Omnibus - anno II - n.5 - 29 gennaio 1938

ANNO Il • N. 5 • ROMA 19 GENNAIO 1938-XVI dii q Il l'.NiA I )E IBil ffi®ffiill® I A NUOVA impresa dell'aviazione fa- ~ scista non è d1 quelle <.,heconsentono una facile retorica. Essa segna un progresso su tutte le precedenti e supera le previsioni dell'attesa più confidente. Ha collaudato uomini e macchine, ha mnstrato ancora una volta quanto possa la volontà dell'Italia mussoliniana. L'aviazione italiana, I.i pi-ima del mondo e possiamo dirlo senza indulgere al nostro orgoglio, è soprattutto un fenomeno di volontà, della volontà di Mussolini. Quando l'aviazione pareva un semplice sport, un tentativo puramente scientifico, rivolto a dominare le leggi del mondo fi. sica, una follla pci don Ferrante della saggezza sedentaria, Mussolini, esule a Trento dove battagliava con Cesare Battisu in difesa dell'italianità, si esaltava al sacnficio di Latham e al trionfo di Blériot. ,. La nostra età è eroica forse più delle antiche. Il mercantilismo non ha soffocato lo spasimo angosc10:.oma salutare della ricerca i oggi, come ai tempi mitologici deglt Argonauti, l'uomo sente la nostalgia de! grande pericolo e della grande conquista. Gli eroi moderni si chiamano Nansen, Luigi di Savoia, Shackleton, Latham. La parola che riassume e dà un carattere inconfondibile al nostro secolo mondiale è il movimento». Siamo ancora alla preistona dell'aviazione. È all'indomani della guerra che Mussolini intraprende da solo, come può, la sua battaglia per l'aviazione. • Quando il ciclo sarà solcato da navi aeree che abbrevieranno sempre più i distacchi dall'uno all'altro popolo, potremo dire di avere fuso tutte le anime m un'anima sola•. Nel 1919 egli è l'unico borghese che si diletta a solcare le vie del cielo. E: in virtù di questo allenamento che nell'ottobre di quell'anno si porta in aeroplano a Fiume tenuta da d'Annunzio. 12 PAGINE UNA LIRA □ □ SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE All'indomani della Marcia su Roma, nel Consiglio dei ministri, egli pone accisa.- mente 11 problema dcll'a\·1az1one. Nella primavera del '23, consegnando la bandiera agli aviatori convenuti nel campo Francesco Baracca, annuniia che l'aviazione italiana esiste, finalmente. Un mese prima trecento aeroplani avevano solcato per due ore il cielo dell'Urbe senza il minim? incidente. :,.:ell'anno prossimo il lc.-o numero sarà tnplicato •. Salendo al potere ne aveva trovati dicci e in pessime condizioni. li resto è storia nota. INGLESI lN OASA1 OONLIPFE, BB.ITTON E W. COOK, OAKPIONI DELLA SQUADRA EVEBTON, NEL LORO APPARTAMENTO A BUSHEY Da allora l'a\'iazione italiana, creazione tipicamente fascista, non ha conosciuto che trionfi. Ha dominato i deserti e gli oceani, ha batruto i ruords dell'altezza e della distanza, si è imposta per l'eccellenza dei suoi motori e più ancora per l'animo e la gagliardia dei suoi uomini. La nuova generazione, educata alla severa disciplina mussoliniana, ha intuito che l'avvenire dell'Italia era in gran parte condizionato al dominio dell'aria e si è dedicat'l alla nuova arma con un fervore che è solo superato dalla fede. t inapprcziabile, è incalcolabile il servizio che Bisca, Bruno e Moscatelli hanno reso alla Patria m questi giorni fra la stupefazione del mondo. Essi sono i messaggeri dell'Italia nuova, dell'Italia fascista, i rappresentanti più degni di quella generazione che si è annunziata con la conquista del1'Impero. Essi hanno vinto una battaglia ,.. che ha elevato 1I valore e il prestigio del• l'Italia nel mondo e di cui solo più tardi si misureranno la portata e l'estensione. Essi sono 1 ~aranti, di fronte al mondo, delle sue inesaunbili possibilità. Nessuno, dopo questo meraviglioso esperimento dell'ala fascista, dopo questa stupenda vittoria, che riassume tutte le virtù del popolo italiano, oserà più dubitare del successo dell'autarchia preannunziata e voluta dal Duce. C'è, infine, qualcosa, in questa mirabile im;>resa affidata a giovani usciti ap• pena dall'adolescenza, che vale ancora di più del trionfo della tecnica ed è l'animo che hanno mostrato questi dominatori del cielo; è la loro tempra morale, la loro mentalità. Leggete il loro giornale di bordo. Nessuna retorica, nessuna divagazione, nessun segno, anche mjnimo, rii compiacenza. Un senso del dovere assoluto, una semplicità che ricorda le formuJe della matematica, una potenza di osservazione ed una precisione che toccano 1I sublime nella loro obiemvità. Si ha la sensazione, a volte, che l'impresa non li riguarcli. Questa capacità di obliarsi, di trascendere la propria persona nelle cose e nell'azione è il segno infallibile dell'eroismo. Ed è anche un segno di alta ~ profonda poesia. f.: la poesia nuova che s1 annunzia e, come ,;empre, dal cielo. Salutiamo m questi mcssaSlgcri dcli"Italia fascista oltre i deserti e gli oceani i poeti del tempo d1 Mussolini, indichiamo nel loro giornale di bordo la prima espressione di una poesia che nobilita la vita. I . . I :-,: SIDECAR mi hanlasciato a due chilometri dalla costa. Ho dovuto pro¾!guire a piedi, per un battistrada dìsegnato sulla roccia, che conduce a questo balcone sull'Atlantico. Vedendo adesso la riva del Clare, {.Omprendo quanto doveva essere difficile per il capitano dC'ila grocsa petroliera tedesca occultarsi dietro a un co~ì alt0 ma scoperto baluardo. Qui è Black Head, cioè Capo Nero. Il punto è pericoloso. Si vedono infatti gli scogli spuntare dal fondo cupo e mostrare nitidamente le loro teste a due o tre metri dalla superficie, per una larga uma, tanto che le onde pare vi incespichino coi loro piedi profondi correndo verso la parete. Nofl potendo accostare, la n.tvc manovrava in su e in giù oltre la linea degli scogli sommel"'i, al largo del Capo, passando di continuo da sop-avento a sottovcn• to, nella bufera. E:. avvenuto il giorno 13 dicembre 1936 rimbarco dei volontari irlandesi per la Spagna di Franco. Ma dopo quali peripezie! O'Sullivan mi rievoca la notte dal J'2 al 13 - da lui vissuta e temuta - e mi dà anche un foglio dell'!rish Jndependent con una cronaca asciutta ma precisa nelle risultanze. Fin dal principio della rivolta lo Stato Libero ricono,;crva il Governo di Valencia; poi, ancor prima che si progctta..s.e il Comitato di Londra, il ministero de Valcra si pronunciava assieme al Dail per la non in~erenza nel conflitto spa~nolo. Ad accrescere il sospetto sulla propaganda per una spedizione di volontari è il nome dell'uomo che li guida: O'Du/Ty. Capo della polizia sotto il ministero Cosgrave, in disgrazia con l'avvc-nto di dc Valera, capeggia sino al 134 le opposizioni in Parlamento. Soltanto sulla fine di quell'anno coMituiscc le e Camicie Azrurrc >, la