Omnibus - anno II - n.6 - 5 febbraio 1938

ANNO Il • N. 6 • ROMA 5 FEBBRAIO1938-XVI 12 PAGINE UNA LIRA lii El FBOJITE DI ABAGOBA, " .. .I& l(J)lli&ba oorillo pog!ue di eengue o di gloria.. ln le~ di Spogn.a..' 1 MILIZIA ~ URANTE QUlNDlCI anni di vita, U la Milizia ha atteso contemporaneamente a due compiti, che avrebbero ~oraggiato quahiasi altro organismo -,orto in un'ora di profonda crisi storica : si è dcfinit.1 fino ad a,!lumere una fi!lionomi;.1 inconfondibile cd è divcnt,lta un clt.·mcnto t''i'>1:nzialc della vita del Pac~. Divenuto regime J>t.·r forL.t di uno ,lancio rivoluzionario '-' conqui,tato il diritto a governare, il Partito non potev;.t rìnun1.iarc a romolidan• il Govcmo appoggiando,i, prima di tutto, ,ullc forze più sicun· <· provate. Ciò era nella logica degli ,n, < nimenti. Solo nel mondo delle fiatx· ,i poteva immaginare un regime che, imposto,i in virtù di una volontà ri\1)!11.donaria, )i spo- ~li.,..!,c delle sue ,te,,r fori;c e si abbandona-,~(•, im•rmc.•,a~li ,1ttcntati t· alle 1midit• dei nemici t· degli avvl'r~1ri. La dt.tlità di un n•gim1·. l:1-,ua :,te..,.a po· tcnu ide;.Je, .,; 111i,111anodalle forte che ~, esprimere, d.dL.1c.1pacità eh(' ha di difendersi e cli ptn,l'nirc le offese, dalla :,0mma di ~,u-rifi,io di tui µuò in ogni i,tantt· di.,porit·. L"na rivoluzione 11011 è un'acrndemi,1. ~c-,:,una pcr-.on<.1di huon M!ll~ trova, OJ,;:gid, ifficoltà a cornprendt•re la nen·,,ità politica ctu_. ll•ndu,.,c ;_dia ge· ni.ilc trasform.11.iont· dello squaclriMno in milizia volontari;.1 E,-,,1 co-,tituì il primo anello per cui l.1 volontà rivolu1.ion.iria, ',('Oza null,1 .1hdicarc, potè procedere vcr,,o l'arduo compito ddl.i rico ..t.ru1.ionc dt'llo St<1to. E, tutt~wia, cr,1 qua,i un'improv'vi.'ul• non<.·, cui 'l<>lola g<.:n1,1litàdel Duce poteva conferire.· la co1hi~ten,.,._e1 l'J.ni. 1n,1. So,tt•nrre il Rrgiml· t'r,i.l g:iusto t.· 11c<.·t·,,.. rio, m;.1 era ancor,1 un't:.,igcn1..1 primitiva, l'tspn·,,ionc ddl'i-,timo di ~ omcrvazionc comune.· a tutti gli on,::a• nhmi umani. ~fa l'alto pt·rhicro diri• ~t·ntt· 111ir.t\a, fino d,,llt· primt• ore, 11011 Jllc C'omodc c.·pigre C<l!h<.'l"\'Jzionmi, a .1lld totale tr,l'lform,.11:ioncdt'll.1 vit~1ita. li,m.1 ncllc ,ut.• \te,.,c,,•ba,i. L.1 frdclc ~filii'i.a dowva ;1ccompagn.m· t· .is~cc.:ond;,rc quel prO<.'l'S~0di tra:-.forma- ,.ionc e, o('(:orrcndo, l'\Oh-(·r,i in ,1rrnoniJ e.on tutto il nuovo. grande or1.{<inhmoc,he :-.iplaM11ava,otto l,1mano potcntt· dl'll';1rtcficc·. l.eggt·rczz., e maLifedc.- fin..,.,•rud1 tH'• p1<l.1n·pn gli i,tituti tr.1dizion,tli In realtà le nobili tradizioni dello St,tto furòno rispettate fino allo scrupolo, fino ..t certe minuzie che potevano apparire unicamente formali. Tutti i sacrifici il Duce li chicM!e li impose ai suoi. Nt:!i· ~uno di)~ mai le difficoltà e le dure prove che la Milizia vinse e sopportò nel 'ìt·t·ondo periodo della sua vita, durante il qu.,lc ,i perfezionò e• as3unse il !IU0 carattere definitivo. Bisognava non ,olo non scalfire, ma nemmeno velare la glori.t intangibile dcll'E!.crcito; biM>gn;lv,1 1 anli, sempre meglio prc~idi.trL.1.Era, questa, la grande garanzia di equilibrio e di capacità ricostruttiva che il Regime offriva alle htituzioni e al Pac~e. Co,;ì fu di..sipato, e per scm• pre, il dubbio che la Milizia fosse un organÌ.!oomo a p.1rte, qu,1si estraneo alla totalità dl'lla vita nazionale. Tutto ciò è ,t;ato attu;1to per gr.idi e con finezza incomparahile. Solo il ~t•· nio mm'iOliniano poteva risolvere c;on t.tnt.t ,apit•nza un insieme di problemi 1 o:,ì ardui c CO!IÌddicati. Oggi la M j. licia è penetrata dovunque, accentua -.emprt.·più il !IUOcarattere popolare t· lo e!ltendc .1 tutte le fori;c armate. Il -;uo compito è vario come la vit;l ,tc..,.,,1dd Paese. Vigila alle frontiere, collabora nei maggiori M!rvizi pubblici, ..ovraintcnd(' all'educazione della gio- \"CutÙ, ,,lla quale imparti.;cc l'istruzionr prl'militarc; è al nostro fianco in ogni ora e in ogni evenienza, premuro- ~\ e competente, seria e di-,ciplinata, per nulla ingombrante, modesta nd1'.tdempimcnto di un lavoro diuturno dt·licato t' pc~antc e scaNamente rimunt·r.:1to. f: popolo cd è, insieme, una pt~rcnnc 1oclczioncche ~i opera nel po· polo . .- Durante queMi quindici anni la ~Uli1.ia ha ,critto pagine di ~.ingue e di glori.i in Libia, in Etiopia, in terr.t di Spagn.1. Es'ia è pronta a cimcntar,i in prove anche pil1 ardue >. Non attt·ndc.·ehl• un grido. E'.\!o,hI a preso d,illc cla.:-.,ithl· a..titu• 1.ionimilit,,ri romane i nomi ddle unità e dd gr«di 1 come ha preso d,1I co,tume romano il ,;duto a braccio tl'-.O, Fra p0<·0, dodifi batt,1glioni ,fikr<.mno pt:1 l,t Via dei Trionfi col nuovo µa-,w rom.mo di parata, che « -,imboleggia la fo1z,1,l.t volontà, l'cne1giJ. dellt• giovani g<·ncrJ✓ioni littorie, che ne ,ono cntu- -.ia..t.e >, Ed hanno r;1giorn· di e¼erlo. pt:rché il µ.1:-.-.0 (',td<:nuto è una manifr,1.1tion<.:cli fit.·1-czz.1 t· di ,oknnità. Lo -,pirito milit;:trc· non può prc-,cin• dt·rt· dalle.•formt· t·\tniori, rhc ,ono M.:rTI· prc un indice d1·lla.di-..dplin:1 interna t.· rl,•ll'r\l\nrr• New York, gennaio. N~ ELLA tarda estate, e nel primo (Il] .rntunno 19351 anno in cui la foJ. lb del e hc-1mondo > americano toccò il colmo, gli !otudiosi di fenomenologia socia.le cominciarono a )Cntir~i perplcs!-.i.Mentre alcuni notabili, convinti che la rivoluzione era a1le porte, -..i erano ritirati in silenzio a vita pri• vata, la maggior,rnza, ricchi o falliti, si abbandonava a.Ilabaldoria in attesa del· la guerra civile e delle barricate. Ma una patetica incertezza dominava quc- ,ti e quelli. In tutte le cronache del tempo, da quelle filosofiche di Charles A. Bca.rd a quelle bucoliche e parados:,JJi firmale Luciu, Bccbe, affiora il dubbio e lo stupore. A Washington, Franklin D. Roo-;evelt spaventava i possidenti col !oUOprogramma e: Ta.,sare i ricchi > e, nel suo feudo di San Simcon. William Randolph Hearst riaffcrmav,1 la ,ua fedeltà alla Co;')tituzione. Lo scrittore di cose politiche Walter Lippmann era di\'cntato così chiaro che 11011 lo ,;i capiva più e H. L. Mcnck1·11veniva finalmente· smascherato per un tory. I redattori del ,Dai/y Worker, giornale proletario, tntravano b.-ild:in;,chinei migliori alberghi. Nessuno .,.,.pc-vapiù dove fn"e il vl'ro t.Cntro dcli' alu !IOCietà .rn1crican.1; ~ewport era abbandonato l' dt·..crto. Si :,aspettò allora che il gr:m rnoudo si ag- ~-ir:t,;sc intorno all'ex-speakw.1y della .12ma Eu, J New York: o-.,ia un n:rto lbcale noto col nome di .-!.! 1 -. o anche di e j.tck e Charlic >. L'no dt:i proprietari di questo locale, j.li k Kril'ndlcr, diventò famoso, nella pl'imitver<.l 1935. per i suoi e gridi d'amore animal<·~chi >. Telcfon,rndo alla n:~1na del ,uo cuore, sembra che Kritn<llc·r intcrc.1la,..,l' le solite ban.tlità ,t 111i111rnt.-1I: con e Muuuh ! M.uuuh ! :.-. e Quac ! Quac ! >, e Gru I Gru! >. ( )i venuto. '?;razic a queste ,fumature naturafo,tichc, l'uomo più popolare di ~e\\ York. Kricndlcr vide il !IUOri!,torautt 111va-.n dalla migliore wcictà cittadiu;1. ~oddi- ,fatto, imt.t.llò 'll'f>ito un ~r.,11 numero di telefoni portatili, pt.