ANNO Il • N. IO , ROMA 5 MARZO 1938-XVI ABTllll&I IDll&W&1lS® ~ I.J ARTICOLI del Patto della SoIUJ cictà delle Nazioni possono a)Su111crcle più svariate incarnazioni a somiglianza dei personaggi di Balzac. E la sorte dell'articolo 16, il famigerato ..irticolo che prescrive le sanzioni contro l'aggre:,sorc, l'articolo di fede dell'arcivescovo di Canterbury. Nella centesima sessione ginevrina l'articolo 16 è stato oggetto di particolari attenzioni, delle cure che si usano ai convalescenti di riguardo. La :,tampa quotidiana ha avuto forse il torto di non occupa~nc quasi affatto. E ri$ultato, intanto, una cosa, che va :i,ubito ricordata. Gli oratori che hanno parlato in difesa dell'articolo 16, a incominciare dall'olandese Rutgcr:,, rcl..1.torcper la sua riforma, si sono concordemente riferiti alle risoluzioni dell'assemblea della S. d. N. del 1921, che definivano l'esatta portata delle ,;,.i.nzioni nei confronti dell'aggressore. Che cosa );!icono quelle risoluzioni? « L'azione unilaterale dello Stato tra- ,gressore non può determinare uno stato di guerra: essa conferisce semplicemente agli altri membri della Società la facoltà di procedere a degli atti di guerra o di ritenersi in isuto di guerra con lo Stato che ha violato il Patto>. Que)ta l'esatta interpretazione dell'articolo 16 secondo una decision~namme dcll'a.,;,semblea. Durante il onflitto etiopico l'Italia ,;j riferì riPf ut.amente a tale risoluzione, ma sempre invano. Lo stesso presidente Motta ne fece oggetto di due conferenze in un ~~~~)~ ~:s~l~;\~~a a~~d::~nda m~d~;z: dai pastori anglicani, dai massoni e dagli a_gcnti di Mo'ica 1 i delegati alla S. d. :S. restarono fermi ad una interpretazione rigidamente letterale dell'articolo famigerato. Con le risultanze e il successo che ~ppiamo. E .1llora? Forse che gli zelatori della S. d. N. pensano di buttare a mare l'articolo 16? Nemmeno per sogno. Pensano, invece, di trasformarlo, per farne uno strumento più docile e più elastico. Oggi come og~i, specie dopo l'esperienza contro I'Itaha, esso somiglia fin troppo a un boomerang. Si dice : allo st-1to delle cose, le mi- ~ure proposte dal Consiglio, dall'as- "emblea in virtù dell'articolo 16 saranno .-.empre attenuate, fino al punto di diventare inefficaci o quasi, perché è solo .. questa condizione che si può ottenere l'unanimità dei consensi. Non ~arebbe meglio abbandonare la regola della unanimità e rendere le sanzioni facoltative? « Ma con quale vantagrsio?» si domanda da più parti. f:. chiaro: gli Stati societari ~aranno disposti a votare delle s.inzioni tanto più energiche quanto meno ..,Jranno obbligati a metterle in pratica. Se si vuole che gli organismi di Ginevra possano deliberare con audacia, è indispensabile che le loro decisioni siJ.no messe in pratica da quel numero limitato di Stati che sono i più dircttctmcnte interessati a un conflitto e sui quali ricade la cura permanente della pace. Alla fin fine, che cosa si ripromettono, oggi, i grandi Stati wcietari dal1'.uticolo 16 :> L'appoggio, in caso di ~uerra, delle Potenze secondarie situate, non di rado, a migliaia di chilometri di distanza? Essi sanno benissimo che tale appoggio è chimerico, in ogni cd.so trascurabile. Quello, invece, che .,d e!<Siveramente preme è che l'intcr- \·ento dei grandi Stati p0)'-a assumere un carattere di interesse collettivo. Deciso ~nza la raccomandazione di Ginevra, l'intervento di uno Stato o di varii Stati in difesa dell'aggredito può ~cmbrare suggerito dall'egoi'imo; deliberato, invece, in obbedienza a un con- 'iiglio della S. d. N., l'intervento assumerà tutti i caratteri di una tutela di- ~intcrcssata del diritto internazionale. \ questo titolo esso potrà avvantaggiarsi di un'opinione pubblica mondiale, che potrà, a sua volta, detenninarc ulteriori solidarietà dirette o indirt·ttc, non sempre efficaci. Tutto chiaro. L'r">senziale è che l'arti- ,-olo 16 resti immutato, resti, cioè, come un mo<lo, per la S. d. N., di raccomandan· un'azione contro l'aggressore. li ·, ,to è aCCC'i~rio. Le grandi Potenze uon 'ii prcoccup,mo affatto del concor- ~o effettivo delle Potenze minori. A qw·'ite è affidata la claque, perch6 lr parti di vera fora restano di compewnza delle maggiori. Nel suo ultimo di~c:of'lO Delbos ha molto in,i~tito sulla sicurcu...1 collettiva e "iulla fedeltà al Patto ginevrino. Dal r.mto suo, il Primo ministro ingJc,;,e, parlando ai Comuni, ha buttato a ma1 e Ja '>icurezza collettiva, ha pronun- "idto giudizi severi sull'efficienza della S. d. :,.;., ha auspicato una riforma della Lega, ma ha tenuto duro sull'articolo 16. Jla detto che non vorrcbbf"' nemmeno riformarlo, perché basta riformare lo !ipirito· ginevrino. IJ ~ A ANNI, sebbene si fosse illan- C ~ IÌ guidita la vena della sua let!erag, }i. ~ tura, che pareva conclusa nei vo- ';/ -,i lumi delle • opere complete», di lui restava ancora non poco nel costume e nella coscienza nazionale. Dalla riva del Garda, ogni tanto, giungevano eloquenti parole agli orecchi del pubblico distratto: era il d'Annunzio di dopo la guerra, già trascurato dai giovani letterati, eppu, e sempre al di sopra di tutti per la sua particolare facoltà di ridurre a modello poetico la sua vita. li ricordo delle sue gesta e delle sue opere bastava a mantenere viva la sua strana e prepotente personalità, Gli anni passavano e nessuno considerava la sua vecchiaia: la sua morte arriva impr.>vvisa, non perché interrompa l'opera dell'artjsta, ma per il buio che cala su quell'esistenza cosi ricca di farti. La sua legge fu la bellezza, e la sua morale fu una continua esaltazione del d1- !.prezzo dei limiti comuni; tanto da considerare le lettere e l'arte strumenti per una vita in1m1tabile ,. A settantacinque anni, non sarebbe stato strano immaginarlo intento a un altro poema, pronto a un altro amore o a un'altra battaglia. Nella sua casa custochva ricordi della vecchia guerra, non soltanto perché amava la tesumonianza d1 quegli anni, ma perché a lui, ventunere implacabile», quell'avventura appariva ancora mcomp1uta. In questo suo continuo attendere la fine di una impresa che gli appariva solo miz1ata, nfiu1ava non Ila morte, ma la vecchiaia. Fu durante la sua permanenza nel collegioCicognmi di Prato,che il giovane d'Annunzio manifestò inclinazione alla poesia. '-lelle vacanze esuve andava lungo le rive de!la Pescara, si fermav\ in nva al mare, cammmava per le vecchie vie della città, lungo la caserma o la ferrovia, o in mezzo alle vigne, tra i canneti del fiume: i cieli, le acque corren 1, lo spettacolo dei contadini e dei pescatori lo seducevano, attraverso I ricordi e le forme della poesia carducc1ana. Esordì infatti con un piccolo libro, Primo v"e, d'ispirazione carducciana. Mentre i libri seguenti, Terra Vergi,,e e il libro dtlle t·ergini, s'intonano 12 PAGINE UNA LIRA il C) SPEDIZIONE IN ABB. POSfAlE ROMA 1900. GABRIELE D1 ANNONZIO E IL OOlfTE PRUIOLI piuttosto ai bozzetti veristici del tempo. D' . <\.nnunziofin dai primi anni sembra destinato a una vita disordinata e avventurosa, A Roma frequenta l'università, ma solo per quelle discipline che lo incuriosiscono. Non era uomo da laurea né da professioni borghesi. Diventa giornalista, frequenta i campi delle corse, riesce a farsi ricevere nei salotti. Cronista mon- 'dano d'un giornale, si serve del giornalismo per brillare e per interessare. Sono d1 quei tempi alcuni bozzetti, poi rifiutati dall'autore, e infine Ponna paraditiaco, L' lsottlo, La Chimtt'a, Intermezzo di rim~, e le novelle abruzzesi. L'inclinazione del poeta a cantare fatti e sentimenti di grande risonanza, si manifesta fino da allora con le Odi navali. 