Omnibus - anno II - n.3 - 15 gennaio 1938

r Parigi, gennaio. 1 lCCCSE dt vario genere sa posso• J :~:nn;;:i~;e d~ ~,:~ 0!:~~~~~:!::'f ~ ,.S: v_ita in _un_dolce.~arniente. Molto s1 sa d1 lu,, dall incremento dato .tll'archeologia egì~iana al contributo recato all'allestimento orticolo del Pincio: poco della sua qualità di fondatore del capitalismo. :-.lon diciamo • capitalismo• m generale - ché il capitalismo è vecchio come il mo:,do e si rinutre di continuo di quanto c'è nell'uomo di più apoetico e manale, - ma di quel particolare periodo del capitalismo che riempie di sé il secolo passato, e per colpa del quale la Francia oggi ancora soffre e si consuma. 11 13 febbraio 18oo, NaPQleonc Bonaparte, Primo Console, per conferire dei privilegi alla borghesia degli affari e as• sicurarsene l'appoggio, fondava la Banca di Francia sul capitale iniziale di trenta milioni, e senza limitazione di tempo. Il frutto era rotondo, dorato e cosi lucido, che le sue guance riflettevano torno torno, rimpicciolite e deformate, le facce dei primi sottoscrittori: di Bonaparte, dei suoi familiari, dei suoi colleghi e di quei banchieri come Fould, Fulchiron, ccc., 1 quali, meno timorati degli altri manipolatori di zecchini d'oro, non si peritava~o di puntare sul destino del nuovo astro. Nel momento stesso m cui la Banca di Francia si fondava, la dvoluzione alzava bandiera bianca, e nel frutto, bello come un pomo del giardino delle Esperidi, penetrava, souile e sinuoso, l'inevitabile baco. Venne 1I ijlOrno della prima assemblea. Pioveva un'acquerugiola gelata. Tempo da lupi e da azionisti della Banque de Frana. Costoro, cioè a dire i capostipiti delle 200 famiglie - i Mallet, i 1 Perrée, i Pcrregaux - arrivarono in carrozza davanti al palazzone della rue ~fontpensier che si porta un orologio in fronte, al posto stesso in cui Polifemo portava l'occhio, salirono. comc in poltrona lo scalone d'onore sospinti alle terga da robu.stt lacché, :i.isparsero, vitelli Vt'&titida uomini e ritti sulle zampe posteriori, per 1 saloni brillanti d'oro e prolungati negli specchi, sedettero a una tavola lucida come ull lago di mOKano e nel quale si riflettevano le loro manine burrose, inette al lavoro e coi peluzzi arricciati intorno agli anelli sfolgoranti, cominciarono a tr-a.stullarsi con le penne, le cartelle, i calamai, di cui ignoravano l'uso e che --.·ambiavano per giocarclli. Il morto si .muove D'un tratto, e seguendo lo squillo d'un campanello petulante, il presidente, lento e pesante come una foca madre, s1 levò faticosamente in piedi al capo della ta- \·ola e~ sogguardando i suoi colleghi con cipiglio, disse: • Que&ta Banca non appartiene allo Stato. I suoi statuti sono indipendenti. Essa .: sorta per opera di privati, ed è sciolta da tutte le condizioni che le avrebbe: imposto un atto legislativo•. • ~1cnt'affatto! • ribattè un'altra foc.t madre seduta al capo opposto della tavola, c.-levando11 a sua volta in piedi continuò: • Il pnv1\egio della Banca non le è stato conferito per la sua propria utilitil, ma per l'utilità di tutti. La facoltà che essa possiede di accrescere a suo profitto il capitale per mezzo di higlietti circolanti, non deve andare a beneficio degli azionisti, ma del Commercio e dello Stato. Gli azionisti non sono I padroni della Banca. La Banca e un ls11tuto d1 Pubblica Utilità. Essa e la sua Amministrazione non debbono cadere in balia della \~lontà e della scelta dei suoi azionisti, perché la Banca di Francia appartiene tanto agli azionisti, quanto allo Stato e al Governo •. Ch, parla"'a cosi era Regnauh SamtJean d'Angély, che in seno all'assemblea rappresentava 11pensiero e la volontà d1 :-.Japoleone. A quale delle due foche madri nmase l'ultima parola, quale delle due tesi prevalse? ~euuna. E la situazione equl\oca dr questa Banca che si chiama d1 Francia e invece è proprieti di alcuni privati, nacque, come s'è visto, nel