congregazioni5ti e di altre infinite ~tte e religioni, banditori del mito della « Nuova Cina ». Chi ha appena qualche sentore della potcma oceanica di certi movimenti di propaganda, che si scatenano senza alcuna ragione apparente in un paese come l'America, dove regna la più grande ignoranza delle faccende del mondo, e dove l'influenza deHe donne sempre pronte a farsi paladine frenetiche di cause che non conoscono 1 e che non intendono, è incredibile, non può trascurare quest'ultima ipotesi. Ma può darsi anche che le supposizioni e spiegazioni cli cui abbiamo fatto cenno, cd altre che potrebbero essere facilmente avanzate, non abbiano alcuna ragione di essere, perché, nei riguardi del Giappone, l'America di oggi la pensa press'a poco come l'America del periodo 1905-1927. Sbalordite? Avete torto. Se gli americani non sono in genere (•dotti delle faccende del mondo, noi (e dicendo noi intendo l'Europa) non riusciamo a comprendere gli americani. Quelli peccano troppo spesso d'ignoranza nei nostri riguardi; noi abbiamo il torto di volerli comprendere con la nostra logica e la nostra e serietà » di vecchi europei. Il nmtro errore, che comincia a diventare imperdonabile dopo tante esperienze deluse, è di dare troppa importanza a certi colpi di fulmine che ci vengono tratto tratto d'oltre Atlantico 1 e che si rivelano 1 poi, vacui colpi oratori. Franklin Roosevelt è un abile oratore; non ha ereditato le virtù di Teodo• ro, ma supera indubbiamente lo zio nell'arte della parola. E poiché chi ha un pregio ne fa volentieri bella mostra, l'attuale presidente americano parla assai spesso. Avendo anche c0mmesSOl'er• rore di curdre la crisi americana coi discorsi1 si vc<lecostretto sovente a fare lunghi viaggi di propaganda per lusingare o calmare, con altri bei discorsi, quei molti che non riescono ancora a godere i benefizi del New Deal. In questi suoi viaggi, il signor Roosevelt, sporgendo il capo sorridente e scintillante (per via degli occhiali) dallo sportello del treno o dell'automobile 1 ha occasione di pronunciare centinaia di discorsi : tutti belli e pieni di frasi impressionanti, non sempre coerenti. Quando, da quell'accorto psicologo che è, sente che l'uditorio non è pronto a entusiasmar$i per la solita e troppo tempestata materia economica, egli cambia immediatamente argomento e si attacca alla politica estera. Prende lo spunto da una qualsiasi notizia di giornale o dall'ultimo dispaccio consegnatogli dai suoi scgretari 1 e per riuscire e interessante > e gradito, si mette a tuonare contro gli altri paesi 1 somministrando severe lezioni e adombrando vaghe minacce. Successo sicuro: gli americani, nella profonda conviruìone di essere i campioni della saggczza1 della verità e della giustizia, sono sempre felici di udire che gli altri continenti vivono sotto il dominio deJl'errore e del male. Finita l'arringa e raccolti gli apr,>laus1i il signor Franklin Roosevelt non pensa più a queJlo che ha detto. Il famoso discorsp di Chicago, quello contro gli Stati autoritari e a favore delle famose democrazie occidentali, è stato pronunciato proprio nelle condizioni e per i fini immediati che abbiamo detto. E lo stesso valga per le successive manifestazioni or ...torie del presidente in materia di politica estera. L'ln'?hilterra punta sul concorso ame• ricano per agire in Estremo Oriente. Sogni: l'America è il vero paese isolazionista. Per esserlo in modo perfetto - e proprio