I I ""- • • ..... -- ( ILSORCIO HELVIOLIKO) 1 m~s:a~~Jl Napoli, ma.rio. Ji '.\"CORA un compositore immaginario, lJ! 1n a.scc1• ;1.busivo•• pensavo tre anni ra a proposito di Erncuo Bloch, e an- i coi.a un cuo di simulaUonc di uiucnu e L.1 S\ izzcra ha 11 suo "ca10 Bloch" da sbrogliuc. I e Ancora un "grande musicista " con b. barba finta e le .cartoffic arrotolate a tubo 10t10 il braccio>. Bloch mi faceva l'tffttto d'un Charlot mal mucito. U sue sciagure non facevano riduc Lo ~pcvo nùunlropo, e gun fumatore di pipa Anche la aua musica ~ fumo di tabacco da pipa Ncllc sut- note e•~ l'indolente, egoistico torpore domenicale di un curatore di (aJ. limcnti Qucuo pensa, o di lui a proposito di un • • J)Ol!ma:. in due parti, /tt11,,r10 e Pt1ma11ua, dovt non ci ,i accorge, a del cambiamento di sta3ionc \iodcsto pretonzolo dclt'artc, Bloch dirigt'Vòl quel giorno l'orchntra dell'Augusteo, con la più coscienziosa incapuità E, per quanto i profeuori e.i mettessero dello zelo 1n proprio, ne veniva fuori un continuo mf'nare il can per l'aia. l: n ahro e poema > !i'"8UÌ\.-a il primo. Da11(0, Rito, Cort,1110 Un pezzo .11llan.usa, con continue st.u.io• ni d1 sminamento. Scenden l'ipotetico mo1<:ovita, montava su un altro compositore, che portava avanti il peno a rilento, poche battute, r poi ne giunseva un altro chC"riusciva a spingere il pezzo un po' più 1n là Di Ernes10 Bloc.h nemmeno l'ombra L'ullimo bnno di questo <poema,. (una spccic di marcia funebre), più francamente ebraico, pieno di una collera c.achett1ca e d'uno struggimento impotente, ripiega inhnc inortifica10 su se steuo e s'addormenta Una cos.a proprio tnitica Nell'intervallo, il pubblico applaudl l'aulOrt con molta largheu.a Credetti bene d, lc:varmi di mc.no. Ero impreparato a subire la seconda parce del programma Non ave- "0 la boccetta dei sali da mettermi sotto il n.i.so. Così conclusi lc mie rifteuioni su Bloch Ma co1'è, cosa non è, questa volta mi ibasliavo della grossa. Se. la musica uc• guita allora non valeva un gran ehc, mi sbagliavo sul valore personale dcll'autorc. Non conoscevo il Mocb,tlt Qursto .\forb,tlt di Bloc.h, scritto trtn• t'-~ ni fa, rapprescnt.aco subito all'Opéra .omiq:.ie di Parigi, e poi :ncuo da partc, \1•1rnc rip1c10 irr l'altro ial Teatro San Car• lo di :-.=.ipoli lntomma, una riesumazione Vtnni a Napoli per stroncarlo; in..,ccc fui io che rimui sba.ragliuo Un'ora prima che conùnciauc lo spet· tacolo, stuui(avo il maestro Guamicri che ne era il dirtuore • credeva egli veramente ... che si tractas!iC d'un "ero artista? e :,.;t sono astolutamcntc licuro >, m, n1pose < Vedrai eh~ ti piacerà, Oifatci, cotl fu. Bloc.h e un upo da\t\tro t un mostro d'intuizione. \'al la pena di riparlarne. Non è già un pcnonaggio abusivo, venuto fuori da un barattolo dcl dottor Mabusc Non sta su un piedistallo come il monumento di Pinco, con la barba finta e lc M"artoffic arrotolate a tubo sotto il braccio. BIO<'h \.& collocato in cima a un monte della Svizzera, sul cucuzzolo Lassù vi,·e da crernila, fuma la pipa, si, ma Ja..,ora. 1eni'altri bisogni mondani Un piatto di fagiuoli gli basta Personaggio fantastico: il piccolo corpo a pali.a av,·olto fratcKamcnu: in un logoro p&Jtrano nero sfuggente, 1oensibi.liuimocome un pipistrello, Bloc.h fa pensare a qualche personaggio dei raccon11 di Hoffmann Due occhietti ironici e ingenui 1ul vi.so rubicon• do Si direbbe che sculetti, la notte, ,u e .