11successo intanto diventa sempre più chiaro, malgrado alcune disapprovazioni per ragioni morali•. Ma il giovane non se ne preoccupa. Riesce a interessare le donne. Rapisce una duchessa, e sembra qua.si che la letteratura diventi ormai un fat10 secondario per lui. Sono ignote le sue difficoltà materiali di quei tempi, come pure la sua fatica per farsi padrone della lingua: abilmente, d'Annunzio nascondeva ciò che non voleva fosse conosciuto. Da poeta diventa romanziere, poi scrittore di tealro, poi uomo polat1co. Carducci m quegli anni invecchia, e quasi non comprende a che tenda 11giovane che da tanti era stato deuo suo scolaro e continuatort:; Pascoli si ricovera nel suo mite e patetico fervore di latinista rurale, le dichiarazioni di fraternità re~tano occasionali e dovute soltanto alla retorica del tcmJ>Q;d'Annunzio invece estende il suo dominio dalla letteratura alla vita, e la letteratura italiana torna con lui ad avere interesse anche fuori dei confini. Il Piacere e L'lnnocn1tt lo rendono popolare, quanto t possibile m un'ftalia che legge poco ed è chiusa in una rigorosa moralità b()rghese. GiOtJanni Episcopo, eco d1 alcune'letture russe, e forse l'opera meno dannunziana, passa quasi inosservato. li giovine d'Annunzio, sebbene nella scia carducciana, volge poi la sua attenzione agli scn1tor1 naturalisti: m Ttrra Vn-gint, Anna è la sorella pescarese della povera serva normanna di Un cawr timplt di Flaubert. Flaubert, Maupassant, Huysmans, Péladan ed altri sono i maescn del giovane d'Annunzio, che d'altra parte non nasconde le sue derivazioni. Eppure, nessun scrittore è più originale di lui, ancht. se, negli anni di maggiore fecondità, stette sempre attento non solo agli altri scrittori italianì, ma anche e soprattutto a quelli stranieri, d.i cui si esercitò a imitare e a rifare lo stile, al punto da riprender talvolta di peso immagini e concetti. Così, per celebrare Roma, riprese il titolo di Goethe, Eltgie romane, ma le elegie di d 'Annunzìo, anche se ebbero quel nome, nulla avevano a che fare con quelle dello scrittore tedesco. D'Annunzio sapeva fondere tutto nel suo stile, ora sciolto e agile, ora grave e solenne: stile enfatico e aulico che aveva una sua corrispondenza nel modo di vivere eroico e fastoso dello scrittore. Col Fuoco e con Forse che tÌ forse che no, il romanzo dannunziano decade, diventa frammentario: ormai l'ispirazione dei naturalisti francesi è lontana, e la fa. vola non è più che un pretesto per una raccolta d1 quadn. Il difetto era già evidente nelle opere precedenti, ma qui predomina. La ùda senza cigtro, il Notturno sono ormai sehza architettura, unite aH1cme solo da suo gusto epidermico delle cose. Kelle Favillt dtl maglio un motivo solo predomina a tal segno, da sacrificare ognt altro fatto: basta ricordare il raccon10 della sua prima visita a una casa di piacere. Ma mtanto escono i due volumi delle Laudi, che forse sono l'opera più duratura di d'Annunzio: e la Canzone di Garibaldi fa quasi prevedere quella che sarà la sua futura azione politica e militare. Quale distanza, più che di tempo, di ispirazione, dai versi del1'/toueo! Quando poi scoppia la guerra, 1 discorsi e i versi del d'Annunzio, per fcrv1d1 che siano, restano impari all'azione: l'elegante raccoghlore d'immagini sente che poetare• vuol dire II fare•. E il poeta tenta 11cielo e il mare, m avventure temerarie. L'opera teatrale del d'Annunzio è cerio meno grande della sua poesia e dei migliori romanzi: tuttavia egli ha dato al teatro italiano, tra epigoni goldoniani, imitatori dei francesi e più o meno industriosi costruttori di vicende borghesi, un tono diverso e un respiro di poesia. La Franctsca da Rimini, la Ftdra, La Nave potranno più o meno piacere, ma non bisogna dimenticare che al gusto italiano del dramma storico era parso ammirabile il Cossa, e che, se sulla scena furono accettate le tesi sociali, i dialoghi di propaganda e le paradossali facezie, si può bene accogliere con rispetto e con piacere la grazia dei • Sogni delle stagioni•• l'eloquenza della Glon·a, l'ansito della Fiauoln. sotto il moggio e di Pili che l'amore, e l'amorosa Gioconda, né far poco conto della francese Pita11ella, nettamente superiore ai suoi compagni di ventura pangina, li martirio di San Sebaslia,io e Il Ferro. Ma di tutta l'opera teatrale dannunziana hanno diritto all'ammirazione La Città morlaeLa Figlia di Iorio; l'una felicemente accampata in una terra di antiche memone grandiose e tragiche, in un'aura di morie e d'1mmortaliJà, di fantasmi, di tentazione e di mistero; l'altra nutrita di passione 1- .stica e di profonda vita paesana, d'un.i semplicità originaria che la stessa esuberanza della natura dannunziana non riesce a sopraffare; r11omo del poeta alla sua terra che gh diede quello straordinano vigore d1 cui testimoniano i molti volumi e la prodiga vita. I protagonisti di Gabriele d'Annunzio si riducono a uno solo: Gabnele d' Annunzio. In ogni persona è la sua voce, il suo discorso. Anche le sue donne imitano lui. Come nella successione dtgli argomenu e delle intonazioni si ha la storia di alcune inclinazioni e orientazioni del suo tempo, cosi nelle figure· dei suoi libri si ha lo specchio della sua vita sentimentale e intellettuale. Nella sua oper8, d'Annunzio moltiplica gli autoritratti. In lui si ripete 11fenomeno della persona creata che s1mette a vivere mdipendente. La persona dell'opera dannunziana non ha altra libertà che quella dell'autore. Perciò si rassomigliano tutte: il contadino patriarcale e il gran signore, l'uomo della Nave e l'uomo della Francesca, Fedra e Basiliola. Ciò spiega perché lo spirito di Gabriele d'Annunzio sembrò a qualcuno anacronistico, in un mondo pago della pratica legale e dell'uguaglianza, e perché la sua vita e la Sua opern furono talvolta considerate malefiche. Nonostante un atteggiamento di estetica cristiana, egli spesso si professò pagano, intendendo il paganesimo come gioia di vivere, in contrasto con la mortificazione e l'umiltà. Per questo prediligeva il Rinascimento, che aveva restaurato ed esaltato lo sviluppo dell'individuo. Lo stesso patriottismo dannunziano ha questa base, rafforzata dalle grandi tradizioni italiane, della razza lungo la conquista romana, dell'individuo in caratteristici episodi del Medio Evo e del Rinascimento. La gloria, il poeta l'ha amata e bramata, fin da fanciullo, le è andato incontro con tutte le sue forze, l'ha ottenuta come, m Italia, soltanto il Petrarca; ne ha sentito l'ebbrezza e l'amarezza. Perché I t gloria dei viventi è incerta e mutevole. Né egli ignorava, in questi anni, che la letteratura del suo paese si staccava da lui. Ma la rnort.! induce a più pacate considerazioni. Se l'amore della gloria e lo spirito di• ,cnturìere • ebbero i loro eccessi, ebbero anche una loro franchezza generosa. Si potrà vedere quando i biografi esamineranno più tranquillamente questo o quell'episocho o atteggiamento, se 11bisogno della signorilità esteriore e una prodigalità lieta di signoreggiare 11 denaro, furono sempre utili all'armonia e al pregio della sua vita. Ma nessuno, tra coloro che cercano i favori e glt stipendi per le loro opere mediocri, potrà rimproverargli d'aver guastato la sua arte, per l'ambizione di una vita straordinaria. In ogni caso, la sua opera resta sempre superjorc alle circostanze. D'Annunzio va giudicato come una forza che ha aperto nella stona leuerari.a e civile d'Italia una grande via. Sia quanta si vuole la parte caduca della sua opera, quella che resterà, di versi e di prose, basterà ad affermare la sua grandezza.
