ANNO Il , N. 14, ROMA 1 APRILE1938-XYI 12 PAGINE UNA LIRA #~--~ ; 1)1~ 1, ; ~ $ t"i;i",i" ..,.._,.__ ,_>_,_.,_. □ □ SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE TRUPPE DEL TERCIO ALL1 A88ALTO DI UNA POSIZIONE ROSSA SULLA LINEA FORTIFICATA DEL RIO CINCA IA RIITBA ~~©~ ~ DESIDERABILE che il discorso ~ pronunziato dal Duce al Senato trovi dovunque, all'estero, s'inH.·ndc-,la dovuta comprensione. e un discor~ fermo, ma sereno, lontano dalle utopie, ma perfettamente intonato alle gravi responsabilità dell'ora. Non indulge al pacifismo, che è il peggiore nemico della pace, ma non irride alla pace, che va servita con animo virile. Per l'Italia è finita per sempre, se pure incominciò mai, la fa.se delle concessioni alle ideologie di marca gineHina. L'esperienza ha dissipato qual- ,;;ìasiillusione, ha distrutto qualsiasi pos- 'libilità di pratiche intese su quel terreno estremamente infido. Nelle relal'ioni fra i popoli si è ritornati al senso della realtà e della storia, cioè ai rapporti di potenza. « Quello che ha sempre contato e conta nei rapporti fra i popoli è il loro potenziale di guerra :1o. \ ·crità di esperienza millenaria, che '-Olo l'ipocrisia vòlta al dic;armo altrui per la perpetuazione di immeritate po- ~izioni egemoniche, poteva mettere in dubbio o soltanto in discussione. Oramai sono chiarite tutte le posizioni: quelle diplomatiche, come quelle militari. Sono cadute le menzogne, '>Onotramontate le finzioni, che si oppone-vano al normale svolgersi della vita. Questa riprende dovunque il sopravvento e travolge c;enza pietà gli oziosi della dottrina, i ritardatari dell'utopia. Si incomincia davvero a servire la pace, perché la pate non vive d, illusioni, di vanità teoriche, di diy:-gni irreali, ma di concrete realtà, di equilibri di forza e di potenza. Inutile ricercare se ~arebbe o no desiderabile un mondo diverso, dal momento che il mondo nel quale viviamo ~mbra immutabile. Prepararsi alla guerra è ancora uno dei modi, il modo classico, di tutelare la pace. Lo compre~ro benissimo i romdnì, che tradu,sero questa verità in un aforim1a tramandato nei secoli alla pos:terità. Questa verità trova una conferma perentoria nella preparazione dcli:.. guerra moderna, che mette in movimento tutte le for1.e di un popolo, ne~isuna esclusa, e in primo luo- ~o le for1.e spirituali. Se si pcn~a per un iistante alla somma imponente di attività, di ricerche, di esperienze, di abnegazioni e di silenziosi eroismi, che esige la preparazione della guerra moderna, si vede con quanta ragione, a conclusione del suo discorso, il Duce abbia fatto un così chiaro riferimento alle forze morali. e Noi mettiamo in prima linea del nostro potenziale le forze dello spiÒto >. Sono queste" forze quelle che decideranno in qualsiasi momento le lotte dei popoli per la supremazia. La differenza fra la guerra di un tempo e quella moderna è precisamente in questo prevalere delle forze spirituali, che comprendono egualmente la tecnica, la strategia, l'economia, l'organizzaz_ione civile, fino all'eroismo individuale e collettivo. •• Oggi può dirsi davvero che la guerra l' la ~ua stessa preparazione dànno l'intera misura del valore di un popolo in tutti i campi, perché tutte le attività, di qualsiasi genere, di un paese sono chiamate a concorrervi, e nessuno può restare assente. L'educazione guerriera voluta dal Duce si risolve, così, nell'educazione pura e semplice, nel costume stesso della vita moderna, che offre l'intera misura di sé nella capicità di affermarsi come dovere e come potenza. Non è chi non veda come una simile educazione nobiliti l'individuo e ne perfezioni il senso della vita; come ne accentui il senso dei valori e dèlle responsabilità. Jn ultima analisi1 essa si risolve in un perpetuo superamento di re medesimi nel disprezzo della morte. La stessa concezione della pace ne risulta profondamente modificata. Essa non è più l'egoistico interesse alla vita, il culto dell'effimera realtà, la trepidazione dell'individuo per la conservazione di se medesimo e delle proprie trascurabili fortune, ma una visione storica e morale, che sa rinunziare alla guerra quando la gimtizia si attui per le vie nonnali della vita in un equilibrio che rinnova !-.enzafine le posizioni giuridiche e i rapporti di potenza. Questa è la pace del F35Cismo, questa è la « nostra > pace. Questa è la pace che perpetua la vita e ne garantisce il progresso morale. Essa ha per ter~ mine dialettico la guerra, ma è la guerra al \Crvizio della giu~tizia e della storia. Si serve la pace solo anticipando i possibili risultati della guerra. e, il processo autoritario trasferito nel dominio della storia. *** B. VEVA~O un'automobile in tre, e A! serviva ai miei amici che tornavano al fronte. Dovevo andare a Salamanca per un incontro di qualche importanza. Mancavo da Salamanca giusto da un anno. Intanto mi trovavo a Saragoz;,.a: al fronte si combatteva la seconda offensiva su Tcruel. 11 portiere del Grand H0tcl mi disse di non preoccuparmi. Gli alberghi, in Ispagna, è straordinario come siano rimasti in piedi. Funzionano ancora come nella prima quindicina di luglio del '36. Soltanto i tappeti, quei meravigliosi erti tappeti madrileni, si wno consumati, pestati da centinaia di migliaia di stivali. Il perc-onalc non sembra neppure aver accusato il colpo: va a\'anti come un orologio che si carica da sé. Dovevo prendere la littorina che mi avrebbe portato a Valladolid la sera stes~a. Valladolid è a un'ora di macchina da Salamanca; senza dubbio avrei trovato una macchina, e avrei raggiunto Salamanca nella notte, Il mio appuntamento era per l'indomani mattina. Così andai alla stazione, e mi misi in fila dietro lo sportello; mancava un'ora alla partenza. La littorina (lì la chiamano l'autovia), aveva quaranta poc;ti, ed era una novità della guerra. La fila era d'una trentina di persone, la maggior parte in divi'ìa, ma c'era anche qualche borghese con vistose bor~e di cuoio. Tutti lodavano la littorina, la sua rapidità, la sua pulizia, la sua modernità. Lodavano anche la cla,c;c unica e la moderatezza del prezzo del biglietto. Il bigliettaio stava dietro lo sportello con l'impenetrabilità d'una conchiglia sulla 5piaggia. Potevo scorgere i suoi movimenti che comunicavano una c;orda e crescente esasperazione. I I suo modo di controllare il denaro, porgere il rc~to, 'ì<:nvere la destinazione del viaggiatore sul tagliando della matrice, asciugare quello scritto meticoloso, staccare il biglietto, e infine consegnarlo con un gesto prezioso, era davvero straordinario: l'intera cerimonia portava via quattro buorli minuti. Dopo mezz'ora ~oppiò una specie di tumulto. L'atmosfera tranquilla di quell'atrio di c;tazione si agitò all'improvvi'iO. Dur o tre gio\'ani~simi al/ert.t,, con le maniche <i<'gnatedai dic;tintivi delle fe. ritr, prc,;c-ro a ta',tarsi le pistole alla cintura. « Bujones! Srn vugutnta! Dncarados! Granujas! Cabrones! > gridavano: tutto perché i biglietti erano finiti. :vlinacciavano di morte capitreno, guardiac;aJa, capistazione aggiun• ti, rìpromcttcndosi ad alta voce di mettere le cose a posto appena finita la guerra. Intanto, il bigliettaio mostrava un coraggio da leone: posava la penna, ordinava le sue carte, e chiudeva lo sportello senza una parola, guardandoci tutti con un'aria di indicibile fastidio. I più c;calmanati fecero irruzione nell'interno della stazione. La littorina, bianca <· lucida, ~mbrava non aspettasse che qucst ... ultima dimostra7ione: scivolò via ,ullc rotaie, ,;enza un fischio, mandando in fumo anche la mia ultima ispcranza