-il'.iper le sule d1 legno di un vecchio mu• lino a vento che non macina più da ccnt'anni, a.scollando" i cigolii della ruota, e !{li ululati e i sospiri della tramontana T.i.ie immagine dell'autore ci i1pir6 la recu.a di Macb,tA df'ntro quf',to immenso e ilntico tcacro San Carlo, dall'architettura 1ront-ggiantc coperta di ori che non brill.11nopiù qursto ccatro che ci piace cnor• memcntc appunto perché non è attrez::z.ato alla modcma, m• ricco, funebre e profondo come un cantiere di Torquemada, col bf-lbssimo sof6uo di pitture mortuarie e lcggnr e il sipario bclliuimo, con la ma luce nane.a e il suo pubbUco r"divi..,o, rimpicci~ !,to e dispcr10 nella grandiosità della sala m•,niloquentf' ,\la reco la prim;1. scena di Macb~11t. Lt tr(' n,<"ghc claudicanti, qu<'n.ilc, Karrnigliatc-, •u un fondo di l<'nebrc s.an~uignc e deserte La musica v1cn .su densa dall'orchcura, ffuttuando come il ,·aporc d'un P<'n• tolone infernalt In questa \laporosità di suoni, continuamtnt" rinnovcllati e 10rgentl, ,·.avviluppa, 1i s\olge a mano a mano, e •·invola fino al ciclo, la tr;,gcdia shakcsptariana di \f111cbc1h Tutta l'opera è neU'i,irumcntale, anche le voci sulla accna hanno funiionc inrumcntale. lstrumcntalc d'una intensiù che dirci quasi si!en&:ios.a,tanco è ba.ssa, grigia, aerea, fatta di vuoto, di fruscii, di pause e di miatcrioso abbandono. L'orchestra è piena di terrori orchestrali, ma 10n morbidi e dolci terrori; dole.i, poichi tutto è fatale in quc,ta tngcdia dri suoni. dolce c irreparabile. scntcnu del Destino. Voci liquide, accenti tremanti, come d'un volo recente 1n una atmo1(c-u remota e iso• lata. Ma quel che è canto e parole ha il privilegio d'una chiarezza inesplicabile e d'un tono rammentatore che fa fremere, tanto è armonioto e opportuno Ti sembra udire talvoha da vicino rarpa di re Oavid. C'è suggcatione somma E tuttavia neuun artificio del meuit-re, ncuuno sfono nascosto, o p•lcsc, o calcolato, in questa fusione straordinaria tu la Kcna e l'orchestra Do-ve tutto è scmphcc, naturale, e raggiunto e compiuto con il solo potere dell'immaginazione :,.;on c'è niente di barocco non c'è dccor&Zione, né commento dcscrim,..o, né ricer• ca di effetti citeriori, o brani ornamentali tagliati, ricuciti e foggiati secondo il coitumc p<'santc e le leggi teatrali. La musica, se ,j pu6 dire, nucc alla ril• dice del dramma, lo riproduce e lo risalr spontaneamente, coscituisce insomma il dramma sttsso. Autonoma, leggera, modulata e adert'n• t<', con il moto futiliu.imo di un ,elo 11.1 un'ombra paurou ' Una musica d'origine pur.&, pcrfettil <' nud,1. come la Verità. r-·on ci dilun~hiamo a dcscri\Crc I.i bel• lena strana " il succcbO d1 questa pr,m1J,~ inilspettata, ma non pouiamo esimerci dal considerare l'esecuz.ìonc di qucu'opcu un capolavoro do..,uto al genio interpretativo di Antonio Guarnieri BRUNO BARILLI CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla narrastonc dl un fat.t.oqualatul, rea.lment.e acca.dut.oa obt aorlYt. La na.rraJ.lOJH DOD deo npera.re 1• tre C<IIOnH del ,-torDalt, e dn·e Htert UlTtat.a acrU.t.a a m&ecb1Aa.da una 101& pa.nt del fo1Uo. 0CD1 nanuione pubblicai.a. HCODdO l'ordine di arrl•o • d'aoc1ua11one, .,,rr& compenut.a. con Lln 600 (cln• quecento) .• l dUUlo1crttu non aceet..