~ 'ERA UNA VOLTA a Chicago una ~ vecchia canaglia che si chiamava Dion O'Bannion. Tanto vale dirlo, era un ganz;te,. Poucdcva un negozio di fiori, discuteva con i feudatari proprietari di giornali locali i problemi del lavoro e del tra(. fico, cd era mischiato a vari loschi affari. Un bel giorno fu ucciso, in mezzo ai suoi fiori. I suoi magnifici funerali ebbero una ,nnportanza storica: determinarono lo 1tilc delle esequie dei ganzsten Da quel g!o~no, e particolarmente: fino alla fine della proibizione, hmiglie, luogotenenti e seguaci dei capipopolo uccisi tentarono con ogni meno di vincersi a vicenda organiuando imponenti e conos1 funerali. • Come sempre nelle faccende riguardanti i costumi dei bassifondi, Chicago prc:ccdè New York di molti mesi. Il primo funerale veramente grandioso di un ganzst,r dcll'East fu quello di Frankic Uale, tenuto a Brooklyn il 3 luglio 1927. Si dice che, avendo letto delle magnifiche esequie di O'Bannion 1 Ualc csprimes.sc il desiderio, quando fouc arrivato il suo momento (sentiva che presto o tardi l'avrebbero ucciso), di venir onorato con funerali altrettanto e pouibilmentc più sontuosi. Questo voto fu esaudito. Frankie fu sepolto in una bara d'argento massiccio stimata 13.000 dollari, sebbene agli impresari di pompe funebri e agli amici dei 1anzste,J assassinati non sia il ca.so di prestar troppa fede, quanto a cifre. Il corteo funebre si estese per cinque miglia circa nelle strade di Brooklyn, dove Uale era stato se non il padrone aasoluto certo uno dei peni più grossi. Le sue due vedove seguivano il fereuo; trentotto autol!)obili erano piene di corone, or:iaggi di parenti, di amici e di soci-rad:du,s, e invitati > dai luogotenenti di Ualc a mandar fiori. Gli storici del brigantaggio americano credono che una strana manifestazione 1cntimentale della famiglia e dei soci dei zant• st,rs (che doveva poi diventare d'uso) fi. salga appunto ai funerali di Uale. Si tratta di un orologio floreale, di violette purpuree e bianche, con lancette d'oro ferme sulle 4,10, ora esatta in C\,li un pomeriggicf di ,domenica Ualc era stato abbattuto mentre attravcnava una tranquilla 1trada di \!rooklyn nella 11.1aautomobile fiammante. L'orologio diventà un accessorio indispcnsa. bile delle onoranze ai zanzsterJ come se. il ricordare l'ora in cui il zan1st,r fu ucciso doveue intenerire famiglia cd arnie~ I fiori dei funerali di Vale pare che siano costati 37.000 dollari. Un cuscino oblungo di rose rosJC portava un nastro con il minac;:ciosomessaggio: e Penseremo noi a !ore-, amico >; altri cimeli erano una croce di almt"no 1 metri con la dedica: e.Simpatia, amico >; una lira (4 metri), con la Kritta: e Amore, caro>. Una torre di cinque metri recava l'iscrizione: e Arrivederci, mattacchione >. C'era inoltre un enorme cuore sanguinante di roae rosa, con le gocce rappre1entatc da ro1e rouc e con un pugnale di violette bianche e Kure immerso nel centro. Sul nastro rosa legato al manico del pugnale .spiccavano le parole: e Da tua moglie e dal!~ tue bambine •· La e moglie > era la prima çompagna di Uale, Maria, madre delle sue due figlie, e da cui egli si era divorz.iato un anno pri. ma. La seconda vedova dei funerali era Luceida Uale, che il 1onzst1r (lei almeno c::oslaffermava) aveva sposato al municipio, Un altro magnifico e pezzo> floreale fu una torre alta sei metri di rose rosse e bianche, con le semplici iniziali e F. Y. > (Ualc preferiva la venione Vale del suo nome). Un enorme mazzo di roJC e garo. fani era l'omaggio dei e: ragaz:zi >, cioè di uomini visitati in osterie e speak,asies var1 e corte1emcnte avvisati che gli amici del capo desideravano fiori per i funerali. Era opportuno (i e ragani> lo sapevano) venire incontro a tale desiderio almeno con 200 dollari di fiori. fu pensiero degli amici di Uale di prov. vedere uo degno veicolo per trasportare la bara in chiesa e al cimitero. Un autobus da turi11no, con in cima una spedale piattaforma di legno, si (ermò davanti alla camera funebre, nella Lafayctte Sueet, la mattina dei funerali. Un tappeto di orchidee pendeva ai due lati dell'improvvisato carro; undici portatori sollevarono il feretro fino alla piattaforma. Un t3ppcto di rose copri quindi la bara. Il corteo funebre superò i tre chilometri circa fino alla chìcsa cattolica di Santa Rosalia, attraverso strade gremite di mit~~~a ~~ •'::n~:Y;e L:c:;~~:n'!:v~~~~,:~ automobile; seguiva un bandito di Harlcm, soprannominato e Il Lupo > ; la tcn:a auto• mobile era occupata da un JOCio di Uale, e: Little Augie > e da Luceida Uale. Nella chiesa di Santa Rosalia (di cui Uale, si dice, era stato generoso benefattore) fu detta una messa solenne di r,:quì1m per il riposo dell'anima del morto; quindi ìl cor. tco si rimise in moto e superò altri cinque chilometri, fino alla tomba preparata nell'Holy Cross Cemctcry. Gli inviti ad assistere alla sepoltura furono ristretti alla fa. miglia e a 1 12 uomini scelti, a ognuno dei quali il e maestro delle cerimonie > consegnò un fiore, dicendo: e Lo butterai, ami• co, quando darò il segnale>. Cosl al segnale 1tabilito 1 12 fiori caddero sulla bara. La bara, di argento masriccio di 1-4, ca~ rati, foderata di rame, fu pagata, si dice, quindicimila dollari. Chi vide il corpo di Uale nella bara lo descrive rivestito di pan. 1aloni a righe e finanziera, con un rosario d'oro nella mano destra, e nella sinistra un paio di guanti di camoscio grigio. Frankie aveva .,.battuto O'Bannion ! I Pochi mesi dopo, ,i "PP' che la p,ima I moglie di Ualc, che ne reclamava il pa~ trimonio, non aveva alla banca che ~oo dollari e lavorava dalle 8 della mattina alle 6 di sera in una sartoria, Pocu dopo I ... la morte di l1ale aveva reclamato alla centule di polizia di Brooklyn un anello di diamanti, del valore di 3000 dollari, una I fibbia da cintura incastonata con seu.antacinquc diamanti, del valore di 3000 dolJar.i, una spilla con perla (300 dollari) e circa 200 dollari in contanti e in aucgni, trovati addouo a Uale. Un ultimo e definito c:"samedella situazione rivelò che i debiti avevano ridotto il patrimonio a poco più di 3000 dollari. li legale della prima moglie accusà la seconda di esseni impadronita del grosso del denaro. Ma ~ più probabile che Uale non abbia mai posseduto una gran fortuna. Comunque, ebbe splendidi funerali. Un altro funerale di tOntJtfr che imprcuionb l'opinione pubblica fu quello di Joscph Catany, noto come e Joe il Fornaio>; rackltur, hootlt:ttt:r, rilegatore d; libri del Bronx, figura assai nota nelle assicurazioni e nell'induatria vinicola. Fu sepolto il 1 febbraio 1931, quattro giorni dopo che le rivoltelle dei G•mcn lo abbattc:"rono mentre usciva da una tabaccheria della Bclmont Avenue, al Bronx. Si ripetè anche questa volta che il funerale di Joc il fornaio aveva ecclissato quel• lo di O'Bannion. La bara costà, pare, 15 mila dollari: era di bronzo massiccio con lati mobili d'argento. I fiori superarono legger• mente per numero quelli di Uale: riempirono quaranta automobili. O' Bannion ne aveva 3Vute 10lo ventisei. e: Sl •• affermà Dominick, l'imprenditore, e sl, è stato un funerale molto più gran• dioso di quello di O'Bannion •· Fu in realtà il più grande funerale svoltosi al Bsonx, e uno dei più imponenti di New York. Co• stb 40.000 dollari. La polizia disse che la mattina del fune-- rate 10.000 persone almeno entrarono ne). l'appartamen10 di Catany, a Bclmont Avenue o vi sostarono intorno, I fiori riempivano la cas.a e Ire altri appartamenti vuoti nel medesimo stabile; molte ceste di fiori troppo grandi furono portate sul tetto. Una torre di rose rouc con bianchi na• atri fluenti fu l'omaggio della vedova di Joe il Fornaio. C'era una poltrona alta più di due metri e larga uno e mezzo, di ro1c rosse, con i piedi di gigli del Giappone e i bracciuoli coperti di garofani bianchi e rossi. C'erano anche una colonna spenata di gigli pasquali e di rose, alta tre metri, e un cuscino quadrato, di due metri di la• to, di gigli e rose. Chiusa la bara, fu coperta al centro con una croce di rose rosse, e agli angoli con motivi ornamentali di or• chidcc e di pitclli. Cinque e direttori di fu. ncrali •• aiutati da robusti inservienti, fa. ticarono