Omnibus - anno II - n.12 - 19 marzo 1938

MAizo IJ3$,XVI ., ... 'I!' " • - • • -;. - -- ( ILSORCNIOELVIOLINO) ~~ Wtàf1f1'r/ i NOSTR r vecchi opcri!iti cr.mo tut- ! ti gente di pianura e di mare o abitanti di città civili e vecchie; gu.trd,wano magari verso la Grecia, vcr!.O l'Egitto o verso la Spagna, comunque ,empre vcr:;o la luct· aperta e antichissima del no.!ltro Mediterraneo. Quando vollt•ro ..1.ffront;1rc.1rgomcnti troppo \Cl· tcntrion.di, :i.oggetti immersi nella buia romanticheria germanica, libretti squas- .,;1ti d.d forte vento di tra.mont.1.n..1. 1 e· c1uando vollero cimentarsi in ascemioni .tlpinc ')c.nza le scarpe chiodate, la pic1.:on.ar il sacco, patirono stenti int~narrahili r non ebbero che guai. Port.Hori di fiac·cok il loro fuoco ,i ,pcmc \Otto le ucvitatc continue, le tr.1ccc dei loro pa1>sif.:itico..,ile cancellò qu.1lchc val.mga, e .l ritrovare- alla fine il punto dove erano C~\duti e rima\ti -.cpolti (i vollero l'.:tbncga;tione e il fiuto di tutti i gro~,i cani dell'o~pi;tio del San Bt·rnardo. Non ,1.11l•moa c1n11ncr,lfl•i L:dliml'nti di tuttt· le imprc-.c mu~icali di que- ,to ~t'nt·re. C.1t.1lani ncll,1 WallJ, e per un certo \l'r-.o anc;h1.:81•1li11n1cll.:i Sonnambula, o Ro"ìni ne-I Guglielmo T tll, con tutto il genio che fu in loro, dimo~trarono chi più chi meno di aver poco fiato per lt· scal,W.' l' le marce fra le dolomiti. Quell'aria rarct1tt.t non ~i confaceva aì loro polmoni. I loro grandi cuori ~offrivano il m:.l dì montagna. Del n:-~to è risaputo che le M me non rc:-.pirano più al di sopra dei niille metri. Le paffute Gretchcn dalle gu..1ncc di latte, d.11le trcccl'.' di paglia, dai ccle- ~ti occhi di maiolica e dai piedi di artiglicre 1 t.' la loro ~ntimentalità, mt.:- -.colata ..1ll'odor delle stalle; l'immobilità -.chiacciante di quella natura strampalata, ~nz,t disegno né architettura, l'enorme voracità di quegli spazi vuoti, vcrtkali, vrrtigìnosi, r la piccolc-zza di quelle umane esistenze confinate lassù 11011 '>Onocose fatte pt:t accènderc l'i- ,pirazionc e- far traboccare il colore e la vena dei nostri ardenti compositori di musica. Vediamo, per cM:mpio, ~ i luoghi più pittorc!ichi :t◊no quCl!-ti. Un paesino del Tirolo ba,arc-sc dove capitai una volta. C'era nella piazza al po~to del solito giardinetto un piccolo cimitero ,cnza recinto. Dopo il l.1voro, la -.era, sotto le fine• ,tre della mi.a locanda una vacC;.\magra brucava fra le tombe e le croci. Un crocchio di notabili del luogo, \Cduti $ullc pietre ¼!polcrali, accendevano ai fuochi fatui le pipe tirolesi, e poi fumavano e conversavano alla buo11.1m. entre dietro la loro schiena, ~dra• ia.u· in pieno sulle ortiche, le più casalinghe comari, in preda a un mistici- ,rno d'alta montagna, 19,tringendo fra le braccia qualche meschino villeggian• te arrivato di fresco, guardavano la lun,t sbalorditamentc. Che co:-a avrebbe pouto fare di buono un musici.~ta in quest'aria ridotta, 3pa.-.