>rchci ~uoi dicn1i pott•,sero chiarnJ.re i low .1mici. o e3~ere chiamati -,eni;,1 .ibh.1ndonarc i tavoli, con gridi d'amore d'anim..tli. Da tempo la democratiZLMionc del l{ran mondo era visibile. ÙJ::111 -.ort.1di ,trana gente s'incontra\'a orn1Ji, non ..alo ndla co,iddctt;1 café w,,ety, mi.I nellr riunioni pili ri\trettc <h·llc pe,1th01Hl'j cli ParJ...Avenuc. Jl ,istt•m,l delle t·.1,tt· .1ristocratichc chimt· ai horgh<.:si. già imidiato da orde di termiti, potcv,t dirsi crollato. Col suo sorriso, e con le :,uc radiochiacchierate e: accanto al fuoco>, il presidente Roosevelt diventò in breve il fratello maggiore di ognuno. Un documC'nto tipico di queuo stato d'animo idilli.ico è la lettera scritta appunto ,al prc!oidente dall'ex-camP.ione Jack Demp-,ey, nell'inaugurare il mC? risto• rante: e Caro !lignor Roo:.evelt >, ~rivcva Dempsey, e: la \'Ostra prc!.Cnza lancerebbe il mio locale. Non provo nemmeno a dirvi quanto ,arei felice M: voi veni-;te. Se non avete nulla in contrario, fatemelo npcrt·, pt·r favorl', perché J>OSS.t risf'n ,;rvi un tavolo. Sincer.i.mente vo:-.troJack Dcmp!.Cy>. Ad onta di quest.1 gt·m:r.ilt· <ordialità d<.:mocratica, un piccolo gruppo di C"ittadini continu,lva a 1encr vivi i re- ,ti del Partito Rcali,tJ. Americano. Sebbene deriso da alc.:uni, il movimento per l'i1Koronazione di un Re americano e la creazione di una Real Famiglia Nazionale non è lontana dalla mentalità ,1merirnna1 né di così diffici)t; ,1ttuazionc com<' può ,t•mh1arc a prima vista. I due candid<1ti favoriti dei realisti t·rano, nel 1 935, Roosevelt e llearst ; ,cgui\·ano J. P. Morgan, Vincent Astor e Hucy P. Long. Non tradiremo un segreto ri\·elando che l'<·lt.·mentopiù in. fhu·ntc del partito prdcri\'a l-lc·.tr,t a Roosevelt, Ctrto, il momrnto non è m.ii ltato più propizio all,1 fonda.i;ionc di una monarchi;l in Amnica. Pl•rdura ancora l.1 \·Cnc1..11ionco·.rmai radicata, per i titoli e i co,tuini -,tranicri. Akuni giornah,ti biasimarono le arrn.:ricara- ,111da1espo~ di prìncipi ~!divani, e portarono alle ,tdlc Dori, Dukt\ la più ricca crcditicr;1 d'America, cht.· avC\';1 ,cclto per marito un aml'ricano, Janu·.., H. R. Crornwcll. Cionondimeno, perfino IC' americane che <'!,;.i)peratrdai Mdivani ottennt·ro il di\'01tio, ammettono che la -,tr.1orclinari<1<.:'ìpericnza d'e~cr la moglie di un principe Mdivani v~llcciò rhc co!ita di dt·naro e di noie. Rivolutiont· o no, è un fatto rhe il l{ran mondo è di\'cntato pili va~to, più rumoroso e più buffo, cd è impo,~ihilc· dcsc1i\crnc ro11esattc1.1J.i coufini L'.ll• t,l 'iOcit•t~ mw, aiorclu· .. c non rom1,1l' più ncll1· prime 400 per:.one ,;celtt· dJI defunto WJ.rd ~1cAllistcr comr le <;0lec importanti >, le ,ole degne •d'intcrve. SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE nirc ai balh della signora A!itOr ! I Social Registe, o Bibbia degli e arram• picator i >, magnifica lista di vacche d,1 mungere per le organizzazioni di fe:,t.,; di beneficenza, per gli artbti in ccrc.1 di mecenati e per ogni sorta di truffatori, tontiene oggi più di 40.000 nomi· in tC'oria, tutta. questa gente, e molti altri che non figurano in quelle pagine, a.pprirtcngono a quel che è definito il e: gran mondo >. I cambiamenti ,opraggiunti ncll'alt.t ,ocietà nel 1929, dopo il crollo di \Vall Strcct 1 furono grandi. Mentre le azioni delle .,tr~de ferrate e dei beni immobili pret:ipitavano, mentre banche e agenti di cambio fallivano o perdevano ogni ..olidità, molte antìchc famiglie giudicarono che, in quelle condizioni. era ,tupido rimanere impenetrabili. L'alta 'iOC.ietànuovaiorchcsc ..,j può .tll'incirca dividrre in quattro gruppi: il eia" elcg,\tlte internazionale, forse il più ctivcrtentC', guidato da Vinccnt A,;tor; il gruppo di Ncwport, msi.i dc- ,i.;li ultimi arcigni rappresentanti dei vecchi 400, capitanati più o meno dai Vandnbilt; la ,pregiudicata, ma ,lfÌ· ,tocratira b.1nda di Long lsland, che predilige i rnvalli, le donne e i combattimenti di g;alli; infine la ca/i sotiety, .,tupcfaccrlt(• gruppo polig-lotta, di~posto <ld accogliere au1ori, a:-.tri cinematografici e addirittura chiunque ve-,ta e parli bene. Gioverà acc<.:nnaze ,,i chiu~, cC'rchi \uburbani di Greenwich, Fa, llill,; l' Tuxedo Park . A Wa-..hington. l'alta società \i .tp· poggia 'ìOprattutto \U] rango diploma.. tico t' governativo; a Boston, -.ulla genealogia e di prefrrrru . a sui prccedl'nti 1ivolm;ionari; a Richmond {' a Char)e. ,ton, ..u. lla magnificenn Limiliarc.- l' ,ulb v,mtat,t O!,pitalità del ,ud. Ma, <l ~few York, la pu·tra angobn· è l,('mprc il denaro. Ne\\ port pcrd<' ogni .umo la ,u.1 im• p<ntanza ari!,tOC'fatica: t.·ppurc, per .11cum• vrcchic gl"ntildonnc, Ne,\ port rj. mane l'unica vilkggiaturn ari,tocr,1tica d'America. Nel buon vccéhio tempo, la Vt.'r.i n•• gin::i di Newport era .Hrs Wi\li,un ,\,tor. vedo\·,1 del pronipote del primo John Jacoh Astor. Nota come• e: la ,il{nor..i.Astor >, dominò fino alla su.1 morte, nel 1Qo8, l'alta ,ocietà di :'\e\\ York 1· di !'\.f'~wport.Il 3UOballo Jnnuo, nd ,un p.1!.11.10al N. 842 dcll.1 Quinta \nn1u·. era, com<: ~i dict al ~1adi""-On llar. • qualcosa >. Fu verso );1 fine del ,e-colo ~<·or'° cht.· la barocca \Ontuo.,it:\ dorata della signor;.\ A-,tor inrlm~ );1 plebe a dire di chi faceva )foggio di esagerate eleganze: e f.: vestito come il cavallo di pduch~ della signora Astor >, o anche e come il cavallo prderito della signora Astor >. Uno degli spettacoli più :,tupcfocenti d'America è senza dubbio la Bcllevuc Avenuc dì Ncwport, con le sue magion· avite, incubi di bruttczz:1 e di cattivo guiito, che i proprietari chiamano mo• dcstamente « ca-,ettc di campagna >. Il salono più imoortante di New YorJ... è quello della signora Comeliu!i \'J.n• derbilt, moglie del gcn<.:ralc.La signora invita spesso· gente di p,1ssaggio anche se non le è ,tata prt.'\Cntata, purchi abbia un nornr. Considcr;1ti un gr:inde onore, !oimili inviti non vengono mai rifiutati. Se, tra quelli du• le sono pre- ..cntati, qualcuno la colpi.,cc in particolare. la. signora Vandc-rbilt gli chiede un bigliNto di visita pt•r il mo sdll'- dario. li comml'n.:10 di lauriarc i11 \(>t ictà gli ,1mbizimi , .1 ancora a gonfie vdc. La signora Adolph Ladcnburg, ,·ccchia, non ricca, ma influente nel dan di Ncwport, ha !andato nrlla miglion: -;ocietà diver!li nuovi ricchi. Ah1c due donne importanti del gruppo Nt..'\\ port, dcditt• a que~t'indmtria, sono Miu Juliana Cutting e Aliss Jes,ie Famhave: ,pcci;alitzate ne-IprcM·ntarc in -..ocietà I<· ,1gnorinc, di!ipongono di (i..,tt•di gim ;t• notti dcg;rnti, ,celti nei migliori colll"• ~i. Ognuna ha il suo ufficio: Aliss Juliana, al 598 di :Madi-,onAvl'nuc, e J\fiss Fan,h.t\'(.'1 ili N. 685. Qualunque ,j. gnorin;.1, nati.I fuori dalle famiglie A!<,tOr o Vand(·rbilt, farà bcnt· a torl'luh.1rl' una di queste prczio~t• ~1inerw, prim;1 di c,ordirt· in ,()("ictà. La madre di una futu1a c:C.·"01dit·ntl'> in ~ocictà è b<-nt•chieda una intervi:-.ta a \I iss Cutting, vari. mr•:-.i J" ima l'he la ,ua figliola si.1 pront.l. Quakh1· volt.t l., po\l'r,1 ma111m,1p,1s:,,\ btutti mo. menti: A·liss Cutting non è un p<·r-.on,iggio mite né- arrc•ndnolt•: -.(',,111• tenne cil'l.:a, ron o<ehi di un ;v,urro metallico, è i,nperio ..a. e ,1ri),,1ocr.1tit,1. Solo ,;e l'intcrviMa con la gcnitticl' l.t ,oddb,,fa, accetta di rict•verc b rJ)-:'..l.fla. Mùs Cutting ha due li:-.tt•, 1111.1 A l' una B. di « t'-.ordit•nti > t· di gi\1\',motti per la Jlag linc, o filJ dei C'a\',\lieri, Le due fo1c•s'innmtrano di 1.1th I m1·mb1i d1·1l.1li,ta A non ,opp,11lt..·n·bbno certo di t•:-.~t.i·mr portu11.1ti da gcntt· di wcond'o1dinc dt.'lla li,t.1 lS t Quando A,/Us Cutti11~h;1.i.cn:ttato cli m,c;aniu;,111u,·n.i «-c11tr,1t.1in Mlcietà >. tutto è nelle ~tlf• 1nn11i: fiorai, 'll,tmp.t· tori, pa-,ticccri, liquori,ti, ,;\rtl'. <'lc•ttrici-,ti, eccetc·r.1.Ognuna delle ,uc· prott•t. tr ~ in\it:1t;1 ;i ogni fc,1.1 01g.inia.n,\ cb ,\flSr Cutt111g: co,ì anche un r.\• g.1,1.a poro conO\ciut.\ ric,l·(· .1 e: e i,.