in rapporto col continente asiatico - non ha forse rinunciato alle Filippine? Al signor Eden non ha evidentemente nulla insegnato la Conferenza di Bruxelles, e il facile accomodamento nippo•americano dopo ìl tra• gico incidente del Panay. t proprio un destino questa incomprensione fra cu~ini. Pensate : due se• coli or sono si separarono proprio perché non si capirono. GIULIO COLA.MARINO 11~- ANIIOlI • N, 4 • 22 GENNAIO1939-lVI IINIBU lll ll==BET=T=Ill=AN=ALE==D=I=A=TT=U=AL=IT=À=III, I POLITIOAE LETTERA.RIA ESCB Il. SABATO IN 12-16 PAGINE ABBONUIEIUI 11.&L•aCH>lonalen:110L. "21umeattt L. H Ettero1 IIIDOL, 70, aemettre L. 36 0111 ID■El,0 Dli I.lii )hno1orinl 1 dlHgnl • fo\Ogn!e, anoh• Ml DOD p11.bbllcadn, on si r.. uiu.i&oono. Dituloat: Roma - Vii del Bad&rf.0 1 28 TelefonoN, Ci61.636 A.mm.lllbtrutou: lilllano• Piana Carlo Erba, 6 TelefonoN. 24,808 PablllldU: di aluaa, bue onaoolo11oa1 'i!,!l~'t8,'T~\:,?~o B;r JiJ o• da PanboargSalnt,,Koaon ._ .. ,••w~ .... ~-==1 I. AL TIMO RA. East Biddlc Strcet, 212. Una casa come tante altre. Una casa mod~- . sta, scn7.a pretese 1 come migliaia di case di piccoli borghesi americani, in città. Tre piani. Avanti all'ingresso pochi scalini scuri e un cancelletto di ottone. Nulla sembra raccomandare all'attenzione del passante questa costruzione banale. Ma dal cancelletto di ottone pende una targa : e Casa in Baltimora di Miss Wallis Warfield ». Quaranta cents per entrare. La casa fu venduta l'anno scorso e i nuovi acquirenti ne hanno fatto un museo. Casa Warficld1 la si chiama, ora. Una guida conduce i visitatori da una camera all'altra e dà loro delle spiegazioni piuttosto sorprendenti. J n media, venticinque visitatori al giorno : un po' più la domenica 1 un po' ~ meno gli altri giorni, come in tutti i musei. A quaranta cents l'uno1 sono, in tutto, dieci dollari al giorno, pari a circa duecento lire. Un buon investi• mento. Paghiamo ed entriamo. O, meglio 1 entriamo senza pagare, lasciandoci guidare dal giornalista A. H. Young-O' Brien, che ha pubblicato una particolareggiata de5crizione del e musco >- All'incirca, le solite camere di una cas,'\ di piccoli borghesi americani. Alle pareti, quadri e affreschi 1 raffiguranti scene - immaginarie 1 s'intende - della vita di colei che oggi è la Duchessa di Windsor. Sentimentalismo e allegorie da per tutto. Il cattivo gusto dei nuovi proprietari, i loro intenti speculativi, il bisogno dì pubblicità hanno realizzato meravigliosi orrori. Al primo piano c'è un salotto mobiliato in stile vittoriano: al centro 1 una scatola di cristallo, piena di regali destinati a Edoardo Vlll per la sua incoronazione e che, ora, sono in vendi• ta. Poi c'è una piccola camera quadra• ta dove 1 secondo la guida, e Wallis si tratteneva con i suoi ammiratori> (« Wallis enttrlaincd her beaux >); una camera da pranzo, grande, e una cuci• na, sull'ingresso della quale una tabel• la proclama : « Da questa cucina venivano fuori i piatti del Maryland, cho essa ha resi famosi in tutto il mondo>. Il pezzo forte della decorazione è quello che si ammira nella camera da pranzo. Tutta una parete è occupata dai due emisferi, sormontati da una barra d'argento. Al di sopra di questa corre una larga fascia a fondo blu scuro, tempe~tata di stelle d'argento, di lune e di ogni sorta di segni astrologici. A lato dei due emisferi, da una parte il duca di \.Vindsor, in peplo greco-romano e in coturni, le gambe e le brac• eia nude, come