E SPEDIZIONI di Giovanni e Sebastiano Caboto sulle coste dcli'America settentrionale erano rimaste quasi ignorate fino alla metà del secolo ~cor~. Un dispaccio diplomatico, scoperto per caso nell'archivio di Simancas, piccola città della provincia di Valladolid, fu l'occasione che spinse gli stu~i~si . ad. occuparsi dei due navigaton rtahan1. A poco a poco nuovi documenti e le vecchie cronàche d'Inghilterra si aggiunsero alle vaghe e imprecise notizie che circolavano nelle raccolte di viaggi. Il nome dei Caboto fu così riportato alla luce, e le discussioni comincia.rono nei bollettini delle varie società geografiche d'Europa. Il merito di :iver raggiunto per la prima volta il continente americano fu rivendicato a Giovanni Caboto. Toccò al figlio Sebastiano quello di essersi messo per il primo alla ricerca di un passaggio per le Indie. Il dispaccio di Simancas era una lettera in cifra che Pedro dc Ayala, amba~ciatorc spagnolo alla corte d'Inghilterra, inviava al suo re comunicandogli che « un genovese come Colombo > era arrivato a « r~rte isole e continenti > e ne aveva t ..:sopossesso a nome del re d'Inghilterra. Il genovese era Giovanni Caboto. La Spagna, gelosa dei suoi nuovi possedimenti delle Indie occidentali, si mise in sospetto e un'attiva corrispondenza si stabilì tra l'ambasciatore e la corte. Fin dal 1493, con una linea chr congiungendo i due poli passava cento leghe a ponente delle Azzorre, un.1 bolla del Papa aveva diviso il mondo u a spagnoli e portoghesi. Poiché Colomho era appena tornato da Haiti, e non si era spinto più in là della costa meridionale di Cuba, che credeva quella dell'Asia, senza sospettarlo e con un tratto di penna il Pontefice aveva regalato agli spagnoli l'intero continente americano. Ma l'incerteZ7,a e l'oscurità che ancora regnavano sulla vera natura di questo, r1on permettevano ai re cattolici di sapere se le nuove terre alle quali era giunto Caboto si trovassero al di qua o al di là della linea. Tuttavia non trascuravano di informarsene e di dare istruzioni all'ambasciatore perché pro. testasse presso il re inglese. Giovanni Caboto aveva passato la giovinezza sulle navi e nelle spedizioni mercantili di Venezia. Poco sappiamo di questi primi suoi viaggi. Era stato ali·. Mecca e alla Tana, le due porte dcli' Asia che la caduta dell'impero di Tamerlano, precipitando l'Oriente nell'anarchia, aveva chiuso alla penetrazione europea. Dopo quindici anni di dimora nella città di S. Marco, ne aveva chiesta e ottenuta la cittadinanza, e quando più tardi lo ritroviamo a Bristol, dove si era trasferito « cum phantasia di cercar paesi >, insieme con la moglie e i .figli, egli è appunto alla ricerca delle Isole Paradisiache. Si indicavano con questo nome alcune isole immaginarie, che navigatori e cosmografi ponevano nel mare occidentale. Bristol era allora il porto principale dell'Inghilterra. Pochi anni innanzi alcuni mercanti della città avevano lanciato nell'oceano le loro navi alla ricerca di quelle isole che si dicevano ricche di oro e di spezie. Delle navi non s'era saputo più nulla, ma non per questo era svanita nei poveri mercanti la speranza di rimcire a metter le mani su quei tesori e di sottrarsi così una buona volta all'egemonia che veneziani e genovesi esercitavano incontrastata nel commercio con i paesi del Levante. Caboto giungeva dunque a Bristol in buon punto. 11 paese più lontano col quale gli inglesi avessero allora rapporti di commercio era l'Islanda. Grandi quantità di pesce si importavano da quell'isola abitata da pochi indigeni e éfa qualche missionario. ~a ciò non poteva bastare alla borsa né alla immaginazione degli inglesi, non meno fervida per questo lato che quella dei por• toghe.si, i q,uali da cinquant'anni si affaticavano invano a svelare il mistero dcli' Africa, cercandovi una via per le Jndie. L'idea dell'oro, delle perle, delle spezie era, per così dire, la malattia del secolo. La proposta del marinaio veneziano di « cercar paesi > fu dunque accolta con entusiasmo dagli armatori e dai mercanti della piccola città in~lese. Caboto, che aveva studiato la « sphera >, doveva apparire ai loro occhi una specie di mago. Le Isole del Paradiso