Omnibus - anno II - n.4 - 22 gennaio 1938

IL SOFM DELLE BUSE ~~~@)~&,~ DELL'IMM46INAZIONE ~ ESARE ANGELINI è di quegli acrit• "2 tori che quasi ncs1uno rammenta quando 1i fa, cosl 1cnn impegno e solo per divago mentale, un panorama pro• babile delle nostre lettere contemporanee. Si tutta vcr2mcnlc d'un modesto scrittore: di lui abbiamo letto un invito al romanzo che u:t un elogio al Manioni, poi un saggio 1u Sara, poi un altro sul Pascoli, e infine, qua e là, piccoli articoli scritti, ci sembrava, J)<'rdiletto letterario, non per mestiere di giornalista. Prete, Cc1uc Angclini ci delle aemprc un'imprcuionc di persona di gu.uo 1icuro e semplice, sebbene lontana dalla retorica corrente fra gli 1eri1tori militanti cattolici: vogliamo dire quel veno della bonarietà; della vcreeondia paesana a otni costo. Del resto, Angclini non è uno .crittore cattolico, ma è un cattolico che scrive; e sempre fu bene fidarsi di scrittori schivi da ecceuive qualificazioni. Ricordiamo di lui anche certe precisaz.ioni crociane, '\,('ritte in occasione di un'amichevole polemica con Giovanni Papini, che apparivano vNamentc sorprendenti per la libertà mentale che mostravano, Ora Cesare Angelini pubblica, dopo un suo viaggio in Terrasanta, un libretto ti• pograficamentc fra i più onc.oi che siano uM:iti dalle tipografie provinciali italiane. Viene in mente una provincia che fone ormai è soltanto nei nostri ricordi. Angelini è andato in Terra1anta con 112:nirno fervido del credente. e Al tempo del \ i\ ere lento, il pellegrino che tornava d:ii l.uoghi Santi era guardato come una crea1111 a preziosa e uo poco miucriosa >. E e pruios:i > s'intende per la grazia che certo ne riportava; e e misteriosa > s'intende agli occhi di chi vedeva quasi in delo lo straordinario paese del Sepolcro. Angelini, pur se pellegrino, è restato uno di quelli che con meraviglia guardano chi torna dal grande viaggio. La Tcrr.uanta sta sicura nella sua Canta.sia, cd è cosi che, durante il •iaggio, non lo \·ediamo prendere appunti da turista o da ll';tterato; tna andare avanti conicnto di s~ come deve e11cre un credente durante il pellegrinaggio. La s1oria e la leggenda gli vengono in soccorso; ma sono 11oria e leggenda d'uno che ha dimenticato i libri e gli studi. Osservatore preciso, tutto lo conduce, più che al piano descrivere, a una rievocazione. Rievoca una Terrasanta prima immaginata a lungo, dove sono Cristo, gli Apostoli e tutta la gente e le cose della storia sacra. e li barcaiolo che era Il ad aspettare, non mi accoglie indiffercnle sul suo battello. t un greco cordiale, quanto può eucrlo un greco. Promette di portarmi in un luogo dove il segno d, qualche miracolo è rinuuto sicuro >. Il nosiro pellegrino sa bene gl'imbrogli dc( greco avve1.20 all'industria turistica; eppure lo segue con candore, contento di vedere segni di miracolo. Non si sa, qui, se la fede sia più pronta della fantasia. I luoghi sacri commuovono il religioso, ma anche lo scrittore dal (acile e semplice immaginare: e Ritrovatomi solo mi misi a guardare il paese; quel paeac che si chiamava Betlemme cd era tutt'intero souo i miei occhi e sotto la luce radente del sole che volgeva al tramonto. Lo g:uard:ivo non senza soggezione, parendomi sempre sorve• gliato dagli angeli ». La soggezione è continua, cd è quella intima al proprio immaginare, oltre che alla fervente fNic. Ma Angelini è scrittore sconcertante. Alla prima lettura, quasi lo si crede danneggiato e appesantito da certa storia e leggenda palestinese, e infatti il lettore quasi si meraviglia di non trovare mai in uno scrittore vicino a Manzoni, e aJ quieto descrivrre lombardo, una dcscriz.ionc