a rar circolare la folla. Tutti volevano trattenersi, per scoprire i fori delle palle, dissimulati con grande abilità. Ci vollero dicci uomini per portare la bara sul carro. Alla chiesa di Nostra Signora del Monte Carmelo, al Bronx, fu detta una mena aolenne di rt:quiem per Joc il Fornaio, il suo corpo fu messo in una tomba provvisosia, e più tardi fu trupor• tato in un mau10leo da 20.000 dollari, da lui ordinato poco prima di mori~. Joe era nipote dell'abilissimo Ciru1 Tcrnowsky, il e Re dei carciofi >, accusato una volta di , euersi impegnato a pagare 20,000 dollari per l'assauinio di Ualc e di Frank Marlow, e di avere poi organinato l'a,ggresiione degli invitati a un banchetto per ricuperare il contratto. e Joc il Capo>, Sgcnte di Al Capone, fu colpito e ucciso in uno spt:ak,asy di Con~y hland, dove stava giuocando alle carte con certi amici,' il ' pomeriggio del 13 aprile 1931. Joe faceva il hoolrmoker, era comproprietario d'una bisca della Terza Avenue, e aveva acquistato in società con e Little Augie > ventuno cavalli da eone. Era nemico del e Re dei carciofi • da dieci anni. Fu ucciso mentre la 1ua automobile blindata, che non abbandonava mai, lo a.spettava davanti allo speak,:a;1, La bara di Joe il Capo, di bronro massiccio foderato d'argento, costò secondo la testimonianza dell'imprenditore (preuo or• mai obbligato) 1 5.000 dollari. La polizia, diffidente:, parlb di 3000 dollari. Il fune• raie fu tenuto il 20 aprile 1931; per certe sue ragioni la famiglia volle far credere al pubblico che il ganzster veniva sepolto 1enza la benedizione della chiesa. Il corteo lascib l'appartamento che Joc aveva abitato, nell'Ottantunesima Strada West, diretto verso il basso East Side, da cui anni prima era partito il tanzst,r. Per strada, tuttavia, si fermò alla Chiesa di Maria Aiuto dei CriHiani, nella Dodicesima Eau, dove una messa funebre fu c::elebrata, li funerale di Joc fu guastato dall'assen• za di molti suoi amici zonzsi,rs, che probabilmente temevano guai. Comunque sedici automobili di fiori si 1ucccdcvano, contenenti enormi ghirlande, e orologi di gigli e rose di tre metri, con le lancette 1ulle 3.20, ora della morte. Parenti ed amici occupavano altre ventiquattro automobili. Joe fu sepolto nel cimitero del Calvario. Un altro zantst,r, la cui morte fece molto rumore, fu Danìcl J. Jamascia, un contrabbandiere di birra del Bronx, brac.- cio destro del famoso Dutch Schuht (Arthur Flegenheimer). Danny fu ucciso a re• volverate nel giugno 1931 da un d,tutìve, mentre usciva dal nascondiglio segreto di Schultz al 1212 della Quinta Avcnuc. Danny fu disteso in una bara d'argento del solito prczro di 13.000 dollari, che brillà magnificamente al sole, mentre otto becchini lo trasportavano su un carro bianco, sotto una corona enorme mandata da Dutch Schultz e da Cirus Ternowsky. Nel corteo sfilavano settantacinque automobili d'affit· to, cinquanta private e altre trentacinque piene di fiori. Schultz e Ternowsky non erano presenti, ma il e Re dei carciofi> mandò il più bel e: pezzo > floreale: un cancello, alto dnque metri, di gigli, rose e garofani. Dominiek, l'imprenditore, diase che simboleggiava il cancello del cielo. Il cadavere di Danny fu sepolto al cimitero di S. Raimondo, al Bronx: la vigilia della sua morte il zonzster aveva acquistato in quel cimitero stcuo vcntì posti e ordinato per sé un mausoleo da 20.000 dollari. L'imprenditore Dominick disse che quello di Jamasc.ia fu e il funerale di zanzster più pcr(emunente organiuato > che egli avene vis10, superato in magnificenza solo da quello precedente di Joc il Fornaio. Dopo il 19311 sterminate le e ghenghe > più potenti, rimasero a contc:ndc:"rsi l campo banditi senza organinat.ioni dietro di sé, e: lupi solitari>, assassini e ladri ordinari che, morti, si avevano raramente più di un tranquillo, comune funerale. Cosl accadde a Arnold Rothstein, odiato da quasi tutla la malavita, a Legs Diamond, a Larry Fay. Morto costui (fu ucciso dal portiere ubriaco di un locale nouurno), sua moglie, un'ex-ballerina da cui egli era diviso, fece inserire nei giornali un avviso che termi• nava: e Per favore, niente fiori>. L'èra degli splendori mortuari era finita. STANLEY WALKER BERE PER DlllENTI0ABE ORATORIAPA.RLAMENTABE Ili OLESE lf 'lNGHILTERRA sarà dccadu1a in l!l molte cose e in molte altre ancora potrà decadere: il prestigio della Co• rona è stato, rc«ntemcnte, compromesso da una gsave crisi, la flotta inglese non domina più i mari come una .,-olta, la ucrlina ~ stata svalutata, il carbone del Galles non regge la concorrenza del carbone tedesco e le cotonate del Lancashire quel. la delle cotonate giapponesi Che più? L'aristocrazia ha perduto il leadership della nazione, la Chiesa non 'ha sèguito e gli appelli dei vescovi cadono nel vuoto, il partito liberale è finito cd è sorto il socialista, ccc. E si potrebbe continua~e all'infinito. Una sola coP. non decade in Inghilterra: lo stile dei dibattiti parlamentari. Le due sedute che la Camera dei Co• muni ha dedicate alla disc.unione della po• litica estera in seguito alle dunissioni del ministro Eden hanno avuto degli alti e bassi, hanno offerto dei saggi di acuta dialet• tic.a e di buon umori1mo e anche di retto• rica alquanto banale, ma, in media, sono siate all'altezza delle migliori tradizioni parlamentari britanniche. Abbiamo intitc.lato questa nota e oratoria parlamentare inglese>. li titolo, fonc, è improprio. Quel che c'è di ammirevole nei dibattiti politicì inglesi non è l'« oratoria :t nel senso latino della parola: cioè il grande discorso, più o meno ornato e solenne, cpstruito su gundi principi e condotto in nome di gsandi ideali. Questo tipo di oratoria è fuori della tradizione britannica, e, quando fa apparizione ai Comuni, vi è ac• collo con curiosità e con sorpresa. Quel che ci sembra ammirevole, nei dibattiti inglesi, è qualcosa che, in certo senso, è l'opposto di quel tipo di oratoria: è o il ragionamen• to politico, freddo, pratico, rigoroso, seni.a ombra di rettorica, o il ruoco d'artificio di spirito e d'umorismo, di interruzioni e di repliche immediate, di ironia e di eleganza intc:"llenuale, che si accende anche nel cor• so delle discussioni più gravi, anche a propo1ito delle più serie e preoccupanti questioni. Il Parlamento inglese ha dovuto discutere in quc1ti giorni di problemi da cui dipende in gran parte l'avvenire dell'Impero e forse del mondo. Ma la gravità delle que• stioni non ha imvcdito al tradizionale umo. rismo britannico di venir fuori ogni qual volta ae ne è pre1entata l'occasione. Chambcrlain cominciò il secondo diacorso - quello del martcdl dicendo che intendeva chiarire in che cosa esattamente consistesse la divergenza fra il governo e l'opposizione. e Eden •• egli disse preu'a poco, e: si è dimc1so perché non era d'accordo sulla data in cui iniziare le conver• su.ioni con l'Italia. Lord Cranborne, invc• ce, dice di dimettcni perché non si deve negoziare con gli Stati che abbiano violato trattati. Sono due cose differenti. Altri ancora sostengono che non si debba negoziare mai con le dittature. In realti, che cosa vuole esattamen1c quella 1ezionc dell'opinione pubblica che è rappresentata dalla opposizione? •· Sir Archibald Sindair interrompe e risponde: « Che prima dell'apertura delle convenazioni la propaganda antibritannica ceni e i volontari abbandonino la Spagna >. E Chamberlain immediatamente: e Io mi meraviglio che Sir Archibald Sinclair si fermi 3)1a Spagna. Perché non chiedere che l'Italia sgombri l'Abissinia? >. Niente potrebbe, meglio di questa battuta umoristica del Premier inglese dimostrai'\! quanto sia mutato il mondo in due anni e mezzo: e cioè da quando la Lega domandava seriamente che l' Italia sgombrasse l'Abissinia. Altro esempio. Lloyd Ccorge, come è noto, si