Sant'Espcdito martire, e, dall'altra parte, in analoga tenuta, la Duchessa. Entrambi, con le braccia M:arnc protese in alto, sorreggono, non senza sforzo, la barra d'argento 1 cui si è accennato. In basso, poi, sotto i due emisferi, corre un nastro e, su di esso, è riportata una frase del discorso che il Duca di Windsor pronunziò alla radio subito dopo l'abdic..1.zione: e Io trovo che esso (il regno) è un peso impossibile senza la donna che amo :t. Tutto è simbolo, tutto è allegoria. Le stelle 1 le lune e i pianeti, - spiega la guida, - che splendono nella fascia scura in alto, significano che furono gli astri a unire i destini dei due personaggi, ai quali il musco è dedicato. La barra d'argento, al di sopra della quale è la fascia scura piena di stelle e di pianeti 1 e che il Duca e la Duchessa sor• reggono, l'uno da un capo e l'altra dall'aluo, significa che essi ebbero a sopportare il peso dell'universo, durante: la persecuzione che subirono. I due emisferi, che, come si è detto, sono fra lui e ,)ci, significano l'immensa distanza che, una volta, li separava, e che 1 og• gi, per volere degli astri soprastanti, non li separa più. Passiamo al scconèlo piano. In cima alla scala è una piccola alcova con un balaustro. Affacciandosi al balaustro, si guarda, attraverso un pozzo d'aria, nel salottino del primo piano. La guida spiega: e Qui sedeva l'accompagnatrice (the chaperonne), men• tre Wallis si tratteneva con i suoi ammiratori». Alla fine, il visitatore, e palpitante » per le emozioni, viene introdotto nei recessi intimi della casa e della vita di Wallis Warfield. La camera da letto: grande, con carta verde e bianca, con archi color rosa su tende bianche di merletto. In fondo a un corridoio, la cameretta del bagno. Tutto è comune e banale: la vasca non è di cristallo, né di marmo, ma del più comune me1allo placcato; né è rivestita di muratura, ma è tutta scoperta; persino i tubi dell'acqua calda e fredda sono e• sterni, come si fanno ormai solo per i bagni delle case per operai. Una strana cerimonia ~ stata inventata dai visitatori : molti di essi si mettono a sedere, belli e vestiti, nella vasca magica di Wallis e vi restano per qualche i.stante. Pare che questo rjto porti • fortuna. Quando, qualche mese fa, si sparse la notizia che i Duchi avrebbero fatto un viaggio in America 1 un fremito di ------ curiosità percorse il nuovo mondo, da New York a San Francisco. Ma Baltimora, la città da cui la protagonista del romanzo quasi regale aveva molti e molti anni or sono spiccato il suo volo1 fu addirittura in delirio. Dobbiamo allo stesso giornalista dianzi ricordato una descrizione estremamente vivace e pittoresca dell'ansiosa attesa di Baltimora, della febbre da cui furono invasi i suoi cittadini e le sue cittadine, dei preparativi che fecero per onorare degna• mente gli augusti ospiti. Prima di tutto, per più settimane, i giornali locali pubblicarono e ripubbli• carono biografie del Duca e della Duchessa, condite in tutte le salse1 storie del loro amore, aneddoti della loro vita, notizie particolareggiatissime di quel che facevano o dicevano. Le autorità, i proprietari di alberghi, la buona borghesia di Baltimora, tutti erano, per diverse ragioni, commossi per l'avvenimento che si riteneva prossimo, e ~i moltiplicavano nell1offrirc ai Duchi una degna ospitalità. Il sindaco di Baltimora disse: e lo farò qualche cosa, sia nella mia qualità ufficiale, sia