Omnibus - anno II - n.7 - 12 febbraio 1938

Parigi, febbraio U 'I TRILLO prepotente irruppe nd mio sonno, mandò in frantumi i sogni che, come si sa, ')(}flO di vetro. Mi destai di M>prassalto, e l'angoscia perdurando di non so quale tonncnto onirico, la trapunta sopra il h.•ttomi M!mbròl'Etna, e io sotto Encelado, schiacciato da questo monte di gran razza. Sul comodino, la !<>v<-glcioantinuava .1 trillare rabbiosamente. Era una sve- ~lia di clasS<'. Per parte mia, e a fine di trov..1.nni leggero al riweglio, mi ero J.'itcnuto la vigilia di mangiare fave, I<' quali, ~econdo Pitagora, intorbidi- -.COf\O i .':>Ogni.Qu,into ai miei ospiti, ('Omprc"i della mia preoccupazione e pn.•.muro~i a rimuoverla, avevano posto a mia disposizione il gioiello più pre- .tioso della casa: una di quelle sveglie <Jazz> tanto magnificate nella pub. blicità dei cinematografi parigini, alla ,·ui voce non c'è sonno. per roccioso , he 'iia, che possa resistere, e che as- ,icme con la voce tirano fuori dal quadrante una pioC'gia di scintille, che ,baragliano le tenebre più dense e accecano il donniente risvegliato. Attr.iverc;o le scintille, la sfera pic- {·ola era ferma ~ul 5 e la grande -,ul 12 .. Dio sia lodato! Cinque ore e mezw mi separavano dal grande avvenimento. Mi buttai ,::iù dal letto. L'occhio del mondo era chiu~ come quello di un morto. Un molle sgocciolare di pioggia striava il silenzio deso- !dtO. Nulla preannunciava l'aurora. Venti anni prima, in questa mcde- ,ima Parigi, in un'ora altrettanto spenta e solitaria, un poeta moriva fra i ,quadri cubisti e gl'idoli c~ngolesi. I poeti sono i ~ovrani perpetui delle nazioni.. La Francia, nonché ridotta a farsi rappresentare da un signore in frac e cilindro, anche il suo trono poetico è vacante, né c'è speranza per ora < hc qualcuno lo vada a riempire. L'Italia ha Dante, l'Inghilterra Shakespeare, la Spagna Cervantes, e tutto è venerabile che si richiama a questi e M>vrani > dello spirito .. J tedeschi le case d'illusioni le chiamano puf, e Goethe-pu/ si chiama a Strasburgo un'antichissima casa d'ìllu- 'IÌoni, nella quale a suo tempo frequentò colui al quale Napoleone Primo diso;e: « Voi 'liete un Uomo! >.. Quanto agli Stati Uniti, il loro bardo u.1zionale essi. lo hanno nel poeta Walt Whitman, i cui funerali, seguiti dai C'Oridonidi tutti gli Stati della Confederazione, che. la faCcia infarinata e rigata di lacrime, agitavauo rametti e cantavano le strofe del grande scomparso, furono a un tempo l'apoteosi. Persino la Grecia ha il suo poeta in Solomòs, senza contare Omero che, quanto a celebrità, li batte tutti. E la Francia? La Francia ha tanti poeti. ma le man- ,·a e il Poeta >. C'è bt:nsì un « prinripato della Poc- ,ia >, la cui corona orna tuttora la chioma di Paul Fort, suocero del nostro .unico Gino Scverini ; ma oltre che questa corona è una corona di cartone, quella del re non trova cranio ,ul quale posarsi1 e ~iace inoperosa in una vetrina del Louvrc, accanto a quella di Louù le Bien-Aimé. Subito dopo la guerra, qualcuno lanciè, l'idea di conferire la poetica regalità a Vittor 1-tugo,c1 a imitazione delle lururae Da11tù che si fanno in Italia, ,~tituirc nc:llc principali città cattedre di .. vittorughismo >. Que!