scaglib contro il governo e accusà con estrema violenza Chambcrlain di slealtà verso Eden. E, a un certo punto, si mise, e nella 1ua più drammatica maniera>, a elencare le sconfitte del governo: e Sconfitto in Manciuria, sconfitto in Abissinia, sconfitto in lspagna, sconfitto ... •· Un depu1ato socialista sibilà: e A lpswich > (un collegio elettorale in cui, recentemente, il candidato conservatore è stato battuto). Tutta la Camera scoppib a ridere. OON~LITTI PREOEDENTI ffi EL CORSO c'cl dibattito furono ratte llJ affermazioni che proiettarono un improvviao raggio di luce 1u situazioni finora poco note al gran pubblico. Cosl Eden rivelò che lui e il Premier erano già da tempo in conflitto - il che fino a ieri era stato sempre smentito - e che e nelle ultime settimane, per una questione di politica estera della massima importanza, non concernente affatto l'llalia, la divergenza era staia radicale>. Di che si s.arà trattato? Una rivista inglese ha fatto la uoria com. pleta delle cdivergenze> Chambcrlain-Edcn. Riauumiamo, senza commentare. Nell'ottobre dell'anno se.orso Chambcrlain fece un discorso al Guildhall ed e1prcnc il suo profondo desiderio che l'Inghilterra potes1e godere dell'amìcizia di tutte le nazioni. Sembrò che il momento fosse giunto per mandare av3nti le conversazioni con l'ha• lia. Il ministro Eden fece presente che il governo nazionale aveva vinto le elezioni del 1935 impcgnando1i a sostenere la Lega delle Nazioni e la sicurcna collettiva. Quindi rifiutà di indurre la Lega a riconoscere la conquista dell'Etiopia. Le conversazioni non 3ndarono avanti. Successivamente Chambcrlain mandà Halifax in missione non ufficiale in Germania. Eden protestb con vccmen,.a contro questa in1crferenza negli affari del Fortitri Offre,: e offrl le sue dimissioni. Chamberlain riusc.l a persuaderlo a ritirarle. Da questo momcn10 in poi le relazioni fra il Foreign Office e Downint Street mutasono. La fi. ducia reciproca di una volta era svanita. Nell'ultimo mese, al quartier generale del Partito conservatore si apprese che era in corso un complotto parlamentare contro il ministero. Si tenlava di organizz.are un par• tito del centro, che avrebbe dovuto raggruppare da 50 a 100 deputati conservatori dell'ala sinistra, un pugno di liberali e uno o due socialisti. A capo della congiura erano Churchill e Lloyd Gcorge. Si sperava di rimorchiare Eden. Int3n10 la situazione in Estreruo Oriente si aggravava sempre più: milioni di ster• linc di investimenti britannici esano perduti, i giapponesi si impadronivano delle dogane cinesi e i portatori ingksi di prcuiti cinC'ti erano a terra, le offese al prestigio britannico si moltiplicavano. Gli avvcr• sari del ministro Eden levarono la voce contro la 1ua politica: lui era responsabile del ritardo delle conversa'lloni con l'Italia e la Germania; e l'Inghilterra, con una situazione europea cosi pericolosa sulle braccia, non poteva mandare una nave i~ Oriente. Ancora i.ina volta Eden offrl d1 prescncare le 1uc dimissioni, ma di nuovo ne fo dissuaso. L'uhimo conflitto prima della crisi se.op• piò sulla questione austriaca. Chamberlai~ fu dell'opinione che se l'Inghilterra non 11 fosse m,.ua d'accordo prontamente con le dittature, quc.ue avrebbero «divorato> (1ohblint) altri territori. Questo si sarebbe potu10 evitare se l'Inghilterra avcue dichiarato che:' non sarebbe rimuta inerte e che avrebbe fatto la guerra Ma egli era fermamente penuaso c.he il popolo ingle1c non volesse far la guerra per la salvezza di nessun pac:"sedel continente. Eden, invece, fu dell'opinione che se l'Inghilterra avesse minacciato, le dittature non avrebbero - come dice la rivista in termini di poker - e chiamato il bluff >. La divergenza era cosl forte, che la crisi sembrò inevitabile. La si evitò ancora una voha. E fu questa « la decisione di politica estera della massima importanu e non concernente affatto l'Italia :t alla quale alluse Eden nel suo discorso. Pochissimi giorni dopo - ,i potrebbe dire poche ore dopo --- i due uomini ti trovarono di nuovo in conflitto sulla questione delle trattati.,e con l'ltalia Il resto è noto BTRANA PRETESA DI OHUROHILL (rJ J-IURCHILL pronun,:ib un discono ~ acido e maettoso. Cominciò col fare complimenti solenni a Eden: e la sola figura nuova di prima gsandcua che sia venuta fuori dalla generazione deva• staia dalla guerra•. Poi fece un quadro foKO delle condizioni dell'Italia. Perciò, a suo av\ iso, non bi.sognava trattare, bisognava ;.spettare ancora qualche tempo e cioè fino a che l'Italia fosse andata a finire male. Un solo argomento - e qui apparve tutta e la follia canicolare > del vecchio Churchill, - un solo argomento avrebbe potuto fargli mutare opinione: e se l'Italia avesse acconsentito ad adempiere i suoi doveri con l'Inghilterra e e.on la Francia difendendo l'intc:"gri1à dell'Austria>. In quuto C-'SO, Churchill sarebbe andato avanti nelle concenioni, come nessun ahro. ~fa Lord Halifax aveva detto che e non c'è qucstio• ne di spostare o di modificare l'asse RomaBerlino >. Dunque niente da sperare da questo verso. Poniamo omettere il resto. Analogamente, nelle giornate della crisi au1triaca, la stampa inglese - specialmente quella antitaliana - era piena di inviti all'Italia Il Man<hest,:r Guordian, di cui è superfluo ricor~are la cos1ante italofobia, il 16 febbraio dichiarava: e Per la Gran Bretagna, l'indipendenza dcli' Austria non è un intercuc di prim'ordine ; ma, sebbene di second'ordine, è pur sempre un grandissimo intei:,csse. Q~cl, che Hitler ha f~tto, --~ per poco che conunu1, trasformerà la sJtuationc dell'Europa. L'Inghilterra e l'Italia hanno - una volta tanto - un intcreue comune: il mantenimento dello Jtotus quo centro-europeo ... La questione austriaca ri• stabilirà il contat10 fra Londra e Roma? t dubbio, ma non è impossibile > Ma l'espressione più genuina e più ingenua - e anche più brutale - di questo stato d'animo e di queste speranze è nel discorso del vecchio Churchill: qualunque conceuione all'Italia purché essa si assuma l'onere della difesa dell'indipendenza au• striaca. Al ~he, prima di tuno, si può obiettare che WiJJrchill incorre in patente contraddizio~on se stesso; egli dipinge le condizioni dell'Italia come disperate; e subito dopo vorrebbe che facesse la guardia all'Austria; anz.i, egli stesso, che ci è stato SC'mpre nemico, riterrebbe questo aiuto di tanta importanza, che sarebbe disposto a fare qualunque conceuionc. Ma un'osservazione di carattere più ge• nerale si impone. L'Inghilterra e l'halia hanno ritenuto utile iniziare trattalivc per entrare in rapporti di amiciUa. Non per far risorgere la cosiddetta tradizionale amicizia, cioè l'amicizia fra un'Inghilterra grande e potente e un'Italia piccola e sottomessa: una siffatta amicit.ia appartiene al panato e non puà risorgere. Ma un'amicizia franca e virile fra eguali. Questo ai vuole e questo si cercherà nelle prossime trattative. Cosl, almeno, crediamo di capire. Ma Churchill o, meglio, l'Inghilterra di Churchill cerca qualche cosa ahro. L'Inghilterra di Churchill cerca non degli amici, ma dei mercenari. Una siffatta politica risponderebbe, senza dubbio, alle più autentiche tradizioni inglesi, non lo contestiamo. Ma non risponde più ai tempi. Ed è strano che vi siano ancora in Inghilterra conservatori cosl fossilizzati da non capire quanto l'Europa d'oggi sia diversa dall'Europa di una ,•olta o, per esempio, dal\' Ara• bia di Lawrcnce. RJCCIARDETTO ~~ AN:II. N,: 6 MARZO1938-IVJII N I BU SETTIMANALEDIATTOALI'I!A I POLITIOAE LETTERARIA ESOE IL SABATO lN 12-H PAGINE I ABBOIIAMEIITI Italia, Imp1ro:aunoL, U, 1tmutr1 L.22 Eat.ero 1 11111L0, ?O, umutrt L, 36 0811 XOMEII.O a1u .LIR..1 llhnoecriul, dhegni t fotognfie, auoh• 11 non pnbblicali, non 1i rutltui1oono, Diruiou: Roma- Plani della PiloU..a 1 3 TelefonoN. 68,4.70 .lmmialstrniou: Milano- P:ìun 0arlo Erba, 6 TelefonoN. 24.808 Pu\blldtà: Permllllmetrodi 1.lteua,bue 11n1co. lo111!.1.t in~·11! 1Vi~g$~i~1~~ 1 ½8,eT!\!r ~o B28~3&J Parigi, 561 Ruedu Paobourg8al11t.-Honort
