WERSO il principio dell' 'Bo, la società di New York era a~itt~ da una nuova mania d1 grandezza. Le vecchie famiglie d'origine olandese erano sta- !C messe da parte, mentre gli Astor e 1 Vanderbilt e parecchi altri nomi, fino allora sconosciuti, diventavano illustri. I miei genitori non erano abbastanza in~ucnt! né abbastanza ricchi per conquistarsi un posto in .:;ocictà: mio padre era troppo occupato nei s111oi affar~, mia madre troppo indolente, e le mie sorclla,;;trc si accontentavano di frequentare quei giovanotti che si conof.Cono l'estate a State lsland: io sola in r amiglia, ero amhi7io,;a e "-Ognav~ di farmi strada. Benché mia madre fos~ :lmica d'infanzia di Ward McAlli5tcr, non volle neppure giovani di lui per far includere la nostra famiglia nella famosa li\ta dei Quattrocento, ch'egli stava compibndc,. Dc-I re~to anche Ward McAllister aveva faticato per esservi incluso. « Pensate», ci raccontava « che nella li,ta che consegnai al ti~grafo aveV<)dimenticato di ,crivcre il mio nome .. Per fortuna, mc ne avvidi presto e d1 notte corsi dall'editore. Mi di~se che non c'era più spazio per altri nomi e che, 5e proprio lo dcsideravo 1 bisognava cancellare dall'elenco un altro nome per sostituirlo col mio. "TogKcte quel che volete ''i gli di~~i, "ma io devo entrarvi! " ». E raccontava ciò con l'ansia di chi ha corso un brutto rischio. Ward McAllistcr era il mio alleato c mi aiutava quando dovevo affrontare mio padre. Gra7ic al suo aiuto riuscii a persuadere mio padre ch'era giunto il momento dì dare un ballo per lanciarmi in società. La ditta Delmonico mandò un impiegato che passò un'intera mattina a esplorare la nostra casa e a studiarne l'allestimento per la festa. Ma il preventivo delle ,pese ch'egli fece indignò mio padre. « Janc, dcvi capire una volta per tutte che non voglio buttar via i soldi così. Ti ho portata a New York, cosa vuoi di più? ». Così, invc-ce del ballo, decidemmo di dare un pranzo: un pasto casalingo C'on piatti :-,aporiti, cucinati dalla no- ,tra cuoca svedese, che non era un cordon bfru. E con mia grande mortific·azionc, l'umile gelatiere della no- ,;;tra <;(rada portò l'ice cream proprio mentre giungevano gli 01,piti. Al pranzo ~cguì un ricevimento. Ed impegnammo per quella sera un maggiordomo che annun<.:iò, uno dopo l'altro, moltis<;irni nomi della lista dei Quattrocento, tanto ch'io M!ntii, per caso, una HXC languida monnorare ('On :)tuporc: « ~a come fanno a CO· nmccrc tanta gente? ». Credo che sia stato Ward ~lcAllison, nC'I 1883, a introdurre i balli con cot1llons; e tale fu il sue-cesso che parv('ro ,;cgnarc l'inizio di una nuova ·« èra del divertimento>. (L'adorabile :'1.1.trionLangdon, Anna Hall, che fu poi madre di Franklin D. ROO'-Cvelt, Kitty \Valdo, E.tta Strong, Florence Lockwood e ~1ary Otis, ricordo, erano le c-sordienti di quella stagione). J cotillorJS, tuttavia, ci facevano pas- ~are ore di angoscia, perché non si cr<l mai -..icure di a\'ere un cavaliere per ballare : le ragazze più carine venivano impegnate parecchi giorni prima dt'."lla frsta; e le m.