IL SOFM DELLE musE ~(Sl!a~tr~~ij A.H:E~I iÌ A ANN l, da decenni, si accusano i U lettori italiani di trascurare i libri dd proprio paese, curimi piuttosto di romanzi e novelle tradotte. Quella delle traduzioni tuttavia non è questione da trattar;i come se il libro fosse un qual- ~i.,~i <Litroog~ctto commerciale, di cui l'importazione può essere permessa o prc,ibita soltanto secondo vedute economiche. Tutto al più, si può ammettere che "e in ltalia si traduce molto, non lo -.i fa con l'avvedutezza che verrebbe a giustificare il tradurre. Forse gli autori più nuovi delle letterature occidentali moderne restano ancora sconosciuti per molte nostre case editrici, d'altra parte espertissime nel compilare collane di traduzioni. Tutto questo accade perché, difettando in Italia, cd essendo d'altra parte scmprr difctt;1ta, una letteratura amcna 1 viene di con~guem.a la necessità di ricorrere d letterature di fuori, dove ~pcsM> il libro divertente è vicino all'arte e alla poesia. Tutti sanno invece quanto povera d'invenzione ~ia -.cmprc stata la lctter,Hura amena itali,rna; la piìi recente la \i può dire .1d,uu ~lt.mto .li giornale illu'itrato di ,,1rictà. Lt noMra lcttt'ratura .imena ha ..c.arso rilievo: dopo Anton Giulìo Bar,. rili, Luciano Zuccoli r Gerolamo RoHll,1 sono venuti ,tutori di minore in- .'-l:cgnoe soprattutto privi di quei prc~i letterari, sia pure non origin,1li e avuti in prc.~tito dal vicino naturalismo francc~e. che po~\OnO dar qualche rilievo a un libro divertente. Anche se scrìttori ,uneni. ll.irrili e gli altri scrivevano in un itali.tno onesto che non faceva \Cadere lJ. loro INter:uura al grado di qut·ll4 che de,e e:-.M.'revenduta sui carrettini, o a di'lpt'me. Comunque. pur con Barrili, Rovetta e Zuccoli. della nostr...1 lettcratur., amena non rc'ita gran co:-.a: molti nomi di collezioni romantiche. che ottennero l:t fortuna che orinai tocca ~olt.1nto alle 'iCrie cinematografiche, non hanno più un !IC-nso preciso. }(EBBIOO • STATUA DI OERA DELL'IMPERATORE KASBIMILIANO Cllueo deU'Uninnltà Lo1ola) Lo c,crittore italiano d1 romanzi amrni C'bbc, cd ha, l'apparenza d'un frequentatore di ç,.alotti, d'un abile con\Tcrc;a. tore, pronto a rubare un gesto ora a d' Annu117io1 ora, cambiati i tempi. a 1luxley o a Morand. Lo scrittore ameno è fionto in Italia in una breve \ta~ionc; poi la vìta italiana ha preso un andamento diverso, e ben ristretta "" appartata è venuta ad essere la bor- ~h1..-,ia elegante dove i sentimenti, le ,·irtl1. i vizi possono avere facile g--ioco: quc,ta cla~!le, infine. quasi ha cessato di lcg~cre; prefcri~ce i piccoli trattenimenti mondani, predili'te le ,aie cinematografiche; esaurendo quivi ogni ,ua aspirazione di arte o di poesia. Così le cose in Italia, tanto che quell.1 dei romanzi e delle novelle delibcratame;ntr divertenti, è 'itata spesso un'industria dove 'ii sono adoperati abili e magari intelligenti pubblicisti, Il genere è rcc,tato sempre ai mar_f{ini della letteratura; lo scrivere non vi ha preso mai quel risalto per cui una pro!kl diventa legata ai fatti narrati, dando a es.si verità e umanità. A fare la :-.toria di quegli scrittori non ~i arriva, volendo essere benevoli, che a una conclusione: promisero molto, scrissero da giovani un buon libro, poi prc;;ero una via troppo facile ... Degli autori ~imeni italiani sempre si afferma qualcosa di 'iimile. anche ...e poi, quando si ricorre a quel volume che parrva contenere una promessa d'avveriire divcr~, non (i trova che la delusione. La , crità è che gli scrittori non si smarriscono mai. e ~ talvolta qualcuno manca alla promcs~a che dette, ciò accade perché quella non era veramente una promessa : lo sembrava, e guada- .