<>taidea, alla quale nessuno aveva prm·vcduto a dare la necessaria ma• no di colla, cadde a terra e si afflosciò. Sulla fama di Vittor Hugo1 l'unani• mità ;. ben lontana dall'essersi costituita. C'è- un forte partito che ha fatto ,ua la frase di .E:miledc Gauthier, e proclama Vittor f-lugo « stupido quanto l'Imalaia >. Oltre a ciò, e proprio nei giorni in cui la proposta delle cattt.:dr~ vittorughiane moveva i primi timidi pa.,si, un irriverente editore liu:nziò un librò di biografia letteraria, e hC' narrava per filo e per segno gli .1mori dì madame Hugo e di Sainte• Bcuvc· Lt ,tt._•,:-t.eJ.st.a di Vittor Hugo, quella u·,t., nella quale Carducci vedeva la tc-rribilità del leone, altri la \'Cdono corn<' una L.,ccia im.aponat.1 e pronta al \ ont.itto del ra'>Oi.o. E sebbene Rodin que,to Vittor J-lugo della st.ltuaria abbi.1 r.1ffigurato l'esule di Napoléon le Petit nudo sugli scogli di Jersey, e .ittc·nto con 1,, mano a conca ai canti ddlc ,irc~ne che gli ~i arrotolano ai piedi, i piccoli francesi che nel giardino dd Pal.,is-Royal gli girano intorno rincorrendo il cerchio, sono più di- 'f>O:..ll a vedere in lui un Père Noil im• hronciato, che il papà della pocs;ia francc,e. ~[i .rndavo tirJndo int~rnto sulla f.lc1a ,pruaatc di acqua diaccia, .sia prr fru,tarc- la mia energia, ~ia p<.'r mond.in· la fuligg-inc eh(' i ~~ni depongono -.111 nmtro vi-.o Non dico di calare b corona sul teschio del poeta morto venti anni fa in questa medesima Parigi, ma Guglielmo Apollinaire non era degno di perpetuare la dinastia minore dei Mal. larmé, dei Laforgue ..... Apollinairc morì nella casa in cui per tanti anni era vissuto - al 202 del Boulcvard Saint-Gcrmain - e sulla soglia di quel benessere borghese al quale aveva sempre aspirato, attraverso und vita tessuta apparentemente di spregiudicatezza, di fumisteria, di bohèmt. La sua nascita è circondata di oscurità, come quella di Omero. Di sua madre si sa che in gioventù era stata una mondana di grido, e sul tardi si mise allumeuse nelle case da gioco, ove e accendeva > con vincite simulate il coraggio dei giocatori timorosi. Apollinaire aveva un e segretario i. felicità cui, :itando a quanto dice Sten• dhal, ogni uomo ha diritto. Nascosta dietro una tenda, la Spagnola udì le orgogliose parole e, tre giorni dopo, al poeta stecchito e orizzontAle sul letto, uno faceva la barba tirandogli su la guancia dissanguata, e un altro gli passava il lucido sulle suole. La morte dei poeti è segnalata da prodigi.. Esalato l'ultimo respiro, una cannonata rimbombò su Parigi, rotolò sulle case, si buttò nei boschi di Bulogna. Le campane partirono in volata. Un urlo immenso sa.lì dalla città. Le strade si empirono di gente, come se si fosse rovesciato un calamaio. Nei pressi della casa del poeta, la folla in dc• lirio invase il caffè dei Deux Magots e fracassò tutti i vetri. Era ~tato finnato l'armistizio. capo riconosciuto del surrealismo, colui che con stile pascaliano svolge concetti di questo genere : e Il signor Poincaré, vituperato dalla piuma di pavone, bacia sulla bocca il fu signore di Bomiol >, e che pochi anni fa tolse in isposa una sirena che, alla fiera di Neuilly, le gambe infilate in una coda di gomma, se ne :itava dentro un mastello d'acqua, malinconica e bella, tra ninfee galleggianti.. Ma neanche lo sposo della sirena diede soddisfazione. Fin~,lmente, la < perla > dei poeti fu \Coperta nella persona di Paul Valéry. Il «caso> Valéry riuscì di lancio tanto più facile, in quanto questo poe· ta scrive in maniera oscura ciò che può essere scritto in maniera chiarissima, e anzi 'iarebbe meglio non scrivere affatto .. L'uomo ama l'oscurità: non quella pericolosa e piena di e cose>, ma una S1)hynx >; la quale risposta c?stttuis.ce per gli iniziati un grazioso equivoco tra lu favolosa creatura che proponeva cni~mi, e lo i.tabilimento che offre ai ~uoi clienti godimenti sceltissimi, dcn• tro un quadro di stile neocgizio. Lo Sphyrix, fondato da Ales'iandro Stawisky e organizzato in wcietà anonima - mai questo termine ha trovato applic.ilzionc più appropriata - novera fra ì principali azionisti un ministro di St,\to. Per interes,amento di Sua Eccellcn· za, questo stabilimf'nto di piacere, che· per poco non è considerato di e pub· blica utilità >, è libero di gravami fiscali, gode di una specie di immunità e ha facoltà di allestire « socttacoli > t<.tli,che ovunque altrove la polizia dei costumi vieterebbe. A que,ti spettacoli, oltre a1 soldati tC'· b,mi di Cocteau, as)istono copuie di )posi stranieri, e soprattutto anglo,as- 'i-Oni,per i quali Parigi è ancora la i·illf lumièrt. Poi, a fine di completare ciò che una volta si chiamava e il circuito dei granduchi >, e come dalia fervida vita modema si pasc;a a raccogliersi davanti ai monumenti del passato, le coppie di sposini anglosassoni si fanno condurre dalle guide patentate in altro stabilimento di piacere ben più antico e venerabile, chiamato Le Grar1d Chaba- "BOIB DE BOOLOGliEu . OOLLOQOIO DELL'ESTETA OON LA MJ.TORA, (....ll primo 10I, de.I m1tllno btolna I 1110p! !,di pallidi irrorati di n1g!ada,..) Jean Mollet, discendente di una· famiglia regale d'Inghilterra, il che non appare se il nome è pronunciato con accentazione e fonetica francesi, ma solo quando lo si pronuncia all'inglese, come Plantagenet. Mollet era cleptomane d'arte, e come tale frequentava assiduamente le sale del Louvrc .. I guardiani di questo musco sono reclutati fra i mutilati di guerra. Coperto di un'ampia e pellegrina >, pai.iente e circospetto, Mollet aspettava che il e tac tac > della gamba di legno si allontanasse nella sala auigua, e allora, cocci etruschi o bronzi della dodicesima dinastia, TaZ· ziava tutto che di portatile gli capitava a tiro. Quando la Gioconda disertò il Louvre, per quanto vigilata dal San Giorgio di Raffaello che stava alla sua sinistra, e se ne andò a Firenze, in quell'albergo di via Cerretani che da allora reca il nome glorioso di lei, la Sareté fece una retata dei ladri specializza.ti nei furti di oggetti d'arte, e prese dentro anche il discendente dei re d'Inghilterra, il quale nel frattempo era stato scoperto e pedinato. Sotto il letto della sua camera in cas,l di Apollinaire, c'era un piccolo mu~eo. Assieme col e segretario>, portarono dentro anche il « principale>, lo pas• sarono all'antropometria, lo fotografarono senza colletto, lo tennero una decina di giomi alla prigione della Santé, dove lui, cente11inando l'acqua di nenufaro che passano ai carcerati per spegnen: l'ardore amoroso, scrisse uno dei 5uoi canti più malinconici e belli. Intanto io mi andavo ra~ando con la ferocia di uno scalpcllatore Siù, e1 mischiate alla saponata rossa, larghe fette di guancia cadevano con grassi « flop > nel lavandino .. Apollinairc fu ferito al fronte di Artois, e trapanato all'o:)pcdale italiano di Auteuil. Celò per più d'un anno il huco sotto una specie di solidco. Guarì, si ammogliò, e guardandosi attorno con diffidenza, lui che da se stesso 5j era battezzato e le Afal-A,mé >, capì che t'T,l toccata anche a lui queJl,1.fett,t di Avevo infilato