colare > molto durante una stagione. ,\1iss Cutting si occupa anche di matrimoni. Malgrado la :,ua abilità consumata, accade che qu.ilcuna delle sue « csor• clienti :t riesca male. I cavalieri, molti dei quali M!n1branobimhi in marsina e si comportano come ubriachi quaramcnni 1 provocano questi fiaschi. l 't'iovani cavalieri delle ultime stagioni ,i ~no dimostrati, p{'r esempio, più induriti e ~anzonatì dei frequentatori delle bettole del Wc~t. In alcuni casi, se l'orchestra non era abbastanza di loro gmto, lo champagne sufficiente o la compagnia abbastanza spiritosa, hanno .:tbbandonato in massa la sala. Non è molto difficile abbattere le barriere dell'alta ~ocietà internazionale. Essere ospite di un vi~conte o di un lord inglese, nclb magione dei suoi ,wi, è considerato. negli Stati Uniti, un ,tlto onore. Molti membri del clan internazionale di Nrw York sono ricevuti anche a Loudra. e fanno la spola tra l'Inghilterra e l'America. Una di queste trasmigr.,1.tici è Laura Corrigan, wdova di e Jimrny » Corrigan, il magnate dcll'acdé\io. Respinta qualche tempo fa dall'Jha ~ietà di Newport, riu-.cì a farsi rin·vcre alla corte britannica : ora ..i. diverte a « snobbare > q•Jc11i di Nl'\\ µort. t una delle americane che h;mno fatto più strada nel gran mondo, cd è solita mandare cartoline i.li suoi amici da tutte le « magioni imJ)f'n<'trabili » d')v'è ricevuta. Scmpn· m·I clan intnnazionale, dopo I.aura C,11 rigan, il più gran µarlarc è ~tato L1tto intorno a Elsa Maxwell. Elsa 11011 è µrcci,;amcntc ari:,,tocratica: è ..,01u.1ttutto un'organizzatrice di profr,,inm• d1 frstc, sebbene accompagni -,e1111•11· la gente più rnob nei posti pilt wobs. Aiutò, dietro largo compen- \O. ,1 lanci.1re il Lido di Venezia e a n·mkn: popolare Montecarlo. Due tiJ>Hh,· « creazioni » di Eba Maxwcll f111('110 la murder party (gio<;o basato ~ull,1 )Coperta di un presunto crimi1iah:, che ora ha incontrato il favore mondiale) organizzata per Elsie dc \\ olfe alla Villa Tria non di quest'ultima, a Vcrmilles; la scautnger party (gioco che comiste nel darsi alla ricerca, in tutta la città, dei più strani oggetti e cimeli, per riportarli nel più breve tempo pmsibilc alla giuria di- ,tributricc dei premi); e la famo,issima barnyard party dell'anno ~corso, in cui la sai.i era trasformata nel cortile di una fattoria, con mucche, maiali e Kallinc in libertà, e tutti i convenuti vestiti, ~•intendei in armonia col quadro. Un'altra illustrazione del gruppo int,·rnazionale è Mrs Harrison William, drlizia dei sartii qualche volta definita • la donna più elegante del mondo>. Lei e suo marito gareggiano in eccennicità con Vincent Astor. Quest'ultimo lia gu~ti vari ospita ,;pCSM, il prc!.iclcnte Roosevelt nel suo ,:acht Nourmahal; ha fatto collocare una ferrovia in miniatura, abbastanza grande per- ( hé una persona vi po!.sa vi::iggiare, nt·lla sua proprietà pres,o Rhonebcck. 1 •moi animali favoriti sono un bassotto e uno scimpanzè; è µroprietario del1',·1,·ganti.ssimo H6tcl St.Regis di New \'o,k, ma lo si incontrai di solito, coi ~uoi amici, nella « sala persiana » del Pl..1.u. Suoi intimi -.ono suo t:ognato, 11 >rincipc Serge Obolcnsky, Lytle Hull, \\ illiam Rhinelander Stewart e Ber1r 1111 Taylor. Una delle C-;.tratteristichc ,Id rerchio Astor ~ che non è difficile p,·uctrarvi: profittatori e sQuattrinati J)l'J tino vi lt<lno arnmcssi 1 )C sono ,Pi- \,"••1 tl'nti. J russi, la cui popolarità è al tra1m11Ho,fecero parte per qualche tempo 1·-Ha crema cosmopolita. Pochi « ar- ,·,1111picatori» usano ancora inchinarsi 111;1 granduchc~a Marie, quando la inc,rntrano nei salotti. La maggior parte cki russi si sono dovuti adattare a qual- < h(· impiego o commercio. Anche molte .imcricane del cerchio internazionale si -.ono impiegate. Mary Taylor disegna figurini di mode; Lady Furncss e sua lt<JrcllaGloria 1',[organ Vanderbilt hanno aperto un negozio di mode femminili i e una delle pili carine del ,zruppc, f.mc..· \Yyatt, è stata espulsa dal Re- -~1.rter per aver calcato le scene. li Social RexiJttr assume talvolta un atteg• ~iamento addirittura ostile contro le attrici e k· ,;ignore che spco;ano puR"ili, Alcuni dei 1>iù unµort.1nti mutamenti, nei co,tumi dcll'alt,1 :,,ocietà, ~ono legati :,I nome di \Valter \Vinchcll. La sua rolonnin,1 di < notizie e pettegolezzi > c-o~trinsc ad ur1;1 revi!.ione dell'intero -.i,tcma di cron.1ca mondana. \\'inchell non rra din.:tt~1mcnte interc~sato al «b<"l mondo•. rn,1 nl" clava notizie più spesso l hc- poteva. P1('di~,e. ad esempio, che la 1110.~licdi uno cll'i V.mdrrbilt avrcb• ~- ,lvUIO due gemelli, noti1.ia che ~gnò 1111,l dl'lh.· tappe più imporlanli del ~iorn.di~mo. dopo il primo cahlogramm.J. internazionale. Era imµossibilc per un;, rivi~1.1 tradizionale come- T own T opics, oppure T otfa, garcggi::irc ron un simile ,i,tcma. ~lorirono cmì i cosiddrtti gaz1ettini pettegoli, cd o~ni quotidiano cominciò ad offrire, nella cronaca mondana. primizie di scandali e di gravidan1e, con abbondanza di particolari rndi,<"rcti. L'no degli ultimi .icqui.-.ti della rro• n.1rn mondan;., è J/ is.r Molly Cog~well f'h,,ycr, che scrive sotto il nome di « ldadonu: Fluttcrbyc > nel \'tw York Ei•n1inK ]oumal di lle,1r:,t. Molto r;;c. l{Uiti -.ono am·hc Maury Paul (« Cholly Knickcrboàcr >) e la signorina Hcnry Field, nipote della contessa di Sandwichi cui era affidata Ja cronaca mondana ddl'Herald Examiner di Chicago. 11 gran m, u.lu dcv(' fare i conti con 1utt,1 que,t.1 ~<·nu•: <',trl'manu-ntt· p<·riKITOLOOIA KODERNA1 S, LEDA, AL OIONO: "TI PARE QUESTA L'ORA DI TORNARE A OA8A'1" cololtO è e snobbarli ». Perfino il mite Howard Shcllcy (Barclay Beckman) del Daily Mirror di New York è capace di diventare una belvai se sospetta che qualcuno gli manca di rispetto. Se la legò al dito quando Jamcs H. R. Cromwell rifiutò di radiotrasmettergli da bordo del suo battello la storia particolareggiata della sua vita con Doris Duke, sua moglie da ventiquattr'ore. l fotocronisti, specie quelli annati di macchine da istantanee, hanno una enorme impo1 tanza nella ca/é sociely. L'animo!lità contro i fotografi è in gran parte :,parita, e tipi come Bill Plankington e Jeromc Zerbc vivono addirittura nei locali notturni di New York, dove ltOno quasi sempre bene accolti. Pochi gruppi sfuggono ancora i fotografi: i ricchis~imii soprattutto, per paura di rnpimenti e ricatti. A Seal Harbor, nel Maine, dove i Rockefeller hanno la loro residenza estiva, si dice che ne~.-.un fotoi-trafo sia ~tato mai ammesso entro i recinti dei cfobs aristocratici. Una volta J. P. Morgan sfuggiva, come '.IUO padre, i fotografi, ma dopo che un giorno a Washington fu fotografato di sorprc!<ia, con una nana sulle ~inocchia, ha capitolato '\oe,;c;o dinanzi all'obiettivo. L'alta )OCietà di Long hland è assai \iffia. Uno dei suoi gruppi più impor• tanti è composto di finanzieri ebrei, e vive in gran parte :,,ulla .-.piaggia nord, nei prc:,,si di Sand~ Point. Costoro fanno frequenti gite in Florida e in Euro• pa, vivono bene, generalmente tranquilli, e spe:-.so contraggono matrimoni con « g1._•ntìl>i . Pure a Long Island ha :,,cde il cir• colo sportivo dei proprietari di scuderie, capitanato da A,frs Payne Whitncy e da ~uo figlio John Hay Whimcy. Questo gruppo accoglie cordialmente astri cinematografici, come Miriam Hopkins, Gary Coopcr e Kay Franci-.. Tale mescolanza dt attori, scrittori e artisti, è opera di Condé Na.,t. I ,uoi ricevimenti, alquanto diradati dopo il 19291 sono oggi i più brillanti. Per imponenza, magnificenza e numero dì invitati stranieri, quello in onore della prima visione di Una notte d'amo• rt: di Gracc Moore rimarrà tra gli cpi- ,odi più importanti della nostra epoca. Molti componenti della lista d'invitati A e B di Condé Nast, buon numero dei membri del gruppo internazionale e di quello sportivo, e qualche elemento di Newport formano la famiglia sempre più numerosa della café societ)'. Si tratta di una banda eteroclita. Per esempio, una i,era del 1934, al famoso club notturno e El Morocco » di New York, era riunito.i tutta la compagnia, da Max Bacr alla J;{randuche,,a Maric, compresi Marion Cooley, Ccorge Vandcrbilt, la principess.'1 Palcy. Noci Coward, Dclos Chapµell, Loi~ Long, Rudy Vallcei Jamcs Donahuc, Teddy Ryan, Lcslic Jloward, ~yrna Loy, Marion Tiffany Saportas, il principe Giorgio di Gn:cia, M rs Sigourncy Thaycr, Frank Crowninshicld, Oti-. Chatficld Taylor e fohn Hay Whitncy. Con loro, si trovavano grossisti di champagne, omosessuali, aMroloKhi e laurrandi di Yale. Il Bt:aux Arts Ball di Ne" York è un'altra fcst.1 che riuni'\CC la gente più straordinaria del mondo. S. Stanwood Mcnken è il per,;onaggio pili divertente che vi )'incontra. Sono celebri i suoi co:ttumi di piume di ~truz.zo, di perle, di penne di tacchino, di nidi d'uccello 1• di taffetà; il suo vestito 1>er il « ballo C:iorgio Wao;hington > si dice ~ia cmtato ;noo doll.lri. Il hallo dr-ll'Opcra 1.1ccoglie ancora, sc..