EBERCITAZIONI DI DILETTANTI NELLA PIAZZA DI UN VILLAGGIO SPAGNOLO (CONTINUAZ. DAL NUMERO PREOEDENTB) t OL VISO bagnato di sangue giacevo sui sassi ascoltando il pianto pietoso dei bambini. Ero forse a due o tre metri dalla -,teC(.nata; ma più vicino, assai più vicino, mi apparvero le bianche coma minacciose del toro. Quelle due mez.1.e- ~une bianche erano le uniche cose che -.oiccavano chiare sull'abisso nero della notte. Di nuovo tentai di mettermi in ,;alvo e di nuovo, fulmince, le corna mi assalirono. Ma questa volta, caduto contro i pali della stecconata, mi tra- "dnai in salvo con uno sforzo disperato. I ragazzi atterriti mi raccolsero; tremando mi toccavano il viso insanguinato chiedendomi se ero ancora vivo. Finalmente ripresi coscienza. Avevo il viso spellato, il corpo tutto contuso, e il mio abito era in brandelli. Il mio abito della Se mana santa! Preso da un furore inumano mi divincolai dalle mani dei bambini che tentavano di confortarmi e scavalcai di nuovo lo steccato. Mi precipitai come un pazzo sul toro, urlandogli insulti e picchiandolo con le mani e con i piedi. Quando si calmò quella tempesta di calci e di pugni il povero toro era completamente intontito. Invece di acc~ttare la sfida incominciò a indietreggiare. Ncll'Altozano ne parlarono per giornì e giorni, col fiato sospeso. Intanto, senza ch'io potessi far nul• la per impedirlo, la mia famiglia cadeva ogni giorno più in miseria. Gli .1ff.iri di mio padre and,wano male; il -,uo stock di merci serviva ormai a sfamarci, ed era quasi esaurito. Ritornato all'alba da Tablada tentavo di sfuggire in tutti i modi mio padrP e qualche volta dormivo perfino ~tto il letto perché non mi vedesse. Mia sorella mi nascondeva, la mia matri~na gridava, e mio padre, ogni volta che gli capi• tavo davanti, mi diceva senza pcrifra!ii la sua opinione. Lo ascoltavo impassibiie, !ienza. rispondergli. In cuor mio gli davo ragion(\ ma non potevo C<tmbiar vita. Mio p:idrc e Caldcr6n, il banduille- ,o, erano amici intimi. Calder6n era un bellissimo tipo, un vanito<,o incorreg- {{ibilc,un tremendo spaccone, con tutte le pretese e la boria di un vecchio torero. Yiio padre gli voleva molto bene. Lo rivedo ancora pavoneggiarsi dietro il banco e stuuicar le donne che C'ntravano a far compere. Quando la mia decisione di fare l'espada spinse la famiglia alla di!iperazionc mio padre andò a consultare Caldcr6n. Cal• der6n venne a trovarmi e il suo con- ,iglio fu questo : « Smrtti di inseguir tori la notte con qucll,1 banda dì fannulloni e va in un huon te,itadero a ripulirti ,. Non volevo farlo, ma Caldcr6n in- ,i!itè dicendo che non c'era altra via. Offri di raccomandarmi a un ra11chero e di comunicarmi la data dell'esame, ch'era tenuta segreta per allontanare gli aspiranti toreri che vi (arebbcro accor-i a frotte. Non ebbi modo di esimrrmi, e un ~-io1110 mi toccò di andare al rancho Urcola. Don Fcliz Urcola era un uomo bru- ,co e scrio, che dirigeva di pcr!iOna gli es.ami al suo rancho con l'aiuto di a). cuni aficio,iados, tra cui Zuloaga, don José Tejcro, don ]osé Manuel del ~[a. 10 cd altri esperti. Un gruopo dei ~oliti ragazzi era .1rrìvato già e n,'l\-a facendo fracas- -.o. Rapidamente il ra11chero se