19MAR.Zò t9h,JXYI ~:,,.;P)ò,~~ DUE FILOSOFI UCBULJ.NTI, ALL'INGRESSO DEL OENTBAL PARI DI NEW YORK, SPIEGANO AL PUBBLICO LE LORO DOTTRINE ILPRESIDENTE IN UNA STANZA dcli' Auditorium HOtel un gruppo di cantanti e di attori del teatro lirico prendevano il 1è. Portando alle labbra le tauc fragili e mordicchiando i pauiccini si \.'antavano delle loro avventure amorose. e Dio, che fatica sbarazzarmi di lei! > era il motivo della conversazione maschile. e Non riusc .o a levarmelo di torno >, diCC\'ano le donne. e Era terribile! >. Ma una d1 loro, una primadonna amcl·icana, diventava pensosa man mano che quelle amorose bugie si accumulavano. Era una creatura opulenta, sui trentacinque an• ni, bruna, con enormi occhi: un'incanta• tricc robuna dai larghi gesti drammatici. La sua bellezza era un'c1agcrazione, Le sue curve accentuate, i 1uoi colori, i suoi lineamenti, occorreva una certa pro1petti, 1a perché risaltassero. Diluita dalla distanza, inendata di luce, messa a fuoco, la primadonna faceva la sua figura come Manon, Taide, Isotta. )L, occupata a bere il tè in quel salonc, ap• ,riva come un e primo piano> sconcertam una sirena rococò, costretta in uno spaL1u troppo angusto. li baritono si protese untuoro sul tavolo t· le diue con tono inamidato: e Come mai, cara, non ( racconta niente di lei? >. e Forse dovrebbe raccontarne troppe >, commentò ,idendo uno dei membri dell'orchestra. La prinMJonna sorrise. e Oh, m I storia sono buona anch'io a raccontarl.ì Ci stavo appunto pensando. Sono stata a Iowa, sapctc?, il mcse scorso: ho voluto rivedere la cit1à dove sono nata e dove ho vissuto da raga:r:za, fino ai diciannove anni. f:. stato buffo ... >. Il ~uo sgu,lrdo pensoso si fissò di nuovo ohre la fint \Ira, sul gelido cielo autunnale e sulle sagorne aguzze dei tetti. e Continua! > le gridò la signora ehe ave- \ J organiuato il tè, sussurrando agli altri e-on tono mondano: < Se )i ugs ci racconu. qualche cosa di sé, sarà immensa, siate certi ! Continua, Mugs >, e Mugs > era uno dei nomignoli che davano alla primadonna i suoi amici. e Si :andava insieme a u:uol:a >, cominciò id primadonna, e John ed io. E credo di non aver :amato mai nessuno come lui. Mi metlt\/a un grande spa\ ento. Ero ambiziosa, sapete, in quel tempo: volevo diventu qualcuno. E John voleva che lo sposassi. Il matrimonio allor.i non era il mio ideale: c'erano ahrC' cose, per me. Avevo cominciato a studiare il canto e la nott(' rimJnevo a lungo sveglia. Non volevo dormire: ero così assorla nei miei sogni e nei miei piani che odia\o perdere la coscienza. Non esagero. Be', John diventava ogni giorno più insistente. Una sera venne a trovarmi. Ero sola sotto il portico di casa Saranno trascorsi vent'anni: John ne aveva ven1itrè. Era un giovanotto alto, bello, con i lineamenti maré':ui e gli occhi \ivi. :\ mc sembrava meraviglioso. Lì, sugli scalini del portico, mi parlò a lungo. Non ho dimen1icato una parola di quel che mi dis- $e: non ho mai udito nulla di così mcr2- \·iglioso >. e Uhm! > fece il baritono scrollando e.or• l{'IC I, spalle. < Lu è il Gr.inde Amatore, eccetera, lo ~.1ppiamo tutti >, ribattè la primadonna \Otrid1·ndo. e Ma non parlerà mai come parlò John quella sera, sotto il portico, a lowa ·• )tugs ", mi disse, in pil·di davanti .1 mt', alto e bello, "Mugs, tu rimpiange-- Cdi questo momento per tutta la vita. Ti ,veglierai la notte tremando e singhiozzando e avrai voglia di morire. Perché? Perhé non mi avrai sposato. Perché avesti ''occasiom· di sposarmi e non ne approfitt.uti. Ricordalo! Ricorda