intanto la camicia, ma per la troppa fretta mi trovai con la pettina sulle spalle. L'indomani, il corteo funebre usciva dalla chiesa di San Germano dei Prati che, sotto un campanile romanico, spalanca una bocca di pescecane. Dietro il feretro camminava l'allumeuse, come un uccello del paradiso ridotto a andare a piedi. Un altro poeta era morto in quello stesso giorno : Edmondo Rostand, e agli amici che, la guancia sulla spalla e le pupille ciondoloni, le parlavano di colui che, in capo a tutti, se ne and~va in carrozza e sotto i fiori, l'allumeuse rispondeva: « Mio figlio un poeta? Un pelandrone volete dire. Rostand : ecco un poeta! >. Nel morbido cielo, pa:isavano nubi a pecorelle. Con und. mano mi tirai dietro il por• tone, e con l'altra su il bavero del cappotto. L'ultimo tassì notturno dormiva al• l'angolo della strada. 11 rumore dei vecchi motori è .u.sordante, ma pur attraverso il Uuf.teuf percepivo il ronzìo della città che si svegliava; e mi pareva sentire le colonne comporsi, i fiumi umani mcl• tcr-i in marcia, e tutti puntare a quella mèta alla quale io stesso ero diretto .. Arrivati nei quartieri colti, riconobbi sulla fronte di un palazzetto basso la 11.igladella Nouvelle Revue Frariçaise, che da tanti anni comanda la vita letteraria della Francia. Morto Apollinaire, la N.R .F. . acqui• stò dalla vedova la proprietà delle opere, e da quel giorno i libri di Apollinaire sparirono dalle librerie e rimasero a~senti per più anni. A imitazione dei re che ~tvevano i loro poeti di corte, anche la N.R .F. . voleva un suo poète de la mai.son, e intanto rimoveva gli ostacoli dalla strada di questo personaggio laurato e ipotetico. Vari poeti furono presi in prova, a quel modo che le massaie cambiano le domestiche, finché non trovano la «perla>. Fu e provato> anchl: André llreton oscurità di superficie e che non na• Konde nulla. Nel dialogo della Terra e della Lu• na, la Terra dice alla Luna: e Pitagora dice che le sfere celesti fanno un certo suono così dolce ch'è una meraviglia; ma che io sono assordata dal suono stesso, e però non l'odo>. Di orecchio più fine, Valéry tesse la sua poesia coi suoni che nessuno ode. Nel corro dì pochi anni, la fama di questo poeta pitagorico è diventata idolatria. fn una casa del Boulevard Raspai!, conosciamo un musco « Paul Valéry > ìn cui un ammiratore raccoglie tutte le scorie che il poeta si scuote di dosso : lacci di scarpe, bottoni, stuzzicadenti .. La poesia di Valéry è « profonda >. La profondità di questa poesia è di una specie particolarissima. Per molti anni abbiamo cercato di determinare la specie di questa profondità, e finalmente essa ci fu suggerita dal film di Charlot, Tempi moderni.. Charlot elegge domicilio in una baracca.. La mattina esce dalla baracca in costume da bagno e fa per tuffarsi in un canafe che scorre là presso, ma <sitrova seduto in due dita d'acqua .. Luce brillò nella nostra testa: avevamo scoperto la « profondità :> di Paul Valéry. Pcnluta la ,u.1. bella libertà, il noMrò t1.uf-teu/ era serrato ora in mezzo a un armento di veicoli di ogni specie, i quali con amimi, starnuti e spetezzamenti rotolavano tutti assieme vcr- 'iO il Quartiere delle Scuole. A destra, sopra un portoncino di aspetto enigmatico, leggemmo: « SphJnx •· Quale è l'uomo che, almeno una volta in ,;ua vita, non si è sentito Edipo? La machme infernalf è una commedia di Coctcau che, a dispetto del titolo napoleonico, si svolge a Tebe. La citti è cinta d'assedio e la guerra si prolunga tra la noia. Nel primo atto, durante il cambio della guardia sulle torri di Kolta, un soldato domanda : « Come rompere questa monotonia?