distesa. Le pagine appaiono infaui piene di riferimenti a una cultura da religioso. Ma è che, davvero, quella cultura ha fatto nella mente di Angclini un suo paese: il viaggio, cosl, non serve che a paragonare la Terra.unta immaginat,a a quella che viene percorsa tappa per tappa, e il paragone di rado delude, sembrando anzi che da tal viaggio l'immaginare ne esca pià sicuro e più forte. Viene in mente l'oriente di Flaubert, che non si sapeva se più immaginato o descritto. Autori come questi, pur se girano il mondo, non smet• cono di porcare i paesi riflessi dencro di loro. Eppure la commozione della fantasia porta non di rado gli scrittori al fiato grosso e all'aggettivo frequente ; invece, Angelini si giova a queuo punto di una sua bonarìrtà e semplicità provinciale, che non poco deve avergli educato lo studio di Manzoni. Di un Manzoni non Cenno al parlar to· Kano; ma visto auraverso scrictori come Panz.ini, Baldini e Soffici. t pcrcib, anzi, che quella semplici1à mai diventa monotona; perché ~ una semplic-ità conquistata, dirtmmo, con lo uudio. Ecco, per esempio, la casa di Betania dipinta con natu• raltua, ma non senza cena breve ironia: e t una casa che ha l'usci11 aperto, la CO· nosciamo nella sua intimi1l.,. Al suo arrivo tutta la casa era in festa. Dolce, a Betania, .tllungare le gambe sotto la la\ola >. Jn. somma, si arriva quasi a un poco di irri- \·trenza, cd è per l'astui.ia del lcllerato che non vuole mai fortunatamente rendere, per troppa serietà, goffa la pagina. La padronanza dtllo scriuore resta, e Angdini non si sa, cosi, fino a qual punto St"gua lt sue immagini, e fino a qual punto, invecr, le ecciti, le guidi, le spinga a certi effetti voluti dal suo gusto di letterato educatosi fra Manwni e Panzini, fra Soffici e B:11ldini Fra i religiosi che scrivono, egli è uno dei pochi che si sia dilettato di scrittori contemporanei, e fu cosi sulla Voet' e su . ltre riviste Jeueraric. Se oggi, poi, ci è dato tro\·arlo raramente- su giornali o ri,iue, tanto che .ti più il suo può parere nome nuo\·o, è perché i suoi diletti letterari mai si sono 1rasforma1i in pene del mestiere, Il mcuiere leucrario è senza dubbio dei più onorevoli, ma accade che vi si adoperino 1alvoha persone cht- hanno una vocaiione discreta che non guadagna molto se mcua a repentaglio. Cesare Angclini, inH•fr, mai rinuncia ai ,uoi dilt'cti lettt'rari, uf vuole farne e.o.a di luni i giorni; ed è forse perciò che, ogni volta che càpiti di leggere una prosa sua, ci lucia un'immaginr- onesu, e amabile di sé. ARRIGO BENEDETTI BPftTTI DELLA P!lCANALlBI ( lli&ffiil~Lu illilffilli&lliil~) ILPESCATORE IliCHIAHAVALLE I ..., USCITA nella consueta povera veste, di quarantotto pagine, formato cm. 8X 12,5, la duecento- 'luJttordicesima edizione del Doppio Pescatore di Chiaravalle. Stampato in via Morosini 16 a Milano, dalla Società Anonima Ripalta per l'Industria degli Almanacchi, Lo ,{io del Pescatore di C., spiega la seconda copertina, contiene il levare e il tramonto del Sole, le fasi della Luna, Pronostici, Fiere e Mercati, Cabala del Lotto, Distanze Chilometriche da Milano. L'edizione, lo sanno i bibliofili, è s. p. (senza prezzo}, come i libretti colorati della collana del Pesce d'oro di Giovanni Scheiwiller : ma lo gridano degli arguti vecchietti a tutte le cantonate delle piazze d'Italia e lo vendono per cinquanta centesimi, giusto il biglietto del tram. Non siamo di quelli che dicono essere questo libriccino il più utile, il più letto, il più diffuso, il più :amiliare, il più poetico libro che ogni anno si stampa in Italia. Certo è che quando io voglio fare un regalo gradito a mio nonno, a mio padre, a mia zia