~nava l'interesse benevolo di tutti solo per cl'rta f re<;ehezza di gioventù. La noc;.tra letteratura amena resta una cosa cli scarso interesse letterario. Nemmeno serve a divulgare popolarmente alcune favole moderne; né le storie di Anton Giulio Barrili o di Zuccoli più ormai accendono l'immaginalione di alcuno. Non può ispirarvi,i nemmeno il cinematografo, che pure ha fatto strage di tutto il basso romanticismo. Le loro invenzioni altro non erano che gusto~c cronache del momento, tenute con mano facile e scritte con una pulizia talvolta soltanto apparente. La lcttrratura amena in Itali.1, ora pare chC' non po'isa confar'ii col carattere della lingua, sempre restìa a pre<;tarsi a composizioni frivolmcntc piaCC\'Ol1; ora si rivela infirmata da quel tanto di fahità c-he resta nella nostra vita borghe~. Una letteratura amena narrativa, d'altra parte, non può che vivere in margine d'una letteratura narrativa intesa con acutezza all'osservazione del costume. Accanto a romanzi solitari di Manwni, di Verga, di Svevo, di Tozzi, lo scrittore ameno non ha conforti; ricorrerà !lCmpre all'aiuto di modelli s1ranieri 1 dando luogo così a un genere letter:uio di scarso rilievo, cui potranno volgersi solo ingenui e disattenti lettori. Un lettore appena avveduto preferirà llcmpre Bourget .i Barrili, Bénoit a Zuccoli, e cmì via. Oggi si preferiscono autori tradotti in collezioni che di per sé invitano il lettore a comprare tutti i numeri della collana, e ..,j dovrà pur riconoscere Pcarl Buck più « brava > di Guido :Milanesi. l libri stranieri continu.1110 ad avere fortuna e non è una fortuna che accenni a smettere, visto che sul mercato italiano non pare che ,i vada segnalando la na~cita d'una moderna letteratura amena italiana. Gli scrittori italiani pili nuovi appaiono restii e lontani da favole che pos~ano avere rispondenze popolari e comuni. Quando qualcuno di essi ha tentato il romanzo combinato in modo da potersi procurare un succC!>SOdi pubblico vasto, ha subito preso l'aria del dilettante smarrito; tanto che non ha più ripetuto il tentativo. Gli altri, i Palazzeschi_ i Bacchelli, i Cicognani 1 anche i;e pubblicano i loro libri con certa regolarità, si mostrano intc-nti ancora a una fatica che non può essere volgarmente apprezzata. Sorelle Materassi hanno personaggi cd episodi da rammentare, ma il gran pubblico leggendo questo libro non può trovarsi che spaesato. Gli avvenimenti non wno tali da abbacinargli la mente, i personaggi hanno una verità che può anche parere generica i un certo andamento costantemente sostenuto della prosa, che continua sempre, anche nei luoghi che paiono più maliziosi, quasi sconcert<.l. I nostri scrittori, quando scrivono per una vocazione letteraria, e sia pur con l'estro del novelHerc, haono una amtt--rit.l che 11011si sa c;;ederivi dal carattere della prosa italiana o se esca dall'animo loro. La nostra non è una letteratura popolare, ma sempre legata a una tradizione che se dona dignità agli scrittori, toglie loro l'ingenuità nativa dell'immaginazione. Comprensibile quindi che le letterature narr.ttive straniere continuino ad avere fortuna; e non solo quelle dei rari scrittori che è bene cd utile che vengano tradotti in italiano, ma anche Je altre di autori evidentemente meno significativi. Narratori d'arte e narratori di mestiere (se si può fare una simile di,tinzione) paiono apparte11cre in