giorno stesso della sua maugurazione, e diede: ongme a quel nefando dualismo, a quello • Stato nello Stato• che rapidamente profondò la Francia in tutti gli orrori, in tutte le sommissioni, in tutte le iniquità dd servaggio dell'oro. Promouo imperatore, Sapolcunc, un ~•orno, la destra agganc1.ita ndl'abbottonatura del panciotto, l'omb:--a della malinconia sparsa sulla faccia, fece quest, dichiarazione al Con&.1ghod1 Stato: • Nella Banca 10 d1s1inguo tre poten; quello dei duecento azionisti, quello del Consiglio dei Reggenti, quello del Governatore e dei suoi supplenti. Consento che il capo si facci.t chiamare U0'-ernawrc, perché so che queMO gli fa piacere e perché i rnoh a me non costano nulla. Consento del pan che I auo1 cmolumen11 ,1ano clevattuimi, per<.:hl!tanto non sono 10 che pa~o. ma la Banca. Qu.into alla proposta d1 esigere che il Gmcmo rimanga estraneo a~h affari, 10 penso che, qualunque dcl1beraz1one sia prc::.a in prop()iltO, sara difficile vietare che I capi della Banca abusino della loro conoscenza ,,a delle operazioni dd Governo, sia del rnov1mento dei fondi E con questa dichiarazione, l'eroe d1 Au:.terlitz, il Fulmine di Guerra, colui che affrontava ,enz.t batter ciglio gh ci.ercm M:h1er:m d1 • irta Europa, s1 riconobbe imbelle eiaIL BAB.ONElU.tralZlO DI B.OTHSOSJLD AL BAGNO \anti all'escrc1to armato di soli stuzzicadenti d'oro dei 200 azionisti della Banca di Francia, e genitori delle 200 famiglie. Tuttavia, e benché fallito nel tentativo di creare nella Banca dì Francia un Istituto finanziario di pubblica utilità, Napoleone, senza accorgersene, trovò nella fondazione di usa Banca la soluzione di quel problema della successione che tanto gli stava a cuore, e per il quale ripudiò l'amatissima ma sterile Giuseppina. Perché i successori di lui, i veri napoleonidi non sono, come tutti credono cd egli stesso credeva, il duca di Reichstadt, Napolion le petit, i Bonaparte sparsi tuttora per il mondo, ma • loro•, i • 200 •, 1 finanzieri dalle braccettc corte come ali di pinguino e dalle pancette molli, che occultamente, sinistramente, satanicamente dommano, con lo spettro della miseria, quel paese che Lui dominò con la spada e fOn l'autorità. E per uno che sognò di raccogliere sotto il proprio scettro il mondo intero, bisogna pur dire che è una figliolanza piuttosto schìfarclla. Vorremo aggiungere che l'autorità del finanziere trova tanto più facile presa in un paese qui adore l'orgetlt, e che alla locuzione del pane quotidiano•, ha sostituito quella della e bistecca quot1d1ana ,? Dal 1806 a oggi, la storia delle pubbliche finanze della Francia non è se non la noria delle lotte tra lo Stato e l'oligarchia finanziaria dei duecento azionisti'. nazione contro Re-ggenti, mteressc pubblico contro interessi privati. Finché la politica del governo m sede e di gusto dea Reggenti, le casseforti della f'\JC '.\1ontpcnsier &1 aprono d'incanto e &enza ausilio d, chiavi o di « sc- ~rct1 non appena 1I carro dello Stato accenna a prendere per una strada che non è d1 gradimento dei Reggenti, un veto reciso piomba a fermare la sua marcia, e l'avversano t piegato col terrore, col ricat10, col bak.cìc. Se I ministri che s1 sono succeduti nell'amministrazione delle finanze repubblic.ine, dal barone Louis a .\.farce! Réi,:n1er, da Rouv1er a Caillaux, da de Mon- ,:1e a Pomcaré, a\ esscro 11 coraggio d1 :.crivcrc le proprie memorie nude di ma1:icherature e infingimenu, non uno si potrebbe vantare d1 a\ cr fattò votare un bilancio e una legge fiscale senza il visto• del misterioso Consiglio dei Rcij:- gent1. Che pensa il P1ccolu Caporale d1 quei.lo mostro da lui &1cs&ocreato e messo al mondo? Quando nel 1840 la salma d1 Napoleone Pnmo fece ritorno a Parigi, e sulla spianata degli ln\'alid1 11feretro fu scopeno •Ilo aquilio delle trombe e al tuonare dei cannom, qualcosa sono il sudario cominciò a muoversi, e mentre i capelli