>, <' l'altro ri<spondt"• e Andiamo allo nais, e qui, per un modico compenro, si fanno mostrare la e sedia d'amore» adatta alla pinguedine di Edoardo VII, e la grande coppa di bronzo dentro la quale il creatore dell'Entente cordiale faceva i suoi famosi bagni di champagne . lnfiP". come nocchiero st.i?.1h.:0 <J:'t lun go na,..,garc che vede brillare lag~iù le luci del porto, con gioia salutai la mo- )t" affumicata della Sorbona, e quella più bassa accanto e mèta del mio viag• gio: il Collegio di Francia. Trent'anni fa, nell'aula 7 del Collcg10 di Francia, Enrico Bcrgson parlava della Materia, di Berkeley, dell'Etica di Spinoza, delle Enneadi di Plotino, e chi voleva trovare posto in quell'aula prima che i boa, le piume di struzzo, le tube_ e i monocoli. del T o~t-Paris la lmp1s~ro tutta, arrivava un ora av.. 111ti e si rorbiva la lezione di un anodino conferenziere sulle proprietà dei silic.iti. Ma che è una conferenza di Berg- ~n 1 a petto alla prima lezione di Poe• tica tenuta da Paul Valéry? Abbandonai il teuf•teuf, mi tuffai nella calca, mi spinsi avanti. La lezione era annunciata per le dicci e mezzo, ma già alle otto i dintorni del Colkgio di Francia erano occuoati militanncntc: nidi di mitraP'liatrici dominavano le )tradc. Tuttavia entrammo .. L'aula era va,ta piena d'una luce eialla che stancava h~ vista. Vidi molte teste di gente silenziosa e sottomcs'ia: venivano in mente i carcerati che a~oltano le conferenze nei grandi reclusori americani. Sulla cattedra, là in fondo, <siscorge• va appena il conferenziere dal volto tagliato da profonde rughe. Mi fennai: non si vedevano che balcanici, cinesi, ~udamcricani. ln giro non c'era un frnnccse. Paul Valéry parlò con 2'randc monotonia, ma non mi fu po\.,;ibile comprendere nulla. Mi pareva di essere in un salotto romano, quando Ungaretti parla in pubblico spiando la noia e la f~rrea pazienza degli ascoltatori, i quali solo perché si sentono paticnti M credono finalmente giunti a comprl"nderc gli arcani della poesia. ALllERTO SAVINIO ( LETTEARLDAIBETTi[) IIIBBBI &1t&l 1rP~(B~~ Caltanissetta., febbraio f,tARO DIRETrORE, non I, nascon- ~ do che questo, se non è, almeno è stato un mio dubbio molto noioro .. Strndhal, parlando della wc-ietà del 1796 fnellJ. Ce,tosa di Parma). scrive: e Gr,rndi11.,irnaera b licenza dei co- ,tumi, ma le p.1.,~ioni molto rare >. E in altro luogo dello i.tesso libro afferma categoricamente che i cuori dei suoi J.,C~naggi e non battono>. Stendhal nota eh<', nel 18,5, il cuore umano ha perduto molto del calore: antico. Pod1i ;1nni dopo, Lc·op..trdi M:'nteche 11 proprio cuorc-, e con e,so il cuore dell'umanità. ha perduto i battiti che possedeva nel 1815. In confronto a quello che seme di avere nel petto veCM>il '261 il cuore dc·l 115 gli sembra un \·c-ro \aie. Ma intorno al 1850, il cuore del '26. e spc<'i,dmcnte quèllo di ".'ui tanto .si I.ignava il Leopardi, sembra a un altro poeta il pili giovane .. il più caldo il più vivo dei cuori. 1 E cmì via, sino ai no,tri giorni. Or.1 io le confc.~:)0c.:heil frnomeno d1 que~to (_uore umano the, quando viene giudicato spento, h..t poi tanto ca• lore da poterne perdere una grande quantità nella generazione seg·1ente e, dopo il\'l'rla pcrduta, apparire rovente di affetti allJ. generazione che ~uccede .111.t,,4.:guentc, mi h., ~•mprc imprci.