Omnibus - anno II - n.7 - 12 febbraio 1938

(COKTINUAZ. DA.I. NV?llBRO PRBOBDENT.EJ QUALE membro prima della Commi-.si,pncdi guerra, e come capo di Stato Maggiore poi, è merito e onort• di Pisacane se la giovine Rcpubblirn, in un periodo brevii;~imo, ebbe un C\Crcito coi suoi quadri e i suoi gregari. Merito ripagato ron critiche pungenti ed anche con odio: troppi interessi e ambizioni venivano lesi; troppi capibanda ridotti .ti modc<itogrado di subalterni, cui era preclusa ogni velleità di dettar legge in co~ di guerra e immi-.chiarsi nella condotta degli avvenimenti: chiamati d'ora innanzi solo ad eM:guire, non più a comandare. Lavoro difficile e delicato che egli for-.c non '\Cmprc 'ICppc attuare con la finezza ncces\aria. Strano que- ,to uomo di N.tpoli, hiondo e dagli on:-hi ceh·,ti. passionale e duro, col \t"mo della di,ciplina romc un nordico. Durczz,t voluta, non nJ.tiva. e )n Roma mi trovai ad un po~to contrario Al mio carattere, ali(' mie_naturali inclinazioni; ho aborrito• seinpre le cancellerie; avrei lc millc volte prf'ferito il comando di un battaglione. Subii la mia po,;izione, e mi tenni strettamente fra i limiti delle mic attribuzioni; fui quale doveva cs::-.cre,con espressione oltremontana, l'homm, du géniral en chef. Amatore di disciplina, l'osservai per primo. Nei dettagli del scrvizio <·mettevo. comc era mio dovere, la mia opinione, poi mi uniformavo alla parte di t•o:ccutored'ordini •· Allorché, vinto il Piemonte, gli au- ,triaci ~i rivolgevano verso gli antichi Stati del pontefice per domarvi la ribellione, Ferdinando secondo, a sua volt.i, saliva dal sud l' si apprc!>tava a varcare il confine romano; cinquemila ,pagnoli, sbarcati a Gaeta, o:i tcm,•vano pronti a Terracina; la Francia preparava la sua spcdiziom·. con a capo il vecchio e sleale Oudinot ; Pii;acane, in poco più di un mese, dava alla Rcpuhblica un esercito di quasi cinquant..i.mila·uomini : venivano requisite ar111i acquistati cavalli, fatte fondere rampane, ordinata la fabbricazione di cannoni, istituite scuole militari, pro11n1lgati regolamenti per l'addestramento. Strategicamente propose ~ubito un piano audacissimo (dunque Pis.:icane è. sempre lo stratega dai piani auda• l'i ?}: invasione del Regno di Napoli, indebolito dalla rivolta di Sicilia e privo dell'aiuto austrìaco. Sollevato il popolo, l'esercito dal sud a'lrebbc mosso, in unione coi toscani. verso l'Italia -.cttcntrionalc, in aiuto di Venezia, ,tretta d'assedio dagli au~triaci. Libcrata Venrzia, si -,arcbbcro rivolti contro gli austro-piemontesi chc combattevano tra di loro. li piano, re)0 impossibile dalla rapida soluzione del (·onftitto ,rnstro-picmontc~e e dal contrario parere dell'Assemblea, anche M: assurdo perché appunto troppo audan:. av<'va un suo valore: Roma centro della rivoluzione italiana. Dopo la decisione della Francia di 111tcrvenirCp' <'r ricondurre il pontefice nci suoi Stati, ogni 1opcranza di vita, pc-r la giovant: Rl'pubblica, \'l'niva meno. Il ·l4 api ile .1 Civita vecchi., ,b.1rrav,1110sc-ttemila francesi. Tr.1 il chiudcr.