di partire, profittando di quella confusione. Feci appena in tempo a gettare un'occhiata nell'unico vagone dove un ben ordinato grupoo di ge,itt due,1te y honrada, signore, vecchi, nobili, dame della Croce Rossa e qualche ufficiale, guardava il nostro gruppo di c;calmanati con una distaccata e beneducata .tttenzionc. Trenta biglietti erano stati prenot,1ti pnma dell'apertura dello sportdlo 1 ma nessuno aveva creduto opportuno avvisarci. e Arist6crata.s! > gridò un falangista; ma già la littorina era lontana. Il facchino, che si era offerto di si!itcmare le mie valigie nella littorina, mi aspettava in disparte, con l'intero bag.,~lio allineato c;otto la pensilina. Mentre lo paga,o di malumorr, il povero vecchio s'intenerì. « Ila;· otro tren por SalamaT1ca: tl " rdpido" •, mi disse. e Bueno; y quando sale? >. « No sé. Se Jlama "rtlpìdo" porque siempre se ha llamado asi, per6 quando llcga no sé. Manana, por ma>iana, Ja lo creo >. Co,ì ripiombai senza volerlo nel vago e vastissimo reame del maiiana spagnolo. Travcr,,,ai di nuovo la città, raggiumi la ~tazione Nord ; questa volta davanti allo sportello del bigliettaio non c'era nessuno. Anche qui soldati, preti, contadini e borghesi in buon numero. Andavano, per la maggior parte, verM> l.t Navarra. Non sto a dire quando partì questo treno. Lo componevano diversi va~oni, ognuno dei quali portava un cartello al quale birogn..iva stare attcntisc;imi, ~e non ci ,i voleva trovare a Bilbao im-cc1· dw \C-r,o Salamanca. L'unica cosa certa era che, in ogni cac;o, avrei dovuto cambiare a ~liranda. Passai circa un'ora a saltare di vagone in vagone: i cartelli subivano con• tinui mutamenLi : Bilbao, J rùn, Pamplona. 11 mio cartello era quello di ln'm. Solo che a Miranda dovevo cambiare. All'ultimo. il treno si mosse e il viag.~io cominciò: ero ormai nelle mani del Signore. Dopo un po' che si viaggiava, raccattando ad ogni ,tazione soldati, donne, contadini, mi accor-;i che, in quel lungo convoglio, ero l'unico ad avere pagato il bi'{liNto intero di prima. La co~a non mancò di dare nell'occhio: dopo il controllore arrivò un poliziotto. Aveva gli occhi infosc:.ati,lo !-.gu,trdo.,pento, e una figura atticciata di torero in ritiro: la sinu.sitc gli mangiava la f.tccia, e il canale delle lacrime gli arrivava i.ino ..u. lle pinne del naso. « Siete un giornalista? > mi chiese dopo un ;lltcnto e,;ame delle mie carte. « Si, senor >. Ora si riava il ca~ che, pur essendo giornalista, mi trovassi in lspagna per gir.\rvi con i miei amici un documenl-lfÌO cint'matogr.lfico di guerra. Le mie <,piegazioni furono lunghr e minuzio!)e; ma _più parlavo e peggio facevo. « Quale giornale rappresenta? >. Non rappresentavo nec;,c;,ungiornale. E poi1 dove erano los aparntos del cine.s? Las md~ui1laJ para sacar vistas y fotografia.s. Ahimè, io non avevo niente, non macchine, non apparecchi. Il pa,;saporto, i vari lasciapassare a finna di autorità spagnole legionarie, il carnet militar che mi autoriziava a portare anni, ogni cosa lo lasciava insensibile. L'unica che lo preoccup;me era il fatto che avessi pagato il biglietto a tariffa intera. Secondo lui avevo diritto a una riduzione, a parte che nec;suno fa un biglietto di prima quando è notorio che si può viaggiare con uno di ~conda o di terza. Infine, come non gli riuscì di trovare il mio nome nella lista dei ricercati della polizia, mi lasciò in pace. Intanto il treno caricava soldati che occupavano i vagoni di prima classe con l'aria di aver raggiunto una conqui,ta sociale. Erano meravigliosi a veder-,i con quella loro invincibile ingenuità, quella maniera di ridere, di rc.,pir,1rc, di toccar~i, di darsi colpettini amichevoli !.lullc ,;palle, e di discorrere in quel loro morbido linguaggio spagnolo. Venivano dal fronte, andavano al fronte, ~arebbcro tornati al fronte, e Fulano dt tal era morto, e anche Fulano de Fulano era morto, ed era giovane, un buon muchacho. E intanto erano contenti di viaj{giare in prima, nonostante tutto; domani potevano morire, por Dios y por Esparia, ma oggi viaggiavano in prima, e nessuno era più degno di loro di stare al mondo, più carico di vita, come pcrsu~j che quel viaggio in prima classe fosse un regalo della guerra e della rivoluzione. Nessun uomo è più vivo di uno spagnolo, e nessun uomo, sulla terra, è. più vicino alla morte. A un certo punto il poliziotto ritornò: av<..·va fado il giro di tutto il treno. « Mi permette di sedermi qui? > mi domandò, sempre con quell'aria da inquisitore. Osservava attentamente la reazione dtlle sue frasi più banali sul mio volto. C'era sempre come un'allusione, una seconda intenzione, in qualunque cosa egli face)sc e dicesse, che lo faceva apparire come un misterimo personaggio. Si ,;cdè pesantemente davanti a me, al posto di un scre:ente dell'aviazione che era ~eso un paio di stazioni pnma, e prese a lamentarsi che gli facevano male i piedi, e che erano più gli spintoni L' le pestate che i chilometri. e ~a io l'ho visto un'altra volta >, disse all'improvvi<,o, in mezzo a quelle <,ue lamentele. Poteva darsi benissimo; non era la prima volta che venivo in lspagna. Ebbe l'aria di lasciar cadere il discorso, ma sino a che non si arrivò a Miranda, tardi ormai nella notte e nella nebbia, mi tenne costantemente gli occhi addOs.'SOc,on uno sguardo profes- ~ionalc, calmo, freddo e fastidioso. Stava attcnti)simo alle corwer\azioni che ,;j svolgevano nel vagone: c'erano due donne, vestite di nero, una grassa e l'altra magra, e parlavano di affitti di casa, di prezzi della pigione, e che il cuartito dell'una era pieno di sole, e che c'era un mirador magnifico, e che l'altra pagava caro, quindici duros, ma aveva il bagno e il riscaldamento. e: Bagno e riscaldamento por quince duros >, disse il poliziotto. e: Io in Madrid non ho pagato mai meno di venticinque duros >. « Madrid es Madrid> disse la donna magra, con un lamp~ di malinconia negli occhi. Alle dieci di sera arrivammo a ~iiranda, alle undici rimontavo in treno. Rimasi un'ora nel ristorante della sta- ;,ione cercando di farmi servire l'intera comida. Il ristorante era una sala enorme,
'-qu;dlida, e la corn1da obbligatoria < ompr<:ndcva quattro portate, dolce e f~utta. C?mc in t~tti i pa,;ti spagnoli cera antipasto, minestra, pesce, uova .1ll.1 bhhamclle, camc. Tra un piatto e l'.1ltro non pa11.savanomeno di dieci minuti, e per me erano dieci minuti c1; a1;tonia. Quel rito della comida, mantenuto in mezzo alle fortune drlla gut'rra, ai ritardi dei treni. e guastato d,,ll'amia di trovare un posto, mi e~a- '!X'ra\'a. Sedenni a tavola. in lspagna. <.' non aver più fame è tutt'uno. Era il ,entimento, for!1-c,di quella guerra rhr "i combatteva "U rnillecinquennto chilometri di fronte, dai Pircnt>i ,1ll'Andalusia. Era la presenza di quella durissima ~ucrra combattuta d,1 un milione di uomini aìla disperata. che avvenivo di continuo. e che non riu1;civo a dimenticar<". Solo gli ,o,1~noli in Europa si sono abituati in un certo modo all'idea di questa j?;uerra. e un coraggio di tutti i minuti "-Cnzaun attimo di rassegnazione. E un popolo chr non soooorta che ne ..".-uno '>i impietosisca ai ca,i 1;uoi. 11 mio commensale era un giovanotto del bC'I mondo : lo ,;;i riconosceva al taglio in.2lcsc dell'ahito e alla cravatta di ;;tilc ar~C'ntino, Aveva una catenina d'oro intorno .t un oolso bianchi,;;simo <' pelo~. I borghesi, invece, vestcmo con un ta~lio france~. e oortano piacchctta corta e stoffa a rie:he. I.a giacca, però, la chiamano amrricana, Il pooolo .