~ionata, testarda, fra gente tanto primitiva, qua3Ì una tribù d'erbivori? L'altra \C'ra dunque al Teatro Reale "enne o,tinatamente rappr~ntata la Wally del no,tro Catalani. Scritt,t su quel modello insuperabile che è il Freischii.tl di \\'eber, questa Wally è un'opera che sta sulle grucce, a due µassi dal!., sua tomba, e guata un'ultima volta. pallida e stralunata di vecchiaia, il pac~aggio intorno: uno di quei pac~ae-gi che ci <-On.)ulle 11catole del cioccolato Suchard. Qualche chalet di legno tarlato, il ti• ro a ~gno, l'osteria. o la chiesa, col crocifis,o ~ulla via1 e in fondo le montai:;-ne,chr ~mbrano imbottite verdi, e cu\Cini caduti da un letto disfatto. E la musica di Catalani, senza drol{he e ~nza sale, ormai si può dire diventata disinfettante, anzi acida coml' l'yoghurt. Eppure, grazie a una eM!cuzione J.nim;lta dallJ. bacchetta del mae-,tro Bcllcua, la rcd1a andò a gonfie vele. In quanto agli interpreti principali non abbiamo nulla a ridire, cs.-.ico-,tituivano il miglior comple:,!-0che !-ipote\se desiderare. J cori spallcg~iati dall'orchc~tra fecero onore al teatro. E in- ')()mma la Wally fu di nuovo un suecrc.,o. BRUNO BARILLI -- . iÌ .., • ,/ r ,.,,-.rf ,.. ' ·, j I ROMA . POLLIE FLOREALI 801 LAMPIONI DI PIAZZA OAVOUR ~ UCCESSE cosl: volevamo andare dalla manicure, perché nel paese dove viviamo ci sono moltìssimi barbieri, ma nessuna manicure: invece fa,. cemmo appena in t<'mpo a prendere la Littorina che arriva a Roma alle otto, e a quell'ora i negozi sono chiusi. Però avevamo incontrato il Signore-chc-prende-ognigiorno-la.-Littorina: ~ un tipo che ricorda, alla lontana, il Signore-che-viaggia-spesso, ma è ancora peggio di quello, perché non ,i limita a conoscere gli orari, i cestini da viaggio cd i capostazione ; no, sa tutto, a proposito di tutti, e Roma, poniamo, non ha il più piccolo segreto per lui: trattorie, famiglie, ritrovi danzanti, cinematografi, pizzerie, giornali, giardini pubblici, malavita· e beneficenza, il signore s.a ogni cosa Allora lui ci disse che, st i negozi erano chiusi, poco male, andassimo, andas~imo alla Cas PaJ. Qu~ta bella paro_la, auolutar.ientc barba• resca, ci ricordò i film di Jcan Gabin ed i romanzi di Senoit, ma nient'altro, cd il signore godc1te il nostro stupore provinciale: poi spiegò che così si chiama, per abbreviazione, la Casa del Passeggero, e proprio appena si esce dalla stazione >. Difatti è viciniuima, poi ci sono le insegne luminose che mancano generalmente di una lettera o due. La scala d'accctso è bclliuima ; ricorda, in piccolo, le icalinatc delle ville, a due rampe, con fontanina nel meno. Si scende cosi elegantemente verso la porca. Proprio una bella architettura; se dovess.imo darle un nome, la diremmo piaccntiniana di dicci anni (a La sala comune è molto grande, con tante vetrine, e tanta gente che aspetta. C'è nell'aria un odore complicato, di sporco e di pulito, vogliamo dire di gente sporca che si pulisce: fumo, sapone per barba, vcStiti sporchi, sudore, saponette galleggianti, ferri da stiro, brillantina invecchiata sui capelli e brillantina ancora nuova nei tubetti. Alla cassa c'era una ragazza, di quelle che si vedono nelle figurine del