che ora sto qui 1 parlartì, io, un povero ragazzo scono- ,ciuto Rirord.J qucno momento quando 1dirai parlar(' di mc •· e,. Che cosa vuoi fare?" gli c.hiesi. e" Diventerò presidente degli Stati Uniti", rispose. Lo dine con l'accento della verità, e guardandolo in piedi dav:anti a me Jugli scalini provai un gran terrore. Lui sa rcb~ diventato presidente degli Stati Uniti ed io, ecco, buttavo via la fortuna più gr.inde che mi polesse capitare. Lui c:apl che gli credevo, e fu peggio. Continuò 2 parlare con una spccie di cantilena osti. nata; mi sentivo impazzire. « " Non te lo chiederò di nuovo. La tua occasione l'hai avuta, Mugs. E l'hai buttata via. Beniuimo: non si dirà, poi, che John Marcey ha fatto una brutta figura. Addio">- La primadonna sospirò. e $1 •• riprese fiJsando la tazza vuot:a, e quella st"ra ci dicemmo addio. Lui se ne andò, diritto, col torace in fuori e con passo fermo. Ed io rimasi sotto il portico a tremare. A,cvo rifiutato un presidente degli Stati Uniti! lo, goffa ragazzetta di Iowa! C'era di peggio: c-ro innamorata di John. Insomma, ricordo che aspettai sotto quel portico finché i miei non tornarono dalla predica, poi and:ai a lc-tto e rimasi sveglia 1u112 la none, pian• gc-ndo e tremando. e Non rividi più John Marcey. Dopo una settimana andai a Chic.ago a studiare il canto. I miei mi aiubrono per qualche 1empo. Ma non dimenticai John: era staio lui a farmi fuggire 2 Chicago; da lui mi venne la forza di lavorare otto ore al giorno solfeggiando e c:anu.ndo finché non cadevo stremata in terra. Avevo deciso di riuscire. Quando lui sarebbe diventato presidente-, anch'io sarei stata qualcuno. Non avrei cnto fatto come diceva lui: non mi sarei svegliata la notte maledicendomi e rimpiangendo l'occasione perduta Così continuai a lavorare a denti strc-tti e fi_ nalmente :andai a Parigi, e poi ebbi una scrittura a Londra. E non smisi mai di lavorare, e A poco a poco, mi dimentic:ai di John ~hrccy. Quando fui una cantante conosciuta, lui era completamente morto per mc. Ma il mese scono tornai nella mia città natale. Mi trovavo a passare di Il e non ho re.sistito al desiderio di scendere e di rivedere i miei amici d'infan:ii:a. Parenti non ne ho più, lo sapete. e Mentre risalivo la strada, la urna ve<:· chia buffa M:ain Street, a un tratto ricordai John Marcey. E, lo crederete?, provai lo stesso sentimento di terrore di quella sera, sono il portico, quando lui mi aveva fauo 1I suo discorso di addio. Mi prese una forte curiosità di sapere che cosa ne fosse di lui, ma insieme :avevo paura d'informarmi. Finalmente, chiacchieravo con un vecchietto proprietario della drogheria all'angolo della Main e della Sesta Strada; l'ave\·o riconosciuto dieiro la vetrina cd ero e11trata a s1ringergli la mano: :::~~;;.::1t t~!~he~r_•;,ce~i::tt ~~i;;~ certo. Il vecchio Marse, certo! ". E continuava ad agitai la testa " Che cosa ne è di lui? " chiesi col cuore in gola. Il vecchio droghiere che guardava fuori della finestra si aggiustò gli occhiali e accennò col dito. 1 ' Eccolo'', mi rispose. "Ecco il vecchio Mane. Aspetti un momento: glielo chiamo''. < Allora vidi John, il mio presidente de• gli Stati Uniti, che dalla serpa di un carrozzone d'immondizie guida\a una vecchia rozza giù per la strada. Afferrai il braccio del droghiere: "Non si disturbi: lo ,edrò poi", gli dissi. e Non potei rimanere un altro minuto a Iowa Corsi alla stazione e attesi il primo treno pensando a John che guidava il suo carrouone d'immondizit, rivedendo il suo feltro sbertucciato