prima mili1ia irregolare dopo lo scioglimc-nto drll'/rish Republican Army. Ma e vigilato> dal Governo rimane. Qua <;egretam('nte, là con poca pruden1_:1,la propaganda, le iscrizioni e una -larva di org:aninazione si compiono in qualche modo. Circa. ottomila combattenti ~no disposti a p:i.rtire; ma non po1-<ieggonoche le braccia r il vei.tito borghr,e. Anni, nemmeno parlarne; e nr,sun ('quipa,u{iamrnto. Lr quarantamila sterline raccolte dal clero cattolico non si possono toccare; il Primate le assegna alla Croce Rossa. E poi manca l'essenziale : come questi uomini possono raggiungere la. Spagna? Frattanto O'Duffy s'imbarca con cinque o sci scguaci 1 come pa,,eggeri comuni, su un piroscafo inglese e incontra due volte il generale Franco al Quartiere dello Stato Maggiore. Una nave viene promessa, settecento irlandesi possono prepararsi. O'Duffy decide di non muoversi, li aspetta al loro sbarco; ordina al capitano Walsh, suo aiutante rimasto a Dublino, di equipaggiarne alla meglio 1.ettecento e di chiamar adunata a Galway, evitando di dar nell'occhio al Governo repubblicano. Malgrado le mi.sure della polizia, da ogni città e da ogni villaggio dell'isola giunge a Galv.•.ay una rappresentanza di volontari: in tutti, al momento del. l'imbarco, wno 753. Anche l'Ulster, 1::i provincia rimasta legata dal Trattato del r920 alla Corona inglese, invia ventidue legionari. Dai territori poveri del Mayo e dello Sligo arrivano con un anticipo di alcune giornate uomini solitari come pellegrini che, rifugiandosì nelle taverne portuali degli emigranti, restano in paziente attesa di una nave chimerica di cui qualche ottimista annuncia l'arrivo di momento in momento. Ore di speranza e di sfiducia s'alternano mentre duecento dublincsi venuti in autocarro attraverso sperdute rotabili cnmpcstri gettano con la loro baldori~ l'allarme fra le autorità del porto. Alcuni si fanno credere emigranti in attesa di un carico per il Canadà; altri e$COnOdall'abitato e si disperdono sul litorale. Il tempo è freddissimo. Bisogna cavare dal sacco a zaino, dì cui quasi tutti sono provvisti, i pull-over e le calze fatte in cao;a, il far!:><.:tteo il bcrfctto a maglia coi quali sempre si difendono durante l'inverno gli ,'K>lanidelle vicine Aran. Nel pomeriggio del giorno 12 l'ultimo contingente sopraggiunge da Cork: wno 104 uomini, dai venti ai trentacinque anni: scendono tutti da mac• < hinrtte Ford, nuove fiammanti. E:. vero dw a Cork c'è la grande officina amt'- ricana - alta costruzione razionale elevata sul canale dell'estuario - per ii montaggio dei pezzi provenienti da Detroit : ma come hanno potuto penetrarvi? La banchina è gremita: trenta di essi salgono sul coperto delle vetture e togliendosi la giacca, a dispetto della pioggia, mostrano le nuove camicie verde smeraldo; poi, gettati i feltri nell'acqua, si cale. "10 in testa bustine az1urre con la nappina sulla fronte e il gallone ro.,so cucito sopra l'orecchio. Pochi agenti girano al largo dello spettacolo : non c'è niente da fare, conviene evitare il peggio. Intanto un incidente è avvenuto. Due legionari di Roscommon ne portano la notizia, nonché la richiesta di soccorso. Un'autocorriera proveniente appunto da Roscommon e stipata di volontari, è uscita di strada a poche miglia da Galway: undici uomini sono incapaci di proseguire-. Una pattuglia di vetturette Ford riattraversa la città a grande andatura, perché proprio in quel momento si viene a sapere che al largo di Black Head è stato avvistato un piroscafo senza nome, oziante a piccolo vapor(" nella nebbia, non potendo accostare a causa del mare sconvolto. li capitano tedesco, si capiva, non osava abbandonare il mare aperto per inoltrarsi nella baja tenuta sotto il controllo dt·i guardacoste irlandesi ; d'altra parte i volontari non po,;sedevano imb~rca:rioni per raggiungere 1 in un punto cosi imprecisato, lontano e pericolosi~imo, la misteriosa nave. Tentativi temerari valsero a poco. Tre volontari coraggiosi 1 fra quelli che avevano proseguito sul litorale, bàlzano sulle onde enormi con una piccola harca a remi, in ricognizione verso il Capo semina!lcosto dalla pioggia e dalla nebbia. Un altro gruppo, guidato da un legionario di Galway, osserva gli ormeggi delle banchine e adocchia un grosso « trnder >, il Dun Aeng11s, per un colpo di mano da compiere notte• tempo. Poco dopo met.zanotte le gomenr del « tender> cadevano; un'ora più tardi, dopo aver hordeggiato per due miglia la riva inferiore, il Dun Aengus> riaccostava per il carico. il corteo è u~cito dalla città 1 camminando poi nel buio e nella pioggia ~ulla riva fragoro~a. C'è anche un grupI po di donne di Galway che accompagna i partenti del luogo. E nel freddo, nelle grida e fra le parole liberissime dei ventenni, esse sono riuscite a trascinarc1 al colmo della notte, due altissimi preti, riparandoli e sospingendoli sotto un unico ombrello. Uno regge il paracqua, l'altro fa strada con una lanterna da minatori. Il Dun Aengus s'è appoggiato a una riviera di pali; frugando col piccolo riflettore ha trovato sulla costa un largo trampolino che serve a~li Aranesi per trasbordare la torba nelle loro rozze imbarcazioni. Poi i più taciturni, quelli venuti dal Krrry, uomini dal labbro ornato da un rossastro baffo copioso1 cominciano l'imbarco. Il c. tender > diminuisce nel mare agitato; quando tutti sono a bordo gli oblò incaccano l'acqua delle onde. Il capitano Liam V\lalsh dà egualmente l'ordine di salpare, ma le donne rimaste sul pontile non mollano le gomene : si mettono anzi a cantare la Failh o/ Our Fathers - quell'agghiacciante lamento dceli addii che ho udito nel porto di Kingstown - invitando gli uomini a dar loro mano. Poi i due preti 1.iavvicinano al carico in pcric.