Gerolomina, alla fornaia del mio paese che mi diede un po' del suo latte, a Vincenzo il legnaiuolo di casa mia, a Eleonora la serva di famiglia; a Filomena la donna che ci fa il bucato. a Mattia la portatrice di pane, al fuochista, al banditore, al sanatore di porche, al maresciallo, al curato di Montcmurro (2000 abitanti, 50 km. distante dalla ferrovia, 720 m. sul livello del mare, da e: murro >, «moro>, saraceno: prov. di Potenza) non so trovare di meglio nei cataloghi di Hoepli, di Mondadori, di Treves, di Rizzoli, di Bompiani o di Sonzogno. Si apre con una tavola delle .feste mobili, dal 1938 fino al r961, porta i giorni festivi, le feste nazionali, le solennità civili, i digiuni delle Quattro Tempora e le eclissi dell'anno di gra- ;1ja 1938, 38(1 del Secolo XX : corri- ,;,ponde al 6651 del pcrioèo giuliano cd è il XV[ dcll'EÌ-a Fa~ina. Segue il vero Calendario profetico, mese per mese. giorno per giomo; cd ecco quanto vi troviamo di memorabile, tra riga e riga. 9 gennaio: fischi,mo gelidi venti e nembi di neve imbiancano il terreno. 16 gennaio: Giove ci lusinga d'avere in questa quarta tempo mite e bello. 23 gennaio : l'atmosfera sarà torbida ed alquanto fredda. 31 gennaio: il freddo sarà rigoroso, ma iJ sole lo tempererà alquanto. 2 febbraio: benedizione delle candele in tutte le chiese : per la Candilora dell'i,werno sem /Ora. 8 febbraio: prosegue l'umidità con leggera apparizione di neve. 14 febbraio: Mercurio influirà su questa quarta e ci con.solerà col be) sereno. '2'2 febbraio: avremo giornate tristi e malanni. '2 marzo: le Ceneri, tempo incostante con diminuzione di freddo. 9 marzo: la nebbia e la pioggia ci vogliono molestare. 16 marzo : si rinnova il freddo e l'umido, quindi giornate serene. 21 marzo: San Benedetto, la rondine è sul tetto. Entra la primavera a ore J e 45 m.. 24 marzo: San Timoteo : caldo e freddo alternativamente proveremo in questo quarto. 25 marzo: l'Annunziata, la spiga è nata. 7 aprile : il raggio solare si farà sentire con gran forza: giocate 3 32 64. 18 lunedì del!'Angelo. , maggio: calendimaggio in Toscana, feste popolari di S. Efisio (Oppo?) a Cagliari. 6 maggio: Marte rende calda l'atmosfera e per la sua inRuenza avremo tempo bello. 29 maggio: a Brivio festa patronale di S. Sisinio: minaccia di temporali con venti rovinosi. 1 giugno: inaugurazione della XXI Biennale Internazionale d'Arte di Venezia : giocate 6g 90. 13 giugno: la luna nel suo colmo pare voglia ristabilire la sconcertata atmosfera. 21 giugno: San Luigi, comincia l'estate a ore 2 t e 1 '2 minuti, caldo e serenità saranno di vantaggio alle campagne. 29 giugno: concorso ginnico-atletico nazionale per dopolavoristi. 4 luglio: a Piacen7.a, feua del Patrono Sant' Antonino: il tempo promette tutti i suoi favori agli agricoltori. 10 luglio: a Scnigaglia, apertura della grande fiera sino al 20 Ii.gosto. 12 luglio: se le apparenze sono sincere avremo tempo bello senza alcun indizio di contra• rietà. 29 luglio: anniversario della morte di Umberto I. 3 agosto: il caldo va mitigandosi con qualche benigno spruzzo. , , ago!l.to: l'ambiente è triste, il vento mugghia e le nubi si accavallano. 18 agosto: avremo tempo tranquillo e dolcezza d'aria. 25 agosto: vi è apparenza che il caldo voglia aumentare un grado da farci temere delle visite grandinose. 9 settembre : diminuzione di caldo e minacce temporalesche. 17 settembre : avremo giornate calde e propizie, quindi vento e pioggia. 23 settembre: comincia l'autunno a ore 12 e 13 mi• nuti, tempo propizio per chi vuol godere delle dolcezze campestri. 1 ottobre : il consesso planetario è fulminante. 9 ottobre : biancheggiano le cime dei monti e il vento con le nebbie dominano il piano. 