UN GIORNO Cesare Pascare113 parlando del Dc Foc, e precis:rncntc di un recente tentativo letterario di ricostruirne la vita, disse a un amico: c. Ma pensa! Un uomo come quello del quale non !.i sa assolutamente nulla! Che bellezza! • E dopo un attimo di raccoglimento: e Beati quelli di cui non si conosce la vita. Beati, beati loro! • e restò M· sorto con la pipcua in pugno. Poco si sa della vita di Dino Campana. Le notit.ic biografiche raccolte dal Binaui cccolc qui: Dino Campana era figlio del direttore delle sçuolc comunali di Marradi; era nato a Marr.i.di (20 agosto 1889) cd aveva un fratello tranquillo e regolare di carattere, quanto Dino era stravagante e lunatico. Da giovane si era avviato nello Hudio della chimica, all'università di Bologna, che avcva disertato ben presto per girare il mondo, assieme a tribù di zingari, di saltimbanchi, di carbonai. Nel 1913 vagabondava per i paesi e le città dell'Italia centrale e scriveva i suoi Canti orfici. Quando il Binani scrisse il iaggio sul Campana, nel 19112, il poeta era ancora in vita: ma perduto per il mondo r per l'arte: segregato, senza speranza di ripre1a, in ml ricoH"ro di dtmenti Ecco come Bino Binau.1 cc lo rappreu.-nt~va: e Nel suo aspetto fisico, pareva che ugm raua •vcue stampato un suo caratti-re peculiare. A voltt-, in morntnli in cui i suoi occhi si gonfiavano di tenereua e la sua faccia appariva stanca, ricordava con la sua barba incolta, il viso pieno e il naso un po' corto, la fotografia famosa di Ver1,,ine ~eduto )Otto la pergola dinanzi a un boccale di vino di Borgogna; a volte, specie quando incedc""a calcando bene i tacchi, arrc-mbando le spalle e girando attorno ~li occhi celesti in atto di sagace e attento raccoglitore di impressioni e di aspetti no• tabili, era un tedesco spiccicato; spesso il tipo slavo, specie in certi suoi accessi di misticismo caotico e nichilistico, si accentuava in modo da farlo pa~re un figlio -cenuino della steppa. e Parlava lento, come .se l'italiano che usciva dalla ,ua bocca fosse la traduzione faticosa di qualche lingua straniera. Pure, .1. certi momenti, qu•ndo le f.1cohà lumi• no~ dd ,uo intc-lletto, acccndcndo1i tutte, lo ponevano in .stato di grazia, riusciva a dire co1c mf'ravigliosc. Scntenzia\'a di popoli e di stirpi con acume storico lungimirante, carattcri.t:Z,Wo4 l'arte e la pocsi• dei vari popoli con pochi tocchi d.1 mac- \tro. M.i. mentre si aspettava intenti ancora una luce della ,ua parola, la sua bocca si ,larg.iva III una sghignazzata ... >. Mal 1"cstìto e torbido, vagava per le città < le campagne nei primi anni della guerra. Era di continuo !erm.ito dalla polizi.1 e condotto in questura, se non addirittura 111cssoin carcere. li suo fisico ingannava, l'incertezza delle sue dichiaraz.ioni insospettiva: e di carte a,1;,a addosso solo una <opia dei Canti orfici stampati a Marudi nel 1 914 su cui a1"cva scritto, sotto il pro• prio nome: 1o1ltimopoeta z,rnuinico. Intendeva significare, come spiega in una let1era che riproduciamo più avanti, che egli ,i riconoscc""a l'unico poeta che avesse con- "'rvato la purezza morale del germano ,dealc e imperialista. Molte erano le stori1· che si r.1ccont•""ano di lui: 1i raccontava dì baruffe e di inse- -cuimc-nti notturni, a Firenze, fra le segttiolc e I ta1"olini del c.lffè di pia.i:.taVittorio. In condizioni normali, il C•mpana era 111itc(" cat1to. Quasi sempre taciturno, te• neva d"abitudinc la testa incassata nelle ,p.11lc , e- il volto appari""a appnantito di rOMore nell'oro della barba folta e dei capelli lunghi Lo ricordo cosl, una sera d'inHrnO del 1916, che •ve""a accettato di rc- ,1are a cen.i. in una casa di amici, insieme " G1,.1nnotto Bastiandli c·l•ra voluto molto .. con""incerlo prrché, di natura sehJ.tica, difficilmente accettava di bert! e mangiare m CAS.l altrui. Del resto, a ta,ola si sedette di tra,,cno, in una posizione più di ,pett.i.tore cht· di commen~lc. E non man• tti,u• ascoltava il Banianelli che, loquace ,. appa!