~rasso avcriun~c a ouesta e:iacchctta i:ughi pa"ltaloni svo1,nzanti: il bantalon ancho dei m:\- drikni e dei catalani. che è c:imbolo di idee estremiste. Sòno oucsti i particolari minuti dcll,1 .~uerr:1. Guerre, via.~e:i dei ooooli. F. Cf'rt0 l'ambizione di un italiano arruolato nel C. T. V, è quella di vc- ,tirc la divisa del Tercio: portare il gorro dd Tcrcio, o la terciana, il chcpì del Tcrcio, piatto, a visiera quadr;1, ecco quello che lo fa felice. Gli ,pagnoli 1 invt'ce, preferiscono la no- ,tra sahariana. Ho visto mohe giacche .:,Ila c:ahariana nel Tercio di Ya- ~uc. 11 mio commensale aveva aggiunto .,Ila 1;ua irrepremibilt' tenuta una ca1wdia11a. E: questa un impermeabile foderato di capretto, e con un ba\'ero di castoro, sullo stile di quello che portarono in Europa i canadesi del Corpo di Spedizione, nella guerra mondiale. Voglio dire, con questo, che anche quelli che non sono al fronte non osano più vestire interamente da bor- ~here : i cappelli, per esempio, sono <iiCOmparsis,ostituiti dalle bdinas, Solo ~li stranieri continuano a portarne. Del r(',;;to il mio nuovo amico era stato al fronte dodici mesi, e due volte era ,tato ferito. Ora lavorava in un'or- ~.tnizzazione del fronte interno. A un certo punto, mentre mangiavo a malincuore, il fragore di un treno du: entrava in ktazione fece tremare i vetri. Era il mio treno e sembra.va vc-nis~ dall inferno. Battc-vo avanti e indietro il marciapiede sotto la pensilina e il facchino mi "<'guiva come un'ombra: il treno er.i un lungo treno soagnolo, largo come un -treno russo, gremito di sold.1ti. Aprii uno sportello e mi incuneai dentro; le mie valigie, che il facchino mi andava porgendo a una a una, navigarono un pezzetto sulle tc- ,te dc.i soldati stipati e accovacciati nel corridoio, passando di mano in mano, perché non c'era posto. Finalmente sparirono sotto quella folla. Sull'ultima, mi misi a ,edere. Adesso ero certo di arrivare a Salamanca : mi ,<.·ntivo dic:.posto a wpn-,rtare qualunqut' cosa. 1 nvecc si può dire che tutto quel chc- ho detto sino adc:-.so non abbìa :i,·uto altro scopo che di arrivare a questo momento: di quando mi sono trovato, per otto ore, seduto sulla mia , a ligia, in mezzo agli sputi, al fumo del t-.tbacco ,oa1rno10. con tutti que- ~li odori dentro il naso: nebbia, ri- "caldata e acidula. buffcneria, fango (· melma r,1pprc,i, fiati, sudore e san- ~ue. Gli scompartimenti erano tutti aperti : ,tperta C'ra la toeletta, e <iiullava- ..,C.lun ,oldato sedeva addormentato. Oi:tni tanto arrivava un tale e lo sve- ~liava. Lui s'aluwa, veniva nel corridoio, .,ppoggiava le spaTie alla porta <· continuava a dormire. • C'erano cinquanta persone che dormivano nel corridoio: gli altri si cra110 divi..,j gli \Compartimenti. Qualche ,c•ld:ito dormiva di,;teso ,ulla reticella -m I AN1<011. N, 14.' APRILE 1938-IVI 11: OMNIBUS SETTIMANALDEIATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA EBOE IL SABATO 1N 12-1& PAGINE ABBOlf AMElfTI hal11 o Impero: &11110 L. 42, aemonn L. 22 Ettero 1 111110 L, 70, aei:aenni L. 36 0011 JJ0KIB0 VIA LIBA Jh11010:hd, dhogoi e fot<1grd,, &11cht ae 11011p11bbllcali 1 11011 ,i r.1\l111lto0110. Dtnalou: Roma• Pi1w della Pilotta, 3 TelefonoN. 68,470 1mm1a1struto11,: Jifll1110 • Piana Culo Erba, 6 T•lefcnoN. 24.808 hb\lidti: Per mlll!meUGdi Il.tena, bue IUI.& C<llCDDII L. 3, Rlulgeul all'A8•ula O. Bruohl ~~•;t11~:\:~d~ui.!i,:,11~~ 1 i 11 11°i-i~:~J ___;:--=- ( I dei bagagli. 1 feriti :,tavano zitti, con le loro bende sporche di sangue rag• grumato. Gli amici gli stavano intorno, silenziosi. Era un gruppo di soldati che tornavano dal fronte: Aragona, Terucl. Huesc.a, Concud, Mulet6n. \ I più erano requetés di Navarra; portavano bome cachi invece che rosse. Ma, mischiati, si vedevano artiglieri, fanti, T ucio, ,egularts maroc• chìni con la testa fasciata, tutti con le barbe lunghe e la pelle fatta ancora più gialla dalla stitichezza della trincea. Due guardias civiles dormivano all'impicdi, chiu~ nelle loro pellegrine blu con i bottoni d'argento, la gola appoggiata alle canne dei fucili, i cappelli di cerata penzoloni. In uno scompartimento c'era una donna, e occupava tre posti, dormiva distesa, con il suo cappottino sulle gambe, e ne,suno protestava. I soldati dormivano av• voltolati nelle mantas e nelle coperte, i pasc:.amontagna calati sul na'io. Certi avevano indosso lo stesso vestito di tela con cui avevano cominciato a com• battere nel luglio del '36, le stesse scarpe con la suola di corda con cui 1vC'v~mo.1fftvnt:1to due inverni. In un altro scompartimento c'erano sei ufficiali: conversavano fitto e qualcuno leggeva e tagliava le pagine di un romanzo con le dita; tutti portavano i guanti. Erano forse studenti, o giovani avvocati, o semplicemente signori di provincia, di quelli che passano tutto il giorno al caffè, riuniti in tr,tulia.s di amici a discutere di Ortcga y Ga~set, di ~laraii.on, di Azorin, e poi tornano cacca a notte fonda e trovano la cena gelata sul tavolo del comedor, dove è stata ucsa mezza to• vaglia. Era arrivata la guerra a buttarli fuori di casa. Si erano fatti fare delle divise nuove fiammanti, dei bellissimi stivali; e ora prendevano una buona paga. Un giorno, davanti a Madrid o all'Alfambra, moriranno ,enza battere ciglio, A un certo punto il treno ~i fennò in mezzo alla campagna. Allora, non più cullati da quel monotono andare, i soldati si wegliarono, qualcuno scappò fuori, e apparve la grande scon1;0Jata piatta campagna, sotto una luna sottile. Quando il treno si m()(.SC, un gruppo di :-.oldati dc:I Tercio si mise a cantare. Erano aragone,;i e cantavano tristi, brevi canzoni, ferme. Esprimevano il dolore di quel popolo che non vuole pietà: lo mettevano un momento allo scoperto, come un lebbroso che si gu;.1rda, solo, una piaga. Erano canzoni di pace, jotas ara~onesi, e non c'era in quelle parole il minimo accenno alla guerra. Allora un gruppo di soldati andalusi si mi1;e a cantare flamtncos. « Ahi 1 > cominciava. E il lamento si trascinava nell'aria con una nota unica di canto jondo, canto fondo. «Ahi!> e poi la voce piena d'ombra ripigliava il canto, e lo conduceva implacabilmente, sino alla fine. G. G. NAPOLITANO RAGAZZI SPAGNOLI H■C:OHDa:l"a f \ ~IAGGIOR parie degli americani ,11 (~li americani cioè che formano le ~nndi folle di quasi lutti gli spetta. coli) sono felici solo se possono portarc via un ricordo. Rubano gli asciugamani dcì Pullman, l'argenteria degli alberghi e le salviette dei ristoranti, Prediligono anche ricordini come un ricciolo di Max Baer, un cucchiaio che ha appar1enuto a Tuas Guinan {una famosa cantante di bJ,us), o gli autografi di Babe Ruth, il campionc di baseball, Forse la più grande altrazionc popolare degli ultimi anni è stato l'incendio del pi. roscafo Mono Casi/, delb. Ward Linc, che accadde re senembre 1934 al largo della costa del New Jersey. La magnifica nave fu distrutta e 137 pcrsone perdettero la vita. Lo scafo in fiamme, contenente molti corpi carbonizzati, scioltosi alle 6,40 di sera dal rimorchiatore che lo pilotava, si spinse fino a una baua insenatura a meno di cinquanta metri dalla grande Sal:1 delle Adunate di Asbury Park. Il solito ballo del sa. bato con1inuò senza in1erru2..ioni nella sala. La mattina seguente, ch'era domenica, folle da 12.5,000 a 2.50.000 persone si ro• vesciarono a Asbury Park per vedere bruciare la nave. La maggioranza arrivò in automobile, costringendo il traffico a una len1iuima e inftni1a processione. Asbury Park non aveva mai visto tanti visitatori in un sol giorno. I commercianti locali, dai_ venditori di ,als.icce bollite agli al~rgaton, non si