dei presenti si rizzavano di colpo sulle teste m un • prescntat'ann • di nuovo genere, un fiato orrendo irruppe dalla salma e divampò nell'aria. Questo fatto straordmano, che da noi sarebbe stato salutato con enormi giocate al lotto e nascite di nuovi patrimoni, i fisici lo imputarono a, gas che, improvv1- &amente liberati, avevano determinato il • movimento dell'1mperatore morto•. Possiamo conteniarci di spiegazioni cosl matenali? Era lo :,<.:h1fod1 ~apoleone, quello: lo schifo nel vedere che l'lstiluto da lui creato per 11 bene della Nazione era, per la naz1ont.. stessa, degenerato in istru- ~e:~tjria_,•ess;zione, di dissanguamento, Il barone orlzzon tale Sparsi pl"r I c1m1tc.r1,eon<"at1nelle tombe di famiglia, sdraiati dentro cappelle neoclassiche, collocat1 oca tempietti cgi- ;,;i, chiusi in chiesuole gotichl", s1cs1 Sotto I PARIGI - SIESTA SUI "BOULEVABDS" are con teste d'arieti ai quattro angoli, vegliati da angeli piangenti, lodati da epigrafi di bronzo, vigilati da urne vuote, salutati da fiaccole capovolte, rischiarati da lampade perenni, profumati dai fiori di stagione, mummificati, inceneriti, ridotti a puro scheletro, i fondatori delle 200 famiglie non prendono più parte alle assemblee della Banque, e di notte soltanto, nel plenilunio glaciale dd cimitero, nei misteriosi suasurri dell'.>•iddish, con parole puntute e non meno impenetrabili dell'impenetrabile linguaggio delle scimmie, s1 scambiano da tomba a tomba l'idea di qualche colpetto in Borsa. f:: meno grande il loro potere, meno lunga la loro mffuen1,a? Per infecondo che sia un banchiere, un finanziere, un capitalista, qualche straccio di figlio riesce pure di quando in quan• do a farlo. E sono i frutti rnrissimi ma preziosi d1 quel'e mummie, di quegli scheletri, d, quelle ceneri, che oggi domjnano occultamente, sovranamente la vna della Francia. Perché tanto più \'ivo e ne, figh 11rispetto della tradizione, quanto più i lorn oadri par1ec1pa,ano in gran parte del popolo più tradizionalista della terra: il popolo d'Israele. Amu1! :,.,loiche ::i.miamo il lettore come l'attore :ima il suo pubblico, vorremmo presentargli i capintesta delle 200 famiglie in tutto il loro splendore e rotondit~, a quel modo che, al suono di una marcetta vispa, il direttore del torneo pre&enta. 1 campioni di lotta grecoromana vestiti unicamente di grasso, dì peli e di medaglie. Ma i capintesta delle '100 famiglie parttcipano di una specie so1terranca. Non amano farsi vedere alla luce del giorno, é poiché le loro possibilità di dis!limulazione sono di poco inferiori a quelle degli dèi, anche loro, al pari di Zeus, spariscono al momento buono dentro una nube d'oro. Ci fermiamo in una via d1 Parigi, una via qualunque di questa città cosmeucata come una 1Jieillecoq11t'tte; questa cit1à in cui si aggirano, con vacuo stupore: di dementi miti, creature senza sesso e cop~rtt~ coi miseri avanzi degli splendori del 1900; questa città in cui i tassi ripetono ancora, Aebihnente, le due note lamentose del duetto • delle ciliegie • del- !' Amico Fritz; e da,•anti al flusso nero. continuo dei veieoli sulrasfalto lucido, il compagno • che sa• e ci sta accanto, leva d'un tratto il dito a indicarci un'automobile sperduta in mezzo alle altre, ma più lunga, più lucida, più nera - del nero lucente e azzurreggiante del pelame della bestia ben pasciuta, - e dietro il vetro accenna il follo d'una pelliccia, il bianco d'una faccia, l'uncino d'un naso; e la sua voce ci sussurra: • h uno di loro ... uno dei 200 •. Questo e nient'altro. • Ma quando a voi, carico d1 opere i.: di anni, i nipotini domanderanno: ''Avete mai visto, nonnino, uno dei 200~·•, voi che risponderete?