·condo b t1;,uti,iont:, i migliori nomi. Fu inaug,.irJtO, nd 1911, da Lucrezia Bori durante I:\ c.imp:lgna pro salvanda Opera. Nell'alta società arrn.:ri<,m;l1 cloµo la cri~i. sono spariti una qu,lnti1.l di pregiudizi. Tutti sembrano più ~ciolti nwno timorosi di fani vedere con Kt.:Ht<' non di rango. E non è certo il c3.lt0 di disperarsi per la sorte di un paese che è capace di mettere al mondo perlt◊· naggi come George MaNhall, già direttore dell'l-lerald di \Vashington, oggi proprietario di divcN.' lavanderie a va• pore : costui non manca mai di "°llccitare i panni ~µorchi delle dame ari- \tocratiche nelle cui case è invitato. STANLEY WALKER Un uomo nudo Il 31 Dicembre, il Piano auinquennale sovietico N. 2 è finito e ne L cominciato un altro: il N. J, Per essere più esatti, dovremmo dire che al 3 1 dicembre si è chiuso il quinquennio; ché, quanto al Piano, lo si era realizzato e sorpassato da un pez.zo. Fin dall'aprile dell'anno scorso, infatti, un comunicato ufficiale del Gosp/an, ossia della Commissione suprema che preordina e prestabilisce il Piano, annunziò che il Piano quinquennale N. 2 era stato • più che adempiuto in quattro anni e tre mesi •- Subilo la stampa sovietica entrò in tripudio e, da allora, il suo• entusiasmo organizzato• non ha avuto più sosta. Nel frattempo, tutto il penonale direttivo del Piano, con alla testa Mezhlanc, direttore del Cosplan, veniva messo in carcere. Strano modo di premiare gli artefici di un grande successo. Comunque, il quinquennio è terminato, e le statistiche son là a dimostrare quel che si è fatto. E se le statistiche non fossero l'arte di mentire in cifre, la prova dell'immenso successo sarebbe perfetta: enorme aumento della pr~uzione, o~re pub~liche grandiose, 1mprnnu nuovi e g1g,mceschi sorti per incanto nelle località più idonee, ecc. Si è, Perciò, stupefatti di leggere, in una pubblicazione sovietica ufficiale, che • sabotatori progettavano la costruzione di immensi impianti industriali in località lontane da quelle in cui erano le materie prime o dalle centrali elettriche o dalle risorse idrauliche. Essi impedivano lo sviluppo di dis1retti, che erano ricchi dt materie prime, di energia e di materiali, e ritardavano la costruzione di im1>0r1anti opere militari •· La stessa pubblicazione accusa , sabotatori e spie trotskiste • di avere lavorato segretamente al centro sabotando il Piano alla sua fonte •. Vi è una certa discordanza fra i documenti sovietici. Insomma, il Piano è stato • più che realizzato• o « più che sabotato•? Forse non è stato realizzato, n~ sabotato. È semplicemente fallito. Circola in Russia una storiella che, da sola, vale più di tutte le statistiche del Gosp/a,i messe insieme. Transita per la stazione di Mosca un treno viaggiatori. A un tratto, vien fuori dalla folla un contadino, nudo come lo ha fatto la madre, balza su un predellino, si inerpica, si caccia in un vagone pieno zeppo di viaggiatori. Proteste generali per la strana tenuta del nuovo arrivato. Ma questi, al colmo dell'entusiamo: • Tutto va per il meglio•, grida, • camerati. Vengo da Minsk, dove or ora abbiamo completato il secondo Piano quinquennale I •. L'asse della Terra Il nuovo Parlamento russo lavora. Lavora con lena e con fede, s'mtende, con molta fede, e cioè approvando non con votazioni, ma con applausi tutte le proposte che il Governo faccia o anche soltanto faécia fare dai suoi • uomini ligi •. Delle quali proposte tre hanno avuto il merito di scatenare un entusiusmo come si suol dire delirante, e sono state le seguenti: quella di aumentare la forza navale, costruendo navi da battaglia di grande tonnellaggio; quella d1 non pagare le ditte italiane creditrici; e, infine, quella d1 mandare una spedizione al Polo Sud. Quest'ultima proposta, eh<.-si trasformerà quanto prima in grnndirn.a impresa, merita un breve cenno esplk11tivo, per le conseguenze mondiali che potrà avere e di cui non s1 è ancora valutata tutta la "ravità. Pa.rc che I preparativi siano m c.:orsoda un pezzo. La spedizione vera e propria avrà luogo nel prossimo invemo. Il modernissimo rompighiaccio Gi11seppe St1Jlit1 aprirà la via, portando viveri per tre anni, cinque aeroplani e l'attrezzamento scientifico. Al principio dell'anno prossimo, gli aeroplani lasceranno lo Staliti e faranno un viaggio di esplorazione di 8oo miglia. Verrà impiantata una stazione radio, che si metterà a contatto con l'altra stazione sovietica del Polo Nord, parlerà con Sidney, col Capo di Buona Speranza, con Mosca. Cosi i Sòvieti, che hanno già conquistato il Polo Nord, conquisteranno anche il Polo Sud. Pare che gli ideatori di questa audace impresa si siano ispirati a uno strano principio politico-cosmologico. Il mondo, essi hanno pensato, non ha che un asse:. quello intorno a cui gi,a; se noi ci insediamo ai due poli, quest'asse diventerà comunistico e il mondo girerà intorno a un asse comunistico. Dalle rivoluzioni ai milioni Vi è, tuttavia, qualche comunista, qualche rivoluzionario, anzi qualche maestro di comunismo e di rivoluzioni, il quale, non soltanto s'infischierà sovranamente delle • conquiste • artiche e antartiche del comunismo, ma penserà certamente, almeno nel suo foro interiore, che se il mondo continuerà a girare, come ha fatto fino ad oggi, intorno a un asse capìtalistico, non sarà già. gran male. E questo qualcuno è Leone Trotski, che se ne vive quietamente nella lussuosa villa del suo amis:o messicano Diego Rivera, scrivendo e facendo milioni, lungi dalla Rus• sia, lungi dalla rivoluzione e, soprattutto, lungi dal suo amico Stalin. A quest'ora, egli dovrebbe aver messo da parte una fortuna cospicua: i consorzi di giornali americani sono lieti di pagargli somme pari a 40 mila lire per articolo e una compagnia di radiotrasmissioni gliene ha offerto 50 mila per una trasmissione, Così è quotata la sua prosa. Nei ritagli di tempo, egli continua a scrivere la sua monumentale vita di Lenin. Intanto, i suoi amici in Russia vengono messi a morte. Gioco e amore Pare che il duca di \Vindsor ami di tanto in tanto giocare a baccarat o alla roultttt. Qualche settimana fa, era segnalata la sua presenza allo Sporting Club internazionale a Montecarlo: giocò a baccarat, da modesto puntatore, e non chiamò mai banco, Come il duca incominciò a puntare, gli altri giocatori, m omaggio alla vecchia tradizionale superstizione che chi sia fortunato in amore debba essere sfortunato al giuoc:o, si diedero a puntare dall'altro lato. La conseguenza fu che tutti fecero grosse perdite, ad eccezione dì Sua Alteiza Reale che vinse, quella sera, 800 lire circa. Il giorno dopo, il duca pagò una somma pari a circa 400 mila lire per uno spillo di smeraldo a forma di fiore, sormontalo da diamanti, che era stato prenotato per ill duchessa. Cosi la rivista Tim~. Fotografie La duchessa, mvece, non KIOCa. La duchessa veste con eleganza suprema (in America è considerata come • la donna meglio vestita del mondo•), e ama farsi fotografare. Sue fotografie, più o meno belle, si possono ammirare spessissimo m tutte le riviste eleganti: m Vogui!, in Harper's Bazaar, ecc. Nel dicembre scorso, la duchessa posò per il famoso fotografo parigino Horst. Questi, dopo avere eseguito la fotografia, si credette in dovere di esprimere un giudizio estetico sulla sua augusta cliente; ed è superfluo aggiungere che le opinioni del fotografo Horst furono riportate da un buon numero di giornali e di riviste dei due mondi. Il fotografo trovò che la duchessa era un poco ingrassata: • abbastanza perché la sua figura si arrotondi in curve estrem:unente graziose e appropriate •. Le sue m,4nic-rc sono più degne, ma non altere. E~ci,1, vi fo sentire in un modo indefinih1le eh<' è un~ personalità. È ancora gaia e vivace, mn pili controllata. La sua voce è bassa e dolce, né inJ,<)('~C, né americana: piuttosto è la