-,lo e, fra gli alti spruzzi d'acqua che sbu- .cano dalla muraL,.1 impartiscono la benedizione. li Dtm Aengus prc-nde il mare; quelli rimasti sulla pedana non hanno animo che di gridare good luck, buona fortuna. Er::i.no le 3,30. Mezzo affondato pc-r il peso soverchiante, sotto continue raffiche di pioggia e con le onde all'altezza del ponte, il battello partì alla circa. A bordo, gremita la sottocoperta, stipato il ponte, non c'era riparo alla tempesta; esposti alla pioggia fredda e violenta, i legionari, in maggior numero, potevano dirsi nudi. Mutò il vento; e un pazzo, trovato un armonium prcs'!io lo sgabuzzino del «.:.antinicre, pre~ a suonare e a cantare Come back lo Erin. Non era rivolta: pazzia. li peggio venne dopo. A un'ora dalla partenza fu raggiunto Black Head: della nave tedesca, neppure l'ombra. L'o'!icurità era a, ..o. luta, e scar!:>i..,simla vi..,ibilità anche nel cono del rinettore : eppure la nave, se si fos1.Ctrovata al largo del Capo, non sarebbe sfuggita alle ricerche del e tender>, durate per oltre un'ora. Né era da supporre che un'unità straniera cui fosse impe• dito l'ancoraggio potesse manovrare in quel mare senza una luce a bordo, senza ne::i.nche un lume sul ponte di comando. Una viva preoccupazione cominciò a prostrare i volontari : tanto pili che non erano riusciti ad ottenere dal capitano Walsh una confenna pre• cisa sull'arrivo della nave. Senza viveri e massacrati dal rollìo, il loro lamento cominciò sottocoperta. Meglio di tutti rcsìstcttero quelli del ponte superiore, bagnati fino alle ossa e paralizzati dal gelo: erano i giovani di Galway, non ancora ventcnni 1 dalle pallide e biondastre facce di boys scouts, quelli che erano usciti per ultimi dalle braccia delle accornpagnatrici. Alle cinque e mezzo Goggins, comandante improvvisato del Dun Aengus, decise di rientrare nella baja per attendere in qualche riparo la luce del giorno di Santa Lucia. Egli sapeva ove terminavano gli scogli sommersi davanti al muraglione: lì, come una lucertola, il e tender > ficcò la testa in una forcella della roccia e si :mcorò alla meglio sul fondo che dava scarsa presa. Fu comandata una piccola pattuglia d'osservatori sul ponte di poppa e per due ore si ebbe silenzio. All'alba il vento e la pioggia erano cresciuti: incapaci di dormire, gli uomini fìssa\"ano in silenzio l'orizzonte che la pioggia chiudeva poco lontano. Erano caduti in uno scoraggiamento estremo, ma non per ciò meno eccitato, meno nervoso; e chi parlò di tornare a Galway fu messo egualml'nte a tacere. e Sembravano giunti a un tale grado di crisi psicologica »1 mi dice Michael O'Sullivan, e che avrebbero potuto compiere le azioni pili insl·matc e pericolo!!C e miracolose. Non ne avevano né colpa né merito. Così il buon Dio li deve aver osser\"ati in quel momento>. Due uomini trattarono con \Valsh e Goggins; e riuscirono a far desistere i comandanti dall'idea di tornare al lar~o del Capo. Essi proponevano inve. cc di e.alare una scialuooa: avrebbero pensato loro al resto, erano pratici dei luoghi. La i;cialuppa fu po!ò>-Ltsaulle onde, coi due uomini chr a11onarono subito i remi. E s'allontanò dalle rocce, poi ris..1.lì parallelamente la COf>ta settentrionale, che custituiscc il lato souovento dello \perone di Black 1Icad. Trovato un ounto ovC'~i poteva tentare lo sbarco - gro,si approdi di pietra sorgevano da un esiguo lido arenoso - i due marinai avvicinarono terra. Alla prima la manovra fallì: un'onda cnor-

O ■ NIBUS vorcvole su d,. sso. Tenuto presente che il testo er stato redatto proprio mentre Bubnov era commis~ario per l'educazione, la cosa non poteva sorprendere. Senonché Bubnov, pochi giorni prima che si !liapessc di quel suo giudizio, aveva pc&duto il posto ed era .!itato dichiarato nemico del popolo. Che fare? La scomunica che aveva colpito Bubnov, si cstendcv~ al libro che era piaciuto a Bubnov? Bisognava provvedere a fame scrivere un altro? Allora Stalin si è dato alla storia : ha letto il Ùbro, ne ha soppe~to ogni pa• rola, ha fatto sopprimere qu~lche pas~ sospetto e alla fine. ha dato 11 su~ pfacet. Poi ha scritto una lettera d1 ringraziamento al prof. C~estak?v· ~a Russia ha finalmente un libro d1 stona. Insulto alla Repubblica 1J L CONSIGLIO dei _mi1~istri~ ~ran: ! eia o, per dir meglio, 1 C~ms1ghd~1 MITOLOOI.1. DODERlUr 2, LA TOLETTA DEL OENTAORO (di,, d1 Bartoli) ministri che si succedono m Francia hanno, senza dubbio, parecchio da fare per le gravi questioni politiche e. finanziarie che sono sempre all'ordine del giom~ della vita pubblica francese, ma non si lasciano assorbire da esse e, contrariamente al vecchio detto che il pretore non si curi delle cose minime, trovano il tempo e il modo di_occuparsi anche di questioni di pochissimo conto, ritenendo, probabilmente, che I~ sort_c della democrazia e della repubblica dt· penda non meno dalle cose minime che dalle massime. Nel novembre scorso, il Consiglio dt·i ministri di Francia, che era, come l'attuale, presieduto dal signor Chautemps! aveva molto da fare per cercare d1 conciliare le richieste di aumenti di stipendi dei pub~lici impieg~ti con le necessità o, meglio, con le ristrettezze ~cl bilancio. E un giorno, mentre era riunito per esaminare ancora una volta questo eterno problema della quadratura del cerchio, il ministro della Giustizia credette opportuno produrre un rirono, che era stato presrnt~to al ~uo dica!ltcro da un gendarme d1 stanza a Lilla. me portò e dcpo~ la barca ..opra una di quelle pericolose testuggini; furono costretti a riprendere il mare sulla prirr.a ondata che li raggiunse. Andò meglio alla seconda prova, tra5.cinarono la scialuppa fuori dal gioco delle acque e presero subito la s'trada del villaggio di Ballyvaughan, vi5ibile da quel punto: lì, nel caso, si sarebbero fatti dare da mangiare, al ritorno. Da Ballyvaughan al lato sud di Black Hcad non c·er:\ che mci.z'ora:-Appena si affacciarono sul mare (erano le 9, ma ci '-Ì vedeva appena) la grossa petroliera gcm1anica appatvc ai loro increduli occhi. Era immobile, aveva gettato le ancore vicino alla riva, ma per il mare in burrasca era costretta ad aiutarsi con la manovra del timone e dei motori. Rjfccero la strada col cuore in gola. 11 Dun Àengus era salpato. Si scorgeva all'altc.z?.a del Capo, lo stava doppiando. Spinsero di furia la scialuppa nel• l'acqua e bordeggiarono il muraglione. La petroliera e il « tender » si erano intanto riconosciuti; alle ro,20 si scam• biarono confusi segnali, poi s'allenta• narono d'intesa dalla costa, in cerca di una zona ove abbordarsi senza gros!tO pericolo. t\lle undici si trovarono affiancati, a pochi metri di mare impe• tuosamente mosso. Coi legionari tutti premuti sul lato interno, il Duri Actt· gt:.J s'inclinò verso la nave, dall'alto della quale alcuni ufficiali dai berretti g~illonati d'oro imorecavano qualco~a d'incomprensibile. Forse ordinavano di riprendere lentamente la navigazione, forse volevano far retrocedere gli uO• mini dal parapetto. All'improvviso una onda sollevò il e tender», tutto piega• to sul fianco e coi legionari male aggrappati sul ponte in pendenza, e lo gettò contro la murata della petroliera. Due uomini ebbero le gambe fratturatc nel cozzo, altri restarono accidcn-. tati nelle cabine. • Poi i due vapori furono saldati l'uno all'altro con tutti i mezzi più spicciativi. Scalette a corda vennero gettate dalla petroliera, e chi le agguantò per primo, per primo fu sopra : ognuno, impegnato quel combattimento per espugnare la murata, dimenticò il freddo. Magari aiutò una zuppa calda ch'era tenuta ad aspettare. Quei tedeschi avevano pensato a tutto: una fila di gavette lucenti pre~ un cuoco pulitamente ve~tito di bianco e un cumulo di maglioni turchini da rr.arinaio. Non importava sapere o ignorare la loro lingua. J 1 trasbordo fu lungo. Solo alle tre del pomeriggio il Dun Aer1gus si sgan• eia va e riprendeva adagio la rotta della baia di Galway, lanciando il saluto dell;l sua fioca sirena. La petroliera puntò sulle isole Aran e sfiorandole piegava la prua verso il meridione. Con ~iò la Brigata Irlandese ripeteva il pas. 