- t.at.l non 11 re1t.1tui1cono. •Perla Tall• d.1tì.della 1JM41don1, Hnlnl del t.a· rll.a.ndo ua.mpat,o qui aouo, tncouuo sulla buat.a - ---- I)J. TAOLIAB.81 coacoaso PEBK,UEITE Alla Direzione dJ OMNIBUS PIAZZA DELLA PIL0TTA N. 3 ROMA _J or 11»0 11 n1 PETTO m ABATO <cono siamo andati a ~ prendere il tè da Camilloni. Succede sempre così, quando .t.rrivi.imo a Roma con il treno dé."lle quattro: ci precipitiamo con la lista delle commissioni da Upim, e quanJo abbiamo comperato carta, cioccolata, matite, filo bianco, termos, tela incerata, Sidol, e tutte le altre cose di cui abbiamo bilogno, ci sentiamo stanchi, depressi, cd abbiamo fame, sete e voglia di far merenda . Entrammo dunque da Camilloni, e attraverso la pasticceria e due salette minori arrivammo alla sala principale, gremita di tavolini .-frollatissimi. Vhto che avevamo le mani iporche di treno e di matit..i copiativa recentemente acquistata, chiedemmo di lavarci le m.mi, richiesta che fu con$iderata con perplessità : poi ci portarono in uno lltanzino, situato proprio accanto all'orchestra, posizione .usoluta.mcnte vantJg• giosa, e ci lasciarono Il, chiudendo },\ porta, in una profonda oscurità. La lamp;idina era rotta, o l'interrutorc non funzionava, comunque riaprimmo la porta e cominciammo J far di.5perati cenni veno un cameriere, mentre la ,i. gnora violinista, con occhiali, ci guardava :,degnata. La luce della sala, intanto, ci .ivcva rivelato nello stanzino la presenza di un lavandino e l'assenza di ogni sapone ed asciugamano, che chiedemmo al cameriere: ma quello, sollevando alti$• simc sopracciglia, dimostrò di non ca• pire affatto cosa volellsirno, finché un lampo liteniale lo illuminò, e e un torcione ! > di\~ : e lei vuole un tor• cione ! >. Intanto p;li occhi di tutta la ~alJ. 1i1 eran fi,~ti su noi, che confusissimi, con µort.J. \palancata, ci lavavamo le mani. Finalmente, arro'5Cndo, potemmo andarci a c;ederc, mentre dall'orchestra ,i annunciav.i il numero di canto dell,l celebre stella viennese. La celebre ,.tclla. con riccioli biondo- \.-crde. e lungo abito a fiori, cominciò a cantare in una luce \'Crdastra prima e r~,icria poi ; cantava di Vienna, naturalmcntr, città di \Ogni, rnusiche, vino, primavcr.\. Cominci.unmo a mangiare grandi tartine, e int~mto la ,;;tella ,i a~~irava fr.1 i tavolini, fermandosi qua e là, .1ppoggiando i gomiti sul t.ivolo, chiudendo le mani a coppa per metterci il vi\O dentro· curva cosi veno gentiluomini anziani e timidissimi, <iiCmbravatrovare nei loro occhi i sogni, Je musiche, il vino, la prima\'era e l'intero fa~ino di Vienna. Ci fu \Oprattutto un signore, M:duto accanw alla prima colonna, che la trattennt• .llmcn~ per la durata di due ,.trofe; noi suppone\'.tmo che a canzone finita. la ,tella sarebbe tornata lì a fargli compagnia, invece no, impro\'• vi~mcntc arrivò una poderosa signora, con piccolis..imo cappello i:osso,e si i.e-- dette acc.:uno al •ignorc diventato umile e premuroso; era evidentemente !iua mogli<-,che gli aveva dato appun• tamento li. Dopo un brevissimo inteivallo, che rappresentava un sollievo generale, perché ..i poteva parlare con tranquillità e mangiare aJla luce, la stella viennese si mi.se a parlottare con i suonatori, che l'mcoraggiavano, e lei si schermiva. Finalmente, fra le insistenze dell'orchestra, annw1ciò che avrebbe cantato una canronc italiana. Finica la canzone italiana, tutti respirarono di sollievo, e comjnciarono a guardarsi intorno. C'cran molte mam• me con figliuola, e giovinotto: la fi. gliuola molto sprezzante, con bocca tinta in largo, alla Crawford, la mamma con stell3 bocca, pcAAiorata dagli anni e dal trucco frcttol050. C'cran poi tavole di