perfezione d1 quella voce caratteristica che è in uso sulla scena inglese •. A.G. M i,,; DISOORSODEL OARDINALE MtiNDELEIN ffi EL LEGGERE un libro recente sullo l)J ,pionaggio in America (Leo Huberman: The Labour Spy Racket, Gcllancz, 7 s. 6 d.), ci tornava alla m,nte un discorso che il cardinale MUndclcin pronunziò l'estate scorsa a Chicago sulla lotta religiosa in Germania Il discorso fu vivacinimo nel contenuto cd ebbe una larga risonanza in America e fuori, Esso fu dedicato quui interamente a due questioni: a quella dei processi di immoralità e a quella dell'insegnamento cattolico in Germania. La queuione dei processi è gra" e e dc• licata cd è del tutto fuori del tem,1 chr oggi ci proponiamo di trattare; epperò di cua diremo pu incidens brcvhsimamente: Il cardinale deplorò la pubblicità che 11 dà in Germania ai detti proceni (esattamente disse: e Perché la biancheria sporc,1 è lavata sotto gli occhi di tutti? >), poi riferl l'opinione di un giornale di New York; poi spiegò che b causa immediata della riapertura dei processi era stata la campagna sulla questione dell'insegnamento. Ma, se non intendemmo male le sue parole, non smentl le accuse, non si (ecc garante in proprio della falsità di ..::s.se.In qualche punto, anzi, ebbe l'aria di ammeuer~c la verità. Ne è prova la frase che abbiamo or ora riferita: C'. Perché la biancheria spore.:..è lavata JOtto gli occhi di tutti? :t. Ne è prova l'ammissione che il materiale probatorio per i detti processi sia stato rac• colto nei convc-nti: e li materiale proba• torio>, c::osldisse il cardinale, e era staio preparato assai prima, durante le perquisizioni a domicilio praticate nei conventi in occasione dei processi per le divise :t. Ma il punto essenziale della questione- è quello della verità o meno delle accuse. Si può dt'plorare - e noi deploriamo vivamente la pubblicità che si è data a quei processi. Si puà dt'plorare il modo in cui il materiale probatorio è stato raccolto. Ma, come cattolici, vorremmo che la Chiesa po• tesse, a quelle proteste, aggiungere la più importante: ci~, smentire le accuse. Vt'niamo all'altra qut'stione. li cardinale fC"cebrevemente la storia della contesa pt'r l'insegnamento, ma, nel corso di questa seconda parte del suo discorso, si lascià andare ad alcune- battute polemiche che non erano strettamente necessarie ai fini della sua protesta. E cioè, prima di tutto si domandò perché mai la Germania obbedisse a uomini come Hitler o comt GObbeb e COring ; e poi rispose alla domanda ricordando che si tratta di un paese in cui la metà della popolazione pratica lo spionaggio. Egli disse: e Voi vi domande• rete, forst:, come una nazione di sessanta milioni di persone, e di intelligenti persone, possa sottomettersi in timore e in 5ervitù a uno straniero, a un tappezziere austriaco, e che, fra l'altro, se devo credere a informazioni che ho raccolte, era anche un cat• tivo tappczziuc-, e ad alcuni suoi soci come GObbels e COring, i quali, in un'epoca di aumenti dei prt>ui c: del costo della vita, osano dire ad un'intera nazione: " I salari non possono essere aumt'ntati ". Forse- noi lo potremmo comprendere se vivc-ssimo in un paese in <"uila metà della popolazione pratica lo spionaggio... dove il padre non può punire il figlio per timore che questi lo possa denunciare e fare incarcerare ... >. A questo paHo del discono ci sia pc-r• mt-no di fare qualche breve commento. 1) Prima di tutto, constatiamo che il cardinale Miindelein, nel chiedersi perché mai una nazione di 6o milioni di uomini obbedisca a uno straniero corne Hitler, fa. ceva della politica, e non della religione Nel qualificare, poi, Hitler un tappezziere e, anzi, secondo sue personali insinuazioni, un cattivo tappezziere, faceva dell'umol'ismo, dileggiava, scherniva il capo di uno Stato estero: in una parola, faceva della politica, ma certo non faceva della religione Ora Sua Santità Pio XI, nella sua allo• cuzione natalizia, ha escluso che la Chiesa faccia o intenda fare politica· C'. Noi non facciamo della politica >, ha solennemC"nte affermato il Sommo Pontefice ; e ...neHuno di questi figli Nostri spani ne-Imondo, nessuno crede che Noi faccian-.e_della politica , tutti vedono, invece, t' continuamente constatano che Noi facciamo della religione e non vogliamo fare .litro :t, t da pensare che Sua Santità non parlane del cardi• nale Miindelcin. 2) Il cardinale M Undclein mostrava di considerare ,.,:gni di essere obbediti dall.l Germania uomini come CObbels o GOring, che avevano osato vietare gli aumenti di salari. L'accusa, evidentemente, è di quelle che possono impressionare un pubblico americano. M~ in Europa può, in alcune circostanze, costituire un esempio di saggezza c di coraggio l'arrestare l'aumento dei salari. E, in ogni caso, nessun uomo di Stato rlcorre a così impopolare misura, se non vi è costretto da gravi e imperiose nccc-1sità. Ma, a prescindere dalle consideruioni che in gergo giudiziario si direbbero di merito, una di rito ha qui la precedenza: cd è che anche nel fare questi accenni a CObbcl~e a GOring e alla loro politica sala• riale, il cardinale Miindelein non faceva della religione, ma della politica. <J) Infine il cardinAlr \.tiindc\ein spie~~v., tutto con le spie (e ... perché in quel paese la metà della popolazione pratica lo spio• naggio :»). La percentuale sembra piuttosto alta: proprio la metà? In secondo luogo la spiegazione è semplicistica e, in ogni caso, non ,i rirerisce affatto al momento iniziale, al• l'aV\'ento del nazìonal-sociali~mo. Allora le spie non c'c-rano o, per lo meno, non erano e la metà della popolazione>. In terzo luo• go, e questa è la considerazione finale cui volevamo arrivare, il cardinale Miindelein mostra di credere che la pratica dello spionaggio sia esclusiva della Germania o, tut• t'al più, di questo nostro vecchio continente, ròso da tutti i mali politici e morali. Ai figli della democratica e libera America è ignota una siffatta abiezione. IL PAESE DELLE SPIE ft \ VERITÀ è che se c'è un paese clas• l.!J ~ico dì spie, è l'America. Se c'è, in \merica, un'istituzione veramente na• ,io11;4\c,è lo spionaggio. Lo dìcono gli ame• ricani. Lo dicono le teuimonianze e gli atti 1accolti dalla Commissione d'inchiesta per le libertà, lo dice la relazione conclusiva della detta Commissione, lo dice, e con parole vel'menti, il presidente di cua, il scnator(' La Follctte. cl.n 1pionag'<in>,e~li ha detto, è un;,,. pr,uic.i c<.,munc, qu..si univen..ilc ncll'induuria americana. Le grandi corporazioni hanno eserciti di spie, Nessuna ditta, per quanto piccola, ne (a a m~no. L'uso d.ell~ spionaggio ha in(ettato persino le rclauona di lavoro nelle organizzazion: non commer• ciali ma filantropiche, come gli ospedali >. Il' volume dell'Huberman è scritto sulla base delle risultanze della inchiesta della Commissione La Follette. Esso spiega come le spie vcr.gano scelte e co~e lavorino. ~urante il periodo della maggiore attività spi?• niuica, 304 agenti della famosa e Agenz1~ di dtttctìun Pinkerton > riuscirono a fam ammettere nei sindacati ; un teno di essi d:vcnt,1rono dirigenti sindacali e uno è persino diventato vice-presidente di una unione nazionale Un dirigente 1indacalc cosi depose innanzi alla Commissione: e Non c'è riunione sindacale abbastanza numerosa per chiamarsi una riunione che sia abbastanz.a piccola per escludere una spia >. E il vice-presidente della Chrysler, che < viene lui stesso dai ranghi >: < Lo spionaggio nel lavoro è una pratica che abbiamo fatta ingrandire > UN VERO AMIOO 'i1fl .\' CIOVANOTI'O grande e forte, tale ~ Richard Truman Frankenstecn, dc-tto Dick, era operaio della fabbrica d1 .i.utomobili Dodge. Più tardi ~iventò, .i 28 anni, presidente df'II'Associazione degh operai automobilistici Fin da quando si c-ra cominciato " distinguere in materia di organizzazione op,:-- raia, a\"Cva fatto amicizia con un altro dipendente della Oodge, certo Andrews Nel 1 935 le famiG:lie di Frankenuecn e di t\ndrews presero insieme un ~OtlOlt per le vacanze, e Andrews invitò un suo vecchio zio milionario, certo Mr Bath, ad esser dei loro. Mr Bath, generosamente, preie a suo carico il fiuo, comprò champagne per tutti e giocattoli per i bambini. Successivamente, Frankenstèen ,1nda,a v1.1 dalla Oodge, fondeva il sindacato locale con la potente Associazione degli oper.11 automobilistici e si trasreriva a Oetroit come capo organiuatort' distrettuale ; c, in quest• qualità, fu uno dei dirigenti del grande sciopero della Ct"neral !