'IO degli esuli avi, consegnati alla storia col nome di Wild Guse, ovvero e oche selvatiche >. GILBERTO ALTICHIERI ANNOII - N, 6. 29 GENNAIO1938-XVI MNIBU SETTIMANALDEI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERAfilA 11 1 1==1 ESCE IL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia eOolonleiannoL. 4.3, se.me,traL. 22 1 11 ·1 ,:,,.,. , mo L. 70, "m"'" L. 36 OGII JfOMEllO OJJ LIRJ ~•:~:c~:ttu!!tf,g!~n' ~~iocr, ~~~ I Dlrt11001: 1 1· Roma • Via del Sodarlo, 28 1 T1lefonoN, 1561.e36 Jmmlalnruloa.1: J{llaoo - Piaua Carlo Erba, 6 I TolofoooN, 24.808 hbbUdtA: Por milllgotro di alt.tua, b oolonnai I L. 3, Rlulgml ali' B/&.:'9Jj :.uJ~~'is~:•R:~d~ 0 ~a t-Honoré I &oc. A.noo.Ed.ftrtc, " Ol!DiliUS" • JfUa.no I &L-------',. LAFIERDAELLE VANITI Libri scolastici ~ TALIN, ora, ~i è dato agli studi ~ storici : questo almeno assicura una rivi.sta inglese, di solito bene informata. Chiuso nel suo silenzioso ufficio nel Krcmlino, egli ha esaminato personalmente la nuova t: Storia russa per le scuole», pesandone ogni frase e ogni parola, allo scopo di accertare che non vi fosse la minima « deviazione » troto:'ki<1:tica. In RussiaJ quando un « traditore » viene liquidato, tutte le sue opere sono sottoposte al più severo esame ed il risultato di questo esame è quasi sempre che le dette opere vengono giudicate « non corrette ideologicamente> o « fuori della linea> ecc. i per cui ...anosubito ritirate dalla circolazione e distrutte. J n questi ultimi tempi, le liquidazioni sono state tante che c'è da stupirsi se i russi hanno ancora qualche cosa da lrg~ere. Ora, molti dei bolscevichi, che sono stati «liquidati:. da Stalin, avevano scritto libri di storia. Mano mano che essi venivano liquidati, i loro libri venivano distrutti. Alla fine si era giunti 31 punto che nrm c'era un libro * cui la gioventù sovietica potesse impararela storia del proprio paese. Allora fu istituita una commissione, con a capo il pro1. Chestakov, alla. quale fu affidato appunto l'incarico di scrivere un testo di storia per le scuok perfettamente confonne alla ideologia bolscevica. La commissione ha fatto del suo meglio per adempiere in modo degno l'incarico. E, prima di tutto, mentre, fino a ieri, si faceva di solito cominciare la storia russa dal primo zar - Rjurik il rosso del IX secolo - il nuovo libro b fa cominciare, invece, <lai primo regno georgiano di tremila anni fa; del che St~lin, che, come è noto, è georgiano, pare sia stato molto soddisfatto. Inoltre ai primi tremila anni di storia russa, il nuovo testo non dedica che 99 pagine; e ne dedica, invece, 1 1 7 agli ultimi venti anni. Infine la parte, spesso assai importante, che, nella prima fase della rivoluzione, ebbero alcuni dei capi bolscevichi, ora liquidati, resta, nel nuovo libro, nell'ombra più discreta o, per dir meglio, è semplicemente soppressa. Tutto, insomma, concorre a fa. re del testo del prof. Chestakov un capolavoro di tatto e di discrezione, oltre che di obiettività storica Ma, ad un tratto, mentre IO,si o,a ..... minava, è risultato un fatto gravissimo: il commissario per l'educazione Bubnov aveva espresso un giudizio fa. BERLil!O - OOSTUI<I DI OA&!!EVALE Il gendarme prote<stava assai encrgicamcnt<' contro un hen noto industriale locale, che lo aveva insultato, e domandava di csscrr tutelato dal Governo. Risultava dal ricor,;o che il suddetto gendarme era sul tram, quando vi era salito l'industriale con la moglie. I nuovi venuti si erano messi a sedere, ma ben presto lui - l'industriale - aveva cominciato a dar segni di irrequietezza e, dopo avere arricciato il naso una o due volte, aveva detto, abba.stan7.a ad alta voce, alla moglie : « Allontaniamoci, ma chérie ; qui c'è un curioso profumo>. Il gendarme si era ritenuto offeso da questa osservazione e aveva presentato ricorso per via ~crnrchica al ministro della Giustizia; nel qual ricorso, fra l'altro, scriveva: « Quello che il signore intendeva dire era che i gendarmi non si lavano mai i piedi. }~ considero questo come un insulto alla Repubblica!». A. G. l-:TI EL NUMERO della settimana scorsa, ~ dedicammo questa rubrica. alla ~us• sia. Avevamo appena terrmnato I ar1icolo, ed ceco che una nuova ricca 1~cssc di notizie di quello S\'Cnturato paese e1 capitava sott'occhio: notizie, come al solito, orribili e nello stesso tempo grottesche, atroci e speuo umoristiche, di quel par_iieolare umorismo freddo e crudele, che I tedeschi chiamano Garienhumou,: umorismo da impiccati. Da dove cominceremo questa rapida rassegna? Forse la cosa migliore è di p~occ• ~r1c~o~:so~::u.cà 0 ;~:~: a~c:c~~~i ::,a;c~ paradiso sovietico. GUARIGIONI 'ii) ARLAMMO, nel numero prcce~cnt~, l.S'" delle elezioni russe. Eravamo m ri• tardo sugli avvenimenti. Al momento ~nit~u::~v~va::~e~toel~;j:;~ :iiicrr~:~i{:.11c Siamo ancora piU in ritardo oggi, ma non possiamo fare a meno di ~or?are sol_o ~er un istante sulle de1te clez1oni per riferire un aneddoto che pub, da solo, dare una idea dell'entu1iasm,., con cui il popolo russo accorse alle urne. Tutti andarono a votare. Vecchi, malati, storpi si trascinarono come poterono o si ~:~e:ir~:~i~a~~~u~i v~nt;::~t g!ar~~~:~d~:~ loro mali. Una vecchia, subito dopo aver votato, si mise a gridare al miracolo: e Avevo un terribile mal di capo, cd è passato. Come mi sento mtglio ora che ho votato per il camerata Stalin! >. . In quello stesso giorno anche i camerati Jcnukidzy, U. P. Larin, Karakhan, Orakhc: lashvili, ccc., guarivano definitivamente d1 ogni mal di capo, anri, di ogni male, gra• r.ic alle cure di Jczhov, Le guarigioni sono poi continuate. I DELATORI (c;J ONO continuati i processi, e so- C:J 00 continuate le esecuzioni con esasperante monotonia. E, tutt'a un tratto, un colpo di scena: un articolo del giornalista Kolroff contro i delatori e contro il roetodo, che si è seguito fino ad oggi, di dar corso a denunzie incontrollate. Kolzoff ha descritto i delatori come e ruffiani, che tentano di allontanare l'attenzione (delle autorità) dai loro veri scopi e dai. loro delitti, facendola convergere su falsi delitti altrui>. E li ha divisi in tre e.ate• gorie. Alla prima apparterrebbero coloro che lanciano e frecce di carta >, ossia spcdiKO· no dozzine di lettere anonime alle autorità denunziando