signore per lo più vestite di nero, con altissimi cappelli di feltro o paglia, e altissime voci di gomma, in un certo senso, e di ottone: scdcvan a quattro a quattro, bevevano cioccolata, fumavano selvaggiamente, e ogni tanto una tirava fuori lo specchietto, il piumino, si rifaceva un po' la faccia, c,cnz.ache ce ne fo5se bisogno, veramf>ntc; avc\•ano un trucco in stile macchiaiolo, a grandi chiazze di ocra, ro»o, rosa e ner~azzurro, così che i ritocchi non potevano a~~iun~er nulla all'insieme. Queste facce ci ~onccrtavano un poco, perché ogni donna ne prendeva un'aria leggermente equivoca, e le .,j. garette, le velette, i mignoli alzati, potcvan (are supporre una loro miste• riosa cd ambigua vita : ma le parole che coglievamo erano invece ra\sicuranti, trattavan di ~rve, per lo più, o della e ,ignora che sta al quinto >, e anche e della m~lie del capo-divi>ione di Peppino:.. Del resto era difficilissimo capire la verità intorno alle donne : per esempio una biondona, in pelliccia di petit•tris, che per snclli~i il corpo si era fatta un abito stretto \tretto, felino, e per smagrir,i la faccia si mangiava, dall'interno, le guance, fino a simulare le buche di Marlene, as~lutamcntc pareva una v.tmpira invecchiata, le ,i immagina\'a un tempesto,o pas'-ato di malacquistate ricchezze, di cui ~!tanto restava la pelliccia di petit•gris, pompa del 192r,: ma il presente certo era squallido, la biondona si dedicava all'alcool1 ma~ari alla cocaina. La sua giovane figlia, poi, magrolina. con il cappello tondo ed il M>rrisetto ironico che sono ormai l'aspetto tradizionale del e frutto acerbo>. ~i preparava a seguire ora la via materna, .seducendo, con tante smorfiette C" capricci, i meglio commendatori di Camilloni. Invece sbagliavaMo: col sopravvenire di tre ragazze, rispettivamente tipo Jean Parker, Loretta Young e .Jean Arthur, la biondona fu rime~ al suo po,to di vecchia ~ignora. poiché le rag.tue la trattavano con il bentducato disprezzo che la borghe5ia di,involta dim~tra agli amici dei genitori. Ci fu un gran parla1e d1 e mammà >, di bustai.i, di manicura 1 di influenza, poi le tre s'installarono a un tavolino in fondo, dove il e frutto acerbo> le- r.tggiumc. Rimasta sola, la biondona aprl la borsetta, e non ne trasse, come immaginavamo, scatolette di polvere bianca, da fiutare nervosa.mente, ma un grosso paio di occhiali, che inforcò con decisione. Eran passate le sci, cominciavano ad affluire giovanotti, a due o a tre, tutti avevano l'aria annoiata, incerti se restare o no. Le signore parlavano, ridevano, fuma"·ano e si dipingevano più forte che mai. Per allentare la tensione generale, tornò la luce ros~astra, e la stella napoletana, Anna Bruna, cominciò a circolare fra i tavoli, tenendo le mani sui fianchi e scrollando i riccioli neri. Anna Bruna, come la sua collega viennese, cercò per qualche tempo Na· pule e o' core suo, negli occhi e nelle tazze dei signori ~li, poi spari, e si rifece chiaro. Ci avvedemmo subito che, ncll'inter• vallo di musica e penombra, si era fatta la fusione; ora ogni tavolo di signore aveva almeno un giovanotto annoiato, e 9uclle gli parlavano con un'eccessiva di..mvoltura e scioltezza che dimostras• ~ero qu:mto fosse per loro abituale il parlare amichevolmente con uomini. Allora, con un gran frusciare di volpi argentate, che pendendole dalle spalle minacciosamente sfioravano tatze, vassoi e gambe, arrivò la vera venere di Camilloni, l'ideale del peccato