-i ,t difc~a in un~, città .1p1·rta come Roma o l' .ttt,1ccarc gli l'"{'rciti separatamente nella loro marcia di .wvicinamento, Pi...,acaneera per quc-,t;1 ~oluzionc, contro Mazzini. per il quale, tra l'altro, cra incredibile che i ,oldati della lihcrale e democratica rt·pubblica di Francia avrebbero comh.attuto contro la democratica Repubb!ica romana. A tal punto giunse l'ini:,:cnuità di ~azzini che lungo la Via Aurelia, per la quale .avanz,wano i fr,rnccsi, fece affiggere enormi carte!· Ioni inneggianti alla fraternità repubblicana e al diritto di Roma. E allorché il 30 aprile, prevalso finalment~ il di~gno di Pi~acanc, non aspettare 1 fr.mccsi, que~ti furono attaccati non lontano da Porta Pcrtusa. e rc:,pinti con pçrdite gravi 1 lasciando nelle mani di Garib.1ldi quasi trecento prigionieri, non solo a Garibaldi fu impedito di inseg-uirli Pisacane dovette finnarc l'ordine! - ma il giorno seguente furono addirittura rc~tituiti i prigionieri. Enrichetta in quel giorno ,i esponeva bravamente al fuoco, come infermiera. Pi'3.cane con l'organiz1azionc dcll'csertito ,i era acqui~tato un grande prc- ,tigio prCS..'1M0 azzini e il Triumvirato, ,mchc ,e le gclo,ic dei capi ccrc,w~tno di diminuirlo. ).fa la ~u.1 import.lm .'.\.. t rc·bbc cnormc-m<'ntc allorché il ~eneralc A\'ezzJn,\, ch'era ministro della Guerra e capo ~uprcmo dell'esercito, fu inviato al comando della dife,;a di Ancona, a,M.·diata dagli ,\U'ìtriaci. M.1u:ini doveva scrivere di lui: e Pt·r mc e-gli non era 1oOlamcntcil capa dell_o Stato ~a'{giorc, e5ecutorc rapido <" diligente ctdh: intenzioni del gcncralc.· in capo e delle nmtre; era l'ufficiale nato per la guerra d'imurrczionc, dot,1to d1 quf'lla p<>te-111..a d'iniziativa rlw trova la vittoria dove il nemico, fidando nella scienza tradizionale, non prevede l'assalto, cd al quale io poteva .,tracciare i più arditi consigli, securo ch'ei non li avrebbe respind unicamente perché in apparenza contrari alle così dette regole dell'arte bellica •· Con Garibaldi, che concepiva la guerra in un modo affatto diverso, sicché i loro pareri e i loro piani non collimavano. non 1,ivedevano con \impatia. Pisacane era M:nzadubbio il soldato migliore che avesse Roma: sapeva unire l'audacia e kt ponderatezza cd aveva in sommo grado le due qualità che fanno un buon generale : carattere e spirito d'iniziativa. Più di ogni altro. fu l'anima e ]a me11tc dell'esercito r(•pubblicano. Un'altra volta, dopo il 30 aprile, si tcntb di porre in pratica, anche se ridotto, il piano militare di Pisacane : non aspettare il ncmic9 entro le mura, m.t a,...,dirlo in campo aperto. E fu nell.l "CConda metà di maggio, allorché tutto l'esercito, con a capo Pisacane, Garibaldi e Roselii - comandante supremo, partito Avczzana - uscì dalla città e marciò verso i colli Albani e Palc~trina, contro l'esercito n.tpoletano, che si decise così a ripas- ,arc i confini. Nell'esercito avv<'rsario, tra gli ufficiali di cavalleria e tra co loro che oiù si distimcro, era il fratello di Pi,.tcane, Filippo, e fu puro caso se i due fratelli non ~i scontrarono in campo. Una camp.1gna breve, incruenw quella contro l'cM!rcito di Ferdinando -.c..