i loro compagni di lavoro. Alla seconda i e carricriui >, che non hanno vera capacità o abilità o desiderio di lavorare, ma tentano di coprire queste loro deficienze mostrando di vigilare sugli altri e e faccn• dosi co1l una reputazione>. li lavoro non li i~terc.s~a affatto. e: Essi hanno solo bisogno di far rumore intorno a se stessi e intorno alla lotta che ostentano di condurre contro i sabotatori e di terroriuare tutti allo scopo di impedire che 1i lavori >. In- :~~~~~ :~ng~~:~t:r~c1e~::r;rc~=en~:ci:o1: non meno dannoso e pericoloso >. Costui è e: un camerata codardo >, e un burocrata, abietto nemico del partito e dei Sòvieti. Egli tenta di salvare se stcuo e il suo bcneuere personale ad ogni cono, anche a costo di calunniare onesti lavoratori>. Noi non faremo al e famoso > giornali.sta Kolzoff il torto di supporre che egli abbia mai perduto il suo pre:r.ioso tempo a leggere Tacito o Seneca. Se li avesse let~i, le sue clauifichc dei delatori sarebbero più ingegnose e le sue descrizioni più pittore- ,che. li gruppo di delatori, per esempio, che Tacito descrive, è infinitamente più vario e più vero della banale catalogazione che fa il pubbliei1ta bQlscevico. Tutti i caratteri umani, tutte le condizioni sociali vi sono rappresentate. Accanto a una folla ~i personaggi oscuri, schiavi, liberu, soldati, maestri di scuola, si trovano uomini di antica nobiltà: un Dolabella, uno Scanto e anche - ironia dei nomi ! - un Catone (Ann. IV, 68). Vi sono i delatori di bassa condizione - commentava Boiuicr - che hanno cominciato con l'esercitare gli impieghi più abietti e che, giunti alla ricche~a e. alla potenza, conservano qualche traccia della loro origine, come quel Vatinio, che Tacito t ·ua uno dei mouri della corte di Nerone (Ann. XV. 34): costui si era introdotto nelle case dei grandi facendo il buffone, e fini col far piangere coloro che aveva fatto ridere. E vi sono i delatori eleganti, che si piccano di belle maniere e che domandano con grazia la morte del prossimo: un giorno ne apparve uno davanti at Senato, vestito all'ultima moda, che, col sorri50 sulle labbra, chiCJe la morte del padre (Ann. I V, :.>8).Vi sono i delatori ti• midi, vergognosi di se steni, come Silio Italico, per esempio, che, in gioventù, accusb qualcuno, forse per paura, e per tutto il resto della vita si sfon:b di far dimenticare questa sua colpa (Plinio • Epi1t., lii, 7, 3). Vi sono, invece, i delatori sfrontati, cinici, che .si compiacciono di sfidare l'opinione pubblica, che .si vantano delle loro gesta e ne traggono gloria. Qualcuno, un giorno, parlava davanti a Mczio Caro di uno sventurato che Me1io aveva fatto mct• tcre a mortt:, e profittava dell'o<:casione per lanciare ancora qualche insulto alla sua memoria. Mcz.io protcstb: e Non toccate i miei morti > (Plinio, Epist., 1, $, 3). I miei morti 1 Quale motto! Krilenko potrebbe farlo suo. Ma ci sarà qualcuno che dirà altrettanto di Krilenko, qualcuno che conterà Kri\cnko fra i suoi morti. PURGA E OONTROPURGA ~ ORNIAMO al «famoso> giornalista U Kol:r.off. Costui, dunque, nell'anno di grazia 1938 - ventunesimo della ri- \'Oluzione bolscevica - ha scoputo che in Ruuia sono molti delatori e che costoro sono gente abietta. Delatore egli stesso, ha denunziato i delatori. Queste cose non si fanno per spontanea iniziativa in Russia. Che significava, che cosa preludeva l'arti• colo del giornalista Kolzoff? Lo si è visto subito. Pochi giorni dopo, si è riunito il Comitato centrale del Partito comunista e ha ordinato: 1) che cessino le espulsioni dal partito senza previa investigazione ; ~) che vengano riesaminati entro quindici giorni i casi di diccine di migliaia di persone che sono sta1e espulse, e che gli innocenti siano riammt-ui nel partito; 3) che siano puniti i delatori. . Il decreto ha insistito sul fauo che negli ultimi meti vi è stato un enorme numero di espulsioni e ha citato i ca,.i di intere famiglie rimosse senu akuna ìnvestigazio• ne, da dirigenti ambiziosi e ~pportunisti. _Ha ricordato, per esempio, che m un 10!0 giorno, ncll'At.erbaigian sono state espulse 351 persone. Si è aperta, cos}, una seconda fue della caccia all'uomo sovietica: coloro che fu. rono i cacciatori saranno, ora, la selvaggina; gli accusatori saranno gli accusali, i persecutori saranno perseguitati, saranno abbandonati alle frc e alla vendetta delle loro vittime. Nessun tiranno ha mai immaginato un gioco più crudele e grottesco. t, vano tentare di rpiegarsi cib che non pub euere ,piegato. E:. vano voler prestare una logica alla follla. Ncuuno ha prestato fede ai processi e alle condanne contro le vittime di ieri. Neuuno presterà fede ai processi e alle condanne di domani e alla persecuzione dei delatori, che ora viene annunziata. La repubblica socialista and~bbe in rovina se i delatori venissero sterminati sul scrio. Ne verranno messi a morte alcuni, e se ne troveranno altri: ecco tutto. E:. possibile che Stalin abbia bisogno di mostrarsi severo contro i delatori per sviare l'opinione pubblica, per tergersi, agli occhi di ehi gli presterà fede, del s.an~e che ha versato fino a oggi. t un.a vecchia commedia. La conosciamo. Anche Tiberio, qualche volta, puniva i delatori: per dimostrare che cui non agivano per sua ispira• zione. Ma quando, un giorno, si parlb di diminuire il prezzo con cui si pagavano i loro ,ervigi, egli insorse, con una vivacità e una franchezz.a che non gli erano abituali, e rispose che, se cib si fosse btto, la repubblica sarebbe andata in rovina (Tac., Ann. IV, 30). Quale parola! Niente è nuovo sotto il sole, e soprat• tutto non è nuova la ferocia di un dèspota. Disse Tacito di Tiberio: e: po1tremo in JU• J~,o simul oc deduora prorupit, postquam, remolo pudo,e et metu, Juo tantum inienio uteba1ur > (in ultimo proruppe in sc:elleratez:r.e e indegnità, dopo che. rimouo ogni timore, si abbandonb ai suoi istinti naturali). E forse in un sol punto la diagnosi dello storico antico non colpisce nel segno: cd è là dove dice che Tiberio, ,_moto metu, inficrl. Dal punto di vista psicologico, è ve. ro il contrario. E:. proprio di chi ha paura tentare di far paura. e proprio di chi è terroriuato tentare di terrorizzare. "Jn bruto sanguinario, in Russia, ha ra<...:olto l'eredità degli zar, ma ha dissimulato per lunghi anni la sua natura forse per pudore, forse per prudcn1.a: non temeva e non aveva ragione di uccidere. Persino Trotski. il suo nemico mortale, lascib andar via ; e se ne sarà poi pentito infinite volte. Ma, come ha cominciato ad aver paura, si è abbandonato ai suoi istinti ; e ora uccide per non essere ucciso, itcnnina per non e•- serc abbattuto. APPLAUSI A ORONOMETRO f1 L NUOVO Parlamento sovietico si è U