rispetta• bile, della colpa decorosa e decorativa. Bionda, piccoletta, vestita di nero, con languide occhiate e gesti di gattina go• lo~a, rappresentava tutto un p1ogr1mm,, di viz.ietti ben lontani dal vizio: il fortunato induc;tri.1leche fos~ divenuto il suo e amico> sarebbe stato accolto in una casetta stile e nido > da una umerierina stile soubrttu, da una vestaglia e guarnita. di cigno>, da un buon e caffeino >, da una delicata e ccncttina leggera, che non fa male allo c;tomaco>. Sarebbe stato il « signor commC'ndatore » J>(.'ril portinaio, il e !ii• gnore > per la cameriera, il e cocco bello > per la signora, ed i suoi listini di bol"\a, i suoi dhturbi biliari, le ,uc vicende domestiche, avrebbero trovato la più ampia comprensione. Del rec;to tutti i presenti ci parevano, per una ragione o per l'altra, invidiabili, eran tutti contenti di sé, del lu~o do,·e ~i trovavano, si sentivano eleganti, mondani, trovani da Camilloni rappresentava per ciascuno una conquista, una superiorità • il pemiero di Rosati )i turbava un poco, ~ vero, cd il dubbio che fc»se forse IO<'alepiù sciccoso, ma ,i consolavano pensando che ci avrebbero. preso l'.apcritivo, l'indomani, do• men1ca mattma. Usciti, trovammo via.Nazionale affollatis,ima. SeKUivamo la corrente, camminavamo piano piano; ogni tanto dalla massa compatta, si staccavan~ parole pronunciate a fior di labbra: e poco fa, da Camilloni... l'ho visto da Camilloni... domani, a quest'ora, da CamiJloni » ... IRENE BRIN ( PALCHETTI ROMAKI ) ~ ~~~lP1~~J ij \RIE VERSJO1\l si ~anno sull'origine ~ del termine < pompiere >, nel quale molti riconotcono la funzione degli accademici come spegnitori degli incendi accesi dai rivoluzionari e dagli anarcoidi,• mentre l'origine vera è un'altra. Il pittore Luigi David predilia:cva i quadri di ,oggetto Storico, e 11 pubblico del Solors, ritro..,ando in cui ogni anno gucr• rieri coperti con l'elmo, finl col chiamarli < i pompicri >. Da Il, il termine panò a significare qualunque forma d'artc banale e priva di spirito, ma con particolare riferimento a quelle improniatc a una certa quale solcnnitl Cosl, se tanto il M ,fi11ofd, di Boito quanto Com, l, /01li, di Giacosa rientrano entrambi nella categoria delle opere e pompiere :t, la pri1na ha più diritto di essere conùderata talc. Abbiamo scelto due nomi di artisti dcfunti per ovvie ragioni di pl'\ldenu, ma il lettore li può sostituire con altri di suo gradimento. Malgrado lunghe inveuis:uioni psicologi• che, non siamo riu,citi a chiarire l'origine di quella lc-ggcra tinta ironica che ingius1amcnte appanna la figura del pompiere, questo soldato di tutti i giorni e di tutte le ore; né ci pouiamo contcntare della spieguionc più facile, del pompiere che, con l'elmo e 1·accc11a alla cintola, si mischia dietro le quinte con ballerine e corifci. Pensiamo pil'ttono che nello e ,pcgnitorc > d'incendi sia da cercare una intenzione caricaturale connessa coi fatti \Cl• suali, che, come ognuno sa, sono i mag. giori rifornitori della caricatura In ogni modo, a renituire la figura dc.I pompiere alla 1ua piena e legittima gravità, non con. tribuiri. certo l'architetto della caserma dei pompieri di porta San Paolo, il quale, con una abilità vcramcntc ,precata, è riuscito a introdurre l'elmo del pompiere nei capi• tclli delle colonne Si aggiunga che il germe del pOmpicrismo si annida nei grandi concetti, nelle idee sublimi, nelle solenni allegorie, più spes10 che nelle co,c s,cmplici