\toton. Quando il buon Oick comparve come- te• uimone davanti alla Commissiont' presie• duta dal senatore La folleue, fu stupefallo di sentir rirerire i più intimi particolari della sua amicitia con t\ndrews da un cx-detechue di Pinkcrton. Costui, chiamando Andrews e !\fr Bath e gli agenti L 392 e F-8 >, rivelò frf'ddamente che cn• trambi erano spie stipe-odiate. Allora Oick finahnente capì perchi il suo e amico> Andrews fosse nato srmpre così ansioso di spingere il sindacato alla estrema violenza e a scioperi prematuri OOME SI DIVENTA SPIE )1 "JOURRE un operaio a far la spia si l,l dice_ hook1ng, che, alla lettera,_significa uncinare, adescare. Di solito si (a così. Un lavoratore, per csc:mpio un certo Williams, una not1e, nel tornare a casa, incon• tra uno 1eonosciuto cortese che gli dà da parlare e gli dice cht' un gruppo di nio• nìui vorrebbe parlare con lui. Occorrerebbe che Williams fornisse loro informazioni su alcuni punti: per esempio se gli impianti siano comcnientemcnte utilizzati, se la di• rc-zionc sia idonea, ccc. S'intende che gli azionisti sarebbero disposti a pagarlo per il disturbo: pc-r esempio 15 dollari la settimana; egli dovrt>bbe scri\'t're un rappor• tino ogni giorno. Lu1ing,1to e non sospe1. tando niente, Wi\liams cade n~lla trappola !\fa una o due sctumane dopo, E,li si do• manda qualche cosa di più e Voi dovete riferire qualcou. di quel chi' dicono gli uomini al lavoro, delle loro lagnanze, drl• l'attività del sindacato >. Cli si spiega che a riferire queue cose non c'~ niente di male, perché tutto quello che intere~sa gli azionisti è di combattere i comunisti e gli agitatori, Così egli accetta di fare i rapporti e meglio >, come gli viene suggerito, e l'assegno aumento. A un certo punto, egli si accorge che è troppo tardi pi:r tornare indietro. Una volta che si sia lasciato adescare, ha il dovere di ottenere un ufficio nel sindacato, in modo da avere li. bcro accesso presso coloro sui quali dnl· rircrire alla ditta per suo discarico. MORALE ufr)LONA indign•to il nn:11orc LA Fol· U lette: e Non solo la hbc1tà di .,~so• ciazione del la\·oratore è annullata dalk spie del padron<', ma la sua libertà di uionc, di parola, di riunione. Egli ha timore di fare un passo, di dire una pa. rola Non è più in nessun senso un anu:ricano libero> Il cardinale MUndelein probabilmente non conosceva questa relazione, quando parlò a Chicago. Altrimenti si sarebbe reso conto d1 quest'umile verità: che-, alm~nc-per cert,· forme di baueu.a umana, il Nuovo Mond,, non ha da imparare proprio nienh• d.. ! Vecchio RICCIARDETTO llij Ah'l<O li· N, 8 • OFEBBRAIO1938-XVI I MNIBUS SETTIMANALDEI ATTUALITA POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 111·16 PAGINE ABBONAMENTI Itali&• Colonie: anno L, 42, 1emutN L, 211 Euero I uno L, 70, 1emenn L. 36 OGNI NUM&RO UNA LIRA M1.1101orlttl, dlug:ni e rotog:ralie,, anche " DOI pubbllcatl, DOU •i Nldt'OIIOOIIO, Dlrulou: Roma • Via del Sudario, 28 Telefono N, 561-636 Amlllialltruiont: Milano - Pia111 Carlo Erba, 6 liii Telefono N. 24,808 hbbUdt&: Per millimetro di alteu1 1 bue ,u11 l.'<llonu: I\\ L. 3, Rlulgeul all'A9e111\10, Bruobl J!~r~~,6~~·R:: 1 d~ 11 .!~11~; 1 ~:1:~1~-~~ Soc. .bou. tdttrtet " OM.HlBlJS•" M.ilano '----------'

LA NOTTE trn il 1:2 e 13 ottobre del 1846, davanti alla pro• pria casa, al Largo dell' Arcivc- ~covado, in Napoli, veniva rac- ( olto, ;\•rnguinante per le molte ferite c1Ipetto e al ventre, un giovane tenente del genio. Riavuta a stento la cono- \Ccnza, ;\Ila polizia rJccontava, e faceva tc,timoniarc dai parenti, di essere ,1..110 aggredito da un ladro sconosciuto l' di avere riportato qutllc ferite nella lotta sostenuta. Era Carlo Pisacane dei duchi di San Giovanni, notissimo nella città e a corte, ove, giovanetto. era ,tato paggio per quattro anni del re Ferdinando secondo. Nato nel 1818 dall'indolente e devoto don Gcnn.uo Pi-,acanc e da donna Nicoletta Basile dc Luna, rimasto orfano a sci anni 1 a quattordici era entrato nel collegio militare della Nunziatclla, « gloria e sicurezza > del Regno di Napoli. L., Nunzìatella non fu davvero per Phacane un triste reclusorio; anche- perché, a parte talune pratiche minuzio~c e tediose, era la cosa meno horbonica che fosse in tutto il regno. Oltre gli ottimi studi, non era priva di una ct:rtJ. libertà che giungeva fino a poter menare talvolta le mani. Più tri- ,tl', senza dubbio, la c~,sa, ove era vis- ,uto orfano, non amato dalla madre, più sollecita di nuovo marito che della cura dei figli. Figlio cadetto dei duchi di San Giovanni, benemeriti, per lunga tradizione, dclii\ Casa borbonica, per la quak nt>i recenti rivolgimrnti politici, .wcvan patito noie e spogli,uioni da cadere quasi in povertà, facile avrrhhe Jvuto la via agli alti gradi della milizia, di cui ,i mo~trava appa~:,ionati-.simo, w il suo destino, fin dagli anni della primi.l fanciullezza, non fosse stato -.t_•• !{nato dall'incontro di una bambin.1 di quasi la ~ua '>te5-saetà. Compagna di ~iuochi prima ch'egli cntra,;se .t!la Nunziatclla, Enrichetta Di Lorenw ru la donn;.t che segnò a Pisacane un diverso dc.!itino e ne fece un tragico ('rOC. Allorché, nel 1838, dopo ,ci .,nni u...civadal colleg10, durante i quali ,olamenle in cirtostanze eccezionali ,1vl'- Ya potuto avvicinare Enrichetta, giu- ,to quanto bastava per rinnovare l' moltiplicare un amore che già s.1pc.·va incomeguibile, la trovava sposa di un ,uo cugino, Dionisio Lazzari, « om·,to uomo>, colpevole però di non sapcrl' lhC e per rcndrre felice una donna non ha5-tano le ricchezze >. Enrichetta aveva allora diciotto anni, era cresciuta fine e delicata, e di ,traordinaria bellezza. La sua stessa (·ducazionc e cultura l'avrebbero tro- \ ata as..\ai meglio a fianco del cadetto dei duchi di San Giovanni, ufficiale del g-enio di S. M. borbonic;1 e già paggio di corte, che non del buon Dioni$iO Lszzari, più sottile conoscitore dei cavalli del suo fondo di Barra che non dei pregi della giovane sposa. Ma chi avr,·bbe C.\>itatonella 5-cclta tra il ricco Dionisio e il nobili· decaduto? Non certo i pan:nti di Enrichetta, cui que.\>tascelta spettava, gente di banca t' assai cupida di solide parentele. Il lasciar Napoli, come toccò a Pi.!la1dne appena uscito di collegio. ~arcbbc ,tato rimrdio infallibile alla passione .amorosa per qualunque altro. Per lui. rhe un'idea o una passione lo condun:va sempre a estreme conseguenze, non fu che una desolante lontananza. E: a">surdoqu<:5-toamore che ~i impadronisce di un uomo fanciullo e lo se. duce tutta una vita. Nocera dei Pagani, Gaeta, l'Abruzzo, ove per quindici mc,i è addetto all.t direzione di lavori -.tradali, non hanno una parola, un fatto, che lo distraggano. Eppure, scriverà egli un giorno, e non era l'amore il gencn• di pa!'>ionc al quale io era dedito>. ~a, subito aggiunge, « c¼O .!iiha aperto a poco a poco una ,trada, come l'acqua in una roccia, e pcrC'i? una voragine difficile a colmarsi>. li ritorno a Napoli, nel 1843, per la tostruzione di quella <;trada che oggi 1,j chiami.l Vittorio Emanuele, riconduceva Pi,acane accanto alla donna amata. Fon,c il tempo i.lvrebbc portato qualche fatto nuovo nella '>ua vita e lo avrl'bbc liberato da quell'incubo. Egli o,tessocredrva nella cffic,ìCc cura del tempo se chicdc\'a più \'Oltc al <,uo rl' il pcrmc(,50 di arruol.1Ni ncll.l Legione Straniera. L'Africa rnc:diterranca aveva <lnCOrail faM"ino di terra mi.,tcrio~ e !1-apcvaoffrire 1,traordinaric avv(·ntu,e. L'insanabile amon: \j foCl·va <,empre più tri\te e dolorm.o per l'infelicità di Enricht•tta, co- ,tren.a a vivere accanto ad un uomo cht· dia non aveva mai amato e che ora, nrlla intimità dc-Ila vita c:oniugalc, ritro\.'ava co~ì diverso da lei. L'8 febbraio 1847 Carlo cd Enri1h(·tta, -.otto fa)<;0nome, ,'imbarcavano sul po~talc franccM: Leon,-das e• fuggivano alla volta di Livorno. Il ~iorno della fuga Enrichetta, accompagnata dal fratello Florestano. un OABLO PIBAOANE fanciullo quattordicenne, si era recata nella chiesa di Santa Caterina a Chiaia. Dopo aver domandato perdono a Dio per l'atto che stava per compiere, dava a tenere al fratello l'anello donatole nove anni prima da Dionisio in quella stessa chiesa, dicendo di recarsi dal confessore, e spariva nella penomhr..1.ove Carlo l'aspettava. « Non avevo la speranza di c~scrc ,1mato >. lasciav..1. scritto Pisacane ai pan•nti, poco prima della fuga, e ave- \ n ..1.nzlia certezza di non doverlo cs- ,n,· ~iammai; questa certezza e l'idea ddlJ -.ua infelicità amandomi, attesa J.t :-l"_I posizione, mi fece fare i più tl'1 nbdi sforzi per cancellare dal mio cuon· quell'ardente passione: tentai le millt· \Ohe partire per l'estero, ma tutte lt· 'lr,,de mi furono chiuse. Io continu.u ,Hl avvicinare Enrichetta : tra noi non vi era che una corrisponden1.a mut;i, io l'adoravo come l'adoro con la devo11one con la quale si può1 adorare un.i divinità, io temevo di offenderla sol.t111("ntceon un guardo. al suo cos~uo Il· mie facoltà erano sopite, .1vre1M>lam1•11dtesiderato la grazia di potcnni inl!inocchiarc ai suoi piedi e contemplarla. Finalmente Enrichetta m'ha detto j1• ,·aime il 1° giugno 1845. 