo Paderna di Bibbiano (Reggio Emilia), cosl si esprime rivolge-ndosi a Fatma: e Riudo alle belle serate assieme trascone, e ripen\O al tuo dolce viso di bimba buona: ritorno ai tuoi caldi baci, ma tutto im·ano I Pt'rché? Perché mi hai abbandonato?>. E coneludr: e Del resto, hai scelto la tua via, seguila! Una volta ti amavo, e tu ne cri sicura. Ora ti di• sprezzo, e non comprendo nulla del tuo rimorso. Segui il tuo dC"stino, e fa come se non t'avessi mai conosciuta! >. Parole gravi e tremende cht', attravt'r~ il e tondo corpo 8 > del giornale, giungeranno all'inft'• delc come una condanna, Anche Francesco Franchini di Garlasco (Pavia) prende la penna per e L'ultima lettera > ad una innominata: e Tu che accendesti nelle mie vene la fiamma più bella della vita, che ricevesti dalle mie labbra il primo bacio d'amore, non dcvi più e,i,tcre per me... >. La rubrica e CiovanC"ttcd'Italia> è invece più le~u:e-ra,ma fors<' ancor più genia)('. ln eua q:li autori pre,entano, in forma sim• bolica, le più belle fanciulle della loro città alla direttrice del periodico. Franc('sco Sa• poriti di Patti (Messina) cosl, ad esempio, descrive alcune e Viokttc pattcsi >: e Co• mincio con IC' <core-Ile Angelina e Vincen- ,:1na A ; la prima, studentcoa, conia quin. dici sorrid<"nti prim:wcrc, è molto simpatica <' ingenua, nelle sue ri,atc di fanciulla spensierata fa \"cde-re i bianchi denti che sembrano dut' file di perle; la seconda, più grande, è modesta t' alquanto severa. Conaltino M ., bella fra le belle, dagli occhioni p~rlanti e azzurri come le acque dt'I mare, boccuccia ro-.,a invitante ai baci. Feb,o• nia B., sartina sedic<"nncda\ viso ovale, capelli castani e lìsci, tagliati alla moda, bocca perfetta>. E così via, con una ~rie di descri7iOni che oscillano fra la carta d'identità e il complimento mormorato J;assando. C'è in queste antologie di bellezze un'aria da dichiarazione d'amore fatta in classe, da frasi galanti scritte su p<'7.ZCttdi i qua• dt'mo, da incontri furtivi al Parco della Rimembranza che, in fondo, non puà destare altro che simpatia C'è insomma la buona provincia, quella provincia chr, nelle piccole città, specie del Meridione ove il sentimento occupa un posto eminente, dà legioni di lettori a questo gt'ntrc di riviste M. A. S. A. MOBILI VACCHELLI "CASA MIA" L'arredamento completo per la Voetra eHa, intimo, peuonale, elegante, com•cniente A CONTAN__!_!__ Il A RATE 5 Ambienti completi 5390 10 1;;r~. 94 ;;.e 12 3•~.da 1s;o1e da Camera matrimoniale 10 peui 1950 600 147 113 91 Sala da pranto . 8 • 1650 650 153 117 95 Salotto . 6 • 6S0 220 50 39 31 lng.reaso. . . . 3 " 420 140 33 25 20 Cucina razionale . 4 ,, 520 170 41 31 25 Per pagamento anticiputo . L. 5200 F"rancodi porto fino• 250 c!1ilometTida Carrar&• Funto di porto a Milano e Roma Chiedtre programmo 32 li(); Soc. An. 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