>iionato, discuteva di musica e di poesia Campana, a 1eua china, si immcrKn• 1,ernpre di più nella capigliatura, CO· mt' un piccione che affond.,1, la testa fra k penne del collo per dormire. 11a d'im- ~rovvbo, cogliendo una pausa, si tirò su, .,lLò la destra, .u:gnò il tempo come un 111.erno di solfc-ggio ("ht· dà il \ ia, e dolt clllL•nte: La Badia del lfoonsollauo (bianca ,n faccia al Muzdlu tu,,Juno , al ,iturvo ampio Appennù10 ,ouo al sol< ed all'ombra paona,ez;o). [r,. 1111.apoe1i,1 di Bauiant'lli ..\ndav• ..\...r,u come se lcggc1)(', bJ..ttendo il tempo lvii l,1 m.1no. Hastianclli rt-stò ~orpruo. Camp.i.n•, che si , anta,a di non conoscer l'arte di nc.suno, J. cominciJ.rc da Danti' (fa• tna ccce.i:iont· ~!tanto per Villon e Walt \\ hiuna11), S.ìpeva a mente una sua lirica L l.t decl.i.ma\'a. Bastianclli Ct.'rcava di prcndnc un'aria spigliata, ma, commo~so e ine.ìpJ.Cc di trovare parole .adegu.ìk, )pinscmdirtro il piatto cd ..cccsc una sigaretta L,unp•na ricaddt- nel suo solitario silenzio Poi riie fr.i.goroumente e disse: e La celcl,ri1à 111icorre di('tro e non mi raggiunge LJ. pnrn.i. lettcr" di Campana che o,a .fo'l'.lidmO è scritta, cc,mc le altre, a un lc·ttt-r.t.10cht· si era occupato della 1u;1 poe- ~,a !';on lo cono:,eeva di persona .illora, 111• \i cr.1 ~rntito Attratto verso di lui d• riipt'lto e confidenza. Cli sfoghi let• 1a,o.11 ,e: )()Cj,1,Ji.i. cui il Camp,1,na si abh,rndonò nella prim• lettcr.t e prosegui nellt' w"ucnti non ~no tutti riport.tbili, anche 1>1·rché certe :.uc inttmpcr.i.n:tc spcs~ non n.tno itiudi,i, m,1 di~rdini dc-Ila SUA ment<' e Egregio tignorc, e La ringrazio di avermi trattato male • è quello che ci vuole: io ho torto. D~ quindici anni a questa parte tutti mi hanno sempre contestato il diritto di etistcrc e se non mi sono tirato un colpo di ri1"oltella è stato solo per un colpevole orgoglio: tutto è monotono, egoista e immorale e non poteva dare altro che quello che ha dato. Vedo che Lei tutta male i supcrartisti di Firenze: essi credono che l'arte non esista ; infatti è meglio chiudere gli occhi. .. Ci fu un tempo, prima di prendere conoscenza diretta della civiltà italiana contemporanea, che io potevo scherzare. Ora questa civiltà mi ha messo addosso una serietà terribile ... Sl, siamo più ""icini al 4-8 di quanto sembri: io vedo il cappello a cono coi nastri di ••, il mantello, il trombone; ••• non porta i baffetti e il pino solo per 1upcrarc d'Annunzio e tutti erano poeti in quel tempo cd avevano sempre radi lavoratt coscieni.iosamcntc. 1-~orscquc• sta richiesta le sembrerebbe meno inopportuna se le descrivessi le mie condizioni. Scusi e in ogni caso mi creda dcv.mo obblig.mo D. C. e:. P. S. Non ho potuto entrare in Fran• eia. (Non creda legittima alcuna tenera col mio nome se non riconosce la scrittura)>, Questo post scriptum è già un palese indizio delle varie manie di persccuz.ionc cl;tc lo tormentavano. Allo scoppio della guerra il Campana era in Sviucra. Si affrettò a rientrare in Italia ; andò a Roma, cercò subito dell'amico col quale era in corrhpondcnza epistolare. Lo seppe in guerra, se lo figurò, chi sa perché, sergente. Gli mandò immediatamente