Btrtoldo, con folti ricci cd il naso all'insù; distri• buiva foglit-tti diver,amcnte colorati ad una piccola folla che le si accalcava intorno, dicendo e barba >, o e capelli >, o e bagno di seconda>, o e ristorante>, o e pcdicurr >. Aveva ragione il Signore-del• la-Littorina alla Car Pas si pUò avcrr tutto. Naturalmrnte ci \OOO anche" lì i privilrgiati della sorte, gli elegantoni una signora, chr già si era diretta .ai reparti bal!'ni, vennr a cambiare il suo \contrino di e seconda> co)l uno di «prima>: un fremito di invidia percorse tutti, e la signora tornò via trionfante. Poi ci fu un omone grasso, un po' sudato, con il cappello sulla nuca, che volle il e bagno romano >. Evidentemente era ricchissimo; ci pare che pagasse quindici lire. Finalmente ottenemmo i nostri biglietti, ,. andammo nel gabinetto delle manicure, diviso dal corridoio è dagli altri reparti per mezzo di batte paretine in \'Ctro, così che si può sentir benissimo 1'atmosfcra della Cas Pas, l'odore, cd il rumore, che per lo più è di robinctti, scarpe gettate (uori dalla cabina, aspiratori, e Fèin > e forbici. Le signorine manicure erano tre, ,estitc di nero, avevano tutte molti ricci, e quel viso particolare delle: donne che lavorano, quando vien sera, e tutti gli strati di cipria ocra che hanno sopraromc»o di ora in ora, fonnano negli angoli impasti tristi e seducenti. Una era molto Rorida, si chiamava Rosetta e soffriva di stomaco, chiedeva ai giovanotti addetti al bar di portarle limonate, e quelli l'addolora,ano por. tando limonate fredde mentre lei aveva inteso calde. Un'altra .;i chiamava Tina, o un nome cosi; era anche una ragazza così, come cc ne sono tante. La terza, che si dedica, a alle mie mani, era evidentemente la caporiona, la spiritosissima, quella che mette a posto chiunque e ne tiene a bada anche venti Per il corridoio passava sempre grntc, dicendo; e bagno di luce! > o e a.sciugamanì al 7' >· La signorina Rosetta premeva contro il petto la sua limonata, per \Caldarla un poco, la signorina Tina chiedeva una signctta al suo cliente, ch'era un bclliuimo giovane, lustro, con baffetti neri, braccialetto al polso, e St>gretario di una società sportiva Questa società dava un ballo all'indomani, e se le signorine manicure: p0rtavano tre cavalieri paganti, sarebbero entrate gratis. La nostra signorina rispose con fiera ironia che se lo ca,asse dalla testa· ci sarebbe andata .sola, e senza pagare un .soldo. Da lume verde 3t lume verde, nacque una bre, e discunione intorno agli abiti che avrebbero messo. Ma il cliente di Rosetta interruppe, per chiedere, con sommessa. in1istenu, notizie di Pina. Era un uomo grasso, un poco calvo, rosso in faccia r ,f", stito di marroni': gil prima lo avC\'31ll0 ~cnlito bisbigliare e Pina Pina ma Ro• ,etta si era stretta nelle spalle, e la nostra ,iA;norina rra troppo OC'Cupaca ron il M'grctario per dare retta a lui. Ora però lo senti, cominciò a farsi beffe di lui: < Che Pina e Pina! > ; per quella era venuto, eh?, sperava che ci fos~ ancora, invece no, se n'era andata, mica sarebbe