ne ,barazzò. Come sempre, mi ero as• ~iato con quei ribaldi e ,;tavo per -.eguirli, quando lJrcola, ~ia ptt la raccomanda2ionc di Calder6n, sia perché ,·li ~l"mbravo fone meno tracotante de- ~Ji altri. mi richiamò: e Puoi rimanere, tu. Vedremo quel che sai fare con le vacche >. Così rimasi e, giunto il momento, potei combattere a mio piacimento. Mi dettero una vacca molto coraggiosa, ma, essendo abituato a combattere coi mezzo-sangue, feci la veronica e la media veronica vicinissimo all'animale e con le mani molto basse, come si U(a in campagna. La vacca, che era molto vivace e rapida a voltarsi, mi stava sempre addosso. li mio lavoro fece buon effetto sul piccolo gruppo di afiri011ados scelti. Secondo il loro verdetto ero un lottatore coraggioso, ma mancavo dell'abilità necessaria per dare il passo ai tori e, soprattutto, tenevo i gomiti troppo !otretti al corpo, muovendo le braccia in modo, secondo i vecchi canoni, rigido e sgraziato. Finito l'c(amr. gli e)lpcrti ,i degnarono di darmi una quantità di buoni comigli. Uno di loro mi ha ricordato poi l'incidente: ridendo rammentava come mi avessero solennemente ingiunto di fare esattamente il contrario di ciò che in seguito doveva suscitare in loro il più grande entu~iasmo. Quella sera m'invitarono a pranzo con loro, e Franci~co Palomares detto El .Harino, che voleva diventare torero, aviatore e non so più che altro, mi rC"galò una capa e una muleta. Calder6n fu il mio primo protettore. Dopo il 1e,uadero da Urcola, sia. per l'amicizia verso mio padre, sia perché approvava la mia maniera di torea, e ci teneva a saperne sempre più degli altri, incominciò a lodarmi largarncnte nei circoli dei toreri. Ogni volta che ,.'intavolava l'argomento dei tori, Calder6n annunziava, con la sua magnifica arroganza e sicurezza : e Chi combatte veramente bene, chi è realmente un fenomeno. è quel chiro, Belmontc ,. E finalmente trovai una <;Criuura. .\li arrivò da un tale di Siviglia che ,i ~L1.1dagnavamale la vita facendo l'impresario di toreri. Il suo unico diritto a fregiarsi di quel titolo era che l'ave• va stamp.·uo ml suo higlictto di visita. Aveva per si~tema di m:rndar circolari alle amministrazioni di piccole arene, offrendo loro le incomparabili attra• tioni di incsi,tcnti cuad,illaJ e di famo-,i upadaJ che nc..,suno aveva mai udito nominare. Un impresario di un piccolo villa~~io portoghese, Elvas. impresc;ionato da una di queste circolari. aveva contrattato per una corrida cof concorso di due famo(C cuadri/laJ, una di Siviglia e l'altra di Triana. I nomi dei toreri erano ~ià stati fatti, i cartelloni (t,1mpati e la popolazione di Elva-. asprtt,wa irnp.1tientc di ammirare le prodrz:r.c di quei cclehri lottatori. Ma all'ultimo momento, il capo della rua· drilla di Triana, un certo Valdivic,c;o che combatteva col nome di ~1ontes I I. aveva nettamente rifiut.ito di partire. Di fronte a t,llr situazione, l'impresario si affrettò a crrcarc un so-.tituto, e avendo udito che a Triana c'era un certo Bclmontc che aveva molto ~tilc, mi rintracciò c mi offrì l'incarico. Stabiliv,mo i patti ch'io dove\·o combattere secondo le 1rgole porto~he,i. pagando di ta~ca mia l'affitto del coc;tumc e fornendo un ba11doillero