questo laconico biglietto: e lii.mo Sergente, < Venuto dalla Svizzera per arruolarmi le mando il mio saluto ... e Dino Campana, cx-riformato •· a chi non lo mcrita1"a affatto, mi 10n fatto intervistare... Sono arrestato a Signa per mancanza di rncui per coniinuarc il viag• gio. Vorrei aOOare a Niua a insegnare qualche cosa e là prender la cittadinanu. Desidererei che Lei mi mettesse in relazione con qualche sua conoscenza a Roma. A questo tale io chiederei di indiriuanni a qualche rivenditore per liberarmi delle ultime centinaia di copie dei Canti, e ciò sarebbe possibile dopo la stampa del 1uo articolo, non è vero?... Quanto a mc, la mia strada è tracciala, tutto sia perduto !uor che l'onore: motto amabile del più atroce pessimismo ..,>. In un'altra lettera della stessa epoca, Carnpana racconta in bre\'C la sua carriera di artina e dei suoi insuccessi editoriali, rammentando una storia famo1a, di cui si OC· cupò una 1"olta pubblicamente anche il Soffici, sulla mancata pubbli<'azione in Lacuba dei Canti orfici. "811ll'Alpe e'• 111111c1gli1 di lauro - Dtl po•tro i11llanonon 1111 ... " gione. lnfint' mi sembra, come Lei ha giustamente notato, che tutto ritorni al punto di partenu, e che sia il tempo di cambiar uia. Questo è dunque un rispettoso congedo che prendo da Lei che è la prima e forse l'ultima persona di merito che si occuperà delle mie biu.arrie esotiche in Italia. Le raccomando dunque il mio libro e la mia fama e, quantunque mi abbia trattato severamente, mi pregio di riconoscere che non ,,ccettcrò mai altro interprete che Lei. e Questa lunga lettera potrebbe finire o anche continuare ... come gli articoli di un certo critico, se io non dovessi darLe ,!- cune notizie sulla mia vita lo andcrò in Francia; non sono wldato, e curerò i feriti: forse po1re1 guarire io stesso ma non ci lcngo oramai pi•'· Infine io credo nel riproduni simbolico degli avvenimenti e c-he il mio avvenimento è un 1imbolo di cui dc""o dare un'interpretazione che è la wla giustificazione di un'infinitesima scala dell'universo. Perciò io sono anche tragico e morale. Procedo per tbalzi; natura facit realmente sallus, come è noto. ~a per continuare questa vita ci ""uole ""cr.i,mcntc un coraggio da leone. Pure mi sembra ora negli awenimcnti che qualcuno cominci a prendere pietà di mc. Infine il rnio piccolo doYc-re era di non arrendermi e l'ho fatto t lllC m• VO ... >. Polte relta'IU, CcnèYc (aprile 1915). e:. Egrt'gio Signore, e gra;,;ie della Sua generosa fotter.a. 11i pregio assicurarla ch'io mi rendo conto del \ignificato ""cramcntc alto delle sue idee e dei ,uoi .atteggiamenti. Vorrei come Lei rapprc•icn1arc una (orza morale attiva, mentre non sono che unt lpave. Non mai come ora soffro della mia condizione; pure ho ancora il senso vivo dell'intolleranza morale che ho provato negli ambienti frequentali in Italia, e resterò probabilmente qua Nella sua lt'ttcra c'è anch~ della bontà La prego credere che non è per profittarne se ura le domando qualche indicazione per un Ja..,oro di qualunque genere. Conosco le lingue, meno il russo, ho <ohtir• Kientific.a, e m'impegnerei con lei e Ex riformalo >. Quanta speranza e desiderio di salute in questa sola parola. Ma Dino Campana restò riformato. La sua salute e il 1uo e<zuilibrio eran se1npre più in pericolo e ci sono tracce di questi 1uoi disagi fisici e morali nelle sue lettere. Nel dicembre del 1g 1 5 Kriveva, ad esempio, da Marradi: ~ La mia salute è cattiva e ancora la misère ti le mauuais ai( m'ont fail une dme de bie1o1x prisonnier, come diceva Verlaine>. E due o tre mesi più