personalmente, perché i nostri illustri ospiti siano i benvenuti ». E il governatore : e Il Maryland 1 s'intende. darà il più cordiale benvenuto ai nostri ospiti eminenti. Si dimostrerà la proverbiale ospitalità meridionale del MaMa con particolare ansietà aspetta• vano l'arrivo dei Duchi i proprietari della ca.setta in East Biddlc Street, gli organizzatori del museo Warfield. Alla fine, la signora Catherine Cartcr, che, a quanto pare 1 è la conservatrice del detto musco, non ~ più trattenere il suo entusiasmo e spedì alla Duchessa una lettera, che traduciamo quanto più fedelmente ci sia possibile: e Cara Duchu.sa, < L'annuncio che Voi intendc1e fare una visita ai nostri lidi è un'occasione (su:) che !periamo darà l'opportunità (1ic) a Sua Altezza Reale e a Vostra Grazia di visitare di nuovo alcune delle scene che pouono richiamare piacevoli auociuioni (Jic) di cui godeste in Baltimora. e 11 Board dei fiduciari, responsabile del restauro della casa di famiglia in Biddle Strcet, desidera estendere (Jic) un invito per darvi l'opportunità di rivederla, con la ,peranza che essa poua aiutarvi a ricordare la vita di famiglia e la vostra ospi• talità, che i vostri amici ricordano e sono lieti di aver ricevuta, una generazione fa. < Col trascorrere degli anni, l'incanto e la dignità della residenza aumenta nel suo appello a tutti quelli di noi che godiamo nel ricordo di Baltimora di altri tempi. e: Cordialmente vostra e: Catherine Ca,1er Conservatrice (del musco) :t. Come è noto, i Duchi non sono più andati in America; e non è a dire quanto sia stata profonda la delusione della cittadinanza di Baltimora, delle sue dame, che ormai avevano imparato a fare la riverenza alla pcrfezione 1 dei suoi gravi uomini d'affari, che avevano imparato a recitare, con grazia incomparabile, le frasi fatidiche : « Vostra Grazia, Vostra Altezza ReaIL DUO.A DI WIIDSOR DAVANTI J. Ulf NUDO DI PELIOE CARENA ryland e si farà tutto quello che si potrà per rendere felice la permanenza dei Duchi fra noi ». Si cercò dove essi potessero· sogg.iernare col massimo .conforto; si ispezionarono le ville e i parchi dei dintorni. Come accade sempre in Amcrica 1 ci fu un po' di speculazione su certi lotti di terreno. Un certo signor Summer Parker fece correr~ la voce che i Windsor stessero trattando con lui per un acquisto e occorse una smentita ufficiale per mettere fine a queste non disinteressate dicerie. Il signor Harry I. Fink, presidente o rappresentante della Società dell'HOtcl Maryland, ordinò : e Tutti gli alberghi della città devono organizzare un ballo pubblico per festeggiare il ritorno in patria della Duches!.l. Gli utili devono essere .devoluti ad opere di carità 1 intestate alla Duchessa. In tutti gli alberghi saranno sei:viti piatti speciali del Maryland, su tovaglie di lusso. Ai detti piatti saranno dati nomi che ricordino la coppia reale. Il Duca, la Duchessa, i loro amici e i dignitari. dello Stato e della città saranno ospiti d'onore»; ossia non avrebbero pagato. Le case di moda locali ebbero un gran da fare: molti acquisti fecero a Parigi, altri modelli idearono per loro conto, ma tutto in gran segreto. Il buon nome e la fortuna di ciascuna delle case di moda del Marylar\d di• pendrvano dagli acquisti che la Duchessa avrebbe fatto o non avrebbe fatto da essa. Pare che esista un blu che è detto e blu lVallis ». Ma non se ne vide molto nelle vetrine di Baltimora, in quei giorni di febbre. Si