·condom, a che riempì di cntu,iasmo i romani. La domenica 3 giugno fu il grandf' giorno di Roma. J francesi, attaccata la città all'alba. ventiquattro ore prima che spiras~c la tregua, a Villa Pa,nphili, a Villa Corsini, a Porta San Pancrazio, al Vascello, provarono come l'cser. cito preparato da Pisacane sapesse combattere e come gli italiani sapessero morire. Sorpresi dal tradimento, in contr.1ttacchi fcroci, caddero i migliori : Daverio, Masina, Dandolo e il poeta d(•lla rivoluzione, Goffredo Mameli. ferito a morte. I giomi che seguirono ,cgnarono l'agonia della Repubblica e gli cpi'ìodi glorios~ come la difesa del VascC'lloda parte di Medici e la morte di Luciano ~1anara e di Emilio Morosini, non valsero a cambiare il corso delle cose. I pareri erano discordi. Lo ,tes~o Garibaldi ,;i opponeva al piano di Pi,;acane di u~circ con una parte dell'C\ercito dall.t città e, con manovra avvolgente-, prendere alle ~palle l'esercito frances.e. Le forze erano esauste. Allorché il 30 giugno Mazzini, nell'imminenz., della fine, convocava a gran r,tpporto i capi, Pisacane proponeva, ancora una volta. l'esodo dalla città con l'e~ercito e il governo. Si sarebbero rivolti \'Cl"SO il mezzogiorno cd Jvrchbl•ro wllcvato il popolo. La notte del i luK"lio,rn<'ntre i francc~i 'K'C'ndetale da un antico compagno e amico di Pisacane, Enrico Cosenz, il medesimo che li aiutò a fuggire da Napoli, fu contraccambiata da simpatia. Non si pensi ad una volgare tresca. Sinceri fino ad apparire crudeli, partecipano a Pi1iacane il loro dramma nei più JTlinuti particolari e allorché questo sem· bra giunto al suo logico scioglimento, il più forte, Cosenz, con un atto risoluto, lo tronca alla radice, Cosenz si allontana. e ~ ~tata una cosa incomprcn~ibilc •• scrive Enrichetta a Pisacane, e e credo unica : io stessa ne sono imbrogliata né so ben capirla ... il certo si è cho mi ha cagionato solo immenso di~piacerc, e molto volentieri cancellerei dalla mia vita questi ultimi due mesi, che mi hanno fatto perdere tutta l'illusione della superiorità ch'io ~upponeva avere nel mio carattere. ... Ti confesso che per due giorni fui dolentissima della sua partenza, ma ora la morale, la religione e l'affetto che nutro per te non mi fa qua~i più ac• corgero ch'io ave~si potuto pensare- di amare un altro ». Pisacane stesso riconosce di essere ~tato colpevole in parte della debolez. za di Enrichetta lasciandola sola e lontana; riconosce che vi è un limite oltre il quale non si ha più diritto sull'amore di una donna. Lascia la Svizzera e corre a Genova dalla quale non si dhtaccherà più se non per l'ultimo tragico viaggio. Sette anni tra polemiche turbinose e lunghissimi silc•nzi. Il ritrovato amore non lo allontana né dagli amici né dalla vita politica. Genova è un centro fittissimo di esiliati d'ogni parte d'Italia e d'ogni colore; luogo di convegni assidui è la casa della madre di Mazzini e le redazioni di molti giornali. JI suo libro, Guerra combattuta, uscito ai primi di agosto 18511 suscita un chiasso enorme e gli procura duelli e noie infinite. "/i.. una critica ,t fondo degli av0I0VJ.NNI NI00TERJ. vano dal Gianicolo in città, come estremo tentativo, radunava gli ufficiali, li incitava a chiudersi nella città leonina e a continuare la lotta. Disciolto