-lmme diventa- \'ano inquiete se, dieci minuti prima di ('ntz·arc in sala, le figliole avevano ancora i loro carnets di ballo bianchi. &, non riuscivo a prenotare un cav.1lirrc, con grande grazia e nel momento giusto sveni\'O, e dovevano portarmi a casa molto prima che giun- ~4..•,;;~ il fatale momento del cotillon. Prt·fcrivo pndcre una scr;1, con la ccrtc-na di ricevere, la mattina dopo, fiori t: biglietti di simpatia, piutto,to ('he arnmr·ttcrc la mia sconfitta. lknc-hé fo~:-,iaccolta in molti salotti, qualchr volta non riCC\'evo quegli inviti fhc- dt"~idcravo. Per esempio, <lvrei ,,oluto andare al fomo~o ballo in co- ,tumc dei Vandcrbilt; ma, siccome non li conoscevo, dovevo <\Ccontcntar• mi di a,sisterc, piena d'amarezza e di invidia, alle prove degli abiti e dei minuetti delle mie amiche. Quando un.1 delle ragazze, che doveva ballare ne-I «Gruppo di porcellana di Dresda», ,' .tmmalò. qu.ilcuno suggeri il mio nome per w-..tituirla, dicendo che avrei portato benissimo il suo vestito, e che < ono-..cevo tutti i pa-.~i -della danza. :'1.1.ala sig:nora \'anderbilt fu irremovibile: « I genitori di Janc non figurano nella mia lista di conor;.cenze: dunque non la cono-r;.co». L'avvenire mondano dei Vanderbilt dipendeva da que~to ballo, e i Quattrocento aspettavano. Tutti conveniva• no che l'aver invitato Consuelo Ywa- !,!.1ad abita1e con loro, e dare poi un ballo in suo onore, era ,t;1to un colpo d,1 mac,tri. M.t Consuelo, che doveva ,po..,,uc più tardi lord Mandeville, ercd~· del duca di :'l.fanchcster, non era Ll donna che i Vanderbilt avrebbero d('<.iderata. Consuelo era semplice, non prendeva sul scrio la ma po~izione, (·d imistcva per i1vitate vecchi amici, e ht· i \ ·anderbilt già ,i rallegravano di ,l\·cr prudentemente allontanati. Poco mancò che non pcrdcs~i anche il ballo dt.:i Bradlcy Martin. Ero stata invir.1ta parecchie settimane prima, cd a\evo promc~so il cotillon a Jamc\ L1vingston che, alla vigilia della frsta, destò !!tandalo chiamando pubblicamente Freddic Gebhard « bugiardo» e «vigliacco». Così mio padre mi proibì di ballare con Livingston. All'ultimo momento, per fortuna, comparve Frank Martin, che fu mio cavali<.·rc.Non ho mai cercato di ,;aperc com<' \'C'ra ,bararzato dalla sua dama. Col miu fratellastro, M:ose Campbell, passavamo i week-end.s a Wetcheset: Ned Potter abitava accanto a noi, i Waterbury non lontano, e tutti ric<'- vevano spesso. Un altro luogo dove trascorsi bellissime ore, era la ca.!!adegli Stuyvesant Fish, a NewPort· La madre Fish era una meravigliosa amica, se si affezionava a qualcuno: leale, sincera, la donna più brillante e divertente del suo tempo. Il suo « aiutante di caropo », come usavamo chiamarlo, era Harry Lehr. Non l'ho mai trovato divertente, benché mi fosse simpatico, come del re!!tOera simpatico a tutti: un poco rozzo, ma gentile e umano. Più tardi sposò un'ercditie. ra, ma allora era obbligato a cantare per guada~narsi, in un certo senso, la vita. Lo s1 invitava dappertutto, per far divertire la gente, eppure la sua allegria mi sembrava sforzata. Comunque, gli altn lo apprezzavano molto, e bastava che cominciasse a cantare: « ]anc had a erane who was