tardi· e ... La salute va al solito. Un po' di gonfiore al lato destro e brividi. Sono stato quaranta giorni all'ospedale di qua, dove per fregarsi di me hanno detto che avevo la nefrite! Le assicuro che se vivo è tutta testardaggine mia. Mi lascio \•ivcre in un disgusto e una noia mortale. Ecco quanto vale e ,·arrà per mc .. >. Nella primavera del '16 si t!ra un po' rimeuo ed aveva potuto lasciare il paese e i parenti. Si era rifugiato in un certo albergo Sancsi a Lutra a Signa, vicino a Fircnzt' e Cariuimo X, e Come delle torri d'acciaio Nd cuore bruno della sera Il mio spirito ricrea Pu un bacio tanturno Sull'Alpe c'i una scaglio d1 lavo,o Del povero ,taliono non si ,a Tra i pioppi A.I margine degli occhi bruni della uro Se c'è una pastorella non si so Che pare far vane le torn· Al tazl,o di un pioppo che brilla Italia. .\{o come torn ccc. e: C.:osi cominci, una poesia na~ionalc eh(' continua in un rude canto popolare. Trat• tandosi di questa, e di pochissime altre cosette non le avevo mandato nulla. Nessun.i di queste cose è ancora complet.l. Sono passato da Firenic dove ho commesso qual- ('hc le'l'.fo{ereu.;a ho mourato le sue lettere ~laggio 1916. e Caro X, e Le do la parola d'onore che le dico la pura verità. Li ho mandati a slidarc qua1tro volte in due anni senza risuluto ... Un mese fa ho scritto a uno di loro che andavo a Firenze con un buon coltello per lui e mi ha risposto gentilmente. Volevo basto• narlo a morte; se pro1"oCa\·o un processo non m'importava, .. Ma ora a Lei che è critico in un giornale io domando: che cosa è necessario nell' ambicntc- letterario italiano per squalificare un individuo?.. L.1 causa cc-cola Tre anni fa ero tornato all°univcrsità a Bologna a fare il quarto anno di chimica pura. Quelli del mio paese che mi avevano sempre perseguitato con un'infamia t· una ferocia lazzaronNca risultando che io non ero altro che un a~an- "° di galera pc-rché "'arie volte ero stato ri_mpatriato pidocchio10 e stracciato (sfuggivo le loro infamie) mi fecero fare dalla polizia una perquisizione che mi impedl di continuare. Dicevano che ero anarchico pericoloso, che volevo uccidere il Re, i profcuori, ccc. Pro\•ai a cambiare univeriità. :\ Cc-nova fu peggio. Allora fuggii sui miei monti, scmp1e bc-uialmente perseguitato e insultato e scriui in qualche mese i Canti orfici includendo cose già fallf' Dovcnno essere la giustificazione della mia vita pc-rché io ero fuori della le@'ge, prima che finissi di morire assassinato con la complicità del Governo, in barba allo Statuto V('nuto l'inverno andai a Firenze ali' A ,erba a trovare chi conoscevo di nome. Lui si fe ce dare il mio manoscritto (non avevo cht quello) t' mc lo rc,titul il giorno dopo e nel caffè mi disse che non era tutto quello che si aspeuava ma era mollo, molto bene; e m'invitò alle giubbe r01se per la sera. Io ero un povero disgraziato esausto, avvilito, veuito da contadino con i capelli lunghi e un po' parlavo troppo bene, un po' tacevo. Costctti ci ha il mio ritratto di allora a Firenze. Per tre o quattro giorni andò avanti poi mi dine che gli rendessi il manoscritto cd altre cose che avevo cht l'avrebbe stampate nel!' Acerba. Ma non le stampò. lo partii non avendo più soldi (dormivo Mll'Asilo notturno .. ) t' poi seppi ('hc manoscritto era passato in altre mani. Scrissi cinque- o sci 1"0lte inutilmente per averlo e mi decisi di ri1crivcrlo a memoria, giurando di, cndicarmi se avevo vita ... e Provai a luciare l'Italia e fui arrestato e rimpatriato al mio paese fra. i fischi e gli insulti. Dovevo dunque morire; invece sono solo mezzo paralitico (partJI) t ho resistito ancora un anno e mezzo perc-hé riscrissi a memoria il manoscritto (forse alcune idio1aggini non c'erano in quell'altro), trovai i soldi per la stampa e in capo all'anno ricevetti una magnifica lt'ttera da Soffici .. 