e piane (non per nulla tante povere cose che ci tocca vedere in questo no1tro mestiere di schiumatori di teatri, nemmeno al Ji..,c.Jlodel pompicrismo rictcono ad innalza.ui), cd è per questo che quei popoli i quali, come i popoli meridionali, sono naturalmente por• tati agli alti concetti e alle idee sublimi, cadono più facilmente degli altri nel < pompìcrismo •· Viene a proposito qui cib ehe un Jin. guista ci diceva desii ingleti, i quali pronunciano stretto per via della rigidità dcl clima C'è. dunque un modo di pensare 1trctto, che prcserv:i dalle idee 1ublimi, e dal pompicriamo? Fra I rappresentanti più alu del pompicrismo in genere, e di quello francese in ispecie, na Edmondo Rostand. Bclliuima figura di pompiere puro, di pompiere autentico, di pompiere e a pieno canto> Il culto della belleua, eh" è. l'alimento principale del po,npierismo, in Rostand nor si vcla, non si nasconde dietro un comodo riparo di bruttcua e di dcformuionc, com<' nei pompieri e novecentisti :t, ma si esprime liberamente, e in bei ..,cni sonori e martellati. • Cor. più gruia e morbidena, S('m Bcnclli potrebbe di..,cntare il nostro ROftand Se l'occhio è veramente lo specchio dell'anima, l'occhietto infonato e incenerito di Edmondo Rostand è lo specchio dell'&nima più stupida che abbia mai disonorato il domicilio delle muse , al quale indiz.io va ag. giunto il mento a scarpetta, la fronte bombeggiante e fragilc come noce bacata, la mano a zampa di pollo, il baffo setoso e abbandonato, i capelli poveri e ,pioventi a salice sul bavcro rom11n,sq1.tt. Dc.Ila ricchiuima gamma del pompieriuno, non c'è nota che Edmondo Rostand non abbia toccato col dito pallido e lungo da Satah Bcrnhardt coi calzoni del duca di Rcich1tadt attillati sulla coscia, a quella çontcua che per bocca di Carducci ci av- ..,crtc che la vita e è l'ombra di un sogno fuggente :t; dagli spadaccini impennacchiati del .Cirano, a modam, Simone travestita <I• galhna faraona. •E il suo non è solt~nto pompierismo retorico e di 1upt"rficie, ma è pompicri1mo fertile, adorno, a:ruio10, arricciato, buccolato, pornpicri,mo di gusto, di trovate, di battute spiritose, di galanteria; pompieriimo e geniale>. E coloro che au1cme con noi hanno auiuito alcune sere fa, nel magnifico quadro dcli' Argentina, al Cirano di B"1nac, rapprctcntato dalla compagnia Tumiati-Bagni-Scclio-Bilìotti con un impc• gno degno di miglior cauu, sono u,citi da teatro convinti di caserli abbeverati di poesia I poc1oi drammatici di Edmondo Rostand wno le riviste dcllc Foli11-8,r1Jr,, prese sul scrio e me,w- in martelliani Fra gl'inscgnamc-nti di cui ci ! stata prodiga la rapprcscntuione del Cùuo, c'è. di averci rivt-lato la V<'ta funzione della ri. ma, che non è, come tutti credono, di rendere il verso più bello e wnantc, ma di far pauare con clcganu. e dignità, come Rouana c il Conte di Guiche sollo le spade dt"i cadetti di Gua1eona, le ,cioc;cheuc più sm.accatc. Pcrchi la steua sciocchcna, chc in prosa 1arebbe scppcllita sotto i fuchi, in versi ri. cevc l'omaggio di un pubblico plaudrnte, solo pcrchi a una parola eh(' 6niKc in io, risponde. un'altra che pure finisce in io c. c'è. qualch<' cosa ch'io porto meco ... a Dio, il ptnnacchio mio• >. ALBERTO SAVINlO LEO LONGANESI - Direttore naponaabile Rl7.ZOLI I C.• \11. ~r l'Art, dtlla !.i...,pa \hlt"-l RIPWOOUZIO~I E51:::C.UITE COS ...ATERli\LE ' FOTOGRAFICO •FERRA~'!.\•·
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==