I USEPPE Salvatore P1.u1cll , ,1 nove Jl\tli era (jpitano: morì -,ett.rnt,Hrccnnc, gcncrak di Corpo d'Armata a Vcron.1. A,-cva indo~,.Ho l'uniforme militan: 1wr M'!i\.rntaqualtro anni, qua,i ,1;11z.\intc11uzionc; avevo\ combattuto ,·ontro i patrioti nel Regno di N~lpoli nd '48- 149 é a fi,tnco dei g.uib,,ldini ._. <.kl picmontc!ii nella camp.tgna del '66; ,t,·cva ~crvito cinque re: tre Borbone t· due S.1voia. Il 70 mar✓.0 1892 t0rnò ~1 C<.hadopo una rivi!)ta in piaZLa d'armi. Si levò d1 clo-,-.o l'uniforme bagnata da un acqu;\t:t.0nc dur.1.ntc I,\ parata e disse: e Fi11u>. La ~ua carriera t:'ra finita cd era rouclu,.t la su,1, \'ita; andava a riposo 11 1" aprile di quell'anno. Morì il ; aprile ,t·nt.:1 avere in realtà lasciato il suo po,to. Anche l.1 :iu.1 morte parve un t",1..'mplareatto di cocrl'nz..t e di coraggìo. una m:.mifr!!ltazione di fcddtà ,1Jl'unifor011• 1..a• .e. !!Ile''°· 11p,1dr1..d·i Pi.rndl. ,itili.1110.du.· ,t\C- , .l un impiego ncll'c,crcito, Jscva t·ornp1.1to 1wr il figlio un brevetto di capit.1110in un rl•g~irnrnto ..i.ciliano. A now .111niGiu,cppc S.\hatorc cr.a dunqul' l jpit,mo e lo ricordt·d lui ,tc.,so, rnoltv pila ta,dì, .ti Conte di Ca\Olff. Il b,unbino entra alla \Cuoia milit.irt· dt...·ll.1Num~i<1tclla, !!ltudi..it.1ttica 1• latino, r1..·g'Ol.uncntei meccanica, linl{U,t it.ili;rna e artiglieria; è già un pin·olo ..o.ld,tto. con uniforme, fucilr. dowr i milit.1ri, 1..·d)1;1in ta...ca il grado di <",lpit.ino du.· )!;li ,pNta di diritto non ,tppcna finit.1 I., ,cuoia. Grar1de1 Jtraude ptù, pros.umo al _s:randc: con ,i111ili \'otnioni i m.1C"ltridella Nun- ✓1.1tl'll.1. napolNJ.ni dd tempo di Ferdi1,.1ndo, 111.1 depo,it.1ri. contr,u iam{'ntl' L11l1• ,upt.•rfici.di CIL'denzt·, di una 11011ig11obilc tr.tdizionc, licenziano il ~io\ ,t11i,,in10 uffirialc. Co,ì, alla rn.inil·ra .u1tic.1, in perfrtto ,tilc e: ,·t•c- < hio 1l'ginw , ,i inizi,1 una delk c;,1r1 il'fl' pili \ir.~ol.1ri <.' intt:rr~.ulli di uffi, 1.1k italiano. È un car.1ttnt' ,l·rio, un po' cupo, k,t!t· in mezzo .lii.i .illt·_Rr.inoncuran1,1, ,111;,1ornion.t indiffe1t.·111.d1t·l ~k1idiune dt.·i f\,rclin,1ndi l' dei Francc- ,t hi. f:'. un meridion<1lè ('Ot'rl'nte e po- )Jti\(1, nd tempo in cui prc..Ylk, ano tltH· t· più mp<:rfìci.1li c,tratt~.\tichc ddl'it,)liano del ,ud: b ,pcn,ie1aH·na, l.t _c;ìodali1à un po' tri\'iale, un modo -·pitun·o l' ,n·ttico di \Cderc e .'{Odl·n.· I.i vit.L • Evviv.1 l.1 no,tr.t Corte! > dir;\ più t.1rdi. e: Can:e, teatri, ricevi- :111·nt.i.. 111.1 quc~10 non è tutto, bi'logna l)l'll\,11e ..i govcrn,trc bene e oh ! quanto lll' ,iamo di!!ICO'-!li>. . C.tpit.rno, m..iggiore. colonnl'llo di Ltntcria fa il ... uo ,er"izio con gr.indi,..,imo ,crupolo. Ad altro non pL'll"-d. I ,uoi çornpagni ,i fanno c.ubonari, w ~.,niuano moti e c-ongiurc, oppure ,i ,chicrano con b r<•,n:ionc. Lui va dn itto 1x-r la 'ili.I ~trad.i, indiffrrcnte ,li p,1rti1i. La ,ua , it,l è domin,1t.1 tutt,t da un k·ali,mo .1..,,oJutoe intransi- ~t·nt('. Qu.rndo, po<o prim.1 ddl'ingre)- ::.t•di Garibaldi .t :-,:.\poli. vorrà bsci.irl' il R<'g-no rhc è onnai per,;o p<::ri norhoni, ( hiedl'r,\ (' 0tkn à Ull..t. e: li- ( <'117:.l >; non c'er.1 .,ltra via per la ~u.t co,l·ienza. Pianel I è frdclc al <,Cfi\zio, ti ,Qiur.tm(·n10 Prt·'° tutto dal ,uo ifa• li,rno, non .•,, olla il richiamo delle J)J,\ioni politiche, ..\nchc delle pii'1 11Ohili. Pt·r lui esi~tono ,olamcntc l'ordi1w co,t1tuito cd il suo obbligo di m,- ,t'f\ ,1do. .\L1 .)tudiava, k~~('\ ,1, p,1,::.a\'a lun- :.,:-heort• .11 t~:nolino f1,1 d,1),iri <' rnrtt· topo~rafi('hl'. libri ,tranini e giornali. « S.lh.uorc pcma troppo>. dice. nella ,ua manil'r.1 bonaria e ..a.rdonica, Ferhn.ando I I. S.1h-a1orc è fedele .d re. 1na lo critica in prlvJtO. con gli intimi, proprio per quella su,1 indiffc-rrntc honornia. Sa bene Piandl i moti\'i dc-11.l ~u.t ,fo1 tu11.1JJr6~o il r!'. Benché abbiJ valorosamente ..,Cr\'Ìto in C.alabr ìa 1· in Sicili.1. nd '48 e nel '4() contro !!;li lll<iiOrtl e ,i.t rim.1"ltO ferito du(.' \'Oh<.', J. C,1t,1ni.1e a Palermo, è confinato per ire anni ('Ofl il ,uo 1cggirn1..·nt0 a G.1cta. Suddito fcclcll', m,1 ~old.1to fini..,.,imo, non diH·rrà mai lo ,imbello dd re. E queo;ti, ,cntcndo l on1e un .1bi,'IOfra ,é e il colonnello Piancll. ,crollJ il capo e dict': e: Sal- \'.tt0rl" pl·n,a tropj>o >. i\L, nel ';6 il n.· con(cdc il 1itolo di conte non già .il g-tm·r.1lt· m" alla moglie. Ekonora Ludolf. di una eminente famiglia di diµlomatici borlxmici. Piccolo di-.p<.·t10 d<"ISovrano. >ta la c;irricra continui. (;ià nc·I 'i.i Pi..inell. app<.•n,l trenta.- •t·tll'lllll', t·ra (!;l'nt·rak. E \·icn<· il ':;q. Ferdinando 11 è: mor- .o, t· gli è: ,uc<.Tduto il fi~lio FrJ.r'l('C• ,ço I I. I problemi ,ono gli 'lt(·"'i; ,olt.111to,~ono ~empi,. più urgenti l' gra- , i. L.1 minan.-ia .111.1dina,ti~, bo1boni• .i. \·ie1w d.1 più 1>arti, d,11 di fuori l' d.d di dentro: dJi pirmontt·:-.i. eh,·, 11fiutati comt ,tlkati, po ...o..no di,c11ir1· rwmici d,1i \olontari ~arib.1ldini t' dal 1wpolo ,t(·,,o d1·lll· due Sicilie, .1gi1;1to rnn'è da congiure e complotti. imoff1n•n1t·, n1·i '.'lU0it·lt·m<.·nti pili \'ivi -.e non ndk rn,"",c CJ.mpagnuole, di un '-:''J\'t'r'nO fhl' non è abb.1,tanz.1 fortl' 1wr c-"erc· ,tri~1mt'llll' autorit..irio. né ~11ffuicntn11ente .'{tm·ro,o e ap<•rto pa 1 drn mar,i. Pian<'ll ,·.1 in Abruuo co111.1nd.tntt·milit.1re. C.1po all'inizio di 111 ,1 for1;1 di 12 mila uomini. ha l'in- ,tri, o di g,1r.unm: l,1 frnntit·ra ~t·ttcn111ou.dl', cht· pow·blw c, ..c.rc \'iolat.i l.t patrioti the f.)('n(·trJ.,',(•ro,wgli St,lll Por1tifiti, ormai mutilati dal Pit·mome. 1'10 IX h.l <."hi..im;lt<>l..unoririerl' I 'illu\tn· rtpubblir,mo dw "li m('ltl· ..c.·n izio dd P.,p,1; non mi part• po..-. hilt· 1 :t e~d,1m.1 Piancll. Ad ,d1ri pou<·hl)(; ,,·mb1an· imOJOSEPPE SALVATORE PIANELL GENERALE DELL1ESEROITO BOL.BONIOO po~ibilc che lui ..crvi.)SCil Borbone. La regione non ha quasi strade, offr<' pc!!lsimi letti e .:ibbondanthsimi p1,tnzi. e: Siamo stati a pranzo dalle due alle cinque e mezw cd abbiamo avuto almeno quaranta piatti >, scrive Pi,rncll alla moglie. E spesso la ..,cr;t ballano. e: Dovrò sempre avere sei o ..c.nc ufficiali a pranzo con mc », diCt: un'altra \'Olta. Ci sono ca'itelli rovinati, ville in abbandono, villag~i bloccati dalla neve. Bisogna viaggiare in carrozza· e a c.wallo. vi,itare le truppc 1 disporre gli alloggiamenti, ordinare le manone e le esercitazioni, <,tudian· i piani. t l'es1rcmo sforzo difcmivo di un r('gno che si disfà. E si dio;f3 in mezzo .ii buoni pr::mzi, ai ccrimonio<,i inviti, alle fe::.te di gal.i, ai mortaretti, alle prOCC.)sioni.Un:l colorit,1 dccadenza 1 una morte allegra. Su quello \fondo romantico e bonario dcli' Abruzzo borbonico si muove quest:l fi~ura c:ncrgic;.1e SC\'Cra, che rapprc- ,enta un l''i.trcrno r i'I-Olatotentativo di reazione alla dec,1denza. Segnai., ,1 Francesco I I i funzionari indc~ni (ma Garibaldi è _giàin Sicilia) : e: Il ,ottintcndcnte di Vasto è inetto, come ho rao;~e-nato a Vo:.tra Mae ..t.à ('On mcmorJndum. Il --ottintendcntc di Sulmo,u è detestato. L'ispcttorC' di poliiia di Sulmona è inetto e m,11\'cduto. La permanenza dì co,toro ai loro 1>0qi può e~,crc cau~a di po1:itivi di,orclini fin ora minacciati e frenati, ma rhe potrrbbc.·ro avveran.i da un momento a11'~11troS. arebbe prude111a goH:•rnati\'.l allontanarli prontamL·ntc •· E .:.dl;,m1 oglie, fin da piima, 'i.ronsol.nam<·ntc dice\ a; e: I lo ricevuto lettere e ri ..c.ontri d.11 re·. 