1ii qualificava grande poeta, mi invita1"a ancora a Firenze e io ci andai per sfuggire ai miei assas.sini di Marradi, e fu quando vidi il bravo Baldini. Dopo due mesi andai in_ Sardegna, poi a Torino, in Svizzera Tornat per arruolarmi \·olon1ario e dopo otto giorni di ospedale militare fui rifor. rnato per la terza volta e sono finalmente immobilizzato dalla paralisi. e Se 1"ivo o morto lei si occuperà ancora di mc la prego di non dimenticare le ultime parole: "They were ali torn and covned with the boy's blood" che sono le uniche importanti del libro. La citazione è di Walt Whitman che adoro nel Soni o/ My,d/, quando parla della c:atwra del /four of the rou of rtmzers. Ora io dissi: 11 Jfe tragòdie des letaen germanen in ltalien ", mostrando di aver nel libro conservato IJ. purcua morale del Germano (ideale 11011reale) che è ,tata la causa della loro morte in Italia Ma io dicevo ciò in senso imperialistico e idealistico non n~turalistico. (Cercavo idealmente u~a patria non avendone). li germano preso come: rapprekntantc del tipo morale superiore (Dante, Leopardi, Segantini). Cosl io invoca\·o giustizia contro la brutalità ,ecolare clericale e popolare e già tre anni fa ,apeu~, ,. le giuro che sapevo, che la storia nu a ...rcbbc dato ragione. Dunque io avevo realm~nte ho realmente ragione. Mi sembra che per aver u111ito questa cosa io abbia fatto abbastanza nella vita e non m'im. porta di altro nella vita come lei vede ... < •• .Se avrà il coraggio di rispondermi lo farà a uno di cui nc-uuno potrà rn1.i n. fiutare la parola d'onore >. Se con i colleghi cr.t poco tenero con gli editori, che non 1rova\•a, il r:o\ ero Campana era addirittura furibondo. Li chiama < succhiatori del miglior sangue d'lt.alia >, e maramaldi, cani, sciacalli > e se: la rifà con e la vigliaccheria assassina del pubblico che dà loro l'autorità di rubare ~cnza disonort' il sudore di noi saltimban• chi > Poi dall'ira passa rcjkntinamcnte alla mclancofUa: e ... Il progetto di andare a Nizza è tramontato: ma non posso rassegnarmi ancora a questa vita. Vorrei almeno andare in alta montagna, la vica mi è venuta a noia e temo le conseguenze di quest'apatia in cui lOno caduto. Non sono un ""ile (' temo che la mia riserva di eroismo sia esaurita. Cardarclli mi scrive: crede in una gaia seicnu. lui beato. Mi ha promesso il 1uo libro. Confido che lui cd altri, cd altri più di mc, sapranno amare quel fantasma soleggiato di fdicità che credetti intravedere molto tempo fa laggiù 1ul :\ieditcrranco. Non creda che io lavori sul scrio. Che cosa potrei fare? Il popolo è assente, la coscienza perduta e per diventar mistico non sono abbastanu vile. Lei crede che si potrebbe fare un bel libro coi miei frammenti? Io credo che sarcbhe la cosa più dolorosa che s! potrebbe fare. Ma avanti o indietro come è tutto uguale! La mia salute non rni pc-rmcttl· di lavorare. Vorrei avere una piccola occupazione per guadagnare 30 o 40 lire al mese che mi mancano. e La Signora N. N. mi scri\•e: cosa vuole? Risposi evasivamente. Sa che lasciai l'uni• vcnità a causa delle studcntcs.tt" > E non è ancor.i finita ... >. li 2 ago110 1916: e L'anicolo ,·1a bellissimo L.i portJ.td uoppo grandt• per la mia miSc.