l'esercito. Pisacane, per motivi rimasti ignoti, veniva arrestato e chiuso in Castel Sant'Angclo. Liberato, il 30 luglio, con Enrichetta e qualche altro, sbarcava a M.lrsiglia sulla via dell'esilio, verso la Sviu.era. ospitale. Un anno e ,più di ~ilio tra Ginevra, Lo~arma, Londra, Lugano : un anno di vita stenta, di polemiche sugli ultimi fatti che gli suscitarono odi e r.lncori da parte di amici e nemici. Al suo soggiorno di Londra, ~ettc mesi, si è voluto attribuire un v,tlore decisivo per la sua fonnazione spirituale. Qui egli avrebbe avvicinato i mae~tri del socialismo europeo (Marx, Ledru-Rollin, Blanc, Leroux, ccc.), avrebbe avuto in ogni modo contatto con le loro dottrine e ne sarebbe torn:tto trasformato. Alla fine dell'ottobre 1850, Pisacane era nuovamente in Italia, a Genova. Quali motivi ve lo riportavano? Un episodio che sembra gettare un'ombra sinistra sulla sua compagna, mentre for~ non ~ altro che un segno della umana debolezza di quella povera donna. Enrichetta era rimasta a Genova sola. Tre anni di disagi, di miseria, di girovagare continuo, con due guerre vissute e si potrebbe dire combattute, la ritrovarono alla fine stanca e disillusa. La simpatia mo,travenimcnti del 148 e '49, fatta con chiarezza e vigore. Una interpretazione personalissima sulle cause dcll'e~ito ,,cgativo di quei due anni ; la formula-zionc di un indirizzo nuovo da dare al Risorgimento, alla Rivoluzione italiana, non più o soltanio politica, ma es!>Cn· 1.ialmentc sociale. La rivoluzione era fallita perché il popolo non l'aveva sentita; gli -egoismi di classe l'avevano soffocata sul nascere. Solo quando la stragrande maggioranza del popolo italiano parteciperà alla lotta, si potrà sperare in un esito favorevole della Rivoluzione. Stanco delle polemiche e dcsidcroM> di approfondire i problemi sociali che aveva toccato nel suo primo libro, cd anche per la vita meno cara, nel '52, ~i ritirava in campagna, in una villett:-t ad Albaro. Fu un segregarsi quasi completo dagli amici e dalla vita. Scendeva in città il meno possibile e soltanto per le lezioni (viveva dando lezioni e con qualche articolo) o per ragioni di studio. Con lo stesso Mazzini, dal quale ormai lo divideva la opposta concezione della lotta, troncava ogni relazione. Si è voluto attribuire la causa del ritorno di Pisacane alla vita di azione, al muratti5-'7o che in quegli anni brigava seriamente per porre sul trono di Napoli un discendente di re Gioacchino, Luciano Murat, ambasciatore di Napoleone terzo a Torino. Se il colpo dell'intriJ;?"ante ambasciatore, spalleggiato da Napolcone, fos~ riuscito, l'indìpcndcnza italiana .sarebbe diventata assai più problematica di quello che non era, e Napoli, nonostante le promesse del Murat, sarebbe ritornata ad essere né più né meno che un3: pro: vincia francese. Esagerazioni dcgh esuli meridionali? Può anche essere. Un pc• ricalo però sussi'ìteva effettivamente .. Gli antimura1tiani, di fronte al pericolo grave, si erano riuniti in un Centro politiro ron sede a Torino, smorzando per l'occasione le divergcnzf' anche profonde che li tcnC'vano divisi. Quando si veno<' p<'rÒ alla conclusione di un'azione violenta nel Regno che avrebbe dovuto porre_ innanzi al fatto compiuto i Borboni, 1 murat• tiani e l'Italia si scissero ancora e rimasero in lotta i M>lircoubblicani, Il murattismo per Pi!