r!unito e ha f~tto le 1olit~ dimostra• zion1 di e cntus1aJmo organizzato >, come si dice nella fraseologia bolKevica, Ha acclamato e- applaudito Stalin per 1 ~ minuti e meno. Ha acclama10 e applaudito Nadeida Krupskaia, la vedova di Lenin, per men.o minulo. Lenin morl in tempo. Forse, se foue viuu10 ancora, sarebbe s1ato condannato da un pcz7o, come traditore della rivoluzione. Poi il PMlamento ha fatto le nuove nomine. Kalinin è s1ato rieletto Presidente di tutta l'Unione, con undici Vice-Pre1identi. uno per ciascuna delle Repubbliche, fra i quali il veterano Pe1rov1ki, per l'Ucraina. Particolare degno di nota: Kalinin e l,e. trovski sono i soli supersiiti dei sette personaggi che furono in passato presidenti dell'Unione. LA SORTE DI KRILENKO lD) 01 SONO cominciati i discorsi. LS"' Si è discu,so del Giappone, della Francia, di I..itvinov. E si è discusw di K rilcnko, l'accusatore pubblico, l'implacabile persecutore di migliaia di sventurati. t. stato il camerata Bagirov, membro autorevole del nuovo Praesidium, ad attaccarlo. E lo ha accusato non già di essere tr<"ppo tepido nel perseguitare j rei, né di a,erc perseguitato innocenti; non di difetto, né di ceceno di zelo nell'adempimento delle sue orribili funzioni; lo ha accusato di bf"n altro: di fare dell'alpini• smo e di giocare a sc:i.cchi. Fra gli applau• si entusiastici di tutta l'aHemble.1, Bagirov drammaticamente ha domandato: « Che cosa rappresenta Krilenko, l'alpinismo o la giustizia? ... Egli è senza dubbio un cattivo commissario >. Cib significa che la potenza di Krilenko è finita Cib significa che i suoi giorni sono contati. Lo abbiamo dttto: fra non molto qualcuno conterà Krilenko fra i suoi morti. PER ANDARE A MORIRE f.Y,1 A I..A NOTIZIA sui metodi soviellJ.l tici che supera tutte in drammati- .cità e in orrore è quella, giunta qualche giorno fa da Stoccolma, del passaggio di là dell'ex-ministro so,•ietico a Oslo Jacubovic. Costui era ministro dei Sbvitti in Nor• vcgia quando vi risiedeva Trotski; e, naturalmente, è stato accusato di avere cospirato con lui. Alcune settimane fa, come aliti inviati rus!i all'estero, fu richiamato a Mosca. Egli rifiutb di obbedire e si dimise. Immediatamente ricevette da Mosca la notizia che i suoi due figli c:rano stati arre- .stati, trattcnuli come ostaggi, e sarebbero uati messi a morte se egli non fo~c tor· nato in Ruuia. Dopo una terribile lolla interiore, Jakubovic decise di tornare per tentare di salvare i figli. Lui e la moglie, lunedl 17, partivano dalla Norvegia. Mcrco• ledi 19, si presentavano alla Lcgaz.ione russa a Stoccolma. Furono ,•isti in giro per la città insieme con la signora Kollontai. Da Stoccolma dovevano partire in aeroplano per Hclsingfors e da Helsingfors a,•n::bbero proieguito in treno per Leningrado e per Moica. A quest'ora saranno giunti alla mèta. Sapremo, fra non molto, che Jnkubovic S.'\• rà nato mcuo a morte. E poi, chi sa?, saranno meui a morte i figli. RICCIARDETI'O

UOI Parigi, gennaio. 1 t E VICOMTE et la vicomtesse J Poliron de Grosmollet prient ~ M. Saviriio de leur /aire l'honneur de dine, che;:,eux le lundi 3 janvier >. Collocato bene in mo5tra sulla scrivania della mia camera nella casa fatata. di GavarniJ odoroso di quell'odore di gorgonzola che è l'odore inevitabile della carta a mano, l'invito alìmentare dei Potiron dc Grosmollct, che la posta mi aveva recapitato il 20 dicembre, mi rammentò giorno per giorno, durante il corso di due settimane, che la sera del 3 gennaio mi sarei seduto alla mensa di una delle famiglie più monarchiche di Francia e, chi sa?, sarei riuscito forse a penetrare per via gastronomica i misteri della Cagoule. I Potiron dc Grosmollet io li conoscevo appena. Quale segreto in quell'invito pomposo e trasmesso con un anticipo di quindici giorni? e [ francesi a,nano farsi fotografare con la forchetta in mano e il bicchiere alle bbbra >. Mi tornava in mente questa osservazione di un mio amico carissimo, e nella cui intelligenza ho una fiducia illimitata. Mangiare è una delle operazioni elementari della vita, e come tale avvolta di pudicizia. Menelik mangiava dietro un paravento, e riceveva le vivande dalle mani di un servo cieco. Uno dri segni più precisi dell'ammollirsi dcll.1 civiltà, è quando i costumi pèrdono il contatto delle cause naturali, e vivono di vita propria e presto convenzionale. 11 convitare alla propria mema è una delle fonne più auguste dell'ospitalità. ~1a quale contatto ormai tra quella forma e il comune e venti déjtuner avec moi >, che non è più se non un e bonjour > più lungo e costoso, ma altrettanto vuoto di conseguenze? Quelle due settimane di attesa furono feconde di rivelazioni. Il sottosuolo di Parigi eruttava armi e munizioni in quantità. Jl povero lilum non s1 arrischiava più a uscire di casa, e le mani levate ai sette rami della han,iucà, invocava l'Altissimo con pianti e lamentazioni. Jouhaux si era rifugiato alla ..-"\mbasciata sovietica che ha sede nel nobile quartiere di San Germano, ed è circondata da alte mura come la resideri· a del Dalai Lama. Marx Dormoy, ribattezzato Fantomarx, appariva furtivamente fra le torri di Notre-Dame e, lo sguardo scintillante d1 sospetto dietro i buchi della mascherina nera, sorvegliava le manovre dei feroci camelots du roi, dei crudeli croix dt feu che, come beh-e air;5etatedi S..'lngue,insidiavano gl'innoccnti svaghi degli i~ritti alla Il I Internazionale. I baffuti agenti del minio;tro degli Interni avevano già portato in prigione un generale citato più volte per atti di valore. alcuni ufficiali fomiti di magnifici petti, una mezza dozzina di alti dignitari della Legion d'Onore, e parec• chi signori di aspetto venerabile e di costumi illibati. Sondando con la pun• ta del paracqua le cantine degli antiquari, avevano tratto alla luce spingarde in quantità, balestre e colubrine. ~ella luce incerta dell'alba, nell'ora in cui i lattai vanno di ca.sa in ca.,.a a deporre le loro bottiglie nutricanti, gli ,;panini, che come ombre fru~ianti nettavano dalle strade i segni dei vizi notturni, scoprivano abbandonati sull'orlo dei marciapiedi grappoli di mitragliatrici, cataste di carri armati, piramidi di cannoni. Per aver scoperto una fregata a tre ponti nel bacino del giardino delle Tuilcries, il brigadiere Sostène Durand fu citato all'ordine della SUreté Générale. Nel cerchio del sospetto Il giorno della monarchica cena si avvicinava. La mattina del 1l ingerii a scopo preparatorio una leg~era dose di magnesia calcinata, e la sera del 3, rasato di fre,;co e serrato in uno smoking a due petti, mossi spcranroso verso l'hOul Potiron dc Gro!'imollet, ricordando a mc stesso che h6ttl in certi casi può significare e casa