- ,ion,tto. Qual è il suo calore di origine, se non fini~C'l'mai di spegnersi? . Comunque, è dj molto conforto il pensare che questo arido cuore che ci "cntiamo nrl petto. sarà un giorno, nella storia dei cuori, un bellissimo cuore; C'he nt"I momento in cui rimpiangiamo la gentilcua di un tempo, e mettiamo in questo rimpianto tama secchezza, e nel "rimproverare gli altn di non esM:re gentili tanta scortesia C'ht· nel momento imomma in cui ,..l accorgiamo di non .ivere un cuore, c1 ,arà poi spiegato <lai nostri fi((li rhl· lo avevamo, e dei più teneri. Il lato problemc.1.ticodella que:)tio,w è il <,Cgucnte: nello spegnersi, il cuor(• ))Cgucla legge universale della degradazione della materia, per la quali> non riacquisterà mai più quello chi• ha perduto, o n<' segue un'altra meno moderna, e rhorgcrà dalle sue ceneri;• Mi sorride l'idea che i tempi d1 Omero possano tornare wlla terra t: gli uomini .ttrivare alla morte con 'gli occhi i~bambolati e ingenui, dopc <l\er dedicato una lung.1 vita a diffc. renziarsi. in poco o nulla da quelli che ,aranno stati nascendo .. (Oggi l'uomo na.sce nelle mcdc:iime condizioni mentali.. in cui nacque Adamo, ma deve arrivare al puntn della morte in così diverse condizioni mentali, da far capire che parecchie diecinc di migliaia d'anni son passate dal giomo in cui morì Adatno). La provincia che, in nome dd cuore. fa le cose più grossolane, ivi compre-,.1 quell.t di non leggere gli 'iCrittori di più alta qualità perché sono e freddi >, e quelli di media qualità perché non 'iOll0 di ,tlt., qualità 1 e i moderni perché non hanno il fervore degli antichi, e gli .mtichi prrché mettono il loro fervore nel parlar di cose che non sono moderne ; la provincia, che ha sempre torto quando piglia un tono alteuoso. e dispr<•zza,e non legge, e oro• lC'it,1,ha poi r;,gion~ quando umilmcn• te chied(• un po' più di calore <' di luce. Io ho .1 Cat,mi.t due o tre .unit I du.: .,j aggirJno ,tttorno Ji libri mod1•rni <·omc g,ttti \ icino ai fornelli ,,X'nti. Il loro tono i: di non lt•ggere qtu.:,ti libri. dai quali, m.,lgr,1do tutto. potrrbhcro vcmr corrct:i, castigati e migliorati; il loro torto e .1.nchc quello clic, nd· l',,ugur,11t' ,ì quC'<.tilibri un tono più umano L' attrat·nte, pcn<.ano ('On 110- ,t,ilgi.1 ,, un 10110 di operetta e canwnctta d';1111on;..m· .1 io guardo con emozione quel loro ,1ff.umo di chi ,i aggira, d,ille finc'>tn· di mezzogiorno J qut·lll' di lcv,mte, in una r.t1;,ache non v<'de rnai il sole. Sulla que,tionc del cuore, la pro\'ill• nd dice molte ~ciocchczzc, ma insegna taC'itamtntc alcune cose utili. Cordialmente VITALIANO DRANCATI CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla narrallone di un rat.t.oqual1la1l, realment.e accaduto a chi ,crtve. La narraalone non deve 1uperare le tre colonne del rtornale, e deve euere ln•tata ,crtt.ta. a maccblna, da una aola parte del forllo. OJlll narraatone pubblicata., aecondo l'ordine di arrho e d·acce\.t.aalone, verrl compenaa\.& con Lire ~oo (ctnquecent.o). - l dat.t.llo1crtt.\.t non accet,.. \.&U non 11r11Utul1cono. - Per la va.Udlt.à. della apedh.lone. 1ervtnt del \.a• rllando 1ta.mpat.o qut 101.t.ol,ncollat.o ,ulla bu11.&. DA TAGLIARBJ 1 -COIICORSO PERIIIAll~TE Alla. Direzione di OMNIBUS PIAZZA DELLA PILOTTA N. 3 ROMA j

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==