e il sue:; viso spento, e mi pareva d'impazzire. e Ho finito >, rise la primadonna. < Questa è la mia storia d'amore>. E si rimise a fissar pensosa la tazza vuota mentre il baritono, fattosi un po' più vicino, comin• ciava: • Vi racconterò di una piccol.1 .)pagnola che conobbi a Praga .. >. BEN HECHT L'ALBEIIO ~-!11! J\~'li~J'ìl'~ I ELL' ANGOLO più tranquillo della piazza del mercato, in un gruppo di case piccole e piuttosto vecchie, c'è l'H0tcl Meublé:: dal posto dove si trova, si potrebbe crederlo frequentato da commercianti, da piazzisti e magari dai girovaghi; è invece il luogo di sosta delle attrici di varietà dei cinema. La porta e la buS!)()lasono in legno verniciato di bianco e in vetri smerigliati con le sigle dell'albergo; l!pesso il proprietario è sulla soglia, in abito nero e camicia bianca; il facchino, che fa anche da portiere di notte1 port.1 col triciclo i bagagli in !lotazione:tutto, insomma, è predisposto in modo da far pen~rc che si tratti di un luogo pulito e dignitoso, anche se modesto. Eppure, dal sorriso slavato del padrone, dalla faccia piena di sonno del facchino, dalla gabbia a ventre del bureau, se ne ha l'idea opposta. Due cinema della città includono nel programma l'avanspettacolo, e la clientela dell'albergo è formata così da un gruppo di una quindicina fra girls, sisters e divc1 che si rinnova regolarmente ogni settimana. 11 :Meublé non h.1 ristorante, ma, per queste clienti, il proprietario organizza una specie di pensione in una saletta del pianterreno. Di solito1 pe.rò, le donne scendono una ~la volta al giorno a mangiare, poi si arrangiano, nono..t.ante i cartelli che lo vietano, cuocendosi, in camera. delle uova e del latte, col fornello a spirito che 'ìCrvc per ri-.caldarc il ferro da .trricciarc i capelli. Le ballerine l!pcsso dormono io tre in un letto, la ,era la• v1.1nonel e.nino le cal.~c e qualche pie. colo capo di biancheria intima che stendono poi su una corda, tesa fra l'annadio e la maniglia della finestra. Non conosco affatto l'ambicntc 1 ma, fra i miei amici. cc n'è uno pratici.ssi• mo: è un commerciante, ancora giovanotto, che spesso càpita lì la sera, in ccrc;:tdi avventure galanti. Mi divertii, una volta, a farlo chiacchierare. « Che vuole>, mi disse, « capisco che quello che faccio possa dar luogo a qualche critica, ma per mc è la cosa più conveniente: in città mi conoscono troppo, e mettermi con una ragazu vuol dire finire con l'avere, prima o poi, delle seccature, vedermel,1 in bottega .1 far delle scene. Qui invece son sicuro che, col cambiamento di programma, tutto finisce, e arrischio tutt'al più di pagare la pensione della settimana >- Gli chie~i quale tattica c;cguis!iopeer avvicinare queste stelle. « Generalmente arrivo quando stanno cenando>, dis!loCsorridendo, mentre mi offriva una Xantia, « e mi ,;iedo a un tavolo a bere un liquore. Il padrone, th(' mi conosn•. mi vien ,;ubito ad avvi:-.ar<'!iouquelle eh<' arc('tli.\no comp,,gniJ, e lo prego di dire al mio tipo ,e- !Xl""◊ pcrmcttC'rmi di offrirle un rhtrry bra,1dy o una bottigli,l di moscato, a seconda dei casi. Se accetta, mi. « Ci si arrangia alla meglio, tanto !ito. Questo, quando va tutto liscio, quando si tratta di ragazze pratiche, !iopcCidei ballerine. Ci sono invece Quelle con le quali bi.sogna tenere una tattica più complicata (le soubrettes in particolar modo), che vogliono essere corteggiate a lungo>. Domandai se, come 'ìi vede nei film. si facesse qualche volta precedere da un mazzo di fiori. « Starei fresco! > ris~. « Quello