disse, invece 1 che sarebbe stato lanciato un blu più scuro, col nome di e Windsor blue ». Le giovani dame di Baltimora pro• varono e riprovarono abiti e acconciature adatti alla circostanza: vestiti rococò, cinture strette, pettinature divise nel mezzo. Le e debuttanti > facevano, di nascosto, le prove delle rivercn• zc da fare alla Duchessa. Gravi uomini d'affari andavano ìn giro con aria preoccupata recitando sotto voce frasi inconsuete, come: e Vostra Grazia Vostra Altezz.1 Reale ... :t. le» e simili, e soprattutto delle case di moda e degli alberghi. E la ragione per cui il viaggio non ha avuto più luogo è stata che il Duca, il quale si proponeva di studiare la questione operaia in America, aveva avuto la malaugurata idea di affidarsi a un suo vecchio amico, il multimilionario ingegnere Bedaux. Costui è un francese d'origine, che si trasferì molti anni fa in America 1 e studiò i problemi del· la organizzazione del lavoro e inventò quel sistema di razionaliuazione, che è noto appunto sotto il nome di sistema Bedaux e che consiste, all'incirca, in una specie di taylorismo esasperato. ~ superfluo aggiungere che il nome dell'ingegnere Bcdaux e il suo sistema sono cordialmente detestati dagli operai di tutto il mondo. Per andare fra gli operai, la scelta di una guida siffatta non era certo felice. E, infatti, i lavoratori americani diedero segni manifesti del loro malumore quando seppero che il Duca sarebbe stato pìlotato da Bcdaux. La conclusione è che il Duca non è più potuto andare in America. Senonché il mondo diventa ogni giorno più angusto per 11 Duca d1 Windsor. Egli non può mettere piede nei territori dell'Tmpcro britannico. t andato per qualche giorno in Gennania 1 e ha suscitato polemiche senza fine. Ha tentato di andare in America, e gli operai americani non glielo hanno permesso. e Non può certo andare in Abissinia o in Cina o in lspagna », osservava 1 tempo fa, il Forward di Glascow1 e senza suscitare altre polemiche... Non resta al Duca e alla Duchrssa che una soluzione: di farsi cittadini sovietici ... Finché egli sarà tenuto in esilio sarà inevitabile che sorgano situazioni delicate, una dopo l'altra>. Il giornale se la prendeva con la classe dirigente inglese che ha trattato con tanta grossolanità e con tanta viltà l'exre, dopo essersi servita di lui per quaranta anni 1 dopo aver fatto della sua vita un continuo giro di propaganda. e Ora, a quel che pare, il Principe in• cantatore deve diventare l'ebreo errante >. A. G. ELEZIONI RUSSE ft\\ UE ANNI fa il camerata Stalin dil!J ceva a un giornalista: < Voi . n~n riuscile a capire il fatto che c1 s,a un solo partito. Voi credete, perciò, che non ci 1arà lotta elettorale. E, invece, ci sarà ; e io prevedo che ci 1aranno vivaci campagne elettorali >. Le elezioni, poi, si sono fatte e le cose K>no andate in modo assai diverso da come Stalin aveva annun:r.iato. ln ogni distretto elettorale un solo candidato: quello dCJ.ignato d;I Partito. Cli :.Itri candidati si erano affrettati a ritirarsi: in tempo - vogliamo sperare - per non eucrc ammazzati. La stampa sovietica aveva proclamato a gran voce per sci mesi che il voto sarebbe stato segreto e che questo era < un grande dono di Stalin >. Gli elettori erano stati esortati a non fare il minimo segno sulla scheda o sulla busta, perché i1 voto sarebbe stato nullo. Tutt'a un trattQ, la detta stampa mutb completamente e intimò all'eleuore di scrivere nome e