privata>, a fine di non cadere a mia volta nell'errore di un grande quotidiano di Roma, il qua. le nel darr notizia che la duchcso;a di Vend0me era deceduta nel '!iUO hotel, serie.se che l'augusta signora era morta nel suo albergo. La notte era chiusa nel gelo, come la corona nuziale della povera nonna nel• la teca di vetro. Fendendo l'estasi del silenzio, spirando fumo d~lle narici come il drago Fafner dalle froge, traversai da parte a parte la città, nero e pattinando sulle scarpette di coppale, fra due file di alberi brinati, che scintillavano come candelabri di cristallo. Gl'invitati erano sparsi a gruppi per il salotto Louis XV. Malgrado le prc• sentazioni lun~he e faticose, né io riuscii a capire i nomi di coloro, né coloro il mio. La voce si era sparsa che il nuovo ar• rivato era u,i monsieur étra11ger, e la confidenza, che per effetto dei « martini » cominciava a scaldare gli umori e a sciogliere le lingue, operò un brusco rinculo, e riportò quei messieurs e quelle dames alla rigidità di altrettante statue a congresso. Gli sguardi convergevano su me, come proiettori sull'aeroplano nemico. Nei cinque minuti che per dovere di ospitalità la padrona di casa dedicò a me, io minutamente ammirai dietro la sua guida gli oggetti donati via via dai principi della Casa di Francia ai Potiron dc Grosmollet, e pcxatì dentro una vetrina, sopra una imbottitura di raso: il ventaglio d'avorio istoriato, dono della duchessa d' Angou!Cme; la tabacchiera di smalto donata dal defonto Conte di Parigi; l'orologio d'oro con monogramma, dono del Duca di Guisa. Terminata l'ispezione del reliquiario e abbandonato a me stesso, cominciai a bordeggiare da gruppo a gruppo. Un duro vocabolo, Csar, che sonava come il cesareo titolo dei CK>vranriussi, ma ri\pondeva evidentemente a un significato diverso, colpì più volte il mio orecchio; ma non appena mi avvicinavo a un gruppo il discorso ccs~ava di colpo, poi riprendeva su nuovi e blandissimi argomenti, come la salute dei bambini, l'ondata eccezionale di freddo che percorreva l'Europa, i pregi di comicità dell'ultimo film di Fernandcl. E Csar? « Madame est servie! > ris~ indi• rettamente alla mia angosciata interrogazione la voce anonima del mag~iordomo, il quale aprì le porte della sala da pranzo e scopri la mensa scintillante di cristallerie. E mentre tristemente io mi avviavo verso quegli splendori al braccio di una ca,;cante douairière, che, le labbra agitate da una masticazione continua e le gote grondanti pelle, faticava a convincermi che l'Italia è IIU ..... la terra dei grandi palpiti d'amore, io, fissi gli occhi sulle giacche zebrate dei camerieri schierati dietro le sedie, pensavo che in un paese che tanto sl vanta di aver operato per la libertà, il marchio si perpetua, su quella stoffa servile, delle frustate sulla pelle dello schiavo. Filippo :Eguaglianza Ciò che non potè il e martini :., potè lo champagne. Nulla alle ostriche servite su un letto di ghiaccio tritato, debole al cohsomé royal come farfalletta che si provi al volo, la conversazione si irrobustì alla suprénu barbue, e quando il marcaJsin aux carottes, ucciso in una battuta piedi e brandendo la forchetta sulla quale era infilzato un grosso boccone di cinghialotto. « CI. la verità >, continuò il vecchio signore. e Luigi Filippo Giuseppe, duca di Orléano; colui che odiava la Corte di odio mortale; colui che non si pcritò di far sue le più feroci, le più immonde idee dei .sanculotti; -colu} che nel giardino del suo proprio palazzo, di notte, come un assassino, preparò quei moti che insanguinarono Parigi e la Francia; colui che, nelle funeste giornate del 5 e del 6 ottobre, tentò usurpare il potere supremo, inerpicandosi sui frantumi del trono; colui che non "i vergognò di sostituire il nome dei suoi avi con quello di Filippo Egua• PARIGI. SCONTRO TRA POLIZIA E 11 0AMELOT8" DAVANTI A NOTRE·DAM:E dì caccia dal piombo personale di Monseigneur e mandato in dono « à son fidèlt Potiron de Grosmollet >, fece il suo ingresso nel gran piatto d'argento, coricato sul dorso, le zampette rattratte e un 50rri.setto di scherno sul dente uncinato e bianchissimo, l'oratoria dei commen~li aveva acquistato la scrosciante intensità di un torrente equatoriale, nel periodo delle grandi piog~e. Apostrofi più alte emergevano dal fondo vocale, come lingue di fuoco da un braciere : e Il fronte popolare ci conduce alla rovina! >. e Un israelita al governo della Francia!>. « La patria di Giovanna d'Arco nelle mani di un ebreo! :,. e Fino a quando durerà la vergogna?». e I comunisti ci hanno venduti a Mosca!>. « Socialisti, comunisti>, gridò un tale, e sono conseguenze: i radicali, ecco le vere cause! ». e Ah! ah! > ghignò a questo punto un signore d'età seduto a capotavola: « li radicalismo al quale voi imputate i mali della Franlia, è opera di coloro ai quali voi offrite il trono di Luigi decimosesto:,. Si udì come un rombo: « Les Pri,ices? >. e Un loro antenato>, dbattè il vecchio signore. e t. un insulto! > gridò il visconte di Potiron dc Grosmollet, levandosi irl glianza; colui che non arrossì di sedere all'estrema sinistra della Convenzione; colui che osò votare la morte del re; colui la cui testa indeg-namcntc fu mozzata da quella stessa mannaia che aveva mozzato la testa di Luigi il beneamato: ecco il fondatore del radicalismo, ecco il vero, grande responsabile della Francia corrotta! >. Taglienti, accusatrici, le ultime parole del vegliardo erano echeggiate in mezzo al gelo e alla perplessità. In quel momento medesimo entrò il maggiordomo reggendo alto con le mani guantate un piatto infestonato di pizzi, e dentro il quale, a simigliarna del dorw di un colossale maggiolino, si arrotondava una charlotte di cioccolata, puntcg~iata di fragole candite. Sulle molle del divano Uno dei proverbi più attendibili di questo paese di cui sono l'ospite provvisorio, insegna che c'est par les femmes qu'on arrivc. E quando età non consente gli arrivi? t l'ora euforica in cui i commensali si levano da tavola con gambe di cauc• ciù, hanno il naso a lanternino e la la~ crima al ciglio, e tuffano il grugno dentro il bicchiere a pallone, ove più che sorbire, fiutano la (me Napoléon. Tuttavia, le virtù solvitrici del liquore non riescono a operare wl sospetto che la mia misteriosa presenza ha suscitato in questi camdots a,sociati al destino di un re, ma forniti di animule da servette, e però, slittando sui tappeti spessi come capelli di un collegiale pettinato all'Umberto, mi riduco in un salottino appartato in cui vasti divani sparsi di cuscini e poltrone grasse e paciose come balie, mi invitano all'abbraccio. Ivi mi raggiunge la vetusta douairiè• re che ho accompagnato per braccio