erano lì a portata di mano, a poche centinaia di leghe nell'oceano. Se una volta la prova era fallita, perché non ritentarla? Alcune caravelle, inoltratesi nel mare di ponente, vi andarono qual• che tempo vagando finché i viveri che venivano a mancare non le costrinsero al ritorno. L'anno dopo il tentativo fu rinnovato, ma ancora inutilmente. La scoperta di Colombo venne ad interrompere la vana ricerca. Quan• do l'incredibile nuova giunse in Inghilterra, Caboto era a Londra col fi. glio Sebastiano. La sola conseguenza che si poteva trarre da quella scoperta egli la fece subito iua. Lo sfavillante Catai, Cipango dai tetti d'oro, erano stati raggiunti da Colombo sulla linea del tropico. Caboto si propose di andarli a cercare a settentrione, navigan• do sempre diritto ad occidente dell'Irlanda. Enrico VII era re d'Inghilterra. « Savio e non prodigo>, come lo descrive un nostro ambasciatore, era in realtà di un'avarizia a tutta prova. Nelle spedizioni dei Caboto non volle mai arrischiare un soldo, e 9uando Giovanni tornò dal primo suo viaggio con la notizia dei nuovi possedimenti acquistati alla sua corona, a titolo di incoraggiamento gli fece sborsare dieci sterline dalla sua cassetta privata. Caboto era poverissimo. Le sue trattative col re, per indurlo ad int ,rendere la spedizione, durarono firÌo al 1496. Sono del maJ'IWdi quest'anno le lettere patenti con le quali il re, « sub banneris, vexillis et insigniis nostris », concede al marinaio veneziano e ai suoi tre figli, Luigi, Sebastiano e Sanzio, il privilegio di armare a loro spese cinque navi, farvi salire anche con la forza quanti uomini volessero e navigare alla ricerca di nuove terre. Forse Enrico temeva di mettersi contro la bolla papal~, né voleva ininùcarsi la Spagna. Caboto ne vinse le ultime esitazioni magnificandogli la vastità e ricchezza dei paesi che intendeva sc0prirc. II latino maccheronico delle lettere patenti parla infatti di città, castelli, iwle e continenti, che egli e i suoi figli, in qualità di vassalli e governatori del re, avevano facoltà di « subjugari, occupari et possidcri >. In quanto ai vantaggi che potevano derivare dalla scoperta, il re si riservava il quinto degli utili. La paura dell'ignoto trattenne armatori e marinai. Caboto non riuscì a mettere insieme le cinque navi di cui doveva comporsi la S!)Cdiz.ione,e ai primi di maggio dell'anno seguente salpò da Bristol con una sola caravella, la Matthew, e diciotto uomini di equipaggio. Le notizie che abbiamo di questa prima traversata dell'oceano scttentriona• le sono molto scarse. Caboto non si sbagliava supponendo di dover raggiungere le Indie per una strada più breve che quella seguita da Colombo. Perciò, appena al largo dcli' Irlanda, diresse la prora verso il nord, puntando poi deciso a ponente. La mattina del 24 giu• gno, « sub dilucuJo >, cioè sul fare del giorno, fu avvistata la. terra. La costa si stendeva alla loro destra arida e brulla, né alcun segno vi appariva che fos- ~c abitata. Era l'estremo lembo orientale del Labrador, a cui posero il nome di Prima Terra Vista. li continente americano era scoperto. Prendendone po.s~sso a nome del re d'Inghilterra, Caboto vi piantò la croce e la bandiera britannica. Accanto, a ricordo della sua patria, vi pose il vessillo di S. Marco. Era il giorno di S. Giovanni e con questo nome battezzarono la punta della lunga penisoletta di Terranova, che dal luogo in cui si trovavano appariva come una piccola i.sola. Poi, non offrendosi ai loro occhi altro che solitudine e silenzio, risalirono a bordo e andarono costeggiando la terra. Molti e strani uccelli incrociavano gridando la nave. Il mare formicolava di pesci che si lasciavano prendere con grande facilità. Erano onnai a trecento leghe dal punto di sbarco. La costa sembrava continuare all'infinito. Scesero di nuovo sulla <tpiaggia e vi trovarono certi lacci tesi per la selvaggina e un ago da pescatore. Videro anche alcuni alberi tagliati. Quei pochi segni di vita rianimarono la speranza dei marinai, che non dubitarono di trovarsi in qualche punto remoto dell'Oriente. Ma onnai le provviste di viveri cominciavano ad esaurirsi. Cedendo alla necessità, Caboto