lame», per suscitare le risate di tutta la ~ala. Durante l'estate, avevamo l'abitudinc- di andare nella nostra casa di campagna, a Far Rockaway: c'era un'atmosfera cordiale, che amavo molto, e, durante i u:eeA-ends, la casa era piena di giovani ospiti. La sera, andavamo in giro per la campagna nelle carrozzelle, oppure facevamo il bagno sulla ~piaggia, al chiaro di luna. Rientravamo solo all'alba, e improvvisavamo piccole cene con birra e welsh rabba, che cucinavamo da noi. Etta Strong, ~tary Otis, Fanny Taylor, Jeannc Borrowe, Lina Post e Ca. rolina Duers facevano parte della nostra compagnia. Tutti ammiravamo Edith Jones, che poi doveva diventare celebre con il nome di Edith \\'harton, ma era sempre tanto superba che difficilmente potevamo con,.iderarla amica. Prendeva tutto sul \erio, e c;embrava guardarci dall'alto della sua estrema saggezza. Quando si -..eone che era ,;tata \'ista, ad un ballo, baciare Duncan Elliot, fummo tutte contente: ora ci sembrava quasi più umana. I giovanotti più ricercati di qucll'e. poca rrano Brock Cutting, Elisha Dyer;, Julian Potter, Bordy e Holly Harriman, \\'oody Kanc e Duncan Elliot. Ammirai Cutting solo da lontano <' Julian Pottcr mi costò parecchi crepacuon. Tante donne erano inna~ morate di lui, e lui, purtroppo, era innamorato di tante donne; tuttavia eravamo molto amici. Una volta Julian mi disse: « Se foste meno nervosa, vi ~por;.creivolc-nticri >. Bordy Harriman sembrava incarnare la giovineua, l'.1llegria e la grazia: credo che doveva essere dilficilc, per una donna, guardarlo senza dcsidtra• re d; baciarlo. E ,otto questo aspetto Harriman era molto condiscendente. Appena lo conobbi mi innamorai di lui. Ricordo sempre le felici ~ttimanc di Bar Harbour. quand'egli non aveva occhi che per me. Furono 1,cttimane di merende sull'erba, di ~ite ROKA 189~ • I OOR.AZZIERI ENTB.ANO NEL PANTHEON in canoa, di passeggiate al chiaro di luna. Un'altra ragazza che :l\'Cva moltis- ~imi ammiratori era Speranza Goddard. Arrivò a Nuova York da Prov~ vidcnza, con suo padre, ch'era di quei padri che desiderano tenere i figli sempre con 1,é.Si diceva che ,;ul fron• tone della ~ua ca$a di camoae-na avesse scritto : « Lasciate ogni Speranza, o voi che entrate>. Speranza passò serenamente attraverw, le luci di una o due stagioni, adorata dalla gioventù elegante di Nuova York, finché de• stò la sorpre'ia di tutti sposando Oliver Iselin, un vedovo con due fi~li. Per due intere estati, a Rockaway, volli bene a Bordy. Rammento che una sera restammo per ultimi sulla spiaggia e, mentre aspettavamo il traghetto, vedemmo la luna piena r;.orgcre dall'acqua. Bordy prc~ la mia mano e re~tammo così in .,iJenzio. Ancor oggi, dopo tanti anni, non po,so vedere la luna levarsi sull'acqua, -.cnza remare a Bordy. Quell'invorno andai a Roma, e. al mio ritorno, trovai Bordy innamorato di Jeannc Borrowe: più tardi però, dimenticando lei come aveva dimenticato mc, \poro Daisy Hurst. I bei giorni di Far Rocka\\lay scivolavano \ ia, ed il nostro gruppo cominciò ad assottigliar:;i. Etta Strong \po,ò Danicl Fearing: Lina Post, Hamihon 'Webster. Martha Otis, dopo