lasciarono sfuggire quella rara occasione. La spiaggia dove giaceva ~~nt;:f~el:~~:;i~~~ e::~• i ~:t:ir:t:c~;\e;~ r.1ne . degli alberghi lun'$O la spiaggia si ne~pirono. Molti curiosi furono traghettali. fino al rouame in barche e canoni; alm lo !r,uvolarono a bordo di aeroplani. sic~;ga;zidt 0 :iac;~lli~~ ~~:~f:~:~odi s~t1 1 ~ spiaggia tra la folla Venditori ambulanti di_stribuivano_ fot?grafie della nave, realisticamente tinte m rosso per simulare l'incendio. Perfino i ro I moni allungati su brande militari nella camera monuaria improvvisata di Sea Cirt, a poche miglia da Asbury P~.rk,_ furono ra't"giunti dagli escunionisti. P1u d1 r 0.000 persone che ammisero di non avere parenti né amici a bordo del Morro Castle tentarono d'entrare nella mo,gu,. Preno le autorità di Asbury Park compre~ro di avere a dispositione una miniera d'oro. All'ingrcuo della Sala delle Adunanze, dietro propos1a di James J. Digney, c?nsigliere comunale, fu collocato un bo1tcghmo e meuo il preuo di venticinque unti per persona e I proventi ,aranno de- \·ol~ti alle famiglie dei moni >, dice\•a un avviso. La domenica del r 6 seuembre, 0110 giorni dopo il disas1ro, 1.5.000 persone acquiSlarono il diriuo d1 affacciarsi alte finestre del secondo piano della sala per guardare l'interno rosso e con1orto della nave e le sue tre scialuppe semidistrulle dalle fiamme. !\~eU'intcmo ctell'edificio divusi concessionari praticavano fiorenti commerci. Un uomo copri\a monete da un centesimo con uuo scra10 di rame; da una parte stampa\'a la testa di Lincoln, dall'altra l'iscri2..i<me. « Incendio del Aforro CastJe, set- ,~!~!!;~ ~-~::.~ ne finalmente alla luce alcune semma- E subito il nuovo Gedeone ~i $("nlÌ in tl·m!Jn· 1934, hUul} PJrl.. • :C,t· llt' \Cll· dette un numero incalcolabile. Furono vcn• dule 150.000 cartoline dell:i na\e in fiamme nei primi giorni dopo il disanro. 11 luncdl, 10 settembre, incominciarono a circolare voci di saccheggi sul Mo,ro Castle. li governatore dello S1ato mandò 1100 solda1i da Fori Hancock, per dirigere il traffico di Asbury Park. Tra gli oggetti rubati 5\LI rottame c'erano, pare, bonene, portafogli, valige e abiti di passeggeri. Nel pomeriggio del lunedl il consìglio CO· muna\e di Asbury Park decise, con una maggioranza di tre vo1i contro uno, di incamerare il Morro Castle trasformandolo in un'c attrar.ione 1uristica > permanente. Tra il giubilo universale, un consigliere comunale suggeri che il sindaco Bischoff si recasse scnz'ahro a prendere possesso della nave, ma tale progetto venne poi abban. donato perché non si trovò una bandiera comunale da piantare sul rottame. « L'incameramento del Morro Cast/e>, ebbe a dichiarare un altro c:ono..iglierealla stampa, « altro non è st non una felice aggiunta al grande piano di miglioramento della città> li martedì (gli affari andavano ancora a gonfie vele) un comiu,to di signore citta~ dìne protestò 1imidamcnte (con viva indignazione dr! consiglio comunale) che l'incendio drl Morro Castle era una 1ragedia troppo spaventosa per trasformarla in at. trazione. 11 giovcdl il dottor Max Sil- \erstein, un consigliere che non era stato presen1e alla fam~s.:a vota1ione, si scagliò aspramentt' contro la condona indegna del. h città e propose che i consi~lieri chiedeuero scu,a alle famiglie dei morti. 1fa l'iniziativa non ebbe succtsso. La domenica 16 settembre una folla di circa 200.000 persone vcnnt" a vedere il rottame. La domenica seguen1e la città deci,e fin,dmen1e di compi('re un gesro di oma~gio verso le persone morte sulla nave. Fu organiuato un imponente serviz:io funebre, con radiouasmissioni da cosia a cosia, preghiere in mana e canti di 1utte le società corali ciuadine Purtroppo il e felice piano di miglioramento > andò a monte per un contrattempo imprevisto. Quando i padri della f~~t!ra:;~:ancohe r~:la~::~o c~nt~~::: ;:s~=~ rico di .pellami freschi. Compiu1a appena una sclllmana d3lla tragedia, il vento prese a soffiare dal mare portando ai cittadini e ai turis1i la puua naust'ante delle pelli arse e marcite. Perfino i concessionari della spiaggia, noti per a\ere lo stomaco resis1cn1issimo, furono viui 3ggirarsi per Asbury Park mollo avvilili. Ben presto la ciltà ne ('bbc: abbauanza del Morro Cast/e Soltanto il sindaco Bischoff ttnne duro. Dietro suo ordine squadre di uomini si recarono a bordo per eliminare le cause del puzzo, ma poliziotti, pompieri e tonnella1e di disinfettanti non riuscirono a distruggere il persistente e acuto odore Invasi dal pànico, il consiglio comunale e i membri della locale Camera di Commercio supplicavano ora le società di salvata{!:gio di portarsi via la carossa. ~fa il malvagio rottame rimase conficca10 nella ~abbia ancora per me~i e mesi, fino a una f,edda mauina del marzo 1935, quando uno stuolo di rimorchiatori guidò dolcemente al largo ciò ch'era rimano del Mo,ro Cnstle e r.e dircss.: l'ulumo \'iaggio fino a N('w York. S, V. ne fa, e chiarl, a chi desidera\·a saperlo, vena di far la guerra. Sollcci1azioni inca!• q1,1anto spenda il governo di Sua Maestà unii gli venivano fatte contcmporane.:1br11annica per e il più grande programma mente dalle sininre francesi e dal go\ t'rn~ di armamenti per la pace dell'Impero> La dei Sòvicti, perché mo\'euc in 10<:corso d1 Camera dei Comuni lo discuue in una so- Barctllona L'ambasciatorc Suritz fece vila sedu1a e lo approvò con 343 voli con- sita a Blum e gli intimò di agire imme• tro 133. diatamente. Gedeone senti che il momento Una riviua american:i suppone che pri• di ~guainare la ,pada. era venuto . e chia• ma di 1entare di digerire quelle indigeri- mò il gf'neralc Gamelm. Ma questi _avt"va. bili grandiose cifre, un qualunque contri• per suo conto, sondato gli umori d, Lon· bucnte di una delle sette grandi potente dra e aveva sapulo che Chamberl,ùn non si domanderà: e Quanto paga cia~uno di avrebbe mai appoggiato un'aziont france~~ noi per la difesa? >. in hpagna, epperò rifiutò ri~olutamente d, Non lutti i governi amano che si sap- seguire il consiglio sovietico c Léon Slum pia quanto spendono per armamenti e al. do,ette rinunziare a prestare aiuto a B.. r. cuni deliberatamente lo nascondono. Ma cellona. Gedeone rinfoderò la spada gli esperti della Società delle Nazioni fan- Jn ire seuimane, due '!;uen-e rienirate no accurate e 1pe1so dil6cili ricerche per Non è troppo, sia pure ptr una naz1onrsaperlo e per farlo sapere, e compilano mi- vofoie come la Francia' nuz.iose statiuiche. Considerato che questo è l'unico lavoro che sia rimano a fare alla Lega, e considerato che la Lega costa alcune centinaia di milioni all'anno, ci sa• rebbe da c.alcolare quanto costino le ricer• che e le statistiche che la Lega fa per far ,apere al mondo quanto costino gli armamenti, Comunque, poiché queste 11atistiche son fatte, diamovi un'occhiata per cercarc di soddisfare alla meglio la curiosità - non certo indiscreta - di quel tale contribuente. Avver1iamo che siccome la Germania non pubblica il suo bilancio, cosi la Lega, non avendo a di1posizionc' dati ufficiali, si as1iene dal fare ricerche circa il costo degli armamenti 1edeschi; e in ciò dà prova di discrezione. Noi, per completare il quadro, ricorreremo, per quesla parte, allo Statesma"'s r,ar-Book; ma avvertiamo che altre pubblicazioni - per eiempio Tlte Bonker - hanno fauo .altre ricerche e sono giunte a risuhati differenti. ~cl 1937, dunque, un tedesco ha pagato per armamenti una somma pari a dollari 5,5 7 ; un i1aliano 6, 19 ; un giappone• se 6,20; un franceJC 6,93; un americano 7169; un russo 23,02; un inglese 27,24. La Gran Bre1agna ha