•· Risponderemo: • Si, uno solo. Ma vivo e cosl vicino, che se avessimo avuto il coraggio di allungare la mano, lo avremmo toccato•. Questi era il barone Maurizio di Rothschild, discendente di qucll'AmschelMayer che, già nel 1743, a Francoforte, prestava fiorini d'oro ai pdncipi bisognosi e ai re che versavano in miseria. Il barone Maurizio abitava nei pressi dell'Elisco. La sua casa somigliava a un buffet in muratura, e assieme col parco che la circondava era cintata di alte mura, come la residenza degli imperatori Tsin nd cuore di Pechino. Dentro quel buffet senza vivande, il barone consumava una ,,ita sbracata e orizzonlale. Il suo occhio era quello del vitello morto, le sue labbra, leggermente arricciate, quelle del bimbo cht sta per dar fuori la pappa. Non servitù in quella casa mcanta.ta, ma un esercito di infermiere incamiciate di bianco e la tesla serrata dentro una cuffia a cannoncelli. La stessa cucina era affidata alle cure di quegli angeli bianchi, che in un nitore di sala operatoria manipolavano con infiniti accorgimenti legumi sceltissimi ~ col•i\'ati secondo le regole dell'orticoltura teosofica dettate dallo stesso Rudolf Steiner, preparavano puree lunghe e brodose, e meno adatte alla nutrizione di un adulto sano e lardoso come 1I barone, che al rifornimento di quei clisteri alimentari con cui si p!'opina un po' di cibo a1 poverini che non si possono nutrire per bocca. Amante delle arti come tutti coloro che, quantunque vivi, hanno finito di soffrire. il barone si circondava di belle pitture nude di cornici, perché nella sua grande sensibilità opinava che il quadro in cornice soffre come il leone m gabbia. Per passare da una camera all'altra, 1\ barom:. si faceva portare in barella. Era malato forse, legato nelle art1colaz1oni?... No, ma soltanto « mandarinizzato •. E alla fine del nostro colloquio molle, il barone :\laurizio si fece sollevare sotto le ascelle dalle soldatesse òella sua milizia bianca, s1 fece coricare sulla barella filettata d'oro come una portantina, e coi piedi in a,•an11 lo vedemmo partire per il bagno, avvicinarsi alla piscina che, nel mezzo del parco, sotto una nicchia nella quale due alti cavalli di Giorgio dc Chinco erge\ano fieramente i loro p-!nnacchi d1 gala, Cfl!lleneva nei suoi argini d1 marmo lo splendore d, un'acqua verde come 11 peppermùit. Dall'orlo della bardla ti barone sollc\0 mollemente la mano per salutarci, e qu,mdo quella mano venne a contatto con la nostra, l'impressione orrenda ci gelò di dar l'addio a una mozzarella. Il pianoforte scant bla to :-Ofolloschieramento di parata delle 200 famiglie, i discendenti diretti dei fondatori della Bar,que stanno in prima fi)a: oligarchia dell'oligarchia. Sci, e cioè dc Wendel, dc Vogilé, Duchemin, Pouleuc, Tinardon, Darblay, sono attualmente manufatturitri o fabbricanti. Sci sono banchieri privati: Edoardo Rothschild, Ho1tingucr, Jacques de Neuflizc, Ernest Mallet, Pierre Mirabaud, Oa,·id Weil. Meno de NeuAize, questi banchieri so• no l'ultima incarnazione di famiglie d1 origine straniera, i cui nomi sono mischiati a tutta la storia finanziari~ e a quella generale della Francia, dal principio dell'Ottocento in poi. Gli Hottingucr erano trtl i Reggenti del 1803, i Mallet entrarono nel Consiglio fin dal 1800, i Rothschild vi furono ammessi nel 1855, e per espresso desiderio di Napoleone Ili, di cui essi cosi tenacemente avevano contribuito ad abbattert' l'antenato. Salvo i Rothschild e i Neuftizc, gli Hottmguer, i Mallct, i Mirabaud, i Verne& sono alleati tra loro da vincoli di pareo• tela, e così pure i d'Echtal che per lungo tcm:10 figurarono nel Consiglio, e tutti assieme rappresentano l'alta banca protestante, per diritto ereditario. La politica della Francia dubita di sé e si rimuta: le potenze finanziarie che d'au-dntus d~ la mllée vigilano sulla nazione, né dubitano né si rimutano. Cambiano i capi della nazione, ma i veri padroni di essa, i veri dispensieri del bene e del male sono sempre gli Stessi. Accoccolati per interesse proprio e delle 200 famiglie al sommo della più alta torre, essi sorvegliano di lassù la Franc111 mentre donne o