aver spezzato innumerevoli cuori, di• venne finalmente la ,ignora George .Monroe: andò ad abitare ,1 Parigi, e fu JJ<.'rduta per noi. Elisha Dyers spo~ò la « vedova Swan >, come Harry Lchr l'aveva soprannominata, una donna molto più anziana di lui. Quel matrimonio, a ;\'cwport, fu malinconico. Il marito aveva l'aria di un agnellino condotto al macello; la sposa aveva caldo cd rra nervosa. Tornando a ca~a divenimmo tutti tristi: capivamo che la nostra '-P<'mierata banda era ormai di,;,pcrsa e chc- un capitolo dc-Ila nostra vita s'era chiu<;0. In qud tempo la sorella di mia ma• dre. madame d(· \\'e~tentx-rg, moglie del ministro d'Olanda in Italia, m'invitò ad abitare e-on lei, a Roma ero ~tanca ed annoiata, prr.-.i il primo piro,cafo C' partii. La mia prima stagione a Roma non fu certo turbino,;a. La pa,sai in compagni,1 di mio zio e di mia zi,l, ch'erano anziani, e profondamente attaccati ai pregiudizi europei sulle convenien1e sociali. Il loro appartamento nel· palazzo Bonaparte, sul Corso. era magnifico, ma molto triste per chi non avcv.1 \·ener'azione per la ~ua \toria. Prc-,to <.;coprii che Roma non era una città ~la: c'era la Roma della colonia americana, città pratica cd opulenta, che aveva rinnovati i vecchi palazzi col ri~cald..lmento centrale e le comodità moderne; che si riuniva a prendere il tè all'H6tcl Quirinale (Ccqrc Ritz non aveva J.ncora aperto il Grand H6tel; cd a'isisteva alle funzioni religio\C nella chiesa anglicana. Poi c'era la Roma della ,;ocictà italiana, di,·i~a a :-,ua volta in due città, cama il di~c;idiofra Ch1e~a e Stato. Era una Roma comervatricc, a gruppi chiusi; e mi ci vollero parecchi anni, anche dopo il mio matrimonio con uno dei suoi membri, per non essere più considerata una straniera. Il corpo diplomatico face,·a come da ponte fr.l queste due 504..ietà; i giovani segretari e gli addetti d'amba5ciata frcquentavano l'una e l'altra, ballando impanialmente con le fo;die dei Bianchi e dei :S-cri 1 e rallegrando, ron soavi pettcgolei;zi, il cuore delle si• gnorc anziane. Sir Joh12 Lumlcy, amba-..ciatorc d'Inghilterra, aveva pre~so di sé Esmé Howard, la cui sorella Maud divenne mia grande ~\mica. Fu lei ad ottenere che zia Jane addolcis~c un poco le '-Ue ferrfc convinzioni e mi permettesse di mancare alla quotidiana scarr07..Zatanella vettura di famiglia, per prender parte, invece, ad cscur-.ion.i ne-Ila campagna romana con gli I loward cd i loro amici, il conte Hrnkcl-Donncr ... 1ark, dell'ambasciata di Gem1ania, mr. Hood (oggi duca di Bronte), e le adorabili Si, e Bee Taylor. :\'cl pomc1ig~io della domenica, la zia Jane cd io prendevamo parte alla scar• rozzata di prammatica alla \"illa Bor• ghese, sedute in una vettura colossale. I due bei cavalli bai erano ~tati strigliati fino a diventare lu<"Cntissimi, e l'imponenza del cocchiere cr., ancora acccntu::i.ta dalla livrea gialla e dal cilindro. «Scarrozzare» significava, per lo pili. stare fermi a un lato della ,trarla, mentre i cono~centi venivano a porgere i loro o~.scqui. Lungo l'interminabile fila di \'Ctture ~altellava l'intera popolazione maschile di Roma, fermandosi presso ciascuna carrona per alcuni minuti di convc-r<;~_u;ionee,pro- !