alle stesse condizioni. Inoltre. avrei do,uto presentarmi non ,otto il mio nomr, ma sotto quello di ~fonte\ 11, prrché i cartelloni erano \tati ~ià affi1,,;i.Insomma non mi spettava né denaro né gloria. L'offerta, nono~tantc. mi ~embrò allettante r accettai. Riuscii a scovare un costume promettendo di pae;arne l'affitto a rate, e uno dei miei amici mi lii offrì come ba11den'llao gratuito. Prima di partire per Elvao;ebbi l'idea di fanni fotografare in costumr. Arrivate le due quadriglie ad Elva~, fummo condotti direttamente all'albergo e introdotti in una gran ~ala dove a una tavola ~plendidamentc imbandita per un banchctto 1 l'impresario locale si accinse con solennità a sah1tarci. Convenzionale e facondo, e~prcsw la ~pcranza che i famosi espadas ottenessero clamorosi trionfi, e cantò le glorie del toreare spagnolo in un diE.corsoche non sembrava aver mai fine. Mentre l'oratore parlava, i famosi lottatori, affamati da più giorni, s'avvicinarono quatti quatti alla tavola e, afferrati i panini. li inghiottirono in un balrno, mentre approvavano con gesti ed e~clamazioni il lungo discono dell'impresario. Quando. terminati final• mente disco~i e prrscntazioni, i carne• rie, i portarono il brodo, l'albergatore :,,j accorse stupefatto che non c'era pili pane in tavola. Le due cuadrillaJ divorarono i cibi come animali affamati. L'impressione fu certo di,;a-,trosa. Quando il ba,:dtrillero tirò fuori il suo cmtume. scoprimmo che la giacca era macchiata e scolorita e quasi tutti i lu~trini mancanti. Non solo la stoffa ('ra tutta bucata, ma mancavano anche pezzi di galloni e l'imbottitura usciva vergognosamente dalle spalle. e Non puoi combattere così! » gli di,- 'l-i. e Sembri uno spauracchio! ». e E tu? > mi rispose. )..1iguardai. Non ero certamente \'C• stito meglio. Nulla mi ~i adattava: né la giacca né il panciotto e nemmeno le .',Carpe. In quei miserabili costumi io e il mio banderillero, ambedue magri e meschini, formavamo un pietoso contrasto con i membri dell'altra cuadrilla, tutti ragazzi eleganti, ben vestiti e robusti. Riparammo alla meglio il costume del mio banderillero tingendo con ).'inchiostro i punti dove usciv:t la fodera, per renderli uguali al re~to della stoffa. La cosa sarebbe andata bene; senonché avendo il mio compa~no sudato durante la corrida, l'inchiostro dilagò macchiandogli tutto il corpo. Appena scendemmo nell'.uena gli ,;pcttatori notarono la differenza fra le due cuadrillas, quella di Siviglia . ben ve,tita C" baldanzosa, e l'altra di ~riana, malmr,!ia e più morta rhc viva. ~fontl'., Il, ch'ero io, si era solennemente impegnato a compiere una pro· dc1.za .1~,ai popolare nel Portogallo: a colloc-an: cioè le bandailla.r d porta rayola. L'impegno era serio. perché ndle corride portoghesi le C(ibizioni di ogni torero wno orecedentemente annunziate dal cartellone. Confessai la mia i~noranza all'impresario, che si accin,e ad i~truirmi alla svelta. Prima che u<;ci!-.,e il toro mi collocò al centro dell'arena, di fronte allo :,,portello del talli, con le ba11derillas in mano. Non c..,:,,cndoil toro comparso subito. incominciai a spostarmi obliquamente veno il l.ito d('!l'arcna, da dove imma- ~inavo mi sarebbe !