·ria presente Ringraziai r t.Jcqui attendendo da mc stes• '° una ri~poita cht- non venne. Sono troppo ammalato. Per or.i. non crrco che di poter vivere alla meglio. Ricorderà che quan• do lei mi vide a Firenze ero più morto che vivo .. Son qui e-on una russa incredibile \'enuta dall'Africa. 1fa la psicologia russa si impM.i in dur giorni e ne ho abbastanza Tornando, Lei mi sembra che ""oglia interessarsi pcr farmi guadagnar qualche quattrino Ma in che modo potrebbe intcrcs)arc yiarinetti? lo vorrei far l'affa1c iubito e dedicargli magari gli ormai noiosi Canti orfici. Se no, lei potrebbe interessare l'Istituto Editoriale Lombardo? Senta, io mi ri• metto nelle sue mani. Faccia come crcd:! meglio µcr la vii.i e l'onore della letteratura e dei iuoi, la pre~o ... >. Le lettere dir.idano alla fine dc-I '16 perché 1 duc- amici si ritrovarono a Firenze e Stt·ttero spesso insieme. Ogni tanto Campana spari,•a improvvisamente e le sue lct1ere t'rano piuttosto curi poetici, spesso confusi, aniicM notizie. Si era poi furiosamente innamorato e quella panione complicò di oscuri turbamenti il suo animo già tanto ~cosso e tra""agliato. 17 dicembre 1916· e:. Là trd Sorrento e Cuma dove il Vesuvio fuma.. fuma ... divago, caro amico i mi sembra come se un• montagna che enorme, spettrale, macabra perché non esiste si sia drizzata accanto e ""og!ia esistere, voglia csisttrc. Questo è atroce che quello che non esiste ,oglia esistere - quest'incubo, voglia esistere a qualunque costo, minacci di 1eomparirc pcr esistere è atroce; darei il mio ),'1\guc per dire che esiste ma non csii,1e, è incubo. Sono t~ mesi che ci urap· piamo di mano i resti del nostro amore Non avevo ragione di vivere prima, così ho creduto ciecamente nell'amore-. Non avc""o ragione di vivere, ma potevo aver ragione di morire: ma come morire adesso ... Tutto si allontana come in un incuto mostruoso. lo sono forcaiolo, odio il pietismo protestante che invischia, che piange, che cola, che nega perché lui non esiste, perché lui non esiste ... Questo non è amore e si allontana grande, enorme, enorme come una montagna. Una \•olta saltavo, ritorna1"o alla natura, al riso, caro amico. Ora non ho più fon.a Oa"anli questi cipressi penso un vcc• chio motivo liturgico etrusco che avevo sentito una volta sull'Arno e che non vuol venir('. ,>\ddio. lnulìlc scrivermi. Suo Dino>. 2 Giugno 1917 • C' Qua odor di fieno nelle ""aliate all'inlimto ! Che bcllcua ! Siamo dunque tutti ,1 ripo~o davanti a quc-sta prima ebbrc-z:r:a t'~tiva > ~·1arr.adi, 1 1 .tgouo 1917: e Carissirno Signor X. e Sono qua venuto da me foae perché possiedo una casa (anii due). [E nel manoscritto c'è disegnato un quadrato e una croce: cioè la casa e la sepoltura]. Cht bellissima ,asa Dove starò finalme11u Fra tutta z,nte per brn,. e Qua c'è una bellissima veget,u.ionc Il blu profondo dei ciclo si incontra colla 11,ce t0Kana mattino e sera sulle frange dei monti. Il fiume è bellissimo>. E a pochi giorni di distan:,:a • e Ci sono lO!dati qua, e sento suonare la tromba t' ~ento che io non partirò mai. lnchiod•to all'infamia io po~cro infelice che scrissi un anno fa, tutto è perduto fuorché l'onore Nulla mi rt'sta ... >. L'amico dd Campana parti per il front<' nell'ottobre del 1917. e:.... Il buon X partito? Una delle mie po~ <"he, delle mie ultime certezze che viene, speriamo per poco, a mancare. Le assicuro Signora, che partecipo vivamente al senso di pena che Lei sente. Quanto a mc, un po' malconcio come sono non mi resta che mcttemii a iimorchio. Ora sono con la mia famii,lia. Vedremo, vedremo, senza troppa curiosità mi dico ormai ... >. E per vari mesi non si ebbero più sue notiz.ic. Arrivavano di