-Cgucndo poi finché il giro non era compiuto. Non posso dire che ciò mi incantas.se, ma zia Jane ci ~i dìverti- ,·a moltissimo, e non ammetteva che mancassi. La '-OCictà italiana, a differenza. di quella americana. mancava di ogni \pirito di emulazione. Mentre in America tutti C('rcavano di superarsi a viC<'nda, con gioielli, case, ricevimenti, <1ui invece una simile gara sarebbe ~t'mbrata di cattivo gmto. I gioielli non erano, ad esempio, apprezzati per il loro valore, ma per i ricordi familiari a cui erano legati. l ricevimenti non 1.•rano ~forzosi: ncc;suna padrona di ca"a ,i "arcbbc ~gnata di offrire agli ospiti <1ualco"a di più della limo• nata con bi,.cotti. Gli americani in'"cce non prntica\·a• no quc,ta frugalità, e cercavano ..cmprc di o~C'urare i rict-vimenti dei loro <.1mici.Zia Janc "i crucciava per settimane, sr gli Qc;good Ficld"I avev.rno avuto ad un pranzo una ~ah,a per il pc~cc migliore drlla sua. l Ficld~ avev.mo un dpp.utamcnto nel paJ.17zo Colonna, l' ricevc\'ano ,untuosamente. Il loro ,olo cruccio eta di non poter dare un ballo. C'era una clausola nel contratto d'affitto che lo proibiva, perché qm.. ·ll'ala del palazzo era in così cattivo :-,lato, che il pcMl e il movi_mento dt un ballo avrebbero pvtuto far crollare tutto. Gli Haseltine abitavano palazzo ALtirn. Hascltine era un paesaggista di un C('"rt0 talento, ma la sua fama fu presto oscurata dalla celebrità di suo figlio. Hcrbcrt. Lenbach 1 che in quei giorni ritrjeva le più belle donne di Roma, fu t.tl· tratto dal color rosso dei mie-i capelli e chiese di farmi un ritratto. Ma il prezzo di trecento dollari sembrò troppo alto, anche per pagare l'immortalità. Quante volte ho poi rimpianto !I mio rifiuto! Quell'inverno, conobbi donna L.iur;1 :\{inghctti, che aveva riunito intorno a sé uno dei più importanti gruppi di Roma. Cosima Wagner era fra !e -.uc amiche assieme alla signora Ethel Spring, la compositrice ingle.~. Il suo salotto era pieno zeppo di quadri cd oggetti d'arte incstim.1bili e imic-me di ~getti di nc<:.~unvalore. Allo stC~'-O modo k piaceva me~colarc i <,,uoiospiti: ma r;.iccome preferiva la compagnia degli uomini a quella delle donr,e, da\·,1 ,pc,,o pranzi dove lc-i era l'unica donna. L,\ fig.liol.t di donna Laura aveva ,;posato 11 principe von BUlow, che m1 ricord:1 una delle mie peggiori gaffe. Durante l,1 guerra dei boeri, precisam<·n1e quando l'imperatorr di Germa11i.1aveva mandato un cclcgram. m;1 di solidarietà a Krugc,, mia zi.1 di,:de un ricevimento, a cui intervenne \"011 Biilow. i\ii parve di e-..~erespint(')<:.is..,imad,icendogli : « Dunque Guglielmo compra rnnnoncini per sparare addos~o alla nonnina? ». :-fon potrò mai dimenticare l'c,prcssione cli mia zi,1. né quella di von BUIO\,', La mia disgraziata fra~e fu poi citata perfino dall' H erald di Parigi. Dopo quell'in\'cmo lasciai Roma, ma tr<' anni più tardi, alla morte di mio padre. mia madre. mio fratello Allcn cd io decidrmmo di stabilire-i a Roma. e ci arrivammo nel 1895. Allen ~i ammalò mortalmente. Il dottore ci di-..