è il metodo più sbagliato, si mettono subito un mucchio di idee per la testa, e tirano le cose per le lunghe. Qualche volta ci son ca. scato anch'io, ma ho visto che mazzo di fiori vuol dire anche re~ali di lusso (non c;jaccontentano più delle calze di seta e chiedono la pelliccia), macchina ;1ll'uscita del teatro e cene in città vicine. Creda, non son cose che si con• eludono subito così, come sembra>. Quello che più mi incuriosiva, era ,.,per Quali discorsi riuscisse a condur. re, specie durante i corteggiamenti più lunghi, con queste attrici che, viste al• meno sulla srcna fra un film e l'altro, non dànno l'impressione di esser molto versatili: infatti, non seppe rispondermi. « Ci si arrangia alla meglio, tanto pili che molte sono straniere e sanno pochissimo l'italiano. Va sempre henc dire che ~i ammira la loro arte, e che il pubblico non le apprezza abbastan• 7-<.\. Del resto, di quelle che parlano troppo è bene non fidarsi: son quelle che, dopo aver accettata la cena, se ne vogliono andare. lo scenate non ne faccio (qualcuno arriva a schiaffrggiarlc), ma lei capisce che ci si resta male. t un genere interessante, creda >. Ho l'impressione che il mio conoscente e le sue amiche organizzino, l!enza. rendersene conto, delle parodie degli « splendidi vizi > di un periodo ormai )()rpassato: cenette intime a base di tartufi e aragosta in scatola, nella saletta riservata dell'albergo, gite in b.1lilla1 nella notte, per prendere il caffè nel bar centrale di qualche cittadina della provincia, lunghi noiosi silenzi, biglietti da cinquanta messi di l!Oppi.lttO nc11a scatola della cipria. « Cc ne sono però anche di onestissi• mc >, mi confermò il commerciante, « che a ca\..1.loro, all'e!iotero,han dato da intendere che fan le impiegate, e che, durante una gita in macchina, non cedono, anche a costo di farsi abban• donare in mcao a una strada di cam• pagna. Quelle lì cercano di arrotondare i guadagni giocandosi, fra loro, la paga a ramino, in albergo o in teatro, e son quelle che stan pc~'{io. « t. in fondo, gente abbastanza difficile da trattare >, soggiunse, quasi a farmi intendere rhe anche lui intuiva certi dettagli significativi. « Han delle loro idee. Tutte, per esempio, ogni volta, prima di entrare in scena, si fanno il segno della Croce. Se siano buoni sentimenti o superstizione, non glielo ..aprci dire>. MASSIMO ALBERINI I CLASSICI RIZZOLI DlllETTI DA UGO OJETTI E in Hndit.1 nelle pr<nc!~li lihruie il te.HO \·olume delle OPERE DI LEOPARDI A CU/1.A DI Cll Sf PPE DE l{OBE/1.TIS Quoto urw c-J uhimo \ olumc c..omprendc un.a. ricchissima scelu dello Zil,11/JQnl' e dcll'Epùlof11rio. Chiude il volume un J,,iia di ben 150 pagine, in due colonnt", in corpo 6; un indice delle concordanze e del pcns:iero leopardi.ano. Tutti i tcmi vi sono tocc.iti, di tutti i temi t f.1:tt.a la stori.a, i upporti tra le opere gundi e le opere minori indicati con minutis:sim.i ,rn.alisi. Ognuno vi potri cere.are pucolo di curiosità, chi.cimento .a t.anti dubhi, cccit.amcnto ,1 unte idee; e in brevi cenni t' in cifre tro\crà I.a tr.ascrizione ~u.into mai limpidJ ed cs:senzi.1lcd'un'opcra e d'un.a \ iu delle piu grandi che si conos:cano. L'indicc h.a. il prt"ciso rim.indo .alla pagina e al volume di nostu edi1ionc c scn e solo .ad cs:u. EDIZIONE DI LUSSO in pcllt imprc-!4.l in oro .. •. L. }O 1-Dll/ONE R,AR,A in urt.- hligr.-nAl~ con ltgAhm in pcrg.- mtnA t uglio dor.-to L. 60 !UZZOLI E C. EDITORI MILANO PIAZZA CAl{LO F/1.BA 6 i1
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