cognome sulla .chcda 1 in modo da dimostrare la sua fedeltà al bolscevismo e a Stalin. Disse anche che un siffatto modo di votare sarebbe stato e: un pri1i1lcgio > dei cittadini sovietici. Stalin aveva ritirato il suo grande dono: prima di farlo. Joscph dc Maistrc, che cono.sceva i ruui, scriveva, quasi un secolo fa, a un russo: < T 01,;t chanie chet. uous, tu lois comme les ,ubanJ, leJ opinions comme In tiltts, 161 s11tèmn de tout ienre comme lu modes; ,ien n'est constant com• me l'incoJtance >. E cambia anche Sta\;,... I candidati hanno fatto del loro meglio per recitare la faraa elettorale. A Mosca, un candidato, certo Ivan Gu• dov, nel corso della campagna elettorale proclamb che ora faceva al tornio un lavoro maggiore di quello che faceva una volta, nella proporzione del 4.852 per cento. Solo smaccati sabotatori del regime avrebbero potuto resistere a 1iffatti argomenti e negare il loro voto al camerata Ivan Cudov. Eppure, un dubbio ci assale: chi sa quanto poco lavorava, in pasuto, il camerata Ivan Cudov ! Dubbio da sabotatori. PROCESSI BUSSI flil N OPERAIO, che è incaricato di te- ~ nere in ordine la sala di lettura del suo stabilimento, va a comprare de• gli affiui. Gli offrono ritratti di Stalin e di Kalinin. Li rifiuta ridendo: e: Di codeste teste, ne ho abba,tanza. Datemi qualche altra cosa >. Subito è arrestato, sotto l'accusa di getLare discredito sui capi del partito (agi tazionc controrivoluzionaria). Condotto davanti a un tribunale spec.iale, è condannato a sei anni di internamento. Nel refettorio di una fabbrica, viene .ervito salame per parecchi giorni di seguito. Un operaio, scherundo, domanda se gli toccherà e: mangiare tutta la cavalleria di Budenny >. t accusato di agitazione antisovietica e mandato a un campo di concentrazione. A Orcnburg sono dcporu.ti comunisti che ebbero, in panato, opinioni dissidenti o ai quali furono attribuite siffatte opinioni, ma che, nella mauima parte, hanno fatto com• pleta abiura. 11 7 novembre 1935 costoro si riuniscono per celebrare tutti insieme l'an• nivcrsario della rivoluz.ione di ottobre. L'operaio metallurgico Alexis Santalov di Leningrado è uno dei pochi che non hanno abiurato. Grave circost-anza ! Costui prende la parola e, nella foga del discorso, si lucia andare a parlare di e: bricconi burocraùci >. Denunziato da un e: confidente >, è condannato a cinque anni di internamento ed è spedito .al campo di concentrazione di Ka. ragnada. Ma non basta. L'operaio tipografo lvanov di Leningrado e sua moglie hanno udito il discorso di Santalov e non lo hanno denunziato. Tre anni di internamento. Questi cd altri simili casi sono raccontati da Vietar Serge nel volume Ruuio ,o years aft6r, recentemente pubblicato in America (Hillman-Curl, dollari 2,50). EUOENELYONS 'iXl A IL LIBRO del giorno ,ulla Rus• L\J..1 sia è ÀJJitnmenl i" Utopia di Euctene Lyons {Harrap, 15 1.). li L)- ,,s era un ardente ,impatiu.ante per il comunismo. Si era battuto, un tempo, in diresa di Sacco e Vanzetti. Era viuuto in ambienti rivoluzionari, aveva letto tutto quel che aveva potuto leggere sulla Russia, aveva visto i film ruui, aveva frequentato gli cminari bolscevichi. Come giornalista, aveva lavorato rolo per l'Agenzia Tau, che, come è noto, è l'agenzia ufficiale dei Sovicti, Quando l'Uniled Pren gli offrl il posto di corrispondente da Mosca, acccuò con entusiasmo. E partl per la Russia, so• gnando di descrivere cavalieri del Caucaso