speso per armamenti nel 1937 una somma pari a circa ·n miliardi di lire italiant' e prevede di spendere, nel prossimo esl'!rcizio, 33 miliardi e un quarto. Chamberlain, a proposito del /.ibro b:a"co, dine: e Il documento procede sulla bue dt'I presupposto, ora quasi univenalmente ammesso, che le misure prese dal governo di Sua Maestà ~r migliorare la nonra difesa siano inevitabili e che esse uercitino una fone inAuen1a sullo stato auuale delle rehzioni in• ternazionali >. RISOLUTEZZADELLADEMOORAZIA f1 I. GAB1r-..'"ETIO Chautcmps, poco prima ll di cadere o, per dir meglio, di andarsene, chiese alla Camera un voto sulla sua polilica estera ; e la Camera gli accordò la sua fiducia non già a maggioranza, ma, si può dire, .alla unanimi1à: 439 voti favorevoli c solo 1 t'ontrari. Quel governo ebbe: una strana t0rte: da quando sorse fino alla fine 011cnne sempre vo1azioni spet• tacolose; e, ciò nonostante, fu ~mpre debolissimo, e più la Camera gli proclamava la sua fiducia, più euo era debole. Senonché, quel voto cui accenniamo ebbe una particolare importanza e ì giornali francesi si afTr('ttarono a spiegarne l'alto si• gnifìca10 morale e politico. Significò, se• condo quel che scrisse un giornalista, che la Francia i.entendosi sfidata dalle ditta11,1re ritrovava la sua unità: « la forza e l'unità dcl!a repubblica, non il prestigio di Chaut('mps e di Delbos - entrambi uomini politici effimeri, - erano dietro la dichiaraz:ionc, che essi fecero alla Carnera>. Nella quale- dichiarazione fu annunziato: 1) che la Francia avrebbe: combattulo, se ncc-essario, per preservare e l'indipendenza > delr Au~tria (indipcndenz:a che Dclbos definl « indispensabile >); 2) che la Francia avrebbe combattuto, se necessario, per prrstarc alla Cecoslovacchia aiuto contro un e"'cn1uale aggressore (aiuto p:i.uuito nel trau:110 d0allran1a frant'()-cc\ro), ma solo '<' ne fo~se stata richiesta dalla Cecoslovacchia ; 3} che la Francia avr('bbe incamminaro ncgoz:iati pe:r giun~rre a una soluzione dei problemi r .:. ; alla conquista dtll'E1iopia e alla prcsenz:a di comba11tnti stranieri in lspagna; 4) che la Francia avrebbe mantenuto s1re1te e cordiali relazioni con la Gran Brttagna, la Lega delle Nazioni e l'l.inione sovietica. Qutsta dichiaruiont' fu definita il più risoluto ed energico programma di politica t:qcra, che la Francia :wes~c mai proclamato da quando la Germania è risorta. Paul Reynaud dissc: « Nonostante la deplorrvole esibizione, che a volte fa di se stessa, la Francia è ancor:i abhastanza forte... per tenere in equilibrio la bilancia delle forze in Europa! >. Tuna la Camera, dall'estrema destra all'estrema sinistra, applaudì. Prima di tuuo, dunque, la Francia era risoluta a combauere e ~ necessario > per preservare l'indipendenza dcli' Austria Pochi giorni dopo l'Auuria cessò di essere indipenden1e e la Francia non combanè. Non lo ritenne e necessario>. In cambio, il governo franc('se, quando la minaccia si addensò sull'Austria, !ccc sforzi d1(pcrati per indurre Chambcrlain a minacciArl"' un'azionr punit;v..1 prr il ra~o che la Germania occupuse l'Austria. A dire il vero, pi1'1 che il governo francese, era l'ombra di un govuno, p<'rché, rome tutti ricordano, il gabinetto Chautcmps t:ra diminionario quando ~coppiò la crisi austriaca. 11 dimissionario Delbos, dunque, rhr pochi giorni prima voleva combattere, non trovò da far di meglio che telegrafare e telefonare all'ambasciatore a Londra, Corbin, perché solleci1as,e Chambcrlain a !are un gesto di minaccia, Corbin ti recò subilo al Foreign 0/fiu, erano le 4, per un colloquio con Lord Halifax; ma ~i sentì rispond('re che il ministro era in conferenza con von Ribbcntrop e non poteva essere in. terro110. Fino alle 9 di sera l'amba~ciatorr Corbin non riusci ad ottenere un colloquio. Quando, finalmente, lo 011cnn(', si S('ntl dire che la Francia, prima di dare consi~li al governo britannico, avr('bbe dovuto per suo conto trovare un governo fone e avrebbe dovuto trovarlo subito LLOYD GEORGE A PARIGI ,1 LOYD GEORGE è stato a P.ull;i, ha l!:J avuto colloqui con Blum, con PaulBoncour, con Hcrriot, con Jouhaux, e ha 1rovato da parte di costoro, .:a quel che parr, benevolo ascolto. Egli è, notoriamente, avversario dichiarato dell'attuate go\·erno britannico. f-'.. correuo, da parte del governo francese, che è amico e alleato di quello bri1annico, riceverlo e dar mano ai suoi intrighi? Lloyd George, all'indomani della gu('rra, fu il pi\1 accanito nemico dei pat"si che erano stati alleati dell'1nghilrcrra, e mobili1ò tuno il prestigio dell'im~ro inglcu cor,tro la Francia Oggi lenta di mobilitare il pres1igio dcli.a Francia con1ro il governo inglese. Clemenceau gli dine un giorno preu'a poco cosl: « Si direbbe eh(' voi \O• gliate auravcrsare la strada alla nuiont" che è si.aia vostra alleata >. E Llo)'d Gcorge rispose: « Non è stata umpre qubta la politica dcll'Inghilterra? >. E a chi, o~~i, gli diccue che attra\ersa la via al suo p3ese, egli potrcbbe rispondere: « Non è s1ata sempre queua la politica di Lloyd Georgc? > Benché qucs1a nostra generazione sia, ormai, abi1ua1a a vedere ogni t0rta di cos(' e non poua più stupire di niente, purr v'c\ ant'ora della onesta gente chr terbd fede a certi pregiudizi morali. Ed appar• tiene indubbiamente a questa minoranza quell'infl('\r, ..-,q11C'll'amnicanC'I,che, in da1a 19 marzo, ha ,critto al dircnore dd _v,. ,1 ro,k HeraJd Tn°bun1, «foione di Pa,,'ii, la seguente lettera: « Signor direuore, « L'Herald T,ib11nt di og~i annunzia che un Mr Llo)'d Gtorge è a Parigi e ha con. ferenze con 1i Paul-Boncour e che forse i signori Eden e Churchill si a~~iunqeranno :,,Ila conferenza. -e t costui quello steSso Llo)'d Gt'orge eh(' diciannove anni fa, in Parigi, pr('ndna parte ('on Cleme1)Ceau, Wilson e Orl.mdo ad una conferenza, il cui risultato fu di smembrare la monarchia austro-un{!:aric,. a favore della Cecoslovacchia, della Rumania, della Jugoslavia, t"CC., facendo d(·I• l'Europa centrai(' ull' assurdo puu.le, una sfida al senso comune, alla uoria, alla tr.,- dizion(' ('Inie.a e linguislica, ai sistemi e,istenti di comunicazioni (' di commrrcio, all'economia? e t co<1ui quello stesso Llovd G1-~>rii;I", ('he con Wilson e Clemencrau rifiutò .,I. l'Italia il 1erritorio lungo l'Adriatico r- \;i, giusta parte delle colonie tedeJChe (dw f11• rono, imece, divise principalmtnle fra r li ghilterra e la Francia), nonostante la P·' rola che era stata data all'halia e che I. a\•eva indotta a aggiungere le ~ue forze ., qu('I](' degli a\lea1i in un momrnto nero, per questi ullimi: il 'l3 maggio 1915? e t. costui, quello stesso Lloyd Geor{$e, che quando Poinraré, senza essere aiutato da alcuno, applicò alla Ci-rmania lt' sanz:ioni, )('gali sr·condo il trattato di pace, se-risse quei velt"nO\i ~rnsa1ionali arricoli nella stampa Hears1, denun1iando l'e\:-alleata con titoli fiammtggianti in prima pa• '$ina, c-ome " Lo stiva\(' di ferro dcll,1 r'r;inc:a mili1:..rf' risuon:,. ntlla Ruhr ·, ('('('. ere.? t O piuttosrn il vi•itatore d•·lla troppo ospiule c.iuà di Parigi è st"mplic("mentf' un ri<orto Lon Ch:ine)', •· l'uomo d~lle n·nto racce ·•? UN LIBRO DI SIR SAMUELHOARE ~ IR Samucl Hoare, ex-mini~tro dcfl:li ~ Esteri nel gabinetto Baldwin ,. ora . ministro dell'Interno. ha puhblio1l<• un ,olumcuo col ti:olo. The balanud /.1/e t una dissertazione sulla e \ila piena e libera>, che, secondo l'autore, sarebht- la base della democruia Vi sì apprcnde che Sir Samuel è un ftrvcnte ammiratort' di Montaigne, la cui lettura gli fu impo~ta eh, tmilc Fague1. Egli ritiene che m d1u· cp0<:ht" della vita ~i possa tro\ are in ~1ontai'!;ne il più saggio dei maestri dell'arle di vivere: quando si hanno Hnti anni e sul finire della vita Un aneddoto ci Kmbra dt:li7.ioso. t:n giorno il fu Lord Haldane, Elihn Root I" John ~1or\ey disput3\•ano quali fossero k principali qualità nrc('ssarie in chi si occupi di affari pubblici, L'uno dis,e: e L'eloquc.nza >. Il secondo: e Il c-oraqgio >. ~1a, poi, furono 1uui d'ac-cordo sulla ~"n1rn,:,1 dell'americano'. « La pazìen1.a >. RICCIARDETTO ,, O M N I B u S " ha apert.o a tutt.1 1 ..uol let.t.orl un Concono Pflrmanente per 1&D&rTUlone dl UD f&tt.o qualalaal, realmente accaduto & chi 1cr1ve Questo tagliando li d& 1ncollue iuli.'. buat.a del d&t.tU01crttt.l che ven1ono tnvlaLI COlfCORSO PERMAlfElfTE Alla Direzione di OMNIBUS Piazza della Pilotta, 3 ROMAJ