alcune letterature a una mc-desima famiglia, anche se diversamente dotati. In Italia no: i primi fin dall'accento mostrano un'intclligenw che li conduce a risultati pregevoli, ma non piacevoli; gli altri in tutto, dal nome dei personaggi al titolo dei romanzi, rivelano di non essere altro che dei mondani, abili e capricciosi 1 per i qc.ali la verità delle cose risulta pochissimo impegnativa 1 tanto che essi possono continuare a falsificare inconsapevolmente una lingua, un costwne, una società. ARRIGO BENEDETTI Cs3CD~~~✓f:>a~~U DI DOSTOIEVSI1'.■ t A CRITICA sociale russa, sempre mtcnta a riconoscere 111 ogni scrittore 11 frutto o l'esponente d'una classe, vide in Dostoievski il tipico ramoci,,iez della letteratura, secondo l'espressione d1 M1chailovski: vale a dire il rappresentante d1 quello strato intellettuale d'ongme piccolo-borghese o proletaria, che prima d1 lui aveva dato alla cultura russa la sola figura di Btclinski. Nulla dimostra meglio la falsità di s1m1li teorie soc:1ologiche e positivistiche dell'arte, che la contrapposizione delle tendenze spirituali d1 Dostoievski con l'ambiente da cui egli trasse I natali: infatti Dostoicvsk1 fu l'unico grande scrittore non progressista della sua generazione, l'unico slavofilo d1 stirpe non nobiliare, l'unico ingegno dell'epoca che subordmò non solo al sentimento religioso, ma anche all'arte, quella che veniva chiamata la missione sociale dello scrittore. Xaruralmente ciò non avvenne senza le contraddizioni proprie del periodo storico in cui operò e visse, e soprattutto della sua natura d'uo, 10 e d'artista, nutrita d'aspiraz:1oni profetiche e d'una \'ocaz1pnc messianica e mistica: nondimeno resta indubbio ch'egli fu sempre alieno dal considerare l'arte come un mezzo invece che un fine In lui, al contrario di Tolstoi, non aihgnò la malerba del rinnegamento della cultura: e mai, con l'esclu- ,ione parziale dei Dtmom, cedè alla tentazione di ridurre la letteratura a polemica o a cronaca, cioè ad opera di pubblicista Non esiste forse scrittore che più d, lui vada al di là della letteratura, e che miri continuamente a trascenderla: t!ppure, caso raro nella tradizione culturale a cui appartiene, egli restò sempre uno scrittore affezionato al proprio lavoro come tale, e ancora rimane come la più grande mrelligenza letteraria russa apparsa dopo quella d1 Pusckin. Se quale creatore operò m quelle zone della fantasia dove non è ammesso come criterio d1 giudizio quello puro e semplice del buon gusto, come lettore e come critico dimostrò spesso una sensibilità educatissima: meglio di Pusckin stesso, o di Turgheniev l'Europeo, amico di Flaubert e dei francesi, questo secondo barbaro d'ingegno•, salutato dal Dc VogUé nel suo libro sul romanzo russo con l'apostrofe: t101/ò lt tJrai Scyll1tl •• comprese e sentì le opere più rare e preziose della tradizione occidentale, 1..omelo dimostra un suo ammirevole giudizio giov:mile su uno d1 quei pueti che resta un enigma per gli spinti non educati al culto dell'arte classica'. • la Phèdrt di Racine ... un abbozzo shakespeariano, anche se la statua non è di marmo, ma di gesso ... •. JI Merejkovi,ki contrappone felicemente queste profondità d1 comprensiom: e d'amore al disprezzo tolstoiano per tutta la grande arte antica e moderna: e Dosto1cvski esce fuori dal confronto quasi come una luminosa coscienza d'umanista al cospetto d'un vandalo dello spinto, d1 un furibondo iconoclasta. :\.1a 111 tutta la sua personalità resta sempre un perpetuo segno di coctraddizione, e difatti, a fianco di