\lato più facile collocar le bandc-ruolr. [I pubblico notò la mia manovra e incominciò a tcmpe- ,tare. La porta dd toril fu chiU'r,adi nuovo l){'-rché il toro 11011 mcissc prima che io fo'-,i nella po~izionc voluta, e di nu0\'O l'imprc-,ario mi c;pinsc energica• mente al centro dell'arena. Di nuovo ,tri~ci,1i ,·eN> la banera i di nuovo le prote,te e il tumulto salirono al ciclo. Finii col collocare le banderuole, non li porta gayola, come !iie!iigeva da me, ma come meglio potri. La mia reputa• zione cadde prontamente a zero. Per fonun,l, pili tardi, la situazione cambiò. Le corna dei tori erano fa~ciate. alla moda portoghc~e, tuttavia uno degli animali riuscì a dare al capo drlla cuadrilla di Siviglia una cornata in un occhio che lo mandò all'infermeria. E non rs--cndoci nessun altro per !oOStÌ• tuirlo, rima,;i p.idrone incontrastato dell'arena. Smi!.i allora di preoccuparmi elci gusti portoghesi, dimenticai perfino la povertà del mio costume cd csc;cndo i tor i coral(giosi. mi misi a combattere con tutta l'anima, dando al pubblico ciò che a\'evo di meglio. Finii <·ol pro\,1rc d1e l',1bito dre;ante non è t~tt~,. e mi conquh,tai applausi cntu• ,13\l!CI. Quando tornai a Sivigli.1 ero divcn~ t.LtOormai l'eroe d<:llahjig.1t.1. ma ero ,cna un centesimo in ta!ica. Di quella orrida, in cui per la prima ,·olta indossai un co..,tumc d;.1 torero, non ri• avai che I., memoria di quel pane miracolosamente ,p.uito al ri,tornntr, e l'interminabile penecuzione del proprict,,rio del cmtumc, che \'eniva ogni ,ettiman..1. a riscuotere due pesetas. Gli amici di Calder(m riuscirono .1 farmi includere in una 11ouillada <,cnz.1 picadores, organiz:iata da un impresario improvvisato, che affittò la ploia in un periodo in cui l'arnmini!itrazione non dava corride. Co!iÌ combattei per la prima \'Olta a Siviglia con Bombita IV e Pilin. Credo che mi feci onore; ~li aficionado.r che mi portarono poi a casa in spalla dove\'ano pensarlo anche loro i il guaio è che il mio successo non r-bbc ~guito. Non un critico pari,) di mc e l'impresario non credette giu!itO compensarmi. Comunque, la corrida fece ,alire le mie azioni tra gli a(lcio,1ados di Triana. M'.i re!ii conto all'improvvi:,,O che ero diventato il per~onag-gio più importante della banda. Tutto quel cht.· dicevo ;.1<;.-,t11ncvsuabito un'importanza mai avuta prim~L Incominciai a ~l·ntire quei piacevoli ritornelli: c.fuan ha detto ... » l" « .fu.in non la pema così... ,. ai quali non è facile abituarsi !"iubito.Notai pure che avevo nuovi amici: cominciavo ..id acquistare i satelliti che circondano un torero nascente. come quelli che ..,i raccolgono intorno :i~li uomini politici, quando ~i parla di cambiamento di governo. Potevo finalmt.·ntt.' <·hiam.irmi un torero di profc!.