1n;1 ~i zappa all'ari,, r ,i 'i<'mina al vento ... L'iner.:i,1, l'i~na- "ia, il let;irgo di trenta :lnni non può ,·,\t·n· \'into d,tll'energia mia di pochi lll(',i >. Concludeva: « Onore e dovere, 11 rc<,t0 ,dia Pro, \'idenla >. ).(a non diml•ntica le co,c minute: l.1 (J-....at,1 promcv,a al romano conte Cini. l'ordint' drll.t ,ua c,1,,1, le letture 111gl.e.i. 'e: I lo ,aputo con di!!lpia<·l·rcla notizia dc-Ila morll· di Lord .\lacaulay; (.' un p1·cc-atocht· la <,ua :.toria. resti inti•rroll<t >) . . \mmoni\CC con un po' di p1·danteri.i: e Ti r.i.rcomando la loifrtfr di Furia (il raml•riere); con pochi duca1i ,i può aHrt una p<·r,ona di ,t.•rvizio h<·n \·C'~tita. Tieni però con frrrnt'11.1 dw faccia il ,uo dovere, che ,tia in Cil'l.l e che si chiud;1 la porta di \nn..i b cameri<'ra; >. :\'on ,a imm .1. ginarc (hC' un j\'\·cni- •<·nto gr,.1.vi,,imo, ormai già in atto. ,ta p<"r,com·olgere la \Ua vita, di,trug- '{t'n' tJlH:Imondo al quale appar1rngono ugualmcntr le ,uc quict<' letture t·on I.a moglie, la ca,\;tta di pi,t,lC(hio l' il cameriere Furi.1. Lo immagina ,olanwntt· con l,t fa·dda ragione, non già con i wn-.i ,. la fanta,i,i che re,t;1no di,1x·ratamt'nt, auaccati ,t quel mondo comodo <· in fondo fdire, tkgante, propor✓ ionato. La contessa raggiunge il marito in Abruzzo. Le no1izie si fanno di giorno in giorno pili allarmanti. Di nuovo nelle vie di Palermo echeggia il grido di e: A-fora,. mora!> contro il soldato napoletano. [I giornale ufficiale !!lfrontatamcntc parla di un gloriow comb~ittimcnto a Corleone, e quel giorno 'i.tCS'IO Garibaldi entra a Palermo. La vita continua, in apparenza quasi inaltcr4ta, ai confini o;cttcntrionali del Regno. Al sud le truppe si dhciolgono, sono battute, quando combattono lo fanno ~cnza convinzione e senza animo. Al nord le esercitazioni militari pro~cguono, e le belle signore vanno a vederle. e: Oggi vi è ,tata una gran manovra al fuoco. Con la conte!!l,a di Castellana e v:iric altre pcNonc \0no andJli\ a vederla : lo !ipcttacolo mi è molto piacit110; ci eravamo riparate, per vederlo, in un.i pi11cia,ia (così \'engono qui chi.1matc certe case di cont,1dini f..ittc di pa~lia e terra battuta). La mano\'ra è finita tardi e -,iamo ritorn~ttC la ,era a Giulia con la luna. Le nostre carrOl'..ZCpa...-..wano lcntament1.· 5.ull,L,trarla in mcao ,li reggimenti : i <-0ld.1ti m,1rci.1vano cantando cd io 'ICntivo I.i not.l melodia: e: Di Provenza il m.1rc e il suol>. alla quale però ,4vcv,rno .1d.1ttatc altre parole, e o;entivo anche le ,lppas.,ionate canzoni del po1>olo di :-..'dpolicantate dai ~oldc1tinapoletani » Due giorni dopo viene l'annuncio che Francc,co I I ha chiamato gli ordini co)tituzionali. E l'c.)trcma carta dei Borboni in mortale pericolo, da Lui~i XVI in p0i. r Piancll lo comprendono. E,cono a cavallo, dopo a\'Cr ricevuto il di,paccio che porta b ~rave notizi,L Ca\·alc,1no in "lìk•nzio. con- ,.1pcvoli che l'<'pilogo si è iniziato. Dopo una quindicina di giorni, ai primi di luglio, Pianell p,Hll' per Xapoli. Il re lo ha nominJ.to mini.,tro della Guerr;1 nel nuovo Gabinetto co- ~tituzionalc: un soldato fede-le non può, in queste circo,t.1nzc, rifiutare l'lnc1rico. Gjribaldi M.1 per dilag-arc d;11la. Sicilia nel continente; l'i~oLt è ormai pcrdut.t. Piancll non ha occhi di patriota itali.mo, guard~l frl'ddam<"nte la ,itu,1zione da g_C'Tll'r;1h 1 borbonico, da mini,tro costituzionale. Prcpa1a minuzio.,a111c11teuna !!tpedi,ionr, pr1..·para i \Oldati e i plani per .md:lrc •• combattere C.iribaldi in C;:dabria. :-.:on h,1 un dubbio. un'csitatione. \'uolc affront.1n· C.\ribaldi, ~chiacciare la ri\'oluzione. La partenza è deci,.t più voltl'. il corpo di \pedizionc radun,tto, g-iJ rullano i t.11nburi, il ~em raie in uniforme di marcia ,ta pn montarl' a ca- \'allo, c1uando arri\·a il conttordinr. Il mini,tro O IIJ. Guerra h.\ potrnti nemici .l Corte. I parenti pili ,tn·ttl ckl rr lo o,racolano in ogni modo, <· i rc.1z1onari ricord,1110 le paro!t' di Ferdinando 1 r e diffidano di qut·ll'uorno çhc pcn:-.a. F1ance-..co IJ di,po1w p<'r 1..·ontoproprio, rontrari.un1•nH· allt' nor- ' 'l5e:o wo..?&i wnn, GIUSEPPE SALVATORE PU.NELL GENERALE DELL'ESERCITO ITALIANO mt...·('O~tituzionali apprn,l ~iuratr, e il ministro, esautorato, si esa~pera nella in,o)tenibilc ~ituazione. Il di.irio della moglie durante quei ~•orni difficili è pieno di curiose annotazioni. Neanche allora dimentica di ..c.ri\'cre con chi ha pranzaLo. Una certa sera dai genitori, conti Ludolf. ma Salvatore è dovuto uscire di fretta, chiamato ;1 una riunione pre.)icdut,1 da don Liborio Romano. Un'altra volta hanno avuto a pranzo alcuni ufficiali di Stato Ma~_giorc. La parabola dei Borbone a guardarla dai ,;;aJotti 'lei lc- ~ittimi!!lti, precipita fra coppe di buon vino e torte alla crema, uniformi di _gala e dame ..c.oliate. Ogni t.1nto Piancll legge Dante ad alta voce e co~ì ,i confo1ta un po'. Il !!!U0:liutante Fcrr-.1relli lo ascolta ;tmrnirato. ~1a neanche in quC'\to mo- • do il ministro della Gucrra 1 di un rl' rht· non vuole f.m.~~ri,.unenll' I.i ~ucrra., rie,ce a dimenticare le crr,ccnti prcoccup;1zioni, i wldati che fanno di- ,ordini p1.:rle str..tde. i Principi che gli muovono alle <,palle .1,,urdt· accu)('. Francc~co I I indeci,o . .)paurito, sempre più perso nrl di~ordinc di quei ~iorni deci,ivi. Alla fine. il 1 'l'ttt·mbrc 186<>,Pi.1.- 11cllp1csenta le di:ni~,ioni d.1 mini)tro della Gucn-a, chil·dc una licenz,1. 'Il' ne va. )..[anda ;li r<· duC' lettere dig-nito..,c e ,cverr. L'uomo che prn,a troppo i<-"a il dito un'ultim.t ,·olta ,t rirnpro,·erMc la dina\ti;1 borbonic,1 pcrché c·o1Te qua~i ,pen::.ier.itamentc .dia ro- , ina. E ,e ne ,·:t in esilio. P.ute prr marl', ,o,ta brc\-cmente, poco _gradito .dle au1orità pontificil.', ne.~li Stati del P,1pa, v.1 in Francia. Pochi mc,i dopo clin-ntnà g"l'ner.1le iuli.mo. :\t'I m,,rzo 1861. il flll•,e ,u·,-..o in {UÌ \ ·iuo1 io Em,1nut·k a'-,um<• il titolo di re d'lta!i;l, PiJ.neil ~ni\'l' al conte di C,1\'0ur una dignito,,1 it'ttcr.i. Chit·dl' di (·...e. re anune..,,o nel nuo,·o E,ercito italiano, riepiloga la propria c:,11..-iera di uffic-i.tle napuletano. ,t·nn null.a olllt'llCrl' 1wancht· h· frrit<· di Sicilia riport.tte contro gli rn,oni. t·onvinto d1c fo,,l·ro 1.1giorw di merito per un militare kak·). li mini,tro della CuC'rr;.t d~·ll'ultirno Borbone ha un colloquto e-on il (.;,rno del gon·rno qua,i 1·i,oluzionario di \.ittorio Em,1nuclr. La ,u.1 ·11chie:-.ta i:: .iaolta. Pi.indi è confermato nd ~r.1do di luo~o1encntt' ~<'tH-ralt-; ,1, rà ..indw s;inzionat.1 l.1 ,u.t ,tnzi,uiit,'t. S.utl ~<·rwrak iwli.1110 pa trt·ntun .inni. ,n.:uir~i e r011trihuir.\ ,l dl·tc-1minaH• l'nolu1:ione. il pcrf<•1ion.unt·11to dl'Jl'C',C'ITitodall'unità all'iniLio ddk impn·~l' .1frit,\llc. Forlì. .\lt·..,..amlri;1, Grn0\·;1, Torino. ,orlo !