tempo in tempo echi di quei disordini e di quelle clamorose biz• zarric di cui ~i è accennato prima; ma, data la sua gentile tranquillità. di altri momenti, la gente non sapeva se attribuirli a disordine (perché si era meno anche a bere) o a malattia. Finché una mattina di gennaio del 1918 Campana suonò alla casa dei consueti amici. Non cran neanche le no1"c, La ragazza di servizio, che lo conosceva ormai da parecchio tempo, lo introdusse in uno studiolo e corse ad awcrtirc la padrona: e c•~ il signor Campana dì là! >. Una ""isita di Campana a quell'ora fe..:e subito temere alla padrona di ca.sa un grave motivo, e il suo timore divenne persuasione appena scorse il disgraziato amico che andava su e giù per la stanza convulsamente. Non ci furono scambi di ialuti né convenevoli. I due restarono a guardarsi guardinghi e quasi impauriti. Finché Cam pana, superato il turbamento, parlò: e Sono venuto a farle una confessione, Ma è gra- "'c quello che devo dirt-. t. gra\'c, è gra1"e... E lei mi crederà? Mi capirà? t. cosi terribile la colpa che devo con{cuare ... >. e:. Santo Cif'lo •, pcn.sò la Signora, e l'ha ammazzata! >, perché di colpo le balenò alla mente il sospetto di un delitto d'amore: no, non avc""a ammazzato nessuno, povero Cainpana ! Ma si .auumeva la colpa di innu• mc-rc""oli morti e di infinite stragi; si accusava nientl"mcno di essere il responsabile della guerra! e Il responsabile della guerra sono io>, bada""a a dire smaniando; e si batteva il petto. Attonita, la donna ascoltava senza ~atare e ienza osar prcvedcn· come il colloquio sarebbe andato a finire. La co,a stupefacente era questa: che 1t11la assurdità assoluta dei concetti il Campana riu1ociva a far discorsi ragionatissimi: anche brillanti, anche poetici: in ogni modo, sempre disperati e dolorosi. Il punto fisso era qucuo: la guerra, secondo lui, rappresc,Hava il disfacimento della poesia ita• liana, di cui era il sacro custode. Anime diaboliche erano riuscite a carpire questo spi• lito puro della poesia italiana che- in lui albergava e ne a1"cvan fatto scempio, sperpc1andolo, pros1itucndolo. Di qui il caos: dal l·aos la guerra. Ma non ci sembra opportuno di insistere .~ui vaneggiJ.mcnti di un'intclligen;i:a ottenebrata: nt abbìamo fatto cenno ~ltanto per compiangere che, anche nella sciagura suprema, il duro destino non avesse risparmiato .tlla vittima la soffe1enza. In una cartolina inviata poche settimane dopo l'incontro descritto, il Campana scrissc all.t Signora X: e SpÙo che Lei e 1uo !l.brito non mi vorranno male >. Più tardi mandò c-ome lettera un foglio di quaderno scol.utico con alcune battute di un dialogo tra Faust e Mcfinofc-le, tritdotte dal Goethe. Ci aveva scritto come testata e Jet• teialur.a >. E aveva interrotto con un: e:. può continuare ... >. Ma lui di persona non apparve più. Ormai le crisi cd i dison;!,ini si eran fatti più frequenti e gravi e verso l'estate del 1918 fu definiti1"amente internato in una casa di salute. Nessuno seppe preci• samcnte come le cose fossero andatt', Si seppe a un dato momento che Campana cr-a nel manicomio di Castelpulci e niente più. Una volta Fernando Agnolctti tentò di ,isitarlo ; chic.se di vedere i suoi manoscritti perché s'era )aputo che scriveva, scri1"c,a ininterrottamentt'. ~la i medici dell'istituto .i,uicurarono che nei i.uoì componimenti non c'era ombra di senno e che il malato ron era in condizioni di ricevere visite di chicchessia. Dopo quattordici lunghi anni di malattia, il , mano del 193, Campana mori\'a. T.T.T.
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