-,ionr. Comindai a d.,rmi delle arie-. E m'inn,1morai di una donna maritata, be-Ila e piena di temperamento, pronta ad arri.,chiarc ,icun:zza e rcputaz.ionl~ per l'amore di uno squat• trinato e o,curo torero. Tutto qucqo mi colpì a tal punto cht· tra-,formò qua~i la mia vita. For:,,Cper la prima volta in vita mia mi abbandonai <.dia corrente. Per quakhe tempo fui libe• rato dall'implacabilt ,pinta delle mie \'ccchie ambizioni. Avevo un avvrnire come torero; una donna mi amava: che cosa importava il rc!itO? ~1.t Caldrr6n, il ~ag-gio veterano, diHntÒ la voce della mia CO!icicnza.Vedl'va chiaramente che il succc~so era alla mia portat:.1 e mi vegliava geloso come una sua creatura. Alle i.ci della mattin,1 .uri,·a, a J ca-,.1 mia e mi ç,trappa,·a d.tl k·tto per sotto• pormi a un allen.1m<.'ntoche giudica, a indispcmabilc al succe~,o di un torero. Non O!iaimai confessargli che quando lui v(•niva er:tno sì e no due ore che ero scivolato nel lrtto, dopo aver 1>a,,;a. to la notte con la mia amante. ~fra:o addormen,ato, con gli occhi pC'!itei tut• to il corpo acc;1,ci<1toda una 1,t:1nchezza invincibile. dovevo seguire barcollando l'instancabile Calder6n in lunghe camminate che avrebbero dovuto irrobuqirmi e in\'ece mi toglievano la poc3 energia che mi rimaneva. L'allenamcn. to ,arebbc ~tato perfetto se ,1,M>Ciato a una dieta ragione\'ole e a una c;uffi• cientc dosl' di sonno; ma in casa c'era appcn.1 di che ,famar,i e le mie notti erano comacrate a tutt'altro che al ripo~o. Fu in que,te conditioni che mi accin- ,i a torear.:- a Si\ i.~lia. Si trattava di una 11ouillada 11(.'!l.1 quale Pacorro dovc-va affrontare due becenos. Srguiva un combattimt.·nto regolare. con quattro ,iot•illos, dul' dei quali a, rei dovuto uccidrrli io. I dul' tori che mi furono asscgn.1ti erano gr.andi e gro,-,i e difficili ad .ifTrontar,i, e la mia poca <.·rwrgi.1fu tutta ,frutt.1t.1 d.li primo toro. Il pubblico ~cgui,a il mio gioco coprendomi d'imulti; comunqut.·, rimcii .1 finire l'animale. Uscì fuori il secondo toro, un lx·,tione con due lunghe corna diritt<:. pia11t.1te larghe ,ul capo. Appena lo '-\'Ìa• ,·o con la capa fuggiva \'i,1 l' do• vevo imcguirlo per tuttc1. l'arena. Quando arrivai a prendere ,p,,da e muleta ero e,au,;to. Il toro appena provoc;ltO ful'.!KÌ \'i~1di nuo\·0; piegai la muleta e lo rinco1,i. 00\ctti fare due volte il giro dell'arena; quando fin,tlnwntl' lo r.i~giun..i. i polmoni mi ,coppiavano. Gli 1,piegai davanti l.1 mull'la: il toro caricò una volta e ricominciò a fuggire. Ora morrò, pcn~avo. Dopo ..t\'crlo inseguito non so per quante al• tn• miglia lo riacchiappai e ,cnza ncmmrno metterlo in po~izionc tentai di ucciderlo lì per lì. ~1a anche sollevandomi ~ulla punta. d!·i piedi non riuscivo a vedere, ,u qud tcstone co~ì alto, il punto dove conficcare la spada. Mi av. ventai ~ul toro come ci si butta in ma• re i qudlo -.pinsc avanti la testa e mi buttò prr terra. Chiu-,i gli occhi e giacqui rannicchiato dov'ero caduto. Pa~sarono i.tlcuni <,econdi, non so quanti. Certo, pensavo, gli altri non wno ancora riu,.citi a portar via il toro. Continuai ,\ !itarmene lì con gli occhi chiu,i: com'è bello, pensavo, rip0sare ! Finalmente posso respirare! Quando riuscirono a portar via il toro dall'arena, Calder6n corse a rialzanni domandandomi amioso :,'ero fcrit~. No, non ero ferito, per di. ,;graz.ia. « Allora. continua ». mi di)~ rimrttendorni fra le mani spad.i e muleta. Di nuovo rincorsi il toro finché non mi sentii i polmoni in brandelli. Di nuovo mi avventai per ucciderlo e lui di n.uovo mi colpi e mi buttò per terra. ~fa, pochi• secondi dopo1 di nuovo Calder6n mi solleva come un cencio bagnato e mi ""...estitui,;clea spada. JUAN BELMONTE (LA fine al prommo numero). Quando si leva il cappello .... .... la sua Lozione aclenllflca a ba•• di eH•11.1• di fiori, ealralll di erbe • radici dell' ~a moutaqna. Previene la cadut~ del capell! - Uh.ra dalla forfora e dal prurito - ammorblcllace I capell! • ll rende lucidi e mantiene la pettinatura I tliN(•l1i LABE U Laber è prodotto nel Iabo"""' &ori della Lan•anda t.:oldJnava e X.tliGGt tt-1Hi»E'iiiX t·lu• tlot·t•le lltliJ"(•: ORCHESTRE ITALIANE ORCHESTRAJACKBnTOII Septeml>er la the rain, fo1 trot DINOOLIVIEREI LA SUAORCHESTRA •~"'''• r,. "". GW.HSI Settembr•, fu lento . lrrinderd b-amblna, tango . L&romuln&, nher rom1.nea,co . La ltlldtà .•., foi: lent.o IO e l& ID.li.&, fo1 \rot .. Cll.l• plfl telice di 111,,. for lrot hren&ta della none, fo1. lenw ton11er&.I.. , fu trot Noa partir, fu lento . Ll.ld&mJ soraar,, fo1.lento OW.1414 GW.1415 aw.1,u GW.UU GW.Ult ORCHESTRAEDDYDUCHIII ~: :::r·.•::.:~: ~~~~=1d~=• foI. tnl,t OW.l41t ORCHESTRVAIE!INESE"GOLDEN BAND" Suru• flilllDu•, u\ser di Siranu .. VILId'artbt.a, uher di Strauu .. ORCHESTRAROYFOX GW.100 ~la~!=~~;:•~~e~ 1d:; 1~.~m ;,i.: 0~11~:~!11" ow. un ORCHESTRA"LA CAMPAGNOLA" ORCHESTRATOMMYDORSEY .lUecrl UJDpapoU, marcia one-nep, Hnu rlt, TOC, Wali:e 11p ud U-re,foiirot, 6.lm"F11.11uumacalt.an1-t" Lad 1111Duablo, nher, UDII rlt, TOC, GW. 1n1 LOH Il HYtr 0111of ... sor. fo1 trot GW.Uto Vaherdlm.u1.uott•,•aber,Hn11ntoruello•ocale n.e llllkmu't mad.nH,fo1 trot • 11Hot Jau 1 ' BaJC1)0.fdS1p&p&,011.Ul-tp,uua rit, 't'OC, ow. 1n2 Twlllcllt bi T'a.rb7, fo1 tro\ ''Ho, Jau" GW.Hl! AUDUIONI E LISTUI GRATIS PI.ESSO I NOSTRI RIVEWDITOBI AOTOR.JZIATI LAVOCEDEL PADRONE i !j!?SS6,S\S"SSSSS\S"SSaS\S\..S-S"S,,,7SS.5l5" 0SS.s\S1SIS1SSS,S\S"Sb1SISIS"5\S\S"\S\S7SlS\SlS\5\SIS1; . . ' ~!D'._ vz pzacera I~ ~ Le )U<" p.agin<" <.olpisconopc-rla ~ loro signorilità e m 1 I " l!I........ il loro equilibrio. Gli Hg-omenti :,,ono s<"ehi tu i ~, ! !'J più intcresunti di tutti i campi. I È un settimanaleche diletta lo sguudo e la mente, che si pr<"Scnt.i con un.i ~ ; nste tipogu.hca perfetta, che cont,1firme .,pprcu..1tc Ira i propri collaboratori. i i È UN SETTIMANALE DI GRANDE ATTRAZIONE!! I ~ 1<,PAGINE· CENTESIMI 60 IN TUTTE LE EDICOLE IS.S'6b--.s'.5l.S\S\S\:,\S'S\S\S~".:i.51.5:S\Si:,.S.l5155'.S'\S\S'~-.':t\5,'.~l.!:il.S'!;i. !>SS- .s',!:::iSS"SlS'.S;:>,S.:,---.:,~ ,lii ~: RAFFREDDORI. REUMATISMI, NEVRALGIE , , A,.noriuu,o~ Prtltlhir• M,hno n ,J6, - 2S.2•l6•XIY S. A. MOBILI VACCHELLI "CASA MIA" 1.'arredamenlo completo per la Vu11tra cai,a, in1imo, pt'r&o1111.lc, c-:leg1rntt'c, url\en1e,Hc A CONTANTI A HATE 5 Ambicnii completi 5390 to \Cr!. 9 rate 12ratedu 15 rate d., 1150 <61 351 288 Camera matrimoniale IO pcui 1950 600 117 113 91 Sa\11da pranzo . 8 » 1850 650 153 117 95 Salotto 6 650 220 so 39 31 lngreho . . 3. 420 140 33 25 20 Cucina rnionall• . 4 520 170 Il 31 25 Pc, pngumento uotieiputo L. 5200 Franco di porto finoa 250 t:hilomt'lri da Carrara• han\'O di Jlurto o. \ldauo e Homo Clrit'dne programma 32 1()6; Sor. A11, I ac-cJ,elli • lff. I P11ditc o C11rrom oppure a: Milc1110, raaello pm1ule 1380; u Uomo, ('cuello 1,ollt«lc 3 c,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==