questa eletta e sagace consapevolezza, troviamo in lui la passione più sfrenata e morbosa per la letteratura di terz'ordine, per 1I romanzo d'appendice e sensazionale, d'avv"enture criminali e poliziesche, sotto forma d'amore per quella serie di scrittori francesi del suo tempo, il più grande dei quali è forse Eugenio Sue. Abbiamo già detto che Oostoievski ripugnò alla letteratura di tendenza, al libro scritto come un articolo di fondo: ed ecco rivelarsi di fronte 2 questa ripugnanza, uno straordmario talento di pubblicista e di giornalista. Ma anche qui egli rivelò un grande senso della discrezione e della misura, e difatti servi sempre questa vocazione d1rcttamente, nelle riviste altrui, o più spesso in quelle da lui fondate, contaminando ben di rado i suoi scritti d'attualità o di polemica con l'arte del narratore. E che quella vocazione, cosi piena d'onestà professionale, fosse veramente esuberante e prepotente, lo dimostra 1I fatto che colui c\e era d1 già l'autore di Delllto t casliga e dell'ldiala, le dedicò quasi completamente gli ultimi anni della sua vita, salvo 11 breve mtcrvallo d'un anno occupato dalla composizione del suo capolavoro. Nel Cionrale d'uno scrittore l'ingegno g1omalistico d1 Dostoievski si rivela in tutto il suo splendore, e palesa un mtelletto 1..apaecdi volgersi ai più diversi inlcressi sem,a disperdersi, d1 distrarre STUDI ALDO CAPASSO: Ltopordi 1937 (Emiliano degli Orlini, Genova, 1938. L. 1o). Capasso è di quegli autori che finiscono col confondere i 1ermini del loro discorso con estrema facili1à. Il ce111enariodi Leopardi gli dà occasione di scrivere ben 227 fitte pagine, che vorrebbero essere di polemica con Croce, E tulio per concludere che Leo. pardi è un grande poe1a, e che può in1egnare qualcosa ai nonri contemporanei. Saggi come quuti vorrebbero essere capi• tali nella storia della cuhura italiana, ma finiK:ono col rappresentare $0ltan10 un pcttcgoleuo letterario. Non si può vivere di rendita su un poeta, sia pure cercando di difenderlo; specie quando la difesa è faua in termini genericì. Unico modo per difender,.- Leopardi da Croce (qualora veramenie si fosse vcriAcata una simile neces. si1à) slarebbc nello studiare il porta, non nel farne il casuale oggeuo delle proprie variazioni letterarie :POESIA GIOVAN BArTISTA SERMARINI: Conii di fiereu.a (Tip. Ascolana. Ascoli Piceno, 1937. L. 4). Poesie palriouiche in ,crso libero. Trent'anni fa l'A. avrebbe serino soltanto sonetti per prime comunioni o per nozze. NETTORE NERI: Ruuàia (S1amparljo A. Mon1i, Vignola, 1937. Nò da venda/'}. Poeti che scrivono in dialcno continuano ad esservene in Italia, e spesso càpita di tro,are proprio in essi accenti onesti e sinceri. Questo Neri tuttavia ha un torto: ha stampato le sue poesie su caria gialla, da involgere, obbedendo alla retorica della lct1cratura senza accademia. e raffina1ezza, che è la peggiore delle rc1oriche. E c'è di più: la tentatione del ritratto l'ha vinto, e veramcn1c s1ona il foglio di carta patinala, con la fotografia color seppia, incluso in sì rustico vo'•1mc. Neri poi vi è raffiguratp in maniche di camicia con aria fra ispìrata e lazzarona. Queni i , izi ; in quanto ai pregi, non resta che riferire quan10 scrive Antonio Baldini, in una prefazione cl:e pare decisamente ispirata più al bel contenuto senza deviare o tradirsi, e che riesce a fondere in un'attività spirituale unitaria anche le rubriche più correnti della cronaca quotidiana, occupandosi di sociologia e di politica, di processi celebri e di critica militante, e