-..c he non avrebbe- vissuto oltre ,ci ~ruimane. Poiché in,i">tevamo prr un altro comulto, il direttore: dell'albc-rgo ci consigliò di chiamarr il giovane dottore wcdesr di piazza di Spagna. Così incontrai l'uomo ch'ebbe una grande influenza nella mia \'ita. Sarebbe certo difficik, a prìm.L \'ista. classificare Axcl ~tunthe un dongiovanni, tuttavia nessuna donnn. poteva resistere al suo fa,cino. Era grande, biondo, trasandato, con capelli stopposi ed una barba incolta ; ~pc-r;.~c lenti gli nascondevano gli occhi. che scmbra\'ano frugare la vo-..trn anima, ~e soltanto ~i prendeva la pena di guardarvi. Quando entrai nella stanza, non mo1,trò neppure <l'e$..,eNiaccorto di mc; la 'iua attenzione era concentr.lta -..u mia mad1,e e ~ui ~intorni della malattia di Allen. ,,::Povera mamma », ,ta\'a dicendo, « povera mamma, .capisco tutto quello che lei deve soffrire, ~1a io farò tutto quclh che po~so per aiutarla, e speriamo che tutto vada per il meglio,. Senza alcun dubbio egli salvò la vita di Allen, perché lo curò imtancabilmente, venendo a vi<:.itarlodur o tre volte al giorno, finché il pericolo fu superato. Era come .s'egli trasfondt•,. ~e un poco della sua terribile vitalità nel malato, che ,1spetta\'a la vi~ita del dottore- <·on l'impazienza di un bambino, ma neppure con la metà ddl'imp.t7ienza C'he di,·orava ~ua <;orella. Durante tutto quell'inverno, Munthe vl•nne rcgo!.Lrmcntr, cd io C<'rcavo di persuadermi chc- veni\'a per vrder mc, perché Allcn orm,11 non poteva intcres~arlo tanto. Qualche "olta mi racconta\ a dei suoi malati, la piccola ti- ' ~iC'.idcll';rn~olo'. il vc-cchio rh'~ra caduto da un carro: parla, a d1 tutto, tranne chr di mc. Quando ,'alzava per andar~cne, lCnt,1vo di trattenerlo: « Sono co,ì sola. qui, ncmmo mi fa compagnia >. Lui allor.1 con~idc-r,wa ~ravemente il mio c,1,0, qu.1c;i fos'iC quello di una pa1ientc: « Già, for,c· è un poco triste per lei, star qui a Roma, ma lei ha sua madre, ,uo fr~l· tcllo e t.1nti giovani amici. :"!on posso cLlvvcro fermarmi oltre, qudla povera donna mi a-.pctta •· « Che po\'cra donrM, ora? > domanda\'O con impazienza. « La 'i1gnorin,1 Fiekh. ;\"on è come lei, non pen'-a ,cmprc unttamt·nte a "t" ~u·,._a >. Ed io allora odiavo con tuttn il cuorr la 'iignorina Fields. Nn~uno come lui \'edcva r·o,ì chiaramrntc i miei difetti, né mt· li dice\'a con tant~l C'hiarezza. Ll sua ,inccrità, a volte l'CCC'-ti\'afino .1 din·ntar brutale, era un.J dt•lle doti ch(' più gli conquist3.vano l'amore drlk donne, che lo ,1·nti\·a110 superiore- .tilt· loro piCC'Ole,1,tu1ic. Quando \'i ~u-1rda,·a. ~mbrav':' che oizni bugia, o~ni furberia ... van1,st•ro. Sicuro dt·I ,uo potcrr -.ulle donne, fingeva di i~nor.1rlo, t' ,i \ .111t,l\·ad'e~- ~rc imuln('rabilc-. Si ,calda\,\ al calore di quc-\te tc-nrrl'Z7<', ma controllava <"On,1,tuzia il 1,uo cuore. Non l.'ra un a"<.Tta, aveva anzi molte relazioni, ma ne usciva tranqu,llamcnte, ,cnza innamor.tf'li mai. Er., -.enc;uale, m.l di una ,cnsu,ilit.à, ,<.