sta desta, mentre balla o si dispera, mentre canta oppure piange; vagliano le sue possibilità, misurano a OC• chio la cubatura del suo latte, e scambiano con i colleghi appollaiati sulle torri straniere segnali di complicità. Non c'è industria, commercio, banca, ufficio, forma di attività e di lavoro che non sia vigilata, controllata, diretta, dominala, posseduta dai 200. Gli agcnll, emissari, uomini ligi dei lOO sono sparsi a raggiera, s'infihrano dappertutto: nell'officina politit:a, nella rete funzionaria, nelle industrie, nei commerci, nella stampa, nella radìo, nel teatro, nel cinematografo, nelle riviste letterarie e in quelle delle Folin-Bngère, nella magistratura e nei cabarets, nelle leghe dei patriotti e in quelle degli antipatrìoni, nei circoli" chiusi • come il Jockey e in quelli nei quali si gioca con le carte nella manica del frac, nei salotti del Faubourg Saint-Germain e in quelli dei rastaqueri che non hanno imparato il francese ma parlano correntemente l'argot, nei lupanari d1 lusso e in quelli per I militari di ·bas&a forza, nella diplomazia e fra gli intellettuali, nella benificcnza, fielle chiese, nelle logge massoniche e - occorre dirlo? - nella polizia: in quella ufficiale e in quella ·privata. Lassù, in cima alla più alta torre, 1'0$- servatore dei 200 piega la testa sulla spalla e dilata la narice, per sentire se od vento che passa c'è puzzo di cadavere. Oltre a tutto, i 200 sono i supremi re• golatori della pace e della guerra: non della santa guerra che dà vita e libertà ai popoli, ma della guerra che ingrassa il capitale e tiene il lavoratore in ischia\·itù. Credete ,·pi ai simboli? 11 primo morto della grande guerrn - ironia della sorte - port.ava uno dei nomi più alti dell'oligarchia finanziaria della Francia: si chiamava Peugeot. Ci sono uomini che riescono a tari.~ paura da sé. Noi siamo di costoro. Carica la testa di tutte le nefandezze dei 200, preoccupati che l'oaservatore della pili alta torre ci scoprisse in mezzo alla strada. e in mancanz.a di altra forma di tributo c1 pigliasse per convertirci in carne da salsicce, ce ne tornammo. quatti quatti nella casa d, Sulpicio Guglielmo Cavami. come all'allarme del bombardamento aereo si scende in can1ina. La porta di casa era ostruita da un enorme pianoforte a coda che, nero l' oscillante come balena m naviw_azionc. avanzava lentamcnte e non tanto per virtù di braccia, quanto per effeuo delle orrende imprecazioni con cui i portatori ntempravano le proprie fon:e. Non appena ci fu possibile entrare, 1:1 avvicinammo al nostro ospite e gli domandammo come mai. lui che tante volte ci aveva messi a parte delle sue preoccupazioni finanziane e del terrore che g\'isp1rava la calamità dei tempi, 11i era determinato a comprare un pianoforte d'aspetto così solenne e cos1oso. , Non l'ho comprato •• n&pose I' ,;sp11t' Questo pianoforte mi è stato dato in custodia da un amico, perché glielo ~ah 1 dal sequestro"· La moglie del nostro ospite agg1u1hl· Cortesia per cortesia, noi mandercnH, al nostro amico la credenza nonnann;i. che sta nella nostra camera, e che a vrn piace tanto. :--Jonè vero, Gedeone? l\1inacciat1 dalle saisus e dalle iclihmces, terrorizzati dall'idea che la b1stecc.1 quotidiana • possa converc1rs1 un ~10rno 111 pane quotidiano •, i parigini per paura del Fisco s1 scambiano I mobili in un'allegra quadriglia di pianoforti n cod11.o senza coda, di armadi, credenze, canapè e poltrone, che ,·olano m aria con tutti 1 falpalà spiegati. come mon~olfiere Commossi dalla pl·na che il nostro o~pltt c'ispirava, gli suggermuno il consiglin che un • piccolo santo diede allo zar quando I giappon~si stavano per prcnderc.- Porto Arturo. • E che cosa consigliò 11"piccolo 1:oanto allo zar? domandò l'ospite con una luct di speranza. 01 mettert· Purto Arturo .1.lnom~ d1 ::.ua moglie•. AUlERTO SA\l:SIO

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