prendendo posizione dinanzi al problema ebraico e a quello del socialismo, alla questione orientale e a quella romana. al carlismo spagnuolo ,e alla guerra del '70, all'avvenire d'Europa e alla missione della Chiesa ortodossa, alla protezione dell'infanzia e alle riforme della pedagogia. Eppure, malgrado questa varietà di talenti, Dostoievski ebbe un dono di gran lunga superiore, un genio autentico ed assoluto, fra I più rari che siano apparsi tra gli uomini. Fu anzi proprio l'eccezionalità del suo mondo puetico, che resta ancora inaccessibile a molti spiriti, a seminare sul proprio cammino gh ostacoli che ne intralciarono praticamente 11suc• cesso, e la reciproca incomprensione fra Dostoicvski cd il pubblico: a questa tragedia della sua vita concorse ancora dì più l'impopolarità dell'atteggiamento religioso e politico, che gli valse gli attacchi più spietati da parte della c-riuca, o come espressivamente fu detto, della • censura liberale e progressista,, da cui fu quasi messo al bando. Gli attacchi degli mtellettuali di smistra non lo risparmiarono in nessun periodo della sua attività, sotto forma dt colpi infertigli dallo stesso 81elmsk1 e da Michailovski, da Kropotkm e da Usp1enski, e anche da colleghi come Turgheniev: in genere fu odiato soprattutto come pubblicista, ma eccettuato I frardli Karamazov, nessuno dei suoi grandi romanzi potè evitare la sorte d'esser considerato come una calunnia della gioventù. che alla bella forma di queste liriche ro. magnole: e ...come autore de La dolce ca• la.mila>, si legge, e io non posso che sentirmigli solidale: e mi auguro che finché la voce gli duri, canti, e finché la vista gli regga seguili a cavar con gli occhi la camicia di ruvida tela alle forosc che incontra. Avanza sempre tempo a far penitenza e a scrivere articoli e manuali di scienza corporativa >. TEATRO FAELTO: Naja (Carabba, Lanciano, 1937. L. 12). Sono cinque tragedie latine, d'un Lazio avanti Ronu., ma i personaggi declamano con retorica inconfondibilmente moderna. C'è in questo c.iclo tragico un grande spreco dì singhioui, di interiezioni, di puntini di sospensione; vi si parla del vecchio e S3CroTevere, e meravigliosamente vi si predice l'avvenire. Cli endecasillabi ricordano Scm Benelli, i versi liberi Marineui, le immagini poi sembrano ispirarsi alle piuurc di Ettore Ti10. R. BACCINI e ENZO ~iARINJ: Cli adoratori delle tenebre (Libreria Salesiana, Roma, 1938. L. 2,50). Questo dramma è ispirato a Emilio Salgari, ma Bacc.ini e Marini devono aver !cito anche Wallacc. Il loro tea1ro ha fini edificanti, 1anto che l'in• nocenz.a trionfa nel migliore dei modi. I teatri parrocchiali metteranno in scena questa singolare operetta, e le beghine avranno finalmente il loro brivido. STRANIERI RAHEL SANZARA: ~ scomp;rsa uno bambina (Corbaccio, Milano. L. 14). Ro• manzo 1cdcsco come tanti se ne scrissero in Germania M)ttO il peso della sconfitta. Cicli cupi, personaggi vinti dalla viltà, rassegnazione e speranza che le cose vadano di male in peggio. CABRIEL MlR6: Olet.a (Frassinelli, Torino, 1938. L. 18). Romanzo spagnolo do• v'è ducri1ta la socic1à provinciale verso la fine del secolo scorso. Gabricl Mir6 è un abile dcseriuore di personaggi e di paesi. Qua e là, specie in certe figure di sfondo, ricorda il racconto picaresco. La traduzione ci sembra mediocre. La prefazione di Anlonio Gasp.aretti, in,•cce di ragionarci cnuricntemcntc dello scrittore 1radotto, indulge a un'enfasi che non si addice né a un critico né a un traduttore. SISTO Questo fatale destino