rimandò ad un prossimo viaggio la scoperta di Cipango, sulla cui strada credeva di trovarsi. Durante il ritorno incontrarono ancora due isole, ma non si fermarono a riconoscerle. Al principio di a~osto, dopo tre mesi di continua navigazione, la Matth,w ammainava finalmente le vele nel porto di Bri~tol. « Questa Maestà ha guadagnato una parte dc Asia senza colpo dc spada>. Co~l al duca di Milano annunciava la nuova scoperta il suo ambasciatore a Londra, Raimondo da Soncino. Caboto si era recato a Londra a fare al re la relazione del suo viaggio. Vi comparve abbigliato con una splendida veste di seta, e così fu visto girare per la citt.ì con un globo in mano sul quale andava mostrando il punto in cui era ~barcato. Lo seguivano i figli e il suo barbiere al quale aveva regalato un'isola. Si. faceva chiamare ammiraglio e si dava il tono e il portamento di un principe. La voce di una. nuova spedizione VEliEZIA - Aoc&dtmla,Part.loolare della Vita di 8a11t'Onola, d,1 Oarpaoolo si era sparsa per Londra e i mercanti della città gli correvano incontro, lo appl!ludivano e inchinavano sperando~ ne concessioni e privilegi nelle nuove provincie. Perfino il re, con grande me• raviglia del Soncino che aveva saputo dai marinai come stavano veramente le cose, credeva alla fertilità e ricchezza della terra scoperta. Tuttavia, scrivendo al duca, il Soncino aveva le sue buone ragioni per chiamarla anche lui « opti ma et temperata>, e proseguiva: « Credo ancora andarano cum questo passaggio alcuni poveri frati italiani Jj quali tutti hanno promissione de Vescovati. Et per essere io fatto amico de L' Armirante, quando volessi andarvi, haverei uno Archivcscovato1 ma ho pensato che! sia più sicura cosa li be· ncficij quali Vostra Exccllcntia mc ha reservat1; et perhò supplico che quando vacassero in mia abscntia la mc faccia dare la possessione, che non me siano tolti da altri, li quali per essere pre• senti possono essere più diligenti di mc; el quale wno rcdutto in questo paese ad mangiare ogni pasto dc X o XII vivande, et stare tre hore ad tavola per volta, ogni giorno due volte, per amore dc Vostra Excellentia >. Ma al posto dei vescovati non trovarono che selve e selvaggi. Qualche povera capanna di pescatori era sulle coste dove poi dovevano sorgere New York, Baltimora e Filadelfia. Così per gli inglesi di allora, come già per i grandi di Spagna che avevano seguito Colombo nel suo secondo viaggio, la nuova spedizione fu un mezw disastro. I cinque vascelli che la componevano salparono da Bristol nella primavera dell'anno ~gucnte. Malfattori, frati e mercanti andavano a colonizzare le nuove terre. Nelle lettere del re, che gli confcnnano i privilegi su di queste, troviamo ocr l'ultima volta il nome di Giovanni CabottJ. Forse morì durante il viaggio. Il figlio Sebastiano gli succe• dette nel comando. A poche miglia dall'Irlanda una violenta tempesta disordinò la flotta. Una delle navi dovette tornare indietro e cercar rifugio sulla costa. Verso la metà di giugno le altre raggiunsero il rapo Chidley, estre• ma punta settentrionale del Labrador. Qui un ostacolo impreveduto si presentò ai naviganti. Verdissima e fredda, la distesa del mare verso ponente era a pctdita d'occhio cosparsa di enormi blocchi di ghiaccio che la corrente trascinava nel senso contrario alla rotta. Avvicinatisi alla terra, ripararono in un golfo dove i p"sci erano in tale quantità da ostacolare il cammino alle navi. Alcuni orsi bianchi li afferravano con le unghie butt.,md?5i in .acqua e li divoravano ancora gu1zzant1.Comparvero tre o quattro indigeni vestiti di pelli, ai quali a furia di sce"nifu fatto intendere da bordo che si voleva sapere il nome dei pesci, e da questi la terra fu detta dei baccalaos. La barriera di ~hiaccio minacciava di chiuderli nel golfo. Ripreso il largo e doppiata Terranova si spinsero a sud fino alla baia di Chesa• peake. La grande colonia inglese d'America na.