WERSO il principio dell' 'Bo, la società di New York era a~itt~ da una nuova mania d1 grandezza. Le vecchie famiglie d'origine olandese erano sta- !C messe da parte, mentre gli Astor e 1 Vanderbilt e parecchi altri nomi, fino allora sconosciuti, diventavano illustri. I miei genitori non erano abbastanza in~ucnt! né abbastanza ricchi per conquistarsi un posto in .:;ocictà: mio padre era troppo occupato nei s111oi affar~, mia madre troppo indolente, e le mie sorclla,;;trc si accontentavano di frequentare quei giovanotti che si conof.Cono l'estate a State lsland: io sola in r amiglia, ero amhi7io,;a e "-Ognav~ di farmi strada. Benché mia madre fos~ :lmica d'infanzia di Ward McAlli5tcr, non volle neppure giovani di lui per far includere la nostra famiglia nella famosa li\ta dei Quattrocento, ch'egli stava compibndc,. Dc-I re~to anche Ward McAllister aveva faticato per esservi incluso. « Pensate», ci raccontava « che nella li,ta che consegnai al ti~grafo aveV<)dimenticato di ,crivcre il mio nome .. Per fortuna, mc ne avvidi presto e d1 notte corsi dall'editore. Mi di~se che non c'era più spazio per altri nomi e che, 5e proprio lo dcsideravo 1 bisognava cancellare dall'elenco un altro nome per sostituirlo col mio. "TogKcte quel che volete ''i gli di~~i, "ma io devo entrarvi! " ». E raccontava ciò con l'ansia di chi ha corso un brutto rischio. Ward McAllistcr era il mio alleato c mi aiutava quando dovevo affrontare mio padre. Gra7ic al suo aiuto riuscii a persuadere mio padre ch'era giunto il momento dì dare un ballo per lanciarmi in società. La ditta Delmonico mandò un impiegato che passò un'intera mattina a esplorare la nostra casa e a studiarne l'allestimento per la festa. Ma il preventivo delle ,pese ch'egli fece indignò mio padre. « Janc, dcvi capire una volta per tutte che non voglio buttar via i soldi così. Ti ho portata a New York, cosa vuoi di più? ». Così, invc-ce del ballo, decidemmo di dare un pranzo: un pasto casalingo C'on piatti :-,aporiti, cucinati dalla no- ,tra cuoca svedese, che non era un cordon bfru. E con mia grande mortific·azionc, l'umile gelatiere della no- ,;;tra <;(rada portò l'ice cream proprio mentre giungevano gli 01,piti. Al pranzo ~cguì un ricevimento. Ed impegnammo per quella sera un maggiordomo che annun<.:iò, uno dopo l'altro, moltis<;irni nomi della lista dei Quattrocento, tanto ch'io M!ntii, per caso, una HXC languida monnorare ('On :)tuporc: « ~a come fanno a CO· nmccrc tanta gente? ». Credo che sia stato Ward ~lcAllison, nC'I 1883, a introdurre i balli con cot1llons; e tale fu il sue-cesso che parv('ro ,;cgnarc l'inizio di una nuova ·« èra del divertimento>. (L'adorabile :'1.1.trionLangdon, Anna Hall, che fu poi madre di Franklin D. ROO'-Cvelt, Kitty \Valdo, E.tta Strong, Florence Lockwood e ~1ary Otis, ricordo, erano le c-sordienti di quella stagione). J cotillorJS, tuttavia, ci facevano pas- ~are ore di angoscia, perché non si cr<l mai -..icure di a\'ere un cavaliere per ballare : le ragazze più carine venivano impegnate parecchi giorni prima dt'."lla frsta; e le m.-lmme diventa- \'ano inquiete se, dieci minuti prima di ('ntz·arc in sala, le figliole avevano ancora i loro carnets di ballo bianchi. &, non riuscivo a prenotare un cav.1lirrc, con grande grazia e nel momento giusto sveni\'O, e dovevano portarmi a casa molto prima che giun- ~4..•,;;~ il fatale momento del cotillon. Prt·fcrivo pndcre una scr;1, con la ccrtc-na di ricevere, la mattina dopo, fiori t: biglietti di simpatia, piutto,to ('he arnmr·ttcrc la mia sconfitta. lknc-hé fo~:-,iaccolta in molti salotti, qualchr volta non riCC\'evo quegli inviti fhc- dt"~idcravo. Per esempio, <lvrei ,,oluto andare al fomo~o ballo in co- ,tumc dei Vandcrbilt; ma, siccome non li conoscevo, dovevo <\Ccontcntar• mi di a,sisterc, piena d'amarezza e di invidia, alle prove degli abiti e dei minuetti delle mie amiche. Quando un.1 delle ragazze, che doveva ballare ne-I «Gruppo di porcellana di Dresda», ,' .tmmalò. qu.ilcuno suggeri il mio nome per w-..tituirla, dicendo che avrei portato benissimo il suo vestito, e che < ono-..cevo tutti i pa-.~i -della danza. :'1.1.ala sig:nora \'anderbilt fu irremovibile: « I genitori di Janc non figurano nella mia lista di conor;.cenze: dunque non la cono-r;.co». L'avvenire mondano dei Vanderbilt dipendeva da que~to ballo, e i Quattrocento aspettavano. Tutti conveniva• no che l'aver invitato Consuelo Ywa- !,!.1ad abita1e con loro, e dare poi un ballo in suo onore, era ,t;1to un colpo d,1 mac,tri. M.t Consuelo, che doveva ,po..,,uc più tardi lord Mandeville, ercd~· del duca di :'l.fanchcster, non era Ll donna che i Vanderbilt avrebbero d('<.iderata. Consuelo era semplice, non prendeva sul scrio la ma po~izione, (·d imistcva per i1vitate vecchi amici, e ht· i \ ·anderbilt già ,i rallegravano di ,l\·cr prudentemente allontanati. Poco mancò che non pcrdcs~i anche il ballo dt.:i Bradlcy Martin. Ero stata invir.1ta parecchie settimane prima, cd a\evo promc~so il cotillon a Jamc\ L1vingston che, alla vigilia della frsta, destò !!tandalo chiamando pubblicamente Freddic Gebhard « bugiardo» e «vigliacco». Così mio padre mi proibì di ballare con Livingston. All'ultimo momento, per fortuna, comparve Frank Martin, che fu mio cavali<.·rc.Non ho mai cercato di ,;aperc com<' \'C'ra ,bararzato dalla sua dama. Col miu fratellastro, M:ose Campbell, passavamo i week-end.s a Wetcheset: Ned Potter abitava accanto a noi, i Waterbury non lontano, e tutti ric<'- vevano spesso. Un altro luogo dove trascorsi bellissime ore, era la ca.!!adegli Stuyvesant Fish, a NewPort· La madre Fish era una meravigliosa amica, se si affezionava a qualcuno: leale, sincera, la donna più brillante e divertente del suo tempo. Il suo « aiutante di caropo », come usavamo chiamarlo, era Harry Lehr. Non l'ho mai trovato divertente, benché mi fosse simpatico, come del re!!tOera simpatico a tutti: un poco rozzo, ma gentile e umano. Più tardi sposò un'ercditie. ra, ma allora era obbligato a cantare per guada~narsi, in un certo senso, la vita. Lo s1 invitava dappertutto, per far divertire la gente, eppure la sua allegria mi sembrava sforzata. Comunque, gli altn lo apprezzavano molto, e bastava che cominciasse a cantare: « ]anc had a erane who was lame», per suscitare le risate di tutta la ~ala. Durante l'estate, avevamo l'abitudinc- di andare nella nostra casa di campagna, a Far Rockaway: c'era un'atmosfera cordiale, che amavo molto, e, durante i u:eeA-ends, la casa era piena di giovani ospiti. La sera, andavamo in giro per la campagna nelle carrozzelle, oppure facevamo il bagno sulla ~piaggia, al chiaro di luna. Rientravamo solo all'alba, e improvvisavamo piccole cene con birra e welsh rabba, che cucinavamo da noi. Etta