dell'opera aumentò le già gravi difficoltà economiche, che angustiarono sempre la vita dello scrittore: e cosi, colui che fra i grandi russi ebbe in sorte una delle più alte coscienze letterarie e il più brillanle talento giornalistico del tempo, fu condannato a divenire: il forzato della letteratura e un mestierante dell'arte, un martire del proprio lavoro, o, come disse Stracho,, un \'Cro eroe della carriera letteraria•. Il bisogno lo costrinse a produrre come una macchina; egli stesso confessò: • ln tutta la mia vita non ho venduto una sola opera senza prender prima i denari ... io sono un lett~rato proletario ... Spesso il principio d'un romanzo o d'un racconto era in tipografia ed in composizione e la fine giaceva ancora nella mia testa•. Ciò spiega l'incongruenza di certi episodi, perfino nei suoi capolavori: e certo l'impazienza febbrile e disordinata del suo corso stilistico è dovuta spesso anche a questa ragione. Un'altra delle cause che rende la lettura dei suoi libri ardua ed appassionante a un tempo, t! ciò che diremmo la febbre delle idee. Come questo romanziere resta uno degli intelletti più chiari e sagaci del secolo, così questo analiuco contemplatore delle forme logiche, questo maniaco delle idee in sé riesce spesso, con un colpo d'ala, cd a forza di genio e di fede, a divenire una delle più profonde coscienze religiose non solo del suo tempo e della sua nazione. Cosl come al cospetto deliri sua dialettica dell'ateismo appare meschina e ridicola l'incredulità. scientifica e ml\terialist1ca d1 tanti suoi contemporanei, così anche il Autto tempestoso della sua mistica sommerge senza lasciar traccia la predicazione tolstoiana d'una Buona No- ( CORRIERE TEDESC BltlJIIBlG ~ LI SCRITTORI del terzo Reich, o IQI almeno .quelli ~he r~ppre~n1ano mc• glio le idee e I senumenu della Germania con1emporanca, come Blunck, Wie• chert, Gricsc, hanno origine popolare: i loro padri e i loro nonni furono semplici artigiani o co111adini: uomini dal sangue lento e di scane parole. Unico forse che abbia origini diverse, e anche un diverso sentire, è Rudolf G. Binding, Binding viene dall'aha borghesia Cresciu10 in un ambiente di cuhura e di be· nesserc, compl i suoi nudi in diverse Hni• vcrsità della Germania ; cominciò quindi a girare per l'Europa, frcqucn1ando i luoghi più famosi della gioventù dorata dell'anteguerra: la Grecia, Parigi, Venezia. In Italia conobbe anche d'Annunzio, che si dimostrò pieno di benevolenza per il giovane scrittore tedesco. Un certo es1e1i1mo, che è rimasto anche nella sua opera più matura, e che ne coni1uisce l'intima debolezza, è derivato a Binding appunto da quegli anni. Il co11tat10 col dannunzianismo comribuì a nutrirgli, a scapito senza dubbio di altre quali1à più di fondo, certo dandismo lelterario, allora ~~tO:a~~:::1: ~~5;:~z~::e.ca~an;:I: t~oavna;i~ smo si riattacca la osten1a1a passione per il cavallo (clrvato a e compagno ideale fatto di fibre e di orgoglio >, graz.ic al quale egli avrebbe conosciuto i « veri rapporti che legano volon1à e az.ione >}; e il suo entusiasmo per !'Itali& e la Grecia (e luoghi della sua seconda nascita>). ~ga1i a quel periodo - anche se pub. blicati assai più tardi restano di Binding alcuni e diver1imenti > di car..1tt-re spiccatamcn1e letterario: e Reituorschrift /Ur ,in.e Celitblt > (ls1ruzioni cavalleresche per una aman1e); e « Z,wie1espriche l.Witchen Alk.ibiadts und Eduard VII> (Dialogo tra Alcibiade e Edoardo VII). La donna, comt e amante >, e il cavallo sembrano costituire i due poli tra cui oscilla