~eva quel giorno. Ma nessuno capì allora l'importanza della scoperta. Frati e mercanti, non avendo trovato pane per i loro denti, denigrarono la spedizione. Caboto aspettò undici anni. L'ascesa al trono del nuovo re Enrico VIH venne finalmente a toglierlo dal discredito in cui era caduto, La idea di una nuova spedizione fu messa in campo. A qualunque costo Sebastiano voleva trovare un passaggio ocr le Indie. Ma anche questa volta la fortuna gli fu contraria. Il comando della flotta era stato diviso tra lui e un certo torna~ Pcrth, finanziatore dell'impresa. Al Labrador il mare era libero di ghiacci. Riuscirono a mettersi per lo stretto di Hudson, poi volsero }e prore a nord ed entrarono nel canale di Fox, fra la terra di Baffin e la penisola di Melville. L' 1 1 giugno erano a 67 gradi e me.zzo di latitudine nord. La desolazione dei luoghi e il giorno quasi perpetuo ,;bigottirono gli cquipavui che si ammutinarono. Il « pauroso cuore :t di Tomaso Perth ordinò la ritirata. Undici anni più tardi il passaggio fu scoperto a sud da Ferdinando di Magellano. Caboto era passato al servizio della Spagna. Nel 151 8 Carlo V lo nominò Piloto Mayor. Era la carica più alta che vi fosse nella marina di allora. Ma la vita sedentaria non era fatta per lui. Le mostre di spezierie che la nave superstite di Magellano aveva portato dalle Molucche invogliarono la Compagnia dei mercanti di Siviglia a mandare una spedizione a quelle isole. Caboto ne accettò il comando che i mercanti gli offrivano. Firmò il contratto e nell'agosto del 1525 la spedizione era pronta. Ma non partì che nell'aprile dell'anno seguente. Una formidabile lite era sorta tra il Piloto Mayor e la Compagnia. Sebastiano si andava vantando per Siviglia che egli non riceveva ordini dai mercanti, che non era solito ri~ fare la strada già fatta da altri e che una volta in mare sarebbe andato con le navi dove più gli piacesse. Egli aveva preso come suo luogotenente Michele de Rifos. I mercanti si opposero ehie• dendo che fosse nominato a quel posto Martino Mcndcz, uno dei sopravvissuti delle Molucche. La contesa si inasprl fino al punto che i mercanti ricorsero all'imperatore. Non avendo più alcuna fiducia in Caboto, volevano addirittura sostituirlo con Francesco dc Rojas, capitano di una delle quattro navi della spedizione. L'imperatore confermò Caboto nel comando, ma gli impose il ~endcz come luogotenente. • Quando questo si presentò sulle navi, Caboto fece conto di non averlo mai conosciuto e continuò a dare gli ordini al Rifos. La flotta era nel porto di S. Lucar, pronta a levare le ancore. Im• provvisamcnte il Mendez se ne andò a Siviglia, seguito dal Rojas e da altri ufficiali. Rifugiatisi in un monastero protestarono di rimanervi finché Caboto non fo<.sc tolto dal comando dr-Ila spedizione. L'intervento de) Consiglio delle Indie, che chiamò Sebastiano a Siviglia e gli ingiunse di accettare il Mcndez ne11a sua carica, parve dare battaglia vinta agli ufficiali che tornarono sulle navi. Appena a bordo della Capitana, il Mendez si diede a spadroneggiarvi. Caboto lo lasciò fare finché non si trovarono al largo. Allora continuò ad i~no~ rarlo, servendosi in sua vece del R1fos, al quale la ciurma aveva l'ordine di obbcdire. L'odio del Mendez non ebbe più limiti. Era sulla nave un Michele dc Rodas, uno dei tanti nobili che si erano imbarcati in cerca di avventure. Costui si era schierato dalla parte del Mendez e del Rojas. Quando i capitani delle navi aprirono il plico sigillato contenente l'ordine di successione al comando nel caso che venisse a man• care Caboto, vi apparvero i loro tre nomi, quello del Rojas in testa. Il plico era OFera dei mercanti, che avevano ottenuto quelle nomine premendo sul governo, cd era un tacito suggerimento al Rojas e agli altri su ciò che doveva• no fare. A Palma delle Canarie la flotta sostò qllalche giorno per rifornirsi. Qui i tre designati alla successione si riunirono in casa di Alonzo di Santa Croce, ispettore per la Compagnia dei mercanti. Fu concertata una lunga lettera a Car• lo V, che il Mendez sottoscrisse. Mentre stavano per consegnarla al capitano di una nave diretta in Spagna, piombò improvviso Caboto che sequestrò la lettera. Onnai la ~uerra era dichiarata. Nel plico, tra le istruzioni del governo, vi era anche l'obbligo per il Coman• dante di comunicare ai capitani, non appena raggiunte le Canarie, l'itinera• rio della spedizione. La mattina dopo, prima