a tavola, e che durante il pasto ho avuto alla mia destra. Che importa che costei sia un rudere cosmeticato e io la replica fedele di Mohammcd Shah Aga Sultan Khan III, figlio di Aga Khan Il, nipote di Aga Khan primo del nome, discendente diretto di Ali, il e Icone di Dio> per parte di sua moglie Fatima, figlia del profeta Maometto? La luce rosea e come filtrata dal lobo di un orecchio, muta la realtà in sogno. li divano è fondo e il potere della vedova Cliquot così grande che, dalla mensola di una biblioteca nana, le poc. sic rilegate in vitello di Alfredo de Musset sì fanno largo tra Lamartine e de Vigny, si aprono a pagina 93 e, con una vocetta giallina di vecchia pergamena, canticchiano pian piano : Nous étions seuls pensifs, Et nous avions quinte ans. Il momento è propizio. Mi chino all'orecchio della douairière, aguzzo la voce per vincere la durezza del suo timpano, e : e Marchesa, che significa Csar? :,. E la marchesa, in un canto d'amore, risponde: « Sua Altezza ?vfonsignore il Duca di Guisa ha 62 anni, è pretendente al trono di Francia e abita un castello nel Belgio. Mio marito, il marchese di Fais. sancourt, è un fanatico della causa, ma io... >. E la marchesa di Faissancourt, per manifestarmi in maniera allegorica in quale conto tiene il ritorno di Monsignore sul trono di Francia, avvicina la destra alla bocca, e usando dell'unghia del pollice a guisa di plettro, pizzica con esso l'orlo della dentiera. e 11 marchese si reca spc...--snoel Belgio, e anzi, in questi ultimi tempi - ma per carità, questo rimanga tra noi - le visite furono più frequenti del solito. Una volta accompagnai mio marito. Travers.."\mmo all'alba la pianura di Waterloo sulla quale vigila un Icone, e poco dopo arrivammo davanti al cancello del parco. I viali erano coperti di foglie morte. Via via che ci avvicinavamo al ca.stello, il rullo del tamburo echeggiava più chiaro, come un trillo massiccio ,. « Un tamburo? >. e Era Monsignore che si esercitava. Monsignore ama il tamburo. E. un virtuoso del tamburo. Bottesini non era forse un virtuoso del contrabbasso? Dà dei concerti di tamburo ai quali intervengono i più bei nomi di Francia. Gli inviti ai récitals di Sua Altezza erano pubbJ;cati nell' Action Française, prima della rottura>. « La rottura con la Casa dj Francia?>. e Quel malheur! Vede, Monsignore il Duca di Guisa non si occupa diret• t.."lmentcdi politica : è un vero signore. Ma suo figlio, il Conte di Parigi, è giovane, ha frequentato le università del Belgio, professa idee avanzate. E poi ... Dicono grande l'influenza di mo11sieur dc Bcrnis... Illustre famiglia francese, rinomata per le sue gesta libertine ... Un cardinale de Bernis, ambasciatore a Ve. nezia, fu protettore di quel polisso1l di Cas..'lnova. Un altro lasciò fama di poeta scollacciato ... In ogni modo, e contrariamente a come pensavano i suoi avi, il giovane Conte di Parigi stima che la vera Francia non è quella delle dame del faubourg Saint-Germain, al• le quali mi onoro di appartenere, ma quella dei lavoratori ... Si è accorto che i dirigenti l' A.ction Française, Léon Daudct e Charlcs Maurras, uno perché sordo, l'altro perché grafomane, aborrono dai rivolgimenti, vogliono che le cose continuino come sono andate finora, con gettito regolare e abbondante delle sottoscrizioni, e senza la minaccia di essere controllati un giorno da un re... Per rimettere in piedi il partito monarchico che faceva acqua da tutte le parti, ha fondato il Courritr Royal e, per mezzo di questo giornale di tendenze socialiste, lancia, lo sconsigliato, appelli agli operai. Où allons-nous, mon Dieu, où allons-rous! ». « Agisce solo Momignore, o consiglia. to da qualcuno?>. « Istigato, volete dire, c.obillato da de La Rocque :,. « Il colonnello Cac;imiro? >. « No. I dc La Rocque sono tre fra• tclli : Casimiro, Pietro e Gastone. Come nelle dinastie commerciali ebraiche, i Sévérac dc La Roçque lavorano in società e tra parenti : Casimiro è capo dei Croci di Fuoco, Pietro è segretario e consigliere del Conte di Parigi, Gastone è teorico del socialismo e redattore del Populairt. t. un ~enere i piedi in due staffe >. « In tre, volete dire >. « In seno ai camclots du roi, molti, a imitazione del Conte di Parigi, deploravano l'inazione di Daudet e di Maurras. Scontenti, uniti agli scontenti dei Croci di Fuoco e agli scontenti di altri p:irtiti, crearono lo C.S.A R., ossia i! Comité Secret d'Action Révolutionnaire, che si riprometteva di abbattere il governo di Fronte Popolare e preparare il ritorno del re. Dallo C.S.A.R. vennero fuori i primi caf!oulards (così chiamati da loro st~i) che Fantomar.~ Dormoy fece ai-restare in seguito alle esplosioni dcll'ttoilc. Al rumore delle bombe e per rilezzo del Courritr Royal, Monsignore il Conte di Parigi smentì ogni sua partecipazione allo C.S.A.R. >. La marchesa di Faissancourt smise di parlare, e mollemente si adagiò a riposo nella rosea penombra del boudoir. La diffidenza che la mia persona aveva ispirato ai camclots raccolti a m<"nsa intorno al cinghialotto di Monsignore il Duca di Guisa, continuava a preoccupanni. Ne accennai alla marchesa. « E,ifaul ! > fece costei, dandomi un buffetto sulla guancia, con la. mano profumata e unghiuta come un artiglio. e Bambino! La Francia è lacerata dalle fazioni. Diffidiamo gli uni degli altri. Capitato fra noi così jnaspcttatamente, vi hanno scambiato per un UJ'tascì >. « Un ustascì? :.. « Un affiliato al comitato terrorista che preparò l'attentato dì ?vlarc;iglia... Ma voi, piuttosto, parlatemi di Napoli, dei laghi ... >. ALBERTO SAVINIO NOTA. - Sul drammatico intervento del vecchio signore seduto a capotavola, è necessario un chiarimento. L'Actio,i Françai.se, i camelots du roi, lo C.S.A.R., ecc., sono partigiani della dinastia degli Orléans, di5cendenti di Luigi Filippo. Considerati legittimi dagli uni, i discendenti di Filippo Eguaglianza sono considerati illegittimi dagli altri, cioè a dire da.i e legittimisti >, i quali sono partigiani della discendenza diretta di Luigi XVIII. li vecchio signore seduto a capotavola era un « legittimista > sciaguratamente capitato a quella mensa di camclots, come un corvo tra le colombe. Disgraziatamente, discendenti di Luigi XVIII non ne co;istono, né si può considerare tale quel signore attempato e catoblefaro che conoscemmo nel 1924, all'Albergo di Russia, a Roma; che aveva militato nell'esercito olandese delle lndie, donava la propria fotografia firmata e Louis XIX » e, se un malcapitato pronunciava in sua presenza il nome di Napoleone, s'infiammava in faccia e gridava: « Non si pronunci davanti a mc il nome dell'Usurpatore! >. A. S.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==