Strong, ~tary Otis, Fanny Taylor, Jeannc Borrowe, Lina Post e Ca. rolina Duers facevano parte della nostra compagnia. Tutti ammiravamo Edith Jones, che poi doveva diventare celebre con il nome di Edith \\'harton, ma era sempre tanto superba che difficilmente potevamo con,.iderarla amica. Prendeva tutto sul \erio, e c;embrava guardarci dall'alto della sua estrema saggezza. Quando si -..eone che era ,;tata \'ista, ad un ballo, baciare Duncan Elliot, fummo tutte contente: ora ci sembrava quasi più umana. I giovanotti più ricercati di qucll'e. poca rrano Brock Cutting, Elisha Dyer;, Julian Potter, Bordy e Holly Harriman, \\'oody Kanc e Duncan Elliot. Ammirai Cutting solo da lontano <' Julian Pottcr mi costò parecchi crepacuon. Tante donne erano inna~ morate di lui, e lui, purtroppo, era innamorato di tante donne; tuttavia eravamo molto amici. Una volta Julian mi disse: « Se foste meno nervosa, vi ~por;.creivolc-nticri >. Bordy Harriman sembrava incarnare la giovineua, l'.1llegria e la grazia: credo che doveva essere dilficilc, per una donna, guardarlo senza dcsidtra• re d; baciarlo. E ,otto questo aspetto Harriman era molto condiscendente. Appena lo conobbi mi innamorai di lui. Ricordo sempre le felici ~ttimanc di Bar Harbour. quand'egli non aveva occhi che per me. Furono 1,cttimane di merende sull'erba, di ~ite ROKA 189~ • I OOR.AZZIERI ENTB.ANO NEL PANTHEON in canoa, di passeggiate al chiaro di luna. Un'altra ragazza che :l\'Cva moltis- ~imi ammiratori era Speranza Goddard. Arrivò a Nuova York da Prov~ vidcnza, con suo padre, ch'era di quei padri che desiderano tenere i figli sempre con 1,é.Si diceva che ,;ul fron• tone della ~ua ca$a di camoae-na avesse scritto : « Lasciate ogni Speranza, o voi che entrate>. Speranza passò serenamente attraverw, le luci di una o due stagioni, adorata dalla gioventù elegante di Nuova York, finché de• stò la sorpre'ia di tutti sposando Oliver Iselin, un vedovo con due fi~li. Per due intere estati, a Rockaway, volli bene a Bordy. Rammento che una sera restammo per ultimi sulla spiaggia e, mentre aspettavamo il traghetto, vedemmo la luna piena r;.orgcre dall'acqua. Bordy prc~ la mia mano e re~tammo così in .,iJenzio. Ancor oggi, dopo tanti anni, non po,so vedere la luna levarsi sull'acqua, -.cnza remare a Bordy. Quell'invorno andai a Roma, e. al mio ritorno, trovai Bordy innamorato di Jeannc Borrowe: più tardi però, dimenticando lei come aveva dimenticato mc, \poro Daisy Hurst. I bei giorni di Far Rocka\\lay scivolavano \ ia, ed il nostro gruppo cominciò ad assottigliar:;i. Etta Strong \po,ò Danicl Fearing: Lina Post, Hamihon 'Webster. Martha Otis, dopo aver spezzato innumerevoli cuori, di• venne finalmente la ,ignora George .Monroe: andò ad abitare ,1 Parigi, e fu JJ<.'rduta per noi. Elisha Dyers spo~ò la « vedova Swan >, come Harry Lchr l'aveva soprannominata, una donna molto più anziana di lui. Quel matrimonio, a ;\'cwport, fu malinconico. Il marito aveva l'aria di un agnellino condotto al macello; la sposa aveva caldo cd rra nervosa. Tornando a ca~a divenimmo tutti tristi: capivamo che la nostra '-P<'mierata banda era ormai di,;,pcrsa e chc- un capitolo dc-Ila nostra vita s'era chiu<;0. In qud tempo la sorella di mia ma• dre. madame d(· \\'e~tentx-rg, moglie del ministro d'Olanda in Italia, m'invitò ad abitare e-on lei, a Roma ero ~tanca ed annoiata, prr.-.i il primo piro,cafo C' partii. La mia prima stagione a Roma non fu certo turbino,;a. La pa,sai in compagni,1 di mio zio e di mia zi,l, ch'erano anziani, e profondamente attaccati ai pregiudizi europei sulle convenien1e sociali. Il loro appartamento nel· palazzo Bonaparte, sul Corso. era magnifico, ma molto triste per chi non avcv.1 \·ener'azione per la ~ua \toria. Prc-,to <.;coprii che Roma non era una città ~la: c'era la Roma della colonia americana, città pratica cd opulenta, che aveva rinnovati i vecchi palazzi col ri~cald..lmento centrale e le comodità moderne; che si riuniva a prendere il tè all'H6tcl Quirinale (Ccqrc Ritz non aveva J.ncora aperto il Grand H6tel; cd a'isisteva alle funzioni religio\C nella chiesa anglicana. Poi c'era la Roma della ,;ocictà italiana, di,·i~a a :-,ua volta in due città, cama il di~c;idiofra Ch1e~a e Stato. Era una Roma comervatricc, a gruppi chiusi; e mi ci vollero parecchi anni, anche dopo il mio matrimonio con uno dei suoi membri, per non essere più considerata una straniera. Il corpo diplomatico face,·a come da ponte fr.l queste due 504..ietà; i giovani segretari e gli addetti d'amba5ciata frcquentavano l'una e l'altra, ballando impanialmente con le fo;die dei Bianchi e dei :S-cri 1 e rallegrando, ron soavi pettcgolei;zi, il cuore delle si• gnorc anziane. Sir Joh12 Lumlcy, amba-..ciatorc d'Inghilterra, aveva pre~so di sé Esmé Howard, la cui sorella Maud divenne mia grande ~\mica. Fu lei ad ottenere che zia Jane addolcis~c un poco le '-Ue ferrfc convinzioni e mi permettesse di mancare alla quotidiana scarr07..Zatanella vettura di famiglia, per prender parte, invece, ad cscur-.ion.i ne-Ila campagna romana con gli I loward cd i loro amici, il conte Hrnkcl-Donncr ... 1ark, dell'ambasciata di Gem1ania, mr. Hood (oggi duca di Bronte), e le adorabili Si, e Bee Taylor. :\'cl pomc1ig~io della domenica, la zia Jane cd io prendevamo parte alla scar• rozzata di prammatica alla \"illa Bor• ghese, sedute in una vettura colossale. I due bei cavalli bai erano ~tati strigliati fino a diventare lu<"Cntissimi, e l'imponenza del cocchiere cr., ancora acccntu::i.ta dalla livrea gialla e dal cilindro. «Scarrozzare» significava, per lo pili. stare fermi a un lato della ,trarla, mentre i cono~centi venivano a porgere i loro o~.scqui. Lungo l'interminabile fila di \'Ctture ~altellava l'intera popolazione maschile di Roma, fermandosi presso ciascuna carrona per alcuni minuti di convc-r<;~_u;ionee,pro- !-Cgucndo poi finché il giro non era compiuto. Non posso dire che ciò mi incantas.se, ma zia Jane ci ~i dìverti- ,·a moltissimo, e non ammetteva che mancassi. La '-OCictà italiana, a differenza. di quella americana. mancava di ogni \pirito di emulazione. Mentre in America tutti C('rcavano di superarsi a viC<'nda, con gioielli, case, ricevimenti, <1ui invece una simile gara sarebbe ~t'mbrata di cattivo gmto. I gioielli non erano, ad esempio, apprezzati per il loro valore, ma per i ricordi familiari a cui erano legati. l ricevimenti non 1.•rano ~forzosi: ncc;suna padrona di ca"a ,i "arcbbc ~gnata di offrire agli ospiti <1ualco"a di più della limo• nata con bi,.cotti. Gli americani in'"cce non prntica\·a• no quc,ta frugalità, e cercavano ..cmprc di o~C'urare i rict-vimenti dei loro <.1mici.Zia Janc "i crucciava per settimane, sr gli Qc;good Ficld"I avev.rno avuto ad un pranzo una ~ah,a per il pc~cc migliore drlla sua. l Ficld~ avev.mo un dpp.utamcnto nel paJ.17zo Colonna, l' ricevc\'ano ,untuosamente. Il loro ,olo cruccio eta di non poter dare un ballo. C'era una clausola nel contratto d'affitto che lo proibiva, perché qm.. ·ll'ala del palazzo era in così cattivo :-,lato, che il pcMl e il movi_mento dt un ballo avrebbero pvtuto far crollare tutto. Gli Haseltine abitavano palazzo ALtirn. Hascltine era un paesaggista di un C('"rt0 talento, ma la sua fama fu presto oscurata dalla celebrità di suo figlio. Hcrbcrt. Lenbach 1 che in quei giorni ritrjeva le più belle donne di Roma, fu t.tl· tratto dal color rosso dei mie-i capelli e chiese di farmi un ritratto. Ma il prezzo di trecento dollari sembrò troppo alto, anche per pagare l'immortalità. Quante volte ho poi rimpianto !I mio rifiuto! Quell'inverno, conobbi donna L.iur;1 :\{inghctti, che aveva riunito intorno a sé uno dei più importanti gruppi di Roma. Cosima Wagner era fra !e -.uc amiche assieme alla signora Ethel Spring, la compositrice ingle.