16 ottobre : il sole arde potentemente e asciuga il fango delle strade. 23 ottobre : spirano certi yenticelli che deliziano, ristorano e spazzano il cielo di nubi. 31 ottobre: cielo spazzato, perciò le ville sono brillanti e degne di essere visitate. 11 novembre : San Martino, ogni mosto è vino. 14 novembre: le arie :;ono fredde per la caduta della neve ai monti. 22 novembre : il freddo è: sensibile e impedisce ai villeggianti di andare al passeggio. 25 novembre: per Santa Caterina, o freddo, o neve, o brina. 4 dicembre: Santa Barbara, festa militare. 14 dicembre: tempo bellissimo. '22 dicembre : in questo giorno il sole entra nel Capricorno. Quattordici pagine fittissime contengono l'elenco minuzioso delle fiere e dei mercati della Lombardia e Valtellina, Piemonte e Liguria, Veneto e Altre Provincie. Il libretto si chiude con le 90 tavole dei sogni, degne di essere ingrandite e riprodotte sulle riviste d'avanguardia parigine, da A1iriotaure a Verve. Chiaravallc è un borgo della periferia milanese, dove Leonardo da Vinci, prima che costrui~scro le case per gli sfrattati, arrivava quasi sempre verso sera. C'è rimasta la badia senza i monaci, gli altari senza candele, le lampade senza olio. t il più bcll'intcmo di chiesa che ci sia al mondo: se ci si viene di mattina l'intonaco dei muri esala un'aria che ha proprio l'ardore delle rose. Ci sono affreschi che l'umidità ha trasformato in vere tavole di botanica : una peluria verde e morbida li difende: dentro quel muschio M>n0murati due confessionali neri neri. A Chiaravalle ci sono ancora i campi. Quest'aria campestre è dentro le pagine gremite del Pescatore, dove il mutare del tempo è avvertito con il sospetto, l'irritazione, il tremore della mosca. LEONARDO SINISGALLI na 1'99:AHIO PHAZ EGLIO che nella Storia della ~ letteratura i,1glest, dal disegno f rigido e obbligato, il partico~ \ lare gusto di Mario Praz trova modo di manifestarsi in questi ultimi Stlldi e suaghi inglesi {Sansoni editore, Firenze). Come il Praz avverte in una nota in fondo alla prefazione, codesti saggi sono tutti già comparsi sia sulla Stampa. sia su varie riviste, dal 1930 al 1936. Non c'è stato dunque un piano prestabilito e i saggi sono stati scritti occasionalmente, ossia secondo Rii impulsi più sinceri dell'autore. Crediamo di fare un elogio al Praz osservando come il libro risulti assa.i unito e quasi di un solo colore. Segno che nella scelta degli argomenti il Pmz si fa guidare, forse anche suo mal~rado, dal filo conduttore di un'attrazione, o se si preferisce, di un'ispirazione. La quak forma appunto la sua originalità di critico e di scrittore. Ora in che cosa consiste questa ispirazione non è facile dirlo. Certa tendenza del Praz a sconfinare dalla critic., letteraria nel campo di un'indagine quasi patologica, in questo suo ultimo libro è messa in sordina; o me• glio, pur formando la premessa neccs- ~aria di molti di questi saggi, pare velata e relegata in secondo piano. Jnvece si liberano, con piglio più leggero del solito, quelle che chiamerei le simpatie e le nostalgie del Praz. Simpatie e nosL3lgic, ho detto; potrei anche dire affinità e derivazioni. Comunque, se si doves:.c, grr,sso modo, dividere questi saggi in due categorie principali, si potrebbe affermare che, mentre le simpatie del nostro critico vanno sentimentalmcntt' ad autori quali il Browne, gli Elisabettiani (ma non Shakespeare, troppo completo e naturale), Blake, Lamb e in genere i barocchi e i secentisti, le sue nostalgie, seppure non senza ironia, si rivolgono a tutti gli altri, ma soprattutto a certi autori e personaggi dell'Ottocento preromantico e decadente. Le simpatie del Praz sono profonde. Talvolta, come è il caso del saggio su Thomas Browne, il medico autore di Religio .Medici e di Urn Burial, si sente che la sua attrazione e il suo invaghimento sono puramente letterari. Gli piacciono quella mescolanza di oratoria gravità e di scientifica bizzarria; quello stile intarsiato di parole di origine latina, che Coleridgc tacciava di hyperlatinism e che a lui fa pensare all'opera di un lapidario; e se non gli argomenti, ormai lontani dal nostro intcre!