· < o,ì ~i può dire, più mor;1Jc che fi,ica • cd era p<'n:iò mollo pili difficile n·,1,tt·re al ,110 fa~cino. Ba,ta\'a ch't•gli po,a,~c i ,uoi OC('h1 ,u un.1 donn,1. per farle umnaginarc quello che .wrrbhr _potuto n,(·1c il ,uo amor<·- Vcrchie z1tc-lle -..i ricordavano i ca-.ti '-Qglll della loro ~iovinczza e lo adoravano; one~ll" madri e mogli tornavano lcg~t"rmente turbal(· dai loro mariti. Egli mdovinava tutto, e c;orridcva delle loro illu~ioni: ix·r lui c-rano M>lopa1:ienti. che facc- \'ano parte di quella folla dw ..iu;cmi- ,.,l oe:ni ~iorno la ~u.i ca,a d1 piazza di Spa~na. dalle due alle qu<lttro. Ben prc~to anch"io di\'entai una sua vi<.itatrice quotidiana. M1 torturavo tutta la mattina pensando che qualche donn.i pote\'a c"Sse'reda lui e, non potendo n·si,tere oltre le due e mezzo, mi precipitavo in una ddk sue piccole sale d'aspetto, e mi ~cdr\'O, aspettando ch'egli ~i dciz;nat~Cdi affacciarsi alla porta. « Ah, è lei? Be-ne, vad,t in sala da pr.1n70 e mi ,l'lpctti >, mi dice,...l. Finalmc-ntc, quando ~li altri_c;cn'erano andati. prc-ndc\;\mo il tè 11N<.·mc. I.o ,copo principale della -..ua vita era d'aiutare i poveri, i malati e gli infelici. Cercava d'obbliRare ognuno a ,occorrere. il pro~~imo. Le ricche si• ~nore chr gli diwnt,wano am1c-he !mpara.vano prcs10 a m,lnd.tr(' pro\'\'l',te nelk ca~e dei bisogno~i; le spille da cr..1\'atta e ~li a-..tucci per -..igart'ttt.'che gli rc..·gala\'ano -..i C'onvertivano -.ubito in vestiti e cibi p<'r le f.1mii:i;hemi~crahili. Riu,cì perfino a intn<·,~ar<.·m<.·, alla sua opera. « Cerchi di ricordare >. mi diceva, « che al mondo non c,i,te c;o\o lei, ma altra gente che lei ha il do\'crC' di aiutare ». E mi portava via t,1ntt• CO'.'I(·. • « Le-i non ha biw~no di quc..,to. Lei ha troppa roba. Perché non ne dà a quelli che ne mancano?». Docilmente rinuncia,o ai ve<;titi ed allr fri, olità dw mi piace, ano e lo ~eguivo in vic;ite a umili tu~uri. Durante quelle spcdi7ioni et?;li<_ra cone-.e e tranquillo. mrntrc- io m1 rodt\'.l pc-n-.~1ndo a thi lo ,,, rchh<· :1crnmp.l(!llato il giorno dopo. Our,rntc- l'r,tatr mafnma. \\li'n rd io andammo a Sorrento. n;itur.dnw:ne per es,;;ercvicini a ~tunthr. Pa.,<.aimolto tempo a c;piarc l'arrivo dl·II,>pie-cola barca rh(' \luthe adopera\·a p<'r ,·rnirc! a trovare da Capri Qu.dchc- volta ripartivamo imi<.•mc.e faCC'\'amo colazione nella sua ca,rtta ei;tli non a\'cva ancora comprrato la ~ua ricca vili,\,. Prr il mio compkanno ~unthe ornt\ tutta la ~ua C'a,a <"on krnternc cine,i <.·fc,toni di fiori. Dopo il pranzo chiun• quc potè c-ntrarc- in ,ala da pr,mzo. e bere alla mia salute il forte vino di Capri Poi. tutt.1 la nom·. hallamrno la tarantella con i contadini. E non ~ ripen-..,1rl' a qurll'<·,tatc ,t'tu.1 ,orrid<·re della mia O!ttin:1ta ,pc-rama di conquistare un uomo c-hc tutte le donne amavano. Scma duhbio lo intcre,..,avo e lo attira\'O: non 3'-"0mi~liavo alle europee, e ciò gli piace\'a, ma il fatto d'r~~rrc innamorata di lui mi pone\'a in netto 'i\'antagg-io. C'cr;\ nel suo carattc-re una strana crudeltà : era r-.tITmamente tenero con chi c,(')ffriva, ma ,apcva e!lserc 'ipictato con una donna inn;imorata di lui. (,on1i11ua) JANE DT SAN FA\;STJNO
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==