~. Il suo salotto era pieno zeppo di quadri cd oggetti d'arte incstim.1bili e imic-me di ~getti di nc<:.~unvalore. Allo stC~'-O modo k piaceva me~colarc i <,,uoiospiti: ma r;.iccome preferiva la compagnia degli uomini a quella delle donr,e, da\·,1 ,pc,,o pranzi dove lc-i era l'unica donna. L,\ fig.liol.t di donna Laura aveva ,;posato 11 principe von BUlow, che m1 ricord:1 una delle mie peggiori gaffe. Durante l,1 guerra dei boeri, precisam<·n1e quando l'imperatorr di Germa11i.1aveva mandato un cclcgram. m;1 di solidarietà a Krugc,, mia zi.1 di,:de un ricevimento, a cui intervenne \"011 Biilow. i\ii parve di e-..~erespint(')<:.is..,imad,icendogli : « Dunque Guglielmo compra rnnnoncini per sparare addos~o alla nonnina? ». :-fon potrò mai dimenticare l'c,prcssione cli mia zi,1. né quella di von BUIO\,', La mia disgraziata fra~e fu poi citata perfino dall' H erald di Parigi. Dopo quell'in\'cmo lasciai Roma, ma tr<' anni più tardi, alla morte di mio padre. mia madre. mio fratello Allcn cd io decidrmmo di stabilire-i a Roma. e ci arrivammo nel 1895. Allen ~i ammalò mortalmente. Il dottore ci di-..-..c he non avrebbe- vissuto oltre ,ci ~ruimane. Poiché in,i">tevamo prr un altro comulto, il direttore: dell'albc-rgo ci consigliò di chiamarr il giovane dottore wcdesr di piazza di Spagna. Così incontrai l'uomo ch'ebbe una grande influenza nella mia \'ita. Sarebbe certo difficik, a prìm.L \'ista. classificare Axcl ~tunthe un dongiovanni, tuttavia nessuna donnn. poteva resistere al suo fa,cino. Era grande, biondo, trasandato, con capelli stopposi ed una barba incolta ; ~pc-r;.~c lenti gli nascondevano gli occhi. che scmbra\'ano frugare la vo-..trn anima, ~e soltanto ~i prendeva la pena di guardarvi. Quando entrai nella stanza, non mo1,trò neppure <l'e$..,eNiaccorto di mc; la 'iua attenzione era concentr.lta -..u mia mad1,e e ~ui ~intorni della malattia di Allen. ,,::Povera mamma », ,ta\'a dicendo, « povera mamma, .capisco tutto quello che lei deve soffrire, ~1a io farò tutto quclh che po~so per aiutarla, e speriamo che tutto vada per il meglio,. Senza alcun dubbio egli salvò la vita di Allen, perché lo curò imtancabilmente, venendo a vi<:.itarlodur o tre volte al giorno, finché il pericolo fu superato. Era come .s'egli trasfondt•,. ~e un poco della sua terribile vitalità nel malato, che ,1spetta\'a la vi~ita del dottore- <·on l'impazienza di un bambino, ma neppure con la metà ddl'imp.t7ienza C'he di,·orava ~ua <;orella. Durante tutto quell'inverno, Munthe vl•nne rcgo!.Lrmcntr, cd io C<'rcavo di persuadermi chc- veni\'a per vrder mc, perché Allcn orm,11 non poteva intcres~arlo tanto. Qualche "olta mi racconta\ a dei suoi malati, la piccola ti- ' ~iC'.idcll';rn~olo'. il vc-cchio rh'~ra caduto da un carro: parla, a d1 tutto, tranne chr di mc. Quando ,'alzava per andar~cne, lCnt,1vo di trattenerlo: « Sono co,ì sola. qui, ncmmo mi fa compagnia >. Lui allor.1 con~idc-r,wa ~ravemente il mio c,1,0, qu.1c;i fos'iC quello di una pa1ientc: « Già, for,c· è un poco triste per lei, star qui a Roma, ma lei ha sua madre, ,uo fr~l· tcllo e t.1nti giovani amici. :"!on posso cLlvvcro fermarmi oltre, qudla povera donna mi a-.pctta •· « Che po\'cra donrM, ora? > domanda\'O con impazienza. « La 'i1gnorin,1 Fiekh. ;\"on è come lei, non pen'-a ,cmprc unttamt·nte a "t" ~u·,._a >. Ed io allora odiavo con tuttn il cuorr la 'iignorina Fields. Nn~uno come lui \'edcva r·o,ì chiaramrntc i miei difetti, né mt· li dice\'a con tant~l C'hiarezza. Ll sua ,inccrità, a volte l'CCC'-ti\'afino .1 din·ntar brutale, era un.J dt•lle doti ch(' più gli conquist3.vano l'amore drlk donne, che lo ,1·nti\·a110 superiore- .tilt· loro piCC'Ole,1,tu1ic. Quando \'i ~u-1rda,·a. ~mbrav':' che oizni bugia, o~ni furberia ... van1,st•ro. Sicuro dt·I ,uo potcrr -.ulle donne, fingeva di i~nor.1rlo, t' ,i \ .111t,l\·ad'e~- ~rc imuln('rabilc-. Si ,calda\,\ al calore di quc-\te tc-nrrl'Z7<', ma controllava <"On,1,tuzia il 1,uo cuore. Non l.'ra un a"<.Tta, aveva anzi molte relazioni, ma ne usciva tranqu,llamcnte, ,cnza innamor.tf'li mai. Er., -.enc;uale, m.l di una ,cnsu,ilit.à, ,<.· < o,ì ~i può dire, più mor;1Jc che fi,ica • cd era p<'n:iò mollo pili difficile n·,1,tt·re al ,110 fa~cino. Ba,ta\'a ch't•gli po,a,~c i ,uoi OC('h1 ,u un.1 donn,1. per farle umnaginarc quello che .wrrbhr _potuto n,(·1c il ,uo amor<·- Vcrchie z1tc-lle -..i ricordavano i ca-.ti '-Qglll della loro ~iovinczza e lo adoravano; one~ll" madri e mogli tornavano lcg~t"rmente turbal(· dai loro mariti. Egli mdovinava tutto, e c;orridcva delle loro illu~ioni: ix·r lui c-rano M>lopa1:ienti. che facc- \'ano parte di quella folla dw ..iu;cmi- ,.,l oe:ni ~iorno la ~u.i ca,a d1 piazza di Spa~na. dalle due alle qu<lttro. Ben prc~to anch"io di\'entai una sua vi<.itatrice quotidiana. M1 torturavo tutta la mattina pensando che qualche donn.i pote\'a c"Sse'reda lui e, non potendo n·si,tere oltre le due e mezzo, mi precipitavo in una ddk sue piccole sale d'aspetto, e mi ~cdr\'O, aspettando ch'egli ~i dciz;nat~Cdi affacciarsi alla porta. « Ah, è lei? Be-ne, vad,t in sala da pr.1n70 e mi ,l'lpctti >, mi dice,...l. Finalmc-ntc, quando ~li altri_c;cn'erano andati. prc-ndc\;\mo il tè 11N<.·mc. I.o ,copo principale della -..ua vita era d'aiutare i poveri, i malati e gli infelici. Cercava d'obbliRare ognuno a ,occorrere. il pro~~imo. Le ricche si• ~nore chr gli diwnt,wano am1c-he !mpara.vano prcs10 a m,lnd.tr(' pro\'\'l',te nelk ca~e dei bisogno~i; le spille da cr..1\'atta e ~li a-..tucci per -..igart'ttt.'che gli rc..·gala\'ano -..i C'onvertivano -.ubito in vestiti e cibi p<'r le f.1mii:i;hemi~crahili. Riu,cì perfino a intn<·,~ar<.·m<.·, alla sua opera. « Cerchi di ricordare >. mi diceva, « che al mondo non c,i,te c;o\o lei, ma altra gente che lei ha il do\'crC' di aiutare ». E mi portava via t,1ntt• CO'.'I(·. • « Le-i non ha biw~no di quc..,to. Lei ha troppa roba. Perché non ne dà a quelli che ne mancano?». Docilmente rinuncia,o ai ve<;titi ed allr fri, olità dw mi piace, ano e lo ~eguivo in vic;ite a umili tu~uri. Durante quelle spcdi7ioni et?;li<_ra cone-.e e tranquillo. mrntrc- io m1 rodt\'.l pc-n-.~1ndo a thi lo ,,, rchh<· :1crnmp.l(!llato il giorno dopo. Our,rntc- l'r,tatr mafnma. \\li'n rd io andammo a Sorrento. n;itur.dnw:ne per es,;;ercvicini a ~tunthr. Pa.,<.aimolto tempo a c;piarc l'arrivo dl·II,>pie-cola barca rh(' \luthe adopera\·a p<'r ,·rnirc! a trovare da Capri Qu.dchc- volta ripartivamo imi<.•mc.e faCC'\'amo colazione nella sua ca,rtta ei;tli non a\'cva ancora comprrato la ~ua ricca vili,\,. Prr il mio compkanno ~unthe ornt\ tutta la ~ua C'a,a <"on krnternc cine,i <.·fc,toni di fiori. Dopo il pranzo chiun• quc potè c-ntrarc- in ,ala da pr,mzo. e bere alla mia salute il forte vino di Capri Poi. tutt.1 la nom·. hallamrno la tarantella con i contadini. E non ~ ripen-..,1rl' a qurll'<·,tatc ,t'tu.1 ,orrid<·re della mia O!ttin:1ta ,pc-rama di conquistare un uomo c-hc tutte le donne amavano. Scma duhbio lo intcre,..,avo e lo attira\'O: non 3'-"0mi~liavo alle europee, e ciò gli piace\'a, ma il fatto d'r~~rrc innamorata di lui mi pone\'a in netto 'i\'antagg-io. C'cr;\ nel suo carattc-re una strana crudeltà : era r-.tITmamente tenero con chi c,(')ffriva, ma ,apcva e!lserc 'ipictato con una donna inn;imorata di lui. (,on1i11ua) JANE DT SAN FA\;STJNO
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