della partenza, il Rojas e gli altri, seguiti dagli ufficiali che erano riusciti a guadagnare alla loro causa, si presentarono sulla Capitana chiedendo di conoscere l'itinerario. Si rifiutavano altrimenti di proseguire il viaggio. Caboto rispose « che egli era d'accordo con l'imperatore>. Li congedò con un giro di spalle e diede l'ordine che si leva,;scro le ancore. Durante la traversa,ia dalle Canarie a Pernambuco, dove giunsero il I o di giugno, il Rodas e il Rojas, che comandava la Trinidad, si diedero a sobillare i marinai, ai quali facevano distribuire il vino dalle loro botti p1ivate. Il gioco dei dadi era alimentato da un ebreo che comprava sulla parola l'oro e le perle delle Molucchc. Le ciurme ubriache si azzuffavano e bestemmiavano come in una bettola. Le punizioni e gli arresti che il Comandante non risparmiava a que!li della sua nave non facevano che mettere legna sul fuoco. Quando giunsero a Pernambuco, la corrente contraria ve li tenne fermi tre mesi. Qui la propaganda tra gli equipaggi, che potevano comunicare liberamente tra di loro, si fece più ardita. Il Rojas o;piava un'occasione per sollevarli contro Caboto. Vi era a poca distanza dalla costa una fattoria di portoghesi per il commercio del legno brasyl. Il Portogallo contestava allora alla Spagna il possesso delle Molucche. Per distrarre Caboto da quel viaggio i portoghesi gli si misero intorno vantane.io-- gli le ricchezze del Rio de la Plata. L:l fonte della informazione era sospetta e Caboto, benché prestasse volentieri l'orecchio a quei discorsi, non prese per allora alcuna decisione. Ma il Rojas e il Mendcz approfittarono delle visite che egli faceva alla fattoria per spargere la voce tra gli equipaggi che l'itine• rario delle Molucche era stato abbandonato. Una mattina la Trinidad levò le ancore e fu vista con le vele spiegate pronta a partire. Caboto era a terra. Si buttò in una lancia e raggiunse la nave. La sua prcS('nza intimorì la ciur• ma che invece di tumultuare lo accolse in silenzio. Il Rojas si giustificò dicendo che voleva spingersi al largo quanto bastava per provarvi la forza della corrente. Caboto lo fece arrestare insieme col Mendez e li tenne alcuni giorni prigionieri sulla Santa Maria. Ma i testimoni avendo deposto in loro favore durant'e il processo, fu costretto a liberarli. Ripresero il mare il 29 settembre. Durante una tempesta, che li colse al capo Frio, il battello della Capitana andò perduto. Giunti innanzi alla baia di Santa Catarina, dominata da una montagna folta d'alberi, Caboto decise di fermarvisi per costruire un nuovo battello. All'ingresso della baia erano tre isolette tra le quali bisognava passare. Il mare buio non pennettcva di vedere il fondo. Il Rodas, pilota della Capitana, mise spavaldamente in peg110 la propria testa se la nave si perdesse. Caboto lo mandò ugualmente a gettare lo scandaglio e ,;i mosse solo quando l'altro tornò affennando che potevano senza pericolo andarsi ad ancorare nel centro della baia. Vi si erano appena inoltrati che diedero in un banco. « Impiccami, o capitano! > urlava il Rodas, strappandosi la barba. La nave si inclinò su un fianco e l'acqua ne invase il ponte. li salvataggio delle robe durò alcuni giorni, ma la Capitana era perduta. Il Rodas si era rifugiato a terra e non si faceva vedere. Nella baia vi erano due spagnoli che avevano fatto parte della spedizione di Giovanni Diaz de Solis, scopritore del Rio de la Plata. Uno di essi, Enrico Montes, aveva ac• quistato grande autorità sugli indigeni. Ne radunò un buon numero e li mise a disposizione di Caboto. Fu così pos• sibile costruire in poco tempo una ga.• )cotta, sulla quale venne imbarcato-. tutto ciò che si era riusciti a salvare della ~apitana. I miasmi della vegrtazione e 11caldo soffocante colpivano di febbri micidiali gli equipaggi. Occorreva al più presto allontanarsi da quel luogo. T due spagnoli confermarono a Caboto <tua~to aveva già ~aputo dai portoghesi d1 Pernambuco sulle ricchezze del Rio dc la Plata. Il Montcs parlava di una montagna del Paraguay dove l'oro e l'argento si trovavano a fior di terra. (continua) ALBERTO PALMIERI
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