tornata, e cosa si credeva? L'uomo grasso sviò il diseorso, raccontò che alla mauina lo avevano scambiato per Greta Garbo, < abbiamo la stessa voce e lo stesso numero di scarpe>, poi disse una storia che era capitata ad un suo amico, ma noi l'avevamo già letta sulla Domenica del Corrìere. Intanto il segretario a,eva ri. prc.so a parlare di rumbe, Tina di fiori in testa, e la nostra signorina bc\'eva una tazza di latte tiepido, con aria proprio disgustata Faceva sempre più caldo, un ro• binctto non arrivava a chiudersi, i tubi e gli aspiracori gemevano Poiché la nostra signorina canticchiava « Chi è più (clicc di mc>, e pareva di- $tratca, l'uomo grasso tentò d1 domandare ancora notizie di Pina; ma quella smise di <"antarc per fulminarlo: c:oJa credeva, che una manicure foJSCa disposizione del clien• te, e dove gli pareva d'essere, e qui e là; e c'era ·caso che la "cdesse per istrada, la Pina, e con pelliccia, mica roba per lui! Rosetta, Tina ed il segretario erano proprio (clici, la ragu~a dei massaggi, in quel momento disoccupata, .si affacciò alla porta e rise un poco. L'uomo era diventato tutto rosso, e lui non vole, a, lui non intendeva, loro ave\ ano male interpretato e Ma \a Pina si è sposata •, gridarono tutte e tre in coro, e si è spouta con un capitano: r che crede lei, che le manicure non si sposino? Si sposano, eccome, con un tapitano, t- hanno la pelliccia, e fior di quattrini, e l'attendente' >. Si ca piva subito che questa Pina era diventata l'eroina leggendaria di tutte, rappresentava la fortuna alla Ca1 Pas. Le mie mani erano finite, la signorina si .alzò, attese fieramente la mancia, poi partì, dict-ndo: e Addio Tina, addio RoSt'tta, domani s.cra al ballo>. Pareva molto più piccola in piedi che seduta, magrolina, non tanto giovane, molto stanca Ci preccdctt<' lungo il corridoio, mentre ancora si udi"a e bagno di prima >, < ondulazione all'acqua>, e barl>a e capelli>. La ,ed<"mmo mettersi il cappellino con la prnna, il cappotto chiaro, aggiungere un poco di cipria ocra, di rossetto e avviar~i alla porta Salimmo insieme la scalinata artiStica, poi lei corse ,,crso un autobus r spari IRENE DRl"I ( PALCHETRTOIMAN) I iàlO~~~[lij 'lìt RA i v<1ri tipi d1 gr;mdi ,crittori, ~ .\lc.,s.mdro Manzoni non è qurllo che prcfcri,uno. La grandcz2.1 dello ,, nuore noi vogli.1mo vcdrrla m;_rnife- ,t,lf")i anche in m.1nier,1fì-,ica. Il tempo d1c lo cin.:onda, dcv'e~!)Creuna giacca troppo -,tretta alle ,ue -,oallc. E ManlOni non -,olo st.1va benone entro i limiti del proprio tempo, ,na per starci meglio u<...tvale .irti, la pazienza di un m.1cstro tagliatore. Non ~•intenda çon quc~to che il grande Mti~ta de,·e neccs- ,ariamcntc e superare > il proprio tempo. Noi diffidiamo anzi di qm•~ti e tirnni,;;mi>, che non sono le pili \·ohe 'tC non retorica e vento. Ci ba!ita che- il grande artista sfondi coi gomiti, o-.sia dalle parti; oppure coi piedi: il chesignifica che egli si ,ente- opprc~so dal pa-,~ato, cd è peraltro il modo e n.ilturalc > con cui l'infon;tia attesta la propria ,-olontà di vivere. Ma