0,;1 qucst'cpo<a abbiamo sostenuto la lotta Id più 1-roica che si possa Unmaginare. L.1 mia nobile, la mia generosa Enrid11·tt•Lfu da mc rispettata con:ic °:n numr. Non religione, non tema ci -,pmgevano .1 questo eroismo, ma solamente l.1 wmidcrazionc che è mfamc una donru che appartiene ,1 due uomini ndl'epo<:a i,;tessa. ~a questo ,;tato er,1 troppo violento e non poteva durare: lr no,t,c forze erano all'cMremo. I nmtri caratteri sono tali da non potersi pi<'~an• ad una tresca comune. Allora io de,·i,;j di allontanarmi. Ma al mo~ento di scpara:rci i nostri cuor~ vac1lla1ono. lo sarei partito deciso di cercare con tutti i mezzi onde incontrare l.1 morte - se il dolore dell'allontanamtnto non mi avesse spinto al ..u. icidio Enrichetta ne sarebbe mor- ~a .certo ;illora decidemmo di partire m~1eme>. L'ag:grr,~ionc patita, t.' la fuga '>Oprattutto, giu~tificav;tno finalmente la diffusa chiacchic-ra '>u Carlo Pi,;acane e Enrichc-tta Di Lorem:o. Ella poi, con un coraggio trmer.trio, ~i era compromc'isa irrimcdìabilmentC" vi:,ita.ndo ogni ((iorno l'amico ferito. Ncs'>un'altrd 'IOluzione era quindi ormai possibilt; resa inrvit,1bile dal temperamento passionale e al tempo ,;te~~ infks,,,ibile- di Pi,;acanr. Dhn:.,i a. Livorno, non tardJrono ad t·,-.cre ri<:onov:iuti dalla poliiia tO'>Cana, "°llccitata \,·ivamt•ntc dall'Incaricato d'Affari nJ1>0lt'tano, mCh.!--O .i sua volta dal rr in per'>ona, e con reale animo conturb.ato», prrcht fcnni i fuggiaschi « e la donna venga posta in luogo di cuuodia >. Procurati, non si ,a da chi, ma pagdti ca1+,,,,imi, falsi pa\~porti intrstati a Enrico e Carlotta coniugi Dupont, la fuga da LivorrJ t « M::duttore». L'arresto, già preveduto da Pisacane, avvenne appena messo piede nella capitale francese, provocato naturalmente dall'ambasciatore di Napoli, il piissimo duca di Serra Capriola, col pretesto della contravvenzione al regolamento sui passaporti ; ma con la tacita speranza che un'accusa più grave sarebbe venuta da Napoli. « Sono stata dieci giorni nella prigione di tutte le donne pubbliche di Parigi >, scriveva qualche giorno dopo Enrichetta a sua madre, « in una piccola cameretta che chi sa quale donna .1vcva usato prima di me vostra figlia.. e i miei povt·ri occhi credevo perderli per il continuo piangere, ma non mai per la priYazionc ed i disagi, solo per la ,eparazione dal mio Charles, credevamo che il nostro amore non aves~e potuto crescere, ma molto c'ingannavamo, giacché ora che siamo riuniti e per ~mpre, non è più amore, ma delirio». Tentativo quindi inutile nel frattempo, quello ddl'ambasciatore di Napoli, di persuadere Enrichetta ,, tornare alla casa maritale, fatto con discreta dc-licatezza pN il tramite di dtu' pi<' ,ii:nu11· ,. cu11 la gar::rn1ia di un l,ugo perdono. u~citi dal carcere e liberi finalmente dai fastidi della polizia che li aveva pcrM:guitati tre mesi, sarebbe stato sufficiente assai poco a Pisacane per vivcr<' tranquillo con la sua donna. I nutile invece « non essere un asino, non csscrc un vile. avere fortis~imo il corpo>. Egli non era fuggito da Napoli coll'aureola del perseguitato politico; cd anche se il suo caso non doveva .,pparire cosl volgare a Parigi com'era apparso a Napoli, non trovò che una cordiale simpatia, d,tta da quella urnaPERDINANDO Il BE DI :NAPOLI no fu prec1p1tosa. li 4 marzo erano J. Londra. Sosta brevissima e delusione tremenda, Londra, per Carlo Pisacane. Dopo poco più di un mese, vissuto nel povero e solitario quartiere di BlackfriaM 1 Bridge coll'inutile speranza di trovare un onei.to lavoro, nonostante le fraterne premure di Gabriele Rossetti, perseguitati dalla polizia napoletana, furono costretti a ripassare la Manica. Il minore dei mali: ché le sollecitazioni del ministro di Napoli, che ne chiedeva l'cstraPizione, a nulla valsero prci;;so Lord Palmcr:.ton, cui non fu difficile trovare una via di mezzo applicando la legge sugl_i stranie_ri. Jat: tura enorme per chi, ormai <1ua.,, ')provvi'>tOdi denari (a Livorno avevano perduto le valjge nella fuga e ,p<::,0 troppo per i passaporti), doveva risalire una nave e lasciare il Regno Unito. L'America avrebbe portato co~ì lontano gli amanti che ncs,;uno .!li'-arebbe pre-.o più cura di loro; ma mancavano i mezzi t• tro1,po di~agcvole (Orail viag- 'tÌO per Enrichetta. Meno difficile ~istemani a Parigi, l'asilo di tanti c~uli iuli.mi, anche se più esposti alle rapp1e,aglic• della polizia borbonica. La prc11cntazione per il generale Guglielmo Prpc, rilasciata.e;li da Gabriele Rossetti, valse poco. Guglielmo Pepe non mo~trò soverchia simpatia per il na comprensione che la sua romantica avventura ispirava. Del resto nessuna possibilità di lavoro, ma un ozio op• primcnte, se pur non inutile; ché la vicinanza e la familiarità con gli esuli andavano trasformando rapidamente l'animo e il cuore di Pisacane, che da uomo militare si fa uomo politico e da esule per amore di donna, esule per amore di patria. Il dramma amororo ,;i va riducendo nelle sue modeste e più giuste proporzioni di episodio per cedere il posto al più va,;to dramma del cospiratore. L'estrema povertà in cui si dibatte- ,·ano i fuggiaschi, cd ancor più il dc- ,iderio di rivedere i figli abbandonati, mos5,c-roEnrichetta a non rifiutare ncttap,cnte la preghiera, tante volte e in tanti modi fattalc dalla madre e dai fratelli, di ritornare a Napoli. Né Pi- ,,acane si sarebbe opposto, poiché niente, -.criveva, di egoismo vi era nel suo amore. Egli non avrebbe esitato un momento a privarsi di lei ,e ella avesse voluto, e se il suo ritorno a Napoli avesse potuto gioYarlc. « L'amore di ma.dr<.' in lri è forti.,,,,imo >, scriveva ancora in qu<.>igiorni Pisacane (era l'estate del 147), « perché nella sua anima non pos~no aver luogo passioni deboli do\'cndo rassomigliar,i i frutti del medesimo albero. I di~agi a cui con me va ~ggetta le fanno temere la perdita di un pegno che porta nel ~uo seno, e che ci lega: queste due ragioni l'indurrebbero a ritornare in Napoli cd a la.sciarmi, ed io vedrei in questo il suo bene :.. Le condizioni poste dai parenti, di riunirsi al marito e rinunciare al figlio che stava per nascere, fecero naufragare un simile proposito. Ultimo tentativo per salvan,i dall.a miseria : la Legione Straniera ; unico modo ormai che gli restava per provvedere a '>é, alla sua donna, alla creatura che aspettava. E non aveva J>Oi egli aspirato sempre alla gloria milit.1re? Ciò che forse non gli avrebbe mai potuto dare l'esercito di Ferdinando ~condo, glielo avrebbe dato probabilmente la bandiera di Francia. L'an uolamento negatogli da principio, gli wniva alla. fine concesso mercé i buoni uffici del duca di Montebello, minist,o della Marina francese, che Pisacane aveva conosciuto ambasciatore a N;ipoli. Col g-ri.ldodi sottotenente si imh;1rcava a Mar.!iiglia il 5 dicembre, 1:w1 l'Africa. lasci.mdo F.11ricl1t'Uain una casa ,unir.,. dopo averla assi~tita nei g-iornt dd parto cd aver egli stcSM> portato al fontt• battesimale la piccola creatura cui veniva imposto il nome di Carolina. La sottomissione di Abd-('1-Kader al ~cneralc Lamoricière, avvenuta il 13 dicembre di quello ~tesso anno '47, toglieva a Pisacane la possibilità di combattere e gli fru~trava ancora una volta la rinata ambizione. Riprendeva cosi la dura e tediosa vita di guarnigione nella città di Orano. Non erano ancora pa.:.sati tre me.!li che giungeva dall'Italia l'eco dee:li in- -.ospettati avvenimenti della primavera del '48. Egli credette cert.