Binding, innamo. rato della perfetionc, snob e decadcn1e, la cui arte affonda come una farfalla in un bicchierino di liquore. Ma Binding conia solo per le sue opere più mature: e Du Opfertan1 >; e Die Ur11tublichhi1 >; e e Aus1ewiihl1, Ceduhte: di, Celiebten » I Poesie scelte). Queste soprattuuo, che lo collocano tra i due, Ire poeti notevoli della moderna poesia 1edesca. Con Binding non siamo, è vero, nel clima della grande poesia: la sua opera è certo lontana da quella d'un Rilke o d'uno S1efan Gcorgc, ptr forza e verità umane. In fondo egli non è che un parnassiano e1ernamcn1e •balordito dalla bcllcua ; un parnassiano forse con accen1i da « stil nuovo>. Ma sopra1tut10 Binding è un uomo sereno. Deriva da tale sercni1à la frcschcna, addirittura fuori del tempo, delle sue cose, e il loro valore per la giovane le1teratura tedesca, per tanti versi appesantiti da un greve simbolismo mitologico. L'arte di Binding infatti non tocca mai la terra, e dove la tocca c"rea di farne una cosa fin troppo nobile e be-Ila. t la sua debolezza; ma è 11 punto in cui egli maggiormcr1e si dista.cc-adagli scrittori del Blu I und Boderi. Il loro e fondersi ndl~ natura>, contrappone il e trasfigurare la na1ura >. Pur 1ut1avia non è difficile riconoscere quelli che sono i legami tra Binding e ~li altri scrit1ori del terzo Reich: ~ la comune incapacità, propria dell'intelligenza nordica, di accordare lo spiri10 e la natura E se in un Blunck o in un Kolbenhcyer l'ace-:nto cade tutto sul,sccondo 1erminc (inteso come. c sangue e terra>), i'I Binding cade sul primo (in1eso come e Ideale > con l'I maiuscola); ma sia in quelli, sia in Binding codesta incapacilà si pone in funzione d'una eiahazione che earaueriua la loro fantasia; e che si traduce in personaggi o in un personaggio che loua per giungere, di un mito pagano cd estetiz:r.ante. MARIA SJLIPO HA~1SA velia senza Dio. E Dostoievski ebbe coscienza non solo della forza angelica e cristiana della sua annunciazione, ma anche di quella negativa, mefistofelica e critica del suo genio: , neppure in Europa non v'è né vi fu tanto vigore d'espressione ateistica quanto nell'opera mia ... •· In modo analogo bisogna riconoscere che l'amore del popolo, l'ansia d'una. giustizia economica, la coscienza di quali siano i mali e i bisogni che più affliggono le masse o le classi indigenti, prendono in lui forma ben più sincera e concreta che le utopie e gli ideali di tanti apostoli delle sinistre e del progressismo: e questo senso di carità sociale riesce ad accordarsi con un intransigente fanatismo dell'ortodossia, e con un nazionalismo imperialistico più unico che raro tra I russi migliori della sua generazione. Accan110 nemico dei sistemi parlamentari dell'occidente, risoluto negatore delle conceziom soci:li basate sull'idea d'evoluzione o di progresso, egli non di\'enta mai un reazionario, e resta sempre fedele alle sue origini plebee, nutrendo dentro di sé per tutta l'esistenza l'aspirazione ad una forma più alta e concreta di democrazia. Dinanzi ai problemi politici immediati del tempo, egli reagisce appassionatamente, alimentando nel fondo dell'anima ardenti rancori di tono e contenuto popolaresco: e difatti, più ancora del liberalismo borghese di certi intellettuali, egli odia le classi dirigenti, i padroni,, che ernnn allora la burocrazia alla prussiana e lu nobiltà infranciosata, cla-.si da lui accusate d'aver tradito la loro missione d'intermediaric fra il popolo e 11 sovrano. RENATO POGGIOLI
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