nella vita di Manzoni (peggio: ncll.i. ~ua opera), non c'è segno d'impaticm:a. di neces- ,1tà di ~fo~o. O tutto gli , .t bene cd è conforme ai -.uoi dcl!idcri, o le sm· capacità digerenti sono ,·cr.tmente Mraordinaric. Per fare- a meno di la\'ar~i, diC(' PicasM>,bal!t..t b..i.darc a non in,udici,1r,i. Ma noi :-.appi,tmo che anche i dc,ideri più riposti, i sentimenti più inibiti, finiscono col mandare in 3uperficic le loro macchie d'olio. come wmmergibili naufragati. &· c'è rnnfcrm,t al detto di G<X.•thc-, rhr e il genio è una lunga p,1.tienz..1 >. que-.t,1 conferma -.i chi.1ma Ale,,andro '.\laruoni. Correva ,tuna del re~to, o per m<'glio dire « ,cambio di complimenti ,, tra Goethe e Manzoni, questi due e ,ignori >. E la signorilità, infatti. è la qualità che meglio si addice a :\lan.wni, fra tutte quelle che ~tanno ,1 dispm,izione degli uomini di lettere. A ragioni di signorilità è intonata pure quella ~rietà che tanta parte ha ncll.1 vita di Manzoni, i~pira fiducia alle donne1 ti colloca un uomo nella vita e lo fa ii,;pctta,e d.tll.\ servitù. Con che occhio nostalgico di uomo ..enza casa paterna abbiamo guardato il palazzotto di mattoni ros\i di Ale,;...mdro Manzoni, ogniqualvolta ~i è capitato di travcr,.tre piazza Belgioio--0, a Milano! Pensavamo don Lisander in poltrona, un libro di patristica sulle ginocchia, e meno in !iembian1,\ di arti• ,ta, che di ambasciatore della letteratura iftaliana dell'Ottocento presso i 19,ecoli a venire. Anche l'amore alla lingua, che ix:r Leopardi è avventura filologica (che soddisfazione da esploratore, -,coprire che « nausea > viene da e ,iau5 > : nave!) per Manzoni è un signorile bisogno di ,crivcrc liscio e rotondo. Che più? Lo stesso cattolici-.mo di ~lanzoni è sospetto di fini letterari, in quanto anche per la conservazione dei fiori di stile la Chiesa co,titui,;ce la tradiziont' più ~icura. La lingua di Manzoni ha la bclleu..a canonicJ. delle !icritture dei ~ignori ddl'Ottocemo e dei preti, scompar.a col ~olo per i signori, ma perseverante, nelle curie e nei prc-,bitNi. Lo 'ttraripare del grande artista dal proprio tempo è fenomeno tipicamente romantico. E noi abbiamo ancor.1 d.1 capire in che comi.-.w™' il e rom.1ntici-.mo> di Man. zoni. lui che in fatto di straripamento \C ne stava chiuso nel proprio letto, come il più pacifico dei fiumi. Si vede che l'italiano, negato per natura al romantirismo, continua a sc.tmbiare per genere lettcr.lrio ciò cht· è una facoltà e un sentimento. Del rc<;;to.e per una ,trana coincidcnz .. 1 1 la ragione che h., c~clmo dafl' lt,tlia lo ,;pirito romantico è- l'argonwnto ~tcs..odell.1 tragedia che ha motivato quC!ita nota. Se Adelchi, quc,to Lohengrin ...c.•nzaci1-,,noe senza Elsa. non an• .. ,;e C(•duto alle armi di Carlo e que,ti alh:querimonicdi Adriano, l'Italia, chi sa?, !iisarebbe unita sotto il predominio dei Lon~obardi, com~· la Francia <,Ottoqltt•llo dei Franchi. e un po' di spirito romantico sarebbe colato giù per lo Stivale, fino alle co-..u· di Sicilia. Fra i grandi arthti della p('nna, Ale<,- ,andro ~lanzoni è il primo dcll,1 c.