manovranti sulla Piana Rossa, con bandiere al vento, e umili contadini e lavoratori abbagliati dallo 1plendore della rivo. luzione. e lo sentivo che il problema, per mc, sarebbe 11ato quello di abbassare il tono della mia rapsodia perché non stonasse troppo con l'umile livello del giornalismo amc• ricano >. Giuruc a Mosca, capi che il problema era un altro. Come nascondere al mondo gli orrori che. andava scoprendo~ Questo era il problema. Egli lo risolse per sei anni. Lo risolse fa. cendo come fanno tutti gli altri corrispondenti da Mosca di giornali occidenta!i o americani: e cioè mentendo, e tenendo sem. prc presente che ogni parola - scritta o telegrafata o telefonata da Mosca - è 101toposta al pià severo controllo della più vigilante e sospettosa censura. Alla fine, il Lyons si ammalò, fu sostituito nel suo posto, e tornò dalla Russia. E tutto quello che non aveva. potuto dire per sci anni, ora ha detto in questo volume di 642 pagine. Cose spaventose. PRIMO PROCESSOlii MASSA 'f1 A LUCE completa si fece nello spiL!l rito del simpatiuante comunista Lyons nel maggio 19281 quando 1i celebrò m Mosca ìl primo grande processo per sa• botaggio. La G. P. U. aveva fatto arresti in massa a destra e a sinistra. Mattina e sera, giornali e radio avevano l~vorato intorno alla storia di un gigantesco complotto contro il regime, ordito c~n la connive~:r.a di Qemici interni cd esterni allo scopo d1 4lrreuarc la produzione e di far mancare i viveri. Per mesi, prima del dibatti~cnto! i . gi~rnah avevano assicurato che e invcstigaz1om preliminari , avevano provato la verità delle accuse e che i traditori sarebbero 1tati smuchcrati nel prossimo pubblico giudit.io. Il 18 maggio una folla ecciu.la di operai, di studenti e di contadini si pigiava nella casa dei sindacati, che fu un tempo il Club dei nobili, in Mosca. Gli imputati erano 53 tc<:nici dell'industria del carh?ne, ~ra i quali ire tedeschi. La ,ala era 1llununata in modo accecante. Militi della C. P. U., con la baionetta in canna, facevano la guardia alla gabbia degli imputati. Nikolai Krilcnko, l'accusatore, si agitava, pingue e paffuto, in calzoni corti e in giacca da cacciatore, e faceva la faccia arcigna ai fotografi, ai giornalisti, ai diplomatici e alla folla. Presiedeva il biondo e occhialuto Andrei Viscinslc, seduto die1ro a un microfono, su una pedana elevata, con ai lati gli altri due giudici. Cli imputati furono introdotti nella gabbia e sedettero, mentre i difenrori ,fogliavano, nervosamente, le loro carie. Si lessero i nomi degli impulati. Una sorpresa: l'imputato Nekrasoff non rispose. 11 difensore spiegò che, di1graziatamente, Nekrasoff 10fl'riva di allucinazioni e c.hc era staio messo in una cella con pareti rivestite di cuscini, do11e urlava perché vedeva fucili puntati contro il suo petto cd era in preda a pa• rossismo. Il processo cominci6 e durb ci2que set• tirnane. L'atto di accusa era co1truito sulla paurosa storia di una congiura internazionale a icopo di sabotaggio. Gli imputati, uno per 11olta, erano condoui s~II~ pedan~. Krilenko, con grugniti e sogghigni, sottolineava le confessioni di delitti 1pesso volgari, che essi avevano firmato,. e li cost~ngeva a fare orribili ritratti d1 se stessi e a dire che avevano St:mpre < od.iato la rivo• lu:t.ione > e che e avevano peccato per denaro e per vantaggi materiali :t. Degli imputati, dieci avevano fatto confusioni piene ; sci avevano fatto importanti