\mente arrivato anche il .!IUO giorno. Senza esitazione, ma non senza difficoltà da parte dei superiori che avevano avuto modo di ilpprczzarc le sue qualità di \Oldato, si dimetteva dalla Legione e con altri italiani sbarcava il 1° aprile .l Marsiglia. L'esaltazione collettiva di quei giorni aveva preso lo stesso Pisacane, il quale, sbarcato, si precipitò dal comolc napoletano e non seppe nascondere l'mgcnua illusione, lui, disertore e adultero, di tornare ;\ combattere sotto la bandiera di FerdU,ando secondo, che aveva 5,ervito fedelmente per sedici anni. Sarebbe stato assai bello combattere la guerra di liberazione a fianco del fratello maggiore, ufficiale di cavalleria, con gli antichi amici della Nunziatella. . L'impazicn~a di a:.pcttare lo svolger- ~, delle pratiche burocratiche, che lo avrebbero dovuto far riassumere ncll'c-~rcito borbonico, lo fece correre a Milano, oYe giunse con Enrichetta e con Giovanni Cattaneo, cugino di Ca~lo, uno degli animatori dcll'imurrez1one, il 14 aprilt•, La città pur nella discordi.a dei pareri e dei I propositi, m?strava ancora il volto delle Cinque Giornate. Il generale Lcchi, comandante dell'esercito lombardo, cui lo :wev~ presentato Carlo Cattaneo, impressionato dal freddo entusiasmo e dalle idee di Pisacane circa la condotta della guerra - poiché allora era lecito ad ognuno interloquire sull'andamento della guerra - lo avrebbe voluto con sé a Milano per organiztare un reggimento di volontari. Una proposta mostruosa per chi era venuto dall'Africa per combattere e non « per trascinare neghittoso la spada per le vie di Milano >. Vi si trattenne nonos,tant~ due giorni, per preparare una rclaz1onc, richiestagli dal Cattaneo: Sul mome,1taneo ordinamento dell'esercito lombardo 11ell'aprile '48. Il 1 7, col grado di capitano, partiva per Descnzano del Garda, al comando di una compagnia di fucilieri. Pisacane era :.tato mandato nella parte del fronte più tranquilla. ove era non un esercito ma una cintura di sentinelle che sarebbe stato assai facile, da parte del nemico, spezzare e travolgere. Di più, una raccolta di uomini di ogni parte d'ltalia, la più etcrog~nca, ~on una gran fede, ma ignara d1 armi e di disciplina militare. Due mr,i duri, ,;uWaltopiano di Tremo~ine. •\ organizzare quelle bande di volontari, a dar loro una forma rudimentale d! combattenti, a fortificare le posizioni affidategli; ma nessuna azione di guerra vera e propria. Prima però che la campagna si esauri"'se ebbe anch'egli la sorte del comb~ttimcnto e il baur ..i.mo del ~anguc. \lei'(() la metà di giugno, Pisacane riceveva l'ordine di occupare il monte Nota ,;ituato tra l'altopiano di Trcmo.!line e la valle di' Lcdro. Azione facile, perché senza difesa. Ma, sopraggiunti gli amtriaci, divenne il pernio di attacchi e contrattacchi frequenti. Pi,;acane ebbe allora il comando delle quattro compagni{· dd settore e, con felici azioni, riuscì a ricacciare per tre volte il nemico al di là del passo di Bcstana, ad oriente del monte Nota Il 26 giugno, all'.,lba, gli au~triaci lo ...attaccarono di sorpresa con forze assai 5,uperiori. Pisacane che non dormiva mai ed era :\.Cmpn: in moto, fece scattare i ~uoi uomini e li pose a difesa, finché non giunse una compagnia di ~ranatieri, chiamati in rinforzo. Dopo cin~ue ore di combattjmento violento scattava ,d contrattacco e ributtava i nemici. Fu allora che a capo dei suoi uomini, « nell'investire un ridotto che gli au• <,triaci s'erano fonnati dietro un masso di pietre e dal quale fulminavano 1 nostri, Pisacane rimase ferito al braccio destro; non pertanto continuò ancora il comando di difesa>. Fortuna per lui che all'ospedale di Salò, ove giunse dopo « due ore di cammino, trasportato su una sc<ilia>, l'intervento tempestivo di un chirurgo riuscì a 5-alvarlo dall'amputazione del braccio decisa dagli altri medici. Allora Enrichetta accorreva da Milano e, come ,i.::iàun'altra volta, a~isteva .imorosamcnte l'amico ferito. li precipitare degli eventi non tobe a Pisacane ogni speranza di giovare alla patria. Nor, ancora guarito accorreva a Milano e si presentava al Comitato di difesa, composto da Manfrcdo F,mti, Pietro Maestri e Francesco Restelli. Il suo piano audacissimo: sgombrare la città, concentrare tutte le forre - cinquantamila uomini - tra Bergamo e Brescia e accorrere in aiuto di Venezia, dopo essersi impadroniti di Peschiera, difc\a dal rhum, fece sorridere gli uomini del Comitato che lo comigliarono a curarM la ferita cd a lasciar Milano. Era a Lugano prima ancora che la l{ucrra fosse finita. La tranquilla cittadina svizzera si riempiva di esuli i quali, come non fossero essi i vinti, 1ncominçinrono nuovamente ad agit.i~i per riaccendere la rivoluzione. ri,acane, nonostante la sfiducia per 1\··l n 1to ~ardo, al quale ormai egli appai t•·nl·va come ufficiale della Oivi- ,iom· Ln111barda,disapprovava le scorrerie cti b.,nde armate, e ogni moto di popolo fon1cntato e guidato da fuori, :-.ccondoil Hrbo mazziniano. Convinto che cospir.v,,mi e congiure « non potranno gi,1mn1ai compiere una rivoluzione e drll'ituomistenza dei vari comitat; im.urt1•11rmalisorti dopo l'armistizio di Sab')cc,, « formati da indi- \'Ìdui i quali prl tt;11tlo110 comandare e parlare in nomt.· dt uu popolo da cui non sono nemme:10 ,·ono,ciuti », si tiene lontano da Maaiui, del quale non ~mbra subire in nc5-)tUJm\ odo il fa- ,cino e dal quale è lout~1ni.ssimoper educazione, carattere t.· lllt ntalità. Allorch~ .quindi nel dit._rrnhrc, col nuovo ministero Gioberti rntt,wide la po~sibilità di una nuova' guena fatta con ~rciti regolari, lasciò la Svinl•ra e rientrò nei ranghi della Oivi.,ione Lombarda di stanza a Vercelli. Sono appena passati due mc,i, e Pi- ,acane è già sazio della vita di guami• gionc. Dil)3.pprova per di più \;1 politica piemontese e gli ripugna ('he a capo dell'esercito sia stato po:-to uno '>traniero. Ma vi erano soprattutto le novità di Roma j la voce di Koma. Il 26 febbraio domandava al ~1inistero un pcrmt:sso e un mese più tardi la definitiva dispensa dal servi1.io. L'B marzo, con Enrichetta. ~•un~cva da Genova a Rom2.. Vi er.l .L,'Ìà tuttr lo Stato Maggiore mazzini.1110.Mazzini ,;tc~..o vi era giunto tre gior111prima, in incognito, da Firenze. e: Mi si presentava >, '>Ci'nI Giu~ppc M~zzini, « senza comnwndatizie; m'era ignoto di nome e. brnché io ri- (orda5,si di averlo alla sfu~ita veduto un anno prima fra quel turhinìo d'esuli che la dedizione regia ro\'l"~CÌavada Milano e· da tutti i punti di Lombardia ">Ul Canton Ticino, io n<lll ,apevo né gli \tudi teorici e pratici, né la ferita • di palla austriaca che lo a\'eva tenuto per trenta giorni inchiodato in un letto, né i principi serb,tti inconcussi i.l~tra~e~o l'esilio e la povrrtà, né altro d1 lui. Ma bastò un'ora di colloquio perché )'anime nostre ,,,'affratellaMCro e pcrch'io indovinassi in lui il tipo di ciò che dovrebbe es~r(' il militare italiano. l'uomo nel quale ti scienia, raccolta con lunghi studi t•d amore, non aveva addormentato, crc.rndo il pedante, la potenza e il genio. 'iÌ raro a trovarsi, dell'insurrezione >. Un mese prima dell'arrivo di Pisacane, a. Roma era stata proclamata la Repubblica. Dai campi lombardi il centro della ri\·oluziom· italiana evidentemente si sposta\'a verso la sua ~dc naturale e legitti111.1 Della sua fortuna, poi, nessuno potl'\;1 farsi illu- ~ione; ma non import,wa. Nece,sario e,ra _soltanto, per i giorni futuri, che I ultima voce veni~se donde unicamente acquistava un senso universale e ineluttabile. Senza Roma la storia non f'. storia, ma trascurnbile episodio. Con l'!mprcsa di Roma. con le sue tragiche giornate, la lott<l per l'indipc-ndenia prcndev~l un , olto nuovo e la sua \'era figura . Jl p, imo e più urgente problema della Repubblica, quello dell'esercito. fu immediatamente posto, e con chiarezza, da Pi\acanc a Mazzini, e ri\Olto con t·,trem.t decisione. Un problema duplice: organizzativo e strateg:ico. Effettivamente Pi~acane non era un militar~ per ed~cazion" soltanto, ma per pa!l'l!One; egh aveva sopra tutti i :,uo1 <'Ollcghivenuti da ogni parte d'ltalia, cd anche dalla Nunziatella. come il suo ami~i~~imo Cosenz e Mezzacapo, il genio dell'organizzazione. I \'Olontari. affiut.•ntida tutti i camoi e da tutte lt· insurrezioni in bande di1:.ordinate ed ana1thiche, dovevano e~sere, senza perder: tempo, inquadrati in corpi regolari. TOMMASO BOZZA

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==