·lasse. :\la quak ferma e compiuta bellC'ua, qu;1lc- dokt· e dignito,a musicalità in quc,to Adelchi eh<', per la quarta volt.i nello -.p.1ziodi cento e ,cdici anni, (" torn;tto ,llle sccm.· per merito di Gualtiero Tumi..tti ! Che importa se dietro quc,t.i mirabile superficie non c'è nulla, e nulla davanti? Essa è stata condotta innanzi da~li spiriti più squisiti della poesia, 11pintafino al limite estremo di una civiltà letteraria, che in quegli endecasillabi, in quei senari canta il ,uo ultimo canto. Subito dopo, com~· purtroppo si può vedere, quell'oro dc• c.,de a ottone per filannoniche di pac• ,e, a stagno per tegami, ,, zinco per bagnarole; ma la ~ua solitudine, la sua mancan1a di destin9, lo rendono anche più prezioso, come un sole che tramonta per l'ultima volta. Perché Tumiati. 1 ,11 1• h:'\ dimo.-.trato pt:r quci,ta poe~i,t «ulttmJ.», ha tagliato \ i.1 i due cori, chl' di c,~a ,ono i fiori più belli? .\fai il n•r30 è rilhCito <"Omt' qui a e f.tre mu\ic.1 >. e benché ,t·duti all'Argc.·ntina ci p.i.lrev.,di ,tare al Tt:~1.- tro Reale dell'Opera; la quale il!mio- ,w, ~ vero, era ,1iutat..1dal medit•v;1li- ,mo generico dei co!itumi dcll.t Ca-..1 Caramba, e dal pompicri-.mo dclk scene, non inferiore a quello dei no~tri teatri di mu-..ica. n.1lla brllt·l.z.t .lUtU?l• nalc e di tramonto di que)ta pocsì:1. ,pira una malinconi.t di)te,a, che· -.olo per il conforto che l'~\rte reca in !ié non diHnta di,pc-r.lta. Poesia femminile t• bionda; e wlo ,1 un uomo d.lll.l b,1rba di fil di ferro e dalli- <litJ q11.1drt' potc\·;;t \'CHirc in mente di deturpare la e pelle> dclicatissim,l di qul·,ta poc,ia, çon « qu,tlchc lin<.'apiù p1ofonda o con qu;1khc tr.nto più rozw l·J cffirnH', a mo :-.tichelangclo o Shakc- ,pcarc > CJrducci, Opere. IJI, 190, ,l propo:)ito del carattere di Svarto), che ~arcbbc come invitare Rodin a corregger<.·una ~tatua di Canova. L.1 '°lit<1ri,1app;lrizionc di que-.to <:.l· µolavoro, fra tante mi,;criolc cui ci hanno .,b1tu;.ni i no~tri contemporaa(•i. ci ha mo~trato su quale repertorio potrt·bbc fa,-r .\')'>egnamcnto un no,tJ,) Te.ttro di Stato, e quale effetto il bcnC'firorag~io della poesia potrebbe :tartirc sui costumi degli it.tliani, e non ,olo ktterMi. Qualcuno si è doluto perché Addchi non risponde alla realtà storica. Che cos'è la realtà )torica? E poi, per quello che ,1bbiamo capito noi, Adelchi è un'anticipazione della Società delle Nationi e della sicure:ua collettiva, e come t..tll· è b.1ttllto d.1110 -,padot1l' d1 Carlo. lntè1prt't,tzio1w ottim.t d.1 parti· di Cu.tlticro Twniat1, di Filippo SceJ;tOe della sign0ra Bagni. Declamatorio Enm Biliotti. Sfaticati i gruppi dei franchi e dd Longobardi. L'attore Randonc- ,;cambia la parte di '.