ammissioni; gli altri affermavano di .cucrc innocenti. Secondo la legge russa, chi pn:- tcndc di c1sere innocente deve dimostrare di esserlo. Coloro che si dichiaravano in• nocenti venivano mcui a confronto con gli ahri che avevano testimoniato contro di loro. A volte quattro o cinque di es.si dispu• tavano e litigavano l'uno con l'altro da vanti al microfono, 111cntrc Krilenko li aizzava abilmente. La folla si eccitava, si ubriacava dello spettacolo di uomini che lottavano disperatamente e sì agitavano convulsi, per salvare la vita. COLPIDI SCBH m 01 ABBIAMO vislo il pallon: scolo• l)J rare i volti degli uomini, abbiamo visto l'orribile sguardo fi5SO, senza :r:ts!f1~· i!~u~:~ ~~~o m;~:~cti~~~r~:: tamente calmi, li costringevano a fare clamorose confusioni>. Un giorno la tensione giunse allo ,pa• ,imo. Fu quando Andrei Kolodod fu messo :avc:nit~: f:;; c~~r~:: s~;::~~• sic~~m;~ nava per dimostrare che egli era un traditore. Ma il giorno succcuivo ci fu di meglio. La P,avda pubblici, una lettera del figlio di Andrei, un ragazzo di dodici anni, che accusava suo padre e domandava per lui le < pene più severe>. Una trovata teatrale,\ che poi è diventata di ordinaria procedura nei giudizi più recenti. CONPBSSIONI h\ VOLTE l'udit:nza gct1ava un sinistro ~ barlume su quello che doveva accadere dietro le quinte. Un imputato insistette sulla ma innocenza. L'indomani si sentt e troppo male > per venire alla corte. Il giorno dopo riapparvt:, terreo in volto e tremante ; e con!essb umilmente di euere colpevole. Un ahro imputato, certo Bebenko, ammise di aver firmato una < confeuione >, ma ora la rinnegava e la definiva un c.umulo di mcntogne. e: Io quasi non capivo c.he cosa firmassi... Fui distratto da minacce, minacce ... Tentai di ritirarla prima del giudizio, ma .. ma ... >. Guardò Krilcnko e non potè finirt:. Krilcnko fissò gli oçchi in volto all'impu1a10. La sua parola di. vent6 e pericolosamente dolce e concisa>. e Intendete dire che sie1e nato intimidito, minacciato? >, Bcbcnko c1itò, chinò gli occhi e mormorò: «No>. "NOii MENTIRE" f1i1 N ALTRO imputato, certo Skorùt10, ~ aveva sempre protestato di essere innocente. Egli era all'estero, quando aveva saputo dell'arttsto dei suoi camerati, cd era tornato subito in Russia per tcnimoniare la loro innocenza. Un giorno venne alla corte barcollante e annun2.iò che aveva scritto e firmato una dichiarazione, in cui aveva coofcssato i de• litti suoi e quelli degli altri. Dal fondo della sala un grido acuto, laceran1e, di donna: e: Kolia ! Kolia mio, non mentire! Tu lo sai, c.he sei innocente! >. Skorutto si abbattè su una sedia, pian. gendo e battendosi il petto. Vishìn1kì SO· spese l'udienza per dicci minuti. Quando si riapr1 l'udienza, Skorutto tornò sulla pedana e Krilcnko, ancora una volta insinuante e persuasivo, gli chiese se la confessione gli fosse stata estorta. Skorutto si torceva le mani e si agitava sulla pedana. No, neuuno lo aveva costretto. Improvvisamente si mise a gridare avanti al microfono: e Mai ho fatto quelle cose di cui mi accusano. Mai. Sebbene 1appia eh, cosa mi aJpttta ... >. Il giorno dopo, Skorutto fu ricondotto all'udienza completamente domato, il volto ~:~r~b:ial~:::e c:;c::~~e \ c~u~~rs1 d':i~::{ si Queua è la giustizia s.ovictica. E a qucuo punto è giunta l'umanità. E dire che c'è chi crede che vi sia ancora una civiltà da salvare! RICCIARDETTO
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==