-ac,rnc non fu più che un'occa~ione ad aC"irc. Socialista antiliberalc e antindividualista sempre; che non negava il patriotti• smo, ma lo potenziava fino alle estreme conseguenze ; che aveva creduto di potere individuare le c,,usc del «fiasco» del '48-'49 nella mancata partecipazione dcilc masse; do~ anni di raccoglimento e di Mudio, 11 suo pcn~iero aveva ~ubito una profonda f'voluzione, capovolgendo addirittura taluni postulati prima ammessi come t·ssenziali: contrariamente a quakhc ;inno prima, "gli credeva oggi nella potenza di una minoranza decisa e nella efficacia assoluta (•d insostituibile dell'azione. e Il lampo•, concludeva, e della baionetta di Milano fu una propaganda più efficace di mille volumi ,critti da dottrinari >. e La propaganda delle idee.:., scriveva nel tc~tamento, cè una chimera, l'educazion<' del popolo un a(surdo. Lc idee rhult,1110dai fatti: non questi da quelle. Se non riesco, di- ~pregio l'i~nobile volgo che mi condanna cd apprezzo poco il ,uo plauso in <"a!>d0i riu~cita •· Pisacane stesso ,nivcva a Mazzini sottoponendogli il piano di una !iP':di- ;,ione armata nel Regno borbonico. Mazzini da Londra, via Pari~i Lione, correva a Genova a or~aninare l'im• presa. Dal giugno '56 l'attività di Pi3acane fu assorbita qua,i esclusivamente dalla org,mizzazìone dl'lla ~pcdizione: lct~ terc quotidiane al l'Orrispondcntt· d1 Napoli, redazioni.' di un giornale che élandestinament(' divulgava nel Regno per tenere vivo lo ,pirito della rivolta, ricerca di fondi per il finanziamento dell'impresa. La quale nelle sue lince era molto -,cmplicc : una spedizione di .1rmati che avrebbe liberati i prigionieri poli.tici di una qualche i-.ola e li avrebbe sbarcati in un punto della co- ~ta napoletana, ove, già prep..i.rata, sarebbe scoppiata la rivoluzione. Tanto M:mplice nelle !!Uelìnce quanto irta di difficoltà nella ~ua attuazione. Gli uomini stc1isi, che aHebbcro dO\·uto prep,trare il terreno, l'rano a~,olutamente inadatti, a cominciare da quel Giu,eppe Fanelli, cui era affidata l'organiz.- tazione nelle provincie napoletane, giovane privo di ri~olutczza e soggetto ali<' improvvise esaltazioni seguite da prO• fondi abbandoni. Coll'avvicina111i ddla dat.1, \1rt'agitazione '!Ottile incominciò ad impadronir- ,i non solo degli animi di coloro che dovevano porla in esecuzione, ma dei loro !'.tessiamici. Catastrofiche previsioni venivano fatte <' l'omhra dei fratelli B,rndiera suscitava fantasmi paurosi. Il <K>lPoisacane andava incontro al grande evento con una 11;crenitàstupefacente. Raccontano coloro che in quei • I s.::iornilo avvicinarono ch'egli era comP.'h·tamente trasformato ,. tra~figurato. rr.inquillo nel parlare, posato ncl geArcibertold IVIDl v•o•1n1u D'ITUU 011.re 100\paglne, con 11-upende tavole a colori O'LTUU 00PIB: C0ST.l L, 4 GIUSEPPE CORANI ,tirc niente ricordava di lui il mcridion~lc dell'esilio svizzero allorché nelle discu,,ioni fracassava i tavoli al caffè a fo.w di pugni. Aveva la chiarezza