>SCl,a loro medievr,lc speciosità. Notevole anche l'insiste!l7.a sopra le origini dantesche di molti ragionamenti del Browne; ed è curioso osservare come Dante stesso, così vicino a noi se letto nel testo, acquisti nelle citazioni del Praz la medesima aria di metafisica e lontana frammentarietà che hanno le frasi riportate dal Brownc. Si tratta insomma di simpatie estetizzanti, un po' del ge• nere di quelle di Des Esseintes nel capitolo sui libri in À rebours; di lavoro proprio di e: lapidario>; e non importa se il Praz approfondisca anche il mondo morale e mentale del medico; anche questo approfondimento mira piuttosto ad una composizione di effetti che ad un giudizio. Oppure vediamo il sa~gio sulla fortuna degli Elisabettiani. Il Praz ha già lavorato molto sull'argomento; qui non fa che sc~uirc attraverso il secolo decimonono fino ai giorni nostri il crescere e lo .wiiupparsi dell'attenzione per i contemporanei di Shakespeare. Si direbbe quasi che il Praz in questo saggio voglia crear~i una giustificazione e una baM!facendo l.t storia di tutti coloro che prima di lui si sono intere~ati all'argomento. Non manra di ironia e di distacco la sua esposizione dcllr idee dei romantici franccsi su su fino a Gide e a .Jaloux; soltanto vien fatto di dom::mdar~i se egli si trovi in una condizione molto divef(;a da quella di codesti suoi predecessori. Se, cioè. invece di vedere la realtà storica e umana del teatro eli,.abcttiano, non proietti anche lui un suo mondo {o, se ~i preferisce, un suo gu~to) in ~ma epoca straniera e lontana. Che è un procedimento romantico. anche se frenato e rafforzato dalla psicanalisi e dalle più sottili esperienze critiche moderne, Insomma, a proposito dcil'intercsse del Praz per i barocchi e i secen. tisti si potrebbero adoperare le parole del Jaloux per se '-tesso: non si tratta di fortuita infatuazione, bensì di affinità e di identità ~greta. E questo dcl resto è più che lc~ittimo. Cos'è infatti molto spesso la critica se non l'espres• sione appunto di e affinità> e di e identità ,;,cgrete>? Ad ogni modo t.\li affinità non andrebbero ripudiate. t llO!.tro parere che al Praz, come del resto a tutti, giovi di abbandonarsi al suo dèmone. li s.,ggio su e Poe dav,rnti alla p<;ican_alisi>,. uno d("i migliori del libro, si nallaccrn per la scrittura e per l'argomento a La Car11e,la A·forte e il Diavolo nella letteratura romantica. In questo ,aggio il Pral ~i muove con piena libertà e non !enza effetti degni addirittura del 'iinistro autore esami• nato : si veda la descrizione della novella The assiguation. Ora di fronti: ad una simile nov,•lla, assurda come afferma il Praz, i redattori, mettiamo, di Minotaure, i quali non esitano a pubblicare con tendenziosa serietà le Mnancerie pcrvcr~ dei prcraffaeliti o le macabre banalità delle stampe po· polari, come si sarebbero comportati?' Evidentemente l'avrebbero presentata come un documento importante a suf - fragio della loro estetica. Praz al contrario, pur rendendosi conto di tali possibilità, preferisce rifiutare un'interpretazione di Poe che lo riporterebbe nell'aria del suo primo libro; e fa dell'ironia. Conclude il saggio con una citazione del Sacchetti che non c'entra per nulla. Praz è un surrealista pentito. Ho parlato di simpatie e di nostalgie. Nei saggi più brevi raggruppati sotto il titolo comprensivo di e Inglesi in Italia> c'è più che una rievocazione di personaggi e di bizzarrie di un'epoca ormai tramontata i c'è: un 1,ingolare invaghimento per un tempo in cui certi gusti e certi propositi non rimanevano sulla carta o nei sogni, ma potevano CS!