\'fortino, rliacono di Ravenna, per quelia di Coi• rado Br;mdo. Dei c·ostumi e scenari abbiamo detto : mcdievali~mo generico e pompicristico. Nell'atto quarto Enm·ngarda dice: e Come è soave questo raggio d'aprii ! > a un proiettorl' clw l.t illumina da )inbtr;1, ma contcmporanc,\mente il fondale è tinto dai ro11',()rÌ dd tramonto: ci sono dunque due soli nella « visione scenica > della 3ignora Bcryl Tumiati? E perché la messin-.cena è chiamata e visione scenica>? ... Sgr.1s,are il brodo primo di scodeÌlarlo. Lo '-pt"ttacolo fu in..u. diciato dalhbeccatc di quattro scemì. che la forma i.lulic,t della lingua italiana non cono- ~cono, ,e non attravcNO l'umori~tico uso che ,e ne fo. nelle e Cartoline del pubblico> dt·ll,l Dome,iica del Corriere. ALBERTO SAVINIO ~~&» DEL VANTAGGIO CON la _rcana fantasia d, chi vuol use,t e onzrnalt , nuovo> m campo d1 vei;• chit. erperitn{t come l'archilettura JÌ è ltntato di /art un Corso sen,:a aaorz,rsi eh, 11 allestiva un vicolo luJJUOJOs,t cosi JÌ puo dire. Ieri, infatti, parsa,i.do per il Corso Rinascimento, J1amo Jlati colpiti ancora una uolta dalla m,schin1tà di questa st,ada e dalla ,strema pruunàone dei suo, a,ufici; baJta al,:a,e tli occhi e vedere i co,nic1oni t ili ornati di questi ca1e sgraòale che non sanno prendere la curua della via, da srmbrar, certi soldati che escono dalle rithe, per acco,,e,si del poco amore per l'a,chiuttura che ha 1uidato i progt1t1tti Port anl'ora di vedere I segni d'inchioJtro di China tracciati col ti,al,nu 1vlla carta oleata; sì vedono quasi i precisi e stupidi trotti che hanno corretto fo vecchia strada un.:a ,iuui,e a uauiarne una nuova. Conosciamo le • i,11en.:ion1 urbanistiche> dell'inchio11To di China, e 1appiamo benis;imo quanto friuoli J1ano i suoi risultali artistici Sulla <"Orta,le città diventano per i nostrr architetti un gioco capriccioso, ma le citld /inircono col non uisttre. P. facile stabi• li,, con dei sezni: qui un bel pala,:,:o, qua una bella fontana, più avanti un grande viale, t così Lia. Il proltlto diventa diver• lente , allettante. Si fi,iisu col difeg,ia,e una illuJtra;:.ione, cori luuuose automobili, pa11anti Jrettolori, 1randi albtrzhi 1 grandi monumt'nti. Tut11 tli uffici tecnici. dtlle citrà di provincia .sono pieni dì queJti disegni. Un mio ,:io ne /ut uno ptr la ciUà in rui sono nato, ed ero lanlo bello che finì in corniu nella Jua sala da pran,:o. La mio pie-cola città natale diventava b,-llissima t' di evidt"nlt modunilà «Ecco>, diceva mio òo, e dove ora J0110 1 campi, ci Jaranno qutsti grandi palaui, qulSlo v1a1' sarà chiamato Vialt Trieste, oppure forse è me1lio Viait Ca,duai o Pascoli, ptrché b1· 101110onorare i poeti Ci start"bbe be,u u11 1taUo; una grande ca1a di mode. >. E io allora tsclomavo. « Diverrà urlamente la più bella città d'l1olia, la nostro>. Quel p,o. lf'tto, invece, altro non è eh, un ornamtnto della sala da p,an,:o. Là dolJt dovtva na• sette uno grande citlà modtrna, c'è un mO• dtJIO palouo ptr gli impir,:ati di Stato, con al pianlerre,io mogouini ptr il commercio dell'olio. Dietro, ci sono i campi· la Jlrada davanti è dtserla, ci passa otni tonto qual• che autolreno che dall'alta Italia va vaso 1l sud MASSIMINO LEO LONGAr-.'ESI - Direttore ruponsablle RIPROOlJZIO'II ESEGUITE CO~ \IATERIAU\ t'OTOGRU'ICO • l'F.RRA'\IA ■.

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