dc~li allucin.Hi e la logica dei fanatici. Fino al giorno della partenZ;\ non tralasciò qul'llc lezioni di matematica tli cui viveva, r agli amici, non a parte ·j CORTI E PAESI drl suo 'ìCgreto, parlava o ,criveva delle cose più divcr~c e più lontane, co- '"I mc se fo~e stato aswlutamentc c1itraneo a ciò che ,ta\il per accadere. Distaccato da ogni umana .u11bilio1w 1 fino all'ultimo tl•ntò invano di per~uade. I re Garibaldi di por~i lui a capo ddl'im- , presa: egli lo .1vrc-bb1.,.e•guito in ,ottord ine. La none del 4 giugno gli organizzatori, con Mazzini, tornato da Londra un mc~ prima, ,;j riunivano in una casa amica e, dopo la p,,rola ..ippa~sionata e decisa di Pi,;acane, fiss,wano la data del 10 giugno e prendevano gli ultimi accordi per quella 3pedizionc che sarebbe passata alla storia col nome di Sapri. L'imbarco dei capi con i \Olontari, una trentina, arruolati da tempo, sarebbe avvènuto sul Cagliari, il postale Genova-Tunisi; Pis.icanc ne sarcbbc 'ìtato il capo, Nicotcra e falcone in sottordine; Rosolino Pilo li avrebbe preceduti ~u una goletta cal rica di armi, con la quale si ~an•bhcro incontrati in alto mare, dopo l'ammutinamento; Coscnz capo militare nel t Napoletano. 1 Un grave incidente, ~opravvcnuto a Rosolino Pilo, faceva rimandare la spedizione, mettendo in tremendo di- !iagio i cospiratori che, frattanto, avevano avvisato Fanelli di tenersi pronto per il 13, Rosolino Pilo, partito con la goletta il 6 giugno, veniva preso in alto mare dalla burrasca e perdeva il carico delle anni. Fortuna, in ogni mo- I do, che, dopo tre giorni di lotta con le , onde, un vento ,nigliore lo riportava in I_ tempo a Genova ad avvisare Pisacane di non più partire. TOMMASO BOZZA (La fo,ie al pwssimo numtro). (176-1--1766) A CUf/.A DI ALESSANDRO CASATI ..COLLEZIONI,, SETTECENTESCA" PACC. Xli ..00. CON 10 ILLU$TllAZIONI FUOlll TESTO, L 2) La pubblicnlnnc del primo volume dei •M~moircs pourwvir, l'hinoire dc m1 v:c • - (.i,n1Minimiprim• •ncou d' csi.cre conoKÌuti nell• loro intcg-rit.ì fu con,idtt•l<l, in lt,li• e •ll'ntcro, come un .avvenimento. ~ato i.ccondo volume~ dc1tin1to • un 1ucccs1-m0 •«K1orc.Le 11tu•li vicende dcli• vit• wropu lo rodono in un certo modo Jj viv,1•thi,lit.ì, gi•c,ht ln c»o trovl1n10un qu•dro luKgntivo dcl- ~•}:!J: x:;;::.~:::~ ~n~;;:;tn:~:~ ;:~:cdr:i~!:,Pj~\~;::!.': 01t .né;~;; di Puqu,le P•oli ,gli 10I; d'Oriente co.11 qud loro Urano mi..cugl1o Ji genti Jivcn.c. I Ecco i titoli Ji ,lcuni c•pitoli; Pisito /11Corsir11 - QuMli rr,mo i mi,-i pro_et'lli1111/1C1orsif,I - fl mio 1•i11K,eio ;/11 C11Kh11ri Il Cusl"',- /Ùwpoli - F,,uio l,-1/,-u!tiouhr{{" "M,u·1~rli11 - Sotto II B,1rrt'l/on11 - Visito un f11tt1010 mo,,111/uo - Arril'O II S11r11tD{{'!__ - Unn nllQ\'11 Jolli11 - Arrivo ,1 To/,-Jo - U11 '11vven- /11YII t11l11111t' - f "ivulimrnli ,li C,u/~f"- Non l,isoK"",l,1rombr11 """ ,lnmr 1p11,<11olr - Il mio 11rri10 11 lisl,on11 - C~r sp,nm,toso /i/,,-,tinffftiol - Un 11\'Vt'nù,,,,,,Jolr11,fito f'lu 111"i:, mollo t!11pc-n111rr - Un m11tri1t1onio m1111f11ol0 ;J prt>.(i11Ji- {io ,usurio - lr io11ne porlo,({hoi I MONDADORI J -~~,.,,;···

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