>erevissuti, mandati ad effetto. Era il tempo in cui gli inglesi, per la terza volta, riscoprivano l'Italia, e il 101 o moralismo e il loro linfatico snobismo, venendo a contat• to con la magnificenza del nostro paese, producevano sin,olari mutamenti nel gusto e nel costume; quegli stessi mutamenti che tre secoli addietro l'ammirazione per l'Italia rinascimentale aveva prodotto nella letteratura elisabettiana. t chiaro che al Praz questo connubio di puritanismo britannico e di classicità italiana interessa e piace. Prima di lui era piaciuto al Poe che nella novella dell' Assignation mostra sopra un divano una copia dell'Orfeo del Poliziano tutta intrisa di lagrimc; e agli Elisabettiani del tipo di Webster che volentieri mettevano in Italia la scena delle loro tragedie. Gli è che per gli inglesi puritani l'Italia pagana, che non riuscivano a comprendere perfettamente, era la t<.•r,a di tutte le tentazioni e di tutti gli scatenamenti : curioso concetto nordico e protestante, condiviso spesso anche dai tedeschi, il quale attribuisce alla classicità qualcosa di diabolico. Il Praz, che non è esente da certo moralismo puritano (tale moralismo si ritrova in fondo al suo interesse per la psicanalisi), si rende beniMimo conto di questa interpretazione e quasi si direbbe che avrebbe voluto anche lui lasciare con quegli inglesi le nebbie del Tamjgi e scoprire per la prima volta il sol~ d'Italia, le pitture piene di divinità pagane, la terra ricca di vigne e gremita di statue sepolte. Siamo dunque sempre ncll'àmbito del ,:tusto letterario e anche non letterario del Praz: il suo lord Blcssington che viaQgia per la penisola con un corteggio degno di un re ; Patmore il calvinista che si fa cattolico quasi si direbbe per estetismo; il Baron Corvo, alia.s Rolfe, prete spretato, e nome sinistro, sinistra attività>, autore di un romanzo sui Borgia i NomJan Douglas celebratore dello scirocco caprt".scche ridesta sentimenti belluini e immorali nell'animo dei borghesi di Mayfair, sono tutti, diciamolo pure, pcrsona~gi elisabettiani in ritardo di tre secoli, ma non per questo meno riconoscibili cd esemplari. Gli ultimi echi di questo mondo si ritrovano nel d'Annunzio decadente e romano del Piacere, in quel lord Heathficld collezionista di libri rari e osceni. ~a il decadentismo di d' Annul\zio è una deviazione semplice e grossol.ma, senza motivi profondi, di una corrente che continua a Huire abbondante ancora ai giorni nostri. E che qu<'sto sia vero, che que~ta corrente non accenni affatto ad inaridirsi, oltre a molta parte della nostra pili viva letteratura (si pensi per esempio ad Emilio Cccchi), lo provano i \aggi del Praz. I quali perciò, piutto- \tO che studi ~enerici di una lcttL·ra• tura straniera, vanno considerati CO• mc indagini ,;,ul 'f!. "-to e ìl costumccontemporaneo. ALBERTO MORAVIA "OMNIBUS" ba. a.perto a. tu\tl1 suol lett.ort un Concorso permuenw per la. na.ITa.sione41 un ra.tt,oqua.tal&• 11, realmente &ceMluto a cb1 1crtn. QUH\.o t.f.Sll&ndo à da 1.nooll&N 1ulla. bu1t& del dattU01erttU eh• nusono lDTt&U CONCORSO PBUIAIIEIITE Alla. Direzione di OMNIBUS Via. del Suda.rio 28 ROMA

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