{' prime dnti11azioni di Pi.mcli, t hi.amato ,l com,111dan· LJ IJid,iorw in qudlt· "t:di \'la \ ia più import.111ti. ~fa I.i ,li.I pi ...,.111".111·i 1 ;ing-hi di un 1•,t·rcito che ha accolto anche i Bixio, i Medici, i Coscnz non è immune d,1 ,ospctto. Giornali e uomini J)Olitici muovono accuse più o meno velate all'ex-ministro borbonico. Dà là dalla frontiera i reazionari, gli esuli napoletani non mancano di condannare la ~ua adesione al nuovo regime, Agli uni l' agli altri ri!!tpondc pacatamente. Re Francc ..c.o II gli ha dato una liccnz.1 di sci mesi e il permesso di la,ciare il Regno; egli non ha abbandonato il mo posto come altri, è "lt.ito fedele fino all'ultimo all'ordine costituito. Ma oggi quell'ordine non esiste più e un altro regime è sorto, l'italiano, ,nonarchico. Nulla di più naturale che un !"Oldato, italiano di 1u1,cita e mo• narchico di convinzioni, chieda cd ottenga di servire nelle Forze annate di que:)to nuovo regime. fn quel tempo le estreme energie del cont<· di Ca\'our e le disparate, ine. ~uali e .,pe-.so disordinate for-zc che erano <,boccate nel movimtnto unitario it.1liano. cercano di dar \'ita al Pac,c nuov0. Strana It,1lla, popolata di it,iliani i quali ancora non riescono a mi'lurJ.re la portata degli a\'vcnimcn1i chr h.1nno ,uscitati, subiti o inutilmente mt.1col.1ti. C'è una aristocr.i.zia più ~rc~1:0 O!!ttilc he favorevole ,li nuo- \·o ,t,Ho di cose, attaccata a vecchi pri- ,·ilcgi ormai decaduti, a un;1 vit,l provinciale. eppur a suo modo ,pkndida t' fa,10::.a, che le nuove comurtudini e l',l\'anzantc democrazia ,ornrncrgono o intri,ti,cono. C'è una borghesia che ha d.1to uomini e ,~rngue e pen,icro al Ri- ,org:imcnto, ITIJ.,cmbra impari al nuo- \'O compito di 1ico..,truzione. E un pop<ilo, infine, attonito, di,oricntato. diffidente. lli,ognava formare un l'"('rcito. E non ba)ta\ ,l ~,lllliOnJ.rc i gradi di ;,tlnrni fra i più eminenti ~arib..ildini. dan· l'uniformt· rc~ia a ufficiali dei ,·cechi Stati iwllani. Occorrrv,1 fare un organi\mO nUO\'O con quel lll,lleri.tlt· di ..p. ar;.llo. Ria~,;01birc in l'":,,0.non -.\)lo le odiate uniformi dei n·gimi abbat1u1i, ma anchr rerto ,pirito irrego1.uc all,t Bixio, e certa gretten,1 e ri- ,trettc-aa picmonte-.<.·e ".l\'Oi..irda. thè mal ,;j adatta\':1no allè C',igtnze milit.ui di uno Stato mod<·rno. a,wi .1ddirittur;1, \econdo i dio;egni dt.'i patrioti. di un.1 ~r.rndc: Potenza. Co:,,l' quc~te che Pi,1ncll for,c. sal\'o poche eccc1ioni, il più intrlligentc ~cnerale it,1- \iano dd 'JUO tempo} cornpr!'\C ,uhito. m.1 the ,dtri non capivano o non ,olc- \'.ltlO c.tpire. L.i. \'it.1 pl'r un ;tlto uffin.1k non cr.1 f.tl 1k, k ,pc,l' molte. lr r,i~erilc grandi: cav~llli 1 inviti, decoro pt'f\01Mlc. libi i, \'Ìaqgi. Snh·c Pi..lncll da Alr"andria nd 4.'ttembre 186:{: e: li mio mantrm111<.·1Hqoui non è molto <'(011omico: qu.1ttro lite per pranzo e colazione e due· trJ. il tJm('riere Grillo e il cu0<·0 che ,ta in ozio. Il r,tffè C"onlatte. la 111,tttina. lo p1Tndo in c;11.a, I lo tre uommi di \Cudcri,1; rllj non J>O"O averne meno con cinque ca"·;11li. > ~fa intanto si conoscev.1 un po' quella singolare Italia nella quale cominciavano a muo,·Cr!!lie a mescolar~i k energie umane deilc di\'erse regioni. non senz.t difficohà e di,;;sidi e n·ciproche diffidenze. Un generale napoletano .11 comando della piazza di Ale,- ,andria era già un:1 grande. novità che certo i piemontesi del vecchio ~1;.1rnpo non ,tpprovavano. La buona società era tutla in ri\'Oluzione. Si chiudevano i vecchi ,alotti. ,i copri\'ano con le fodere i mobili, i divani, le poltrone nei grandi ~.lloni patrizi, veli di polvere si po,avano mi quadri storici e gli .1razzi preziosi drllc case che chiudevano i banenti alla foJ. b di tutte le regioni e di ogni origine (sembrava quasi una folla co~rnoj>Olit:l di avventurieri) rivcrsata\i nelle antiche città: impiegati, ufficiali, uo111ini d'affari, giornalbti, insegnanti. e: L'ammiraglio Pcrsano >, si legge nl'I diario della contessa Piancll (t 7 gennaio '64,J. e: che qui comanda il Dipartim<•nto di marina, ci ha invitati a pranzo; t·glt abita una villa inaccessibile alle c.trrozze: mi è \'Cnu10 in aiuto il buon marche~e Crosa di Vcrgagni, m.inddndomi la sua bella portantina dor.,t.\, tappruata di velluto rosw. Pochi ,umi fa si trovavano delle portantint: d.t prendt're a nolo, ora vanno in di,1N> cd J. noi è stato impo!!l!!libilctrovarn<' una per rne >. ~la le fc::.tc non a\'t'- v:1110 5.uccesso a Genova nel 186; : e: L'unico gran ballo della ..t.agione e ,tato dato questa ,<·ra dal prefetto marchese Gualterio. L'invito era e,u:- \i'i!!limo,ma non accettato da p;1recchi di que\ti patrizi genovesi, re31ii alle novità e tenaci alle memorie ddl.1 loro wanita Repubblica. Vi erano ottoc('nto uomini ed appena una ,ettantìna di signore, propor-Lione che non favoriva l'occhio>. Diver ..a. prosp<'ttiva a Torino. do\ e Jffiui~cono, ancora in maggior numero, uomini di tutte le parti del nuovo Rr- ~no, cd c,uli del Veneto e dello Stato pontificio. Ma a teatro il celebre To- ...clli dà le A·fiurie di A1o,uù Tra11et, lavoro ,qui~itamentc provinciale. È la fc<,tadello Statuto, l'anno 186;: e: Per la ,econda volta il genl·ralc ha comandato la sua Din)ionc .1\1.1rivi- ,ta ; il generale 13ixio com.rndav,1 la "ll'Conda Divisione; tutto riu\CÌ b<.·nis- 'limo : \'i era molta curio\ità per la comp.11,a del nuo\·o reggimento di c:a- \·alleria dei lanci!!ri di Foggia. Torino è come l'anno scor-,o anirn,nissim,1, .lffollat,1. Ai balconi della presidenza. dove ~ono andata con mio cugino, conte Stackdbcrg 1 vi era gente ce>n,·enuta da tutte le pani d'Italia, e frj le \ignoN.' speci.1lmentc molte napoletane>. Torino tuttavia è inquieta, '>COppiano torbidi e !)i w·rific,mo ,::uu~uinoo;e violenze, alla vigilia del tra!!lfcrinwnto della capitale ,1 Firenze. Ecco un ballo .i corte all'inizio del '6;: e: Le ,.tle erano piene di uffizi.1li, ma nell.i. ~ran ,al.1 da ballo erano poche signort'. tiOC quelle del Corpo diplomatico, le dame di corte, le mogli dei ministri, dei militari, degli alti funzionari, ttc. All.1 'iDlita ora comparve il re con la duchc,,a cli Genova, il principe Amedeo e il principe di Carig:nano. L.1 duche'iS:l ballò la quadriglia di onore cd io ball.1i la tt.'rza col principe Amt.'dl·o; ma tutti eravamo taciturni e molte )- '{norc impaurite. Parecchi irwit,tti, arrivando ::.ulla piazza, furono i1bultati l'd alcuni costretti a tornare indietro>. :\lilano accenna a diventare quella di oggi. La SC'ala e l'ininterrotta attività costruttin1 colpiscono Pi:111('!1che ,a a visitare la città lombarda il 27 1.ettemhre 1865: e: Prendt"mmo alloggio all'l lotcl dc la ville, e po)cia a piedi girammo per la città fino a "1.,; poi pranzammo da C..tnetta e finalmente ri recammo alla Sc;1!J.,dove mi deliziai con l.1 ,.\farla. Che mu,it,l ! La )entirci .)Cmpre; i cantjnti piutto- ..t.o buoni, \'i è De 8,h)ini; il bc1llo fu .mch,· (?'razio'><S>i.cché: dopo , t•ntun'on..· che <·ravamo in giro, 11011 prima di meu.111ouc and.1mmo a l<·tto t' m· ,1n•- v,11no proprio bi...ogno. Ieri poi .1 pil·di e i1~rarrou.a _girammo tutta l,l 1?iorn;.1t. 1 p(·1 vedere ).lilano in ogni ,u;1 par te. O,'>f'r\'arnmo !!ltrade, piazzl'. nuo\·t• :-.tatue, k· pr incip,tli chit::.C t' PJ"<11nmo fonc due ore a Brcra ... ).[a l'imporuntc della giornata con~i\tcttc ndl't.·,.1111mc inuz10MJdei nuo\'i lavori ddla galkrl.1. che d;1Jb piazz.i dd tc.1tro <ondurr .•Ila piazz.1 d(.'} Duomo. Lo ,H'\,o ingegneri.' >ien~oni e il tomini,. 1.ario della compagnia inglc'lt' ti han• no mostrato ogni co,,1. :,..,'on µtHH crt·- dl'rc con qu,mta alacrità plùcl'd,illo 1 Livori e come ,iano già prog:rt·diti > Si wilupp,ino le fr1ro\ ic, perché- quc- ,to P.1e,t:. uno per tante r.a~ioni ick.1li 1· matC'ri.i.li chr i patrioti ripl'to110 mm.ii da ,·ent';1nnì e pili, ,ia uno ;,uulll' Pl'I' l'op('1a concrd.1 dell'uomo . .\I.i m qlll'i primi anni ~pe~..,o,i d<·n' anrnr.1 u,,u·t· 1.t diligcn2.1 e bi ..o.gna far l1 ;1tt1 in carroua : l'antico !!liacto,1.1 ;li mo derno, il fumo dcllt· pktorKhl' t· .iu- ,,1nti locomotin· -.1110,ralpit.tr1..· m·1- \ o..v dei fa\'.1lli Per fortun.1 ('(' .owlw il m.nc do, l' \i ,·iag~i•~ più (Olrnxi,l mente: da I.i\·orno ., Gt~no, ~, ,1 , ••, ii, b.tttcllo. Solo il q ~tnn,.1io .870 tH•• \·i.imo quc)ta ,annotMione ,ul d1.1n, dell,l m~lic di Pi;mcll • « 1\·r l.1 pri• 111,1volt,t _giungiamo a :\'apoli d,1 Firl'llZC in fen O\·i,1. Ci , ,1·mh1.ito di H)li.tr('>. Poi <i ,ono k mano\11..', O<(ll)).llion<' ma,,ima dei militari in ll'mpo di p.1\ t. l' ad <'"'l' p:irlt·cipano .111lhe i principi rl•.tli. Tocca ,1 Pi.meli di <1H'IT.tllr ,u1• dipcndt·n':e, al c.;unpo d1 S.rn ~1.nui ,io. il pnn< 1p<· . \1111..·<kofì.~lio dl'i 1T , C1ntiriuaì DANIELE 13.\Rll.\RO
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